Il calcio brasiliano si mobilita di fronte alle inondazioni nel Sud del Paese

Vinicius, Neymar, Ronaldinho: il calcio brasiliano si sta mobilitando per lanciare un appello a favore delle donazioni per le vittime delle terribili inondazioni che hanno devastato lo stato di Rio Grande do Sul, nel sud del Paese, causando più di 80 morti. I due principali club della capitale regionale Porto Alegre, Internacional e Gremio, sono stati direttamente colpiti dal maltempo. I loro centri di allenamento sono stati allagati e gli stadi sembrano piscine giganti.

Lunedì la Confederazione calcistica brasiliana (CBF) ha annunciato la creazione di una piattaforma per la raccolta di donazioni e alcuni giocatori di spicco si sono uniti a questo appello di solidarietà, tra cui Vinicius, attaccante del Real Madrid. Anche altri giocatori della nazionale, come il 17enne Endrick, una delle grandi speranze del calcio brasiliano, e il terzino Danilo, che ha capitanato la Seleçao nelle ultime due partite, partecipano alla campagna, così come Neymar, attualmente infortunato, e l’allenatore Dorival Jr. Inoltre, ex stelle che hanno brillato nei club del sud del Brasile, come Ronaldinho, nativo di Porto Alegre che ha debuttato nel Gremio, e Dunga e Paulo Roberto Falcao, figure storiche dell’Internacional, hanno usato la loro fama per fare appello alle donazioni.

I due club, la cui rivalità è solitamente una delle più accese in Brasile, sono uniti nella solidarietà. “Siamo tutti dalla stessa parte”, ha dichiarato l’internazionale uruguaiano Sergio Rochet, portiere della squadra rossa dell’Internacional, alla radio locale Radio Gaucha. Lui stesso ha distribuito cibo alle vittime, così come altri giocatori della sua squadra, come l’ecuadoriano Enner Valencia e il centrocampista brasiliano ex Lille Thiago Maia. Per la squadra “tricolore” (blu, bianco e nero) del Gremio, il portiere Caique ha fatto avanti e indietro con la sua moto d’acqua per aiutare le persone rimaste isolate dalle acque che hanno trasformato molte strade di Porto Alegre in fiumi.

L’ispano-brasiliano Diego Costa, ex attaccante del Chelsea e dell’Atlético Madrid che ora gioca nel Gremio, ha donato quattro moto d’acqua. L’allenatore della squadra, Renato Gaucho, ha dovuto essere evacuato dal suo hotel a causa delle inondazioni.

La CBF ha rinviato le partite delle 11 squadre del Rio Grande do Sul che partecipano ai campionati professionistici, dalla prima alla quarta divisione.

Il 15 aprile Giornata nazionale del Made in Italy. Urso: “Celebriamo l’eccellenza Italiana”

Il 15 aprile di ogni anno sarà celebrata la Giornata Nazionale del Made in Italy. Scelta per l’anniversario della nascita di Leonardo da Vinci, sarà arricchita con circa “300 iniziative su tutto il territorio nazionale che mirano a ispirare e coinvolgere i nostri giovani, le imprese e i lavoratori ma soprattutto per accendere i fari su quello che è l’eccellenza italiana. Il Made in Italy non è un modello di produzione ma uno stile di vita“, spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante la presentazione che si è svolta in mattinata a Palazzo Piacentini, assieme alla direttrice Generale di Altagamma, Stefania Lazzaroni, al segretario generale del Comitato Leonardo, Massimo Mamberti, al presidente della Commissione per le attività di formazione della Federazione Cavalieri del Lavoro, Luigi Abete, e al presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini.

