A Roma l’assemblea mondiale dei mercati contadini. Prandini: “Valore da oltre 4,5 miliardi”

Photo credit: canali social Coldiretti

 

Salvaguardare la biodiversità, valorizzandola. Roma diventa il centro del mondo enogastronomico per la due giorni della World Farmers Markets Coalition, l’associazione che riunisce i mercati contadini del pianeta. Nata nel 2021 su impulso di Coldiretti e Campagna Amica, si tratta di un’organizzazione non-profit che fa parte dei dieci progetti selezionati nell’ambito del Programma Food Coalition della Fao e ha richiamato nella Capitale italiana agricoltori dai cinque continenti per portare le proprie specialità da salvare. I numeri rendono meglio l’idea della portata di questa manifestazione: oltre 70 associazioni rappresentative da 60 Paesi, 20mila mercati coinvolti, 200mila famiglie agricole e oltre 300 milioni di consumatori.

Il Wfmc è un’opportunità per lo sviluppo e la crescita, anche dei Paesi emergenti che si trovavano in difficoltà”, dice il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, a margine dei lavori che si svolgeranno venerdì 12 e sabato 13 luglio al mercato di Campagna Amica, al Circo Massimo. Il numero uno dei coltivatori diretti ricorda l’esempio italiano: “Grazie a ‘Campagna amica’ abbiamo salvato 30mila imprese, quindi nuclei familiari, creando un valore, all’interno della filiera, nella vendita diretta, superiore ai 4,5 miliardi. Ma soprattutto – aggiunge – creiamo le condizioni perché si possa fare cultura, in termini di informazione, difesa della biodiversità e della distintività del modello agroalimentare italiano e creare le condizioni per le quali ci sia sempre l’attenzione al tema degli sprechi di cibo”.

Altro tema emerso con forza nella prima giornata di assemblea è la necessità di porre un freno alla deriva delle catene globali, nelle quali le grandi multinazionali spingono l’acceleratore verso i cibi ultraprocessati, oltre a sfruttare i territori e le loro risorse, mentre in diverse zone del mondo è la filiera di prossimità a nutrite le popolazioni. “Se riusciremo a fare il chilometro zero a livello globale, creeremmo una opportunità di crescita e attenzione per i cittadini, ma anche per i nostri produttori”, sottolinea ancora Prandini. Supportato anche dai risultati dello studio condotto da Ipes-FoodFood from somewhere: building food security and resilience through territorial markets‘: oltre il 70% della popolazione mondiale è alimentata da piccoli produttori e reti di agricoltori che utilizzano meno di un terzo delle terre agricole e delle risorse globali.

Inoltre, secondo un’analisi Coldiretti su dati Fao, gli agricoltori di piccola scala e a conduzione familiare producono l’80% dell’approvvigionamento alimentare nell’Africa sub-sahariana e Asia. In media, con il fabbisogno alimentare delle città viene fornito principalmente da un’agricoltura attiva nel raggio di 500 chilometri.

Una tendenza che è molto presente anche nel nostro Paese. Anche in questo caso vengono in supporto i numeri delle analisi. Secondo quella condotta da Coldiretti su dati della Noto sondaggi, infatti, il 64% degli italiani, quindi quasi due su tre, preferiscono fare la spesa nei mercati contadini. Non solo, perché il 73% degli intervistati nell’indagine ritiene che acquistare direttamente dall’agricoltore sia il modo migliore per avere la garanzia della sicurezza di quanto portano in tavola tra tutte le forme di distribuzione, dal supermercato al web. Infatti, l’86% dei nostri concittadini vorrebbe avere a disposizione un mercato contadino di prossimità. Percentuale che sale al 93% nelle regioni del Centro.

Dobbiamo garantire, soprattutto nel nostro Paese, prodotti di qualità, quindi anche la differenziazione della produzione è utile e va sostenuta”, afferma il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, tra gli ospiti d’onore della prima giornata di World farmers market coalition. “Allo stesso tempo – continua il responsabile della Farnesina – bisogna sostenere l’industria agroalimentare, che rappresenta un punto di forza della nostra economia reale e del nostro Export. Ne parleremo anche al G7 commercio internazionale di Reggio Calabria”.

Che serva “un nuovo patto tra l’Europa e il mondo agricolo” ne è convinto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Mettendo “al centro la sostenibilità con il mondo agricolo alleato in questa battaglia”. Per il primo cittadino della Capitale è “fondamentale la centralità della riduzione delle emissioni, che non va visto come un pericolo, anzi l’agricoltura può essere alleato non solo dal punto di vista produttivo, ma come forma di cura del suolo e difesa dell’ambiente”. Evitando, però, “lo sviluppo di una industrializzazione che quando fa dell’ultra processato l’unità di misura fondamentale di qualsiasi fase nutritiva delle persone – avvisa Gualtieri – mette in discussione sia la salute delle persone, sia una filiera produttiva di qualità”.

