Allarme smog a Roma: fragili a casa. L’assessora: “Valori nella norma nei prossimi giorni”

È allarme smog a Roma. Dopo la notte di Capodanno, i livelli di polveri sottili sforano la soglia in diverse zone della Capitale e il dipartimento Risanamento dagli Inquinamenti adotta un ‘provvedimento di prevenzione dell’inquinamento atmosferico’ con cui raccomanda ai soggetti a rischio di “evitare di esporsi prolungatamente alle alte concentrazioni di emissioni“.
Il primo gennaio, i limiti di PM10 erano stati superati in tre stazioni: Preneste, Corso Francia e Tiburtina. Ma l’assessora all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, smorza le polemiche: “Le previsioni nei prossimi giorni sono nella norma, non c’è bisogno di un’ordinanza del sindaco. Chiudiamo l’anno senza che nessuna centralina di Roma abbia superato gli sforamenti consentiti. Lo scorso anno, per esempio, li avevamo avuti a Roma Est, al Tiburtino”, spiega contattata da GEA.

I livelli altissimi di inquinamento sono dovuti ai festeggiamenti della notte di San Silvestro, assicura l’assessora, nonostante fosse in vigore una ordinanza del sindaco Roberto Gualtieri per vietarli.
C’è stato un picco enorme di PM10 nella giornata dell’1 gennaio. E’ abbastanza chiaro che sia dipeso dai fuochi d’artificio, tanto che a Prenestina passiamo da 76 ug/m3 il primo a 31 ug/m3 il 2 di gennaio. Stessa cosa accade a Corso Francia, passiamo da 69 ug/m3 a 32 ug/m3. Il picco è molto alto e l’abbassamento immediato, immotivato se non sapessimo che ci sono stati in mezzo i botti e i fuochi di Capodanno“, ribadisce.

Quando c’è un innalzamento delle polveri sottili, ci sono due livelli di allerta, il primo è l’informativa alla cittadinanza, con la raccomandazione ai fragili di restare a casa. “Nel caso in cui avessimo avuto un picco prolungato, ci sarebbe stato un secondo livello, l’ordinanza del sindaco per il blocco delle auto, che però in questo caso non serve”, scandisce Alfonsi.

Il superamento dello sforamento consentito non c’è stato, ma non c’è nulla da festeggiare per i medici per l’ambiente. “Tutti entrano in panico quanto più ci si avvicina ai valori di soglia, ma noi viviamo costantemente con una qualità dell’aria che non è buona, perché i livelli di particolato sottile e di biossido di azoto sono comunque sempre troppo elevati“, avverte Laura Reali, pediatra di famiglia e presidente di Isde Roma. L’Oms, ricorda, “da anni discute e richiede all’Ue limiti più bassi, i danni ci sono anche per i valori che stiamo rispettando“.

La “pessima abitudine” dei botti di Capodanno non aiuta. Ma il problema di fondo, per la dottoressa, è che è “il particolato sottile e il biossido di azoto si formano per tante cause, in parte per il traffico veicolare, buona parte per il riscaldamento delle case. E Se su questi valori elevati di base si aggiunge il Capodanno, si raggiungono livelli rischiosi“. Sui limiti, invita a “intendersi“: “Il particolato e il biossido d’azoto non ci dovrebbero essere per nulla nell’aria“.

L’1 gennaio a Roma si sono toccati i 76 ug/m3, senza superamento dello sforamento consentito dall’Unione Europea, ma per l’Oms i limiti dovrebbero essere molto inferiori, non dovrebbero superare i 20 ug/m3 e, aggiunge Reali, “sarebbe più sicuro stare sotto i 10“.

Particolato e biossido di azoto in eccesso, sopra i 40 ug/m3, possono dare effetti nell’immediato che vanno da bruciore, secrezioni, starnuti, tosse, fino all’aumento di episodi di respiro corto nei bambini e di asma e accentuazione degli attacchi di bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva) negli adulti. In questi episodi acuti, i due inquinanti giocano in maniera sinergica: uno accentua gli effetti dell’altro. “Per lunghe esposizioni, superiori alle 9 ore, si possono avere anche effetti cardiovascolari in chi ne soffre“, ricorda Reali, che giudica quindi “molto giustificata” la raccomandazione di non fare uscire i soggetti a rischio: donne in gravidanza, bambini soprattutto sotto i 2 anni, tutte le persone affette da patologie respiratorie o cardiovascolari e gli anziani.

Gli episodi come quello di Capodanno, esorta la presidente dell’Isde Roma, “vanno interpretati come un segnale per ricordarci che non respiriamo aria pulita e dovremmo fare qualcosa in più, non solo con il monitoraggio, ma in termini di riduzione delle sostanze tossiche“. Il suggerimento è, a livello personale, di adottare comportamenti virtuosi (evitare botti, utilizzare meno macchina, abbassare il riscaldamento delle case). A livello amministrativo, locale, nazionale e sovranazionale, di regolare meglio le emissioni. “Forse non sforeremo, ma non stiamo vivendo bene“, chiosa. I piani ci sono, si tratta di seguirli.

