Allarme Ingv: Venezia a rischio inondazioni estreme entro 2150

Venezia e la sua laguna potrebbero essere esposte a inondazioni estreme entro il 2150 a causa dell’aumento del livello del mare e dell’abbassamento del terreno: un fenomeno noto come ‘subsidenza‘. L’allarme arriva dallo studio multidisciplinare Multi-Temporal Relative Sea Level Rise Scenarios up to 2150 for the Venice Lagoon condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in collaborazione con enti italiani e stranieri, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica ‘Remote Sensing’.

Il documento analizza le proiezioni climatiche più aggiornate dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e i dati geodetici disponibili per stimare l’estensione delle superfici esposte all’allagamento nei prossimi decenni, a causa dell’aumento del livello marino. I risultati ipotizzano scenari critici per l’intera laguna e il MoSE, attualmente progettato per proteggere Venezia dalle acque alte fino a un’altezza di 3 metri di differenza tra il mare aperto e la laguna e un livello medio del mare di 60 cm nel 2100, potrebbe essere superato dal mare verso la fine di questo secolo. “L’indagine è stata condotta con lo scopo di fornire informazioni sulla prossima evoluzione dell’innalzamento del livello del mare nella Laguna di Venezia per comprendere come questo possa influenzare una delle città più iconiche al mondo”, spiega Marco Anzidei, primo autore della ricerca dell’INGV. Lo studio combina dati geodetici, topografici e proiezioni climatiche per valutare l’impatto delle variazioni del livello del mare sulle coste e sulle isole della laguna nei prossimi decenni.

“Per stimare gli effetti dell’aumento del livello del mare nella Laguna di Venezia entro il 2150, lo studio ha adottato un approccio multidisciplinare basato su differenti tipologie di dati, tra i quali quelli geodetici provenienti dalle reti di stazioni Global Navigation Satellite System, note come GNSS, i dati satellitari Synthetic Aperture Radar – SAR (che insieme alle stazioni GNSS consente di misurare i movimenti del suolo con precisione millimetrica), le serie temporali del livello del mare raccolte dalla rete di mareografi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dal Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia e i dati topografici ad alta risoluzione messi a disposizione dal CO.RI.LA e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)”, osservano Anzidei e Cristiano Tolomei, ricercatori dell’INGV. Le analisi condotte hanno permesso di proiettare i livelli del mare attesi per la Laguna di Venezia fino al 2150, fornendo anche mappe dettagliate dei possibili scenari di inondazione per il 2050, il 2100 e il 2150, in assenza di sistemi di protezione della laguna da livelli del mare più alti di oggi. “I risultati indicano che nel peggiore dei casi il livello del mare del 2150 potrebbe aumentare fino a 3,47 metri sopra il riferimento della stazione mareografica di Punta della Salute, situata nel Canale della Giudecca, in caso di eventi estremi di alta marea, simili a quelli avvenuti nel 1966 e più recentemente nel 2019. Il territorio potenzialmente sommerso entro il 2150, inoltre, raggiungerebbe i 139 km², con un’estensione che potrebbe arrivare a 226 km² (pari al 64% dell’area investigata) in caso di queste acque alte eccezionali. I dati evidenziano che senza ulteriori interventi specifici Venezia sarà maggiormente esposta a fenomeni di inondazione, con un impatto significativo sulla popolazione e sul patrimonio storico”, aggiungono Tommaso Alberti e Daniele Trippanera, ricercatori dell’INGV. Lo studio, che è stato finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca nell’ambito del progetto PRIN – GAIA, e che prosegue gli altri studi già pubblicati su Venezia nell’ambito del progetto europeo SAVEMEDCOASTS2 (www.savemedcoasts2.eu), evidenzia anche come l’aumento del livello del mare nella Laguna avvenga da tempi storici e che la sua vulnerabilità sia oggi amplificata dagli effetti del cambiamento climatico e dalla continua subsidenza del suolo, che raggiunge valori fino a 7 mm all’anno.

Le aree più basse della laguna risulterebbero quindi maggiormente esposte al rischio di allagamento, con implicazioni critiche per le infrastrutture costiere e le attività economiche. “Gli scenari delineati suggeriscono che è necessario intraprendere prima possibile degli aggiornamenti alla pianificazione territoriale e ai piani di rischio da parte dei decisori politici e degli enti locali, con azioni concrete per proteggere Venezia e la sua laguna. Solo attraverso una gestione responsabile e consapevole – conclude Anzidei –, sarà possibile preservare la città, la sua popolazione e un patrimonio culturale unico al mondo dalle conseguenze dell’innalzamento del livello del mare atteso nei prossimi decenni”.

