Lollobrigida: “L’Italia è per le politiche green ma no a transizioni troppo rapide”

L’Italia “ha una posizione molto chiara e logica e dire che siamo contro” le politiche green dell’Unione europea “è un’affermazione sbagliata, scorretta. Noi siamo a favore della tutela dell’ambiente e anche di una transizione ecologica che però tenga conto di un fatto che su alcune cose, come nel mondo dell’agricoltura, una transizione troppo rapida che non permette soluzioni alternative in Europa ci mette nella condizione di approvvigionarci da nazioni che non rispettano diritti dei lavoratori e diritti dell’ambiente”. Lo ha chiarito il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, in un punto stampa a Bruxelles a margine del Consiglio Agricoltura e Pesca (Agrifish), rispondendo a una domanda sulla contrarietà espressa negli ultimi mesi dall’Italia su alcune politiche promosse dalla Commissione europea, come lo stop ai motori a combustione dal 2035 o la direttiva sulla ristrutturazione energetica degli edifici. Per il ministro “questa posizione mette solo in condizione alcune nazioni o l’intero Continente europeo di desertificare alcune attività per poi approvvigionarsi magari ad Est del mondo da nazioni che questo tipo di principio non hanno alcuna intenzione di rispettarlo”

Fa’ la cosa giusta: la sostenibile leggerezza del km zero

C’è un volto della moda lontano dai riflettori, ma vicinissimo alle persone: è quello dell’artigianato. In Italia lo slow fashion è un settore chiave, anche se spesso poco valorizzato: è etico, impatta poco, dà spazio ai giovani

Al Critical Fashion di ‘Fà la cosa giusta!‘, la Fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili di Milano (24-26 marzo) aziende e artigiani presentano abbigliamento e accessori realizzati con materiali riciclati o di riuso, filati biologici e naturali, materie prime organiche, tinture vegetali. 

Con il progetto ‘Moda: il bello del km consapevole’, realizzato con il contributo di Regione Lombardia, i visitatori possono scoprire l’ecosistema creativo lombardo, le giovani imprese e i designer che fanno della sostenibilità un valore centrale del proprio brand. L’incontro ‘La sostenibilità umana nella filiera della moda’ racconta come l’industria della moda si stia adattando alla richiesta di sostenibilità ambientale nella filiera di produzione, anche se rimane ancora tanto da fare nell’ambito dei diritti dei lavoratori: sono 70 milioni le persone che lavorano in questo settore e ricevono la paga minima, spesso sotto il livello di povertà. Protagonista dell’incontro è Marina Spadafora, designer e stilista militante, portavoce in Italia del movimento Fashion Revolution che, insieme a una cordata di ONG, ha depositato una proposta di legge al Parlamento Europeo sul salario dignitoso e ha lanciato la campagna di raccolta firme, che termina il prossimo luglio, ‘Good Clothes Fair Pay’.

Al fast fashion è dedicato l’incontro ‘Moda, cooperazione e sostenibilità: oltre il fast fashion‘, che riflette sul rapporto tra sostenibilità, produzione di moda e cooperazione. Grazie ai risultati di uno studio della Cattolica, in collaborazione con Mani Tese e Aics (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), viene approfondito l’impegno delle piccole imprese in Italia del settore tessile-abbigliamento nella gestione degli aspetti sociali e ambientali delle proprie attività, nella prospettiva di un passaggio dal fast fashion a una filiera tessile trasparente e sostenibile.

Tra i tanti laboratori della Piazza Critical Fashion, i visitatori della fiera hanno la possibilità di partecipare a corsi di cucito gratuiti, per imparare a fare piccole riparazioni fai-da-te e personalizzare gli abiti, grazie allo spazio interattivo allestito con le macchine da cucire messe a disposizione da Del Vecchia Group.

“Oltre il tessuto – Materiali non convenzionali che diventano moda’ è la mostra organizzata da Sfashion-net per raccontare la tradizione e l’innovazione delle produzioni di alcuni brand italiani che hanno a cuore l’ambiente e che attuano forme di upcycling contemporaneo: recuperano e riutilizzano in modo creativo materiali non convenzionali e non destinati al mondo della moda trasformandoli con pazienza per ridare loro una nuova forma e un nuovo utilizzo. 

