A nuoto per 2,5 km fra i ghiacci: l’impresa di Bárbara Hernández a difesa dell’Antartide

Due chilometri e mezzo di nuotata nelle acqua ghiacciate dell’Antartide per 45 minuti e 50 secondi. E’ l’impresa portata a termine dalla nuotatrice cilena Bárbara Hernández che è così entrata nella storia come la prima persona a percorrere un tratto così lungo ad una temperatura di 2,2 gradi centigradi. Il focus non è solo il gesto atletico, ma anche e soprattutto la tutela dell’ambiente. Hernández, esperta nuotatrice in acque libere con precedenti record mondiali tra cui il Guinness World Record per aver completato il miglio oceanico più veloce nuotando attraverso il Passaggio di Drake nel sud del Cile, è infatti attualmente a bordo di una nave della marina cilena in Antartide per sensibilizzare sulla necessità di proteggere le sue acque. In qualità di membro del gruppo Antarctica2020 che chiede una maggiore protezione marina nella regione e lavorando a stretto contatto con la Coalizione dell’Antartide e dell’Oceano Antartico, sostiene l’appello ai leader mondiali affinché agiscano per garantire la conservazione dell’oceano e del continente durante un incontro che si svolgerà a Santiago del Cile nel mese di giugno.

Con indosso un semplice costume da bagno, senza alcun indumento protettivo, Barbara si è spinta attraverso le onde ghiacciate della baia del Cile, dell’isola di Greenwich nella penisola antartica. “Sono così felice e sollevata che sia andato tutto bene. Nuotare in Antartide è stato un sogno che ho avuto per anni e parte della mia ambizione di lunga data di nuotare in alcune parti di tutti e sette gli oceani del mondo. Fisicamente è stato incredibilmente duro, ma ne è valsa la pena se il messaggio sulla necessità di un’azione urgente per proteggere queste meravigliose acque riuscirà a raggiungere i responsabili delle decisioni”, ha commentato Bárbara Hernández.

Attualmente tre proposte di protezione marina su larga scala sono sul tavolo dell’organismo internazionale responsabile della conservazione delle acque dell’Antartide. Queste proposte, che coprono collettivamente quasi 4 milioni di chilometri quadrati (1% dell’oceano globale), sono state concordate per anni, ma la geopolitica ha ostacolato i progressi, con Cina e Russia che devono ancora aderire. Per aiutare a superare questa impasse, dal 19 al 23 giugno è stata convocata a Santiago del Cile una riunione speciale. “Il coraggio che Bárbara ha dimostrato nell’intraprendere questa nuotata in nome della protezione dell’Oceano Antartico è davvero stimolante. Il fatto che qualcuno abbia messo in gioco la propria vita per ottenere una maggiore consapevolezza dei problemi nella regione, mostra l’urgenza della questione. Ci auguriamo che i leader prendano atto e mostrino coraggio politico alla riunione di giugno per garantire la protezione di queste tre grandi aree”, ha affermato Claire Christian, direttore esecutivo della Antarctic and Southern Ocean Coalition.

Pierfrancesco Majorino - lombardia

Majorino: Lombardia green con il più grande piano per lavori verdi e rilancio comunità energetiche

Una Lombardia più ‘green’ per garantire salute e benessere ai cittadini. Investire in una transizione ecologica giusta per creare più posti di lavori, stabili e di qualità (circa 300mila nel 2030). E poi, efficientamento energetico nelle case popolari, superamento degli impianti di incenerimento più obsoleti per raggiungere l’obiettivo di ‘rifiuti zero’, razionalizzazione della gestione dei trasporti fluviali e dei laghi. Il tutto creando un assessorato ad hoc, dedicato all’ambiente, alla crisi climatica e alla transizione ecologica. Pierfrancesco Majorino ha le idee chiare su come vuole cambiare la regione se verrà eletto alla presidenza della Lombardia. Classe 1975, forte dell’esperienza prima nell’amministrazione comunale di Milano e poi a Bruxelles come parlamentare, si candida alle regionali del 12 e 13 febbraio per il centrosinistra (sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle). A GEA ha illustrato il suo programma ‘green’.

I prossimi 5 anni saranno decisivi per la transizione energetica ed ecologica. Nel suo programma ci sono 24 proposte sul tema: quali le più urgenti da attuare nei cosiddetti primi 100 giorni nel caso fosse eletto presidente di Regione Lombardia? Su cosa è necessario puntare?
È necessario puntare sul lancio di un programma di Green Industry che guarda alla creazione di 300.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030. Sarà il più importante piano occupazionale per lavori verdi e di qualità mai realizzato in Italia. Perché la transizione energetica ed ecologica non sono un freno, ma al contrario un’autentica opportunità di sviluppo economico e occupazionale. La transizione energetica ed ecologica deve essere portata in primo luogo nelle case gestite da ALER. Aldilà dello scandalo dei 15.000 alloggi vuoti e non assegnati penso che l’edilizia popolare possa e debba essere un autentico volano per l’efficienza energetica e la drastica riduzione delle emissioni climalteranti. Intendiamo riqualificare 4000 abitazioni all’anno portando così il tasso di edifici riqualificati in linea con gli obiettivi europei, adottando misure che puntano a ridurre le bollette e i costi energetici alle famiglie, al contempo creando nuovo lavoro, stabile e locale.

