Fao celebra ecosistema di Soave. Ciambetti: “Territori più protagonisti in transizione”

Alzi la mano chi conosce i Giahs della Fao. Eppure i ‘Globally Important Agricultural Heritage Systems’ stabiliti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura svolgono un ruolo fondamentale nel riconoscere, preservare e promuovere i sistemi agricoli tradizionali che hanno un valore eccezionale per lo sviluppo sostenibile. Gli Stati e le regioni della Ue sono impegnati attivamente nel portare avanti questi progetti per contribuire a un futuro sostenibile, in cui l’agricoltura prospera in armonia con l’ambiente e le tradizioni culturali sono curate e celebrate. Due sono i siti Giahs riconosciuti in Italia: gli uliveti delle pendici tra Assisi e Spoleto in Umbria e i vigneti tradizionali del vino Soave in Veneto. E queste due ‘oasi’ saranno celebrate domani a Bruxelles, durante un evento organizzato dalla stessa Fao insieme al Comitato europeo delle regioni, insieme a tre siti spagnoli. A rappresentare il Giahs del Soave ci sarà Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto.

Presidente, Soave è stato anche premiato come borgo più bello d’Italia. Può un piccolo centro mostrare la via giusta per uno sviluppo sostenibile anche alle città? C’è una ricetta?
“Pensare globalmente, agire localmente: la grande maggioranza delle città, dei territori e delle Regioni chiede azioni decisive per proteggere le popolazioni e il loro ambiente. Tutti devono essere pronti a svolgere il proprio ruolo nel contrastare a breve termine gli effetti immediati del cambiamento climatico e ad agire nel medio e lungo termine per uno sviluppo eco-sostenibile; le città e i territori devono essere protagonisti delle azioni e delle politiche intraprese e pianificate a livello globale, con il sostegno della società civile”.

Qual è il vostro ruolo?
“Il ruolo delle autorità locali è fondamentale poiché è il livello di governo più vicino alla popolazione, con un notevole potere decisionale e di spesa. Non dimentichiamo che oggi le città generano l’80% della ricchezza mondiale e rappresentano luoghi in cui vive più della metà della popolazione mondiale, un numero destinato a raggiungere il 70% entro il 2050. Le città sono responsabili attualmente del consumo di due terzi dell’energia mondiale e del 70% delle emissioni annuali globali. È evidente che se vogliamo avere un impatto concreto sulla sfida climatica nella transizione verso un’economia verde, dobbiamo partire dalle città e dalle macroaree urbanizzate poiché è lì che si gioca e bisogna vincere la sfida”.

Questa transizione su che basi deve poggiare, oltre che su un inevitabile maggior utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili?
R. “Bisogna basare la transizione sul risparmio e sull’implementazione di un’economia circolare: La generazione di ricchezza può derivare non solo dalla limitazione degli sprechi energetici, ma anche da un’economia circolare che promuova il riuso, il riciclo, il risparmio respingendo il dumping sociale e ambientale e utilizza i servizi ecosistemici, in particolare per la sicurezza alimentare. Per questo sono necessarie scelte chiare e decise nonché politiche internazionali a sostegno dell’economia circolare e dell’economia sociale, promuovendo nuove forme di sviluppo e occupazione. Contemporaneamente bisogna promuovere azioni trasversali coordinate e integrate a livello internazionale, europeo e locale che coinvolgano il settore pubblico e privato, i decisori politici e i cittadini a livello locale e territoriale”.

C’è un esempio concreto di azione trasversale per migliorare la sostenibilità dei cittadini?
“Guardi, servono misure ambientali per sviluppare azioni concrete come vediamo ad esempio con la progettazione e la promozione del progetto Città inclusive per famiglie sostenibili, un’alleanza mondiale istituita dalla dichiarazione di Venezia e promossa dalla Federazione Internazionale per lo Sviluppo della Famiglia, la rete Elisan e la regione Veneto”.

In luoghi paradisiaci come Soave, dove tra l’altro soggiornò Dante Alighieri, non c’è il rischio però che un eccesso di turismo interferisca con l’ecosistema?
“Occorre rafforzare la promozione di un turismo e di una crescita sostenibili, di viaggi e spostamenti consapevoli, lenti e dolci per limitare il loro impatto sull’ambiente, con iniziative di itinerari culturali, enogastronomici come, per citare un esempio concreto e avanzato nella sua concezione, la ‘Via Querenissima’, che rafforzano l’identità e la collaborazione europea”.