Mattarella: “Giovani disorientati da mondo debole nel contrastare crisi ambientale sempre più minacciosa”

Guerre, ascolto, pace, lavoro, diritti, unità. Sono alcune delle parole chiave utilizzate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio consegnato agli italiani nell’ultimo giorno dell’anno, il nono tra il primo mandato e l’inizio del secondo. Dallo studio della sala della Vetrata, al Quirinale, con alle spalle l’albero di Natale e le bandiere italiana, europea e della Repubblica, il capo dello Stato guarda al 2024 ricordando che “non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi. Nella nostra Italia, nel mondo”.

Perché “sappiamo di trovarci in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità”. Ma allo stesso tempo il presidente sottolinea: “Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana. La violenza. Anzitutto, la violenza delle guerre. Di quelle in corso; e di quelle evocate e minacciate”.

Il pensiero corre alle “devastazioni che vediamo nell’Ucraina, invasa dalla Russia, per sottometterla e annetterla”. E alla “orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele. Ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità. La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”.

Il monito di Mattarella è chiaro: “La guerra, ogni guerra, genera odio. E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti”.

Il presidente della Repubblica lancia un messaggio semplice, ma potente. “È indispensabile – dice – fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace”. Mattarella aggiunge: “Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità”. Ma “sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace”. E “per conseguire la pace non è sufficiente far tacere le armi. Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera. Dipende, anche, da ciascuno di noi”.

Il capo dello Stato si rivolge, poi, come spesso accade, direttamente ai giovani, con i quali costruisce fin dal suo primo mandato un filo diretto. “L’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore, quello vero, è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità. Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete”.

Mattarella mette in luce che “rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti. Un disorientamento – continua – che nasce dal vedere un mondo che disconosce le loro attese. Debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa. Incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale”. Ma “in una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo”.

Un passaggio importante del suo discorso, il presidente della Repubblica lo dedica all’importanza di “ascoltare”, a cui attribuisce anche il significato di “saper leggere la direzione e la rapidità dei mutamenti che stiamo vivendo. Mutamenti che possono recare effetti positivi sulle nostre vite. La tecnologia ha sempre cambiato gli assetti economici e sociali. Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali”.

Mattarella afferma: “Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunziabile”. Per il capo dello Stato “viviamo un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto” per “definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social”. Perché “la democrazia è fatta di esercizio di libertà” che “quanti esercitano pubbliche funzioni, a tutti i livelli, sono chiamati a garantire” e che sia “indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento”.

Mattarella, infine, ricorda, a tutti, che “la forza della Repubblica è la sua unità”, ma “non come risultato di un potere che si impone”. L’unità della Repubblica “è un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace”. Valori che ha incontrato “nella composta pietà della gente di Cutro”, nella “operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango; e cantavano Romagna mia” o “negli occhi e nei sorrisi, dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a Pizza aut. Promossa da un gruppo di sognatori. Che cambiano la realtà”.

Il presidente della Repubblica, prima di augurare buon anno alle italiane e agli italiani, lascia un ultimo messaggio: “Uniti siamo forti”.

 

 

Photo credit: sito Presidenza della Repubblica

L’anticiclone di Natale durerà fino a Capodanno: tempo stabile e soleggiato

La grossa area di alta pressione di origine oceanica, l’anticiclone delle Azzorre, è talmente ben strutturata e radicata che potrebbe durare addirittura fino a Capodanno. Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it ci dice che il cuore dell’anticiclone di Natale oltre ad essere caldo, misura quasi 1050hpa di pressione, un mostro di potenza. La sua presenza sull’Italia garantirà un tempo in prevalenza stabile e soleggiato, ma dovrà fare i conti con la tempesta polare in arrivo dalla Scandinavia che, rispetto all’anticiclone, ha un cuore freddo che misura solo 960hpa di pressione. Questa tempesta nei prossimi giorni scenderà di latitudine andando a cozzare contro le Alpi e da lì non riuscirà a procedere oltre. L’enorme differenza di pressione tra le due figure antagoniste invece provocherà l’irruzione di venti furiosi tra giovedì e venerdì prossimi. Venti che continueranno a soffiare intensamente fin dopo Natale. Nonostante ciò la pressione sull’Italia si manterrà tale da non provocare particolari scossoni sul fronte previsionale.

In base a questa configurazione atmosferica il tempo sarà soleggiato martedì mentre mercoledì la nuvolosità inizierà ad aumentare al Centro-Nord anche con possibili nebbie in pianura. Inizierà a soffiare il Maestrale sulla Sardegna. Da giovedì in poi il vento diventerà il vero protagonista dei giorni che ci porteranno al Natale. Se il tempo sarà in prevalenza soleggiato con cielo a tratti nuvoloso e soltanto con alcune piogge sulle coste tirreniche meridionali (venerdì), il Maestrale inizierà a soffiare sempre più forte attorno alla Sardegna, sul Mar Tirreno centrale e sul Canale di Sicilia con raffiche fino a 100 km/h. Sempre venerdì il Maestrale che impatterà sull’arco alpino provocherà tempeste di vento e neve sui confini, mentre sulla Pianura Padana sarà la volta del foehn che all’improvviso scalderà il clima di molte città, come ad esempio Torino e Milano, ma in un cielo terso e limpido. Arriviamo così al weekend della Vigilia con un cielo parzialmente nuvoloso su tutte le regioni mentre il vento lentamente inizierà a girare da Libeccio. Un Libeccio che soffierà da burrasca proprio nel giorno di Natale sul Mar Ligure e Tirreno, ma l’anticiclone non mollerà la presa.