L’aumento delle auto elettriche implica anche una trasformazione urbana e non solo di città e centri abitati. La Regione come può aiutare i Comuni?
Penso sia necessario un tavolo di concertazione. I territori devono essere ascoltati e accompagnati in questa transizione. Insieme si possono trovare le soluzioni più coerenti e migliori. I fondi europei per migliorare radicalmente l’offerta infrastrutturale necessaria e per farlo nel rispetto delle esigenze territoriali esistono, vanno usati al meglio. Anche in questo caso si tratta di un’enorme opportunità occupazionale che va però accompagnata con forti misure di formazione e riqualificazione delle competenze.

 Bollette alle stelle e imprese in difficoltà. Per usare meno gas ed abbassare i costi della luce servono più rinnovabili. La Regione, attraverso le commissioni Via-Vas, è determinante nelle autorizzazioni. Come si possono accelerare?
L’unica via è la sburocratizzazione, che intendo introdurre il più possibile. Ma credo sia importante ripensare anche a una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili e sostenere le comunità energetiche promosse dai Comuni, favorendo in particolare quelle che affrontano il problema della povertà energetica. L’impegno delle comunità energetiche permette infatti di avere sul territorio numerosi benefici sia dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale.

Capitolo infrastrutture: nell’ultimo decennio sono nate grandi arterie autostradali, tuttavia l’alta velocità per, ad esempio, Venezia, va a rilento… Serviranno più trasporti su ferrovia piuttosto che su strada?
Si. Deve essere rilanciato il rapporto con Rfi per la revisione della rete infrastrutturale regionale e si dovrà imprimere un’accelerazione rispetto ai cantieri finanziati attraverso Pnrr. Ove possibile, penso alla Brianza, è necessario estendere il percorso delle metropolitane. In alcune aree, in particolare al sud della Lombardia, è necessario uno sviluppo infrastrutturale che in questi anni è venuto a mancare. I collegamenti del trasporto pubblico locale su ferro dovranno essere potenziati, ma anche quelli su gomma (aiutando i comuni a dotarsi di mezzi a basse o zero emissioni) all’interno delle aree interne non raggiunte dalla ferrovia. In alcuni ambiti vi è una qualità di servizi per nulla all’altezza. Trenord sarà ribaltata nella sua gestione. Intendo introdurre la gratuità per gli under25 nel trasporto pubblico locale come anche a favore di chi si muove per motivi di cura. Nei confronti degli under25 ritengo questa una misura che vuole favorire la cultura del mezzo pubblico.

Il Po navigabile, i Navigli a Milano… secondo lei servono più investimenti per avviare progetti di trasporto fluviale?
Ad oggi è stata molto trascurata la mobilità dolce e la navigazione turistica. Non è stata posta un’attenzione particolare a questo comparto senza promuovere progetti di rilancio, lasciando soli gli enti locali nella gestione dei pochi investimenti fatti grazie all’utilizzo di risorse europee. Intendo promuovere una regionalizzazione della gestione del trasporto sui laghi lombardi. Il trasporto fluviale merita maggiore attenzione rispetto al passato.

Pnrr. Che progetti ha in mente? Le Regioni non sono protagoniste nella cosiddetta messa a terra, ma non crede che dovrebbero diventare protagoniste nella regia dei progetti?
Ho fortemente criticato la gestione da parte di Regione Lombardia a guida Fontana del PNRR. Sono occasioni fondamentali che non possiamo perdere e buttare nel cestino. Per questo intendo promuovere un super assessorato destinato al Pnrr e ai finanziamenti comunitari. Perché spesso ci dimentichiamo che a livello di Unione Europea vi sono fondi a cui possiamo attingere attraverso progettualità. Gli uffici di Regione Lombardia a Bruxelles ad oggi sono stati sottoutilizzati. Inconcepibile.

Sostenibilità. La manifattura lombarda è la prima in Europa. È possibile aiutare le imprese verso minori risparmi energetici e, allo stesso tempo, mantenere una leadership mondiale o europea?
Sì, intendo farlo trasformando l’Assessorato all’Ambiente in Assessorato all’Ambiente, Crisi Climatica e Transizione Ecologica con il mandato di rivedere tutte le pianificazioni di settore definendo obiettivi più stringenti di quelli attuali. Intendo promuovere una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili che orienti nuovi investimenti sul solare puntando sullo sfruttamento di spazi già antropizzati, cominciando dai tetti piatti (superfici commerciali e abitative) e incentivando la partecipazione dei privati seguendo l’esempio della Francia che ha messo l’obbligo di installazione di pensiline fotovoltaiche in tutti i parcheggi con più di 80 posti auto.

Secondo lei non c’è rischio deindustrializzazione?
Come già ho detto non vedo alcun rischio di deindustrializzazione dalla sostenibilità. Al contrario vedo solo nuove opportunità di crescita e sviluppo per le imprese esistenti e per altre innovative che possono nascere e svilupparsi anche attraverso il taglio per i primi 3 anni dell’IRAP che vogliamo introdurre.

