bollette

Via libera al decreto bollette: 3 miliardi per imprese e famiglie. Le opposizioni: “Una mancetta”

E’ un pacchetto di aiuti da tre miliardi di euro – 1,6 alle famiglie e 1,4 al sistema imprese – quello messo in campo dal governo con il decreto per contrastare il caro bollette. Atteso da giorni dopo la bocciatura della premier Giorgia Meloni perché ritenuto inizialmente non abbastanza efficace, il provvedimento è stato discusso oggi in Consiglio dei Ministri con l’approvazione di “misure urgenti di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale, di riduzione dell’onere fiscale, nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio”. Oltre a dividere le risorse praticamente a metà tra famiglie e imprese, il decreto proroga infatti di due anni l’obbligo per i più vulnerabili di passare al mercato libero.

La misura principale però riguarda l’estensione della platea del bonus sociale bollette, con la soglia Isee che viene alzata a 25mila euro e un meccanismo che assicurerà più risorse ai più vulnerabili. Quindi aiuti per le imprese energivore e per le Pmi, con tagli agli oneri di sistema. “Le risorse – ha chiarito in conferenza dopo il Cdm il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – vengono dalla Cassa servizi energetici e ambientali”. In questo modo si eviterà di ricorrere a maggiore indebitamento e deficit.

Nel dettaglio, l’accordo per le famiglie prevede l’estensione della soglia Isee del bonus sociale dagli attuali 9.530 euro a 25mila euro. Attraverso un meccanismo a scaglioni, inoltre, le fasce Isee più basse riceveranno un aiuto più consistente: chi non va oltre i 9.530 euro di Isee riceverà il bonus attualmente in vigore più quello nuovo, mentre dai 9.530 a 25 mila si otterrà solo il nuovo contributo. Il bonus sarà di 200 euro per tutti a valere sulle bollette del prossimo trimestre, di 500 euro per i nuclei fino a 9.530 euro Isee. Per il mercato libero è stato invece prorogato di due anni l’obbligo per i vulnerabili di passare al mercato libero ed è previsto l’obbligo di trasparenza per i gestori.

In un video pubblicato subito dopo il Cdm, Meloni ha salutato il decreto con favore: “Con questo intervento le famiglie con reddito fino a 25mila euro di Isee, quindi la stragrande maggioranza, potranno contare nel prossimo trimestre su un sostegno di circa 200 euro se ne faranno richiesta. È un contributo che salirà fino a 500 euro per chi ha già i requisiti per il bonus sociale quindi i nuclei fino a 9.530 euro”. La premier si dice soddisfatta anche per le risorse alle imprese: “Così assicuriamo una riduzione delle prossime bollette che si aggira intorno al 20%”. Soddisfatto anche il resto dell’esecutivo, a partire dai due vicepremier.

“Risultato importante ottenuto grazie all’impegno della Lega e del ministro Giorgetti”, sostiene Matteo Salvini. Mentre Antonio Tajani sottolinea “la determinazione” con cui il governo ha affrontato il caro energia. “Tre miliardi di misura strutturale, non effimere mancette”, dice il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci. “Risposta concreta per famiglie e imprese”, aggiunge il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti. Replicano le opposizioni, che lamentano misure poco corpose. Per il Pd si tratta di propaganda meloniana: “Tre milioni sono pochi, la premier prende in giro il Paese”. Mentre il M5S parla di “mancetta contro uno tsunami, questa è l’ennesima presa in giro”. Anche +Europa sul piede di guerra, per il segretario Riccardo Magi “il decreto assomiglia ad uno spot elettorale e non affronta i temi strutturali”.

Bollette, Pichetto: “Su nuovo dl per ora no elementi concreti. Cambiare meccanismo Ttf”

Sulle bollette il governo continua a lavorare per trovare una soluzione che allevi il peso dei rincari da famiglie e imprese. Il nuovo provvedimento, annunciato la settimana scorsa dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in Senato non ha ancora visto la luce e difficilmente sarà in Consiglio dei ministri domani. Anzi, per la verità potrebbe non essere pronto nemmeno per la prossima.

Il testo è il più classico dei work in progress, come spiega il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. “Si sta lavorando, in questo momento non ci sono ancora elementi concreti”, dice Gilberto Pichetto. Sottolineando che il monitoraggio è a 360 gradi: “Stiamo osservando tutto, anche rispetto a ciò che sta accadendo sul gas: quando hai un’oscillazione di 7 euro a Megawattora ogni 3 giorni bisogna avere i fari bene accesi”, avverte.

Per l’esecutivo la situazione va comunque affrontata a livello europeo, se l’obiettivo è quello di avere risultati duraturi. “Si può agire sul gas o sulle bollette, ma visto che il gas pesa per il 70% sulle bollette, questo è uno degli elementi” su cui intervenire. Nel mirino c’è il Ttf di Amsterdam, quella che, semplificando, viene indicata come la ‘Borsa’ europea del gas. Il ragionamento di Pichetto parte dai dati dello scorso anno: “Nel 2024 il gas ha prodotto il 40% dell’energia elettrica, ma il famoso meccanismo europeo determina il prezzo sul peggior impianto e nel momento più critico. Ecco qual è il guaio: questo ‘accoppiamento’ ci è stato molto utile quando il gas era a 10, 12 o 15 euro, adesso invece ci sta tornando addosso come un boomerang”.