Il regime anticiclonico durerà anche nel giorno di Santo Stefano e se la tendenza verrà confermata (ci sono buone possibilità) proseguirà la sua permanenza sull’Italia anche per Capodanno.

Mattarella: “Transizione energetica concreta per mettere al sicuro il Pianeta”

Un anno addietro, rivolgendomi a voi in questa occasione, definivo i sette anni precedenti come impegnativi e complessi.
Lo è stato anche l’anno trascorso, così denso di eventi politici e istituzionali di rilievo.

L’elezione del Presidente della Repubblica, con la scelta del Parlamento e dei delegati delle Regioni che, in modo per me inatteso, mi impegna per un secondo mandato.

Lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni politiche, tenutesi, per la prima volta, in autunno.

Il chiaro risultato elettorale ha consentito la veloce nascita del nuovo governo, guidato, per la prima volta, da una donna.

E’ questa una novità di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà.

Nell’arco di pochi anni si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento, in diverse coalizioni parlamentari.

Quanto avvenuto le ha poste, tutte, in tempi diversi, di fronte alla necessità di misurarsi con le difficoltà del governare.

Riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali: dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella alimentare, dai cambiamenti climatici ai fenomeni migratori.

La concretezza della realtà ha così convocato ciascuno alla responsabilità.

Sollecita tutti ad applicarsi all’urgenza di problemi che attendono risposte.

La nostra democrazia si è dimostrata dunque, ancora una volta, una democrazia matura, compiuta, anche per questa esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare e governare un grande Paese.

E’ questa consapevolezza, nel rispetto della dialettica tra maggioranza e opposizione, che induce a una comune visione del nostro sistema democratico, al rispetto di regole che non possono essere disattese, del ruolo di ciascuno nella vita politica della Repubblica.

Questo corrisponde allo spirito della Costituzione.

Domani, primo gennaio, sarà il settantacinquesimo anniversario della sua entrata in vigore.

La Costituzione resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio.

Siamo in attesa di accogliere il nuovo anno ma anche in queste ore il pensiero non riesce a distogliersi dalla guerra che sta insanguinando il nostro Continente.

Il 2022 è stato l’anno della folle guerra scatenata dalla Federazione russa. La risposta dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente è stata un pieno sostegno al Paese aggredito e al popolo ucraino, il quale con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti.

Se questo è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze.

La pace è parte fondativa dell’identità europea e, fin dall’inizio del conflitto, l’Europa cerca spiragli per raggiungerla nella giustizia e nella libertà.

Alla pace esorta costantemente Papa Francesco, cui rivolgo, con grande affetto, un saluto riconoscente, esprimendogli il sentito cordoglio dell’Italia per la morte del Papa emerito Benedetto XVI.

Si prova profonda tristezza per le tante vite umane perdute e perché, ogni giorno, vengono distrutte case, ospedali, scuole, teatri, trasformando città e paesi in un cumulo di rovine. Vengono bruciate, per armamenti, immani quantità di risorse finanziarie che, se destinate alla fame nel mondo, alla lotta alle malattie o alla povertà, sarebbero di sollievo per l’umanità.

Di questi ulteriori gravi danni, la responsabilità ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi.

Pensiamoci: se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili.

Non ci rassegniamo a questo presente.

Il futuro non può essere questo.

La speranza di pace è fondata anche sul rifiuto di una visione che fa tornare indietro la storia, di un oscurantismo fuori dal tempo e dalla ragione. Si basa soprattutto sulla forza della libertà. Sulla volontà di affermare la civiltà dei diritti.

Qualcosa che è radicato nel cuore delle donne e degli uomini. Ancor più forte nelle nuove generazioni.

Lo testimoniano le giovani dell’Iran, con il loro coraggio. Le donne afghane che lottano per la loro libertà. Quei ragazzi russi, che sfidano la repressione per dire il loro no alla guerra.

Gli ultimi anni sono stati duri. Ciò che abbiamo vissuto ha provocato o ha aggravato tensioni sociali, fratture, povertà.

Dal Covid – purtroppo non ancora sconfitto definitivamente – abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare.

Abbiamo compreso che la scienza, le istituzioni civili, la solidarietà concreta sono risorse preziose di una comunità, e tanto più sono efficaci quanto più sono capaci di integrarsi, di sostenersi a vicenda. Quanto più producono fiducia e responsabilità nelle persone.

Occorre operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive.

So bene quanti italiani affrontano questi mesi con grandi preoccupazioni. L’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno.

La carenza di lavoro sottrae diritti e dignità: ancora troppo alto è il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà.

Allarma soprattutto la condizione di tanti ragazzi in difficoltà. La povertà minorile, dall’inizio della crisi globale del 2008 a oggi, è quadruplicata.

Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro Paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne – creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza.

Ci guida ancora la Costituzione, laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni.

La Repubblica siamo tutti noi. Insieme.

Lo Stato nelle sue articolazioni, le Regioni, i Comuni, le Province. Le istituzioni, il Governo, il Parlamento. Le donne e gli uomini che lavorano nella pubblica amministrazione. I corpi intermedi, le associazioni. La vitalità del terzo settore, la generosità del volontariato.

La Repubblica – la nostra Patria – è costituita dalle donne e dagli uomini che si impegnano per le loro famiglie.

La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune.

La Repubblica è nel sacrificio di chi, indossando una divisa, rischia per garantire la sicurezza di tutti. In Italia come in tante missioni internazionali.

