Orso Marsincano

È Jj4 l’orsa responsabile dell’aggressione al runner in Trentino. Al via operazioni cattura

Sono in corso le ricerche dell’orsa ‘Jj4’ che, in base agli accertamenti genetici, è stata ritenuta responsabile dell’aggressione e della morte del runner Andrea Papi, avvenuta mercoledì scorso in Trentino. Da quando è stato reso noto il nome in codice dell’animale, la forestale trentina ha intensificato le operazioni di monitoraggio su tutta l’area intorno al monte Peller: un’attività non facile perché, seppur ‘Jj4’ abbia il radiocollare essendo un’orsa nota, la zona è quasi completamente senza copertura. L’orsa JJ4 ha 17 anni ed è figlia di Joze e Jurka, catturati in Slovenia e rilasciati in Trentino fra il 2000 e 2001, nell’ambito del progetto Life Ursus per la reintroduzione degli esemplari sulle Alpi. Il plantigrado era già stata responsabile di un’aggressione in Val di Rabbi nel 2020, ma all’epoca non fu abbattuta: l’ordinanza di cattura dell’allora giunta provinciale di Trento venne annullata dal Tar. Jj4 venne dotata di radiocollare, che tuttavia al momento è scarico e non trasmette più i dati relativi ai suoi spostamenti. Intanto la Val di Sole, in Trentino, è in lutto oggi per l’ultimo saluto al 26enne.

Per la cattura potrebbero essere utilizzate le trappole a tubo ma, in caso di emergenza, si possono usare anche lacci o fucile spara-siringhe. Per l’abbattimento, per cui c’è l’ordinanza del presidente della Provincia Maurizio Fugatti, si parla di un’operazione “che deve essere fatta in sicurezza, rispettando le procedure previste”. La Lega antivivisezione chiede però che l’orsa non sia abbattuta ma portata in un luogo sicuro. La Lav intende depositare un “ricorso al Tar per impedire l’abbattimento”. Anche l’Organizzazione internazionale protezione animali chiede che, invece di ricorrere alla cattura e all’abbattimento, si trovi una soluzione alternativa “per un esemplare che forse voleva solo difendere i suoi cuccioli”. “I piccoli di orso rimangono accanto alla mamma da uno a due anni, quindi non si può escludere che JJ4 sia andata all’attacco sulla base del suo istinto di madre”, scrive l’Oipa in una nota.

Su eventuali carenze nella gestione degli orsi in Trentino, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha precisato che “c’è un tavolo tecnico con la Provincia di Trento, l’Ispra e il ministero. Bisogna, però, ricordare – continua Pichetto – che per quanto riguarda le ordinanze c’è il Testo unico di pubblica sicurezza e la competenza è della Provincia di Trento“. Anche sull’ipotesi di trasferire gli orsi, spiega: “Stiamo aspettando le valutazioni tecniche, scientifiche anche in merito a come comportarci. Aspettiamo il risultato“. Per quel che concerne l’importanza di coniugare la tutela della natura con la formazione delle forze dell’ordine, il ministro dice: “È fondamentale. Viviamo un periodo storico in cui ci stiamo rendendo conto tutti, dagli adulti ai più giovani, della necessità di tutelare l’equilibrio, la biodiversità in tutto il mondo. Peraltro – sottolinea -, quando parliamo di equilibrio, biodiversità, natura non dobbiamo tenere i confini degli Stati, quelli amministrativi: la valutazione è complessiva. È una sfida che ha il mondo intero e, naturalmente noi, come Europa, prima ancora che come Italia, abbiamo il dovere di ricercare l’equilibrio, di cercare di essere coscienti di ciò che è necessario per la convivenza civile, di ciò che è necessario economicamente, ma anche di quanto bisogna impegnarsi per preservare quello che è il patrimonio naturalistico che abbiamo”, prosegue Pichetto. Che alla domanda se servano pene più severe per i bracconieri, risponde: “C’è già una normativa, va applicata”.