BEI

La Bei rilancia il green italiano: 5,52 miliardi nel 2022, aumento del 32%

Verde, bianca e rossa. Ma soprattutto verde. L’Italia preme sull’acceleratore del ‘green’, grazie al contributo europeo che arriva dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti, che nel 2022 aumenta del 32% i finanziamenti per investimenti in sostenibilità rispetto all’anno precedente. Un totale di 5,52 miliardi di euro garantiti a governo e sistema Paese solo per l’attuazione dell’agenda eco-compatibile dell’Unione europea. In altri termini, il 55% degli oltre 10 miliardi di euro complessivamente erogati per lo Stivale, è stato indirizzato per l’azione climatica.

Il rapporto annuale della Bei, contenente il resoconto dell’attività svolta nell’anno da poco passato, contiene tutta una serie di esempi di spesa virtuosa. Sul fronte dei trasporti la Bei ha fornito un prestito da 100 milioni di euro per consentire a Poste Italiane di sostituire la sua flotta tradizionale di veicoli a combustibili fossili con con veicoli a zero emissioni. Si stima che si potranno avere in circolazione fino a 4.150 veicoli elettrici per la consegna della posta nelle città e nelle periferie circostanti. Capitolo efficienza energetica: l’Italia si è aggiudicata un finanziamento da 150 milioni (forniti a Italgas) per migliorare le performance di 4.500 abitazioni, più un altro da 500 milioni (al ministero dell’Economia) per sostenere la ricostruzione di edifici danneggiati o demoliti dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016, “con l’obiettivo di migliorare significativamente l’efficienza energetica e la sicurezza sismica dei nuovi immobili”.

Non finisce qui. Sempre il 2022 ha visto la firma della prima tranche da 500 milioni di euro dei 1,9 miliardi approvati dalla Bei per la costruzione del Tyrrhenian Link di Terna, progetto di collegamento sottomarino Sicilia-Sardegna-Italia peninsulare attraverso un doppio cavo lungo 970km e con 100MW di potenza, “contribuendo a migliorare la capacità di scambio elettrico, favorire lo sviluppo di rinnovabili e l’affidabilità della rete”. Non un caso. “Per contrastare la crisi energetica in atto, nel 2022 il Gruppo Bei ha aumentato significativamente i finanziamenti a favore della transizione ecologica in Italia”, spiega Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Banca europea per gli investimenti, presentando i risultati annuali. Questi investimenti “contribuiscono a produrre energia rinnovabile, garantire la sicurezza energetica, promuovere la mobilità sostenibile, e a decarbonizzare le nostre aziende”.

Il contributo per il green in Italia si inserisce in un’azione a più ampio raggio. Nel 2022 la Banca europea per gli investimenti (Bei) sostenuto la sicurezza energetica nell’Ue con finanziamenti complessivi per 17,06 miliardi di euro. Nello specifico, 6,71 miliardi di euro sono stati destinati a interventi di efficienza energetica, di cui 5,35 miliardi dedicati all’edilizia. L’istituto di credito di Lussemburgo ha inoltre finanziato progetti per sviluppo di energie rinnovabili per un totale di 5,53 miliardi di euro. Più in dettaglio, circa 1,46 miliardi di euro sono stati destinati nel settore dell’eolico (offshore e su terra), e poco più di 2,4 miliardi di euro per il solare fotovoltaico. Tutte decisioni che rispondono a uno stesso fine: l’azzeramento delle emissioni clima-alteranti. La Bei “non intende sostenere più progetti per i combustibili fossili e dedicherà il 50% dei propri investimenti in sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici entro il 2025”. Vero è che, numeri alla mano, i finanziamenti per la green economy e la sostenibilità “sono aumentati in modo significativo, raggiungendo i 36,5 miliardi di euro, pari al 58% del totale” erogato. “Complessivamente il gruppo sta rispettando le previsioni di raggiungere i 1000 miliardi di euro in finanziamenti verdi per la fine del decennio, avendo già sostenuto investimenti per 222 miliardi di euro negli ultimi due anni”.

Ma alle sfide già atto, quelle dei cambiamenti climatici, se ne pongono di nuove. Una su tutte: l’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden. “Nel momento in cui gli Stati Uniti varano il più vasto programma di sussidi verdi della storia, è imperativo che l’Ue continui il suo percorso per la sicurezza del pianeta e la competitività della nostra economia”, il monito di Werner Hoyer, presidente del gruppo Bei. Assicura che “la nostra banca farà la propria parte per finanziare l’innovazione domestica che porta alla neutralità” climatica e di emissioni, ed esorta i capi di Stato e di governo a non restare a guardare. Al contrario, “i leader dell’Ue devono produrre una risposta forte all’Inflation Reduction Act”. Ad ogni modo, “noi faremo parte di quello che sarà deciso. Occorre mobilitare il settore privato, e noi in questo possiamo giocare un ruolo importante”.

Dl Ischia, Rotelli: Sull’Autorità di Bacino intervento storico

Tempi lampo, risposte concrete e qualche scelta “storica“. Mauro Rotelli, presidente della commissione Ambiente della Camera, in quota Fratelli d’Italia, si dice orgoglioso del lavoro fatto in Parlamento sul Dl Ischia. Un punto di partenza e non d’arrivo, assicura, che spiana la strada per affrontare alcuni problemi antichi: “Non sarà la fine. Oltre all’emergenza, abbiamo messo le basi per una vera pianificazione“.

