Mobilità, Descalzi (Eni): “Non si può puntare su un’unica soluzione”

Nel sistema energetico” per quel che concerne il segmento della mobilità “non si può mai puntare su un’unica soluzione”. Lo dice l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, a margine del Forum di Coldiretti. “Come Eni puntiamo sui biocarburanti, ma ci sono mezzi pesanti, tutta la parte aeronautica e i mezzi navali che ovviamente non possono passare in modo immediato, e forse mai, all’elettrico – aggiunge -. Quindi, hanno bisogno anche delle alternative con bassa impronta carbonica”. Ma “puntiamo molto sull’elettrico, siamo la prima o tra le prime società in termini di stazioni di ricarica in Italia e ne abbiamo molte anche in Europa”, dice ancora Descalzi. Che prosegue: “Abbiamo la parte dell’elettrico, quella del biodiesel e dei biocarburanti in senso generale, anche se l’elettrico resta fondamentale – sottolinea -. Bisogna avere tante soluzioni, perché dobbiamo cercare anche soluzioni che siano economiche e che possano auto-giustificarsi senza dover pesare sul governo o, ancora di più, a livello tariffario su tutti i cittadini”.

Descalzi: “Africa spinta a biocarburanti, ma colture non devono impattare su foreste”

E’ chiaro che l’Africa può essere una spinta ai biocarburanti a patto che si riesca a sviluppare quelle colture che stiamo sviluppando noi, quindi piante oleose, arbusti che vivono in zone quasi desertiche, con poca acqua, senza impattare sulle foreste primarie e secondarie, perché questo va contro l’obiettivo di ridurre il contenuto di Co2”. Lo dice l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, a margine del Forum di Coldiretti. “I più grossi contenitori e strumenti di cattura che esistono al mondo sono proprio le foreste primarie e secondarie”, conclude.

Descalzi resta a Eni, Cattaneo-Scaroni alla guida di Enel e Cingolani ad Leonardo

Non è stato facile, ma alla fine le forze di maggioranza una quadra sulle nomine dei nuovi board delle società partecipate la trovano.

Si parte dall’unica certezza che ha accompagnato queste settimane di discussione: Claudio Descalzi resta amministratore delegato di Eni. Per proseguire il lavoro di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, non solo per liberare l’Italia della dipendenza russa, ma soprattutto per costruire quel progetto che la premier, Giorgia Meloni, ha chiamato ‘Piano Mattei‘, che nelle intenzione di Palazzo Chigi dovrebbe trasformare l’Italia nell’hub di riferimento per l’Europa, facendo leva sulla posizione geografica (e geopolitica) del nostro Paese rispetto all’area del Mediterraneo.

Alla presidenza del Cane a sei zampe, invece, arriva Giuseppe Zafarana, in uscita dalla Guardia di finanza, dove ha svolto il ruolo di comandante generale. Il Mef, titolare del 4,34% del capitale e per il tramite della Cassa depositi e prestiti (partecipata all’82,77% dal Mef) di un ulteriore 25,76%, comunica, poi, che il nuovo collegio sindacale di Eni sarà composto dagli effettivi Giulio Palazzo, Andrea Parolini e Marcella Caradonna e dai supplenti Giulia de Martino e Riccardo Bonuccelli. L’assemblea degli azionisti di Eni è convocata per il 10 maggio prossimo.

La vera sorpresa di questa partita è Enel. Flavio Cattaneo è infatti il nuovo ad, mentre Paolo Scaroni torna, ma nel ruolo di presidente. In vista dell’assemblea degli azionisti (10 maggio prossimo), il ministero dell’Economia, titolare del 23,59% del capitale, indica per il Consiglio di amministrazione i consiglieri Alessandro Zehenter, Johanna Arbib Perugia, Fiammetta Salmoni e Olga Cuccurullo.

Confermate, invece, le indiscrezioni sul board di Leonardo, che avrà come ad l’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e come presidente Stefano Pontecorvo. Nella lista del Mef (titolare del 30,2% del capitale), per l’assemblea degli azionisti del 9 maggio, ci sono anche Elena Vasco, Enrica Giorgetti, Francesco Macrì, Trifone Altieri, Cristina Manara e Marcello Sala come consiglieri.