La seconda e ultima giornata del Wfmc sarà aperta dal ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. Le conclusioni, invece, saranno affidate al presidente e al direttore generale del World farmers market coalition, Richard McCarthy e Carmelo Troccoli.

Il dl Agricoltura è legge. Misure da caporalato a Tea, grano, maltempo e Blue economy

Con il via libera definitivo della Camera dei deputati (48 sì e 71 contrari), il decreto Agricoltura diventa legge. Il testo, firmato dal ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, somma una serie di misure dal valore di circa 500 milioni di euro. “Ringrazio tutti i parlamentari che hanno sostenuto questo decreto, i sottosegretari Patrizio La Pietra e Luigi D’Eramo, e i presidenti delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, Luca De Carlo e Mirco Carloni – commenta il responsabile del Masaf -. Mettiamo a terra importanti interventi per il settore agricolo, della pesca e dell’agroalimentare, ne potenziamo l’impatto e introduciamo nuovi strumenti per affrontare le crisi e le emergenze. La conversione in legge del decreto rappresenta un importante tassello della strategia complessiva che il Governo Meloni ha disegnato per lo sviluppo del settore agricolo e della pesca e che mira in prospettiva a rilanciare complessivamente l’agricoltura italiana anche a livello europeo e mondiale”.

“Abbiamo messo a disposizione oltre 500 milioni di euro per sostenere le filiere in difficoltà, affrontare le emergenze, garantire maggiori controlli, specialmente sulle importazioni e assicurare un giusto reddito ai nostri produttori”, ha sottolineato il ministro. “Inoltre, abbiamo rafforzato, insieme alla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, le azioni a contrasto del caporalato e contro le pratiche sleali per chi compra prodotti agricoli sottocosto, perché le eccellenze del nostro made in Italy devono essere legate non solo alla qualità indiscussa delle produzioni agricole italiane, ma anche alla dignità dei lavoratori agricoli. Continueremo a sostenere i nostri pescatori, agricoltori e imprenditori che ogni giorno fanno grande la nostra Nazione. La difesa del settore primario rappresenta un interesse centrale per il Governo”, ha concluso il ministro.

Passando alle misure, è prevista una moratoria su mutui e finanziamenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura che nel 2023 hanno subito un calo del volume d’affari di almeno il 20% o hanno subito una riduzione della produzione pari da almeno il 30 percento o, nel caso delle cooperative agricole, una riduzione almeno pari al 20% delle quantità conferite o della produzione primaria. C’è, infatti, la sospensione per 12 mesi del pagamento della quota capitale delle rate dei mutui e dei finanziamenti in scadenza nel 2024, oltre alla proroga (sempre per 12 mesi) dei termini di rimborso senza oneri per le parti e il differimento automatico della scadenza delle garanzie rilasciate dal Fondo di garanzia e dall’Ismea.

Il Fondo per la sovranità alimentare aumenta di 1 milione per il 2024 e di 10 milioni per il 2025 e 2026. Dal Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura 32 milioni vengono destinati ai produttori di grano duro e dell’intera filiera produttiva cerealicola, alle imprese e i consorzi della pesca e dell’acquacoltura per interventi di conto capitale destinati al sostegno e allo sviluppo della filiera ittica e di contrasto alla crisi dovuta al granchio blu. Per il 2024 viene concesso un credito di imposta per investimenti nella Zes unica per il settore della produzione primaria di prodotti agricoli e della pesca e dell’acquacoltura.

Sulla genetica agraria, le cosiddette Tea (Tecniche di evoluzione assistita), rispetto al dl Siccità del 2023, è prorogato al 31 dicembre 2025 il termine per le attività di ricerca presso siti sperimentali, consentendo, dietro autorizzazione, “l’emissione deliberata nell’ambiente di organismi prodotti con tecniche di editing genomico mediante mutagenesi sito-diretta o di cisgenesi a fini sperimentali e scientifici“. Confermato l’incremento a 600 milioni della dotazione per la card ‘Dedicata a te, riservata ai nuclei familiari residenti in Italia e iscritti nell’anagrafe comunale, con Isee non superiore a 15mila euro annui, per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità, carburanti e abbonamenti ai mezzi pubblici. Ai Comuni, come da legge di Bilancio 2024, vanno 4 milioni per le spese di comunicazione ai beneficiari sostenute.

C’è una parte di decreto dedicata ai danni provocati dal maltempo, con un sistema di ristori per il settore agricolo per i danni provocati da frane nelle Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche. La copertura finanziaria è di massimo 8 milioni per il 2024. Inoltre, per tutto l’anno in corso c’è una riduzione di premi e contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro agricolo per il proprio personale dipendente, a tempo indeterminato o a tempo determinato, operante nelle zone agricole particolarmente colpite.

