Malesia sostenibile con Rainforest World Music Festival

Centottanta musicisti provenienti da 20 Paesi, laboratori musicali interattivi, dibattiti e approfondimenti dedicati alla sostenibilità. Torna a Kuching, in Malesia, presso il Sarawak Cultural Village, la 28esima edizione del Rainforest World Music Festival, uno degli eventi di turismo culturale più dinamici del Sud-est asiatico, celebre per il suo connubio di musica globale, tradizioni indigene e pratiche sostenibili in uno scenario naturale mozzafiato.

Il festival si svolge dal 20 al 22 giugno ai piedi del Monte Santubong, sull’isola del Borneo, una zona riconosciuta dall’Unesco come hotspot di biodiversità, e offrirà un contesto immersivo ideale per spettacoli, workshop e attività culturali provenienti da tutto il mondo.

Il tema scelto per questa edizione è ‘Connections – One Earth, One Love’. Tra gli artisti internazionali e locali già confermati ci sono Earth, Wind & Fire Experience by Al McKay (Usa), Otyken (Russia/Siberia), La Chiva Gantiva (Colombia/Belgio), Kuntaw Mindanao (Filippine), Seppuku Pistols (Giappone), At Adau, Sinaran Collective, Buddha Beat (Malaysia)

Riconosciuto tra i festival più eco-consapevoli dell’Asia, l’evento continua a mettere la sostenibilità al centro. Il Green Ruai, spazio dedicato alle tematiche ambientali, tornerà anche nel 2025 con mostre interattive, attività pratiche e workshop su cambiamento climatico, gestione dei rifiuti e impatto ambientale — il tutto ispirato alla saggezza ecologica delle comunità indigene.

Il festival adotta anche pratiche logistiche sostenibili, dalla riduzione dei rifiuti alla partecipazione attiva della comunità, in linea con gli obiettivi dell’eco-turismo del Sarawak e con la visione della Malesia per un turismo responsabile.

Secondo Zalina Ahmad, Direttrice di Tourism Malaysia Parigi, “il Rainforest World Music Festival non solo celebra la ricchezza culturale ed ecologica del Sarawak, ma riveste anche un ruolo strategico nella nostra visione di un turismo inclusivo e sostenibile. In vista del Visit Malaysia Year 2026, l’RWMF è fondamentale per posizionare la Malesia come destinazione autentica e ricca di esperienze.”

Dopo aver attratto oltre 26.000 visitatori nel 2024, l’edizione 2025 punta a superare ogni record, rafforzando ulteriormente il ruolo del festival come evento imperdibile nel calendario mondiale del turismo culturale.

Giornata Biodiversità, l’allarme di Mattarella: Urgente ripensare a rapporto uomo-natura

Ripensare urgentemente al rapporto tra uomo e natura, guardando ai giovani e alla loro coscienza ambientale. Nella Giornata mondiale della biodiversità, Sergio Mattarella lancia un monito per salvare quella “armonia millenaria tra le forme di vita del pianeta”, capaci di “adattarsi nel tempo alle sfide climatiche, geologiche e ambientali“.

Un equilibrio che oggi, deplora il presidente della Repubblica, è “seriamente minacciato” dall’impatto di attività umane “poco lungimiranti“, che hanno compromesso lo stesso ambiente in cui vive l’uomo, oltre a mettere a rischio la sopravvivenza di animali e vegetali, “generando preoccupanti effetti a catena sull’intero sistema vivente“.

Nello stesso giorno, il Capo dello Stato partecipa alla Cerimonia di piantagione di nuove essenze forestali nella tenuta presidenziale di Castelporziano, con il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Il tema scelto quest’anno per celebrare la Giornata Mondiale della Biodiversità è ‘Armonia con la Natura e Sviluppo Sostenibile’ e richiama, insiste Mattarella, “l’urgenza di ripensare il rapporto umanità-natura, promuovendo modelli di crescita capaci di coniugare sviluppo economico e tutela della vita sul pianeta“.

