foreste

L’Italia celebra la Giornata degli alberi. Ma le città sono sempre meno green

Ridurre le emissioni, prevenire il dissesto idrogeologico, proteggere il suolo. E, ancora, migliorare la qualità dell’aria e la vivibilità degli insediamenti urbani. Nasce con questi obiettivi la ‘Giornata nazionale degli alberi’ – introdotta, o meglio, reintrodotta – nel 2013 con la Legge 10/2023 ‘Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani’. Una sorta di revisione della normativa che regolava la ricorrenza dal 1951 e, prima ancora, di un regio decreto del 1923. La legge, che istituisce il 21 novembre come data simbolo, prevede numerose attività: dalla formazione nelle scuole per conoscere l’ecosistema boschivo e avviare iniziative per la messa a dimora di nuove piante, a progetti di riforestazione urbana alla tutela degli alberi monumentali. In tutto il Paese si moltiplicano le iniziative organizzate dalle associazioni, dalle scuole o dai Comuni, favorite anche da una rinnovata sensibilità alla questione da parte di cittadini e istituzioni.

Undici milioni di ettari, una superficie di aree protette da oltre 3,8 milioni di ettari e parchi nazionali di oltre 250mila ettari. Sono i numeri del patrimonio forestale italiano, che il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, definisce “immenso, il più ricco di biodiversità d’Europa”

Oltre 2,8 milioni sono gli alberi messi a dimora in Italia nel 2022 e nei primi mesi del 2023, con una crescita del 15,7% rispetto all’anno precedente. Secondo quanto emerge dalla terza edizione dell’Atlante delle foreste Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto sono le regioni con il maggior numero di alberi piantati. I dati provengono dagli oltre 730 macro-progetti di nuove forestazioni urbane ed extraurbane censiti su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un patrimonio verde spesso sottovalutato ma fondamentale, come evidenziato dalla ricerca che indaga i diversi “servizi ecosistemici” offerti dalle foreste. “Le nuove aree verdi – si legge nel report – sono infatti in grado di generare un beneficio complessivo del valore di oltre 23,5 milioni di euro per ciascuno degli anni di vita degli impianti arborei ed arbustivi messi a dimora”.

Ma mentre crescono le foreste, le nostre città sono sempre meno green. In Italia il patrimonio forestale e boschivo è cresciuto negli ultimi decenni coprendo il 36,7% del territorio nazionale e oltre 11 milioni di ettari di superficie. Ma non decolla il verde urbano: nel 2022 su 105 capoluoghi la media è di appena 24 alberi ogni 100 abitanti. Numeri insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia dell’Ue sulla biodiversità di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030 e dell’obiettivo 11 dell’Agenda Onu di città più sostenibili e inclusive. Modena, Cremona e Trieste sono le città più attente e virtuose, con circa un centinaio di alberi ogni 100 abitanti, in pratica uno a testa.

Per questo il Wwf ha lanciato la regola del ‘3-30-300’: tre alberi visibili da ogni abitazione, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e uno spazio verde a non più di 300 metri da casa per favorire il verde nelle aree urbane. “Associare l’albero esclusivamente al bosco o alla foresta – spiega il Wwf – ci fa dimenticare il ruolo chiave che gli alberi svolgono nelle città, dove troppo spesso sono visti come un ostacolo o un pericolo”.

Il verde in città? Abbassa la temperatura ma non sempre l’inquinamento

La vegetazione in città contribuisce ad abbassare temperatura e velocità del vento, ma non porta sempre a una riduzione degli inquinanti nell’aria. È quanto emerge da due studi ENEA pubblicati sulla rivista scientifica Forests e realizzati nell’ambito del progetto Life VEG-GAP.

“Abbiamo usato sistemi modellistici per la qualità dell’aria, ma configurati in modo da includere con maggior dettaglio la vegetazione presente e la morfologia urbana, stimando la quantità di inquinanti rimossi e mostrando che, localmente, questa rimozione non garantisce sempre un miglioramento della qualità dell’aria”, spiega Mihaela Mircea, ricercatrice del Laboratorio Inquinamento atmosferico e responsabile del progetto per l’ENEA.

Nello scorso mese di luglio, nelle tre città prese in esame (Milano, Bologna e Madrid), i ricercatori Enea hanno rilevato che la vegetazione ha ridotto localmente la temperatura fino a 0,8° a Milano, 0,6° a Madrid e 0,4° a Bologna. Le concentrazioni di inquinanti, invece, sono variate con la stagione e a seconda della città presa in esame, perché sono il risultato di interazioni molto complesse tra centinaia di gas e composti chimici controllati dalle condizioni meteorologiche ed emissioni. D’estate, l’ozono, particolarmente dipendente dalle emissioni delle piante, ha mostrato una riduzione a Madrid (fino a -7,40 mg/m3) ma un aumento a Milano (fino a +2,67 mg/m3.).