La Repubblica è nella fatica di chi lavora e nell’ansia di chi cerca il lavoro. Nell’impegno di chi studia. Nello spirito di solidarietà di chi si cura del prossimo. Nell’iniziativa di chi fa impresa e crea occupazione.

Rimuovere gli ostacoli è un impegno da condividere, che richiede unità di intenti, coesione, forza morale.

E’ grazie a tutto questo che l’Italia ha resistito e ha ottenuto risultati che inducono alla fiducia.

La nostra capacità di reagire alla crisi generata dalla pandemia è dimostrata dall’importante crescita economica che si è avuta nel 2021 e nel 2022.

Le nostre imprese, a ogni livello, sono state in grado, appena possibile, di ripartire con slancio: hanno avuto la forza di reagire e, spesso, di rinnovarsi.

Le esportazioni dei nostri prodotti hanno tenuto e sono anzi aumentate.

L’Italia è tornata in brevissimo tempo a essere meta di migliaia di turisti da ogni parte del mondo. La bellezza dei nostri luoghi e della nostra natura ha ripreso a esercitare una formidabile capacità attrattiva.

Dunque ci sono ragioni concrete che nutrono la nostra speranza ma è necessario uno sguardo d’orizzonte, una visione del futuro.

Pensiamo alle nuove tecnologie, ai risultati straordinari della ricerca scientifica, della medicina, alle nuove frontiere dello spazio, alle esplorazioni sottomarine. Scenari impensabili fino a pochi anni fa e ora davanti a noi.

Sfide globali, sempre.

Perché è la modernità, con il suo continuo cambiamento, a essere globale.

Ed è in questo scenario, per larghi verso inedito, che misuriamo il valore e l’attualità delle nostre scelte strategiche: l’Europa, la scelta occidentale, le nostre alleanze. La nostra primaria responsabilità nell’area che definiamo Mediterraneo allargato. Il nostro rapporto privilegiato con l’Africa.

Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione.

Per farlo dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà. Dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani.

Pensare di rigettare il cambiamento, di rinunciare alla modernità non è soltanto un errore: è anche un’illusione. Il cambiamento va guidato, l’innovazione va interpretata per migliorare la nostra condizione di vita, ma non può essere rimossa.

La sfida, piuttosto, è progettare il domani con coraggio.

Mettere al sicuro il pianeta, e quindi il nostro futuro, il futuro dell’umanità, significa affrontare anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica.

L’energia è ciò che permette alle nostre società di vivere e progredire. Il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose per salute e ambiente, alle energie rinnovabili, rappresenta la nuova frontiera dei nostri sistemi economici.

Non è un caso se su questi temi, e in particolare per l’affermazione di una nuova cultura ecologista, registriamo la mobilitazione e la partecipazione da parte di tanti giovani.

L’altro cambiamento che stiamo vivendo, e di cui probabilmente fatichiamo tuttora a comprendere la portata, riguarda la trasformazione digitale.

L’uso delle tecnologie digitali ha già modificato le nostre vite, le nostre abitudini e probabilmente i modi di pensare e vivere le relazioni interpersonali. Le nuove generazioni vivono già pienamente questa nuova dimensione.

La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società.

Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini.

Il terzo grande investimento sul futuro è quello sulla scuola, l’università, la ricerca scientifica. E’ lì che prepariamo i protagonisti del mondo di domani. Lì che formiamo le ragazze e i ragazzi che dovranno misurarsi con la complessità di quei fenomeni globali che richiederanno competenze adeguate, che oggi non sempre riusciamo a garantire.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza spinge l’Italia verso questi traguardi. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione.

Lo dobbiamo ai nostri giovani e al loro futuro.

Parlando dei giovani vorrei – per un momento – rivolgermi direttamente a loro: siamo tutti colpiti dalla tragedia dei tanti morti sulle strade.

Troppi ragazzi perdono la vita di notte per incidenti d’auto, a causa della velocità, della leggerezza, del consumo di alcol o di stupefacenti. Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza. Non cancellate il vostro futuro.

Care concittadine e cari concittadini, guardiamo al domani con uno sguardo nuovo. Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani.

Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranza. Facciamole nostre.

Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso.

La Repubblica vive della partecipazione di tutti.

E’ questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia.

E’ anzitutto questa la ragione per cui abbiamo fiducia.

Auguri, buon anno!

Sergio Mattarella

photo credit: www.quirinale.it

Coldiretti: “Capodanno di spumanti, lenticchie, cotechini e dolci chez nous”