Lo sguardo del presidente va ai giovani, alla loro preoccupazione per il futuro del pianeta, che va tenuta in considerazione: “La loro coscienza ambientale, fondata su rispetto, responsabilità e impegno quotidiano, è una risorsa essenziale per una società più consapevole, che sappia custodire e valorizzare la ricchezza della biodiversità, nell’interesse dell’umanità“, scandisce. E ricorda i passi compiuti dall’Italia per dare valore alla biodiversità, affermando con chiarezza, attraverso la riforma dell’articolo 9 della Costituzione avvenuta nel 2022, che “la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni’“.

Fai del bene all’ambiente? Copenaghen premia i turisti più virtuosi

Premiare i viaggiatori rispettosi dell’ambiente è l’obiettivo dell’ufficio del turismo di Copenaghen, che ha annunciato di voler offrire vantaggi ai più virtuosi, in particolare a coloro che arrivano in treno nella capitale danese. L’iniziativa, denominata CopenPay, testata su piccola scala nel 2024, “mira a sensibilizzare i viaggiatori a viaggiare in modo più responsabile”, ha spiegato all’AFP il ceo di Wonderful Copenhagen, Søren Tegen Pedersen.

L’accento è posto sui trasporti, il settore più inquinante. I viaggiatori sono incoraggiati ad arrivare in treno e a rimanere più di quattro giorni sul posto. In cambio, potranno usufruire del noleggio gratuito di biciclette. Compiendo azioni a favore del clima, i turisti potranno anche beneficiare di visite a prezzo ridotto, lezioni di yoga o pasti vegetariani gratuiti e saranno sensibilizzati tramite cartelloni pubblicitari e annunci disponibili in tutta la città e sui social network. La campagna inizierà il 17 giugno e durerà nove settimane. In totale partecipano 90 luoghi nella capitale e nei dintorni, tra cui il museo nazionale e la pista da sci urbana Copenhill. Per Goboat, servizio di noleggio di barche a motore elettrico alimentate da pannelli solari, partecipare all’esperienza permette di dimostrare il proprio impegno.

L’anno scorso, 500 persone hanno approfittato della nostra offerta che consisteva in un’ora di navigazione gratuita in cambio della raccolta dei rifiuti nelle acque del porto, non siamo nemmeno riusciti a soddisfare la domanda”, ha dichiarato all’AFP uno dei responsabili dell’azienda, Mads Pilegaard Sander. Nel 2024, in un mese, 75.000 turisti hanno partecipato all’iniziativa. Il noleggio di biciclette è aumentato del 29%, sono state raccolte tonnellate di rifiuti e il 98% dei partecipanti ha dichiarato che raccomanderebbe l’iniziativa, ha sottolineato l’ufficio del turismo

Aveline, l’arcivescovo di Marsiglia pontiere del Mediterraneo

Jean-Marc Aveline (Francia), 66 anni – Arcivescovo di Marsiglia, è una figura di impostazione progressista, nota per l’impegno nel dialogo interreligioso, nella giustizia sociale e nella salvaguardia dell’ambiente in piena continuità con Papa Francesco. E’ considerato voce profetica nella Chiesa, impegnata nella costruzione di ponti tra culture e religioni, nella difesa dei più vulnerabili e nella promozione di una spiritualità ecologica e inclusiva.

Nato nel 1958 a Sidi Bel Abbès, in Algeria, da una famiglia ‘pieds-noirs’, Aveline ha vissuto l’esilio dopo l’indipendenza algerina nel 1962, stabilendosi a Marsiglia. Ha studiato teologia all’Institut Catholique e filosofia alla Sorbona di Parigi. Nel 2019 è stato nominato arcivescovo di Marsiglia e creato cardinale da Papa Francesco nel 2022.