L’Italia spaccata in due tra maltempo e incendi. Meloni: “Oggi la giornata più impegnativa”

Nubifragi al Nord, soprattutto fra Lombardia e Veneto, con danni ingenti, vittime e feriti. Temperature elevate, vento e incendi difficili da domare al Sud, in particolare in Sicilia dove a Palermo la situazione resta critica. Maltempo e roghi non danno tregua allo Stivale. “Sono stata finora al telefono con il ministro Musumeci, sapevamo che questa sarebbe stata la giornata più impegnativa. E’ previsto un cambio da stasera nella situazione del maltempo, ma produce una giornata estremamente impegnativa a Nord e a Sud”, sono le prime parole della mattinata della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che, in collegamento con Rtl 102.5, precisa come “abbiamo un combinato disposto di nubifragi al Nord, e la mia totale solidarietà va alla famiglia della ragazza morta nel Bresciano, colpita da un albero, con grandine e vento, e dall’altra una situazione al Sud dove si sommano temperature alte e vento, che rende impossibile l’utilizzo di canadair per la lotta agli incendi e rendono la situazione complessa”. Il Governo, spiega, era già “in allerta”: “La protezione civile è mobilitata, nessun vigile del fuoco è andato in vacanza, e questo va detto per ringraziare persone che sono a lavoro h24, con tutte le squadre allertate”. La situazione, al di là dell’emergenza, pone l’esecutivo davanti a una strategia di medio e lungo termine: la “priorità” è “la messa in sicurezza dei territori”.

NUBIFRAGIO IN LOMBARDIA: MORTA UNA SCOUT COLPITA DA UN ALBERO. Violento nubifragio nella notte a Milano che ha causato danni anche alla linea elettrica di Atm. Diversi punti della città e alcuni depositi Atm sono senza corrente, mentre gli alberi caduti e i detriti sulle strade bloccano i normali percorsi delle linee. Filobus e autobus hanno forti ritardi e deviazioni. Il servizio tram è fortemente ridotto perché è caduta la rete aerea in diverse zone. Tutte le metropolitane sono aperte e in normale servizio. I treni della M1 saltano la stazione di Inganni. Intanto Trenord comunica che il servizio ferroviario continua a subire modifiche, interruzioni e ritardi a causa del danni subiti dall’infrastruttura per la caduta di alberi.

Una ragazza di 16 anni è morta nella notte a Corteno Golgi, in Val Camonica, dopo che un albero è caduto sulla tenda. La giovane faceva parte di un gruppo scout sorpreso poco dopo le 4 da un violento temporale. Il gruppo aveva allestito il campo di tende in località Palù, non distante dal rifugio degli alpini. Il forte vento e le piogge intense hanno provocato la caduta di un albero che ha colpito una delle tende in cui stavano dormendo i giovani. Oltre alla vittima, altre tre ragazze sono rimaste ferite. Si tratta di una 15enne, di una 13enne e di una 12enne, tutte con traumi minori, portate in codice verde all’ospedale di Sondrio. Illesi gli altri 70 giovani scout, che sono stati evacuati e portati nella palestra di Corteno Golgi. Sul posto sono intervenuti l’elisoccorso, due ambulanze, i vigili del fuoco, il soccorso alpino e le forze dell’ordine.

Ai suoi familiari è stato espresso il cordoglio della giunta regionale, tramite le parole del presidente Attilio Fontana: “Nell’apprendere con grande tristezza della morte di una ragazza di soli 16 anni, colpita da un albero in un campo scout in Valcamonica, esprimo alla famiglia e ai suoi cari il cordoglio e la vicinanza di Regione Lombardia”. “Vigili del Fuoco e Protezione Civile continuano incessantemente a essere attivi su tutto il territorio per il gran numero di piante cadute, tetti scoperchiati e allagamenti. A loro il nostro più sentito ringraziamento”, aggiunge.