Caccia abusiva nella laguna di Venezia: Trump Junior denunciato

La battuta di caccia nella laguna di Venezia è costata la denuncia a Donald Trump Junior, il figlio del presidente degli Stati Uniti, immortalato in un video (che risale al dicembre scorso) ad abbattere animali protetti, in un’area protetta.

E’ il consigliere regionale del Veneto di Alleanza Verdi Sinistra Andrea Zanoni a presentare l’esposto ai carabinieri forestali di Mestre, dopo la pubblicazione di un filmato della Field Ethos – The global hunt for adventure. Sulla vicenda, il consigliere deposita un’interrogazione in Regione per conoscere quali sanzioni si intenda mettere in atto, come “la sospensione o revoca dell’autorizzazione nei confronti dell’azienda faunistica venatoria e dei responsabili di atti in violazione delle norme italiane ed europee“. Intanto, la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, presenta un’interrogazione al governo italiano.

Non entra nel merito il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, che fa sapere di essere in attesa di un “report” per saperne di più e “avere tutte le informazioni al riguardo“. Glissa pure il governatore del Veneto, Luca Zaia: “Non conosco i fatti“, spiega. “Vedremo di capirli, poi ci sarà qualcuno che verificherà se le leggi sono state rispettate oppure no“.

L’area in cui si trovava il figlio del magnate è tutelata dalle norme europee e fa parte di un sito della Rete Natura 2000 Ue, come Zona Speciale di Conservazione denominata ‘Laguna medio-inferiore di Venezia’. Il video mostra alcune persone, tra cui Donald Trump Junior, mentre uccidono diversi esemplari. In primo piano una Casarca (Tadorna ferrugginea), un’anatra molto rara in tutta Europa e protetta dalla direttiva Ue Uccelli e dalla legge italiana sulla tutela della fauna selvatica. L’uccisione o la detenzione di questo animale è sanzionata penalmente.

Trump J. in Italia non avrebbe potuto cacciare“, spiega il consigliere ecologista del Veneto, ricordando comunque che solo i residenti di una delle Regioni italiane possono cacciare in Italia, perché occorre avere il tesserino che per legge viene rilasciato dalla Regione di residenza del richiedente. “Non è la prima volta che denuncio episodi simili“, lamenta Zanoni, che nel 2009 denunciò Re Juan Carlos per una battuta senza tesserino venatorio nell’Azienda Faunistico Venatoria di Valle Dragojesolo degli Stefanel.

Si dice pronto a un esposto alla procura della Repubblica e a un’interrogazione parlamentare a Pichetto anche il Movimento 5 Stelle: “Siamo particolarmente preoccupati e inorriditi dalle immagini del video diventato virale nelle ultime ore“, denunciano i deputati della commissione Agricoltura Alessandro Caramiello, Susanna Cherchi e Sergio Costa. Il ruolo internazionale dell’Italia e i buoni rapporti con l’amministrazione Trump del governo Meloni, insistono, “non possono in alcun modo trasformare il nostro Paese nel giardino personale del Presidente Usa e della sua famiglia, né nella loro tenuta di caccia“.

A chiedere la presenza in Aula di Matteo Piantedosi sulla vicenda è il Partito democratico, con un’interrogazione a prima firma di Stefano Vaccari, capogruppo in commissione Agricoltura e segretario di presidenza della Camera, sottoscritta anche da Forattini, De Maria, Manzi, Simiani, Ferrari, Rossi, Fornaro, Roggiani, Ghio, Graziano. “Donald Trump Junior ha violato le norme italiane ed europee partecipando ad una battuta di caccia nella laguna di Venezia lo scorso dicembre? Aveva tutti i titoli autorizzatori per poter esercitare la caccia in Italia? La battuta di caccia è avvenuta nel rispetto di tempi, orari e specie cacciabili oppure, come si evince da video ed immagini, sono state abbattute specie protette, come ad esempio un esemplare di casarca?”, domandano i deputati dem. Il ministro dell’Interno, ribadiscono, dovrà riferire al Parlamento perché “non sarebbe tollerabile che vi siano cittadini privilegiati rispetto ad altri ed anche per contestare ai diretti interessati le eventuali infrazioni commesse, anche di carattere penale“.