Il porporato francese considera le crisi ecologiche e climatiche come sfide spirituali e teologiche. Nel 2021 propone a Papa Francesco l’idea di un Sinodo sul Mediterraneo, ispirato al Sinodo sull’Amazzonia, sulla scorta delle prime visite di Bergoglio a Lampedusa, a Lesbo, dell’incontro religioso a Bari per la pace in Medio Oriente, la tappa a Napoli per parlare di teologia del Mediterraneo: “Siamo davanti a un ‘pellegrinaggio mediterraneo’ di papa Francesco che rivela come il Mediterraneo possa parlare a tutta la Chiesa e abbia singolari specificità che richiedano un approfondimento teologico, pastorale e missionario”, spiega. Durante gli incontri dei vescovi del Mediterraneo, Aveline sottolinea come le crisi umanitarie ed ecologiche incidano sulle fondamenta della vita spirituale, evidenziando la necessità di una teologia mediterranea che affronti queste sfide. “E’ ascoltando il grido dei poveri che si apre al grido della terra, non per moda ecologista, ma per la sollecitudine cattolica per l’intero creato”, scandisce. Aveline promuove una “teologia della missione” che integra dialogo, rivelazione e cattolicità, sottolineando l’importanza di una Chiesa aperta al dialogo interreligioso e attenta alle sfide contemporanee.

La sua esperienza personale di esilio e il contesto multiculturale di Marsiglia lo rendono particolarmente sensibile alle questioni relative ai migranti e alle periferie, con una visione poco eurocentrica. Entrato subito nella lista dei papabili, era stato inizialmente criticato per non conoscere a sufficienza l’italiano per salire al soglio di Pietro. Così nei giorni scorsi ha “risposto” sia ai cardinali in congregazione, intervenendo in italiano, sia in una messa celebrata domenica nella parrocchia di cui è titolare, Santa Maria ai Monti, in un italiano senza esitazioni.

Zuppi, l’uomo della ‘diplomazia parallela’ di Sant’Egidio a capo della Cei

Matteo Maria Zuppi (Italia), 69 anni – Arcivescovo di Bologna, presidente della Conferenza Episcopale Italiana ed esponente di spicco della Comunità di Sant’Egidio.

Il suo impegno per il clima e l’ambiente si fonda su una visione integrale che unisce ecologia, solidarietà e responsabilità collettiva. Nato a Roma l’11 ottobre 1955, è quinto dei sei figli di Enrico Zuppi, per oltre trent’anni direttore dell’Osservatore della Domenica, e di Carla Fumagalli, nipote del cardinale Carlo Confalonieri. Parroco prima di Palestrina, poi di Santa Maria in Trastevere, quindi a Torre Angela, ‘don Matteo’, come lo chiamano i romani, collabora con la comunità di Andrea Riccardi quasi dalla sua fondazione.

E’ stato creato cardinale da Papa Francesco il 5 ottobre 2019. Nel 1990, ha svolto il ruolo di mediatore nelle trattative tra il governo del Mozambico e il partito di Resistenza Nazionale Mozambicana che hanno portato, nel 1992, alla firma degli accordi di pace di Roma, che sancirono la fine delle ostilità. Da allora, continua a operare con la “diplomazia parallela” della Comunità di Sant’Egidio. Il 20 maggio 2023 papa Francesco lo ha incaricato di guidare la missione diplomatica della Santa Sede per allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina. La missione si è tradotta in cinque viaggi diplomatici a Kiev (5-6 giugno), Mosca (28-29 giugno), Washington (18 luglio), Pechino (13-15 settembre) e ancora Mosca (14-16 ottobre 2024).

Sul clima, Zuppi sottolinea con forza l’urgenza di una “conversione ecologica” che non può più essere considerata un’opzione facoltativa:Non è un optional, ma frutto della passione per l’uomo e per questa casa nella quale l’uomo può o non può vivere”, scandisce. In occasione del RemTech Expo, mette in guardia contro un’economia “predatoria” che antepone il consumo illimitato al buon senso e alla sostenibilità, evidenziando come tale approccio comprometta il futuro stesso dell’umanità. Al Festival francescano di Bologna, Zuppi mette in luce l’importanza di coinvolgere le nuove generazioni nella costruzione di un futuro sostenibile: “Coinvolgere i giovani nella scelta del futuro, del loro futuro, e aiutarli con le nostre scelte, che sia un futuro sostenibile, credo che sia il primo modo per amarli”, osserva, sottolineando anche il ruolo delle religioni nel promuovere la fraternità universale e la responsabilità condivisa nella cura del Creato. In occasione dell’Earth Day 2024 ad Ascoli, Zuppi lancia un monito sulla gravità della crisi ambientale: “Se il nostro Pianeta non è sostenibile, vuol dire che è insostenibile. Non vorrei che ci svegliamo soltanto quando andiamo a sbattere”, tuona, criticando l’inerzia delle istituzioni e la tendenza a rimandare le azioni necessarie, perché, avverte “ogni ritardo ha conseguenze drammatiche per l’intera umanità”.