Nessuna ‘sorpresa’ nemmeno al timone di Poste Italiane, perché Matteo Del Fante resta amministratore delegato, ma con Silvia Rovere come presidente. Il dicastero di via XX Settembre, titolare del 29,26% del capitale e per il tramite di Cdp di un ulteriore 35%, nomina anche consiglieri Wanda Ternau, Matteo Petrella, Paolo Marchioni e Valentina Gemignani.

Le nomine dei nuovi vertici di Eni, Enel, Leonardo e Poste sono frutto di un attento percorso di valutazione delle competenze e non delle appartenenze. È un ottimo risultato del lavoro di squadra del governo“, commenta Meloni. Che ringrazia “chi ha servito l’Italia con passione in queste aziende“, mentre augura “ai prossimi amministratori buon lavoro. Il loro compito è quello di ottenere risultati economici solidi e duraturi nell’interesse della nazione che rappresentano in tutto il mondo“.

Resta ora da sciogliere il nodo di Terna. L’attuale ad, Stefano Donnarumma, per mesi dato in procinto di assumere la guida di Enel, al momento non si muove. Anche se i rumors indicano che al suo posto, nella società che gestisce la rete di trasmissione nazionale dell’energia, potrebbe arrivare Giuseppina Di Foggia, oggi ceo e vice presidente di Nokia Italia. Sarebbe la prima donna a capo di una società partecipata, un primato che Giorgia Meloni pare proprio voglia realizzare nella sua esperienza da presidente del Consiglio.

Biocarburanti, Descalzi: “Una menzogna dire che affamiamo l’Africa”

Sovranità energetica e autonomia passano da tre macrofattori: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, infrastrutture e mix di gas e tecnologie di proprietà. La ricetta è firmata dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, da un anno è impegnato anche nel difficile compito di aiutare l’Italia e il governo a liberarsi dalle forniture russe (Mosca “non sta dando più nulla all’Italia e molto poco all’Europa, siamo al 5-6% rispetto alla domanda“) creando una indipendenza per il nostro Paese. Il manager ne ha parlato alla cena sociale dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti del Lazio per l’apertura dell’anno sociale 2023, che si è svolta la sera del 28 marzo, a Roma (qui nella foto di GEA accanto al presidente dell’Ucid regionale, Riccardo Pedrizzi).

Un ragionamento molto articolato, che parte dallo scenario in cui si trovano l’Europa e, di conseguenza, l’Italia: “Siamo un grande complesso di trasformazione industriale” ma senza “energia propria, quindi siamo in una grande macchina che però non ha energia. Come se avessimo comprato una Ferrari ma non abbiamo la benzina. Questa è la situazione”, spiega. Dunque, “quando si parla di sovranità o autonomia, vuol dire riuscire ad avere l’energia necessaria per far muovere la propria macchina, le proprie imprese”.

Per ovviare al problema, però, Descalzi richiama tutti alla realtà del momento: “Prima di tutto bisogna mettere i piedi per terra: il gas non può scomparire domani”. Anche perché, spiega, “da vent’anni le previsioni dicono che il gas in Europa sarà sempre meno presente: nel 2000 ne consumavamo 400 miliardi di metri cubi, nel 2022 abbiamo consumato 400 miliardi di metri cubi. Le stesse quantità. Nel mondo, nel 2000 si consumavano 2mila miliardi di metri cubi, oggi se ne consumano più di 4mila miliardi. Il gas, quindi, sta crescendo”.

In chiave futura, però, servono idrogeno verde e soprattutto rinnovabili, “che sono una parte fondamentale ma hanno avuto una penetrazione debole“. Dunque, serve “continuità“. Fino a quando tutto questo non sarà una realtà consolidata, però, serve il gas. Che “prima ci arrivava via tubo, via pipeline, mentre ora deve arrivare con i rigassificatori”, quindi, “oltre alla diversificazione” delle fonti di approvvigionamento “sono necessarie anche le infrastrutture”.

Fondamentale per la sovranità energetica, avvisa Descalzi, è che “il gas non deve essere di un terzo” come è accaduto con la Russia. “Dobbiamo importare gas nostro, per cui abbiamo investito e sviluppato, che nessuno può portarci via” perché questo “ci può dare continuità. E così stiamo facendo con il gas che Eni ha scoperto, trovato e che mette a disposizione”.