Istituita con la legge quadro del dicembre scorso, la Giornata ha un mood ben preciso. “Identità, innovazione, istruzione, internazionalizzazione. È l’Italia delle 4 I che sta dietro alla filosofia di questa Giornata nazionale – aggiunge il responsabile del Mimit -. Il provvedimento è stato introdotto per valorizzare, promuovere e tutelare le produzioni delle filiere nazionali, riconoscendone l’impatto sociale. Oltre a favorire lo sviluppo economico e culturale del Paese, il Made in Italy ne rappresenta il patrimonio identitario perché non è soltanto un marchio, ma il nostro biglietto da visita nel mondo. La Giornata Nazionale, che verrà celebrata annualmente nel giorno della nascita di Leonardo Da Vinci, considerato il più grande genio della storia, è il frutto del Sistema Italia: la somma di tante realtà che compongono la nostra penisola“. Anche il logo richiama il genio italiano, con la scelta dell’uomo vitruviano di Leonardo. Il marchio è stato realizzato in collaborazione con i grafici dell’Agenzia Commercio Estero, con l’autorizzazione del ministero della Cultura, e accompagnerà tutte le iniziative dedicate alle celebrazioni.

La Giornata nazionale del Made in Italy vedrà in campo i massimi esponenti della creatività italiana, in diversi campi: dall’industria alla moda, all’arredo, l’alimentazione, la nautica, l’accoglienza e in generale le varie filiere simbolo del nostro Paese nel mondo. Non mancherà il coinvolgimento di aziende, associazioni di categoria, Camere di commercio, Unioncamere, Cna, Confcommercio, Anci, Comuni, Regioni, fondazioni, musei, scuole, università, Fondazione Leonardo, Lega Calcio, Guardia di Finanza, Confindustria, Fondazione dei Cavalieri del Lavoro, Rcs Sport e numerosi privati. Anche il ministero degli Esteri, in collaborazione con l’agenzia Ice, ha curato il coordinamento degli eventi organizzati all’estero, che vedono coinvolte oltre 50 sedi in tutto il mondo.

Le iniziative si svolgeranno in un arco temporale ben preciso, con un calendario messo a punto dagli uffici del Mimit, che hanno valutato le candidature arrivate fino allo scorso 20 marzo tramite il portale istituzionale. Sono circa 200 le proposte approvate, per un totale di 400 iniziative di rilievo culturale, sociale, scientifico, artistico, storico e sportivo. Il filo conduttore degli eventi e degli appuntamenti è quello di tramandare valori, abilità e capacità a quelli che saranno i futuri imprenditori del domani, sensibilizzando ancora una volta l’opinione pubblica sul valore delle opere dell’ingegno e dei prodotti italiani. Sarà un’occasione importante, soprattutto perché imprenditori e maestri artigiani apriranno le porte delle aziende e dei laboratori ai cittadini, coinvolgendo in particolare gli studenti di ogni ordine e grado, allo scopo di stimolare il loro interesse per lo studio e le future opportunità professionali legate al Made in Italy, rappresentato dal settore alimentare, della moda, del tessile, del legno, del design, dell’arredo, dell’alta gioielleria, della nautica, termale, del turismo, automotive, industriale e tecnologico.

Gli eventi, che coinvolgeranno anche musei, fondazioni e nei luoghi di produzione saranno in presenza, anche con attività pratiche, e online, con una comunicazione indirizzata al racconto di come le filiere italiane siano un veicolo fondamentale e imprescindibile per proteggere e sostenere il Made in Italy nel mondo. Palazzo Piacentini, sede del ministero, dal 15 al 28 aprile ospiterà la mostra realizzata da Fondazione Altagamma ‘Lo Specchio dell’Eccellenza Italiana-Viaggio nella manifattura di Altagamma’, che sarà accessibile al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 20 e il sabato e domenica dalle 10 alle 20. La lega di Serie A, invece, dedicherà la 32esima Giornata della Serie A Tim alla promozione del brand.