Per l’arcivescovo di Bologna, la giustizia ambientale si lega a stretto giro a quella sociale. Denuncia più volte l’illusione che si debba scegliere tra lavoro e salute, sottolineando che entrambe sono essenziali: “Se l’ambiente viene distrutto non possiamo vivere, viviamo molto peggio e vivranno molto peggio quelli dopo di noi. Dobbiamo capire che non è facoltativo, ma è materia d’esame e d’impegno per tutti”.

Nel maggio 2024, Zuppi presenta un Vademecum per promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili:Tanto più le Cer saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale, tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi“, scandisce.

Il porporato definisce l’esortazione apostolica Laudate Deum una “campana di allarme” che richiama tutti alla responsabilità nella cura del Creato: “Non solo sottolinea le lentezze del sistema economico mondiale nell’affrontare la crisi ecologica, ma vuole diventare anche una ‘sveglia’, perché tutti insieme, nessuno escluso, ci assumiamo le nostre responsabilità per la cura del creato, dono del Padre Creatore”, afferma.

Prevost, il missionario agostiniano che mette d’accordo le due Americhe

Robert Francis Prevost (Stati Uniti), 69 anni – Prefetto del Dicastero per i Vescovi nel pontificato di Papa Francesco e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.

La sua formazione agostiniana e la lunga esperienza pastorale in Sud America hanno influenzato profondamente la sua visione ecclesiale e sociale, rendendolo un profilo apprezzato sia dagli Stati Uniti che dal Global South.  Il cardinale incarna una visione che unisce spiritualità, giustizia sociale e responsabilità ambientale, promuovendo un impegno concreto e condiviso per la cura della casa comune.

Nato a Chicago il 14 settembre 1955, è un agostiniano missionario laureato in Matematica e Filosofia, inviato in missione in Perù per diversi anni, prima di diventare provinciale della provincia agostiniana di Chicago nel 1999. Richiamato a Roma da Papa Francesco per ricoprire il ruolo delicatissimo di prefetto dei vescovi, è stato creato cardinale da Bergoglio il 30 settembre 2023.

Il porporato è un convinto sostenitore dell’ecologia integrale. Nel 2024, durante il seminario ‘Affrontare i problemi della crisi ambientale alla luce della Laudato si’ e della Laudate Deum‘, sottolinea la necessità di passare “dalle parole ai fatti”, basando la risposta alla crisi ambientale sulla Dottrina Sociale della Chiesa.

Per Prevost, il “dominio sulla natura”, affidato da Dio all’umanità, non deve trasformarsi in “tirannia”, ma deve essere vissuto come una “relazione di reciprocità” con l’ambiente.

Il prefetto mette anche in guardia dalle conseguenze dello sviluppo tecnologico incontrollato. Evidenzia l’importanza di un’economia umana che rispetti l’ambiente e promuova modelli circolari di produzione e consumo, opponendosi alla “cultura dello scarto”, ribadendo che l’economia dovrebbe migliorare, e non distruggere, il nostro mondo.

Prevost ricorda l’impegno concreto alla Santa Sede nella tutela dell’ambiente, dall’installazione del maxi-impianto fotovoltaico sul tetto dell’Aula Paolo VI alla transizione in atto verso veicoli totalmente elettrici in Vaticano. Azioni che, scandisce, “testimoniano la volontà della Chiesa di essere un modello di sostenibilità”.

Per il cardinale, una cooperazione globale deve essere alla base della lotta alla crisi climatica, con un ordine giuridico, politico ed economico che possa rafforzare il lavoro congiunto mondiale per “lo sviluppo di tutti i popoli in solidarietà”.