In commissione sono state introdotte norme transitorie in materia di ammortizzatori sociali per sospensioni o riduzioni dell’attività lavorativa connesse a eccezionali situazioni climatiche, con una Cassa integrazione salariale operai agricoli che ha limite di spesa pari a 2 milioni di euro per il 2024.

Il dl Agricoltura rafforza anche l’attività di controllo con il Sistema informativo per la lotta al caporalato nell’agricoltura, che coinvolge ministero del Lavoro, Masaf, Viminale, Inps, Inail, Inl, Agea e Istat. E ancora, al personale ispettivo del comando Carabinieri per la tutela del lavoro in forza presso viene dato accesso a tutte le informazioni e banche dati, sia in forma analitica che aggregata, trattate dall’Inps. L’Istituto nazionale di previdenza sociale e l’Inail, nel 2024, potranno assumere con contratto a tempo indeterminato, 403 e 111 nuove unità di personale.

Scorrendo ancora il decreto, aumenta di 44 milioni nel 2024 la dotazione del Fondo di solidarietà nazionale-interventi indennizzatori, di cui 4 milioni per gli interventi di sostegno ai produttori di kiwi e 40 milioni per i danni da attacchi di peronospora alle produzioni viticole. In più, il Fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole viene incrementato di 2,5 milioni nell’anno in corso e il 2025, mentre il Fondo per il funzionamento delle Commissioni uniche nazionali di 600mila euro l’anno a partire dal 2024.

Per sostenere le imprese agricole danneggiate dalla diffusione del batterio della Xylella fastidiosa è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per il 2024 per i reimpianti e le riconversioni tramite cultivar di olivo resistenti, nonché per le riconversioni verso altre colture.

Per la trasparenza dei mercati nel settore agroalimentare arriva il cosiddetto ‘Granaio Italia‘, ovvero l’obbligo, per le aziende che acquistano e vendono, a qualsiasi titolo, cereali nazionali ed esteri, di comunicare al Masaf, in forma cumulativa e aggregata, il volume totale delle operazioni effettuate ogni tre mesi, attraverso un apposito registro telematico istituito presso il Sian.

Passando alla parte ‘energia’ del provvedimento, viene limitata l’installazione degli impianti fotovoltaici a terra, che sarà autorizzata solo dove sui siti sono già installati impianti della stessa fonte, le cave e le miniere cessate non recuperate o abbandonate o in condizioni di degrado ambientale, nonché le discariche e i lotti di discarica chiusi o ripristinati, i siti e gli impianti nelle disponibilità delle società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e dei gestori di infrastrutture ferroviarie e delle società concessionarie autostradali, quelli delle società di gestione aeroportuale all’interno dei sedimi aeroportuali, inclusi quelli di pertinenza di aeroporti delle isole minori, le aree interne agli impianti industriali e agli stabilimenti e le aree classificate agricole i cui punti distino non più di 500 metri dal medesimo impianto o stabilimento e le aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri. Inoltre, la durata dei contratti, anche preliminari, di concessione del diritto di superficie su terreni nelle aree considerate idonee all’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili non può essere inferiore a sei anni. In sede referente, sono state introdotte misure per garantire la continuità produttiva agli impianti di biogas e biometano alimentati con biomasse agricole.

Viene rifinanziato con 5 milioni nel 2024 e 15 milioni nel 2025 il Fondo di parte capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza. Contro il granchio blu è prevista la nomina fino al 31 dicembre 2026 di un commissario straordinario nazionale, mentre per il piano di intervento sono assegnati 1 milione per il 2024, 3 milioni per il 2025 e 6 milioni per il 2026.

Per rafforzare le funzioni dell’Arma dei Carabinieri in materia di tutela agroalimentare è istituita la figura del personale ispettivo con compiti di polizia agroalimentare. Il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma, poi, passa alle dipendenze del Masaf. Ancora, per razionalizzare il sistema di controllo la società Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura (Sin) viene incorporata nell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea).

Arriva, poi, come modificato in sede referente, il Dipartimento per le politiche del mare, con funzioni di coordinamento, indirizzo e promozione dell’azione del governo sulla materia. Viene contestualmente soppressa la Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

C’è anche l’ex Ilva nel decreto, con il via libera ad altri 150 milioni di euro da poter trasferire all’amministrazione straordinaria della società Acciaierie d’Italia, portando così il totale dei fondi a 320 milioni, per garantire la continuità operativa degli stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale e la tutela dell’ambiente.

Infine, viene istituito, presso l’Inps, una banca dati degli appalti in agricoltura e in materia di pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare è concessa all’Icqrf l’autorizzazione a chiedere agli acquirenti tutte le informazioni necessarie, con l’acquisizione di documenti contabili relativi alle attività di vendita, per facilitare indagini sulle eventuali pratiche vietate.