La Giornata Nazionale del made in italy è di particolare importanza per Altagamma, che insieme a Camera della Moda ne ha proposto l’istituzione al Mimit, “proprio per evidenziare la centralità di questo comparto per la nostra economia ma anche per il suo soft power”, spiega la direttrice generale di Altagamma, Stefania Lazzaroni, che ricorda come l’alto di gamma italiano sia la punta di diamante del Made in Italy: un’industria da 144 miliardi di euro, che fornisce un contributo al PIL del 7,4%, con una quota export di circa il 50% e quasi due milioni di occupati, diretti e indiretti, pari all’8,2% dell’occupazione italiana.
”E’ un comparto fondato sulla nostra competenza manifatturiera – spiega  – e per questo il taglio con cui la Fondazione ha deciso di celebrare la Giornata è incentrato sul tema del Saper Fare.
’Lo Specchio dell’Eccellenza Italiana’ è un mostra che racconta moda, design, alimentare, motori, nautica, ospitalità e gioielleria attraverso un duplice registro: da un lato, prodotti iconici che raccontano la maestria dei nostri settori d’eccellenza, dall’altro video immersivi che esplorano i segreti della nostra manifattura. Un caleidoscopio di suggestioni che celebra la cultura del Bello, Buono e Ben Fatto: riflesso del nostro patrimonio creativo che incanta il mondo con il suo stile di vita inconfondibile”.

Photo credit: Mimit

Nell’anno di Euro 2024 il calcio europeo scende in campo per il clima

Il 2024 è l’anno degli europei di calcio e per l’occasione Ue e Uefa scendono in campo per il clima. In linea con le ambizioni del Patto europeo per il clima, la massima organizzazione delle federazioni nazionali di calcio si sta preparando per realizzare una competizione sportiva continentale il più rispettosa possibile degli impegni climatici dell’Unione Europea, anche grazie alla collaborazione con la Commissione guidata da Ursula von der Leyen.

In qualità di custode dello sport più popolare al mondo, la Uefa si impegna a rispettare il Patto europeo per il clima“, ha promesso il suo presidente, Aleksander Čeferin, rilanciando il ruolo del calcio e delle competizioni tra nazioni a questo riguardo: “Raggiungendo un pubblico di milioni di persone in tutta Europa, il calcio ha il potenziale per cambiare radicalmente la mentalità sul cambiamento climatico, un primo passo fondamentale per coinvolgere tutti nella creazione di un’economia neutrale dal punto di vista climatico“. Una delle modalità per coinvolgere spettatori, comunità e organizzazioni a contribuire in modo proattivo al Green Deal Europeo è attraverso una campagna pubblicitaria composta da due spot video sul risparmio energetico e la protezione del clima, con la partecipazione di leggende del calcio europeo tra cui Luís Figo, Gianluigi Buffon e le gemelle Delphine ed Estelle Cascarino.

L’organo di governo del calcio europeo “è pronto a fare tutto il possibile” per contribuire a realizzare la visione dell’Ue di un’economia neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Ecco perché l’Uefa vuole far correre tutti gli obiettivi che si è prefissata di realizzare: in primis stabilire obiettivi basati sulla scienza per misurare i suoi progressi nel ridurre l’impronta di carbonio del calcio europeo, ma anche sfruttare la popolarità globale delle competizioni per promuovere l’invito all’azione del Green Deal e soprattutto collaborare con i principali partner per garantire un Euro 2024 rispettoso del clima tra il 14 giugno e il 14 luglio in Germania. Per segnare questa tripletta, è stata messa in campo una stretta collaborazione con la Commissione von der Leyen, con il Wwf e con la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfcc).

In qualità di co-organizzatori dei Campionati Europei Uefa 2024, vogliamo rendere il torneo il più sostenibile e rispettoso del clima nella storia della competizione“, ha promesso il direttore Euro 2024 ed ex-capitano della Germania campione del mondo 2014, Philipp Lahm. Per realizzare questa ambizione sono scese in campo a sostegno dell’Uefa le federazioni nazionali, le leghe e i club europei, ma si punta anche al massimo coinvolgimento anche di tifosi, giocatori e partner commerciali per garantire che il calcio faccia la sua parte nel raggiungimento degli obiettivi 2050 dell’Accordo di Parigi sulla riduzione delle temperature globali.

