Oceano

Papa: Proteggiamo il mare da inquinamento ed estrazioni

Proteggere il mare dalle mani dell’uomo. E’ la supplica di Papa Francesco in un messaggio inviato all’ottava conferenza ‘Our Ocean‘ di Panama. L’alto mare è considerato “patrimonio comune” dell’umanità, osserva il Papa, e a noi viene chiesto e richiesto di utilizzare gli oceani “in modo equo e sostenibile“, di trasmetterli alle generazioni future “in buone condizioni“.

Il messaggio porta la firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e tra le righe tutta l’apprensione del Pontefice: “L’inquinamento degli oceani, l’acidificazione, la pesca illegale sono allarmanti e c’è grande preoccupazione per lo sviluppo dell’industria estrattiva sui fondali marini“, si legge. Sono fenomeni che hanno effetti sulla biodiversità, sulla produzione alimentare e sulla salute anche dell’uomo. Sulla terra, l’innalzamento del livello del mare e l’erosione delle coste “minacciano diversi Paesi e i mezzi di sussistenza di molte comunità“, osserva Francesco.

Cosa si può fare di più, meglio, in modo diverso? “Prendere sul serio le implicazioni di ‘Our Connection’ sarebbe saggio e potrebbe offrire spunti di riflessione e di azione“, scandisce, proponendo una visione integrale dell’ecologia, come nell’enciclica Laudato si’.

L’acqua come fattore di connessione. “Vale per i fiumi che irrigano un continente, per le falde acquifere, per gli oceani“. Vale per “il Nostro Oceano“, ribadisce il Papa, quello che non ha confini politici o culturali: “Le sue correnti attraversano il pianeta, evidenziando l’interconnessione e l’interdipendenza tra comunità e Paesi. In molte antiche saggezze e tradizioni religiose esiste un profondo legame tra l’umanità e gli oceani. Siamo una sola famiglia, condividiamo la stessa inalienabile dignità umana, abitiamo una casa comune di cui siamo chiamati a prenderci cura“.

In bici attraverso gli Usa per dire ‘no’ alla plastica: la sfida di due italiani

Oltre 100 km percorsi al giorno, per un totale di oltre 3000 km nel primo mese di viaggio e altrettanti ancora da percorrere. È “2 Italians Across the US”, il viaggio che Pietro Franzese ed Emiliano Fava stanno realizzando in bici da San Francisco (Golden Gate) e Miami (Key West) in totale autonomia, per raccogliere fondi a sostegno dell’associazione Plastic Free. I due viaggiatori sono ora a Houston in Texas a circa metà viaggio. “2 Italians Across the US” è iniziata il 19 gennaio a San Francisco, un viaggio che è un’impresa sportiva e un’azione di sensibilizzazione sull’impatto ambientale dell’uso della plastica monouso: un progetto che parte dall’Italia, viaggia negli Stati Uniti e arriva in Africa, e che ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Milano. Pietro Franzese ed Emiliano Fava documentano con immagini video e foto la loro avventura negli USA e restituiscono il racconto chilometro dopo chilometro sui loro social e sui loro canali YouTube (qui e qui due degli ultimi video realizzati da Pietro Franzese, qui il video di Emiliano Fava da Los Angeles, a 800 km di viaggio), tra aneddoti di viaggio, incontri inaspettati e tramonti nel deserto a perdita d’occhio.

“Nei primi 10 giorni – raccontano – abbiamo affrontato molto dislivello, poi il percorso è diventato più pianeggiante e di nuovo molti sali e scendi impegnativi tra El Paso, che supera i 1000 m di altitudine, e Houston. Abbiamo percorso circa 3200 km, con tappe di un centinaio di km al giorno, valutando condizioni di vento e strade. La settimana scorsa, abbiamo approfittato del vento favorevole per percorrere 500 km in soli tre giorni. Abbiamo dormito in tenda, in motel e ospiti di locali. Il freddo di notte ci ha affaticati molto nelle notti in tenda, anche per il terreno molto umido”.

Il viaggio di Pietro Franzese ed Emiliano Fava è accompagnato a una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe a sostegno di Plastic Free, associazione italiana che dal 2019 si occupa tramite la propria rete di volontari della creazione di appuntamenti di clean up, salvataggio delle tartarughe marine, sensibilizzazione nelle scuole e trasformazione dei Comuni in Plastic Free.
Ad oggi sono stati raccolti oltre 1200 euro, ma la raccolta continuerà fino al loro rientro in Italia. Non a caso hanno scelto, per il loro viaggio negli Usa, di raccogliere fondi per le azioni contro l’inquinamento da plastica. Gli Usa sono infatti il Paese che ha il più alto uso pro capite di plastica, specialmente monouso, al mondo. Anche l’Italia contribuisce negativamente all’inquinamento da plastica: è infatti il secondo Paese consumatore di plastica in Europa e gli italiani sono i più grandi consumatori al mondo di acqua minerale in bottiglia.

I soldi raccolti saranno interamente donati a Plastic Free e in particolare a uno dei progetti scelti da “2 Italians Across the US” come destinatario dei fondi raccolti: la salvaguardia della riserva naturale del Mida Creek in Kenya grazie alla collaborazione con l’associazione Sasa Rafiki. Grazie al progetto Plastic Free, la plastica viene raccolta dagli abitanti del luogo e portata in centri appositi per un corretto smaltimento, evitando così che venga bruciata o seppellita. Con il supporto derivato dalle donazioni di “2 Italians Across the Us” sarà possibile continuare la raccolta dei rifiuti e dotare la popolazione locale di ceste per la raccolta della plastica, rafforzando la missione di sensibilizzazione.