Tagle, dalle Filippine il prefetto che difende la Terra dalle lobby

Luis Antonio Gokim Tagle (Filippine), 67 anni – Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, è una delle voci più autorevoli nella Chiesa sull’ecologia integrale, promuovendo la tutela dell’ambiente come parte integrante della missione cristiana. E’ stato consacrato vescovo il 12 dicembre 2001 e creato cardinale da Papa Benedetto XVI il 24 novembre 2012. Arcivescovo di Manila dal 2011 al 2019, Tagle ha presieduto la Caritas Internationalis dal 2015 al 2023.

Il cardinale filippino ha promosso attivamente l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, sottolineando l’importanza di diffonderne il messaggio anche al di fuori della comunità cattolica. In un incontro con i vescovi indonesiani, nel 2015, ha considerato la Laudato Sì come “la coscienza morale della Chiesa cattolica su come comportarci con la Terra, un ambiente vivo per gli esseri umani, un dono di Dio che genera vita per tutte le persone”.

Ha inoltre esortato la comunità cattolica a diffondere il contenuto dell’enciclica a tutti, appellandosi a un “obbligo morale nei confronti delle prossime generazioni” perché “la Terra deve essere un dono per tutti e non solo per le lobby finanziarie”.

In occasione del ‘Tempo del Creato’, Tagle ha ricordato l’importanza di considerarsi custodi della Terra, non suoi proprietari: “Molto spesso diventiamo proprietari, ci comportiamo da proprietari e dimentichiamo di essere custodi” , ha denunciato, sottolineando che il modo in cui ci occupiamo dell’ambiente riflette il nostro atteggiamento verso la vita e gli esseri umani, invitando a celebrare l’interconnessione nella famiglia del Creato e in quella umana, specialmente con i poveri.

Durante la ‘Giornata per il Creato’ nelle Filippine, Tagle ha esortato i fedeli a vivere una vita semplice e a proteggere la Terra: “Penso che parte della nostra missione, oggi e nei prossimi anni, sia quella di includere con più consapevolezza la cura del creato come parte della santità” . Per il prefetto, molte delle crisi ambientali attuali sarebbero evitabili se le persone fossero consapevoli delle conseguenze delle loro azioni. Tagle ha promosso la collaborazione interreligiosa per la tutela dell’ambiente, sottolineando l’importanza di coinvolgere tutte le persone di buona volontà: “È una celebrazione con un chiaro messaggio sociale ed ecologico poiché il modo con cui ci occupiamo del Creato dimostra il nostro atteggiamento nei confronti della vita e degli esseri umani”, ha detto, incoraggiando azioni quotidiane per ridurre la violenza, l’egoismo, lo sfruttamento, e per intensificare l’impegno per la protezione dei più deboli.

Parolin, il Segretario di Stato che porta l’ecologia sul tavolo della diplomazia vaticana

Pietro Parolin (Italia), 70 anni – Segretario di Stato della Santa Sede dal 15 ottobre 2013, interpreta la visione di papa Francesco e porta l’ecologia integrale al centro dell’agenda diplomatica vaticana, unendo realismo politico e volontà di costruire ponti tra paesi, fedi e popoli.

Nato il 17 gennaio 1955 a Schiavon, in provincia di Vicenza, Parolin è stato ordinato sacerdote il 27 aprile 1980 e ha alle spalle decenni di diplomazia vaticana, con incarichi in Nigeria, Messico e nella Terza Loggia. Dal 2009 al 2013 è stato nunzio apostolico in Venezuela, poi creato cardinale da Papa Francesco il 22 febbraio 2014.

In occasione delle conferenze Onu sul clima, Parolin trasmette con forza l’urgenza di un cambiamento sistemico a tutela della Casa comune. Intervenendo al Climate Summit 2014 dell’Onu, evidenzia la necessità di una trasformazione nei modelli di sviluppo e negli stili di vita: “Si tratta, adesso, di consolidare una profonda e lungimirante reimpostazione dei modelli di sviluppo e degli stili di vita, per correggerne le numerose disfunzioni e distorsioni”. Sottolinea l’importanza di affrontare le sfide ambientali con un approccio etico e solidale: “Abbiamo bisogno di una risposta collettiva, responsabile e senza precedenti, volta a lavorare insieme per costruire la nostra casa comune”, sostiene in un videomessaggio in apertura del Climate Adaptation Summit 2021.