Calcio, in Belgio iniziativa Usg-Nike: Terza maglia non in vendita per ridurre rifiuti

Il merchandising? Sì, ma senza vendere troppo. Né controsenso né paradosso, solo un modo più moderno di vivere il calcio moderno. In Belgio arriva la rivoluzione del marketing e del business legati al gioco del football. L’Union Saint Gilloise (anche nota come Usg), squadra di Bruxelles tornata sulla cresta dell’onda dopo 48 anni tra serie B e serie C, ha chiesto e ottenuto che Nike, sponsor tecnico e fornitore ufficiale delle tenute da gioco, non produca su scala industriale la terza maglia, che la società ha intenzione di utilizzare soprattutto per le partite delle coppe europee. Il motivo? “Evitare rifiuti potenziali” di indumenti e materiale tessile. Perché una maglia per le partite casalinghe (gialla con colletto e polsini blu) e una per quelle in trasferta (bianca con banda orizzontale giallo-blu) bastano e avanzano, e allora meglio scegliere la via della parsimonia.

L’Union Saint Gilloise ha compiuto una scelta chiara. Ha concordato con il noto marchio di indumenti sportivi e materiale tecnico che per le prossime due stagioni si tenderà a utilizzare principalmente la seconda maglia per gli impegni esterni. Ma nel calcio di oggi dove vendere e fatturare è una componente essenziale e le logiche di mercato tendono a prevalere su quelle sportive, si è giunto alla formula di compromesso: sì alla terza maglia di Nike, blu con inserti gialli, ma a piccole e giuste dosi.

“Non commercializzare la maglia aiuta ad evitare gli sprechi”, spiega la società, che è categorica nella sua decisione. “La nostra maglia blu e gialla per questa stagione non è in vendita, e quindi non non sarà disponibile nel nostro fanshop e nemmeno nel negozio online”. Sarà però possibile acquistarla all’asta. E’ questo l’unico modo che i tifosi avranno a disposizione per accaparrarsi lo speciale prodotto ufficiale della squadra del cuore. Alla fine di ogni match, le maglie utilizzate dai giocatori saranno messe in vendita con il sistema di offerte e rilanci con l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare a Union Inspires, l’insieme delle attività per politiche di sostenibilità promosse da Fondazione Union Saint Gilloise.

E’ il progetto Union Inspires che ha permesso l’acquisto di bicchieri in plastica riciclata e riciclabile da utilizzare all’interno dello stadio il giorno della partita casalinga, innovazione cominciata con la stagione 2019-2020. Sempre Union Inspires ha permesso di fare dello stadio dell’Union Saint Gilloise il primo impianto calcistico in Belgio con contenitori per la raccolta differenziata. Adesso si vuole dettare un’altra linea. Di abbigliamento sportivo, ma responsabile e sostenibile.

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MICHELE UVA

Uefa a zero emissioni: ecco le 11 policy sostenibili

Attivare e al tempo stesso accelerare l’impegno di federazioni, leghe, club e tutti gli stakeholder per il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente: sono questi gli obiettivi della nuova strategia ‘Strength through Unity 2030‘, lanciata dalla Uefa lo scorso dicembre. Il piano è composto da undici policy, sette riguardanti i diritti umani e quattro che promuovono il rispetto dell’ambiente. Entro il 2030 l’organizzazione conta di sviluppare “una strategia concreta, che possa essere applicata attraverso le 55 federazioni continentali”, spiega Michele Uva, direttore Football & Social Responsability della Uefa. Una rivoluzione che passa attraverso il cambio dei regolamenti e che “obbliga ciascuna federazione e ciascun club a nominare un manager dedicato alla sostenibilità già tra un anno”. Nel 2023, “avremo circa 600 persone che si occuperanno concretamente di sostenibilità all’interno del calcio europeo”, aggiunge Uva.