Dunque, il problema “non è risolvibile solo dicendo ‘ci metto i miliardi’. È tutta una questione di trattative, trovare i meccanismi rispetto al sistema elettrico che è molto interconnesso, dunque senza correre esageratamente il rischio di metterci i soldi e pagare l’energia agli altri”, mette in luce il responsabile del Mase. Che non si sbottona su una riduzione degli oneri di sistema per abbassare il costo delle bollette: “Sono comunque da pagare, ma questa è una domanda da fare a Giorgetti, non a me”.

In attesa del decreto, le opposizioni tornano ad attaccare. Matteo Renzi ripesca un vecchio post di Giorgia Meloni del 2022, quando criticò aspramente le misure del governo Draghi proprio per alleggerire il peso delle bollette. La premier, ai tempi in cui era capo dell’opposizione, scriveva: “Caro Bollette, aumento dei prezzi, famiglie e attività allo stremo. Problemi che denunciamo da mesi e sui quali il governo non è stato capace di intervenire. La guerra in Ucraina non sia la scappatoia dell’Esecutivo per fingere che i problemi nascano oggi. Hanno fallito”. Il leader di Iv commenta, fingendo volutamente che quelle parole siano attuali: “Giorgia Meloni per una volta dice la verità sul Governo. Sulle Bollette hanno fallito e non è colpa della Guerra. Viva la sincerità”.

Il Movimento Cinquestelle decide di protestare con un flash-mob organizzato da deputati e senatori, con il leader, Giuseppe Conte, davanti Palazzo Chigi. “Bollette alle stelle, caro-vita, salari bassi, produzione industriale in calo consecutivo da 23 mesi. Mentre chiudono ospedali e asili nido. E Giorgia Meloni che fa? Tace, scappando da ogni responsabilità. Gli italiani aspettano risposte subito”, accusa il presidente del M5S. Azione, invece, rimprovera al governo di contraddirsi, dando parere agli ordini del giorno del partito di Carlo Calenda sulla riduzione dei costi dell’energia: “Pubblicamente dichiara di impegnarsi sul tema, mentre al Senato è stato approvato un atto di indirizzo”, dice il capogruppo alla Camera, Matteo Richetti. Nel frattempo i numeri sono negativi. Un’analisi condotta da Facile.it evidenzia che nel 2024, sulla base dei consumi dichiarati di oltre 770mila utenze, “tra luce e gas, lo scorso anno gli italiani hanno pagato, mediamente, 2.130 euro”.

Bollette, Giorgetti: Al lavoro su provvedimento energia. Ma preoccupano dazi Usa

Le bollette sono un problema e la soluzione non può essere più rimandato. Il governo è al lavoro su un nuovo provvedimento con l’obiettivo di arginare gli effetti delle dinamiche dei prezzi. A rivelarlo è il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante il question time in Senato, spiegando che “l’andamento dei prezzi dell’energia, e in particolar delle bollette, non dipendono dai comportamenti del governo ma da dinamiche che, talvolta, hanno anche caratteristiche speculative e su questo l’attenzione dell’esecutivo è massima“.

Il responsabile del Mef, inoltre, chiede di avviare una “onesta riflessione“, così la definisce, “su cosa abbia significato il passaggio al libero mercato“. Perché, in buona sostanza, “se il governo fa un grande sforzo per dare più soldi in busta paga ai lavoratori del ceto medio” con il taglio del cuneo fiscale, ma poi il surplus “se lo divora l’aumento delle bollette“, allora l’aumento “va circoscritto e delimitato”.

L’annuncio di Giorgetti, però, non convince le opposizioni. “Ben svegliato, ministro“, verga in una nota la segretaria del Pd, Elly Schlein. Che attacca: “Solo oggi vi accorgete che smantellare il mercato tutelato ha avuto effetti dannosi sui consumatori? Meglio tardi che mai, ma ora non c’è più tempo da perdere. Il governo ci ascolti“. I dem rilanciano la proposta di rafforzare il ruolo di Acquirente Unico “per calmierare il mercato“, spiega Schlein. Non ci va meno leggero Angelo Bonelli: “Sul caro energia Giorgetti dà la colpa a fattori esterni, quando la responsabilità è delle politiche del suo governo – colpisce duro il parlamentare Avs -. È stato il governo a portare 4 milioni di famiglie dal mercato tutelato al mercato libero. È il governo che ha bloccato le rinnovabili, che abbassano il prezzo dell’energia elettrica“. Diversa la reazione, invece, del segretario di Azione, Carlo Calenda, che su X scrive: “Finalmente. Sono settimane che il Governo ha una nostra proposta sulla riduzione delle bollette. Davvero diamoci una mossa“.