IN VENETO TEMPESTE E GRANDINE: FERITO UN 16ENNE. Nella notte fra lunedì e martedì in Veneto si sono scatenate una serie di tempeste. La grandine, con pezzi di ghiaccio grandi come mele, pesanti oltre i 150 grammi, ha distrutto tetti, automobili, impianti industriali e artigiani. In campagna ha azzerato coltivazioni, vigneti, frutteti e serre. E’ il presidente della Regione, Luca Zaia, a tracciare il bilancio: “Nel veronese abbiamo diversi feriti: un paziente in codice rosso (un ragazzo di 16 anni colpito da un ramo a Zimella), 7 in codice giallo, 27 in codice verde soccorsi dal SUEM, a cui vanno a sommarsi alcuni accesi autonomi presso i Pronto Soccorso”. Anche nel trevigiano si registrano alcuni feriti: a Treviso soccorsi con ambulanza 4 pazienti, tutti per ferita cranica lacero contusa da grandine; 2 pazienti soccorsi a Pieve di Soligo e 2 a Godega Sant’Urbano.

Le linee ferroviarie sono ora interrotte lungo la tratta fra Brescia e Padova: la mole di persone da trasportare è elevatissima, secondo le ferrovie non sarà possibile compensare con servizi bus per tutti i passeggeri. “Non si dica che si tratta di fenomeni estivi, da mettere in conto”, scrive Zaia, perché “siamo di fronte, per violenza e frequenza del maltempo, a qualcosa di fuori dal comune. Questa per la nostra terra è stata ancora una notte di passione”. “Lo Stato di Emergenza Regionale sarà aggiornato nelle prossime ore alla luce delle nuove perturbazioni. Servono ristori economici per i territori del Veneto colpiti: è quello che chiederemo allo Stato”, conclude.

VASTO INCENDIO A PALERMO: CHIUSO L’AEROPORTO. Un vasto incendio sta interessando dalla notte Palermo, alimentato dalle alte e temperature e dal vento. Chiuso l’aeroporto di Palermo per il rogo sviluppatosi sopra Cinisi e, a causa dello Scirocco, arrivato fino al perimetro dello scalo aereo. Chiusa anche l’autostrada A29 Alcamo-Trapani tra gli svincoli di Villagrazia di Carini e Cinisi, poi riaperta. Circolazione dei treni sospesa tra Palermo Notarbartolo e Punta Raisi. I treni Regionali possono registrare ritardi e subire limitazioni di percorso e cancellazioni. Le fiamme sono arrivate a minacciare l’ospedale Cervello, ma la situazione sembra ora essere sotto controllo. A Palermo 30 squadre di vigili del fuoco locali, supportati da rinforzi giunti dai comandi di Catania e Messina, sono al lavoro dalla notte. A Mondello, Sferracavallo, Barcarello, Capo Gallo, Monreale, San Martino delle Scale ci sono state evacuazioni preventive dalle case vicine ai fronti di fiamma, alcune di queste sono state coinvolte parzialmente dal fuoco.

Nella notte squadre schierate a protezione di alcune strutture nell’aeroporto di Punta Raisi. “La situazione in tutta la Sicilia è ancora difficilissima anche per le condizioni meteo che stanno complicando ulteriormente il lavoro di chi deve contrastare le fiamme. Sono stato per tutta la notte in costante contatto con il Corpo forestale, con la Protezione civile, con i Vigili del fuoco e la Prefettura per avere aggiornamenti in tempo reale. Dal capo dipartimento nazionale dei Vigili del fuoco, il prefetto Laura Lega, ho ottenuto l’impegno a far giungere in Sicilia ulteriori squadre provenienti da altre regioni in quanto quelle in servizio in Sicilia sono già tutte impegnate nei vari fronti di fuoco che interessano tutto il territorio“, spiega il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, che sta seguendo da vicino l’evolversi dell’emergenza incendi che sta interessando tutta l’Isola e che ha espresso il suo cordoglio per la donna morta perché i soccorsi non sono riusciti a raggiungerla a causa degli incendi che bloccavano l’accesso alla sua casa nella zona di San Martino delle Scale.

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Il maltempo non dà tregua, Emilia Romagna in allerta rossa

Il maltempo non dà tregua e l’Emilia Romagna trema ancora. Dalla mezzanotte di oggi, e per tutta la giornata di domani, martedì 16 maggio, scatta l’allerta rossa.

Rispetto alle alluvioni di inizio mese, il quadro si preannuncia ancora più complesso, per l’attesa di temporali e dell’innalzamento del livello del mare, che potrebbe comportare maggiori difficoltà del deflusso delle acque dei fiumi. Le criticità maggiori si prevedono nelle zone rese già fragili dalle precedenti frane.