 

L’opposizione in Aula non si è opposta, però si è astenuta. Che segnale è?

Positivo. Dà l’idea della bontà del lavoro fatto in commissione. E’ stato portato avanti molto velocemente, abbiamo tenuto poco meno di 20 audizioni, tutte fondamentali. Davanti alle emergenze avere un’impostazione ideologica è una strategia cieca. Ischia ha bisogno di aiuto e interventi immediati per una situazione che però si è stratificata nei decenni. Pensare che un governo nuovo risolva tutto in pochi mesi è assurdo“.

 

L’opposizione però sostiene che le risorse non bastino. Secondo lei sono adeguate?

Ripeto, il decreto è arrivato 50 giorni dopo la tragedia e prevede 85 milioni di euro di interventi. La cifra per dare la prima risposta di emergenza e pianificare il futuro è adeguata, sia nei tempi, mi permetto di dire lampo, sia per quanto riguarda la quantità di risorse, partendo dal fatto che abbiamo approvato tre settimane fa la legge di bilancio, erano risorse destinate ad altro che sono state dirottate su Ischia“.

 

Legnini è stato confermato commissario per Ischia anche per il dopo frana, è una scelta per velocizzare i tempi dei lavori?

E’ una mossa che intanto non è di parte, che dimostra concretezza e velocità di risposta ai cittadini. E’ stato necessario mettere a punto la squadra ottimizzandola, perché terremoto e alluvione, con il rischio idrogeologico, sono emergenze differenti ma il territorio è lo stesso“.

 

Il Dl pone le basi per una gestione diversa della crisi ambientale, è tempo che il consumo di suolo torni centrale nel dibattito?

Il consumo di suolo è già centrale nel dibattito, riguarda anche le rinnovabili. La concretezza di quello che dico sta nel fatto che nel Dl Ischia c’è un intervento nei confronti dell’autorità di bacino dell’Appennino Meridionale tra lo storico e il definitivo. L’autorità di bacino è stato uno dei soggetti cardine delle audizioni, ci ha raccontato una situazione interna non più sopportabile. Al di là della questione Ischia, tutto il meridione aveva bisogno di una risposta. L’abbiamo data in maniera definitiva, è stata una boccata di ossigeno importante. Va considerato che anche in legge di bilancio avevo presentato un emendamento da 5 milioni per le sette autorità di bacino presenti in Italia, il governo non solo lo ha recepito, ma ne ha destinati 14,5. Possiamo dire quello che vogliamo, ma se non ci mettiamo le risorse non andiamo da nessuna parte“.

 

I tempi sono stati rapidissimi e anche in commissione è stato fatto un piccolo miracolo. Il Senato ce la farà a farlo diventare legge entro il primo febbraio?

Sì, ma il primo che ha dettato i tempi è stato il governo. Ricordo che la tragedia è avvenuta il 26 novembre. Domenica 27 si è riunito il cdm con lo stato di emergenza, cinque giorni dopo c’è stato il secondo cdm, che ha partorito il dl Ischia che poi è arrivato in commissione. Da quel momento in poi il lavoro maggioranza-opposizione ha permesso di sviluppare le audizioni in maniera concreta e veloce, considerando due caratteristiche importanti: la sicurezza e l’attenzione per l’aspetto turistico dell’isola“.

 

Ecco, pensa ci siano ‘rischi’ per il turismo in vista dell’estate?

Il turismo è l’aspetto economico più importante che abbiamo considerato. I numeri sono incredibili, Federalberghi ha parlato di 50mila posti letto per un milione di notti vendute: tutto il Pil dell’isola sta lì e avevamo necessità di raccontare anche un’Ischia differente. Far ripartire il turismo vuol dire eliminare i fanghi per esempio. Nella precedente frana non sono stati né classificati né asportati. Detto questo, la protezione civile sta sviluppando gli interventi di emergenza, la ‘lista della spesa’ puntuale non ce l’abbiamo ancora. Quello che abbiamo fatto, anche tramite Curcio, è stato capire che lo stratificarsi dei problemi di Ischia può essere affrontato in maniera seria e che è indispensabile informare puntualmente gli abitanti, perché se tutti siamo consapevoli possiamo evitare danni e vittime. E’ fondamentale fare i piani e farli sapere a tutti“.

 

Il territorio italiano è fragile, sono tantissime le cose da fare, quali sono le prossime priorità in commissione?

In assoluto il nuovo codice degli appalti, già a partire da lunedì. Abbiamo più di 80 audizioni, ma è materia strategica fondamentale, semplificherà tantissime pratiche. Abbiamo poi votato all’unanimità un testo base condiviso per una commissione speciale d’inchiesta sui reati collegati ai Rifiuti, molto importante. Su questo abbiamo trovato un testo unico, l’abbiamo approvato ieri e dalla prossima settimana lo portiamo in Aula. Funziona bene se funziona da subito“.