I festeggiamenti per l’arrivo del 2023 saranno caratterizzati dal Made in Italy. Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, il 92% degli italiani porterà in tavola prodotti tipici della Penisola, scegliendoli per la bontà (53%) o per sostenere economia e lavoro nazionali (39%). La portata, o meglio la bevanda, che sarà maggiormente presente sulle tavole sarà lo spumante: la Coldiretti stima che otto italiani su 10 (84%) sceglieranno le bollicine del Belpaese, per un totale di circa 95 milioni – considerando anche Natale – di tappi di spumante stappati solo in Italia, in crescita dell’1% rispetto allo scorso anno. “L’aumento della domanda in Italia e all’estero – sottolinea la Coldiretti – ha spinto la produzione nazionale che dovrebbe attestarsi sopra le 970 milioni di bottiglie, per un fatturato di quasi 3 miliardi di euro, dei quali oltre i 2/3 realizzati fuori dai confini nazionali. A guidare la classifica delle produzioni nazionali è il Prosecco con un’incidenza sulla produzione del 70% degli spumanti imbottigliati – rileva l’Organizzazione – che ne ha fatto uno dei simboli del Made in Italy all’estero. Ma in crescita ci sono un po’ tutte le bollicine, dal Franciacorta all’Asti, dal Trento Doc alle piccole produzioni che si sono diffuse velocemente lungo tutto lo Stivale, dall’Abruzzo alla Sicilia, passando per Toscana, Marche, Lazio e Umbria. Sulla crescita delle bollicine tricolori pesano però gli aumenti dei costi di produzione diretti o indiretti a causa del caro energia. Dai vigneti dove i rincari sono stati fino al +170% per i concimi fino alle cantine dove una bottiglia di vetro costa fino al 70% in più rispetto allo scorso anno, ma ad aumentare sono anche i prezzi dei tappi, delle gabbiette per i tappi, delle etichette e dei cartoni di imballaggio per i quali si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%”.​

Le lenticchie seguono a ruota lo spumante e saranno scelte dall’82% degli italiani. Secondo la Coldiretti, la produzione in Italia di lenticchia è di circa 4,3 milioni di chili e particolarmente ricercate sono quelle Castelluccio di Norcia IGP, la cui produzione era stata duramente colpita dal terremoto ma anche quelle inserite nell’elenco delle specialità tradizionali nazionali come le lenticchie di S.Stefano di Sessano (Abruzzo), di Valle agricola (Campania), di Onano, Rascino e Ventotene (Lazio), molisane (Molise), di Villalba e Ustica (Sicilia) o umbre quali ad esempio quelle di Colfiorito. La tradizione vuole che ad accompagnare le portatrici di fortuna siano soprattutto cotechino e zampone, che infatti sarà scelto dal 67% degli italiani. “Si stima che siano serviti – sottolinea la Coldiretti – circa 6 milioni di chili di cotechini e zamponi, con una netta preferenza per i primi. Durante le festività di fine anno vengono fatti sparire dalle tavole circa il 90% del totale della produzione nazionale che è in gran parte certificata come Cotechino e Zampone di Modena Igp, riconoscibili dal caratteristico logo a cerchi concentrici gialli e blu con stelline dell’Unione Europea, ma si rileva anche un’apprezzabile richiesta per cotechini e zamponi artigianali, magari acquistati direttamente dagli allevatori, in azienda, nei mercati o nelle botteghe di Campagna Amica, dove la componente di carne italiana è pari al cento per cento”.

Sulle tavole per le feste è forte anche la presenza del pesce nazionale a partire da alici, vongole, sogliole, triglie e seppie con il 63% degli italiani che assaggerà il salmone arrivato dall’estero, appena il 10% si permetterà le ostriche e il 7% il caviale, spesso di produzione nazionale che viene anche esportata. Appena il 34% consumerà frutta esotica mentre nel 90% delle case vince la frutta locale e di stagione, con una predilezione per i melograni – simbolo di riparo e protezione dai problemi che il nuovo anno potrebbe portare – e i chicchi d’uva, presenti nel 60% delle tavole: ne vanno mangiati dodici, uno per ogni mese dell’anno.

Sulle tavole degli italiani non potranno mancare i dolci. Oltre ai tradizionali panettoni e pandori – sempre più ricchi di creme, coperture, uvette e canditi – ci sarà posto anche per i dolciumi caratteristici regionali: dal valdostano Lou mecoluen (un pane dolce originario di Cogne) al ligure pandolce (focaccia lievitata ricca di uva passa e di ogni genere di canditi), passando per il panforte e ricciarelli toscani, senza dimenticare i mustacciuoli (derivati dal mustaceus, l’antica focaccia di nozze romana) molisani, i seadas sardi, l’offerta campana di struffoli, roccocò, susamielli, zeppole, calzoncelli ripieni per chiudere con buccellati, cannoli e cubaita siciliani.

L’indagine Coldiretti/Ixè ha infine stimato che per il cenone di fine anno saranno destinati alla tavola 96 euro in media a famiglia, sostanzialmente sui livelli dello scorso anno (-3%). Si prevede che quasi nove italiani su dieci (88%) consumeranno il cenone di fine anno nelle case, proprie o di parenti e amici, mentre gli altri si divideranno soprattutto tra ristoranti – dove sono attese oltre 4 milioni di persone – e agriturismi, con oltre trecentomila presenze secondo le stime di Terranostra e Campagna Amica. “La capacità di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo è – sottolinea Coldiretti – la qualità più apprezzata dagli ospiti degli agriturismi dove è possibile riscoprire i sapori del passato veramente a chilometri zero tramandati da generazioni. Aumenta nel contempo l’offerta nelle campagne di servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti. La tendenza è verso la prenotazione last minute, ma per scegliere il consiglio – conclude la Coldiretti – è quello di preferire aziende accreditate da associazioni e di rivolgersi su internet a siti come www.campagnamica.it senza dimenticare il passaparola tra parenti e amici che, per le vacanze in campagna, è sempre molto affidabile”.