Stamattina si è riunito un tavolo con l’Unità di crisi nazionale e le prefetture di Bologna, Modena, Forlì-Cesena e Ravenna. Quindi, si è tenuto un incontro con i presidenti delle province e dei sindaci dei Comuni capoluogo. Nelle aree interessate dall’allerta rossa, potrebbe essere prevista dai sindaci la chiusura delle scuole e delle strade più a rischio. L’invito, ai cittadini, è di evitare al massimo gli spostamenti e di ricorrere, dove possibile, allo smart working. Una colonna mobile della protezione civile del Friuli Venezia Giulia è già partita alla volta dell’Emilia Romagna: “Siamo stati per allertati questa mattina e ci siamo subito attivati per portare il nostro aiuto nella destinazione indicata, quella di Predappio“, spiega l’assessore regionale con delega alla Protezione civile, Riccardo Riccardi. In particolare, l’allerta rossa è su montagna e collina emiliana centrale, pianura modenese, pianura, collina e montagna bolognese, pianura, collina, montagna e costa romagnola. Allerta arancione invece su montagna e collina piacentina e parmense, pianura reggiana, pianura e costa ferrarese. Secondo i tecnici, si sommano due rischi: quello idraulico e quello idrogeologico. Le prime precipitazioni sono previste dalla mezzanotte, a partire dalla Romagna. Si estenderanno poi nella mattinata di domani al resto della regione. È prevista una cumulata fino a 100 millimetri di pioggia sui rilievi romagnoli; interessati anche l’Appennino nella fascia collinare nella zona bolognese, forlivese-cesenate, ravennate e modenese, con valori tra i 60 e i 70 millimetri d’acqua in media areale. Oltre a quello reggiano con quantitativi inferiori. Le precipitazioni continueranno fino a mercoledì 17. Nell’intero arco delle 48 ore è previsto l’accumulo medio complessivo di circa 150 millimetri di pioggia. Fiumi a rischio esondazione sui bacini Romagnoli e affluenti di Reno, con colmi di piena vicini ai franchi arginali e ai massimi storici registrati. Livelli prossimi alla soglia 3 sono attesi anche su altri fiumi nella pianura modenese. Previsti anche dissesti diffusi su tutto il territorio collinare e montano, numerosi ed estesi nel settore centro-orientale. Il vortice depressionario determinerà anche mare molto mosso sulla Costa, che potrà generare localizzati fenomeni di ingressione marina ed erosione del litorale. Venti forti sui rilievi e sul settore orientale della regione, in particolare sui crinali appenninici emiliani.

Attenzionato anche il Veneto, con rovesci e temporali su tutta la Regione, in particolare sulle zone centro-meridionali. Soffieranno forte i venti da Nord-Est su costa e pianura. Per criticità idraulica e idrogeologica, la fase operativa di ‘Attenzione’ (gialla) parte dalla mezzanotte di oggi fino alle 14 di mercoledì e per vento forte dalla mezzanotte di oggi a quella di domani.

Intanto, in Sicilia la Protezione Civile monitora le criticità causate dalle piogge intense e dalle forti raffiche di vento nella parte Occidentale dell’isola. Al momento non ci sono emergenze, ma la Soris, Sala Operativa della Protezione Civile regionale, i Nopi (Nuclei Operativi di Pronto Intervento) delle provincie di Trapani, Messina e Palermo, sono a lavoro per verificare l’applicazione dei piani di protezione civile, dare supporto ai comuni, ai vigili urbani, alle forze dell´ordine e ai vigili del fuoco.

Pre-allarme nelle Marche per l’avviso di condizioni meteo avverse e criticità idrogeologiche e idrauliche a partire dalla mezzanotte di oggi e fino alle 24 del 16 maggio. Il rischio arancione riguarda in particolare le zone centro settentrionali della Regione. Il rischio giallo la parte meridionale. Per domani sono previste precipitazioni diffuse con cumulate moderate e in alcune aree elevate, più insistenti nella parte centro settentrionale, con venti sostenuti lungo la costa. Si potranno verificare fenomeni diffusi di instabilità di versante e innalzamenti dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua. Si prevede inoltre che le precipitazioni continueranno, a fasi alterne, fino a giovedì.