Arrestato Matteo Messina Denaro, 30 anni di storia criminale tra mafia e abusivismo

Dopo trent’anni finalmente Matteo Messina Denaro ha le manette ai polsi. Uno dei boss più pericolosi e sanguinari della Mafia, ricercato dal 1993, era in una clinica di Palermo per terapie cliniche, quando è scattato il piano dei Ros che lo ha catturato. E’ lunga la lista delle accuse a carico di Denaro, che ha fatto il bello e cattivo tempo in Sicilia (e non solo): omicidi, stragi, pianificazione di attentati. Ma c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare, perché l’ex alleato di Totò Riina e Bernardo Provenzano è originario di Castelvetrano, comune del Trapanese che conta oggi poco più di 30mila abitanti. In quella zona, da sempre ritenuta ‘feudo’ di Messina Denaro, per anni sono stati perpetrati abusi edilizi che hanno deturpato il patrimonio ambientale del territorio. Soprattutto a Triscina, una frazione del comune bagnata dal mare: acque limpide e cristalline, meta del turismo nazionale e internazionale. Un gioiello da difendere, ma che invece è stato invaso da case costruite al di fuori di ogni regola, anche a 150 metri dalla battigia.

Soltanto nel 2017 fu possibile abbatterne 85 di quelle abitazioni abusive, con una determina del Comune che costò circa 3 milioni di euro, grazie a un finanziamento della Cassa depositi e prestiti. Senza contare che si trattava di una piccola parte di demolizioni, visto che almeno 170 case furono dichiarate “non sanabili“, dunque da buttare giù. Altre 1.900, invece, sono state ‘salvate’ da una serie di normative che hanno permesso la regolarizzazione nei termini di legge. Con la cattura del boss ora la speranza di abitanti e associazioni è che il territorio possa essere ‘liberato’ dalle infiltrazioni, che portarono, proprio nel 2017, il Consiglio dei ministri dell’epoca a sciogliere il Comune su proposta dell’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti.

Tanti i messaggi di congratulazioni per l’arresto del boss di Cosa nostra. A partire da quello delle più alte cariche dello Stato. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e al comandante dell’Arma dei Carabinieri, per esprimere le sue congratulazioni per l’arresto di Messina Denaro, realizzato in stretto raccordo con la magistratura. Mentre la premier, Giorgia Meloni, dichiara: “Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia. All’indomani dell’anniversario dell’arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata viene assicurato alla giustizia. I miei più vivi ringraziamenti, assieme a quelli di tutto il governo, vanno alle forze di polizia, e in particolare al Ros dei Carabinieri, alla Procura nazionale antimafia e alla Procura di Palermo per la cattura dell’esponente più significativo della criminalità mafiosa. Il governo – prosegue Meloni – assicura che la lotta alla criminalità mafiosa proseguirà senza tregua, come dimostra il fatto che il primo provvedimento di questo esecutivo, la difesa del carcere ostativo, ha riguardato proprio questa materia“.

Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, rivolgere un “sincero ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito all’arresto di Matteo Messina Denaro, la cui cattura è una notizia bellissima per la nostra Nazione. All’indomani dell’anniversario dell’arresto del Capo dei capi Totò Riina, magistratura e Forze dell’ordine hanno inferto oggi un altro colpo durissimo alla criminalità organizzata. Bene così, la lotta alla Mafia non conosca tregua“. Sentimento di “più viva soddisfazione per la cattura di Matteo Messina Denaro“, esprime pure il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che rivolge “a tutte le istituzioni e all’Arma dei Carabinieri la più sentita riconoscenza per questo risultato straordinario. Oggi hanno vinto lo Stato e gli italiani che credono nei valori della legalità e della giustizia – dichiara in una nota –. Un pensiero commosso va a tutte le vittime della mafia, alle loro famiglie e a tutti i magistrati che hanno sacrificato la propria vita nella lotta alla criminalità organizzata come i giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e il Beato Rosario Livatino“.

Grande soddisfazione viene espressa anche dal governo. “Lo Stato scrive una pagina storica della lotta alla mafia“, dice infatti il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Che aggiunge “il più sentito ringraziamento ai carabinieri del Ros, del Gis e dei comandi territoriali della Legione Carabinieri Sicilia nell’ambito delle indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Palermo. Un plauso riconoscente anche al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al ministro della Difesa Guido Crosetto – conclude – e a tutti gli uomini e le donne che ogni giorno rischiano la vita per combattere la criminalità organizzata“.

PAPA FRANCESCO

Clima, Papa Francesco: La cura della nostra casa comune richiede maggiore solidarietà

Clima, guerra, energia e alimentazione. Sono queste le priorità che Papa Francesco ha voluto sottolineare durante l’udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. Perché, secondo il Pontefice, uno degli ambiti in cui è “particolarmente urgente una maggiore solidarietà” è “la cura della nostra casa comune. Abbiamo costantemente davanti a noi gli effetti dei cambiamenti climatici e le gravi conseguenze che essi hanno sulla vita di intere popolazioni, sia per le devastazioni che talvolta producono, come accaduto in Pakistan nelle aree colpite dalle inondazioni, dove i focolai di malattie trasmesse dall’acqua stagnante continuano ad aumentare; sia in vaste aree dell’Oceano Pacifico, dove il riscaldamento globale provoca danni innumerevoli alla pesca, fondamento della vita quotidiana di intere popolazioni; sia in Somalia e nell’intero Corno d’Africa, dove la siccità sta causando una grave carestia; sia negli ultimi giorni negli Stati Uniti, dove le improvvise e intense gelate hanno provocato diversi morti”. E proprio in questa direzione nell’estate passata “la Santa Sede ha deciso di accedere alla Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, intendendo dare il proprio sostegno morale agli sforzi di tutti gli Stati per cooperare, in conformità con le loro responsabilità e rispettive capacità, a una risposta efficace e adeguata alle sfide poste dal cambiamento climatico. Si spera che i passi compiuti alla COP27, con l’adozione dello Sharm el-Sheikh Implementation Plan, anche se limitati, possano accrescere la presa di coscienza di tutta l’umanità verso una questione urgente che non può più essere elusa. Obiettivi incoraggianti sono stati, invece, concordati durante la recente Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (COP15), svoltasi a Montreal il mese scorso”.