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Nel 2022 in Europa troppo ozono su 32,5% terreni agricoli, impatto sulla salute

Nel 2022, quasi un terzo dei terreni agricoli europei era esposto a livelli di ozono superiori al valore soglia stabilito per la protezione della vegetazione dalla Direttiva sulla qualità dell’aria ambiente (AAQD) dell’Ue. L’obiettivo a lungo termine è stato raggiunto solo per l’11,2% dei terreni agricoli. A riportarlo è l’Agenzia europea dell’Ambiente che ha sottolineato che “l’inquinamento dell’aria dovuto all’ozono troposferico è una seria preoccupazione in Europa” in quanto “ha effetti negativi sulla salute umana, sulla vegetazione e sugli ecosistemi in tutta Europa”, comportando “una riduzione dei raccolti e della crescita delle foreste e una perdita di biodiversità”.

L’ozono troposferico è un inquinante secondario di origine fotochimica, le sue concentrazioni sono determinate dalle emissioni di precursori e dalla meteorologia e tendono ad essere naturalmente più elevate in alcune regioni, come l’Europa meridionale. L’Agenzia ha ricordato che la Direttiva Ue sulla qualità dell’aria ambiente mira a proteggere la vegetazione dall’ozono e stabilisce due standard: un valore target e un obiettivo a lungo termine che si basano, entrambi, sull’esposizione accumulata all’ozono superiore a una soglia di 40 ppb (parti per miliardo) (Aot40). “Aot40 è la somma della differenza tra concentrazioni orarie superiori a 80 µg/m3 (40 ppb) e 80 µg/m3 in un dato periodo utilizzando solo i valori di un’ora misurati ogni giorno tra le 08:00 e le 20:00 ora dell’Europa centrale”, ha spiegato l’Agenzia. Il periodo va da maggio a luglio per la protezione della vegetazione e delle colture. Il valore target per la protezione della vegetazione è fissato a 18.000μg/m3.ora, calcolato su cinque anni, tuttavia questo indicatore esamina il suo valore ogni singolo anno (quella che noi chiamiamo soglia del valore target). L’obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione è fissato a 6.000μg/m3/ora.

La frazione di terreno agricolo nei Paesi membri del See esposta a livelli di ozono superiori alla soglia è notevole. Nel corso del tempo si sono regolarmente osservati superamenti nell’Europa centrale, meridionale e orientale. Le considerevoli variazioni di anno in anno rendono difficile l’identificazione della tendenza, in parte a causa delle diverse condizioni meteorologiche”, ha precisato l’Agenzia. La frazione di terreno esposto a livelli di ozono superiori alla soglia del valore obiettivo ha raggiunto un minimo assoluto nel 2020 pari al 5,5%, per aumentare al 18% nel 2021, raggiungendo il 32,5% nel 2022. Ciò equivale a una superficie totale di 719.442 km2 di terreni agricoli essere esposti a livelli superiori alla soglia del valore obiettivo nel 2022. “I valori relativamente più alti nel 2022 potrebbero essere collegati all’influenza meteorologica sulla formazione di ozono. Secondo Copernicus, il 2022 è stato il quinto anno più caldo a livello globale e il secondo anno più caldo mai registrato in Europa. L’estate del 2022 è stata l’estate più calda mai registrata in Europa”, ha precisato ancora l’Agenzia europea dell’Ambiente. Intanto, 12 Paesi membri del See hanno avuto tutti i loro terreni agricoli esposti a valori inferiori alla soglia del valore obiettivo nel 2022: i 5 Paesi nordici, le tre repubbliche baltiche, il Benelux e l’Irlanda.

L’obiettivo a lungo termine è in linea con il livello critico di ozono per la protezione delle colture definito dalla Convenzione della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (Unece) sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lungo raggio (Clrtap o Convenzione aerea). Nel 2022, questo obiettivo a lungo termine è stato raggiunto solo per l’11,2% della superficie agricola totale dei Paesi del See. Finlandia, Islanda, Irlanda, Lettonia e Lituania sono stati gli unici Paesi del See ad avere tutti i loro terreni agricoli esposti a valori inferiori all’obiettivo a lungo termine”, ha puntualizzato l’Agenzia. Per quanto riguarda la protezione delle foreste, la Convenzione Unece definisce un livello critico di esposizione all’ozono, come Aot40 definito da aprile a settembre, pari a 10.000 μg/m3 ora. “Tra il 2005 e il 2022 sono state osservate ampie variazioni nell’esposizione delle aree forestali all’ozono. Nel 2006, quasi tutte le foreste sono state esposte a livelli superiori al livello critico e nel 2018 ciò è avvenuto per l’87,5% della superficie forestale. Al contrario, nel 2015, 2017 e 2020, oltre il 40% delle foreste era esposto a livelli inferiori al livello critico, con un valore simile del 38% nel 2022. Nel 2022, il livello critico per le foreste non è stato superato in Estonia, Finlandia, Islanda e Lituania”, ha specificato in conclusione l’Agenzia europea.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Agricoltura, nel 2022 in Ue livelli minimi di uso fertilizzanti