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Veneto assetato: per riequilibrare il deficit da siccità servirebbero 477mm di pioggia ad agosto

Per riportare la situazione delle precipitazioni nella norma, in Veneto ad agosto dovrebbero cadere 477 mm di pioggia, “ossia quasi cinque volte la precipitazione media di agosto (pari a 101 mm, serie 1994-2021)“. E chiaramente questo è impossibile. Lo sottolinea Arpa Veneto nel suo ‘Rapporto sulla risorsa idrica’ nel quale fa il bilancio sulle precipitazioni, le portate dei fiumi, la situazione delle falde e le nevi nel mese di luglio nella regione.

Partendo proprio dalle nevi, è particolarmente drammatica la situazione sulle Dolomiti (nel versante Trentino il 3 luglio scorso, per il forte caldo, un seracco della Marmolada si è distaccato facendo 11 morti): “In quota nelle Dolomiti – riferisce l’agenzia per l’ambiente – il mese di luglio è stato, dopo il 2015, il più caldo dal 1988, con un valore oltre il 90° percentile (evento raro) rispetto al periodo 1991-2020. Gran parte delle giornate sono state calde oltre la media: il giorno più fresco è stato l’8 luglio, il più caldo il 21. La neve in quota è pressoché scomparsa anche nelle zone glaciali. Lo strato attivo del permafrost nel sito campione di Piz Boè, nella terza decade del mese, è più profondo di circa 80 cm (temperature positive fra i 4.5 e i 5.5 metri di profondità) rispetto alla media (fra i 3.5 e i 4.5 m di profondità)“.

Passando invece alle precipitazioni Arpa dice che “gli apporti meteorici registrati a luglio sono inferiori del 40% rispetto alla media, mentre le risorse nivali sono pressoché assenti. Per la falda acquifera quasi tutte le stazioni monitorate mostrano andamenti e livelli in genere inferiori a luglio 2017 anno in cui, per la maggior parte delle stazioni, si sono raggiunti i livelli minimi degli ultimi 20 anni“. Nel mese di luglio in Veneto sono caduti mediamente in 54 mm di precipitazione; la media del periodo 1994-2021 è di 90 mm (mediana 83 mm).

Dal 1994 sul Veneto sono stati misurati in luglio apporti mensili inferiori solo nel 2013 (52 mm) e 2015 (48 mm). Le massime precipitazioni del mese sono state registrate nel Bellunese dalle stazioni di La Guarda (Cesiomaggiore) con 207 mm, rio Rudan-Monte Antelao con 175 mm, Pian del Crep (Val di Zoldo) con 173 mm e Passo Valles (Falcade) con 163 mm. Le minime precipitazioni sono state misurate dalla stazione di Venezia Cavanis con 5 mm, mentre sulle stazioni di Mogliano Veneto (Treviso), Oderzo (Treviso), San Pietro in Cariano (Verona) e Fontanelle (Treviso) si sono rilevati circa 9 mm.

Allargando lo sguardo agli ultimi 6 e 12 mesi, Arpa riferisce di “condizioni di normalità solo sulla parte più settentrionale del bellunese. Sul resto della regione permangono segnali di siccità per lo più estrema, in particolare per l’arco temporale dei 12 mesi dove la siccità estrema occupa gran parte della regione, ad eccezione del bellunese meridionale e delle zone prealpine veronesi e vicentine dove la siccità è valutata severa“.

Osservando le portate dei fiumi, in luglio è proseguito il calo ‘fisiologico’ del volume nei principali serbatoi del Piave, con un rallentamento solo negli ultimi giorni: al 31 luglio il volume totale invasato è di 102,2 milioni di m3 (36,6 milioni di m3 in meno rispetto alla fine di giugno), pari al 61% del volume massimo invasabile, tra il 5° ed il 25° percentile della serie storica (1995-2021) e poco sotto la media del periodo (-22%, pari a -28.4 Mm3).

Infine non stanno meglio le falde: quasi tutte le stazioni monitorate mostrano andamenti e livelli in genere inferiori a luglio 2017 anno in cui, per la maggior parte delle stazioni, si sono raggiunti i livelli minimi degli ultimi 20 anni. Nel settore centrale ad esempio (alta pianura vicentina e padovana) la falda ha proseguito con significativi cali per Dueville e Schiavon e con piccole oscillazioni e una leggera tendenza negativa a Cittadella. Il pozzo di Dueville è andato in asciutta il 26 luglio con circa un mese di anticipo rispetto a quanto avvenuto nel 2003 e il pozzo di Schiavon ha ancora poco margine prima che la falda arrivi a fondo pozzo, cosa avvenuta solo nel 2003 e a fine estate.