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Clima, Ue verso nuovo obiettivo di riduzione emissioni al 2040

Dopo il 2030, prima del 2050. La Commissione europea si prepara a stabilire un nuovo obiettivo per la riduzione delle emissioni al 2040, come tappa intermedia per la neutralità climatica (con zero nuove emissioni nette) entro la metà del secolo.

L’esecutivo europeo ha aperto una consultazione pubblica fino al 23 giugno per raccogliere i commenti e presentare una comunicazione, orientativamente nel primo trimestre del 2024, per stabilire un obiettivo climatico per il 2040 a livello comunitario. Bruxelles precisa che la comunicazione in questione sarà supportata da “un’approfondita valutazione d’impatto”, che sarà alla base di un progetto di legge che fisserà l’obiettivo intermedio per il 2040.

Dopo aver presentato il Green Deal nel 2019, l’Unione europea ha poi adottato nel 2021 la Legge europea sul clima rendendo giuridicamente vincolante l’obiettivo di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050 e di tagliare le emissioni del 55% (rispetto ai livelli registrati nel 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per la neutralità climatica. L’accordo in Ue sulla prima Legge climatica impegna tra le altre cose Bruxelles a stabilire un nuovo obiettivo climatico intermedio per il 2040 (da fissare nei prossimi anni) e un bilancio indicativo previsto per i gas a effetto serra dell’Unione per il periodo 2030-2050, ovvero quante emissioni nette di gas serra possono essere emesse in quell’arco temporale senza mettere a rischio gli impegni dell’Unione.

Dopo il 2050, si parla di emissioni negative: ovvero non potranno più esserci nuove emissioni, ma rimarranno quelle già presenti. Senza un traguardo climatico per il 2040, “l’Ue rischierebbe di mancare il proprio obiettivo climatico europeo per il 2050 e potrebbe compromettere la propria capacità di stimolare le azioni per il clima a livello internazionale”, si legge nel documento che accompagna la consultazione pubblica lanciata da Bruxelles.

La tempistica delle discussioni per l’obiettivo climatico dell’Ue per il 2040 è strettamente legata al ciclo di ambizione quinquennale dell’accordo sul clima di Parigi del 2015, che ha fissato l’impegno a limitare aumenti di temperatura entro i 1,5°C. Si prevede che tutte le parti dell’accordo inizino quest’anno a riflettere sul prossimo obiettivo nel contesto del processo delle Nazioni Unite, per poi comunicarlo prima della COP29 (29° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) che si terrà nel 2025. La Commissione europea spiega che i risultati della consultazione pubblica saranno analizzati e riassunti in una “dettagliata relazione di valutazione d’impatto”, che sarà verificata da un organismo indipendente, il comitato per il controllo normativo. La valutazione finale terrà conto anche del parere del comitato consultivo scientifico europeo e costituirà la base per una comunicazione sulla valutazione dell’obiettivo per il 2040 che dovrà essere approvata dal collegio dei commissari. Saranno poi gli Stati membri dell’Ue e il Parlamento europeo a decidere sul nuovo obiettivo climatico dell’Ue per il 2040.

Incendio in azienda chimica nel novarese, paura per fumi tossici. Ma Arpa rassicura: “Nessun rischio”

Un vasto incendio è divampato questa mattina intorno alle 7.30 all’interno dello stabilimento della Kemi a San Pietro Mosezzo, vicino a Novara. Si tratta di un’azienda chimica che produce solventi, lubrificanti, additivi e agenti di distacco per la manifattura. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco – che hanno sorvolato l’area con un elicottero – le forze dell’ordine e ambulanze. Un’alta colonna di fumo era visibile anche dall’aeroporto di Malpensa e dall’autostrada Torino-Milano. Tutta la zona industriale è stata evacuata e nessuno dei lavoratori è rimasto ferito.