Scoperto il legame tra gli eventi climatici estremi e l’acqua alta a Venezia

Esiste un legame tra i cambiamenti climatici in atto e l’aumento del numero e della gravità dei fenomeni di acqua alta a Venezia. E il Mose? E’ efficace, sia in termini di costi sia di benefici. A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista ‘Nature Climate Atmospheric Science’, realizzato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con il Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi (CNRS) e l’International Centre for Theoretical Physics di Trieste (ICTP). La ricerca ha analizzato quattro eventi eccezionali di acqua alta che hanno interessato la città lagunare nel 1966, 2008, 2018 e 2019, danneggiando gravemente il patrimonio culturale ed economico di Venezia e minacciando luoghi iconici come la Basilica di San Marco.

“I risultati che abbiamo ottenuto hanno evidenziato chiaramente il legame esistente tra le modifiche nella circolazione atmosferica e l’aumento della gravità degli eventi di acqua alta, sottolineando la crescente vulnerabilità di Venezia ai cambiamenti climatici”, spiega Tommaso Alberti, ricercatore dell’INGV e co-autore dello studio. “In particolare, – spiega – abbiamo rivolto la nostra attenzione al Mose, l’infrastruttura progettata per proteggere la città dalle inondazioni, che si è dimostrato efficace in termini di costi e benefici per contenere gli effetti dell’acqua alta e il progressivo aumento del livello marino causato dal riscaldamento globale, che a Venezia viene accelerato anche dal fenomeno della subsidenza”.

Capire con discreta certezza la relazione tra eventi climatici ed eventi calamitosi è fondamentale per la tutela del patrimonio sociale, economico e culturale delle aree abitate. Tutte le politiche di protezione del territorio devono poter contare su dati scientifici con congrue previsioni, altrimenti si andrebbero a determinare allarmi non giustificati o (ancor peggio) mancati allarmi.

“Il nostro obiettivo a lungo termine resta quello di comprendere sempre meglio gli impatti di aumento del livello marino a Venezia, anche in condizioni di fenomeni estremi, per valutare i possibili scenari attesi nei prossimi anni e contribuire in modo proficuo al dibattito sullo sviluppo di strategie sempre più efficaci di mitigazione, adattamento e resilienza che i cambiamenti climatici e la subsidenza impongono in questa città patrimonio dell’UNESCO”, conclude Marco Anzidei, ricercatore dell’INGV e co-autore dello studio.

La ricerca costituisce un tassello importante per migliorare la comprensione delle cause e degli effetti legati agli eventi climatici estremi nelle città costiere, fornendo una solida base per attuare ulteriori azioni di monitoraggio e ricerca.

Torna a Venezia il Sustainable Fashion Forum: sfida transizione

Il 26 e 27 ottobre torna tra le calli, per il secondo anno, il ‘Venice Sustainable Fashion Forum‘, il summit dedicato alla moda sostenibile.

Boosting Transition‘ è il titolo scelto per l’edizione 2023: l’obiettivo è sottolineare l’urgenza di interventi efficaci per la riduzione dell’impatto ambientale e sociale dell’industria del fashion. L’invito è rivolto a tutti gli attori della filiera, in particolare alle istituzioni, al mondo politico e al legislatore, perché promuovano un approccio coeso, anche attraverso un sistema normativo omogeneo.

La transizione sostenibile è una “questione strategica urgente” per il settore, conferma il presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini. Nei primi sei mesi del 2023, il comparto ha registrato un fatturato di circa 58 miliardi di euro, con una proiezione di crescita del 7,3% per il primo semestre e una previsione a fine 2023 di circa 112 miliardi di fatturato.

La due giorni sarà anche un’occasione per lanciare un appello alla finanza, che può avere un ruolo chiave per aiutare il comparto ad allinearsi a nuovi standard condivisi a livello internazionale. Il settore non resta fermo: in un solo anno, le top 100 aziende fashion europee hanno tutte incrementato i propri presidi di sostenibilità del 17% negli ambiti ESG. Tuttavia, delle 100 aziende analizzate, la best-in-class soddisfa solo il 70% dei requisiti di maturità dei presidi ESG, il percorso verso la sostenibilità è, anche per i migliori, in salita.