Le variazioni dell’ozono hanno una relazione inversa con un altro inquinante come il biossido di azoto: infatti, quest’ultimo aumenta a Madrid (fino a +7,17 mg/m3) mentre diminuisce a Milano ( fino a -3,01 mg/m3). Nel caso del particolato atmosferico (PM10), la vegetazione ha un impatto più forte a gennaio, in corrispondenza dell’aumento delle emissioni antropiche, e mostra riduzioni a Milano (fino a -3,14 mg/m3) e aumenti a Madrid (fino a +2,01 mg/m3).

La presenza della vegetazione produce effetti in tutta la città, non solo nelle aree verdi, e non solo d’estate: gli alberi decidui infatti modificano le proprietà dell’aria anche in inverno, agendo come ostacoli che riducono la velocità del vento e la dispersione degli inquinanti, e come sorgente di acqua attraverso il suolo permeabile intorno a loro, aumentando così l’umidità relativa dell’aria. “I nostri studi hanno considerato l’interazione continua tra la vegetazione e l’aria urbana e sono applicabili in qualsiasi città che abbia a disposizione un inventario della vegetazione presente”, conclude Mircea.

Sostenibilità, Fondazione Guido Carli lancia la task force con top manager e imprenditori

Nasce una task force permanente di top manager e imprenditori per offrire contributi qualificati di idee al governo e ai decisori politici in materia di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Con una missione chiara: elaborare progetti e proposte per saldare la tutela dell’ambiente alla crescita e all’occupazione. Il gruppo di lavoro indipendente sarà il lascito strutturale della Convention inaugurale della Fondazione Guido Carli dedicata a ‘Sostenibili futuri. Guida visionaria al domani che vogliamo‘, in programma il 1° dicembre alle ore 17.30 a Roma, nella Sala della Regina della Camera dei deputati, dove fino al 2018 si era svolto il Premio Guido Carli.

Ad aprire i lavori della Convention sarà la vicepresidente della Camera, Anna Ascani. Dopo il saluto iniziale della presidente della Fondazione Guido Carli, Romana Liuzzo, interverrà, a nome del governo, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. L’avvio del dibattito sarà affidato a Giampiero Massolo, consigliere della Fondazione Guido Carli.

Nel panel, moderato dal vicedirettore del TG5, Giuseppe De Filippi, otto relatori di altissimo profilo andranno a comporre la task force: Paolo Barletta, ceo & founder Arsenale Spa; Domitilla Benigni, ceo e coo Elettronica; Sergio Dompè, presidente Dompè Farmaceutici Spa; Luigi Ferraris, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Italiane; Andrea Illy, presidente di Illycaffè; Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana; Ettore Prandini, presidente della Coldiretti; Alessandra Ricci, ad di Sace.

Contro il rischio di trasformare la sostenibilità in un termine inflazionato, buono per operazioni di greenwashing – afferma Romana Liuzzo (nella foto) – abbiamo voluto radunare figure di primo piano delle istituzioni e della nostra impresa che si confrontano ogni giorno con la sfida dello sviluppo sostenibile, in un mondo post Covid provato da tensioni geopolitiche, inflazione elevata e nuove guerre. Ciascuno ci regalerà una tessera del mosaico che proveremo a comporre per donarlo come possibile bussola per la definizione delle policy. Dalla farmaceutica alla sicurezza, dall’agricoltura all’alimentare, fino al mondo della finanza e all’hospitality, è in atto una rivoluzione silenziosa che sta riorientando processi e prodotti, inducendo tutte le organizzazioni a cambiamenti profondi, anche nei sistemi di valori. La capacità di guardare lontano, appannaggio di pochi, si sta affermando come requisito indispensabile per trasformare le crisi in opportunità. Tra quei pochi vi era Guido Carli, statista illuminato, come lo ha definito il Presidente Mattarella, fautore ante litteram della sostenibilità a tutto campo, anche per la sua costante fiducia nelle nuove generazioni. Futuri sostenibili, ancorati alla crescita, erano quelli che mio nonno sognava, da Governatore della Banca d’Italia, da Ministro del Tesoro e da Presidente di Confindustria, auspicando un Paese aperto e meritocratico. Un’Italia dei giovani, per i giovani“.

Il parterre della Convention sarà quello delle grandi occasioni. In prima fila siederanno personalità istituzionali come il generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante del Covi e commissario straordinario per l’emergenza in Emilia-Romagna, Toscana e Marche, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, la senatrice di Azione, Mariastella Gelmini, e la deputata della Lega, Simonetta Matone, il senatore Andrea Paganella, gli onorevoli Michela Vittoria Brambilla, Maria Elena Boschi, Matteo Colaninno e Federico Mollicone, il presidente del Cnel, Renato Brunetta, l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto, l’assessore ai Grandi eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, Alessandro Onorato. Hanno già confermato la loro partecipazione anche il neo presidente della Luiss Guido Carli, Luigi Gubitosi, l’ad di Invitalia, Bernardo Mattarella, l’ad di Medusa, Giampaolo Letta, il presidente di Simest, Pasquale Salzano, la presidente di Paglieri Spa, Debora Paglieri, e il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana.