Nel 2022 la quantità di fertilizzanti minerali (azoto e fosforo) utilizzati nella produzione agricola in tutta l’UE era di 9,8 milioni di tonnellate. Ciò ha rappresentato un forte calo del 10,3% rispetto alla quantità utilizzata nel 2021 e un calo cumulativo del 15,9% rispetto al picco relativo del 2017. Lo riferisce un comunicato Eurostat diffuso oggi. Nell’infografica INTERATTIVA di GEA è illustrato l’andamento dal 2012 al 2022.

Coldiretti contro l’arrivo in Italia del cibo ‘fake’, blitz nei porti di Bari e Salerno

Photo credit: Coldiretti

 

No fake in Italy“, “Stop falso cibo italiano“, “Basta import sleale“: sono solo alcune delle grida di battaglia lanciate da Coldiretti dal Brennero, che ora arrivano anche nei porti di Bari e Salerno. Sono proprio Puglia e Campania i teatri dei blitz dei coltivatori diretti per impedire l’arrivo in Italia di “importazioni sleali fatte con lo sfruttamento dei lavoratori cinesi o senza rispettare gli standard europei“, come spiega il presidente, Ettore Prandini.

Entrando nel dettaglio, l’azione messa in campo a Bari è servita a denunciare l’arrivo in rada della “nave fantasma” con a bordo grano turco “di cui si erano perse le tracce dopo che aveva lasciato la Tunisia, da cui risulta sia stata respinta” spiega l’associazione. Sottolineando che l’arrivo allo scalo pugliese sarebbe avvenuto toccando le coste della Grecia. A Bari, però, sono salpate le imbarcazioni degli agricoltori di Coldiretti “decise a denunciare queste pratiche che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di centinaia di nostre aziende, facendo crollare i prezzi del prodotto italiano proprio alla vigilia dei raccolti“. I dati parlano chiaro: nel 2023 l’import di grano duro dalla Turchia è aumentato oltre l’800%, dalla Russia di oltre il 1000%, dal Kazakistan del 170 percento e dal Canada del 47, sebbene sia trattato con glifosato secondo modalità vietate a livello nazionale. Inoltre, solo nei primi 2 mesi del 2024 sono arrivati quasi 35 milioni di chili di frumento duro, lo stesso quantitativo dell’intero 2022.

Vogliamo che venga rimesso in discussione il principio del codice doganale sull’origine dei cibi, dove ciò che conta è solo l’ultima trasformazione“, dice ancora Prandini in audizione sul decreto Agricoltura davanti alla commissione Agricoltura del Senato. Il numero uno di Coldiretti apprezza l’apertura del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Per noi è la madre di tutte le battaglie a livello europeo. Non può e non deve essere l’ultima trasformazione, ma il prodotto che viene utilizzato, che ne deve esaltare l’italianità“.

Proprio per questo motivo i blitz. Il secondo dei quali è avvenuto a Salerno, con gommoni e imbarcazioni sui quali gli associati hanno contestato l’arrivo nei pressi del porto di una nave con 40 container di concentrato di pomodoro cinese, accusato di essere ottenuto con lo sfruttamento del lavoro delle minoranze. Un carico che ha iniziato il suo viaggio lo scorso 29 aprile sul treno della China-Europe Railway Express per essere poi trasferito sull’imbarcazione che è poi approdata in Campania dopo un viaggio di oltre diecimila chilometri tra binari e mare. “Il 90% del concentrato di pomodoro cinese destinato all’esportazione viene dai campi della regione dello Xinjiang, dove verrebbe coltivato grazie al lavoro forzato degli uiguri“, denuncia Coldiretti. Lo scorso anno l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro trasformato cinese, proveniente in gran parte proprio dallo Xinjiang nonostante il fatto che gli Stati Uniti ne abbiano vietato l’importazione sul proprio territorio dal gennaio 2021 per evitare di sostenere il lavoro forzato.

A Salerno è anche il Masaf a muoversi, come conferma il ministro Lollobrigida a GEA, a margine di una visita nel Viterbese. “Ieri abbiamo avuto la segnalazione di una nave che stava per arrivare, che ha chiesto l’autorizzazione a entrare in porto e penso che quando ha saputo che avremmo controllato fino all’ultimo dettaglio del grano che portava e che era stato rifiutato dalla Tunisia, ha girato e se n’è andata. Ma potrebbe avere anche cambiato idea per altre ragioni, non lo sappiamo“. Comunque, assicura, “quel grano non sbarcherà in Italia“. Lollobrigida ribadisce l’impegno sulla “richiesta di revisione del codice doganale” e assicura: “Con noi i controlli sono aumentati. Non accetteremo che la concorrenza sleale dei paesi che non rispettano le stesse regole che imponiamo ai nostri agricoltori e allevatori desertifichi il nostro sistema produttivo“.