Nella prima giornata, saranno analizzati gli scenari geopolitici che influenzano il tema della sostenibilità e del cambiamento climatico a livello globale. Verranno indagate le implicazioni del fast fashion, il tema dei diritti umani dei lavoratori, il ruolo dell’attivismo e della sensibilizzazione dei consumatori alla luce delle crescenti disuguaglianze economiche e sociali. Climate change al centro, con l’analisi di alcuni dei principali fattori d’impatto, dalle emissioni di sostanze inquinanti al consumo e alla contaminazione delle acque, fino agli effetti sulla biodiversità. La discussione si concentrerà sul ruolo chiave dell’innovazione come acceleratore di transizione. Gli imprenditori condivideranno buone pratiche e soluzioni efficaci per coniugare competitività e resilienza con un approccio responsabile.

La seconda giornata verrà dedicata alle regolamentazioni e alla finanza sostenibile e alle possibili nuove soluzioni alle sfide globali, dal riuso all’ecodesign, fino ai nuovi modelli di business per aderire alle aspettative dei consumatori. Verranno formulate proposte, raccomandazioni, richieste degli stakeholder. “Per una transizione giusta del settore Fashion & Luxury non si può che partire dalla manifattura“, è convinto Flavio Sciuccati, Partner The European House-Ambrosetti e Director Global Fashion Unit. In questa transizione, l’Italia delle filiere e dei distretti della moda, ribadisce, “ha un ruolo centrale“. Sciuccati parla di una sfida che potrà essere affrontata con successo solo attraverso “la ricerca scientifica di nuove soluzioni e prodotti sempre più durevoli, riusabili e differenziabili“. Questo richiederà investimenti difficili da sostenere per le aziende del settore, spesso PMI che operano con marginalità inferiori rispetto a quelle di imprese più vicine alla distribuzione e al consumatore.

L’allarme dell’Unesco: “Venezia è in pericolo, le misure adottate sono insufficienti”

Venezia è in pericolo. Colpa del turismo di massa e dei cambiamenti climatici. Ad annunciarlo è l’Unesco che, in una decisione resa pubblica lunedì, raccomanda l’inserimento della città lagunare nella lista del Patrimonio mondiale in pericolo, poiché sono state adottate misure “insufficienti” per contrastare il deterioramento del sito dovuto, appunto, in particolare al turismo di massa e ai cambiamenti climatici. “Il continuo sviluppo di Venezia, gli impatti del cambiamento climatico e del turismo di massa minacciano di causare cambiamenti irreversibili all’eccezionale valore universale del bene“, osserva il Centro del Patrimonio Mondiale, una sezione dell’Unesco. La raccomandazione dovrà essere votata dagli Stati membri dell’Unesco a settembre. Non è la prima volta che accade. Già nel 2021 era stata fatta la stessa proposta, ma la decisione era stata respinta.

Mentre gli “edifici” alti, “suscettibili di avere un significativo impatto visivo negativo“, dovrebbero essere costruiti a distanza dal centro della città, “l’innalzamento del livello del mare” e altri “fenomeni meteorologici estremi” legati al riscaldamento globale “minacciano” la “integrità” del sito, secondo l’Unesco. La risoluzione di questi problemi “annosi ma urgenti” è “ostacolata dall’assenza di una visione strategica comune” e dalla “scarsa efficienza e coordinamento” delle autorità locali e nazionali italiane, ha aggiunto il Centro del Patrimonio Mondiale.

Poiché Venezia si trova di fronte a “un rischio comprovato“, il Centro “raccomanda di iscriverla nella Lista del Patrimonio Mondiale in pericolo“, nella speranza che “questa iscrizione porti a un maggiore impegno e a una maggiore mobilitazione degli attori locali, nazionali e internazionali“. Il parere del Centro per il Patrimonio, che ritiene “insufficienti” le misure adottate dall’Italia, è per il momento indicativo. L’inserimento di Venezia nella lista del Patrimonio mondiale in pericolo richiederà l’approvazione degli Stati membri presenti alla riunione del Comitato del Patrimonio mondiale che si terrà a Riyadh dal 10 al 25 settembre.