Il sindaco di Novara, Alessandro Canelli, si è immediatamente recato sul luogo dell’incendio, insieme all’amministrazione comunale di San Pietro Mosezzo. A preoccupare di più sono stati i possibili rischi per l’ambiente e per la salute legati a eventuali fumi tossici.Sentite Arpa e Prefettura – ha detto il sindaco in mattinata – si raccomanda alla cittadinanza, in attesa dei risultati delle analisi che dovranno essere fatte sull’impatto dell’evento, di tenere le finestre chiuse e, se non assolutamente necessario, di rimanere in casa“.

“E’ importante che i bambini rimangano in classe con le finestre chiuse”, si è raccomandato il primo cittadino, spiegando di aver già contattato tutti i dirigenti scolastici. La colonna di fumo si è spostata verso nord-est – quindi in direzione Milano – a causa del vento. Le analisi di Arpa, ha detto Canelli. “diranno quale potrà essere la ricaduta sotto il profilo della qualità dell’aria”.

All’ora di pranzo l’incendio, ha detto il sindaco, “è stato completamente spento grazie all’intervento dei vigili del fuoco, all’arrivo di un supporto da parte dell’aeronautica militare e grazie anche alla fortunata coincidenza che proprio qui vicino c’è una ditta che produce schiume per lo spegnimento degli incendi. Questo ha consentito di accelerare le operazioni di spegnimento che altrimenti sarebbe andato avanti per ore e la ricaduta ambientale sarebbe stata sicuramente peggiore di quella che è”.

Le ricadute ambientali sembrano essere sotto controllo. I primissimi rilievi effettuati con strumentazione portatile nella zona intorno all’incendio (su monossido di carbonio, formaldeide e acido solfidrico) “non hanno evidenziato situazioni di pericolo”, come ha spiegato Arpa Piemonte. Due le squadre di tecnici presenti, una da Vercelli e una da Novara, che stanno valutando “gli impatti nelle matrici acqua e atmosfera”. Sono in corso ulteriori verifiche di tipo analitico sulla qualità dell’aria e sulla gestione delle acque di spegnimento. Arpa è in stretto contatto con la Prefettura di Novara e con i sindaci dei Comuni di Novara e di S. Pietro Mosezzo per la gestione dell’emergenza. “I tecnici – spiega l’Agenzia – seguiranno i controlli nelle zone abitate con potenziale ricadute dei fumi”.

Anche i rilievi sulla parte nord dell’abitato di Novara, come ha confermato Canelli, hanno dato risultati confortanti e “non ci sono valori allarmanti o preoccupanti. I punti di ricaduta della nube non hanno creato alcun tipo di problema”. La ricaduta ambientale sulla città, ha spiegato, “non è significativa, preoccupante o allarmante. Si sente ancora un po’ di puzza in alcune parti della città e l’invito è comunque di tenere le finestre chiuse ma non ci sono rischi per la salute dei cittadini. Chi è a scuola potrà uscire e tornare a casa, magari evitando di fare sport all’aperto per oggi”.

 

Stop auto inquinanti, Simson: “Parleremo con governo italiano, ma testo andava approvato”

Così la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, durante la conferenza stampa con la ministra dell’Energia svedese, Ebba Busch, a margine del Consiglio Ue in cui c’è stata l’approvazione definitiva del regolamento che vieta nell’Ue la vendita delle auto a diesel e a benzina dal 2035. Il governo italiano si aspetta che i biocarburanti siano definiti una tecnologia compatibile con la legge europea e ha chiesto alla Commissione una valutazione sulla neutralità ambientale di questi combustibili entro il 2026.

Nucleare, Meloni: “Giusto che gli Stati utilizzino tutte le tecnologie in linea con gli obiettivi Ue”

“Condivido la posizione della neutralità tecnologica, quindi penso che tutte le tecnologie che possono garantire di raggiungere gli obiettivi dell’Ue allora debbano essere considerate, indipendentemente da quello che i singoli stati intendono fare dell’uso di quella tecnologia, e indipendentemente dalla scelta italiana”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, venerdì 24 marzo in un punto stampa a Bruxelles alla fine della due giorni di Vertice Ue, rispondendo a una domanda sulle richieste della Francia sul nucleare. “Se le altre nazioni vogliono usare una tecnologia che rispetta quei target, allora è giusto che possano farlo”.