Sono previsti quattro focus in ‘Strength through Unity’ dedicati all’ambiente: economia circolare, difesa del clima, sostenibilità degli eventi, sostenibilità delle infrastrutture.

L’ottavo punto è il primo che riguarda la tutela del pianeta e si concentra sull’economia circolare. Stabilisce che le famose 4R – riduzione, riutilizzo, riciclo, recupero – dovranno diventare i pilastri dell’attività di federazioni e club, con lo scopo di efficientare le risorse e limitare i costi. Per fare un esempio, non solo il cibo presente allo stadio non dovrà essere gettato, dunque, ma dovrà anche essere consumato in packaging realizzati con materiali sostenibili. “Stiamo lavorando con gli sponsor Uefa su questo punto” sottolinea Uva.

La difesa del clima è un’altra priorità assoluta per la Uefa, come evidenziato dal nono punto di ‘Strength through Unity’. “È già attivo un team composto da 12 persone interne che si occupa della sostenibilità dell’organizzazione”, conferma Michele Uva. “Si punta a ridurre le emissioni di anidride carbonica con una serie di iniziative mirate, che vanno dal lancio della campagna a favore del Green Deal europeo ‘Every tricks count’ fino alla sensibilizzazione sugli effetti dell’inquinamento per giovani calciatori con l’iniziativa ‘Cleaner Air, Better Game’, mettendo in campo anche piani operativi concreti per pianificare la riduzione delle emissioni nei nostri eventi”.

Poche manifestazioni possono vantare il fascino e l’atmosfera che contraddistinguono tornei come la Champions League o un campionato europeo, ma nei piani della Uefa lo spettacolo deve viaggiare di pari passo con la sostenibilità ambientale. Come stabilito dal decimo punto, entro il 2030 l’organizzazione calcistica mira a dare vita a manifestazioni a impatto zero. “Tramite la creazione del Sems, verrà stilato un protocollo inedito che aiuterà federazioni e club a monitorare e rispettare 15 parametri ben precisi, otto dei quali legati all’ambiente” spiega Michele Uva. Si tratta di sostenibilità delle infrastrutture, mobilità, economia circolare, catering, utilizzo di energia e acqua e dell’impatto climatico complessivo. Ciascuno di questi punti verrà poi valutato e permetterà di ottenere la certificazione Uefa confermata da un’audit esterna.

Il punto di partenza per lo standard Uefa sarà l’europeo maschile del 2024, che si svolgerà in Germania. Ma, sottolinea il direttore Football & Social Responsability, “il campionato europeo femminile di quest’estate in Inghilterra sarà l’evento pilota per testare e migliorare il Sems. La collaborazione con la European Club Association (Eca) – l’ organismo che rappresenta le società calcistiche a livello continentale – in questo senso sarà fondamentale e proprio in questi giorni si terrà un importante incontro tra l’associazione con i suoi club e la Uefa”, aggiunge Uva.

Infine, poiché non esistono eventi sostenibili se non lo sono prima di tutto le infrastrutture utilizzate, è necessaria un’azione concreta anche per quanto riguarda gli stadi e i centri sportivi, come ricorda l’undicesimo punto di ‘Strength through Unity’. Tra le idee più rivoluzionarie spicca una guida alla costruzione e alla gestione di nuovi impianti sostenibili e quella di inserire impianti di riciclaggio e compostaggio direttamente all’interno delle strutture. Un piano tutt’altro che fantascientifico: “Stiamo lavorando con l’obiettivo di applicarlo agli stadi ma anche ai centri sportivi dei club, per il trattamento dei rifiuti organici a 360 gradi”, conclude Michele Uva.