Venezia nel suo complesso è uno straordinario capolavoro architettonico, poiché anche il più piccolo monumento contiene opere di alcuni dei più grandi artisti del mondo, come Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Veronese e altri“, spiega l’organizzazione delle Nazioni Unite, di cui la città è entrata a far parte nella Lista del Patrimonio Mondiale nel 1987. È anche una delle città più visitate al mondo. Al suo apice, 100.000 turisti vi dormono, oltre a decine di migliaia di visitatori giornalieri. A fronte di una popolazione di circa 50.000 abitanti nel centro della città, in costante diminuzione.

Pronta la risposta del Comune, che fa sapere che “leggerà con attenzione la proposta di decisione pubblicata oggi dal Centro per il Comitato per il Patrimonio mondiale dell’Unesco, e si confronterà con il governo, che è lo Stato parte con il quale l’Unesco si relaziona“.

Clima, attivisti bloccano il Ponte della Libertà a Venezia

Questa mattina, verso le 10, sei attivisti di Ultima Generazione hanno bloccato il traffico presso il Ponte della Libertà di Venezia sedendosi sull’asfalto della carreggiata del senso di marcia che conduce verso la Serenissima. Con loro alcuni striscioni con scritto ‘No gas no carbone’. Lo fanno sapere dal movimento in una nota in cui si precisa che “nella lunga colonna di auto creatasi in seguito al blocco si trovavano anche almeno dieci autobotti di raffinerie. I cittadini della campagna di disobbedienza civile per tutta la durata dell’azione hanno dialogato con gli automobilisti presenti, discutendo della gravità della situazione climatica corrente e dell’inaccettabilità dell’inazione della Politica per contenerne i danni”.
Dopo circa venti minuti di blocco, sono arrivate sul posto le forze dell’ordine, che in poco tempo hanno portato via i presenti.
“Siamo qui oggi a bloccare il Ponte della Libertà per denunciare le politiche portate avanti dal nostro Governo e che negli anni a venire priveranno le generazioni future della loro libertà e dei loro diritti di lavorare e di vivere in sicurezza, in un mondo che sarà ormai devastato dai cambiamenti climatici”, ha dichiarato uno degli attivisti.

Per il movimento Venezia è un caso esemplare di situazione ad alto rischio a causa degli effetti del collasso eco-climatico in Italia. “È certo, infatti, che sul territorio italiano questa città simbolo sarà tra le prime a essere colpita sempre più regolarmente da fenomeni quali l’innalzamento dei mari, la salinizzazione dei territori coltivabili e tempeste, che porteranno a un progressivo abbandono di queste meravigliose zone, si legge nella nota.
Gli attivisti richiamano alla memoria collettiva quanto accaduto di recente a Ischia e nelle Marche, cartina tornasole del fatto che “gli investimenti in provvedimenti palliativi e di recupero danni causati da eventi atmosferici estremi già avvenuti non sono più sufficienti né accettabili; occorre un immediato cambiamento di rotta per affrontare il problema in tutta la sua complessità e immediatezza”.
La nota degli attivisti spiega infine che “l’intera pianura Padana, come il meridione, diventeranno nel prossimo decennio zone invivibili, con un conseguente aumento delle tensioni interne, legate ai flussi migratori per trovare nuovi terreni coltivabili e abitabili. Una visione chiara di ciò che sarà il nostro futuro la osserviamo con sguardo disattento e distaccato quando ci arrivano le notizie su ciò che sta accadendo da diverso tempo in Africa, nel Medio Oriente e in zone del Sud Est asiatico, in cui le migrazioni climatiche sono realtà già drammaticamente attualissime. Il monito, cui assistiamo da una prospettiva di totale indifferenza e insensibilità, deve arrivare a colpire chiunque, smuovendo il bisogno di domandare con forza ai nostri Governi azioni concrete e rapide per prevenire simili scenari, più che probabili anche per noi”. 

Venezia fabbrica lenta di moda etica: torna la fw della laguna

Non solo Milano. In Italia anche Venezia prova a farsi strada nella moda e annuncia una Fashion Week (19-29 ottobre) nel segno del lusso, dell’artigianato – il vero marchio della Serenissima- e della sostenibilità. Sette giorni di sfilate, mostre e conferenze tra calli, gallerie d’arte e spazi pubblici per la decima edizione.