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Zaia: “Giochi 2026, siamo pronti? La tutela del paesaggio resta la priorità”

Mancano più di 1300 giorni dall’inizio delle Olimpiadi Invernali 2026, ma il fermento per i Giochi Milano-Cortina è nel pieno. Gli occhi del mondo sono puntati sulla capacità dell’Italia di affrontare una sfida che si gioca – prima ancora che sulle piste da sci – sul fronte delle infrastrutture, dei lavori pubblici e, per la prima volta così intensamente, su quello della sostenibilità. Già, saranno i Giochi più ‘green’ di sempre. Ma siamo davvero pronti? Luca Zaia, governatore del Veneto tiene alta la guardia su questo aspetto. “C’è un’attenzione particolare al territorio delle nostre Dolomiti, patrimonio dell’Unesco – dice a GEA – quindi qualsiasi intervento dovrà essere contemperato con il mantenimento dell’ambiente, anche perché oltre a quello green c’è pure un interesse turistico alla tutela del paesaggio e del territorio”. Anche le opere infrastrutturali, spiega, “saranno sottoposte a ogni valutazione di impatto ambientale nazionale con grande attenzione”.

Eppure gli ambientalisti sono, da tempo, sul piede di guerra. Al centro delle polemiche, in modo particolare, c’è la pista da bob. Il rischio – sostengono – è di una cattedrale nel deserto, non necessaria, troppo costosa e, soprattutto, per nulla sostenibile. “Noi abbiamo fatto uno studio, prima della progettazione – chiarisce Zaia – per comprendere sostenibilità finanziaria e ambientale dell’opera. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto non ci sarà alcun saccheggio, perché l’opera occuperà l’area della attuale pista da bob, che a occhio nudo si può notare trovarsi in cattive condizioni”. La situazione in cui versa oggi la pista (già utilizzata durante le Olimpiadi di Cortina del 1956 e poi soggetta a diverse ristrutturazioni) “non è qualificante – dice il governatore veneto – per una località e un luogo come Cortina, visto che è in completo abbandono”.

Lo studio fatto dalla Regione “ha dato particolare risalto alle opere di mitigazione a verde per un più consono inserimento dell’opera nell’ambiente boschivo della zona”. Verranno piantate molte essenze, spiega Zaia “per recuperare un ciclo vitale che sembrava concluso, in risposta alle piante che dovranno essere abbattute per il cantiere e a quelle che già erano giunte al limite della vita utile”.

Dal punto di vista finanziario invece la sostenibilità verrà assicurata, assicura il presidente, oltre che con l’organizzazione di tutte le gare nazionali ed europee, “anche prenotando o chiedendo alle federazioni che prenotino le gare di allenamento”. Inoltre, è previsto un utilizzo a taxi-bob, estivo ed invernale: si potrà prenotare il pilota e scendere, pagando una quota. “Questo – dice Zaia – sarà un ulteriore mezzo di sostegno dell’infrastrutture, oltre che una grande attrattiva per Cortina in particolare per i giovani. E poi la nuova pista di bob sarà l’unica al mondo che potrà essere utilizzata dagli atleti paralimpici”.

Le Olimpiadi coinvolgono territori e Regioni diverse e non si può sottovalutare l’esigenza di collegamenti fra le sedi delle gare. Sugli aspetti green dei trasporti, ricorda Zaia, “sta lavorando la fondazione Milano-Cortina concentrandosi sull’organizzazione degli spostamenti tra le varie sedi con mezzi a basso impatto ambientale, privilegiando quelli ferroviario, elettrico o a idrogeno”.

Se è vero che mancano tre anni e mezzo all’avvio dei Giochi, è anche vero che questa fase preparatoria avviene in un momento storico cruciale, in cui si intrecciano la guerra in Ucraina, il rialzo del prezzo delle materie prime, il boom del costo dell’energia. I ritardi e i rallentamenti, insomma, potrebbero essere all’ordine del giorno.