Cirio

Siccità in Piemonte critica. Cirio: “Sì, è emergenza. Ma transizione sia un percorso”

Il Piemonte crede fermamente nella transizione ecologica, di cui la sfida dell’elettrico rappresenta una grande ambizione, ma va gestita con un percorso adatto per evitare di perdere posti di lavoro e occupazione. Per cui, bene lo stop alle auto a motori termici, bene alle cosiddette case green, ma l’Europa deve aiutare economicamente imprese e famiglie italiane in questo passaggio. Soprattutto in un momento di crisi climatica con il rischio di un nuova estate di secca. Il presidente piemontese Alberto Cirio spiega a GEA la sua linea, improntata su un forte senso di appartenenza al territorio ma con uno sguardo mai perso all’Europa. Tanto che, ammette, “sarei onorato di continuare a guidare questa regione se i cittadini piemontesi vorranno” nelle elezioni del 2024, “così come sarei onorato di rappresentarla per la prima volta a Bruxelles in un ruolo importante”. “Io sono qua per fare gli interessi del mio territorio, che è il Piemonte che amo”, precisa. Ma, “avere rappresentanti a Bruxelles in ruoli apicali non è facile, non è scontato e se i pianeti si allineano è un’opportunità da cogliere proprio nell’interesse del Piemonte”. Questo perché, “i problemi che ci sono sono la prova che noi dobbiamo contare di più e quindi dare più attenzioni all’Europa”.

Seppur europeista convinta, Cirio ritiene giuste le battaglie del governo Meloni contro le direttive di Bruxelles sulle auto elettriche e sull’efficientamento energetico delle case. “Noi abbiamo responsabilità di essere competitivi per il futuro”, spiega. “Torino è una città che merita investimenti non per il passato, noi che qui abbiamo inventato l’auto dobbiamo essere i primi a volere l’auto elettrica che non inquini, che rispetti l’ambienti, e questo è l’obiettivo a cui tender e su cui lavorare ma va fatto con quella che Draghi ha chiamato transizione ecologica. Il primo è stato Draghi, che l”ha chiamata transizione proprio perché il termine indica un percorso”. Bene quindi tendere verso un’auto che non inquina ma è necessario “usare il buonsenso”. Stesso discorso per le case green: studi dell’Arpa mostrano che il pericolo più grave dal riscaldamento globale “è il riscaldamento degli edifici. Ma la transizione ecologica va fatta naturalmente aiutando le famiglie a farlo, perché ora faticano a pagare una bolletta”. Per cui, l’Europa se vuole che andiamo verso la casa green “e noi ci vogliamo andare” metta anche le risorse “perché le famiglie possano senza indebitarsi riuscire a farlo”.

D’altra parte la crisi ambientale è un dato di fatto: l’allarme degli scienziati è altissimo e non va sottovalutato, ammette Cirio. “L’ambiente è la nostra casa e l’aria che respiriamo e come stiamo attenti al cibo bisogna stare attenti all’ambiente. Non ci sono deroghe non ci sono sconti per la qualità dell’aria, per la tutela della salute delle persone”. Tra tutte le emergenze dettate dal riscaldamento globale quella dell’acqua lo è più di ogni altra cosa, ricorda il governatore, “perché è legata a colture che per loro definizione sono tempo-dipendenti. In agricoltura se non si interviene adesso garantendo il necessario apporto d’acqua alle risaie si compromette tutto il raccolto che faresti nei mesi successivi”. Quindi non si può aspettare, anche perché in Piemonte si fa il 70% di riso italiano. L’emergenza siccità in agricoltura è dunque forte, “mentre nei comuni piemontesi la situazione è critica”. Sono una decina i comuni che hanno necessità di riempimento notturno, per cui per questa estate la Regione prevede di mobilitare la protezione civile “per garantire che in quei paesi, che sono i paesi di montagna, gli usi civili vengano salvaguardati”.