Addio a Maurizio Costanzo: l’impegno per l’ambiente, per le specie protette e contro la caccia

Re dei salotti tv, giornalista capace di coniugare temi impegnati con puro intrattenimento e di entrare nelle case degli italiani sempre con garbo, grande comunicatore. E’ morto a 84 anni Maurizio Costanzo. Ma l’inventore del talk show all’italiana aveva anche un’altra passione, probabilmente più nascosta: l’ambiente e gli animali. Anche per questo, fra i primi a stringersi nel dolore per la notizia della sua scomparsa, c’è stato anche il Wwf che lo ha definito “ben più di un amico”.

Costanzo ha sostenuto e aderito a campagne importantissime per il Wwf, come ‘L’ambiente è cosa nostra’ o quella dedicata all’adozione di specie protette, alle raccolte fondi per salvare preziosi lembi di natura, come ‘Operazione beniamino’, mettendo a disposizione mezzi e spazi di comunicazione che hanno creato coscienza e consapevolezza su temi ambientali cruciali. Il Costanzo Show aderì all’inizio degli anni ’90 alla campagna ‘Ambiente è Cosa Nostra’ e in varie puntate trattò temi scottanti quali quello delle cave abusive, delle opere pubbliche inutili e dannose, dell’acqua in Sicilia, delle speculazioni edilizie. A differenza della formula abituale della trasmissione, Maurizio Costanzo su questi argomenti fece registrare veri e propri servizi d’inchiesta che poi venivano commentati in studio, servizi che rimangono ancora testimonianza di un impegno civile profondo e vero oltre che di battaglie vinte.

Maurizio Costanzo aderì poi alle campagne del Wwf per l’abolizione della caccia e il suo ruolo fu determinante nella campagna per togliere il riconoscimento del Coni alla Federcaccia e con esso il contributo che per questo veniva riconosciuto. L’impegno di Costanzo guardava anche oltre i confini del nostro Paese e la sua adesione alla campagna ‘Salvamondo’, promossa da Amnesty, Unicef e Wwf, permise di rendere noti al grande pubblico i crimini contro gli esseri umani e la natura che all’inizio degli anni 2000 si perpetravano ancora in Congo. Il Wwf ne ricorda “la sensibilità e l’intelligenza di un giornalista acuto e di un osservatore ben più che attento ed ancora oggi il Wwf fa tesoro dei suggerimenti e dei consigli che generosamente ha voluto dare per accompagnare l’Associazione nel diffondere i valori e la cultura della conservazione della natura e della sostenibilità ambientale senza mai perdere di vista i diritti umani e l’equità sociale”.

Photo credit: Wwf

Al via progetto didattico GEA EDU-Idee per il futuro: la sostenibilità arriva ‘inclasse’

Approfondire insieme alle nuove generazioni le tematiche relative allo sviluppo sostenibile, alla transizione ecologica e ai nuovi ‘green job’ con uno sguardo generale rivolto all’Europa. È l’obiettivo che si pone GEA EDU-Idee per il futuro, il progetto didattico promosso dalla Fondazione Articolo 49, emanazione di WITHUB S.p.A, e destinato alle scuole secondarie di II grado. Il progetto, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ed in collaborazione con il Parlamento Europeo, è partito il 6 febbraio e ha già all’attivo oltre 2.050 studenti, appartenenti a 82 classi di 27 istituti in 13 regioni italiane. Il progetto educativo GEA EDU si inserisce nel sistema dell’Agenda Onu 2030 che ingloba 17 obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile. Gli studenti verranno invitati a riflettere sui ‘goal’ 11 (città e comunità sostenibili), 12 (produzione e consumo responsabili), 13 (lotta contro il cambiamento climatico), lavorando sulle azioni e i comportamenti sostenibili di ogni singolo individuo.

Tre moduli didattici – Nel quadro delle possibilità offerte dall’introduzione dell’educazione civica obbligatoria nelle scuole, il progetto educativo GEA Edu – Idee per il futuro propone tre moduli indipendenti, ognuno dei quali affronterà diverse macro-tematiche riguardanti l’economica circolare. In particolare: Produzione e consumo sostenibile: il ruolo del cittadino e delle imprese nella gestione quotidiana dei prodotti; Economia circolare, riuso, riciclo e gestione dei rifiuti: la circolarità dei consumi con uno sguardo particolare allo smaltimento e alla nuova vita degli scarti; Innovazione e nuove professioni: le nuove professioni della sostenibilità offrono nuove opportunità di occupazione. Ciascun modulo, della durata di 40 ore, permette ai ragazzi, una volta completato, di ricevere un attestato di partecipazione che l’istituto di appartenenza potrà trasformare in crediti formativi. Insegnanti e studenti si possono registrare al progetto sulla piattaforma inclasse.net, sulla quale potranno seguire il percorso didattico e scaricare i materiali a supporto delle tematiche affrontate. Gli studenti potranno confrontarsi e collaborare per sviluppare un pensiero critico sulle tematiche trattate e partecipare al contest ‘Idee per il futuro’ dando sfogo alla loro creatività e fantasia.