Le 25.400 aziende agrituristiche in grado di offrire un potenziale di più di 294mila posti letto e 532 mila coperti per il ristoro hanno registrato il tutto esaurito per la notte di San Silvestro, soprattutto nelle località di montagna, tra le mete preferite dai 17 milioni di italiani in viaggio durante le feste, secondo la stima Cia-Agricoltori Italiani insieme a Turismo Verde, la sua associazione per la promozione agrituristica. Che sottolinea però come “il buon andamento del settore in queste festività natalizie è il racconto parziale di un’Italia comunque in piena crisi, fiaccata dal caro bollette e dall’aumento generalizzato dei prezzi. Non basteranno certo 15 giorni di guadagno per arrivare a primavera, visto l’arrivo della bassa stagione e, soprattutto, stando alle bollette esorbitanti”.

Se è vero che i festeggiamenti per la fine del 2022 e per l’arrivo del 2023 saranno all’insegna del Made in Italy, è altrettanto vero che occorre prestare attenzione alle contraffazioni. Secondo il report presentato dall’associazione ambientalista FareAmbiente in collaborazione con il Comando dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, infatti, sono stati sequestrati 1.775 finti panettoni artigianali. “Nell’ultimo periodo – sottolinea Anna Zollo responsabile del dipartimento Studi e ricerche di FareAmbiente – da novembre ad oggi, tra i principali prodotti sequestrati vi sono dolci definiti fintamente artigianali, prodotti ittici, vini/spumanti con false denominazioni, oltre che migliaia di pezzi di botti di capodanno illegali; prodotti che danneggiano l’economia italiana, oltre che la salute dei cittadini”.

 

Confermato il Capodanno estivo: zero termico oltre i tremila metri

Durante il periodo natalizio tra Canada e Stati Uniti d’America si sono abbattute tempeste di gelo e neve da record: una massa di aria artica, in discesa dal Polo Nord, ha causato un tracollo termico eccezionale dal Montana al Texas; in alcuni stati al confine con il Canada siamo passati, in poche ore, da valori positivi a punte di -25/-30°C con bufere di vento e neve. Responsabile di questo evento estremo anche un ciclone Bomba, un vortice che ha visto scendere la pressione di circa 25 millibar (o ettopascal, che è equivalente) in meno di 24 ore: il ciclone ha causato blizzard estesi ed estremi, cioè raffiche di vento da uragano insieme a neve abbondante. Negli ultimi giorni è sorta una domanda legittima: questo freddo artico e il ciclone Bomba arriveranno anche in Europa e in Italia?
Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito www.iLMeteo.it, risponde a questa domanda analizzando la situazione a livello globale. “Il pericolo, con la paura di vivere in Europa una situazione simile a quella natalizia degli USA, nasce dalla conoscenza ormai diffusa delle principali nozioni meteorologiche: le perturbazioni si spostano nel 90% dei casi da Ovest verso Est, sappiamo bene che anche gli uragani a volte arrivano dalle coste statunitensi a lambire il Regno Unito o la Penisola Iberica e frequentemente vediamo fronti perturbati attraversare l’Oceano Atlantico portando piogge diffuse verso l’Europa e l’Italia. È dunque possibile che arrivi il ciclone Bomba in Italia? Il tempo necessario per attraversare l’Oceano Atlantico è mediamente 5-6 giorni, quindi rischieremmo proprio in queste ore di essere colpiti dal ciclone Bomba statunitense”.

Cerchiamo dunque di capire dove si è diretto questo ciclone e quale sarà il meteo dei prossimi giorni in Italia. Il ciclone Bomba degli USA, nei giorni successivi al Natale, invece di muoversi verso Est e verso l’Atlantico, è rimasto stazionario tra il Canada e il Passaggio a Nord Ovest, in pratica tra la Baia di Hudson e il Mare del Labrador a Sud della Groenlandia: seppur in lento indebolimento, il ciclone ha comunque inviato un’intensa perturbazione verso l’Europa. Negli ultimi giorni, semplificando molto la configurazione meteorologica, l’Anticiclone delle Azzorre ha però fatto da barriera a questa perturbazione deviando il flusso instabile e freddo verso Islanda e Regno Unito: si sono avute nevicate abbondanti in Islanda e addirittura temporali sull’Irlanda e la Scozia.

Possiamo dunque dormire sonni tranquilli in Italia, l’Anticiclone delle Azzorre ci ha protetti deviando il flusso perturbato verso Nord e attenuando in modo sensibile la perturbazione, in origine artica, che aveva colpito Canada e Stati Uniti. Il tempo per il Capodanno sarà dunque stabile e mite, come previsto da giorni; ci sarà solo un sensibile ulteriore peggioramento sull’Europa settentrionale e occidentale come ricordo del ciclone Bomba che insieme ad altri fattori meteorologici sta ancora condizionando il tempo delle zone atlantiche.
In Italia dopo qualche pioggia, residua nel corso delle prossime ore al Centro-Nord, avremo una nuova rimonta dell’Anticiclone Africano, il cugino dell’Anticiclone delle Azzorre che ci ha protetto dal maltempo statunitense: insieme, i due anticicloni ci regaleranno dunque tempo stabile e soleggiato per il 31 dicembre e il primo gennaio, salvo nubi più compatte in Pianura Padana e tra Liguria e Toscana dove non sarà esclusa la pioviggine anche all’ora del brindisi. Brindisi che tra l’altro sarà tiepido ovunque: pensate anche in montagna lo zero termico salirà fino a 3300 metri come in estate, a mezzanotte avremo 5°C a Cortina d’Ampezzo, 10°C a Courmayeur!
Scendendo dalla montagna prevediamo alla mezzanotte di San Silvestro 10°C a Milano con locale pioviggine, 14°C a Genova con qualche piovasco, poi tempo asciutto quasi ovunque con 15°C a mezzanotte a Firenze (!), 10°C a Bologna, Roma e Bari, 12°C ad Ancona e Napoli, 14°C a Palermo e Cagliari. Insomma per il secondo Capodanno ‘Estivo’ di fila (anche il 2021/22 fu caldissimo per il periodo) brinderemo con delle bollicine ‘tiepide’!