 

Papa

I 10 anni di pontificato di Francesco: il Papa attivista che lotta per il Pianeta

L’ecocidio come crimine contro contro l’umanità e il progetto di introdurre l’eco-peccato nel catechismo della Chiesa cattolica. La prima enciclica sulla cura del Creato, un Sinodo per l’Amazzonia. Un summit delle big oil in Vaticano, con i vertici di Eni, Chevron, Conoco, Exxon, Bp e Blackrock, per riflettere sul futuro del Pianeta. Gli incontri con Greta Thunberg e Bono Vox. Se Francesco è il Papa delle ‘prime volte’, tante, tantissime di queste riguardano l’ambiente. Si può dire che nei dieci anni di Pontificato, l’argentino “venuto dalla fine del mondo” sia stato il più potente attivista ambientalista dei giorni nostri.

A partire dalla scelta del nome, che già comunicava una volontà di riformare la Chiesa, spogliarla per quanto possibile, ‘uscire’ da Roma come fece il Santo d’Assisi, che con il Sultano Malik al-Kāmil iniziò il dialogo islamo-cristiano. “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco da Assisi”, spiegò Jorge Mario Bergoglio in conferenza stampa. “Uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato”.

Nessuno poteva dirsi stupito, quando nel 2015 annunciò un’enciclica ambientale. Nella lettera, pubblicata il 24 maggio, Francesco metteva in evidenza come i cambiamenti climatici costituiscano una delle principali sfide per l’umanità, parlava della necessità di modificare stili di vita senza cedere al paradigma tecnocratico, chiedeva di considerare l’acqua potabile bene comune e diritto inalienabile per tutti. Invitava a provvedere con urgenza a politiche in grado di limitare l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti, sviluppando invece energia da fonti rinnovabili.

Cinque anni dopo, un sinodo pan-amazzonico a Roma, il cui lavoro è riassunto nell’esortazione apostolica Querida Amazonia. Qui Bergoglio riporta sogni e speranze per il polmone verde del mondo, in cui “ecologia sociale, culturale e naturale si fondono in tutt’uno”. E’ l’esempio perfetto della sua ecologia integrale.

Nel 2018, convocò i più grandi petrolieri tra le Mura Leonine, per parlare di impatto climatico, ruolo delle rinnovabili, rischi legati alle modifiche dell’ecosistema.

Il suo grido in difesa dell’ambiente è salito anche dal Palazzo di Vetro dell’Onu: “La crisi ecologica, insieme alla distruzione di buona parte della biodiversità, può mettere in pericolo l’esistenza stessa della specie umana“, aveva avvertito denunciando le “nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere“, che impongono, aveva detto, “una severa riflessione sull’uomo“.

In queste settimane buie per l’Europa e il mondo, a più riprese il Pontefice è tornato ad appellarsi contro la “follia della guerra” che può portare a una nuova catastrofe nucleare. L’uso delle armi nucleari, insiste Francesco, così come il loro semplice possesso, è “immorale”. Il disarmo è per il Papa un “obiettivo impegnativo e lungimirante” specialmente in un momento in cui l’umanità si trova a un “bivio”.

Subito dopo la sua elezione in Conclave, ancora per la prima volta nella storia, prima di presentarsi alla Loggia di san Pietro, Bergoglio aveva pregato nella Cappella Paolina, punto d’avvio della processione dei cardinali verso la clausura della Sistina. Una preghiera solitaria, come quella di San Francesco al Crocifisso di San Damiano. Nella scelta del nome e della sua missione, avrà pensato alle parole che il Santo rivelò di aver sentito dall’alto: “Francesco, và e ripara la mia Casa“.