Per Papa Francesco, appunto, “tanto bene si può fare insieme”, non solo sul contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche nella riduzione della povertà, nell’aiuto ai migranti, per favorire il disarmo nucleare e nell’offrire aiuto umanitario. Perché “oggi è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti. L’esempio più vicino e recente è proprio la guerra in Ucraina, con il suo strascico di morte e distruzione; con gli attacchi alle infrastrutture civili che portano le persone a perdere la vita non solo a causa degli ordigni e delle violenze, ma anche di fame e di freddo”. “Non dimentichiamo poi – ha aggiunto – che la guerra colpisce particolarmente le persone più fragili – i bambini, gli anziani, i disabili – e lacera indelebilmente le famiglie. Non posso che rinnovare quest’oggi il mio appello a far cessare immediatamente questo conflitto insensato, i cui effetti interessano intere regioni, anche fuori dall’Europa a causa delle ripercussioni che esso ha in campo energetico e nell’ambito della produzione alimentare, soprattutto in Africa ed in Medio Oriente”.

Ambiente e crescita, da Via Vas sbloccati progetti per 65 miliardi

Sono 27 i pareri adottati nel 2022, per liberare piani e programmi dal valore di 65 miliardi di euro. E’ il bilancio dell’attività svolta dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale (Via e Vas) del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica nello scorso anno. Una spinta decisa in avanti per le infrastrutture del nostro Paese, dunque per l’economia e lo sviluppo.

Che soprattutto dall’insediamento del nuovo governo ha schiacciato il piede sull’acceleratore, visto che la commissione ha approvato progetti per un valore complessivo di 46 miliardi e 750 milioni di euro. “Con i pareri positivi della Commissione Vas abbiamo la certezza che importanti strumenti di pianificazione territoriale ed economica saranno attuati rispettando l’ambiente e con la massima attenzione alla sostenibilità“, spiega il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.

La Vas, acronimo di Valutazione ambientale strategica, in particolare, è una procedura che si applica a quei piani e programmi che riguardano aree ampie e pluralità di iniziative economiche che possono avere impatti significativi sull’ambiente. Nell’elenco delle misure passate al vaglio dalla Commissione Vas dopo l’insediamento del nuovo Governo, ci sono importanti dossier. Come il Piano Strategico Nazionale della Politica Agricola Comune 2023-2027, che ha un valore di quasi 37 miliardi di euro; o il Programma Nazionale Ricerca e Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale, al quale sono destinati ben 5 miliardi e 600 milioni. E ancora il Programma Nazionale Just Transition Fund, che vale oltre 1 miliardo di euro, il programma Pn Metro Plus per le città Medie del Sud su progetti di innovazione sociale finalizzati alla rigenerazione di aree fragili, caratterizzate da disagio socio-economico e abitativo, che può contare su risorse per oltre 3 miliardi.

L’accelerazione impressa dalla commissione ai propri lavori è la dimostrazione che in tema di autorizzazioni ambientali è stato raggiunto un elevato standard di efficienza“, commenta ancora Pichetto. Concludendo che “questa la migliore garanzia di uno sviluppo che viene promosso e articolato in una cornice di salvaguardia dei territori e delle comunità“.

Westwood, l’imperatrice che ha fatto la rivoluzione del clima

Vivienne Westwood ci lascia, ma lascia al mondo una eredità inquantificabile. Cinquant’anni di lotte politiche in passerella, usata sempre, da modella e da stilista, come gigantesco megafono.

Imperatrice del punk‘, designer britannica di punta, attivista ambientale tra le più note al mondo. “La rivoluzione climatica è punk. Il punk vive! Stesso atteggiamento, ma con idee più sviluppate, più solide e spero più efficaci nel cambiare la Terra di quanto non siano state in passato”, raccontava nella sua autobiografia pubblicata nel 2014. “Difendere le idee mi rende felice”, confidò all’amico Ian Kelly, coautore con lei del volume.

Il mondo ha bisogno di persone come Vivienne per fare la differenza nel modo giusto“, ha scritto il suo marchio di alta moda dando la notizia su Twitter. “Abbiamo lavorato fino alla fine e mi ha lasciato molto da portare avanti. Grazie, tesoro mio”, ha aggiunto il marito e partner creativo, Andreas Kronthaler. Nel 2016, ha ceduto la direzione artistica della sua etichetta a lui, austriaco di 25 anni più giovane. Cambiamento sì, ma nella continuità di ciò che è stato il marchio Westwood: un marchio ribelle, trasgressivo e impegnato.