Nella battaglia ambientale, che Cirio sposa in primo piano, non c’è però spazio per la violenza. “Non c’è rivendicazione di valori, di idee, di principi che giustifichi la violazione dei diritti degli altri”, commenta in riferimento all’azione di Ultima generazione a Firenze dove attivisti hanno imbrattato la facciata di Palazzo Vecchio salvo poi essere fermati dal sindaco Dario Nardella. “Per me è pari pari il palazzo di Nardella come la casa del privato. Se io vedessi chiunque che distrugge il bene di un altro proverei a intervenire. Ho apprezzato che Nardella lo abbia fatto. Ha fatto bene, è stato anche colorito nel suo eloquio, ma io forse avrei detto di peggio”. E se per il primo cittadino fiorentino ci sono parole di apprezzamento, lo stesso non si può dire per quello di Milano, Beppe Sala, che da mesi si oppone alla possibilità che Torino entri dalla finestra nel dossier olimpico per il 2026. Oggetto del contendere le gare di pattinaggio di velocità che potrebbero essere ospitata all’Oval dopo il forfait del Trentino. “Mi è piaciuta la frase del ministro Salvini: “Far pagare ai cittadini le scelte sbagliate di qualche governo del passato non è spirito olimpico”. Lo spirito olimpico è inclusione. E per quello che a chi giustamente, anche nella propria attività politica, fa dell’inclusione un suo valore, mi fa sorridere che pensi che non possa essere inclusivo il Piemonte in una città come Torino che è stata la prima capitale d’Italia”. Ma, precisa, noi “non siamo per le polemiche. Noi ringraziamo già, perché il nostro dossier è stato accolto e cercheremo nei numeri e nei fatti di dimostrare” che Torino “è la scelta migliore per gli italiani” nonostante la scelta sbagliata dell’amministrazione Appendino. “È stato un errore, credo uno dei peggiori errori che storicamente questo territorio abbia compiuto in passato è stato quello di rinunciare a Olimpiadi”. Detto questo, il Piemonte, precisa Cirio, “tifa Italia non tifiamo né Milano né Torino né Cortina, noi tifiamo Italia e le Olimpiadi che sono una grande opportunità”.

Lollobrigida: “L’Italia è per le politiche green ma no a transizioni troppo rapide”

L’Italia “ha una posizione molto chiara e logica e dire che siamo contro” le politiche green dell’Unione europea “è un’affermazione sbagliata, scorretta. Noi siamo a favore della tutela dell’ambiente e anche di una transizione ecologica che però tenga conto di un fatto che su alcune cose, come nel mondo dell’agricoltura, una transizione troppo rapida che non permette soluzioni alternative in Europa ci mette nella condizione di approvvigionarci da nazioni che non rispettano diritti dei lavoratori e diritti dell’ambiente”. Lo ha chiarito il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, in un punto stampa a Bruxelles a margine del Consiglio Agricoltura e Pesca (Agrifish), rispondendo a una domanda sulla contrarietà espressa negli ultimi mesi dall’Italia su alcune politiche promosse dalla Commissione europea, come lo stop ai motori a combustione dal 2035 o la direttiva sulla ristrutturazione energetica degli edifici. Per il ministro “questa posizione mette solo in condizione alcune nazioni o l’intero Continente europeo di desertificare alcune attività per poi approvvigionarsi magari ad Est del mondo da nazioni che questo tipo di principio non hanno alcuna intenzione di rispettarlo”

Fa’ la cosa giusta: la sostenibile leggerezza del km zero

C’è un volto della moda lontano dai riflettori, ma vicinissimo alle persone: è quello dell’artigianato. In Italia lo slow fashion è un settore chiave, anche se spesso poco valorizzato: è etico, impatta poco, dà spazio ai giovani

Al Critical Fashion di ‘Fà la cosa giusta!‘, la Fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili di Milano (24-26 marzo) aziende e artigiani presentano abbigliamento e accessori realizzati con materiali riciclati o di riuso, filati biologici e naturali, materie prime organiche, tinture vegetali. 