La protesta francese contro la riforma delle pensioni: “Il progetto ignora la crisi climatica già in atto”

Mondo del lavoro, riforme e crisi climatica. La protesta che martedì ha paralizzato la Francia con migliaia di lavoratori in piazza per protestare contro la politica del Presidente transalpino Macron, ha evidenziato anche lo stretto rapporto che lega le politiche del lavoro al rispetto dell’ambiente e del pianeta. Le organizzazioni sociali e climatiche si sono unite alla marcia sotto la bandiera dell’Alleanza sociale e ambientale.

“Il progetto di riforma ignora la crisi climatica già in atto” a Parigi nel lungo corteo che si snoda lungo il centro della capitale il direttore di Greenpeace Francia Jean-François Julliard guida una delegazione dell’associazione ambientalista: “Il fatto che lavoriamo di più, sul scala settimanale, mensile o di una vita, equivale necessariamente a estrarre sempre più risorse naturali, a consumare sempre più energia, a mantenere questo sistema che ci ha portato a un’impasse climatica” dice Juillard. “Quindi, se vogliamo davvero lottare contro il cambiamento climatico e proteggere la biodiversità, dobbiamo anche mettere in discussione il nostro rapporto con il lavoro, mettere in discussione il posto del lavoro nelle nostre vite e nelle nostre società”.

Lo sciopero generale di martedì è stata la terza giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni voluta dal Governo del Presidente Emmanuel Macron: il nodo fondamentale è lo slittamento dell’età pensionabile minima. Questa verrà verrà fatta slittare di tre mesi l’anno, passando dai 62 attuali ai 64 nel 2030. Altro Un punto controverso della riforma è quello che riguarda la cancellazione dei regimi speciali di cui oggi beneficiano varo settori dell’Industria d’oltralpe. L’Eliseo e l’Esecutico francese sostengono che il sistema pensionistico vada incontro ad un prossimo collasso a causa dell’inevitabile invecchiamento della popolazione, che porterà il numero crescente di pensionati a non essere più sostenibile.

Oceano

Papa: Proteggiamo il mare da inquinamento ed estrazioni

Proteggere il mare dalle mani dell’uomo. E’ la supplica di Papa Francesco in un messaggio inviato all’ottava conferenza ‘Our Ocean‘ di Panama. L’alto mare è considerato “patrimonio comune” dell’umanità, osserva il Papa, e a noi viene chiesto e richiesto di utilizzare gli oceani “in modo equo e sostenibile“, di trasmetterli alle generazioni future “in buone condizioni“.

Il messaggio porta la firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e tra le righe tutta l’apprensione del Pontefice: “L’inquinamento degli oceani, l’acidificazione, la pesca illegale sono allarmanti e c’è grande preoccupazione per lo sviluppo dell’industria estrattiva sui fondali marini“, si legge. Sono fenomeni che hanno effetti sulla biodiversità, sulla produzione alimentare e sulla salute anche dell’uomo. Sulla terra, l’innalzamento del livello del mare e l’erosione delle coste “minacciano diversi Paesi e i mezzi di sussistenza di molte comunità“, osserva Francesco.

Cosa si può fare di più, meglio, in modo diverso? “Prendere sul serio le implicazioni di ‘Our Connection’ sarebbe saggio e potrebbe offrire spunti di riflessione e di azione“, scandisce, proponendo una visione integrale dell’ecologia, come nell’enciclica Laudato si’.

L’acqua come fattore di connessione. “Vale per i fiumi che irrigano un continente, per le falde acquifere, per gli oceani“. Vale per “il Nostro Oceano“, ribadisce il Papa, quello che non ha confini politici o culturali: “Le sue correnti attraversano il pianeta, evidenziando l’interconnessione e l’interdipendenza tra comunità e Paesi. In molte antiche saggezze e tradizioni religiose esiste un profondo legame tra l’umanità e gli oceani. Siamo una sola famiglia, condividiamo la stessa inalienabile dignità umana, abitiamo una casa comune di cui siamo chiamati a prenderci cura“.