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Via libera definitivo alla nuova Pac. Lollobrigida: “Vittoria del governo Meloni”

Ora è tutto pronto per l’entrata in vigore delle modifiche della Politica Agricola Comune (Pac), dopo due mesi intensissimi di iter legislativo. Con il via libero definitivo del Consiglio dell’Ue alle proposte della Commissione Europea per affrontare i problemi riscontrati nell’attuazione dei piani strategici della Pac, ora si attende solo la firma dei rappresentanti del Parlamento e del Consiglio, con l’entrata in vigore della legge prevista per il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue, “entro la fine di maggio”. Gli agricoltori europei potranno così applicare alcune delle nuove norme relative alle condizionalità ambientali retroattivamente per l’anno di rivendicazione 2024.

Dall’Italia arriva il plauso del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobriga. “E’ una vittoria del Governo Meloni”, dice, perché “riduce la burocrazia, aumenta la flessibilità e mette al centro l’agricoltura nell’agenda europea”. Il nostro Paese, ricorda, “ha adottato una posizione decisa, presentando un documento a febbraio che esortava la Commissione Ue a riconsiderare politiche ideologiche, mascherate da presunto ambientalismo, dannose per il nostro settore primario”.

La revisione della Pac prevede di eliminare completamente la destinazione di “una quota minima di terreno coltivabile ad aree non produttive” dallo standard 8 delle ‘Buone condizioni agronomiche e ambientali’ (Bcaa) – cioè terreni incolti – “pur mantenendo la protezione degli elementi paesaggistici esistenti”. Gli Stati membri sono invece tenuti a istituire un eco-schema che offra un sostegno agli agricoltori per mantenere una parte dei terreni coltivabili in stato non produttivo o per creare nuovi elementi paesaggistici (come siepi o alberi). I Ventisette potranno anche prevedere esenzioni specifiche dalle norme sugli standard Bcaa 5, 6 e 7 (gestione della lavorazione del terreno, copertura del suolo e terreni a riposo) per le situazioni che rischiano di essere contrarie ai loro obiettivi, come nel caso di condizioni specifiche di terreni e sottosuoli. Più nello specifico sulla rotazione delle colture (standard 7) gli Stati membri potranno aggiungere la possibilità di soddisfare questo requisito con la diversificazione delle colture, una flessibilità che dovrebbe consentire agli agricoltori colpiti da regolare siccità o di precipitazioni eccessive di rispettare la condizione in modo più compatibile con la realtà agricola.

Tra le modifiche più significative c’è l’esenzione per le aziende agricole sotto i 10 ettari dai controlli di condizionalità e dalle sanzioni, una misura che riguarda il 65% dei beneficiari della Pac ma solo solo il 10% della superficie agricola totale. L’alleggerimento degli oneri per i piccoli agricoltori dovrebbe garantire che non debbano essere controllati per quanto riguarda il rispetto dei requisiti di gestione obbligatori, dal momento in cui l’esenzione non ostacolerebbe “in modo significativo” il ruolo dei requisiti di condizionalità nel contribuire agli obiettivi climatici e ambientali. Inoltre viene proposto anche di aumentare il numero di richieste di modifica del Piano strategico della Pac da una a due all’anno.

Per quanto riguarda la remunerazione degli agricoltori e la loro posizione nella filiera alimentare, si seguiranno tre strade. In primis la Commissione lancerà un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella catena di approvvigionamento agroalimentare – con i rappresentanti di tutti i settori della filiera alimentare e i rappresentanti degli Stati membri e della Commissione. In secondo luogo viene proposto il rafforzamento delle norme applicabili ai contratti che gli agricoltori stipulano con gli acquirenti dell’industria alimentare o della vendita al dettaglio, attraverso nuove opzioni al Regolamento che istituisce un’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (Ocm) e all’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali. Infine la Commissione condurrà una valutazione approfondita della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare in vigore dal 2021, con la prima relazione consegnata nella primavera del 2024 e una valutazione più dettagliata da presentare nel 2025 insieme a proposte legislative “se opportuno”.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Il commercio Ue di prodotti agricoli