Con il progetto ‘Moda: il bello del km consapevole’, realizzato con il contributo di Regione Lombardia, i visitatori possono scoprire l’ecosistema creativo lombardo, le giovani imprese e i designer che fanno della sostenibilità un valore centrale del proprio brand. L’incontro ‘La sostenibilità umana nella filiera della moda’ racconta come l’industria della moda si stia adattando alla richiesta di sostenibilità ambientale nella filiera di produzione, anche se rimane ancora tanto da fare nell’ambito dei diritti dei lavoratori: sono 70 milioni le persone che lavorano in questo settore e ricevono la paga minima, spesso sotto il livello di povertà. Protagonista dell’incontro è Marina Spadafora, designer e stilista militante, portavoce in Italia del movimento Fashion Revolution che, insieme a una cordata di ONG, ha depositato una proposta di legge al Parlamento Europeo sul salario dignitoso e ha lanciato la campagna di raccolta firme, che termina il prossimo luglio, ‘Good Clothes Fair Pay’.

Al fast fashion è dedicato l’incontro ‘Moda, cooperazione e sostenibilità: oltre il fast fashion‘, che riflette sul rapporto tra sostenibilità, produzione di moda e cooperazione. Grazie ai risultati di uno studio della Cattolica, in collaborazione con Mani Tese e Aics (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), viene approfondito l’impegno delle piccole imprese in Italia del settore tessile-abbigliamento nella gestione degli aspetti sociali e ambientali delle proprie attività, nella prospettiva di un passaggio dal fast fashion a una filiera tessile trasparente e sostenibile.

Tra i tanti laboratori della Piazza Critical Fashion, i visitatori della fiera hanno la possibilità di partecipare a corsi di cucito gratuiti, per imparare a fare piccole riparazioni fai-da-te e personalizzare gli abiti, grazie allo spazio interattivo allestito con le macchine da cucire messe a disposizione da Del Vecchia Group.

“Oltre il tessuto – Materiali non convenzionali che diventano moda’ è la mostra organizzata da Sfashion-net per raccontare la tradizione e l’innovazione delle produzioni di alcuni brand italiani che hanno a cuore l’ambiente e che attuano forme di upcycling contemporaneo: recuperano e riutilizzano in modo creativo materiali non convenzionali e non destinati al mondo della moda trasformandoli con pazienza per ridare loro una nuova forma e un nuovo utilizzo. 

 

Papa

I 10 anni di pontificato di Francesco: il Papa attivista che lotta per il Pianeta

L’ecocidio come crimine contro contro l’umanità e il progetto di introdurre l’eco-peccato nel catechismo della Chiesa cattolica. La prima enciclica sulla cura del Creato, un Sinodo per l’Amazzonia. Un summit delle big oil in Vaticano, con i vertici di Eni, Chevron, Conoco, Exxon, Bp e Blackrock, per riflettere sul futuro del Pianeta. Gli incontri con Greta Thunberg e Bono Vox. Se Francesco è il Papa delle ‘prime volte’, tante, tantissime di queste riguardano l’ambiente. Si può dire che nei dieci anni di Pontificato, l’argentino “venuto dalla fine del mondo” sia stato il più potente attivista ambientalista dei giorni nostri.

A partire dalla scelta del nome, che già comunicava una volontà di riformare la Chiesa, spogliarla per quanto possibile, ‘uscire’ da Roma come fece il Santo d’Assisi, che con il Sultano Malik al-Kāmil iniziò il dialogo islamo-cristiano. “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco da Assisi”, spiegò Jorge Mario Bergoglio in conferenza stampa. “Uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato”.

Nessuno poteva dirsi stupito, quando nel 2015 annunciò un’enciclica ambientale. Nella lettera, pubblicata il 24 maggio, Francesco metteva in evidenza come i cambiamenti climatici costituiscano una delle principali sfide per l’umanità, parlava della necessità di modificare stili di vita senza cedere al paradigma tecnocratico, chiedeva di considerare l’acqua potabile bene comune e diritto inalienabile per tutti. Invitava a provvedere con urgenza a politiche in grado di limitare l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti, sviluppando invece energia da fonti rinnovabili.