In bici attraverso gli Usa per dire ‘no’ alla plastica: la sfida di due italiani

Oltre 100 km percorsi al giorno, per un totale di oltre 3000 km nel primo mese di viaggio e altrettanti ancora da percorrere. È “2 Italians Across the US”, il viaggio che Pietro Franzese ed Emiliano Fava stanno realizzando in bici da San Francisco (Golden Gate) e Miami (Key West) in totale autonomia, per raccogliere fondi a sostegno dell’associazione Plastic Free. I due viaggiatori sono ora a Houston in Texas a circa metà viaggio. “2 Italians Across the US” è iniziata il 19 gennaio a San Francisco, un viaggio che è un’impresa sportiva e un’azione di sensibilizzazione sull’impatto ambientale dell’uso della plastica monouso: un progetto che parte dall’Italia, viaggia negli Stati Uniti e arriva in Africa, e che ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Milano. Pietro Franzese ed Emiliano Fava documentano con immagini video e foto la loro avventura negli USA e restituiscono il racconto chilometro dopo chilometro sui loro social e sui loro canali YouTube (qui e qui due degli ultimi video realizzati da Pietro Franzese, qui il video di Emiliano Fava da Los Angeles, a 800 km di viaggio), tra aneddoti di viaggio, incontri inaspettati e tramonti nel deserto a perdita d’occhio.

“Nei primi 10 giorni – raccontano – abbiamo affrontato molto dislivello, poi il percorso è diventato più pianeggiante e di nuovo molti sali e scendi impegnativi tra El Paso, che supera i 1000 m di altitudine, e Houston. Abbiamo percorso circa 3200 km, con tappe di un centinaio di km al giorno, valutando condizioni di vento e strade. La settimana scorsa, abbiamo approfittato del vento favorevole per percorrere 500 km in soli tre giorni. Abbiamo dormito in tenda, in motel e ospiti di locali. Il freddo di notte ci ha affaticati molto nelle notti in tenda, anche per il terreno molto umido”.

Il viaggio di Pietro Franzese ed Emiliano Fava è accompagnato a una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe a sostegno di Plastic Free, associazione italiana che dal 2019 si occupa tramite la propria rete di volontari della creazione di appuntamenti di clean up, salvataggio delle tartarughe marine, sensibilizzazione nelle scuole e trasformazione dei Comuni in Plastic Free.
Ad oggi sono stati raccolti oltre 1200 euro, ma la raccolta continuerà fino al loro rientro in Italia. Non a caso hanno scelto, per il loro viaggio negli Usa, di raccogliere fondi per le azioni contro l’inquinamento da plastica. Gli Usa sono infatti il Paese che ha il più alto uso pro capite di plastica, specialmente monouso, al mondo. Anche l’Italia contribuisce negativamente all’inquinamento da plastica: è infatti il secondo Paese consumatore di plastica in Europa e gli italiani sono i più grandi consumatori al mondo di acqua minerale in bottiglia.

I soldi raccolti saranno interamente donati a Plastic Free e in particolare a uno dei progetti scelti da “2 Italians Across the US” come destinatario dei fondi raccolti: la salvaguardia della riserva naturale del Mida Creek in Kenya grazie alla collaborazione con l’associazione Sasa Rafiki. Grazie al progetto Plastic Free, la plastica viene raccolta dagli abitanti del luogo e portata in centri appositi per un corretto smaltimento, evitando così che venga bruciata o seppellita. Con il supporto derivato dalle donazioni di “2 Italians Across the Us” sarà possibile continuare la raccolta dei rifiuti e dotare la popolazione locale di ceste per la raccolta della plastica, rafforzando la missione di sensibilizzazione.

Addio a Maurizio Costanzo: l’impegno per l’ambiente, per le specie protette e contro la caccia

Re dei salotti tv, giornalista capace di coniugare temi impegnati con puro intrattenimento e di entrare nelle case degli italiani sempre con garbo, grande comunicatore. E’ morto a 84 anni Maurizio Costanzo. Ma l’inventore del talk show all’italiana aveva anche un’altra passione, probabilmente più nascosta: l’ambiente e gli animali. Anche per questo, fra i primi a stringersi nel dolore per la notizia della sua scomparsa, c’è stato anche il Wwf che lo ha definito “ben più di un amico”.