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, la quota percentuale degli scambi di prodotti agricoli dell’Ue. Secondo Eurostat, nel 2023 il valore degli scambi ha raggiunto i 410,9 miliardi di euro, 13,5 miliardi di euro in meno rispetto al 2022, in calo del 3,2%. L’Ue ha esportato prodotti agricoli per un valore di 228,6 miliardi di euro e ne ha importati 182,3 miliardi di euro, generando un surplus di 46,3 miliardi. Il Regno Unito è stato il principale partner con una quota del 22% nelle esportazioni Ue (equivalenti a 48,6 miliardi di euro), seguito dagli Stati Uniti (12%, 27,5 miliardi di euro), Cina (6%, 13,5 miliardi di euro), Svizzera (5%, 12,1 miliardi di euro), Giappone (3%, 7,2 miliardi di euro) e Russia (3%, 6,6 miliardi di euro). Le importazioni dell’UE provenivano principalmente da Brasile (9%, 16,9 miliardi di euro), Regno Unito (8%, 15,8 miliardi di euro), Cina (7%, 13,3 miliardi di euro), Stati Uniti (7%, 13,1 miliardi di euro), Ucraina (5%, 9,5 miliardi di euro) e Norvegia (5%, 9,2 miliardi di euro).

Il governo scioglie nodo fotovoltaico a terra: Solo su terreni agricoli non produttivi

Giorni di discussioni e oltre due ore di Consiglio dei ministri ma, alla fine, sul fotovoltaico a terra il governo trova la quadra. Non si potranno installare nuovi pannelli solari sui terreni agricoli produttivi, via libera invece su quelli non produttivi. Sì invece all’agrivoltaico e all’agrisolare anche sui terreni agricoli produttivi, perché permettono di continuare a coltivare.

L’articolo 5 del dl Agricoltura “è stato di grande interesse”, osserva Lollobrigida in conferenza stampa, ma assicura: “Con il collega Pichetto c’è stata grande serenità nell’approccio a questa problematica”. La norma di riferimento che interveniva sulla questione è del 2021 ed era, spiega, “di difficile applicazione“. Dopo tre anni, non si è riusciti ad avere una definizione di aree idonee, in un “costante rimpallo tra uffici“, racconta. Con il nuovo decreto “interveniamo, ponendo fine a quella che è installazione selvaggia di fotovoltaico a terra. Ovviamente con pragmatismo, salvaguardando alcune aree“.

Lo Stato considera preziosi i terreni agricoli produttivi. Se però si vogliono piantare a terra pannelli fotovoltaici, non l’agrisolare, non l’agrivoltaico, che permette di produrre energia compatibile con la produzione agricola, stai cambiando la destinazione d’uso di quel terreno e non riteniamo che questa prassi debba continuare”, avverte Lollobrigida. Per questo, il governo ha scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto. Non ci saranno problemi invece per le cave, le miniere, le aree in concessione alle ferrovie dello Stato, ai concessionari aeroportuali, le aree delle autostrade, industriali, le aree sulle quali già insistono impianti per rifacimento, modifica, revisione purché non comporti un incremento della superficie già utilizzata. “Andremo a contenere le norme che salvaguardano i fondi del Pnrr, che non vogliamo mettere in discussione in alcun modo“, mette in chiaro il ministro.

Si è ritenuto di salvaguardare tutto ciò che è inerente al Pnrr, quindi le Comunità energetiche. Nulla toglie al fatto che il Pniec rimanga lo stesso, con l’obiettivo di rinnovabili sul fronte solare di circa 30 gigawatt“, garantisce il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto.

Di “grande sintonia” continua a parlare Lollobrigida, che si riferisce al dl come a un provvedimento “straordinariamente importante”, che guarda al mondo dell’agricoltura, della pesca, con “l’attenzione garantita ai cittadini in fase pre-elettorale e che ci ha visti programmare una serie di iniziative per rispondere alle emergenze emerse nel tempo“.

Dopo anni in cui abbiamo chiesto l’emanazione del decreto aree idonee sul fotovoltaico a terra, arriva un giusto intervento per fermare le speculazioni dei grandi fondi di investimento che in molte aree del Paese sta mettendo in difficoltà la produzione agricola”, commenta Ettore Prandini, assicurando che Coldiretti continuerà a lavorare “nell’interesse di tutti gli agricoltori e dei cittadini”.

Senza soldi, senza scuola ma tanto amore per la terra: la ricetta della felicità del ‘contadino-artista’

A 37 anni, Samuel Lewis non è mai andato a scuola e non ha mai lavorato: questo “contadino-artista” britannico vive in Bretagna, quasi senza soldi, coltivando a mano cereali e ortaggi per la sua “dieta di base”. Condivide la sua ricerca di autosufficienza su Internet e tenendo corsi gratuiti. “La vera ricchezza è la buona terra e tutto ciò che ci dà”, è il motto che accompagna la sua vita.

Tre ettari in una frazione di Duault, vicino a Callac (nella Francia nord-occidentale), suddivisi in 35 appezzamenti: con il padre Gareth, di origine gallese, coltiva segale, grano saraceno, fagioli, patate, frutta e altre verdure da orto. Solo per il consumo familiare. “L’obiettivo è produrre il mio cibo di base”, riassume. I 500 alberi che ha piantato gli forniscono mele per fare il sidro e legna per il riscaldamento. Le verdure e i cereali producono ottime zuppe e insalate, pane e dolci.