Gucci

Capodanno al caldo ma con qualche pioggia: a Milano brindisi con 10° a mezzanotte

Dopo settimane di stabilità assoluta, qualcosa si muove: una perturbazione atlantica sta attraversando l’Europa centro-settentrionale con maltempo su Regno Unito, Francia e con fenomeni intensi anche in Portogallo. L’Italia sarà parzialmente interessata da questa perturbazione: nelle prossime ore, infatti, la coda attraverserà marginalmente il Settentrione e parte delle regioni centrali, in particolare Toscana e Marche. Si tratterà di un peggioramento decisamente modesto ma, dopo settimane di calma piatta, sarà necessario riaprire gli ombrelli in alcune zone del Paese.

Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, conferma la perturbazione ma indica anche che il peggioramento sarà molto rapido e localizzato: nelle prossime ore qualche piovasco interesserà Liguria di Levante, Alta Toscana, Friuli e Valle d’Aosta con quota neve sulle Alpi intorno ai 1.400 metri; nel pomeriggio i fenomeni tenderanno a diventare un po’ più diffusi in Toscana e a espandersi in parte verso Emilia Romagna e Veneto. La penultima giornata del 2022 vedrà lo spostamento della piccola perturbazione verso Est: sono attese ancora piogge sulle stesse zone con un modesto coinvolgimento possibile anche di Umbria, Lazio e Alta Campania.

E a San Silvestro? Il meteo a cavallo del 2022 e del 2023 vedrà prevalenza di tempo stabile e sereno grazie al ritorno dell’Anticiclone africano. Tra il 31 e il primo gennaio, nonostante l’Anticiclone africano prepotente su tutta la penisola, dobbiamo comunque segnalare la possibilità di un brindisi bagnato a Milano con 10°C a mezzanotte e a Genova per quanto riguarda le città principali; avremo anche un brindisi senza freddo in montagna con zero gradi a 2.500-2.700 metri allo scoccare del nuovo anno.
Insomma replicheremo il Capodanno dell’anno scorso con tanto sole e tanto caldo, in particolare in montagna con zero termico che toccherà i 3.300 metri dalle Alpi alla Sicilia. Lo zero termico si troverà dunque a una quota che viene raggiunta normalmente in estate. Un valore incredibile che conferma l’arrivo del secondo Capodanno estivo di seguito.

Capodanno caldissimo, ma la Befana porterà fiocchi di neve

Tempi di ritorno lunghissimi per eventi estremi: in altre parole, un altro Capodanno caldissimo ed eccezionale come quello dell’anno scorso sarebbe dovuto ‘tornare’ tra decine di anni. E invece, come l’anno scorso, il Capodanno 2022-2023 sarà caldo, anomalo e con un anticiclone africano mostruoso. Tanto per citare alcuni numeri, sono previste temperature massime di 10°C a Milano come a Cortina d’Ampezzo a 1200 metri di quota, 18 gradi a Roma per un San Silvestro primaverile, 21-23°C ancora in Sicilia e Sardegna. E anche a 2000 metri le temperature faranno fatica a scendere sotto lo zero durante il brindisi di mezzanotte!
Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, spiega infatti che, proprio come un anno fa, l’anticiclone africano sarà molto robusto ed esteso, in modo anomalo, dall’Algeria fino all’Ucraina. Il riscaldamento globale porterà infatti, ancora una volta, valori primaverili per il Capodanno: sembrerà di trascorrerlo agli inizi dell’Impero Romano, giorno di festa che allora cadeva appunto il primo marzo e si festeggiava con temperature miti; per onor di cronaca, il primo marzo quest’anno a Roma c’erano solo 11°C, quindi siamo comunque fuori da ogni confronto.

Per quanto riguarda poi le previsioni nel dettaglio, continua a non esserci solamente il caldo e il sole in Italia: sono due settimane che nubi basse o nebbie attanagliano le pianure e le colline del Centro-Nord. L’anticiclone africano continuerà a schiacciare l’umidità nei bassi strati anche nei prossimi giorni, favorendo purtroppo cieli grigi nei fondivalle; il sole sarà protagonista ancora una volta in montagna, lungo il versante adriatico e al Sud.
Tra il Nord Italia e la Toscana, passerà anche una veloce perturbazione atlantica entro venerdì, con piovaschi e isolate brevi nevicate: la quota neve è prevista intorno ai 1300-1500 metri sulle Alpi, mentre i fiocchi si scioglieranno purtroppo, ancora una volta, sotto le cime più alte dell’Appennino; la dorsale appenninica presenta infatti una situazione decisamente calda per il periodo e la stagione sciistica stenta a decollare.
Ci attende dunque un’altra settimana mite, addirittura molto calda tra il 30 dicembre e il primo giorno del 2023, quando l’anticiclone africano raggiungerà il suo culmine di potenza: con l’inizio del nuovo anno, questa situazione altopressoria dovrebbe crollare a causa di successivi attacchi più freddi da Ovest e da Est.
‘Epifania tutto il caldo lo porta via’? È possibile! Al momento non si escludono addirittura nevicate in Pianura Padana per il 6 gennaio 2023. Una data da segnare, quantomeno per la fine del caldo anomalo e per l’arrivo di un po’ di freddo capace di smuovere l’aria inquinatissima del Nord Italia, pulendola un po’.