Costanzo ha sostenuto e aderito a campagne importantissime per il Wwf, come ‘L’ambiente è cosa nostra’ o quella dedicata all’adozione di specie protette, alle raccolte fondi per salvare preziosi lembi di natura, come ‘Operazione beniamino’, mettendo a disposizione mezzi e spazi di comunicazione che hanno creato coscienza e consapevolezza su temi ambientali cruciali. Il Costanzo Show aderì all’inizio degli anni ’90 alla campagna ‘Ambiente è Cosa Nostra’ e in varie puntate trattò temi scottanti quali quello delle cave abusive, delle opere pubbliche inutili e dannose, dell’acqua in Sicilia, delle speculazioni edilizie. A differenza della formula abituale della trasmissione, Maurizio Costanzo su questi argomenti fece registrare veri e propri servizi d’inchiesta che poi venivano commentati in studio, servizi che rimangono ancora testimonianza di un impegno civile profondo e vero oltre che di battaglie vinte.

Maurizio Costanzo aderì poi alle campagne del Wwf per l’abolizione della caccia e il suo ruolo fu determinante nella campagna per togliere il riconoscimento del Coni alla Federcaccia e con esso il contributo che per questo veniva riconosciuto. L’impegno di Costanzo guardava anche oltre i confini del nostro Paese e la sua adesione alla campagna ‘Salvamondo’, promossa da Amnesty, Unicef e Wwf, permise di rendere noti al grande pubblico i crimini contro gli esseri umani e la natura che all’inizio degli anni 2000 si perpetravano ancora in Congo. Il Wwf ne ricorda “la sensibilità e l’intelligenza di un giornalista acuto e di un osservatore ben più che attento ed ancora oggi il Wwf fa tesoro dei suggerimenti e dei consigli che generosamente ha voluto dare per accompagnare l’Associazione nel diffondere i valori e la cultura della conservazione della natura e della sostenibilità ambientale senza mai perdere di vista i diritti umani e l’equità sociale”.

Photo credit: Wwf

Al via progetto didattico GEA EDU-Idee per il futuro: la sostenibilità arriva ‘inclasse’

Approfondire insieme alle nuove generazioni le tematiche relative allo sviluppo sostenibile, alla transizione ecologica e ai nuovi ‘green job’ con uno sguardo generale rivolto all’Europa. È l’obiettivo che si pone GEA EDU-Idee per il futuro, il progetto didattico promosso dalla Fondazione Articolo 49, emanazione di WITHUB S.p.A, e destinato alle scuole secondarie di II grado. Il progetto, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ed in collaborazione con il Parlamento Europeo, è partito il 6 febbraio e ha già all’attivo oltre 2.050 studenti, appartenenti a 82 classi di 27 istituti in 13 regioni italiane. Il progetto educativo GEA EDU si inserisce nel sistema dell’Agenda Onu 2030 che ingloba 17 obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile. Gli studenti verranno invitati a riflettere sui ‘goal’ 11 (città e comunità sostenibili), 12 (produzione e consumo responsabili), 13 (lotta contro il cambiamento climatico), lavorando sulle azioni e i comportamenti sostenibili di ogni singolo individuo.

Tre moduli didattici – Nel quadro delle possibilità offerte dall’introduzione dell’educazione civica obbligatoria nelle scuole, il progetto educativo GEA Edu – Idee per il futuro propone tre moduli indipendenti, ognuno dei quali affronterà diverse macro-tematiche riguardanti l’economica circolare. In particolare: Produzione e consumo sostenibile: il ruolo del cittadino e delle imprese nella gestione quotidiana dei prodotti; Economia circolare, riuso, riciclo e gestione dei rifiuti: la circolarità dei consumi con uno sguardo particolare allo smaltimento e alla nuova vita degli scarti; Innovazione e nuove professioni: le nuove professioni della sostenibilità offrono nuove opportunità di occupazione. Ciascun modulo, della durata di 40 ore, permette ai ragazzi, una volta completato, di ricevere un attestato di partecipazione che l’istituto di appartenenza potrà trasformare in crediti formativi. Insegnanti e studenti si possono registrare al progetto sulla piattaforma inclasse.net, sulla quale potranno seguire il percorso didattico e scaricare i materiali a supporto delle tematiche affrontate. Gli studenti potranno confrontarsi e collaborare per sviluppare un pensiero critico sulle tematiche trattate e partecipare al contest ‘Idee per il futuro’ dando sfogo alla loro creatività e fantasia.