Daddi (Scuola Superiore S.Anna): Il progetto Tackle per un calcio green

Il calcio inquina. E se ne stanno accorgendo anche i protagonisti. Dalle società alle istituzioni – sempre più coinvolte in iniziative dedicate alla sostenibilità – fino ai tifosi. Uno dei progetti europei più interessanti degli ultimi anni in Italia è stato ‘Tackle‘, coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e cofinanziato dal programma ‘Life’ dell’Unione europea: tra il 2018 e il 2021 ha raccolto le migliori pratiche sulla gestione ambientale nel mondo del calcio con l’obiettivo di migliorarne quella delle partite, innalzando il livello generale di consapevolezza e attenzione sul tema. Il progetto è stato finalizzato lo scorso marzo, in una conferenza intitolata ‘Environmental Sustainability through Professional Football’, presso uno degli stadi coinvolti nel progetto, l’Olimpico di Roma, alla quale hanno partecipato anche rappresentanti dell’Uefa e di diverse società italiane ed europee. Sono stati illustrati i risultati raggiunti nel corso di questi quattro anni, nei quali sono state redatte linee guida poi applicate in una serie di prove pilota nei 12 stadi europei coinvolti nel progetto: dalla mobilità dei tifosi alla gestione dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti, fino ai criteri ecologici per la selezione di alimenti, bevande e merci e alla governance. Lo scopo ultimo è stato fornire a istituzioni e società più strumenti possibile per produrre benefici ambientali con le loro azioni. Il professor Tiberio Daddi – project manager del progetto e docente della Scuola Superiore Sant’Anna – ha parlato a GEA di Tackle e dei margini di crescita del calcio in ambito sostenibilità.

Come ha trovato il mondo del calcio rispetto al tema della sostenibilità? Sono stati compiuti dei passi avanti?
“Quattro anni fa il calcio era più indietro rispetto ad altri settori. In questo ambito la questione della sostenibilità ambientale è stata declinata più in ottica sociale, assorbita da una prospettiva che comprendeva anche altre tematiche quali razzismo, solidarietà, inclusione, che spesso si ritrovavano nei bilanci di sostenibilità delle società, lasciando in secondo piano il focus sull’ambiente. Ora è invece altrettanto evidente che il calcio sta correndo velocemente, come dimostrano le numerose iniziative, la comunicazione adottata e i documenti programmatici di società e istituzioni, che includono terminologia e rimandi che prima mancavano. Un esempio è la strategia sulla sostenibilità adottata dalla Uefa recentemente. Insomma, il calcio sta recuperando terreno”.

Qual è stato il ruolo di Tackle in questa crescita?
“Non voglio attribuirmi troppi meriti, sono stati tanti gli attori protagonisti. Tackle ha giocato di sponda con numerosi club e istituzioni, che hanno trovato in noi un interlocutore preparato con cui discutere e fare networking. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione con i nostri partner (tra cui Uefa, Figc e diverse federazioni calcistiche europee, ndr). Anche molte società che all’inizio non erano parte del progetto si sono interessate a noi, avevano le risorse e hanno voluto collaborare. Tackle ha dato loro strumenti e linee guida e ha avuto la sua importanza. Siamo stati citati, ad esempio, nel recente “Climate Report” pubblicato da Juventus. Abbiamo lavorato con il Porto sul calcolo del carbon footprint e anche la Uefa ha fatto riferimento alle nostre linee guida affinché venissero replicate all’interno degli stadi”.