L’appuntamento inaugurerà la stagione di attività 2023-2024 della Fondazione, interamente dedicata all’impatto delle scelte del presente sull’avvenire, tracciando il sentiero che culminerà a maggio 2024 con le celebrazioni per il 15esimo anniversario del Premio Guido Carli. La convention si svolgerà in presenza e sarà trasmessa anche in diretta streaming sui canali social della Fondazione Guido Carli.

Papa

Dal Papa nuovo documento sul clima: “Dobbiamo reagire, punto di rottura è vicino”

Si intitola ‘Lodate Dio‘ “perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso“. Nelle ultime parole della nuova esortazione apostolica ambientale sta l’essenza del documento. E’ un nuovo grido di Papa Francesco, otto anni dopo la prima enciclica sulla cura del Creato. Un ‘aggiornamento’ della Laudato Si’, necessario perché, spiega il Pontefice, “con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura“.

Più volte, nei settantatre punti dell’esortazione, torna lo spettro del punto di rottura. Più volte torna la certezza che questa crisi climatica colpisca tutti democraticamente, ma a partire dai più fragili. Più volte il Papa argentino denuncia l’irresponsabilità dei negazionisti, anche all’interno della Chiesa. Parla di opinioni “sprezzanti e irragionevoli“, nonostante non si possa più dubitare che la mano dell’uomo agisca sul riscaldamento globale, che la ragione “dell’insolita velocità di così pericolosi cambiamenti sia un fatto innegabile“, dati gli enormi sviluppi connessi allo sfrenato intervento umano sulla natura negli ultimi due secoli.

Il Pontefice punta il dito anche contro le grandi potenze economiche, interessate soltanto a “ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili“, a scapito del Pianeta e del genere umano tutto. Ma mette in guardia dal paradigma tecnocratico, che “si nutre mostruosamente di sé stesso“. Questo perché le risorse naturali necessarie per la tecnologia che avanza, come il litio e il silicio non sono illimitate, ma il problema più grande è “l’ideologia che sottende un’ossessione – osserva : accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio. Tutto ciò che esiste cessa di essere un dono da apprezzare, valorizzare e curare, e diventa uno schiavo, una vittima di qualsiasi capriccio della mente umana e delle sue capacità“. E dunque ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti è indispensabile: “Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza. Ci vuole lucidità e onestà per riconoscere in tempo che il nostro potere e il progresso che generiamo si stanno rivoltando contro noi stessi“.

A cadere in inganno davanti alle promesse di tanti “falsi profeti“, sono soprattutto i poveri, che vivono in un mondo che “non viene costruito per loro“, scrive il Papa, deplorando la decadenza etica del potere reale, “mascherata dal marketing e dalla falsa informazione“. Bergoglio pensa “all’effimero entusiasmo per il denaro ricevuto in cambio del deposito di scorie tossiche in un sito. La casa acquistata con quei soldi si è trasformata in una tomba a causa delle malattie che si sono scatenati“.

Dopo accordi e Cop deludenti, promesse non mantenute per mancanza di meccanismi di controllo, il Pontefice si rivolge alla comunità internazionale e guarda alla Cop28 di Dubai, in programma per dicembre: “Dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico. Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente“, osserva. La Conferenza può essere un “punto di svolta” o “una grande delusione e metterà a rischio quanto di buono si è potuto fin qui raggiungere” è l’avvertimento del Papa. Tertium non datur.

Life Blue Lakes, è allarme laghi: microplastiche nel 98% dei campioni raccolti

Brutte notizie per la salute dei laghi italiani. Negli ultimi due anni, infatti, il progetto Life Blue Lakes, cofinanziato da Life e coordinato da Legambiente, ha condotto un monitoraggio con strumenti e metodologie definiti dai protocolli scientifici sperimentati. Il risultato non è per nulla confortante, visto che nel 98% dei campioni raccolti nei laghi di Bracciano, Trasimeno e Piediluco, sono circa 9mila le particelle di materiale plastico inferiori ai 5 millimetri. I risultati sono stati presentati questa mattina. In modo particolare, nelle acque sono stati trovati frammenti di polietilene, che dalle caratterizzazioni chimico-fisiche sono risultati riconducibili alle vecchie buste di plastica, fuorilegge da diversi anni ma che ancora galleggiano in acqua. Le microplastiche sono state quantificate e analizzate anche in tre impianti di potabilizzazione e due di depurazione sui laghi di Garda e Castreccioni, in provincia di Macerata, dove viene trattenuto dal 30 al 90% di microplastiche, principalmente frammenti e fibre in poliestere e polipropilene, solitamente utilizzato per l’abbigliamento tecnico e sportivo, che in un solo lavaggio in lavatrice può rilasciare fino a un milione di microfibre.