Il contest ‘Idee per il futuro’: I ragazzi si faranno promotori di idee innovative per migliorare la vita di tutti i giorni per loro stessi e per la loro comunità. Una giuria di esperti selezionerà i tre migliori progetti; le tre classi vincitrici saranno premiate il 25 maggio a Roma presso Europa Experience, lo spazio multimediale dedicato all’UE e intitolato a David Sassoli, nel contesto del calendario degli Eventi di Withub www.withub.it/meet   “Lanciamo oggi questo progetto educativo – ha detto Andrea Poli, presidente della Fondazione Articolo49 – che si pone tre diversi specifici obiettivi: rendere gli studenti protagonisti della transizione ecologica, trasmettere competenze per l’adozione di buone pratiche nella vita quotidiana e stimolare il confronto. Questi goal sono in linea con il concerto di significati contenuti nella Costituzione Italiana e nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE e costituiscono una fonte di ispirazione per i valori sostanziali della Fondazione49, promotrice del progetto. Libertà, partecipazione e democrazia sono al centro della nostra mission e rappresentano un patrimonio che vogliamo condividere e diffondere nelle scuole, tra i ragazzi e le loro famiglie”.
Il progetto GEA EDU è sostenuto da Federacciai, CoReVe, iN’s Mercato e Nestlé.

Costa (M5S): “13 miliardi per spese militari e non a sanità e ambiente? Delirio di irragionevolezza”

Gira e rigira i numeri su istruzione, ambiente e sanità, che ormai ha fissato a memoria. Non manda giù che il governo voglia aumentare le spese militari, mentre le priorità per Sergio Costa sono assolutamente altre. Con GEA il deputato M5S, ex ministro dell’Ambiente nel Conte 1 e Conte 2, oggi vicepresidente della Camera, prova a spiegare perché ci sono errori nelle scelte che rischiano di far pagare un prezzo troppo alto al Paese.

Presidente Costa, lei è saltato dalla sedia quando il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato che l’Italia aumenterà la spesa militare, perché ci sono altre priorità. Cosa c’è di sbagliato nelle scelte del governo?

“Numeri alla mano, se questo governo ha deciso di destinare il 2% del Pil per le spese militari – un must che anche Draghi aveva definito e che l’esecutivo Meloni ha ripreso – vuol dire un incremento su base annua, per un numero di anni indefinito, di circa 13 miliardi di euro. Sono bei soldini, visto che mediamente una Finanziaria cuba 30 miliardi. E ancora: si dice che il 2% è troppo poco, si dovrebbe andare oltre? Questo è un altro elemento preoccupante, perché a me sembra una pazzia. Per definire completamente la sfera del dissesto idrogeologico dell’Italia, Paese che ha il 74% del territorio fragile, occorrono circa 20 miliardi di euro, ‘secchi’, per prevenzione e non emergenza, dunque quello che evita i morti, sostanzialmente. Attualmente a disposizione ce ne sono circa 10-11 miliardi, peraltro appostati nel Conte 1 e Conte 2. Mi domando: siamo disposti a spendere 13 miliardi per un numero indefinito di anni e non spenderne 10 per mettere in sicurezza l’Italia? Così viene il dubbio: è più importante sparare, quindi uccidere, o salvaguardare il territorio? Ma aggiungo…”.

Prego.