Nel 2008 Westwood è stata la prima a chiedere all’industria della moda di tenere conto dei cambiamenti climatici e a esortare i consumatori a non comprare continuamente abiti. Posizione che le costò non poche critiche nel mondo della moda. Nel 2016, per la sfilata della collezione Red Label SS, le modelle entrarono in scena manifestando contro il fracking. In passerella è scesa con lei anche la campagna Save The Arctic per fermare le trivellazioni e la pesca industriale nell’Artico. Con Marie Claire e People Tree ha realizzato t-shirt per raccogliere fondi da devolvere alle tribù indigene della foresta pluviale. E, alla cerimonia di chiusura delle Paraolimpiadi di Londra nel 2012, annunciò il suo progetto ambientalista srotolando uno striscione che recitava ‘Climate Revolution‘.

L’altra grande battaglia è stata la difesa di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, arrestato nel 2019 dopo aver trascorso più di sette anni come rifugiato nell’ambasciata ecuadoriana a Londra. Lo stesso anno ha denunciato durante uno dei suoi cortei “la corruzione del governo e la morte della giustizia”. Un anno dopo, è apparsa in una gabbia gigante davanti a un tribunale di Londra per protestare contro la sua estradizione. WikiLeaks ha twittato la notizia della morte della Westwood con foto di lei e Julin Assange fianco a fianco, con indosso la stessa maglietta disegnata dalla Westwood, e aggiungendo: “Rest in Power“.

 

photo credit: AFP

La Corte di giustizia europea nega il risarcimento per danni causati da inquinamento atmosferico

Secondo la Corte di giustizia europea, non esiste un diritto al risarcimento per i singoli per quanto riguarda i danni da inquinamento atmosferico. “Le direttive europee che stabiliscono gli standard di qualità dell’aria ambiente non sono, in quanto tali, destinate a conferire diritti ai singoli, la cui violazione potrebbe dare diritto a un risarcimento”, ha dichiarato la Cgue in una sentenza emessa oggi.

D’altra parte, “ciò non esclude che lo Stato possa essere ritenuto responsabile” e i singoli “devono comunque poter ottenere dalle autorità nazionali, ricorrendo se necessario ai tribunali competenti, che esse adottino le misure richieste da tali direttive”, ha proseguito la Corte. Infine, la Corte osserva che i tribunali di uno Stato membro possono emettere ingiunzioni accompagnate da penalità di mora per garantire il rispetto da parte di tale Stato degli obblighi imposti dal diritto dell’Unione.

La Cgue ha emesso questa sentenza dopo essere stata investita dalla corte d’appello amministrativa di Versailles incaricata del caso JP che chiedeva allo Stato francese un risarcimento di 21 milioni di euro per il deterioramento della sua salute a causa del peggioramento della qualità dell’aria ambiente nella regione di Parigi. La Francia è già stata condannata nel 2019 e nuovamente nell’aprile 2022 dalla Cgue per inquinamento atmosferico, così come diversi altri Stati membri.

Lo Stato francese è già stato condannato due volte dal Consiglio di Stato per non aver fatto abbastanza per combattere l’inquinamento atmosferico, con un totale di 30 milioni di euro di multe pagate alle organizzazioni ambientali pubbliche e ad alcune Ong. L’inquinamento, in particolare quello provocato dal traffico automobilistico, è un importante problema di salute pubblica.
La mortalità legata all’inquinamento atmosferico rimane un rischio significativo in Francia, con 40.000 decessi prematuri attribuibili alle polveri sottili ogni anno, secondo quanto riportato da Santé publique France lo scorso anno. Nell’Unione Europea, l’inquinamento da polveri sottili ha causato 238.000 morti premature nel 2020, secondo un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) pubblicato il 24 novembre. L’Europa si è posta l’obiettivo di ridurre le morti premature di oltre il 50% entro il 2030 rispetto al 2005.

emissioni industriali

Intesa Ue sulla riforma Ets, nasce il Fondo sociale clima da 86 mld

Dopo trenta ore di discussione, i negoziatori dell’Unione europea hanno raggiunto domenica mattina presto un accordo per riformare il sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (l’Ets – Emission Trading System), il mercato europeo del carbonio, sbloccando anche l’intesa per creare un Fondo sociale per il clima per ammortizzare i costi della transizione e finalizzando i dettagli rimasti da definire per l’entrata in vigore della tassa sul carbonio alle frontiere.

I negoziatori dell’Eurocamera e del Consiglio, con la mediazione della Commissione Ue, hanno iniziato venerdì pomeriggio una vera e propria maratona negoziale (a Bruxelles viene chiamato ‘trilogo jumbo’) per chiudere una volta per tutte la partita su tre dei dossier più importanti del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, il piano presentato a luglio 2021 per abbattere le emissioni di CO₂ del 55 per cento entro il 2030: la revisione del sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue (l’Ets), il fondo sociale per il clima e le parti ‘mancanti’ dell’accordo trovato la scorsa settimana sul meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (CBAM).