All’esecutivo chiede di “fare in fretta” il Codacons, perché “i rincari delle tariffe di luce e gas sono oramai alle porte e coinvolgeranno milioni di famiglie e imprese”. Rapidità è la parola chiave anche per Assoutenti: “I consumatori italiani stanno subendo le tensioni delle quotazioni all’ingrosso del gas, al punto che le tariffe praticate in bolletta risultano oggi più elevate in media del 21,1% rispetto a quelle in vigore nello stesso periodo dello scorso anno“. Il nuovo provvedimento è “un’ottima notizia” per l’Unione nazionale consumatori, ma l’apertura di credito non è illimitata: “Ora si tratta di vedere cosa proporrà in concreto“, chiarisce l’associazione.

Dall’andamento dei prezzi dell’energia e delle bollette dipende una buona fetta dei risultati del sistema produttivo italiano. Che ha già chiuso il 2024 rivedendo al ribasso le aspettative e con prospettive per l’anno in corso ancora da chiarire, con una situazione geopolitica internazionale in continua evoluzione. Giorgetti, però, è ottimista. Sempre in Senato, pungolato dal leader di Iv, Matteo Renzi, il ministro ribadisce che dal suo osservatorio “la sorpresa relativa ai dati finanza pubblica” è possibile. Anzi, “credo che tra qualche settimana questo troverà conforto“. Sebbene i fattori da tenere presente siano diversi: “Sono convinto che la situazione internazionale pone difronte a noi delle grandissime sfide – dice Giorgetti – e non nascondo che ci sono elementi anche di preoccupazione rispetto alle nuove dinamiche che ha assunto dall’Amministrazione americana e le risposte, o non risposte, che a livello europeo si stanno studiando“. Ma nel quadro generale ancora incerto, il responsabile del Mef continua comunque a vedere il bicchiere mezzo pieno: “Ci sono anche delle opportunità – assicura – che questo governo è in grado di interpretate, grazie al nuovo standing internazionale che abbiamo meritato“. Come si suol dire, chi vivrà vedrà.

bollette

Nel 2024 l’Italia ha i prezzi dell’elettricità più alti e il peggior deficit elettrico

In Sicilia si è pagata l’energia elettrica più cara d’Europa nel 2024. Secondo i dati forniti da Energy-chart.info il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso in media è stato di 112,13 euro per megawattora. La zona europea invece dove l’elettrica è risultata più economica è la zona 4 della Norvegia, quella più a nord, con una quotazione media di 23,3 euro/Mwh. In pratica al Sud Italia la luce costa il 381% in più nei confronti dell’estremo nord ovest della penisola scandinava.

A livello di Paese, sempre secondo i dati forniti da Energy-chart.info, il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso in Italia nel 2024 è stato di 109 euro/Mwh. In Spagna è stato di 63,04 euro, in Francia di 58,02, in Germania di 78,5 euro per megawattora. In pratica da noi quest’anno l’elettricità è costata il 72.9% in più rispetto alla Spagna, l’87,9% in più nei confronti della Francia e il 38,8% in più di quella tedesca. Anche nelle regioni dei Balcani i costi sono risultati piuttosto elevati. La Serbia e la Macedonia del Nord, ad esempio, hanno registrato prezzi rispettivamente di 101,53 euro/MWh e 101,79. Così come la Bulgaria e la Romania hanno visto un incremento, con costi dell’energia pari a 102,55 euro/MWh e 103,52, rispettivamente.

Una situazione opposta a quella del Nord Europa, oltre alla Norvegia – il Paese meno caro energeticamente d’Europa – pure la Svezia ha mantenuto tariffe relativamente basse, intorno ai 25 euro/Mwh. E benché le zone più meridionali abbiano visto un leggero aumento (35,77 euro/MWh), i prezzi rimangono comunque ben al di sotto della media europea. La Finlandia, pur non raggiungendo i livelli della Norvegia o della Svezia, ha registrato un costo relativamente contenuto di 45,58 euro/MWh, che la colloca tra i Paesi con le tariffe più basse in Europa.

Più si va a Sud, più i prezzi invece salgono. In Francia, appunto, l’elettricità è costata in media 58,02 euro/MWh, confermandosi come uno dei Paesi con tariffe relativamente basse rispetto al sud del continente. Questo è dovuto in parte alla continua espansione delle fonti di energia rinnovabile e nucleare che dominano il mix energetico francese. Nei Paesi Bassi, i costi hanno raggiunto 77,29 euro/MWh, mentre in Germania il prezzo dell’energia ha toccato i 78,51 euro/MWh grazie alla continua espansione delle energie rinnovabili e al robusto sistema di interconnessione energetica con i Paesi vicini. Anche il Lussemburgo ha registrato lo stesso prezzo della Germania, pari a 78,51. Belgio e Svizzera hanno avuto prezzi, rispettivamente di 70,32 euro/MWh e 75,96, risultando in una fascia di mercato intermedia tra i Paesi scandinavi e quelli più meridionali, ma comunque superiori alla media europea.