Cinque anni dopo, un sinodo pan-amazzonico a Roma, il cui lavoro è riassunto nell’esortazione apostolica Querida Amazonia. Qui Bergoglio riporta sogni e speranze per il polmone verde del mondo, in cui “ecologia sociale, culturale e naturale si fondono in tutt’uno”. E’ l’esempio perfetto della sua ecologia integrale.

Nel 2018, convocò i più grandi petrolieri tra le Mura Leonine, per parlare di impatto climatico, ruolo delle rinnovabili, rischi legati alle modifiche dell’ecosistema.

Il suo grido in difesa dell’ambiente è salito anche dal Palazzo di Vetro dell’Onu: “La crisi ecologica, insieme alla distruzione di buona parte della biodiversità, può mettere in pericolo l’esistenza stessa della specie umana“, aveva avvertito denunciando le “nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere“, che impongono, aveva detto, “una severa riflessione sull’uomo“.

In queste settimane buie per l’Europa e il mondo, a più riprese il Pontefice è tornato ad appellarsi contro la “follia della guerra” che può portare a una nuova catastrofe nucleare. L’uso delle armi nucleari, insiste Francesco, così come il loro semplice possesso, è “immorale”. Il disarmo è per il Papa un “obiettivo impegnativo e lungimirante” specialmente in un momento in cui l’umanità si trova a un “bivio”.

Subito dopo la sua elezione in Conclave, ancora per la prima volta nella storia, prima di presentarsi alla Loggia di san Pietro, Bergoglio aveva pregato nella Cappella Paolina, punto d’avvio della processione dei cardinali verso la clausura della Sistina. Una preghiera solitaria, come quella di San Francesco al Crocifisso di San Damiano. Nella scelta del nome e della sua missione, avrà pensato alle parole che il Santo rivelò di aver sentito dall’alto: “Francesco, và e ripara la mia Casa“.

La protesta francese contro la riforma delle pensioni: “Il progetto ignora la crisi climatica già in atto”

Mondo del lavoro, riforme e crisi climatica. La protesta che martedì ha paralizzato la Francia con migliaia di lavoratori in piazza per protestare contro la politica del Presidente transalpino Macron, ha evidenziato anche lo stretto rapporto che lega le politiche del lavoro al rispetto dell’ambiente e del pianeta. Le organizzazioni sociali e climatiche si sono unite alla marcia sotto la bandiera dell’Alleanza sociale e ambientale.

“Il progetto di riforma ignora la crisi climatica già in atto” a Parigi nel lungo corteo che si snoda lungo il centro della capitale il direttore di Greenpeace Francia Jean-François Julliard guida una delegazione dell’associazione ambientalista: “Il fatto che lavoriamo di più, sul scala settimanale, mensile o di una vita, equivale necessariamente a estrarre sempre più risorse naturali, a consumare sempre più energia, a mantenere questo sistema che ci ha portato a un’impasse climatica” dice Juillard. “Quindi, se vogliamo davvero lottare contro il cambiamento climatico e proteggere la biodiversità, dobbiamo anche mettere in discussione il nostro rapporto con il lavoro, mettere in discussione il posto del lavoro nelle nostre vite e nelle nostre società”.

Lo sciopero generale di martedì è stata la terza giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni voluta dal Governo del Presidente Emmanuel Macron: il nodo fondamentale è lo slittamento dell’età pensionabile minima. Questa verrà verrà fatta slittare di tre mesi l’anno, passando dai 62 attuali ai 64 nel 2030. Altro Un punto controverso della riforma è quello che riguarda la cancellazione dei regimi speciali di cui oggi beneficiano varo settori dell’Industria d’oltralpe. L’Eliseo e l’Esecutico francese sostengono che il sistema pensionistico vada incontro ad un prossimo collasso a causa dell’inevitabile invecchiamento della popolazione, che porterà il numero crescente di pensionati a non essere più sostenibile.