Sebbene la ricerca sulle microplastiche nelle acque interne si sia ampliata negli ultimi anni, molto resta ancora da comprendere sulle dinamiche di distribuzione delle microplastiche in questi ambienti e a livello di bacino“, ha spiegato il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti. “È fondamentale che i responsabili politici diano priorità all’ulteriore progresso dello stato della ricerca, inserendo le microplastiche tra i parametri di monitoraggio previsti dalla normativa a livello europeo e nazionale e sostenendo la standardizzazione dei metodi di misurazione e la cooperazione internazionale e interdisciplinare – ha aggiunto -. Solo così potremo prevenire la diffusione delle microplastiche negli ecosistemi lacustri e fluviali“. Per questo, ha proseguito il dg, “è una importante notizia l’adozione da parte dell’Ue di misure per limitare l’inquinamento da microplastiche nell’ambiente“.

Il progetto Life Blue Lakes, partito nel 2019, che si avvale del partenariato guidato da Legambiente e completato dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, da Arpa Umbria, l’Enea, l’Università Politecnica delle Marche, Global Nature Fund e Fondazione Lago di Costanza, ha indirizzato tante altre azioni a differenti categorie di stakeholder italiane e tedesche, i cui risultati sono stati presentati nel corso della conferenza di oggi presso la sede della Società Geografica Italiana a Roma.

Sulle aree pilota dei laghi di Garda, Bracciano, Trasimeno e Piediluco in Italia, Costanza e Chiemsee in Germania, più di 200 soggetti tra comuni, operatori turistici, associazioni e aziende sono stati coinvolti in percorsi partecipativi che hanno portato alla redazione delle Carte dei Laghi e di un Manifesto. Adottando questi documenti, 40 comuni e circa 80 soggetti tra autorità regionali, aziende, operatori turistici e associazioni si sono assunti impegni volontari per contribuire alla riduzione dei rifiuti di plastica: dal potenziamento della raccolta differenziata, alla manutenzione delle sponde lacustri, passando per l’educazione ambientale fino a investimenti e interventi di miglioramento degli impianti di trattamento delle acque. Una campagna di advocacy per le aziende europee di cosmetici, abbigliamento outdoor e pneumatici – appartenenti ai settori commerciali maggiormente responsabili della contaminazione da microplastiche – ha guidato 20 aziende europee alla firma di un protocollo d’intesa per una produzione più sostenibile.

L’industria più reattiva – secondo quanto emerge dallo studio – è stata quella dell’abbigliamento outdoor, mentre la cosmetica si è dimostrata piuttosto inattiva e riluttante perché in attesa dello sviluppo di un quadro giuridico definitivo da parte dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), che stima che l’utilizzo complessivo annuo di microplastiche – solo quelle intenzionalmente aggiunte ai prodotti – tra Unione europea e Spazio economico europeo, in circa 145mila tonnellate.

Le luci di New York sotto attacco da parte dei gruppi ambientalisti

Photo credit: AFP

Ogni anno, la Settimana del Clima di New York riunisce attivisti, politici e uomini d’affari per centinaia di eventi volti a riflettere su come affrontare la crisi ambientale. Ma le luci abbaglianti che rendono la “città che non dorme mai” ciò che è sono da tempo fonte di frustrazione per gli attivisti, che notano una contraddizione con lo spirito di sobrietà energetica incarnato da questo incontro. “Credo che ci sia ancora molta strada da fare prima di vedere una città illuminata per quello che è, ovvero un grossolano spreco di energia e un impatto diretto sulla natura“, ha dichiarato all’AFP Ruskin Hartley, direttore dell’International Dark-Sky Association (IDA), che si batte per mantenere i cieli bui di notte.

Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, l’illuminazione esterna negli Stati Uniti consuma abbastanza energia da alimentare 35 milioni di case per un anno. Le stime per città sono difficili da ottenere, ma è chiaro che New York è una di quelle con i risultati peggiori negli Stati Uniti, un Paese che secondo i ricercatori spreca molta più energia dell’Europa.
Mentre i partecipanti alla Settimana del clima di New York discutono di una serie di argomenti ambientali, dalla riduzione dell’impronta di carbonio degli alimenti al ruolo dell’arte nell’attivismo, dovrebbe essere affrontata anche la questione dell’inquinamento luminoso, sostiene Hartley. “Credo che le persone cerchino modi per avere un impatto rapido, data la portata della crisi che stiamo affrontando. E una delle cose più semplici che possiamo fare è guardarci intorno e vedere dove possiamo ridurre i rifiuti“, aggiunge.