L’impegno della Scuola Superiore Sant’Anna non si esaurisce con Tackle: ci sono nuovi progetti in cantiere?
“Sì e interesseranno anche altri sport. Siamo partner di “Green Coach”, progetto che si concentra sulla sostenibilità nel calcio amatoriale e vede la partecipazione di diverse federazioni europee. C’è poi “Goals”, di cui siamo capofila, il cui obiettivo è migliorare la governance ambientale nelle organizzazioni calcistiche, con particolare focus sul calcolo dell’impatto ambientale di una partita di calcio. Nell’ambito di Goals stiamo lavorando al lancio di un tool intuitivo per supportare i club, che potranno calcolare la loro impronta ambientale, così da stabilire le priorità e poterle calibrare. Consentirà loro di costruire una strategia e un piano di azione. Presto sarà disponibile e inviteremo le società a testarlo per calcolare la loro footprint”.

Come funzionerà nel dettaglio questo tool?
“Si baserà su un metodo di valutazione di Life Cycle Assessment (Lca), raccomandato nel dicembre 2021 dalla Commissione europea. Al momento è considerato il più efficace per valutare le prestazioni ambientali di un’organizzazione, ma anche di un prodotto o di un servizio: vengono valutate 16 diverse categorie, tra cui la carbon footprint e la water footprint. Per essere applicato ha bisogno di competenze e strumenti adeguati. Per questo nel progetto “Goals” abbiamo calcolato l’impronta ambientale di un match di una società partner, il Real Betis, che ci ha fornito i dati. Sulla base di tale attività, stiamo costruendo una piattaforma online che faciliterà i club nel calcolo. Ci saranno delle interfacce grafiche che permetteranno l’inserimento di dati ambientali: poi sarà la piattaforma stessa a calcolare automaticamente la footprint”.

Parlava anche di altri progetti non legati al calcio.

“Uno è “Games”, un’estensione delle nostre attività ad altri sport. In questo caso biathlon, atletica e floorball – una versione indoor dell’hockey su ghiaccio, ndr – che si praticano in contesti diversi: il primo è invernale, il secondo necessita di grandi spazi e il terzo si gioca in palazzetto. Anche a loro applicheremo un approccio sostenibile, con particolare attenzione al tema della decarbonizzazione. Infine, “Access”, una sinergia tra calcio e rugby che vuole studiare l’impatto delle grandi manifestazioni sportive sulle città, nonché le interazioni che si vengono a creare tra organizzatori di eventi, istituzioni e utenti, per facilitarne la cooperazione”.

Green League

Con Green League scende in campo la sostenibilità

Da tempo l’Italia ha abdicato al ruolo di riferimento per il calcio europeo: gli anni Novanta sono lontani e lo status di modello da seguire è scivolato in Oltremanica, a quella Premier League – nata nel 1992 – che dopo un decennio di assestamento è diventata progressivamente il campionato più ricco, appetibile e seguito al mondo. Un destino che sembra ripetersi anche quando il tema – più attuale che mai – è quello della sostenibilità in ambito calcistico. Da Premier a Green League il salto è breve: in collaborazione con Sport Positive Summit, Nazioni Unite e BBC Sport, la Football Association ha creato una competizione parallela, regolata da una classifica che misura la sostenibilità delle 20 squadre iscritte e che matura non secondo vittorie, pareggi o sconfitte, ma mediante punteggi assegnati loro in base a una serie di impegni su efficienza energetica, trasporto sostenibile, riduzione di plastica monouso, gestione dei rifiuti, cibo a basse emissioni di carbonio, biodiversità, comunicazione ecc. In totale undici categorie, con due punti disponibili (più due punti bonus) per ognuna di esse, per un massimo di 24 punti. Un ulteriore punto bonus viene poi assegnato se il club è certificato per un sistema di gestione della sostenibilità riconosciuto a livello internazionale o se tiene traccia e riferisce sulla percentuale di tifosi che utilizzano vari mezzi di trasporto per le partite.