Durante le conferenze ambientali internazionali, il porporato prende spesso la parola, chiedendo giustizia climatica, transizione energetica equa e tutela dei popoli indigeni e dei giovani come protagonisti del cambiamento. “Non possiamo lasciare che i Paesi più vulnerabili paghino il prezzo più alto dell’inazione dei più ricchi“, denuncia durante la Cop26 di Glasgow, in Scozia, nel 2021. La diplomazia vaticana lavora anche dietro le quinte, favorendo il dialogo tra Stati e incoraggiando impegni più ambiziosi. Anche in questo caso, Parolin ha spesso incontrato leader politici e religiosi per favorire una convergenza sul clima: “Il cambiamento climatico è un’urgenza planetaria che deve unire, non dividere. Serve un’azione congiunta, solidale e responsabile“, afferma intervenendo alla Cop28 di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, nel 2023.

Il segretario di Stato promuove anche la collaborazione interreligiosa sul clima, come dimostra l’incontro del 2021 tra leader religiosi e scienziati in Vaticano, in vista della COP26. L’obiettivo era unire etica e scienza per promuovere azioni concrete. “Tutte le religioni possono contribuire a formare le coscienze in vista di una responsabilità comune verso la Terra”, si legge nella dichiarazione congiunta. Grande importanza viene attribuita all’educazione ambientale, soprattutto tra i giovani: “Solo tramite il riconoscimento del dono che ci è stato fatto ci verrà spontaneo prendercene cura e quindi passare dalla cultura dello scarto a una cultura della cura”, dice il cardinale durante la rassegna Cinema per il Creato il 23 marzo 2024.

Parolin promuove anche un’economia che valorizzi la dignità umana e il lavoro, opponendosi alla cultura dello scarto: “L’ecologia integrale esige una concezione economica più ‘umana’, basata sui precetti di ‘custodire e coltivare’, nella quale il sistema economico possa migliorare – non distruggere – il nostro mondo”, ricorda.

Hollerich progressista europeo: “La crisi climatica uccide quanto una guerra”

Jean-Claude Hollerich (Lussemburgo), 66 anni – Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (Comece) e relatore generale del Sinodo sulla sinodalità, il cardinale gesuita è uno dei principali promotori della “conversione ecologica” nella Chiesa cattolica.

Durante il Sinodo per l’Amazzonia del 2019, lancia l’allarme sulla crisi ambientale: “Se il nostro pianeta viene distrutto, possiamo gridare quanto vogliamo su preti sposati o donne prete, ma non ci sarà più bisogno di preti. È il problema più importante e urgente”, denuncia, mentre sul tavolo dei vescovi tiene banco il tema dei viri probati. Hollerich evidenzia la necessità di un cambiamento personale tra i leader ecclesiastici: “Noi vescovi dobbiamo cambiare il nostro stile di vita. Se non riesco a cambiare il mio stile di vita – domanda -, come posso chiedere ai giovani di farlo?”.

Nato il 9 agosto 1958 a Differdange, in Lussemburgo, Hollerich vive per oltre 20 anni in Giappone, dove diventa professore e vice-rettore all’Università Sophia di Tokyo. Dal 2011 è arcivescovo di Lussemburgo e nel 2019 viene creato cardinale da Papa Francesco.

Nel 2018, come presidente della Comece, in vista della Cop28 Hollerich firma un appello congiunto dei presidenti delle Conferenze Episcopali continentali, esortando i leader politici a implementare con urgenza l’Accordo di Parigi: “Promuovendo i messaggi dell’enciclica Laudato Si’, i leader della Chiesa di tutto il mondo chiedono azioni ambiziose e immediate per affrontare e superare gli effetti devastanti della crisi climatica”, scandisce. L’appello include richieste specifiche, come mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C, un cambio di stili di vita perché diventino più sostenibili, il rispetto delle comunità indigene, la fine dell’era dei combustibili fossili e il passaggio alle energie rinnovabili, una riforma del settore agricolo per garantire cibo sano e accessibile. “Ci sono ideali oggi condivisi da gran parte della popolazione, come l’ecologia. È semplicemente una necessità per salvare l’umanità”, sostiene in un’intervista del 2024. E avverte che il cambiamento climatico, se non affrontato, “ucciderà tante persone quanto una guerra”.