Il contest ‘Idee per il futuro’: I ragazzi si faranno promotori di idee innovative per migliorare la vita di tutti i giorni per loro stessi e per la loro comunità. Una giuria di esperti selezionerà i tre migliori progetti; le tre classi vincitrici saranno premiate il 25 maggio a Roma presso Europa Experience, lo spazio multimediale dedicato all’UE e intitolato a David Sassoli, nel contesto del calendario degli Eventi di Withub www.withub.it/meet   “Lanciamo oggi questo progetto educativo – ha detto Andrea Poli, presidente della Fondazione Articolo49 – che si pone tre diversi specifici obiettivi: rendere gli studenti protagonisti della transizione ecologica, trasmettere competenze per l’adozione di buone pratiche nella vita quotidiana e stimolare il confronto. Questi goal sono in linea con il concerto di significati contenuti nella Costituzione Italiana e nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE e costituiscono una fonte di ispirazione per i valori sostanziali della Fondazione49, promotrice del progetto. Libertà, partecipazione e democrazia sono al centro della nostra mission e rappresentano un patrimonio che vogliamo condividere e diffondere nelle scuole, tra i ragazzi e le loro famiglie”.
Il progetto GEA EDU è sostenuto da Federacciai, CoReVe, iN’s Mercato e Nestlé.

Costa (M5S): “13 miliardi per spese militari e non a sanità e ambiente? Delirio di irragionevolezza”

Gira e rigira i numeri su istruzione, ambiente e sanità, che ormai ha fissato a memoria. Non manda giù che il governo voglia aumentare le spese militari, mentre le priorità per Sergio Costa sono assolutamente altre. Con GEA il deputato M5S, ex ministro dell’Ambiente nel Conte 1 e Conte 2, oggi vicepresidente della Camera, prova a spiegare perché ci sono errori nelle scelte che rischiano di far pagare un prezzo troppo alto al Paese.

Presidente Costa, lei è saltato dalla sedia quando il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato che l’Italia aumenterà la spesa militare, perché ci sono altre priorità. Cosa c’è di sbagliato nelle scelte del governo?

“Numeri alla mano, se questo governo ha deciso di destinare il 2% del Pil per le spese militari – un must che anche Draghi aveva definito e che l’esecutivo Meloni ha ripreso – vuol dire un incremento su base annua, per un numero di anni indefinito, di circa 13 miliardi di euro. Sono bei soldini, visto che mediamente una Finanziaria cuba 30 miliardi. E ancora: si dice che il 2% è troppo poco, si dovrebbe andare oltre? Questo è un altro elemento preoccupante, perché a me sembra una pazzia. Per definire completamente la sfera del dissesto idrogeologico dell’Italia, Paese che ha il 74% del territorio fragile, occorrono circa 20 miliardi di euro, ‘secchi’, per prevenzione e non emergenza, dunque quello che evita i morti, sostanzialmente. Attualmente a disposizione ce ne sono circa 10-11 miliardi, peraltro appostati nel Conte 1 e Conte 2. Mi domando: siamo disposti a spendere 13 miliardi per un numero indefinito di anni e non spenderne 10 per mettere in sicurezza l’Italia? Così viene il dubbio: è più importante sparare, quindi uccidere, o salvaguardare il territorio? Ma aggiungo…”.

Prego.

E’ più importante comprare armi o spendere risorse per la salvaguardia sanitaria nazionale? E’ stato stimato che, per consentire alle Regioni di azzerare o quasi le liste di attesa, migliorare l’assistenza domiciliare o migliorare la medicina territoriale, occorrerebbero tra i 50 e i 70 miliardi complessivi, compreso il completamento degli organici e le strutture. Questo vuol dire una media di cinque annualità di acquisto di armi, che potrebbero essere invece usati per mettere a posto la sanità. Roba che se succedesse sarei disposto ad andare a piedi a Pompei e ritorno. E aggiungo anche un altro dato, perché alla fin fine i numeri fanno la differenza. Parliamo anche di istruzione. In Italia abbiamo circa 8 milioni di studenti nella scuola dell’obbligo, circa 40mila siti scolastici, di cui solo il 43% dotato di un’Aula magna, ma solo il 12% di tutti gli istituti ha una palestra. Il 66% di questi edifici scolastici è costruito prima del 1976, quindi con un sistema vecchio che andrebbe rigenerato dal punto di vista sismico, energetico e della manutenzione. L’8% di questi edifici, poi, ha proprio problemi strutturali. Mi domando, di nuovo: preferiamo comprare e gestire armi o far crescere il livello di istruzione, mettendoci al pari con l’Ue, visto che siamo al quartultimo posto per offerta formativa, nonostante il nostro Paese sia nel G7?”.

Lei viene dalla carriera militare, è arrivato anche a ricoprire ruoli di primo piano nell’Arma dei Carabinieri. Conosce entrambe le materie.

“E’ necessario rigenerare il sistema di difesa dello Stato? Io dico di sì. Ma lo faccio a parità di spesa attuale. Nessuno dice di diminuire le risorse, semmai di efficientare quello che c’è: 25 miliardi su base annua, che ci sta per la difesa nazionale. Ma se la proposta è aumentare la spesa bypassando il Patto di stabilità, e non in funzione sanitaria, di prevenzione del rischio idrogeologico o dell’istruzione, ma delle armi è davvero una pazzia. Soprattutto se pensiamo che il ministro Crosetto ha detto che ‘se non andiamo in deroga siamo obbligati a tagliare altre spese’, che sono ancora sanità, rischio idrogeologico e istruzione. È incredibile, non trovo altre parole per descrivere questa situazione. E dov’è il dibattito politico nella maggioranza su questo tema: la priorità sono le armi?”.