LA CLASSIFICA E GLI IMPEGNI

La Green League 2021 è stata ‘vinta’ da Liverpool e Tottenham – in un’ideale prosecuzione della finale di Champions League 2019 – con 23 punti ciascuno; terze Manchester City e Southampton, seguite da Arsenal e Manchester United. Lo ‘scatto’ delle prime due società si deve soprattutto all’efficacia delle loro campagne di comunicazione, nelle quali vengono utilizzati anche i giocatori per interagire tramite i canali tematici e nelle partnership con altre organizzazioni sostenibili.
Reds e Spurs sono anche tra i club più avanti nell’impegno a ridurre le emissioni del 50% entro il 2030 e raggiungere lo zero netto entro il 2040; ancora più ambizioso il Manchester City, che vuole raggiungere lo zero entro questo decennio. Il Liverpool ha anche piantato 900 alberi, siepi e piante selvatiche nel suo quartier generale e si è impegnato sul versante della protezione degli animali. Ma non sono soltanto le ‘big’ ad essere coinvolte, a dispetto della classifica: il già citato Southampton ha stilato un programma sulla mobilità 100% in bici, il Brighton fornisce prodotti sanitari gratuiti senza plastica a tifosi e atleti, il Norwich utilizza soltanto cibi da materie coltivate in casa.
E poi c’è il target principale dei club: i tifosi. Le partite sono sempre più uno show, una fonte di entertainment. Ma, contestualmente, sono anche causa di inquinamento: dal cibo (e packaging) all’emissione dei biglietti, fino agli spostamenti dei fan. In questo ambito un esempio virtuoso è il Tottenham: non è l’unico club che monitora i viaggi da e per lo stadio (tutti incoraggiano l’uso dei mezzi pubblici per raggiungere gli impianti), ma quello che dichiara di essere vicino al raggiungimento dell’obiettivo di non oltre il 23% dei tifosi (14.250 tifosi) che viaggiano in auto privata nei giorni delle partite.

IL CASO DEL FOREST GREEN ROVERS

La squadra più green d’Inghilterra, però, non è il Liverpool né il Tottenham. Ma chi quel colore lo porta nel nome: il Forest Green Rovers, club di quarta divisione con una storia bella e sostenibile da raccontare. I Rovers si chiamano Green da ben prima che il termine diventasse sinonimo di ecologico: addirittura dal 1889, anno della fondazione della società a Nailsworth, nella contea del Gloucestershire. È dal 2010, però, che è stata intrapresa questa strada con l’arrivo di Dale Vince, Ceo di Ecotricity, colosso mondiale dell’energia pulita, che dopo essere stato il maggior investitore della squadra ne è diventato presidente.
Il primo cambiamento ha riguardato le abitudini alimentari dei tesserati della società, che hanno iniziato a seguire una dieta vegana. La stessa alla quale vengono sensibilizzati i tifosi: se decidono di mangiare fuori dallo stadio ‘The New Lawn’ sanno già di trovare solo chioschi vegani. L’impianto è stato costruito nel 2006 e può contare su pannelli fotovoltaici che coprono il 10% del consumo di energia, un prato concimato con fertilizzanti naturali ed erba tagliata da un robot alimentato a energia solare. Il sistema di irrigazione, poi, sfrutta la raccolta dell’acqua piovana.
Ma è il progetto del nuovo stadio, l’Eco Park, che accenderà il cuore verde pulsante dei Rovers: un nuovo centro polifunzionale, dove giocheranno e si alleneranno tutte le squadre della società, realizzato interamente con materiale eco-sostenibile (prevalentemente legno) e alimentato da tecnologia eco-friendly. Basta? No, il verde dei Rovers è di una tonalità più accesa che mai: nel 2018 il club è stato insignito del riconoscimento di prima squadra al mondo a emissioni zero dall’Onu, anche grazie ad altre azioni: dalle maglie da gioco, realizzate con gli scarti del caffè e plastica riciclata, fino agli alberi piantati (dieci ogni gol segnato, un’iniziativa che in Italia è stata lanciata anche dalla Juventus). Un esempio virtuoso, che almeno in termini di salvaguardia dell’ambiente non ha nulla da invidiare ai giganti della Premier.