E’ più importante comprare armi o spendere risorse per la salvaguardia sanitaria nazionale? E’ stato stimato che, per consentire alle Regioni di azzerare o quasi le liste di attesa, migliorare l’assistenza domiciliare o migliorare la medicina territoriale, occorrerebbero tra i 50 e i 70 miliardi complessivi, compreso il completamento degli organici e le strutture. Questo vuol dire una media di cinque annualità di acquisto di armi, che potrebbero essere invece usati per mettere a posto la sanità. Roba che se succedesse sarei disposto ad andare a piedi a Pompei e ritorno. E aggiungo anche un altro dato, perché alla fin fine i numeri fanno la differenza. Parliamo anche di istruzione. In Italia abbiamo circa 8 milioni di studenti nella scuola dell’obbligo, circa 40mila siti scolastici, di cui solo il 43% dotato di un’Aula magna, ma solo il 12% di tutti gli istituti ha una palestra. Il 66% di questi edifici scolastici è costruito prima del 1976, quindi con un sistema vecchio che andrebbe rigenerato dal punto di vista sismico, energetico e della manutenzione. L’8% di questi edifici, poi, ha proprio problemi strutturali. Mi domando, di nuovo: preferiamo comprare e gestire armi o far crescere il livello di istruzione, mettendoci al pari con l’Ue, visto che siamo al quartultimo posto per offerta formativa, nonostante il nostro Paese sia nel G7?”.

Lei viene dalla carriera militare, è arrivato anche a ricoprire ruoli di primo piano nell’Arma dei Carabinieri. Conosce entrambe le materie.

“E’ necessario rigenerare il sistema di difesa dello Stato? Io dico di sì. Ma lo faccio a parità di spesa attuale. Nessuno dice di diminuire le risorse, semmai di efficientare quello che c’è: 25 miliardi su base annua, che ci sta per la difesa nazionale. Ma se la proposta è aumentare la spesa bypassando il Patto di stabilità, e non in funzione sanitaria, di prevenzione del rischio idrogeologico o dell’istruzione, ma delle armi è davvero una pazzia. Soprattutto se pensiamo che il ministro Crosetto ha detto che ‘se non andiamo in deroga siamo obbligati a tagliare altre spese’, che sono ancora sanità, rischio idrogeologico e istruzione. È incredibile, non trovo altre parole per descrivere questa situazione. E dov’è il dibattito politico nella maggioranza su questo tema: la priorità sono le armi?”.

In queste ultime ore, poi, c’è anche un altro tema che sta alimentando le polemiche: il Superbonus con l’approvazione del decreto ieri in Cdm.

“Questa vicenda lascia perplesso, perché nelle sofferenze del tessuto sociale, che sta andando davvero in un ‘cul de sac’ cosa fanno, bloccano il Superbonus. Sia chiaro, legittimamente un governo democraticamente eletto fa delle scelte, ma per principio di ragionevolezza se dei cittadini e delle aziende hanno creduto nello Stato, quando si decide di cancellare una misura bisogna anche salvaguardare tutto ciò che è stato fatto. Perché stiamo parlando di 40 mila aziende, di circa 1 milione di posti lavoro (contando tutto l’indotto) e di famiglie che hanno fatto sacrifici e ora si trovano con la casa a metà strada: non è ristrutturata e i lavori non vanno avanti perché le aziende sono sull’orlo del fallimento. Se un esecutivo pensa che la misura sia sbagliata, è legittimato a farlo, ma se cambi le regole bisogna creare una rete di salvataggio per le aziende e le famiglie, che non hanno nessuna colpa. Il problema è che ci sono state le truffe? È successo, vero. Ma accade anche sulla tutela dei diversamente abili, eppure non si tagliano le misure di aiuto”.

Insomma, il giudizio sull’operato del governo è negativo su tutta la linea?

“Alcune volte penso che non sia più una questione di destra o sinistra, ma di essere ragionevoli o meno. Mi sembra che in questo momento ci sia un delirio di irragionevolezza. Che non si voglia affrontare il problema nella sua complessità, ma lo si voglia semplificare per forza”.