In queste ultime ore, poi, c’è anche un altro tema che sta alimentando le polemiche: il Superbonus con l’approvazione del decreto ieri in Cdm.

“Questa vicenda lascia perplesso, perché nelle sofferenze del tessuto sociale, che sta andando davvero in un ‘cul de sac’ cosa fanno, bloccano il Superbonus. Sia chiaro, legittimamente un governo democraticamente eletto fa delle scelte, ma per principio di ragionevolezza se dei cittadini e delle aziende hanno creduto nello Stato, quando si decide di cancellare una misura bisogna anche salvaguardare tutto ciò che è stato fatto. Perché stiamo parlando di 40 mila aziende, di circa 1 milione di posti lavoro (contando tutto l’indotto) e di famiglie che hanno fatto sacrifici e ora si trovano con la casa a metà strada: non è ristrutturata e i lavori non vanno avanti perché le aziende sono sull’orlo del fallimento. Se un esecutivo pensa che la misura sia sbagliata, è legittimato a farlo, ma se cambi le regole bisogna creare una rete di salvataggio per le aziende e le famiglie, che non hanno nessuna colpa. Il problema è che ci sono state le truffe? È successo, vero. Ma accade anche sulla tutela dei diversamente abili, eppure non si tagliano le misure di aiuto”.

Insomma, il giudizio sull’operato del governo è negativo su tutta la linea?

“Alcune volte penso che non sia più una questione di destra o sinistra, ma di essere ragionevoli o meno. Mi sembra che in questo momento ci sia un delirio di irragionevolezza. Che non si voglia affrontare il problema nella sua complessità, ma lo si voglia semplificare per forza”.

Regionali, vincono Fontana in Lombardia e Rocca nel Lazio. E puntano (anche) sul green

Vittorie nette dei candidati di centrodestra alle elezioni regionali, ma affluenza in netto calo rispetto al 2018. Sono questi i dati che emergono dalle ultime consultazioni, che hanno visto Attilio Fontana guadagnarsi la riconferma in Lombardia con oltre il 54,67% delle preferenze (dati definitivi) e Francesco Rocca vincere la sfida con centrosinistra e Movimento 5 Stelle nel Lazio, con il 53,88% dei voti (dati non ancora definitivi).

In Lombardia, secondo i dati ufficiali del ministero dell’Interno, l’esponente di centrodestra ha ottenuto 1.774.477 voti e 48 seggi. Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra si è fermato al 33,93% con 1.101.417 voti (23 seggi). Letizia Moratti, candidata del Terzo Polo, ha ottenuto 320.346 voti, cioè il 9,87% (7 seggi). Maria Ghidorzi di Unione Popolare, invece, l’1,53%, con 49.514 voti.

AFFLUENZA AI MINIMI STORICI. A suonare come un campanello d’allarme, però, sono i numeri relativi agli elettori che si sono recati alle urne: a livello nazionale sono il 40% degli aventi diritto, mentre 5 anni fa fu il 70,63. Andando nel dettaglio, è il Lazio a perdere maggiormente, con il 37,19 percento di elettori contro il 55,55 del 2018. Anche in Lombardia la riflessione è aperta, perché ai seggi è andato il 41,67% dei cittadini, mentre nella scorsa tornata fu il 73,11, oltre tre punti al di sopra del dato nazionale.

I PROGRAMMI PER L’AMBIENTE. Ora per i neo presidenti di Regione viene la parte ‘pratica’ del loro mandato: realizzare i programmi presentati in campagna elettorale. E sull’ambiente sono diversi gli obiettivi che si sono posti. A partire da Fontana, che avrà altri 5 anni a disposizione per realizzare il suo scopo: consolidare il ruolo della Lombardia nell’economia circolare con una raccolta differenziata, oggi al 73%, ma che conta di far arrivare “all’83% entro il 2030, con il 62% dei rifiuti urbani e l’85% dei rifiuti delle attività produttive che vengono avviati a recupero e la gran parte di questi effettivamente riciclati”. Inoltre, punta “da un lato alla produzione di energia pulita, con il fotovoltaico, scelto come tecnologia più adatta (e per questo obiettivo dovrà raddoppiare la capacità di produzione), dall’altro saranno le riduzioni di consumi, tramite una forte azione di efficientamento energetico”. Non solo, perché Fontana vuole che la sua regione diventi “competitiva anche con l’idrogeno verde”. Terzo fattore “il contenimento del consumo di suolo da cui dipende anche la sostenibilità alimentare, lo sviluppo del settore agricolo e l’assorbimento di Co2”.