Capodanno, i fuochi d’artificio peggiorano la qualità dell’aria e terrorizzano gli animali

Negli ultimi anni, la tradizione di salutare il nuovo anno con botti e fuochi d’artificio si è sempre più rivelata pericolosa e nociva non solo per gli esseri umani e per la salute degli animali – domestici e selvatici – ma anche per la qualità dell’aria. A spiegarlo è l’Arpa Lombardia, la quale ricorda che “nelle ore immediatamente successive all’utilizzo di fuochi d’artificio si registra un peggioramento dei valori della qualità dell’aria, anche con elevati picchi in atmosfera, in particolare di polveri sottili (PM10). La tipologia degli inquinanti prodotti dagli scoppi è nociva  e contiene tra l’altro valori non trascurabili di potassio (K), stronzio (Sr), bario (Ba), magnesio (Mg), alluminio (Al), zolfo (S), titanio (Ti), manganese (Mn), rame (Cu), bromo (Br), piombo (Pb)”.

Di Capodanno in Capodanno, è dunque cresciuto il numero dei Comuni che emanano ordinanze per vietare l’utilizzo di botti e fuochi d’artificio durante i festeggiamenti di Capodanno. Iniziamo l’elenco, però, subito con un paradosso. Se, da un lato, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente lombarda segnala i danni che i fuochi d’artificio provocano alla qualità dell’aria, dall’altro l’annullamento di alcune delle misure previste dal “piano aria e clima” da parte del Tar (dopo un ricorso di alcuni commercianti) permette, di fatto, di sparare botti e fuochi. Sul sito del Comune di Milano si legge infatti: “In attuazione delle sentenze Tar Lombardia n. 2033/2022 e n. 2034/2022, il divieto di accensione di fuochi d’artificio, compresi i petardi, mortaretti e artifici esplodenti in genere, di cui all’art. 10 del regolamento per la qualità dell’aria avente ad oggetto ‘Combustioni all’aperto’ è annullato”. Il risultato più evidente è proprio che il Comune non potrà emanare alcuna ordinanza, né alcun divieto.
Per quanto riguarda altre città, da anni la Capitale vieta l’utilizzo di botti e fuochi d’artificio, così come a Torino; a Bologna il divieto è entrato in vigore il 24 dicembre e lo sarà sino al 7 gennaio 2023; niente botti per la notte di San Silvestro nemmeno a Bari, Sassari, Treviso e Cecina.

Nel caso in cui alcune amministrazioni cittadine non prendessero provvedimenti in tal senso, si può fare riferimento al decalogo Oipa. L’Organizzazione internazionale protezione animali ha infatti realizzato un video attraverso il quale consiglia come tutelare gli ‘amici a quattro zampe’ che, terrorizzati dal rumore, potrebbero scappare di casa e correre per strada, correndo il rischio di essere investiti. A loro si aggiunge la fauna selvatica che, disorientata dai botti, potrebbe schiantarsi contro alberi, muri, cavi elettrici o – come nel caso degli animali domestici – scappare in strada.
Ecco i punti del decalogo Oipa: teniamo gli animali il più lontano possibile dai festeggiamenti e dai luoghi in cui i petardi vengono esplosi; non lasciamoli soli, potrebbero avere reazioni incontrollate e ferirsi. Stiamo loro vicini, mostrandoci tranquilli e cercando di distrarli; non lasciamoli in giardino. Teniamo in casa o in un luogo protetto gli animali che abitualmente vivono fuori per scongiurare il pericolo di fuga; teniamo alto il volume di radio o televisione, chiudendo le finestre e le persiane; lasciamo che si rifugino dove preferiscono, anche se si tratta di un luogo che normalmente è loro vietato; durante le passeggiate teniamoli al guinzaglio, evitando anche di liberarli nelle aree per gli animali per evitare fughe dettate dalla paura; facciamo visitare l’animale da un veterinario comportamentalista affinché valuti la possibilità di una terapia di supporto; evitiamo soluzioni fai da te somministrando tranquillanti, alcuni sono addirittura controindicati e fanno aumentare lo stato fobico; organizzare una “gita fuori porta” per trascorrere il Capodanno in luoghi lontani dai centri urbani e dai rumori forti e improvvisi; chiediamo al nostro Comune un’ordinanza contro i botti e sensibilizziamo l’opinione pubblica su quanto questi inutili rumori possano essere dannosi per gli animali domestici e selvatici

Anche le “lanterne cinesi”, fatte spesso volare in occasione del Capodanno, possono causare il ferimento e la morte di animali. Si sono verificati diversi casi di selvatici e domestici ustionati, strangolati, o morti per emorragia interna dopo aver ingoiato il metallo tagliente dello scheletro delle lanterne. Il loro volo incontrollato è inoltre molto pericoloso, in quanto facile innesco di incendi boschivi.