Hollerich è considerato un ‘progressista’, un fervente sostenitore del processo sinodale. Ha più volte espresso la necessità di una Chiesa più accogliente verso tutti, inclusi i giovani e le persone Lgbtqi+.

Mattarella: “Destini ambiente-uomo mai così connessi. Recupero territorio non è imbalsamarlo”

La cura del territorio è sempre stato uno dei temi più cari al presidente della Repubblica. Lo ha ribadito anche oggi ricevendo al Quirinale una delegazione del Fai-Fondo per l’ambiente italiano, che quest’anno spegne 50 candeline dalla sua fondazione.

Sergio Mattarella ringrazia l’associazione per il ruolo che svolge in Italia nel “preservare e valorizzare tesori straordinari di arte, natura, storia, ponendoli a disposizione della nostra comunità”. Ricorda il primo bene ricevuto in affidamento, Cala Junco a Panarea, il primo grande restauro, il Monastero di Torba: “Molto tempo è passato e sono numerosi i beni, i luoghi, gli edifici, le opere d’arte, i monumenti valorizzati, in molti casi salvati” dal lavoro del Fai.

Il presidente più volte, nei suoi 10 anni di mandato, è intervenuto pubblicamente per lanciare moniti sulla cura delle aree interne, che non vanno dimenticate, ma anzi recuperate e rimesse a valor comune nella società di oggi: “Non si tratta di imbalsamare luoghi, bensì di porre a disposizione della comunità risorse che si rischia di disperdere se non più valorizzate. Vale in particolare per i piccoli centri, per le aree interne, per le isole cosiddette minori che sono state (le aree interne particolarmente) tanto depauperate di energie negli ultimi decenni”. Per questo ringrazia il Fai e allo stesso tempo rilancia un altro dei temi più cari alla sua sensibilità: “Il destino dell’uomo e il destino dell’ambiente non sono mai stati così strettamente connessi”.

Mattarella condivideva queste convinzioni con Papa Francesco, spesso, infatti, si trovavano in sintonia perfetta sulle grandi sfide del nostro tempo, come la lotta ai cambiamenti climatici e alle diseguaglianze. Non a caso il capo dello Stato ribadisce, davanti alla delegazione guidata dal presidente, Marco Magnifico Fracaro, l’importanza dell’opera del Fondo nei primi cinque decenni di attività, durante i quali “avete preso in carico parti del territorio, le avete risanate e siete riusciti a ricostruire oasi di sostenibilità, di vivibilità”. Per valorizzare questo lavoro, però, occorre anche costruire un futuro. Cosa che può avvenire solo con “generazioni che sappiano trovare alimento nella storia da cui hanno origine e sappiano trovare la capacità di alzare l’orizzonte del nostro sguardo”.

Il capo dello Stato riporta alla mente Benedetto Croce “promotore della prima legge italiana sul paesaggio, approvata nel giugno del 1922”, il quale “esprimeva la convinzione che lo stesso spirito di una comunità fosse legato ai territori e ai paesaggi, degradando i quali si rischiava di indebolire e sradicare proprio le radici storiche e culturali”. Ma anche la figlia, Elena Croce, “tra i pionieri che, cinquant’anni or sono, prendendo a modello una affermata Fondazione britannica, diedero vita a questa preziosa impresa italiana”. Dunque, “la bellezza e la cultura sono in cima alle tante preziose risorse di cui disponiamo nel nostro Paese”, mette in luce ancora una volta Mattarella. Aggiungendo che “ci deve rendere orgogliosi la circostanza che l’Italia sia il frutto di una intensa azione sviluppata sul piano del patrimonio culturale negli Stati preunitari. Azione che ha dato vita a una identità comune”. Il presidente, infine, usa una metafora per rendere ancora meglio l’idea: “Il nostro Paese è il suggestivo mosaico che conosciamo, stratificazione e testimonianza di tante storie e vicende, pazientemente composto”. Concludendo che “la cultura ha una forza immane. Ci conduce sulla strada della conoscenza, del confronto, del dialogo, della crescita. Quindi del rispetto delle identità di ciascuno, della costruzione di identità condivise e comuni”.