Qui non ci sono trattori o frese: lavora alla vecchia maniera, e solo di pomeriggio. I suoi attrezzi preferiti sono la zappa, il falcetto e la trincia, acquistati di seconda mano o costruiti nel suo laboratorio. I vicini più anziani gli hanno insegnato a usarli.

“Sono l’unica persona in Europa occidentale che coltiva i cereali a mano”, racconta il 37enne. Con il suo maglione di lana fatto in casa, gli zoccoli di legno, i capelli lunghi e radi e la barba rossa intrecciata sotto il mento, Samuel Lewis sembra un bardo uscito da una fiaba. Racconta un viaggio atipico, ai margini di una società consumistica che rifiuta.

Nel 1994, la sua famiglia ha lasciato il nord dell’Inghilterra e si è trasferita nella Gran Bretagna centrale. Lì ha acquistato a basso costo un rudere, ristrutturato “per avere più spazio” per le due figlie e il figlio. Autodidatta, Samuel non è mai andato a scuola, ma ha imparato a leggere e scrivere con l’aiuto della madre, che ora non c’è più. E con l’adolescenza è arrivato il momento delle domande.

“Ogni singola cosa che facciamo come professione degrada l’ambiente”, dice. “A 16 anni ero già attaccato al mio giardino. Per me non era possibile (lavorare) tutto il giorno in un edificio”.

Ancora oggi preferisce coltivare il suo giardino, il suo amore per la terra e condurre una vita semplice che rispetti l’ambiente. Non dipende dal denaro per vivere. “Quello che faccio è l’antitesi dell’agricoltura moderna, non vendo nulla”, dice. “L’agricoltura moderna ha ucciso la terra”. Non rifiuta le comodità o la modernità, e condivide la casa dove vive con il padre e la sorella, per i pasti o per internet. Ma preferisce dormire nel piccolo edificio accanto, senza elettricità né acqua corrente.

Si autodefinisce “contadino-artista”, disegna ogni mattina fin da quando era bambino. Il suo personaggio preferito, Tim il giardiniere, è al centro di un libro, scritto insieme al padre e recentemente pubblicato da Ulmer, ‘La vie simple’, che unisce riflessioni filosofiche a una guida illustrata al giardinaggio. Il suo unico reddito proviene da questo libro e dal mensile Central Britanny Journal, che dirige insieme al padre e alla sorella Bethan, rivolto alla comunità britannica della sua regione e con una tiratura di 2.500 copie. Rifiuta i sussidi sociali. “Non possiamo fare a meno dei soldi”, ammette. Ma non “vogliamo inseguirli”.

Il poco che guadagna serve ad aiutare il padre a pagare le bollette, a fare qualche spesa per la casa e a pagare la benzina per le due vecchie auto di famiglia. Oppure per andare a bere qualcosa al bar locale o a una festa con gli amici. Samuel Lewis dice di non comprare quasi nulla, tranne qualche vestito o attrezzo di seconda mano. Uno stile di vita, ammette, reso possibile dall’accesso alle comodità della casa di famiglia.

Vuole far conoscere questa “vita semplice”, soprattutto sui Instagram e Facebook. Un video a lui dedicato dal media online Brut è stato visto 1,3 milioni di volte. Dal 2022 organizza regolarmente giornate aperte e corsi di formazione gratuiti nella sua fattoria alimentare. Il suo obiettivo non è necessariamente quello di convertire i visitatori, ma almeno di mostrare, soprattutto ai più giovani, che un’altra strada è possibile.

“La terra ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Se sappiamo come coltivarla, possiamo vivere in un ambiente magnifico (…) mangiare del buon cibo, accendere un buon fuoco per riscaldarci”. La ricetta della felicità semplice, secondo Samuel Lewis.

Agroalimentare, Lollobrigida: “Servono controlli serrati e omogenei in tutta Europa”

“Fanno bene amici della Coldiretti a manifestare, perché chiedono la stessa cosa che abbiamo proposto noi in Europa: una condivisione dei controlli tra forze dell’ordine europee”. Lo dice il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, a margine della presentazione del Report 2023 delle attività del Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Masaf. “Noi possiamo fare i controlli, e li facciamo bene, all’interno della filiera nazionale, dai porti agli accessi – spiega -. Ma è evidente che esistono distorsioni nel mercato Ue. A volte riusciamo ad evitare che entrino merci da Paesi terzi ri-etichettate come italiane ed europee e questo deve avvenire anche nel resto d’Europa. Perché se non accade” il rischio è che entrino “in un porto del nord Europa merci non etichettate proveniente dall’Africa che vengono poi etichettate come unionali e così arrivano come se fossero state prodotte nel nostro Paese. Il controllo deve essere serrato e omogeneo”.