Secondo le stime dell’IDA, l’illuminazione esterna visibile nello spazio è responsabile dell’1% delle emissioni annuali di gas serra. E non si tratta solo dello spreco di energia. “New York si trova lungo una rotta migratoria utilizzata da milioni di uccelli ogni anno“, ha spiegato all’AFP Dustin Partridge, responsabile di New York City Audubon, un’associazione che si batte per la protezione degli uccelli. La luce artificiale attira gli uccelli in città. Durante il giorno, si schiantano contro gli edifici perché vedono i riflessi della vegetazione nelle finestre. Di notte, invece, volano direttamente contro le finestre illuminate. “A New York, circa 250.000 uccelli muoiono ogni anno a causa di collisioni“, afferma Partridge. E la Settimana del clima cade proprio nel mezzo della migrazione autunnale. I semi che diffondono sono vitali per la salute degli ecosistemi che trattengono il carbonio dal Canada, dove iniziano il loro viaggio, fino alle varie destinazioni in Sud America.

Un’altra vittima dell’inquinamento luminoso è l’osservazione delle stelle. È proprio questo il motivo per cui è stata creata l’IDA. “La luce che ha viaggiato per milioni di anni luce viene assorbita e nascosta nell’ultimo nanosecondo. Che perdita per la società“, lamenta Hartley. Altre ricerche hanno evidenziato potenziali impatti sulla salute umana, come l’aumento dei casi di cancro, che potrebbe essere collegato all’alterazione del ritmo circadiano. E poiché la luce attira gli insetti, un documento del 2020 ha trovato un legame tra la luce artificiale e l’aumento della trasmissione del virus del Nilo occidentale, trasmesso dalle zanzare.

Nel 2021 New York ha approvato una legge che impone a tutti gli edifici di proprietà della città di spegnere le luci non essenziali dalle 23 alle 6 del mattino durante le migrazioni primaverili e autunnali. Ma questi rappresentano solo una piccola percentuale di tutti gli edifici. Una proposta di legge più recente, presentata a maggio, che estenderebbe le stesse regole agli edifici privati e industriali, è ancora all’esame dell’assemblea cittadina. I critici sottolineano che l’iconico skyline notturno di New York è essenziale per l’identità della città. Gli attivisti rispondono citando le città europee che hanno iniziato a spegnere le luci quando la maggior parte della popolazione dorme. Come Parigi, la ‘Città della Luce’.

Bonomi a Ue: Transizioni sfida immane, senza fondi sovrani mercato unico si spezza

Photo credit: Confindustria (Instagram)

 

Le imprese non possono essere lasciate da sole ad affrontare le transizioni. Il monito sale dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Nell’assemblea annuale torna a ripetere che la transizione ambientale è “ineludibile“, ma “per realizzare obiettivi così ambiziosi in così poco tempo o si mettono a disposizione cifre importanti – come hanno fatto gli Stati Uniti e la Cina – o bisogna rivedere gli obiettivi“.

Oltre duemila gli invitati all’auditorium Parco della Musica di Roma, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni, per la sua ultima assemblea: l’imprenditore ha ancora nove mesi alla guida dell’associazione. C’è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che mancava dalla kermesse degli industriali dall’ultima assemblea di Vincenzo Boccia. Tra le poltrone anche Marina Berlusconi, alla guida di Fininvest. In platea la squadra di governo quasi al completo, guidata da Giorgia Meloni: mancano il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini (impegnato a difendersi nel processo Open Arms a Palermo), il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (a Santiago de Compostela per l’Eurogruppo), il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci e la ministra del Lavoro, Elvira Calderone.

Bonomi parla di un tradimento dello “spirito dell’Unione Europea“, che prevedeva di poter affrontare queste rivoluzioni in neutralità tecnologica. L’espansione ingente del debito comune contratto a livello europeo, osserva, “non può reggere senza un’espansione del bilancio comune“. Che, nel 2023, a stento, è pari a 187 miliardi di euro.
Noi continueremo a batterci perché crescano le risorse e i progetti gestiti dall’Europa in senso cooperativo“, assicura. Ma se così non sarà, e se prevarrà il ritorno alle vie nazionali per affrontare “sfide così immani“, Bonomi ricorda le critiche avanzate al Green Deal non nascono da negazionismo climatico o da indifferenza ai suoi effetti. Il discorso è semplice: “La sostenibilità ambientale non può prescindere dalla sostenibilità economica e da quella sociale. L’Europa deve agire compatta“.