Il governatore del Lazio, Francesco Rocca, invece, promette che “la transizione ecologica costituirà un punto fermo della mia amministrazione”. Nel suo programma ritiene “fondamentale chiudere il ciclo dei rifiuti”, anche tornando “a investire sulla raccolta differenziata spinta”, perché oggi i dati vedono la regione al 18esimo posto, “un disastro”. Inoltre, con un cambio di paradigma: “È necessario considerare i rifiuti come una materia prima e catturarli nelle migliori condizioni, affinché possano essere reimmessi nel circuito della produzione”. Ora che ha vinto le elezioni, dovrà tenere fede alla promessa: un “Piano di localizzazione del fotovoltaico e dell’eolico, per un virtuoso utilizzo delle energie rinnovabili, evitando scempi sul territorio”. Il suo intento è “utilizzare le aree industriali dismesse e di scarso valore. Penso anche l’eolico off-shore, con impianti realizzati senza interferire con il turismo da diporto e, categoricamente, col paesaggio marino”. Rocca sarà chiamato anche a mettere in sicurezza le coste laziali “una volta per tutte, e con velocità, salvaguardando il paesaggio e l’economia del mare con un’attenta pianificazione”, istituendo “una Cabina del Mare” con tutti i soggetti interessati. Per usare una frase molto in voga nel lessico politica, ora che le luci della campagna elettorale sono spente e le urne chiuse, è tempo di passare dalle parole ai fatti.

A nuoto per 2,5 km fra i ghiacci: l’impresa di Bárbara Hernández a difesa dell’Antartide

Due chilometri e mezzo di nuotata nelle acqua ghiacciate dell’Antartide per 45 minuti e 50 secondi. E’ l’impresa portata a termine dalla nuotatrice cilena Bárbara Hernández che è così entrata nella storia come la prima persona a percorrere un tratto così lungo ad una temperatura di 2,2 gradi centigradi. Il focus non è solo il gesto atletico, ma anche e soprattutto la tutela dell’ambiente. Hernández, esperta nuotatrice in acque libere con precedenti record mondiali tra cui il Guinness World Record per aver completato il miglio oceanico più veloce nuotando attraverso il Passaggio di Drake nel sud del Cile, è infatti attualmente a bordo di una nave della marina cilena in Antartide per sensibilizzare sulla necessità di proteggere le sue acque. In qualità di membro del gruppo Antarctica2020 che chiede una maggiore protezione marina nella regione e lavorando a stretto contatto con la Coalizione dell’Antartide e dell’Oceano Antartico, sostiene l’appello ai leader mondiali affinché agiscano per garantire la conservazione dell’oceano e del continente durante un incontro che si svolgerà a Santiago del Cile nel mese di giugno.

Con indosso un semplice costume da bagno, senza alcun indumento protettivo, Barbara si è spinta attraverso le onde ghiacciate della baia del Cile, dell’isola di Greenwich nella penisola antartica. “Sono così felice e sollevata che sia andato tutto bene. Nuotare in Antartide è stato un sogno che ho avuto per anni e parte della mia ambizione di lunga data di nuotare in alcune parti di tutti e sette gli oceani del mondo. Fisicamente è stato incredibilmente duro, ma ne è valsa la pena se il messaggio sulla necessità di un’azione urgente per proteggere queste meravigliose acque riuscirà a raggiungere i responsabili delle decisioni”, ha commentato Bárbara Hernández.

Attualmente tre proposte di protezione marina su larga scala sono sul tavolo dell’organismo internazionale responsabile della conservazione delle acque dell’Antartide. Queste proposte, che coprono collettivamente quasi 4 milioni di chilometri quadrati (1% dell’oceano globale), sono state concordate per anni, ma la geopolitica ha ostacolato i progressi, con Cina e Russia che devono ancora aderire. Per aiutare a superare questa impasse, dal 19 al 23 giugno è stata convocata a Santiago del Cile una riunione speciale. “Il coraggio che Bárbara ha dimostrato nell’intraprendere questa nuotata in nome della protezione dell’Oceano Antartico è davvero stimolante. Il fatto che qualcuno abbia messo in gioco la propria vita per ottenere una maggiore consapevolezza dei problemi nella regione, mostra l’urgenza della questione. Ci auguriamo che i leader prendano atto e mostrino coraggio politico alla riunione di giugno per garantire la protezione di queste tre grandi aree”, ha affermato Claire Christian, direttore esecutivo della Antarctic and Southern Ocean Coalition.

Pierfrancesco Majorino - lombardia

Majorino: Lombardia green con il più grande piano per lavori verdi e rilancio comunità energetiche

Una Lombardia più ‘green’ per garantire salute e benessere ai cittadini. Investire in una transizione ecologica giusta per creare più posti di lavori, stabili e di qualità (circa 300mila nel 2030). E poi, efficientamento energetico nelle case popolari, superamento degli impianti di incenerimento più obsoleti per raggiungere l’obiettivo di ‘rifiuti zero’, razionalizzazione della gestione dei trasporti fluviali e dei laghi. Il tutto creando un assessorato ad hoc, dedicato all’ambiente, alla crisi climatica e alla transizione ecologica. Pierfrancesco Majorino ha le idee chiare su come vuole cambiare la regione se verrà eletto alla presidenza della Lombardia. Classe 1975, forte dell’esperienza prima nell’amministrazione comunale di Milano e poi a Bruxelles come parlamentare, si candida alle regionali del 12 e 13 febbraio per il centrosinistra (sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle). A GEA ha illustrato il suo programma ‘green’.