La situazione cambia radicalmente man mano che ci si sposta verso sud. L’Italia, in particolare, ha registrato infatti i costi tra i più elevati di tutta l’Europa, con un prezzo medio di 109 euro/MWh, e secondo i dati forniti da Energy-chart.info, l’Italia si è distinta anche per il peggior deficit elettrico d’Europa nel 2024. Con un saldo negativo di 52,1 TWh, ha dovuto importare quasi il doppio dell’energia rispetto alla Germania, che si è fermata a 28,4 TWh. Questo enorme deficit energetico è dovuto a una combinazione di fattori, tra cui l’alto costo di produzione nazionale e la difficoltà di integrazione con i mercati energetici europei. Al contrario, alcuni Paesi come la Spagna e la Francia sono riusciti a mantenere surplus energetici significativi, con la Spagna che ha registrato un surplus di 8,1 TWh e la Francia un impressionante +89 TWh. Questi surplus derivano in parte da politiche energetiche più efficienti e alla maggiore capacità di esportazione, grazie a una migliore interconnessione con le reti europee e un mix energetico che include un’alta percentuale di energia nucleare e rinnovabile.

Bollette, gas in aumento: per gli italiani il prossimo inverno sarà il più caro di sempre

L’inverno che sta per iniziare sarà il più caro di sempre per le famiglie italiane. Lo anticipa l’analisi presentata dal think tank italiano per il clima Ecco. Le previsioni per la bolletta del gas per la stagione invernale 2024-2025 mostrano infatti costi significativamente superiori al periodo della crisi prezzi del gas (2022-2023).

L’analisi dei ricercatori stima il costo della bolletta gas nel prossimo inverno per tre abitazioni tipo di 38, 70 e 110 mq in tre città italiane: Milano, Roma e Palermo. Per un’abitazione di 70 mq in classe energetica G, nel comune di Milano, il costo sarà maggiore del 20% rispetto al periodo di crisi e del 68% rispetto al periodo pre-Covid. Tra i motivi dell’aumento, l’incremento del prezzo del gas, che si è alzato a 48 euro MWh per effetto dell’instabilità geopolitica dei Paesi fornitori. Questo nonostante gli stoccaggi siano pieni e i gasdotti di importazione siano stati utilizzati soltanto al 42% della loro capacità nominale negli ultimi dodici mesi (76% per i rigassificatori).

Abitazioni poco efficienti e una continua dipendenza dal gas costringono oggi le famiglie italiane a pagare i costi dei ritardi della transizione. Sorprende che oggi, con un prezzo del gas tre volte più alto di settembre 2019 e una previsione di costo per le famiglie maggiore del periodo di crisi, non si vedono azioni legislative e nemmeno informative per mettere in sicurezza le famiglie”, spiega Matteo Leonardi, Cofondatore e Direttore Esecutivo di Ecco. Secondo Leonardi, “l’efficienza energetica si conferma l’unico strumento in grado di garantire sicurezza e risparmi per le famiglie italiane. Ma, nonostante questo, nella Legge di bilancio attualmente in discussione in Parlamento, viene smantellato il sistema di detrazioni fiscali per l’efficienza energetica negli edifici. Per promuovere l’efficienza riducendo la spesa complessiva per la collettività e accompagnare le famiglie nella transizione serve, con urgenza, una visione d’insieme che armonizzi incentivi, fiscalità energetica, tassazione dei prodotti energetici, ponendo al centro la sicurezza energetica delle abitazioni, gli obiettivi climatici e la sostenibilità finanziaria a lungo termine. Cancellare le politiche per l’efficienza senza offrire alternative espone le famiglie a costi energetici insostenibili senza possibilità di attuare investimenti che assicurino l’uscita dal problema”.

Nel mese di novembre i consumi di gas nel settore civile hanno avuto un incremento del 9% rispetto al 2023, nonostante i prezzi elevati e complice la poca sensibilizzazione del consumatore. L’analisi prende a riferimento il prezzo del gas dei prossimi mesi e stima il costo della bolletta a fine inverno, comparandolo con l’anno della crisi 2022-2023 e con il periodo precrisi. A Milano per riscaldare, cucinare e produrre acqua calda, nel periodo novembre-marzo (2024-25): in un’abitazione di 70 mq in classe energetica G si spenderanno circa 1403 euro , +20% rispetto all’anno della crisi 2022-2023 (1171 euro); +68% rispetto al periodo precrisi 2019-2020 (832 euro); se la casa è di 110 mq si pagherà 2143 euro, l’aumento sarà di 382 euro rispetto all’inverno 2022-2023 e di circa 1000 euro rispetto al periodo precrisi 2019-2020. Se la casa è di 38 mq si pagherà 788 euro l’aumento sarà di 108 euro rispetto all’inverno 2022-2023 e di circa 300 euro rispetto al periodo precrisi 2022-2023. Cifre simili interesseranno anche il centro e il sud. A Roma l’aumento arriva quasi a 430 euro per una casa di 70 mq rispetto all’inverno 2022-2023. Sono 635 euro in più rispetto al periodo precrisi. A Palermo l’incremento sarà più lieve e varierà tra 50 e 210 euro rispetto all’inverno della crisi 2022-2023. Si alzerà fino a 420 euro nel caso di abitazione di 110 mq rispetto al periodo precrisi.