Noi abbiamo anticipato i tempi – afferma Zaia – in attesa della costituzione della società Simico (Società infrastrutture Milano-Cortina, ndr), pertanto abbiamo coordinato con Anas i progetti della variante di Cortina e di Longarone, che sono allo stadio di progettazione definitivo”. Inoltre, sempre per anticipare i tempi, ricorda, “abbiamo avviato lo studio di fattibilità e il progetto di fattibilità tecnico-economica per riqualificare la pista da bob ‘Eugenio Monti’ che attualmente è un cadavere eccellente, consegnandoli al commissario Luigi Santandrea il 29 aprile. Aggiungo che l’8 giugno si è tenuto il tavolo di concertazione con le federazioni sportive, tutte entusiaste, mentre il 9 giugno è stata espletata la conferenza dei servizi preliminare”.

E la crisi economica? “Come in tutti i cantieri – precisa il governatore veneto – anche per quelli olimpici, ci saranno dei rincari per i materiali, ma il governo ha già stanziato una somma per far fronte a questi aumenti. Non ci resta che accelerare per rispettare i tempi”.

I Giochi, seppur in uno scenario globale di estrema difficoltà, porteranno comunque beneficio al Veneto. Zaia snocciola cifre per dare il senso di ciò che accadrà. “Durante un recente evento alla Farnesina – ricorda – il professor GianMario Verona, rettore dell’Università Bocconi di Milano, ha snocciolato numeri interessanti. In sintesi: Produzione attivata: +4.3 miliardi. Valore aggiunto generato: +2 miliardi. Gettito fiscale: +530 milioni. Occupazione: +36mila circa”. Da uno studio condotto dall’Università Ca’ Foscari di Venezia con il supporto di Unioncamere Veneto, relativo all’indotto economico e presentato in occasione della candidatura alle Olimpiadi, ha stimato in 1,124 miliardi l’impatto economico in termini di spesa complessiva diretta generata nelle sole regioni Veneto e Trentino Alto Adige. “Il valore della produzione aggregato atteso – aggiunge Zaia – si attesta circa su 1.460 milioni di euro. Infine la previsione di aumento del PIL nel prossimo quinquennio è di circa 840 milioni. Questi numeri dimostrano la bontà della scelta olimpica: senza i Giochi l’area montana del Veneto non avrebbe tutti questi investimenti che, sono sicuro, genereranno altri investimenti privati”.

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Quattro regioni italiane al centro del progetto ‘green’ della Ue

Ci sono anche quattro regioni italiane (Abruzzo, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto) tra le 63 selezionate dalla Commissione Europea per il progetto pilota per i partenariati per l’innovazione regionale. L’iniziativa, sviluppata dalla Commissione europea e dal Comitato delle regioni, è volta a promuovere le trasformazioni verdi e digitali attraverso l’assistenza degli enti locali da parte degli esperti del Centro comune di ricerca (JRC) per tradurre in atto le politiche green e digital dell’Ue.

L’Europa guarda sempre più verso la transizione ecologica. Ma per percorrere questa strada è fondamentale affrontare l’attuale divario in materia di innovazione presente tra le diverse regioni. A questo proposito i partecipanti al progetto potranno usufruire del ‘Partnership for Regional Innovation Playbook‘, un documento di orientamento utile a migliorare il coordinamento delle politiche di innovazione regionali, nazionali e della Ue.

Una grande difficoltà sta nell’affrontare e comprendere le sfide da superare a livello internazionale. “Attraverso il progetto pilota, la Regione Abruzzo cerca di beneficiare del dialogo interregionale e di acquisire conoscenze su come affrontare con successo gli ostacoli nell’intraprendere la transizione verso la sostenibilità economica, sociale e ambientale e la competitività globale”, ha affermato Marco Marsilio (FdI), presidente della Regione Abruzzo e membro della commissione Ambiente del Comitato europeo delle regioni.

Il confronto tra amministrazioni regionali, nazionali ed europee rappresenterà un vantaggio dal quale ricavare più insegnamenti possibili per trasformare l’Italia in un Paese più sostenibile. “L’azione pilota ‘Partnership of Regional Innovation’ rappresenta per la Toscana momento unico di confronto, di sperimentazione e di apprendimento che ci aiuterà a migliorare il quadro strategico relativo alle politiche per l’innovazione oltre a dotarci degli strumenti di supporto decisionale necessari per abbattere le barriere che frenano la transizione ecologica e digitale”, ha evidenziato il presidente della Regione Toscana, Eurgenio Giani (Pd).