I prossimi 5 anni saranno decisivi per la transizione energetica ed ecologica. Nel suo programma ci sono 24 proposte sul tema: quali le più urgenti da attuare nei cosiddetti primi 100 giorni nel caso fosse eletto presidente di Regione Lombardia? Su cosa è necessario puntare?
È necessario puntare sul lancio di un programma di Green Industry che guarda alla creazione di 300.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030. Sarà il più importante piano occupazionale per lavori verdi e di qualità mai realizzato in Italia. Perché la transizione energetica ed ecologica non sono un freno, ma al contrario un’autentica opportunità di sviluppo economico e occupazionale. La transizione energetica ed ecologica deve essere portata in primo luogo nelle case gestite da ALER. Aldilà dello scandalo dei 15.000 alloggi vuoti e non assegnati penso che l’edilizia popolare possa e debba essere un autentico volano per l’efficienza energetica e la drastica riduzione delle emissioni climalteranti. Intendiamo riqualificare 4000 abitazioni all’anno portando così il tasso di edifici riqualificati in linea con gli obiettivi europei, adottando misure che puntano a ridurre le bollette e i costi energetici alle famiglie, al contempo creando nuovo lavoro, stabile e locale.

L’aumento delle auto elettriche implica anche una trasformazione urbana e non solo di città e centri abitati. La Regione come può aiutare i Comuni?
Penso sia necessario un tavolo di concertazione. I territori devono essere ascoltati e accompagnati in questa transizione. Insieme si possono trovare le soluzioni più coerenti e migliori. I fondi europei per migliorare radicalmente l’offerta infrastrutturale necessaria e per farlo nel rispetto delle esigenze territoriali esistono, vanno usati al meglio. Anche in questo caso si tratta di un’enorme opportunità occupazionale che va però accompagnata con forti misure di formazione e riqualificazione delle competenze.

 Bollette alle stelle e imprese in difficoltà. Per usare meno gas ed abbassare i costi della luce servono più rinnovabili. La Regione, attraverso le commissioni Via-Vas, è determinante nelle autorizzazioni. Come si possono accelerare?
L’unica via è la sburocratizzazione, che intendo introdurre il più possibile. Ma credo sia importante ripensare anche a una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili e sostenere le comunità energetiche promosse dai Comuni, favorendo in particolare quelle che affrontano il problema della povertà energetica. L’impegno delle comunità energetiche permette infatti di avere sul territorio numerosi benefici sia dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale.

Capitolo infrastrutture: nell’ultimo decennio sono nate grandi arterie autostradali, tuttavia l’alta velocità per, ad esempio, Venezia, va a rilento… Serviranno più trasporti su ferrovia piuttosto che su strada?
Si. Deve essere rilanciato il rapporto con Rfi per la revisione della rete infrastrutturale regionale e si dovrà imprimere un’accelerazione rispetto ai cantieri finanziati attraverso Pnrr. Ove possibile, penso alla Brianza, è necessario estendere il percorso delle metropolitane. In alcune aree, in particolare al sud della Lombardia, è necessario uno sviluppo infrastrutturale che in questi anni è venuto a mancare. I collegamenti del trasporto pubblico locale su ferro dovranno essere potenziati, ma anche quelli su gomma (aiutando i comuni a dotarsi di mezzi a basse o zero emissioni) all’interno delle aree interne non raggiunte dalla ferrovia. In alcuni ambiti vi è una qualità di servizi per nulla all’altezza. Trenord sarà ribaltata nella sua gestione. Intendo introdurre la gratuità per gli under25 nel trasporto pubblico locale come anche a favore di chi si muove per motivi di cura. Nei confronti degli under25 ritengo questa una misura che vuole favorire la cultura del mezzo pubblico.

Il Po navigabile, i Navigli a Milano… secondo lei servono più investimenti per avviare progetti di trasporto fluviale?
Ad oggi è stata molto trascurata la mobilità dolce e la navigazione turistica. Non è stata posta un’attenzione particolare a questo comparto senza promuovere progetti di rilancio, lasciando soli gli enti locali nella gestione dei pochi investimenti fatti grazie all’utilizzo di risorse europee. Intendo promuovere una regionalizzazione della gestione del trasporto sui laghi lombardi. Il trasporto fluviale merita maggiore attenzione rispetto al passato.

Pnrr. Che progetti ha in mente? Le Regioni non sono protagoniste nella cosiddetta messa a terra, ma non crede che dovrebbero diventare protagoniste nella regia dei progetti?
Ho fortemente criticato la gestione da parte di Regione Lombardia a guida Fontana del PNRR. Sono occasioni fondamentali che non possiamo perdere e buttare nel cestino. Per questo intendo promuovere un super assessorato destinato al Pnrr e ai finanziamenti comunitari. Perché spesso ci dimentichiamo che a livello di Unione Europea vi sono fondi a cui possiamo attingere attraverso progettualità. Gli uffici di Regione Lombardia a Bruxelles ad oggi sono stati sottoutilizzati. Inconcepibile.

Sostenibilità. La manifattura lombarda è la prima in Europa. È possibile aiutare le imprese verso minori risparmi energetici e, allo stesso tempo, mantenere una leadership mondiale o europea?
Sì, intendo farlo trasformando l’Assessorato all’Ambiente in Assessorato all’Ambiente, Crisi Climatica e Transizione Ecologica con il mandato di rivedere tutte le pianificazioni di settore definendo obiettivi più stringenti di quelli attuali. Intendo promuovere una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili che orienti nuovi investimenti sul solare puntando sullo sfruttamento di spazi già antropizzati, cominciando dai tetti piatti (superfici commerciali e abitative) e incentivando la partecipazione dei privati seguendo l’esempio della Francia che ha messo l’obbligo di installazione di pensiline fotovoltaiche in tutti i parcheggi con più di 80 posti auto.