Tutte le nuove “penetranti” regolazioni, come il Fit for 55 o quelle per accrescere l’indipendenza dell’industria europea sulle materie prime (Net Zero Industrial Act e il Raw Material Act), sono state assunte dalla Commissione Ue, denuncia l’industriale, “senza una dotazione finanziaria comune; mentre, peraltro, la politica monetaria della Bce cambiava di segno e all’orizzonte appariva il rientro in vigore di un, sia pur modificato, Patto di Stabilità“. Una prospettiva allarmante: “Abbiamo tentato in tutti i modi – nei quotidiani dialoghi con le nostre omologhe associazioni tedesche e francesi, così come in BusinessEurope – di sottolineare il rischio che, senza fondi sovrani comuni europei, nei prossimi anni si spezzerà il mercato unico“, avverte. Ricorrere alle sole deroghe al divieto di aiuti di Stato per realizzare obiettivi così impegnativi, condizionandoli solo agli spazi di agibilità fiscale dei singoli Stati membri, “condannerà l’industria di molti paesi europei a perdere la gara. Ed è una minaccia serissima per l’Italia, il Paese della seconda manifattura europea“, ribadisce.
La verità, sostiene, è che le aziende italiane stanno affrontando la duplice transizione (ambientale e digitale) in condizioni “impari“, rispetto a chi può mobilitare, su scala continentale, risorse finanziarie imponenti e può contare su posizioni di monopolio in componenti fondamentali. Così, nella grande sfida internazionale alle sovvenzioni nazionali “l’Italia rischia di perdere se stessa, le sue eccellenze, il suo lavoro. Il lavoro, le imprese e l’industria italiana non lo vogliono né se lo meritano“, scandisce l’industriale. Quello che si chiede, è di potersi impegnare con “eguali opportunità, perché un mondo avanzato diviso per scalini di sovvenzioni nazionali è la negazione della nostra scelta europea e occidentale“.

Quanto all’impegno del governo per il rilancio del Paese, l’auspicio di Bonomi è che nella prossima legge di bilancio si renda strutturale il taglio delle tasse, “l’unico modo per rimettere i soldi nelle tasche dei cittadini“. Tre, suggerisce, dovrebbero essere le priorità: redditi delle famiglie con, appunto, il taglio strutturale del cuneo, spinta agli investimenti e riforme.

Anche il capo dello Stato, l’unico a intervenire pubblicamente in assemblea dopo Bonomi, stressa l’importanza del rispetto per l’ambiente e giudica controproducenti le scelte di chi non si preoccupa della salute o del Pianeta: “È anzitutto il tema della sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro. Indipendentemente dall’ovvio rispetto delle norme, sarebbero incomprensibili imprese che – contro il loro interesse – non si curassero, nel processo produttivo, della salute dei propri dipendenti. Incomprensibili se non si curassero di eventuali danni provocati all’ambiente, in cui vivono e vivranno“, afferma nel suo, applauditissimo, discorso di saluto.

Parole “di grande valore etico“, per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto: “Non può esistere attività economica che non contempli il rispetto delle persone e dell’ambiente“, fa eco, richiamando il nuovo articolo 41 della Costituzione.
Per il titolare del dicastero di viale Cristoforo Colombo, la ricerca di soluzioni di fronte ai problemi complessi della transizione ecologica non può subire i condizionamenti del “catastrofismo“, e neanche della “sottovalutazione“. Il Mase e il governo intero, garantisce, lavorano a creare tutte le condizioni perché l’ambiente sia “la bussola di ogni attività economica”.

Mattarella non può fare a meno di ammettere quanto le imprese abbiano sofferto negli ultimi anni, pur supportando la crescita del Paese. Le ringrazia per il coraggio e le loda per essersi fatte protagoniste di una “ripresa prodigiosa“, senza eguali nei G7. Ora però, dopo aver subito lo shock pandemico, quello energetico e del caro materie prime, così come la scarsità di microprocessori, tante realtà imprenditoriali sono state colpite dall‘alluvione.

Le avversità si manifestano su più fronti”, ammette. E solleva un interrogativo che interpella tutti: “La nostra comunità è adeguatamente resiliente? È sufficientemente desiderosa di futuro, di voler guardare avanti?“. L’appello è rivolto davvero a tutti: alle istituzioni, alle imprese e ai cittadini. La chiave è avere fiducia nel Paese e nel suo futuro. E, in questo quadro, “sapere di avere il mondo dell’impresa impegnato, con convinzione e con capacità, per il progresso dell’Italia – confessa -, è motivo di conforto e di grande apprezzamento“.

 

 

Dai rifiuti spaziali all’agricoltura satellitare: a Houston l’Italia che innova

Flotte di sonde aerostatiche coordinate dall’intelligenza artificiale, nanosatelliti che “danno la caccia” ai detriti spaziali, e propulsori made in Italy tra i più avanzati sul mercato. Sono alcune delle soluzioni innovative proposte dalle sei aziende italiane che stanno partecipando a Houston, in Texas, nel luogo simbolo della storia dell’esplorazione spaziale, alla prima edizione di ‘Space it Up‘, il programma di accelerazione d’impresa creato da Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), in collaborazione con la Space Foundation, la principale associazione americana che riunisce i vari stakeholder del settore aerospaziale promuovendo attività di formazione, ricerca e innovazione tecnologica.