Obiettivo numero uno: sostenere i giovani talenti creativi. Tra gli appuntamenti spicca il weekend dello shopping sostenibile (22 e 23 ottobre) e ‘Ornamenti’, il salone degli accessori di design e artigianali, dal 26 al 28 ottobre a Palazzo Sagredo, novità del 2022.

Un ciclo di conferenze e workshop mette a confronto i protagonisti della moda green alle prese con tante sfide: dall’educazione del consumatore al turismo sostenibile, dalla formazione dei nuovi artigiani all’upcyling. Venezia è da sempre una fabbrica lenta di moda etica: tessuti preziosi e durevoli, magnifici e di qualità.

La kermesse fa parte di “un lavoro di riposizionamento comunicativo della città“, spiega l’assessore allo Sviluppo economico, Simone Venturini. La moda è un modo per valorizzare le eccellenze territoriali ma anche un nuovo richiamo per “un turismo ricercato in cerca di creazioni auteniche, eclusive e uniche, come quelle dei nostri artigiani dei settori moda, legno, gioielleria, vetro e così via“, afferma. In che modo si propone anche come capitale della moda sostenibile? “Torniamo ai capi esclusivi, che durano, creati con passione, con materie prime pregiate. Questa edizione della Venice Fashion Week permetterà di scoprire le bellezze artigiane di Venezia insieme a una serie di eventi collaterali“, promette.

L’artigianato di qualità, sostenibile ed esclusivo “fa parte del dna della città” gli fa eco l’assessore Mar. “A Venezia da sempre si produce arte, moda e artigianato di lusso. Qui dall’anno 1000 si realizzano grandi tessiture, ricordiamo ad esempio la lavorazione della seta, ma si producono anche fantastici gioielli. Venezia luogo sostenibile, fucina di un artigianato altrettanto sostenibile: in città infatti non si è mai prodotto su larga scala. La Venice Fahion Week è il risultato di un lavoro di squadra, in sinergia con l’Amministrazione comunale, ma anche con Vela Spa e gli organizzatori, che ringrazio: in tutti questi anni si è lavorato molto, anche nel periodo Covid. All’inizio non è stato facile, ma con tenacia ed entusiasmo è stato possibile dar vita a una manifestazione di grande richiamo“.

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Venezia spinge sulla sostenibilità, la svolta green tocca anche il Lido

Il Mose per salvare la laguna, il dibattito sulle grandi navi e la prima banchina provvisoria a Marghera per limitarne il transito a San Marco. E ancora, la stazione Eni per il rifornimento di veicoli a idrogeno e il piano per contingentare le presenze in centro storico. Ora Venezia punta a diventare ancora più green sul turismo, vero e proprio motore per il Pil cittadino e del Veneto. E comincia dal Lido, promuovendo un nuovo modello di turismo rispettoso dell’ambiente attraverso il progetto ‘Litorale green’, presentato allo stabilimento balneare ‘Blue moon’. “Il primo e più importante intervento – ha commentato l’assessore comunale al Bilancio, Michele Zuinè stata la creazione di una rete urbana di trasporto pubblico del tutto elettrica, composta da 30 autobus con relative ricariche dotati ognuno di circa 90 posti, porte usb e schermi che forniscono informazioni ai cittadini su cui abbiamo investito 27 milioni di euro. Vogliamo portare anche i privati verso l’elettrico, perciò è stata stipulata una convenzione con Enel che ha installato finora quattro colonnine di ricarica. L’obiettivo sarà introdurre questi mezzi, sia elettrici che a idrogeno, anche in terraferma“.

Il progetto relativo al Lido, rientra nella prima edizione del ‘Summit del mare costa veneta green lab’, l’iniziativa promossa dalla Conferenza dei sindaci del litorale veneto, alla quale hanno aderito 10 comuni costieri tra i quali anche Venezia (oltre a San Michele al Tagliamento, Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino Treporti, Chioggia, Rosolina, Porto Tolle e Porto Viro).

La Conferenza prevede che ognuna delle località coinvolte promuova una serie di attività di tutela ambientale. L’impegno in ottica sostenibilità del Lido era nato tuttavia tra il 2018 e il 2019, con la firma del protocollo condiviso con l’allora ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. “L’adesione alla Conferenza dei sindaci del litorale ci può aiutare, confrontandosi anche con altri Comuni, quali Jesolo o Caorle, a sviluppare per il Lido un tipo di turismo diverso e sostenibile“, ha rimarcato Zuin. Un particolare intervento del Comune mira dunque alla svolta per la mobilità elettrica. Verrà realizzata una nuova pista ciclabile (investimento di quasi 3 milioni di euro), che partirà da San Nicolò e arriverà a Pellestrina. “Abbiamo inoltre installato 109 rastrelliere in 33 aree del Lido, per un totale di 828 posti, e 17 in 9 aree di Pellestrina, per 141 posti. Altri 926 posti verranno creati tra l’estate e l’autunno“, spiega l’assessore della Giunta Brugnaro.