Secondo lei non c’è rischio deindustrializzazione?
Come già ho detto non vedo alcun rischio di deindustrializzazione dalla sostenibilità. Al contrario vedo solo nuove opportunità di crescita e sviluppo per le imprese esistenti e per altre innovative che possono nascere e svilupparsi anche attraverso il taglio per i primi 3 anni dell’IRAP che vogliamo introdurre.

BEI

La Bei rilancia il green italiano: 5,52 miliardi nel 2022, aumento del 32%

Verde, bianca e rossa. Ma soprattutto verde. L’Italia preme sull’acceleratore del ‘green’, grazie al contributo europeo che arriva dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti, che nel 2022 aumenta del 32% i finanziamenti per investimenti in sostenibilità rispetto all’anno precedente. Un totale di 5,52 miliardi di euro garantiti a governo e sistema Paese solo per l’attuazione dell’agenda eco-compatibile dell’Unione europea. In altri termini, il 55% degli oltre 10 miliardi di euro complessivamente erogati per lo Stivale, è stato indirizzato per l’azione climatica.

Il rapporto annuale della Bei, contenente il resoconto dell’attività svolta nell’anno da poco passato, contiene tutta una serie di esempi di spesa virtuosa. Sul fronte dei trasporti la Bei ha fornito un prestito da 100 milioni di euro per consentire a Poste Italiane di sostituire la sua flotta tradizionale di veicoli a combustibili fossili con con veicoli a zero emissioni. Si stima che si potranno avere in circolazione fino a 4.150 veicoli elettrici per la consegna della posta nelle città e nelle periferie circostanti. Capitolo efficienza energetica: l’Italia si è aggiudicata un finanziamento da 150 milioni (forniti a Italgas) per migliorare le performance di 4.500 abitazioni, più un altro da 500 milioni (al ministero dell’Economia) per sostenere la ricostruzione di edifici danneggiati o demoliti dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016, “con l’obiettivo di migliorare significativamente l’efficienza energetica e la sicurezza sismica dei nuovi immobili”.

Non finisce qui. Sempre il 2022 ha visto la firma della prima tranche da 500 milioni di euro dei 1,9 miliardi approvati dalla Bei per la costruzione del Tyrrhenian Link di Terna, progetto di collegamento sottomarino Sicilia-Sardegna-Italia peninsulare attraverso un doppio cavo lungo 970km e con 100MW di potenza, “contribuendo a migliorare la capacità di scambio elettrico, favorire lo sviluppo di rinnovabili e l’affidabilità della rete”. Non un caso. “Per contrastare la crisi energetica in atto, nel 2022 il Gruppo Bei ha aumentato significativamente i finanziamenti a favore della transizione ecologica in Italia”, spiega Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Banca europea per gli investimenti, presentando i risultati annuali. Questi investimenti “contribuiscono a produrre energia rinnovabile, garantire la sicurezza energetica, promuovere la mobilità sostenibile, e a decarbonizzare le nostre aziende”.

Il contributo per il green in Italia si inserisce in un’azione a più ampio raggio. Nel 2022 la Banca europea per gli investimenti (Bei) sostenuto la sicurezza energetica nell’Ue con finanziamenti complessivi per 17,06 miliardi di euro. Nello specifico, 6,71 miliardi di euro sono stati destinati a interventi di efficienza energetica, di cui 5,35 miliardi dedicati all’edilizia. L’istituto di credito di Lussemburgo ha inoltre finanziato progetti per sviluppo di energie rinnovabili per un totale di 5,53 miliardi di euro. Più in dettaglio, circa 1,46 miliardi di euro sono stati destinati nel settore dell’eolico (offshore e su terra), e poco più di 2,4 miliardi di euro per il solare fotovoltaico. Tutte decisioni che rispondono a uno stesso fine: l’azzeramento delle emissioni clima-alteranti. La Bei “non intende sostenere più progetti per i combustibili fossili e dedicherà il 50% dei propri investimenti in sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici entro il 2025”. Vero è che, numeri alla mano, i finanziamenti per la green economy e la sostenibilità “sono aumentati in modo significativo, raggiungendo i 36,5 miliardi di euro, pari al 58% del totale” erogato. “Complessivamente il gruppo sta rispettando le previsioni di raggiungere i 1000 miliardi di euro in finanziamenti verdi per la fine del decennio, avendo già sostenuto investimenti per 222 miliardi di euro negli ultimi due anni”.

Ma alle sfide già atto, quelle dei cambiamenti climatici, se ne pongono di nuove. Una su tutte: l’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden. “Nel momento in cui gli Stati Uniti varano il più vasto programma di sussidi verdi della storia, è imperativo che l’Ue continui il suo percorso per la sicurezza del pianeta e la competitività della nostra economia”, il monito di Werner Hoyer, presidente del gruppo Bei. Assicura che “la nostra banca farà la propria parte per finanziare l’innovazione domestica che porta alla neutralità” climatica e di emissioni, ed esorta i capi di Stato e di governo a non restare a guardare. Al contrario, “i leader dell’Ue devono produrre una risposta forte all’Inflation Reduction Act”. Ad ogni modo, “noi faremo parte di quello che sarà deciso. Occorre mobilitare il settore privato, e noi in questo possiamo giocare un ruolo importante”.