Space it Up, al via ufficialmente il 28 agosto, segue un percorso di sei settimane. La prima con attività preparatorie da remoto, e le restanti cinque a Houston, a partire dall’evento di kick-off di che si è tenuto l’1settembre. Tutte le attività di mentorship, i workshop e i momenti di networking con l’ecosistema aerospaziale texano si tengono al The Ion Houston, il principale centro di innovazione della città. Una full immersion che culminerà con il Demo Day del 27 settembre, in cui le aziende potranno mettere a frutto il lavoro delle settimane precedenti presentando le loro soluzioni innovative ai principali stakeholder del territorio. Un’opportunità importante per stringere relazioni e accordi commerciali oltreoceano, trovare clienti o capitali.

Il programma Space it Up non si esaurisce però nell’arco di queste settimane e punta a diventare in breve tempo una piattaforma di dialogo permanente tra gli attori italiani e statunitensi del settore space-tech: questo anche grazie a uno Spazio collaborativo “phygital” che faciliterà l’incontro, lo scambio e le occasioni di business tra imprenditori, innovatori e ricercatori. La piattaforma, attiva da settembre per 365 giorni l’anno, è stata realizzata in partnership tra l’ufficio ICE della città texana e Village Insights, leader per la costruzione di community di settore.

 

Con un fatturato 2022 di 13 miliardi di euro e un export di 6,5 miliardi in crescita del 17,7% rispetto al 2021, il comparto aerospaziale italiano rappresenta oggi un settore in rapida crescita, fiore all’occhiello del Made in Italy e sempre più presente nella realizzazione di missioni internazionali. La new space economy è un driver di crescita strategica per il Paese che può vantare l’esser presenti con, principalmente, cinque poli produttivi regionali, su tutta la filiera: dalla costruzione e operazione di razzi vettori, alla costruzione di satelliti, acquisizione di dati dallo Spazio e gestione di immagini e big data. Non da meno la capacità di sviluppo del know how trasversale delle nostre aziende che potenzialmente permette loro di rispondere efficacemente a tutte le esigenze del comparto aerospaziale” spiega il Presidente dell’Agenzia Ice Matteo Zoppas.

Le aziende del comparto si rivolgono con sempre maggiore attenzione, nel processo di internazionalizzazione delle loro attività, sia verso i grandi committenti esteri, sia verso i produttori di sistemi e sottosistemi”, sostiene il Direttore Generale dell’Agenzia ICE Lorenzo Galanti. “Partecipano ai grandi saloni e air show con il supporto dell’ICE, dove hanno l’opportunità di effettuare incontri per collaborazioni produttive. Il nostro ruolo è di portare i distretti produttivi nazionali sul mercato mondiale e al contempo di invitare in Italia buyers dall’estero, per favorire il sempre maggiore inserimento del sistema aerospaziale italiano nei processi di sviluppo tecnologico del settore a livello internazionale”.

A valorizzare l’iniziativa anche la stretta collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la partnership con Space Foundation. Tra le più importanti agenzie spaziali a livello mondiale, ASI contribuirà al programma mettendo a disposizione risorse ed expertise importanti per permettere alle aziende di competere sul mercato internazionale, mentre l’autorevolezza della Space Foundation nel panorama statunitense garantirà un punto di accesso privilegiato all’ecosistema. “Il mercato USA rappresenta un riferimento strategico per le industrie spaziali italiane e Houston uno degli epicentri. In questo contesto si delineano i più avanzati trend innovativi dello Spazio a livello globale. È anche grazie alla partnership con gli USA che la nostra industria nel passato ha avuto l’opportunità di costruire le solide competenze che abbiamo oggi. Per questo nell’ambito delle nostre iniziative per l’internazionalizzazione industriale, sosteniamo la collaborazione con ICE e abbiamo proposto il lancio di una iniziativa verticale di accelerazione per il settore Spazio che vada a beneficio di giovani imprese italiane con ottime prospettive di innovazione e crescita“, ricorda Teodoro Valente presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. “Dalla culla del Rinascimento alle frontiere del cosmo, la tradizione di innovazioni spaziali dell’Italia non conosce limiti – fa eco Kelli Kedis Ogborn, vicepresidente per il commercio e l’imprenditoria spaziale di Space Foundation -. Con il suo patrimonio di progressi scientifici, l’Italia torna a scrivere un nuovo capitolo della storia, questa volta con un’attenzione più ampia alla collaborazione internazionale e a una crescita significativa di un ecosistema spaziale globale in evoluzione“.