Altro caposaldo del ‘Lido sostenibile’ è la gestione accorta dei rifiuti, considerando il grande afflusso di turisti, soprattutto nella stagione estiva e durante i grandi eventi (primo tra tutti la Mostra del Cinema). La quota di raccolta differenziata è in effetti già al 75%, ovvero pari a quella della terraferma, ma l’obiettivo è arrivare all’80% e al contempo ridurre del 15% la produzione di rifiuti solidi urbani. Nella zona di santa Maria Elisabetta, dove sono situati gli attracchi dei traghetti, il Comune ha anche installato in via sperimentale un cestino compattatore alimentato a energia solare.

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A Venezia la prima stazione Eni in Italia per auto a idrogeno

Venezia dimostra con i fatti di essere davvero capitale mondiale della sostenibilità. Una città che in questi ultimi anni sta investendo energie e risorse per contribuire concretamente ad una reale transizione energetica che garantisca la tutela e la salvaguardia dell’ambiente“. Parole del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, durante la presentazione in località San Giuliano a Mestre della prima stazione di servizio Eni in Italia per il rifornimento di idrogeno. L’impianto è dotato di due punti di erogazione, con una potenzialità di oltre 100 kg/giorno, che possono caricare autoveicoli (in circa 5 minuti) e autobus. Si tratta in effetti di una novità assoluta in Italia, e fa parte della riqualificazione dell’area di servizio riaperta al pubblico a febbraio sia per il rifornimento di carburanti tradizionali sia per la ricarica elettrica, con una colonnina dotata di due postazioni che possono ricaricare contemporaneamente un veicolo in modalità fast e ultrafast. “La più antica città del futuro diventa così un esempio per tantissime altre amministrazioni che potranno guardare a quanto stiamo facendo” ha commentato Brugnaro, secondo cui “questa stazione di rifornimento ci consentirà di procedere speditamente in quel piano di ammodernamento del trasporto pubblico locale alimentato ad idrogeno che stiamo portando avanti con gli investimenti del Pnrr e soprattutto, grazie a Toyota, porterà nel parco auto del Comune alcune nuove vetture di rappresentanza alimentate a idrogeno“.

Di fatto, con l’impianto mestrino Eni procede verso la realizzazione di una rete di distribuzione che permette la circolazione di mezzi alimentati a idrogeno. La Eni Live Station è anche il primo traguardo della collaborazione con Toyota e Comune di Venezia per promuovere la mobilità sostenibile nel territorio veneziano attraverso la costruzione di nuove infrastrutture. “Un passaggio fondamentale per lo sviluppo della mobilità ad idrogeno anche in Italia“, secondo Luigi Ksawery Luca, amministratore delegato di Toyota Motor Italia. “Il percorso verso una mobilità a zero emissioni – spiega il manager della casa giapponese – non potrà che far leva su un utilizzo diffuso sia di mezzi alimentati ad idrogeno, sia di veicoli elettrici a batteria, che nella nostra visione sono pienamente complementari tra loro. L’auspicio è che questa sia solo la prima di molte stazioni di rifornimento d’idrogeno con le quali l’Italia possa presto allinearsi con gli altri Paesi europei”. In linea con l’accordo siglato nel 2019, Toyota metterà su strada un minimo di 10 Toyota Mirai: 3 sono state consegnate oggi a Brugnaro e sono entrate a far parte del parco mezzi comunale. Altre 3 vetture entreranno a far parte del parco auto dedicato al servizio di car sharing Kinto Share nella città di Venezia.

Un traguardo e un punto di partenza“, è quanto sottolinea Giuseppe Ricci, direttore generale Energy Evolution di Eni. “Non a caso – aggiunge – siamo in un’area come il Veneto e a Venezia per rispondere alla domanda di mobilità sostenibile e, più in generale, di una efficace e concreta transizione energetica“.