Ben diverso il caso di chi ha una casa in fascia di efficienza più alta. Infatti, una casa in Classe A pagherà una bolletta del 60-65% inferiore a una Classe G. Nei diversi casi elaborati questo si traduce in un risparmio fino ai 1400 euro all’anno. “Superare l’esperienza del Superbonus è necessario per il bilancio dello Stato ma deve essere fatto in modo ragionato, mantenendo un differenziale tra le ristrutturazioni generiche e quelle per l’efficienza energetica. Riportare il bonus casa al 36% e mantenere l’ecobonus al 65% avrebbe lo stesso impatto in termini di spesa pubblica, e manterrebbe un importante sostegno all’efficienza“, sostiene Francesca Andreolli, Ricercatrice Senior Energia ed Efficienza di Ecco. Secondo Andreolli, “impiegare risorse pubbliche per aiutare le famiglie a rendere efficiente la propria abitazione produce benefici significativi nel tempo, in primis per occupazione e crescita economica: tra il 2021 e il 2022 il valore della produzione delle ristrutturazioni profonde è cresciuto del 19,6% e l’occupazione del 3,8%. L’efficienza va a vantaggio di famiglie e imprese, favorisce l’uscita dal gas e lotta al cambiamento climatico e permette una riduzione dell’inquinamento urbano. Inazione significa maggiori costi sociali nel futuro per mitigazione e adattamento, mancata competitività dei settori industriali nei mercati globali, costi dell’energia più alti per famiglie e imprese e progressivamente insostenibilità della finanza pubblica“.

A preoccupare maggiormente è il costo giornaliero. A Milano nelle 10 giornate più fredde con una temperatura esterna di 1,5° si spenderanno 23 euro al giorno per mantenere una temperatura interna di 20° in una casa in classe G di 110 mq. Erano 22 euro nel 2022-2023 e 14 euro nel periodo precrisi. Con temperature più rigide si registrano valori a due cifre in tutta Italia anche per le abitazioni di 70 mq. Si scende sotto la doppia cifra solo con temperature più miti e negli appartamenti più piccoli (38mq).

Tags:
, ,

Turismo e bollette fanno risalire l’inflazione in Italia, ma per quest’anno sarà a +1%

A luglio la variazione mensile dei prezzi al consumo è stata la più grande da un anno: +0,4%, rivista comunque al ribasso rispetto alla stima flash di +0,5%, dopo mesi di crescita zero o addirittura di decrescita del carovita. L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la ripresa dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+5,9%) e non regolamentati (+3,4%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%) e dei servizi relativi ai trasporti (+0,4%). E gli effetti di questi incrementi sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,5%).

Come spiega l’Istat a luglio i prezzi nel mercato libero dell’energia elettrica sono cresciuti del 3,6% mese su mese e quelli del ‘Gas di città e gas naturale’ hanno registrato un +0,4%. Più caro del 2% invece il ‘Gasolio per mezzi di trasporto’ solo in parte compensata dal rallentamento dei prezzi del Gasolio per riscaldamento (+0,8% sul mese) e della benzina (+0,5% da giugno). Per quanto riguarda invece la componente regolamentata, c’è stata invece un’accelerazione su base congiunturale del 18,4% per i prezzi dell’elettricità nel mercato tutelato, mentre il gas nel tutelato è sceso dello 0,7%. Nel comparto dei servizi, +0,8% rispetto a giugno per i prezzi dei ‘Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona’. In particolare c’è stato un rincaro del 9,3% mensile dei ‘Servizi ricreativi e sportivi’ e del 9,5% dei Pacchetti vacanza. A luglio nel frattempo si amplia la flessione sia i prezzi di ‘Frutta fresca e refrigerata’ (-4,8% rispetto al mese precedente) sia quelli dei ‘Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate’ (-2,6% il congiunturale).

Per rivedere invece un +1,3% annuale dell’inflazione bisogna tornare al quarto trimestre 2023. Una risalita che si deve in primo luogo all’accelerazione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +3,5% a +11,7%) e all’attenuarsi della flessione degli energetici non regolamentati (da -10,3% a -6,0%). Un sostegno al carovita deriva inoltre dall’andamento dei prezzi dei tabacchi (da +3,4% a +4,1%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,0% a +4,4%). In rallentamento risultano, per contro, i prezzi dei beni alimentari non lavorati (che scendono a -0,4%, dal +0,3% del mese precedente) e dei beni alimentari lavorati (da +2,0% a +1,6%), il contribuisce “al rallentamento del tasso di crescita dei prezzi del ‘carrello della spesa’ (+0,7% da +1,2%)”, commenta l’Istat. Detto questo l’inflazione acquisita per il 2024 è comunque pari a +1% per l’indice generale e a +2% per la componente di fondo, al netto di energia e cibo, ovvero quella preferita dalla Bce. L’Italia quest’anno è già dunque in target con gli obiettivi della Banca Centrale Europea, che invece prevede di raggiungere a fine 2025. Per questo ha solo tagliato i tassi di un quarto di punto a giugno lasciandoli al 4,25%: oltre tre punti sopra l’inflazione. Una stretta monetaria fra le più forti nell’eurozona.

Energia, calo prezzi ma livelli pre-crisi lontani. 76,5% utenti nel mercato libero

Gli effetti della crisi energetica si attenuano, ma la guardia va lasciata alta. Dalla Relazione annuale dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente sul 2023 emergono diversi spunti di riflessione.