Dl Ischia, Rotelli: Sull’Autorità di Bacino intervento storico

Tempi lampo, risposte concrete e qualche scelta “storica“. Mauro Rotelli, presidente della commissione Ambiente della Camera, in quota Fratelli d’Italia, si dice orgoglioso del lavoro fatto in Parlamento sul Dl Ischia. Un punto di partenza e non d’arrivo, assicura, che spiana la strada per affrontare alcuni problemi antichi: “Non sarà la fine. Oltre all’emergenza, abbiamo messo le basi per una vera pianificazione“.

 

L’opposizione in Aula non si è opposta, però si è astenuta. Che segnale è?

Positivo. Dà l’idea della bontà del lavoro fatto in commissione. E’ stato portato avanti molto velocemente, abbiamo tenuto poco meno di 20 audizioni, tutte fondamentali. Davanti alle emergenze avere un’impostazione ideologica è una strategia cieca. Ischia ha bisogno di aiuto e interventi immediati per una situazione che però si è stratificata nei decenni. Pensare che un governo nuovo risolva tutto in pochi mesi è assurdo“.

 

L’opposizione però sostiene che le risorse non bastino. Secondo lei sono adeguate?

Ripeto, il decreto è arrivato 50 giorni dopo la tragedia e prevede 85 milioni di euro di interventi. La cifra per dare la prima risposta di emergenza e pianificare il futuro è adeguata, sia nei tempi, mi permetto di dire lampo, sia per quanto riguarda la quantità di risorse, partendo dal fatto che abbiamo approvato tre settimane fa la legge di bilancio, erano risorse destinate ad altro che sono state dirottate su Ischia“.

 

Legnini è stato confermato commissario per Ischia anche per il dopo frana, è una scelta per velocizzare i tempi dei lavori?

E’ una mossa che intanto non è di parte, che dimostra concretezza e velocità di risposta ai cittadini. E’ stato necessario mettere a punto la squadra ottimizzandola, perché terremoto e alluvione, con il rischio idrogeologico, sono emergenze differenti ma il territorio è lo stesso“.

 

Il Dl pone le basi per una gestione diversa della crisi ambientale, è tempo che il consumo di suolo torni centrale nel dibattito?

Il consumo di suolo è già centrale nel dibattito, riguarda anche le rinnovabili. La concretezza di quello che dico sta nel fatto che nel Dl Ischia c’è un intervento nei confronti dell’autorità di bacino dell’Appennino Meridionale tra lo storico e il definitivo. L’autorità di bacino è stato uno dei soggetti cardine delle audizioni, ci ha raccontato una situazione interna non più sopportabile. Al di là della questione Ischia, tutto il meridione aveva bisogno di una risposta. L’abbiamo data in maniera definitiva, è stata una boccata di ossigeno importante. Va considerato che anche in legge di bilancio avevo presentato un emendamento da 5 milioni per le sette autorità di bacino presenti in Italia, il governo non solo lo ha recepito, ma ne ha destinati 14,5. Possiamo dire quello che vogliamo, ma se non ci mettiamo le risorse non andiamo da nessuna parte“.

 

I tempi sono stati rapidissimi e anche in commissione è stato fatto un piccolo miracolo. Il Senato ce la farà a farlo diventare legge entro il primo febbraio?

Sì, ma il primo che ha dettato i tempi è stato il governo. Ricordo che la tragedia è avvenuta il 26 novembre. Domenica 27 si è riunito il cdm con lo stato di emergenza, cinque giorni dopo c’è stato il secondo cdm, che ha partorito il dl Ischia che poi è arrivato in commissione. Da quel momento in poi il lavoro maggioranza-opposizione ha permesso di sviluppare le audizioni in maniera concreta e veloce, considerando due caratteristiche importanti: la sicurezza e l’attenzione per l’aspetto turistico dell’isola“.

 

Ecco, pensa ci siano ‘rischi’ per il turismo in vista dell’estate?

Il turismo è l’aspetto economico più importante che abbiamo considerato. I numeri sono incredibili, Federalberghi ha parlato di 50mila posti letto per un milione di notti vendute: tutto il Pil dell’isola sta lì e avevamo necessità di raccontare anche un’Ischia differente. Far ripartire il turismo vuol dire eliminare i fanghi per esempio. Nella precedente frana non sono stati né classificati né asportati. Detto questo, la protezione civile sta sviluppando gli interventi di emergenza, la ‘lista della spesa’ puntuale non ce l’abbiamo ancora. Quello che abbiamo fatto, anche tramite Curcio, è stato capire che lo stratificarsi dei problemi di Ischia può essere affrontato in maniera seria e che è indispensabile informare puntualmente gli abitanti, perché se tutti siamo consapevoli possiamo evitare danni e vittime. E’ fondamentale fare i piani e farli sapere a tutti“.

 

Il territorio italiano è fragile, sono tantissime le cose da fare, quali sono le prossime priorità in commissione?

In assoluto il nuovo codice degli appalti, già a partire da lunedì. Abbiamo più di 80 audizioni, ma è materia strategica fondamentale, semplificherà tantissime pratiche. Abbiamo poi votato all’unanimità un testo base condiviso per una commissione speciale d’inchiesta sui reati collegati ai Rifiuti, molto importante. Su questo abbiamo trovato un testo unico, l’abbiamo approvato ieri e dalla prossima settimana lo portiamo in Aula. Funziona bene se funziona da subito“.