Regionali, vincono Fontana in Lombardia e Rocca nel Lazio. E puntano (anche) sul green

Vittorie nette dei candidati di centrodestra alle elezioni regionali, ma affluenza in netto calo rispetto al 2018. Sono questi i dati che emergono dalle ultime consultazioni, che hanno visto Attilio Fontana guadagnarsi la riconferma in Lombardia con oltre il 54,67% delle preferenze (dati definitivi) e Francesco Rocca vincere la sfida con centrosinistra e Movimento 5 Stelle nel Lazio, con il 53,88% dei voti (dati non ancora definitivi).

In Lombardia, secondo i dati ufficiali del ministero dell’Interno, l’esponente di centrodestra ha ottenuto 1.774.477 voti e 48 seggi. Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra si è fermato al 33,93% con 1.101.417 voti (23 seggi). Letizia Moratti, candidata del Terzo Polo, ha ottenuto 320.346 voti, cioè il 9,87% (7 seggi). Maria Ghidorzi di Unione Popolare, invece, l’1,53%, con 49.514 voti.

AFFLUENZA AI MINIMI STORICI. A suonare come un campanello d’allarme, però, sono i numeri relativi agli elettori che si sono recati alle urne: a livello nazionale sono il 40% degli aventi diritto, mentre 5 anni fa fu il 70,63. Andando nel dettaglio, è il Lazio a perdere maggiormente, con il 37,19 percento di elettori contro il 55,55 del 2018. Anche in Lombardia la riflessione è aperta, perché ai seggi è andato il 41,67% dei cittadini, mentre nella scorsa tornata fu il 73,11, oltre tre punti al di sopra del dato nazionale.

I PROGRAMMI PER L’AMBIENTE. Ora per i neo presidenti di Regione viene la parte ‘pratica’ del loro mandato: realizzare i programmi presentati in campagna elettorale. E sull’ambiente sono diversi gli obiettivi che si sono posti. A partire da Fontana, che avrà altri 5 anni a disposizione per realizzare il suo scopo: consolidare il ruolo della Lombardia nell’economia circolare con una raccolta differenziata, oggi al 73%, ma che conta di far arrivare “all’83% entro il 2030, con il 62% dei rifiuti urbani e l’85% dei rifiuti delle attività produttive che vengono avviati a recupero e la gran parte di questi effettivamente riciclati”. Inoltre, punta “da un lato alla produzione di energia pulita, con il fotovoltaico, scelto come tecnologia più adatta (e per questo obiettivo dovrà raddoppiare la capacità di produzione), dall’altro saranno le riduzioni di consumi, tramite una forte azione di efficientamento energetico”. Non solo, perché Fontana vuole che la sua regione diventi “competitiva anche con l’idrogeno verde”. Terzo fattore “il contenimento del consumo di suolo da cui dipende anche la sostenibilità alimentare, lo sviluppo del settore agricolo e l’assorbimento di Co2”.

Il governatore del Lazio, Francesco Rocca, invece, promette che “la transizione ecologica costituirà un punto fermo della mia amministrazione”. Nel suo programma ritiene “fondamentale chiudere il ciclo dei rifiuti”, anche tornando “a investire sulla raccolta differenziata spinta”, perché oggi i dati vedono la regione al 18esimo posto, “un disastro”. Inoltre, con un cambio di paradigma: “È necessario considerare i rifiuti come una materia prima e catturarli nelle migliori condizioni, affinché possano essere reimmessi nel circuito della produzione”. Ora che ha vinto le elezioni, dovrà tenere fede alla promessa: un “Piano di localizzazione del fotovoltaico e dell’eolico, per un virtuoso utilizzo delle energie rinnovabili, evitando scempi sul territorio”. Il suo intento è “utilizzare le aree industriali dismesse e di scarso valore. Penso anche l’eolico off-shore, con impianti realizzati senza interferire con il turismo da diporto e, categoricamente, col paesaggio marino”. Rocca sarà chiamato anche a mettere in sicurezza le coste laziali “una volta per tutte, e con velocità, salvaguardando il paesaggio e l’economia del mare con un’attenta pianificazione”, istituendo “una Cabina del Mare” con tutti i soggetti interessati. Per usare una frase molto in voga nel lessico politica, ora che le luci della campagna elettorale sono spente e le urne chiuse, è tempo di passare dalle parole ai fatti.