Innanzitutto, l’andamento dei prezzi: “Nonostante i cali registrati rispetto al picco del 2022, non tornano ai livelli pre-crisi”. I consumatori domestici hanno subito aumenti del 6%, con prezzi medi finali di 38,64 centesimi/kWh. Vengono, però, accorciate al 22,9% le distanze dall’Area euro. Così come la differenza in termini di prezzi netti (cioè al netto di oneri, imposte e tasse), che scende a +18,2%. Nel confronto con gli altri Paesi membri, sono state le famiglie tedesche a pagare di più (42,03 centesimi/kWh), seguite da quelle italiane (38,64 centesimi/kWh), francesi (32,65 centesimi/kWh) e spagnole (26,02 centesimi/kWh).

La fine dello scorso anno e l’inizio del 2024 ha segnato anche un passaggio cruciale, con la fine del mercato tutelato. Secondo i dati dell’Authority, allo scorso 1 luglio, la quota di utenti serviti dal mercato libero è del 76,5%, mentre i clienti vulnerabili in Maggior Tutela sono 3,6 milioni e 8,4 milioni i vulnerabili che hanno scelto il mercato libero. Arera osserva, poi, che per i clienti domestici, dopo la parentesi del 2022, il mercato libero presenta nuovamente valori superiori al servizio di maggior tutela, tranne chi ha consumi annui superiori a 5mila kWh/anno. C’è un’altra questione legata a questo tema e riguarda il passaggio dei vulnerabili al servizio di maggior tutela, visto che al 30 giugno si è chiusa la finestra per operare lo switch. Al momento la discussione è aperta su questo punto e il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, non chiude le porte: “Se questa è una volontà del Parlamento e arriveremo a quello, anche perché rischiano di essere quelli maggiormente penalizzati“.

Per quanto riguarda i consumi, l’Authority rileva una riduzione del 2,9%, in tutti i settori più rilevanti: agricoltura (-6,5%), industria (-4 percento), terziario (-2,1), domestico (-3) e residuale (-10,5). Gli unici aumenti sono registrati nei trasporti (+5,6%) e pesca (5,2). La domanda nazionale è stata soddisfatta per poco meno dell’84% dalla produzione nazionale e per il 16,8% dal saldo con l’estero, che realizza il valore più alto dall’inizio del secolo. Cala, invece, la produzione nazionale lorda (-6,9%) anche in funzione di un primo boom delle rinnovabili, che aumentano del +15,6%, trainate da idroelettrico (+42,4 percento), fotovoltaico (+9,2) ed eolico (+13,7), che compensano la riduzione di geotermico (-2,5%) e bioenergie (-9,1%). In questo segmento è Enel a guadagnare la palma di primo produttore con il 22,4% della generazione lorda. Il gruppo, inoltre, si conferma primo produttore anche per l‘energia elettrica con una quota del 16,9%, seguito da Eni (9,5%), che conserva il gradino più alto del podio sul termoelettrico (16,5 percento).

A proposito sempre di bollette, con l’innalzamento a 15mila euro della soglia Isee, nel 2023 sono stati riconosciuti 4,6 milioni di bonus elettrici e 3 milioni di bonus gas a clienti diretti, per importi stimato, rispettivamente, di 1,4 miliardi di euro e 716 milioni. Altro dato rilevante è quello relativo alle chiamate ricevute dallo Sportello per il consumatore energia e ambiente, che in totale sono 1.546.809 (+23% su base annua), di cui il 97% hanno riguardato energia elettrica, gas e bonus sociale, che resta la tematica più ricorrente (67% dei contatti). Alto anche il computo delle domande ricevute dal Servizio conciliazione: 32.677 (+34%). Mentre è di oltre 25,5 milioni di euro la ‘compensation’, ossia il corrispettivo economico ottenuto dai clienti o utenti finali mediante l’accordo di conciliazione. Infine, sono stati pagati oltre 65mila indennizzi ai clienti, principalmente per ritardi nella risposta ai reclami (97%), per un importo complessivo di oltre 2,8 milioni di euro.

Italia senza rivali: le bollette più salate d’Europa sono nel nostro Paese

Le bollette per l’energia elettrica in Italia sono tra le più care in Europa. Nonostante la fine della crisi energetica, il prezzo medio italiano a gennaio era del 25% superiore rispetto agli altri paesi europei e attualmente è più che raddoppiato.

“Secondo l’analisi dell’economista Massimo Beccarello – spiega Fedele Santomauro, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – questo primato in parte è dovuto alla rimozione nel 2015-2016 della possibilità per l’Acquirente Unico di effettuare coperture per stabilizzare i prezzi, privando così i consumatori di un importante meccanismo di protezione contro l’aumento dei prezzi”.

“Un altro fattore cruciale – prosegue Santomauro – è la dipendenza italiana dal gas naturale per la produzione di elettricità. Il 45% dell’elettricità in Italia viene generata bruciando gas naturale, rispetto al 19% della media europea e questo rende l’Italia particolarmente vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi del gas”.

Per migliorare la situazione, l’Italia dovrebbe accelerare la costruzione di parchi eolici e fotovoltaici.

