Un ‘Tavolo luminoso’ per progettare città inclusive e sostenibili
Davanti a un tavolo luminoso che riproduce un plastico del quartiere milanese di “Città Studi”, Barbara Piga – ricercatrice al dipartimento di architettura del Politecnico di Milano – sposta con le mani miniature di case e edifici pubblici. Toccando poi sulla mappa elementi riconosciuti da proiettori posizionati sopra il tavolo, simula l’intensità delle ombre a ogni ora del giorno, o la direzione vento, la temperatura rilevata nei diversi angoli della città. Ma soprattutto, riesce a colorare la mappa in base alle emozioni provate dai passanti.
Stress? Euforia? Tranquillità? Malessere? Oppure desiderio di fare sport, o di leggere un libro? Un angolo, uno scorcio, o un edificio possono suscitare una vasta gamma di sensazioni e relazioni affettive. Conoscerle, e misurarle, può aiutare a progettare uno spazio pubblico. O a ripensarlo a misura d’uomo e ambiente.
Sviluppato dal Politecnico di Milano, il “Tavolo Luminoso” (Luminous Planning Table) è stato presentato oggi nell’ateneo lombardo in una nuova implementazione realizzata in collaborazione con l‘Università degli Studi di Milano. Lo strumento – di fatto una piattaforma che colleziona dati e informazioni provenienti da app attivate sul campo – permette a urbanisti e architetti di interagire real time con un ambiente simulato tridimensionale, per contribuire al miglioramento della qualità dell’ambiente urbano e al benessere delle comunità, a partire dai processi collaborativi di progettazione e di valutazione architettonica. L’idea, come spiega Barbara Piga, è “aiutare a mettere tutti gli attori della pianificazione urbana su un piano di dialogo”.
Ma come si raccolgono i dati che raccontano emozioni e stati d’animo delle persone che abitano un luogo? Che si tratti di monitorare la percezione di uno spazio già esistente, oppure di simulare un progetto, si parte dall’esperienza sul campo. Semplificando: i ricercatori invitano un campione rappresentativo di utenti a – semplicemente – passeggiare per lo spazio (può essere per esempio un quartiere, una piazza, un complesso) muniti di tablet. Attraverso un’app specifica, gli utenti possono, in maniera più o meno guidata, inquadrare edifici, alberi o strade, e associarle a un approfondito sondaggio.
“Abbiamo arricchito questo strumento con nuove funzionalità psico-sociali”, spiega Marco Boffi, docente di psicologia sociale e ambientale dell’università degli Studi di Milano, “che permettono di esplorare in tempo reale il legame tra le caratteristiche fisiche dei luoghi e la loro dimensione psicologica, e di approfondire le relazioni affettive che le persone instaurano con l’ambiente e il territorio”. Il software, poi, elaborerà i risultati per restituire un’analisi scientificamente accurata. “Anche perché”, come aggiunge Barbara Piga, “non esiste una singola reazione, ma una molteplicità di percezioni. I dati quindi possono essere filtrati in base alle caratteristiche del campione”.
Questa metodologia è già stata applicata dal team di ricercatori a diversi casi pratici. “Il primo progetto pilota” racconta Barbara Piga, è stato uno studio per il progetto Vitae”, una vigna urbana realizzata dallo studio di Carlo Ratti e Convivio nella zona sud di Milano che comprende uffici e un centro di ricerca. “O ancora – continua – attraverso questo metodo abbiamo validato gli esiti di progetto del rifacimento di un’intera strada di fronte a una scuola pubblica nella municipalità di Sabadell, in Spagna, appena fuori Barcellona. Un evento che ha coinvolto sia il Comune sia gli studenti”.