Il mercato europeo del carbonio è operativo dal 2005 e copre il settore energetico, industriale e i voli commerciali dentro l’Ue, obbligando poco più di 10mila centrali elettriche e fabbriche ad alta intensità energetica (come l’acciaio o la chimica) a comprare un permesso per ogni tonnellata di CO₂ emessa, come disincentivo finanziario per far inquinare di meno: meno inquini, meno paghi. Finora ha coperto circa il 40 per cento di tutte le emissioni dell’Ue. Il mercato si fonda su un numero assoluto di certificati di carbonio, che devono essere acquistati all’asta e possono quindi essere scambiati dai partecipanti al mercato, creando un prezzo per la CO₂ (che attualmente si aggira a 85 euro per tonnellata). Il sistema conserva un numero annuale di permessi che vengono assegnati gratuitamente alle industrie, per non svantaggiarle troppo.

Con il sistema attuale, le emissioni di CO₂ nei settori coperti dall’Ets dovrebbero diminuire del 43 per cento entro il 2030, per questo la Commissione Ue ha promosso una revisione per portare ad aumentare il target. L’accordo raggiunto nella notte tra i colegislatori i settori coperti dovranno ridurre le proprie emissioni del 62 per cento rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030, un aumento significativo rispetto all’attuale ambizione. Parte centrale della riforma Ets sarà la creazione di un secondo mercato del carbonio separato per gli edifici e il trasporto su strada (ETS2), che sarà operativo dal 2027 con un prezzo del carbonio limitato a 45 euro fino al 2030. La creazione del secondo Ets sarà accompagnata da un Fondo sociale per il clima da 86,7 miliardi di euro da mobilitare tra 2026 e 2032 finanziato con parte delle entrate di questo secondo mercato del carbonio, pensato per ammortizzare i costi per le famiglie di questa rivoluzione dell’Ets. Punto centrale nei negoziati è stata la tempistica e la traiettoria per ridurre gradualmente le quote gratuite che ancora vengono conservate nel mercato del carbonio, preservando la competitività delle industrie e in attesa dell’entrata in vigore della tassa sul carbonio alle frontiere (che in maniera speculare all’Ets tasserà le emissioni dei beni che vengono importati nell’Ue). In base all’accordo, quasi la metà (48,5 per cento) delle quote gratuite nell’Ets sarà annullata entro il 2030, mentre saranno completamente eliminate entro il 2034 in contemporanea all’entrata in attività della tassa sul carbonio ai confini dell’Ue – che applicherà inizialmente a ferro e acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno -, pensata per scoraggiare la tendenza delle imprese a delocalizzare la produzione dove i vincoli climatici sono meno stringenti.

A partire dal 2024 saranno monitorate anche le emissioni derivanti dall’incenerimento dei rifiuti, per essere incluse nel mercato di emissioni dal 2028. Tuttavia, gli Stati membri hanno la possibilità di posticipare l’applicazione al 2030 dopo una dichiarazione. L’accordo prevede inoltre che maggiori fondi siano stanziati per tecnologie innovative, attraverso l’Ets: il Fondo per l’Innovazione passerà dagli attuali 450 a 575 milioni di quote; mentre il Fondo per la modernizzazione sarà aumentato mettendo all’asta un ulteriore 2,5 per cento di quote che sosterranno i paesi dell’Ue con un PIL pro capite inferiore al 75 per cento della media dell’UE. Gli Stati saranno ora obbligati a spendere tutte le entrate nazionali derivanti dalla vendita all’asta delle quote Ets per attività legate al clima.

Il secondo Ets per edifici e dei trasporti – su cui, nei mesi, si sono riversate le principali preoccupazioni di entrambi i colegislatori – sarà introdotto a partire dal 2027, con un prezzo limitato a 45 euro fino al 2030. Per ammortizzare i costi sociali di questo secondo Ets, un anno prima (nel 2026) nascerà il Fondo sociale per il clima (‘Climate Social Fund), con cui nel periodo 2026-2032 circa 86,7 miliardi di euro saranno assegnati all’azione sociale per il clima che va dalla ristrutturazione degli alloggi sociali al sostegno diretto al reddito. La Commissione europea proponeva un fondo da 72,2 miliardi di euro per sette anni (2025-2032), di cui quasi 8 miliardi sarebbero andati all’Italia in quanto terzo beneficiario. I negoziatori si sono accordati su una clausola per cui se i prezzi dell’energia (petrolio e gas) sono superiori a 99 euro, il nuovo Ets non sarà introdotto nel 2027, ma solo un anno dopo. Per ricevere i finanziamenti, gli Stati membri dovranno presentare a Bruxelles dei ‘Piani per il clima sociale’, previa consultazione con le autorità locali e regionali, le parti economiche e sociali e la società civile.

Prima che possa entrare in vigore, l’accordo dovrà essere approvato singolarmente da Parlamento e Consiglio, quindi non prima dell’inizio 2023. L’intesa è però stata salutata da molti come un passo fondamentale nei negoziati in corso a Bruxelles sull’ambizioso ‘Fit for 55’ e sarà di certo ricordato come uno dei traguardi più importanti dell’attuale presidenza della Repubblica ceca alla guida semestrale dell’Ue. “L’accordo è una vittoria per il clima e per la politica climatica europea e ci consentirà di raggiungere gli obiettivi climatici nei principali settori dell’economia, assicurandoci al tempo stesso che i cittadini e le microimprese più vulnerabili siano efficacemente supportati nella transizione climatica”, ha sottolineato Marian Jurečka, ministro dell’ambiente ceco.