Besseghini: “Fer 2 costerà 8-10 euro/MWH in bolletta. Mercato gas ancora nervoso”

Dagli stoccaggi di gas alle rinnovabili che incideranno nelle bollette per effetto del decreto Fer 2, ai costi della Tari e la nuova Europa. Stefano Besseghini a tutto campo ai microfoni del #GeaTalk. Il presidente dell’Arera fa il punto sui prezzi per gli approvvigionamenti di gas: “Tutto apposto? Magari è un po’ eccessivo, sicuramente non abbiamo più quei livelli di prezzi e questo molto ci tranquillizza. In ogni caso siamo più vicini ai 40 euro al Megawattora che ai 30 euro, il ché è indice di una situazione dei mercati ancora nervosa”, spiega. Chiarendo che “siamo grossomodo al doppio del valore storico di valorizzazione della commodity gas“, ma rispetto al passato “abbiamo alcuni cambi di assetto fondamentali, uno su tutti il ruolo dell’Lng, che non essendo collegato tubi fisici ci espone di fatto al mercato globale“.

Altro tema caldo è il decreto Fer 2, appena approvato dalla Commissione Ue, che consente di realizzare degli impianti per la produzione di energia rinnovabile. L’unica controindicazione è che può costare fino a 35 miliardi in venti anni, da coprire con aumenti in bolletta nella componente Asos, con un onere da calcolare nel delta tra la richiesta dei produttori nelle procedure competitive e i prezzi dell’energia elettrica sui mercati spot. “E’ molto difficile fare una stima – dice subito Besseghini -. Diciamo che, probabilmente, parliamo di circa 8-10 euro al MWH per la bolletta del consumatore, ma vedremo il suo dispiegamento nei prossimi vent’anni e a partire da quando questi impianti diventeranno operativi“.

Nel frattempo si andrà avanti con i metodi ‘tradizionali’, perché “il gas lo abbiamo raccontato, in tempi non sospetti, come combustibile di transizione e in fondo questo ruolo non viene meno. Ci accompagnerà, soprattutto nella generazione elettrica, ancora per qualche tempo“. Dunque, meglio capire che cosa aspettarci nel prossimo inverno. “Dal punto di vista delle forniture, che sono un po’ la sonda principale, pur rimanendo sempre cauti sulle previsioni di prospettiva, non si vedono indicatori di criticità particolari“. Ergo “guarderei a questo autunno con ragionevole fiducia, nel convincimento che poi entrando nel 2025/2026 le cose andranno tendenzialmente migliorando“.

Il dibattito politico, e non solo, è acceso anche sulla fine della finestra per il rientro nel mercato tutelato, in scadenza il prossimo 1 luglio. La Lega vorrebbe allargare le maglie almeno fino alla fine del 2024. “Questa è una valutazione che deve fare il governo“, mette il primo paletto Besseghini. Che vede anche delle potenziali criticità: “Questi termini hanno anche vincoli rispetto agli impegni presi e i processi già definiti, visto che l’assegnazione delle gare è avvenuta a inizio anno e rinviare alla fine di dicembre vorrebbe dire assegnare il consumatore, a distanza di un anno“. Poi, però, tutto va valutato nel contesto delle dinamiche” ma “una dilatazione di tempi porta anche a disperdere questo tipo di convenienza” dovuta alle gare ben costruite, avvisa.

Passando da un argomento all’altro, il presidente dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ritiene “estremamente virtuoso” che l’Antitrusteserciti una moral suasion sul suo approccio, cioè la visione ex post delle dinamiche di mercato che si instaurano, soprattutto in un momento di transizione in cui la chiarezza e la precisione delle informazioni aiuta a orientarsi“, commenta l’uscita dell’Agcm verso le aziende del settore energivoro. “E’ una ‘never ending story’ quella del miglioramento della chiarezza delle bollette, tant’è vero che abbiamo in corso uno specifico procedimento, che non voglio chiamare ‘bolletta 3.0’ ma è esattamente finalizzata, con un ascolto attento delle associazioni dei consumatori, a trovare un meccanismo omogeneo delle informazioni che i clienti trovano nella bolletta – prosegue -. Perché molto spesso il problema è non trovarla sempre nello stesso posto e questo è molto disorientante. Per parte nostra cerchiamo di costruire strutture di regolazione che portino a elementi formativi chiari“.

Infine, i rifiuti. “E’ abbastanza difficile dire, genericamente, che si spende troppo per la Tari – sottolinea Besseghini -. Ciò che conta è che si spenda coerentemente con i servizi che si ottengono“. Allo stesso tempo “è drammaticamente vero che abbiamo ancora zone del Paese, lo abbiamo letto in tutte le relazioni annuali, in cui il rapporto tra il costo che si sostiene e il servizio che si ottiene, o il servizio ambientale, quindi la capacità di aderire alle indicazioni su smaltimento rifiuti e riciclo, sono molto sbilanciato. Questo, però, tipicamente dipende da assetti industriali un po’ deboli, da gestioni in economia o, appunto, dalla mancanza di impianti“. Situazione che si verifica più al Sud che al Nord, ma anche sulla separazione territoriale, il presidente di Arera invita a non essere “così netto nel tracciare la divisione“.