Clima, Papa: Nella nuova Laudato Si’ revisione Cop Parigi e nuove urgenze

Photo credit: Vatican News

 

Il seguito della Laudato Si’, la nuova esortazione apostolica sull’ambiente in uscita il 4 ottobre, sarà più breve della prima enciclica e sarà una “revisione di cosa è successo dalla COP di Parigi, che è forse è stata la più fruttuosa, fino a oggi“. Sul volo da Ulan Bator a Roma, rientrando dal viaggio in Mongolia, Papa Francesco concede una conferenza stampa e anticipa i contenuti del suo prossimo lavoro sulla cura del Creato: “C’è qualche notizia su alcune Cop e alcune cose che ancora non sono state risolte, ma c’è l’urgenza di risolvere“, spiega senza entrare nel dettagli.
Il lavoro sarà quindi un aggiornamento, un “portare avanti la Laudato si’ nelle cose nuove, e anche un’analisi della situazione“, ribadisce.

Quanto alle manifestazioni a volte un po’ eclatanti di alcuni giovani che lottano contro il riscaldamento globale, “non scendo su questi estremisti“, afferma, interrogato su Ultima Generazione. “Ma i giovani sono preoccupati“, precisa, citando uno “scienziato italiano bravo“, che ha affermato: ‘Io non vorrei che la mia nipotina, che è nata ieri, entro trent’anni viva in un mondo così brutto‘.

Due attivisti di Ultima Generazione, Guido ed Ester, a giugno sono stati condannati in primo grado in Vaticano per essersi incollati al basamento della statua di Laocoonte nei Musei, e una terza, Laura, per aver documentato l’azione con un video. I giudici vaticani del Tribunale di Prima Istanza hanno condannato i primi due a 9 mesi di carcere, con pena sospesa e una multa di 1.620 euro, oltre a un risarcimento del danno di oltre 28mila euro. La terza è stata multata con un’ammenda di 120 euro per il reato di trasgressione “a un ordine legalmente dato dall’autorità competente”. Il movimento ha presentato ricorso alla Corte di Appello.

I giovani pensano al futuro, e in questo senso mi piace che lottino bene“, commenta Bergoglio. Ma avverte: “Quando c’entra l‘ideologia o c’entra una pressione politica, non va più bene”.

ambiente

Una seconda Laudato si’ il 4/10. Papa: “Fermiamo insensata guerra al Creato”

L’enciclica sull’ambiente, la ‘Laudato Si” avrà un seguito e, come la prima, sarà pubblicata nella festa di San Francesco d’Assisi, il 4 ottobre.

L’1 settembre si celebra la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, sul tema ‘Che scorrano la giustizia e la pace‘: così si inaugura il Tempo del Creato che durerà appunto fino al 4 ottobre. E’ in quella data, spiega il Papa in udienza generale, che uscirà un’esortazione apostolica sul clima.

La notizia era stata anticipata dal Pontefice lo scorso 21 agosto, quando aveva ricevuto in udienza una delegazione di avvocati di Paesi membri del Consiglio d’Europa.

Per Bergoglio, in partenza per la Mongolia per la sua 43esima visita apostolica all’estero, è “necessario schierarsi al fianco delle vittime delle ingiustizie ambientali e climatiche sforzandosi di porre fine all’insensata guerra alla nostra casa comune, che è una guerra mondiale terribile“. L’esortazione è a “lavorare e pregare affinché essa abbondi nuovamente di vita“, scandisce. Anche la Mongolia subisce gli effetti devastanti della crisi climatica, inondazioni e inverni estremi stanno danneggiando pesantemente i raccolti, mentre le città non sono risparmiate dal sovraffollamento e da un inquinamento incontrollato.

Nel Messaggio per la Giornata della cura del Creato, diffuso il 25 maggio scorso, il Papa lancia un nuovo appello al mondo, parlando dei “peccati ecologici”: “Pentiamoci – supplica -, danneggiano il mondo naturale e anche i nostri fratelli e le nostre sorelle”. La richiesta è ad adottare stili di vita meno consumistici, “con meno sprechi e meno consumi inutili, soprattutto laddove i processi di produzione sono tossici e insostenibili”. Cercare di essere il più possibile attenti alle abitudini e alle scelte economiche, in modo che “tutti possano stare meglio”: “I nostri simili, ovunque si trovino, e anche i figli dei nostri figli. Collaboriamo alla continua creazione di Dio attraverso scelte positive – afferma -: facendo un uso il più moderato possibile delle risorse, praticando una gioiosa sobrietà, smaltendo e riciclando i rifiuti e ricorrendo ai prodotti e ai servizi sempre più disponibili che sono ecologicamente e socialmente responsabili“.

L’1 settembre, il Movimento Laudato si’ terrà una preghiera ecumenica e durante tutto il Tempo del Creato, non mancheranno eventi globali e regionali, tra cui una veglia ecumenica in piazza San Pietro organizzata dalla Comunità di Taizé, il 30 settembre che, oltre ad aprire l’Assemblea generale del Sinodo in Vaticano, sarà a sostegno e promozione del Trattato di Non Proliferazione dei Combustibili Fossili (TNPCF) per mitigare la crisi del cambiamento climatico in America Latina, Oceania e Africa.