Bollette, Gusmeroli chiede a Pichetto proroga per rientro in mercato tutelato

Chi è nel mercato libero dell’energia ha tempo fino al 30 giugno per poter passare al mercato a maggior tutela e poi, automaticamente, dal primo luglio al mercato a tutele graduali per tre anni. I vantaggi, per il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, ci sono: Arera segnala che nel primo trimestre 2024 non ci sono state offerte nel mercato libero migliori di quello tutelato e, puntualizza, “al momento c’è una grande differenza tra i due“.

Il punto è, spiega, che “la campagna informativa è partita lentamente, mancano ancora le Faq e il monitoraggio degli operatori“. I cittadini che potrebbero risparmiare sono milioni, ricorda Gusmeroli in commissione: “Diciamo questo perché è una situazione che permetterebbe di far risparmiare alle famiglie senza costi per lo Stato, un caso quasi più unico che raro, e senza tassare gli operatori dell’energia“, osserva. Una “vittoria per i cittadini“, per la quale però serve più tempo e più informazione.

Ecco perché il presidente della commissione ha chiesto di sentire i Consumatori e annuncia che farà tre richieste al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Pichetto Fratin: la proroga del termine del rientro dal mercato libero a a quello tutelato al 31 dicembre, per avere più tempo informativo; la possibilità per tutti coloro che sono nel mercato libero di aderire nel triennio al mercato di tutele graduali, saltando il passaggio al tutelato che non esisterebbe più, e la possibilità di rivolgersi allo sportello del consumatore di Arera e rientrare nel servizio di maggior tutela con una semplice telefonata.

Le richieste di Gusmeroli incassano l’appoggio delle associazioni dei consumatori. Codacons si dice “pienamente favorevole” alla proroga del termine per il rientro al mercato tutelato: “Al momento assistiamo ad una situazione di totale caos – denuncia il presidente Carlo Rienzi -. Tra informazioni carenti agli utenti, procedura macchinosa per il passaggio al Servizio a Tutele Graduali e dubbi circa i reali vantaggi del mercato libero, crediamo serva più tempo per mettere in condizione tutti i clienti che già rientrano nel libero mercato di godere dei benefici delle tutele graduali”. Un’altra richiesta è che si vigili sul corretto operato dei gestori energetici, “affinché non vi siano ostacoli e pratiche scorrette che possano danneggiare gli utenti in questa delicata fase”.

Bene anche per Assoutenti che si conceda più tempo agli utenti per avere “informazioni chiare anche sul passaggio dal mercato libero, oggi meno conveniente, al servizio di maggior tutela per usufruire del servizio tutele graduali”, ribadisce il presidente onorario e responsabile energia, Furio Truzzi.

La decisione politica sarebbe “sensata” anche per il presidente di Consumerismo Luigi Gabriele, contro le “resistenze degli operatori energetici”. Solo la settimana scorsa l’associazione, con Adiconsum Sardegna, avevamo proposto una proroga del mercato tutelato ad Arera e Parlamento perché, analizzato quando sta accadendo, “ci siamo resi conto i consumatori non avrebbero mai avuto il tempo utile per essere adeguatamente informati e compiere scelte consapevoli, tanto più alla luce della tardiva e pressoché inutile attività di comunicazione messa in campo da Arera attraverso Acquirente Unico”, spiega Gabriele, che annuncia che consegnerà a Gusmeroli le oltre 30mila firme raccolte per chiedere la reintroduzione del prezzo unitario di luce e gas, “altro tassello fondamentale per la corretta informazione dei consumatori circa la spesa in bolletta”, sostiene.

In un contesto critico, dove “la libera concorrenza rischia di essere minata da posizioni dominanti e speculazioni”, il Movimento Difesa del Cittadino (Mdc) e altre associazioni hanno presentato un documento condiviso in cui, spiega Mdc, hanno sottolineato la necessità di proteggere i consumatori e gli utenti attraverso normative “robuste e misure preventive efficaci”. Fondamentale, anche per Mdc, è l’ampliamento delle campagne informative, la regolamentazione del telemarketing e del teleselling, e l’intervento normativo contro le pratiche commerciali aggressive e ingannevoli.

“Chiediamo che i consumatori possano rientrare nel mercato tutelato della luce con più semplicità, al telefono, anche quello del numero verde dello Sportello del consumatore di Arera e con un modello unico uguale per tutti gli esercenti, unificando anche la documentazione necessaria”, conferma oggi Marco Vignola, vicepresidente dell’Unione Nazionale Consumatori, nel corso dell’audizione in commissione. Nel documento scritto presentato alla Commissione tra le richieste c’è il ripristino dei bonus sociali ampliati dal Governo Draghi e non rinnovati all’eliminazione delle penali previste per chi recede prima dello scadere del contratto, il giro di vite per le comunicazioni di modifiche contrattuali con lo stop al principio del silenzio assenso, il divieto di alzare il prezzo in caso di contratto a prezzo fisso. “Urge che sul Portale offerte – insiste – sia subito inserita l’opzione dell’offerta del servizio STG, prima del 1° luglio, così da poterla confrontare sia con il mercato libero che con il Servizio di Maggior Tutela”.