C’è anche il capitolo biocombustibili nel ragionamento del ceo del Cane a sei zampe. Vede il bicchiere mezzo pieno sulla battaglia del governo in Europa “vinta in parte”, ma è soprattutto sulle polemiche legate alla produzione che sente il bisogno di togliersi il sassolino dalle scarpe. “Ho sentito in televisione qualcuno che raccontava che noi di Eni stiamo affamando l’Africa perché produciamo olio vegetale. Possiamo dire che questa è una menzogna”, tuona. “Gli arbusti oleosi che coltiviamo in Africa sono in zone desertiche, quindi quasi senza acqua – spiega -. In 7 Stati africani produrremo circa 700-800mila tonnellate all’anno” creando “un totale di 2 milioni di posti di lavoro. Agricoltori. Formati, con Coldiretti, in Italia e in Ruanda”.

Infine, Descalzi parla anche dell’Europa agli imprenditori cristiani del Lazio. “Ci pone degli obiettivi sacrosanti, ma i percorsi e le tecnologie per raggiungerli dobbiamo lasciarli ai singoli Paesi, perché ognuno ha un proprio sistema e una propria storia: la Francia ha il nucleare, noi il gas, le rinnovabili e anche tecnologie su economia circolare o biocarburanti, che sono di nostra proprietà”. A suo modo di vedere, infatti, “questi sono i concetti che ci portano ad avere un’autonomia e una sovranità nel campo energetico e dobbiamo difendere le nostre tecnologie e la libertà di poterle scegliere e sviluppare per le nostre industrie“.

Energia e transizione ecologica alla “Cernobbio degli imprenditori cattolici”

Una serata per fare comunità, parlando dei temi di più stretta attualità, che toccano famiglie e imprese. La cena di apertura dell’anno sociale 2023 dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti del Lazio, avvenuta martedì 28 marzo, a Roma, è stata l’occasione per mettere allo stesso tavolo, non solo idealmente, ministri, esponenti di governo, presidenti di commissione, manager di partecipate pubbliche, consiglieri regionali e assessori del Lazio, ma soprattutto manager, ceo e presidenti di società italiane e multinazionali, oltre a banchieri e assicuratori. “Il Gota dell’economia e della finanza nazionale che si riunisce per fare comunità”, dice il presidente di Ucid Lazio, Riccardo Pedrizzi. Che definisce la serata “una sorta di Cernobbio degli imprenditori cattolici”.

Ospiti della serata, dal titolo emblematico ‘L’autonomia energetica per la sovranità nazionale’, tra gli altri, personalità del calibro di Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, e Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier, oltre alla ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, al vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, l’ex ministro dell’Ambiente, Luciano Galletti, il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio, e il vescovo Paolo Selvadagi, consulente ecclesiastico dell’Ucid gruppo Lazio. “Da un punto di vista umano vogliamo creare delle reti di solidarietà, perché in questo momento, nel nostro Paese, c’è bisogno di fare comunità per affrontare sfide drammatiche, come quella energetica”, spiega ancora Pedrizzi. Che indica le priorità anche dell’Ucid: “Gli approvvigionamenti e la transizione energetica che ci viene proposta dall’Europa”.

Secondo l’ex senatore “Abbiamo scongiurato l’appuntamento disastroso per quello che riguarda le macchine elettriche. Il governo italiano ha fatto un buon lavoro, ha stoppato questa transizione e adesso c’è da scongiurare la transizione energetica sulle nostre case”. Perché “l’Europa vorrebbe l’efficientamento energetico per il nostro patrimonio immobiliare, il ché significherebbe andare a colpire le famiglia, anche per le piccole abitazioni, con una spesa di circa 25-30mila euro che non si possono permettere. In questo la rappresentanza italiana in Europa dovrà farsi sentire”.

Anche Tajani non si sottrae dal tema. “La guerra in Ucraina ci ha costretto a liberarci dalla dipendenza dalla Russia: i risultati sono molto positivi, c’è stata una politica molto saggia”, sottolinea il responsabile della Farnesina. Che ricorda: “L’Italia vuole diventare hub energetico nel Mediterraneo per tutta Europa, andiamo avanti, è un impegno prioritario per il governo”.

Descalzi, nel suo breve intervento, parla di sovranità energetica e autonomia, che passano da tre macrofattori: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, infrastrutture e mix di gas e tecnologie di proprietà. La ricetta del ceo di Eni, da un anno impegnato anche nel difficile compito di aiutare l’Italia e il governo a liberarsi dalle forniture russe (Mosca “non sta dando più nulla all’Italia e molto poco all’Europa, siamo al 5-6% rispetto alla domanda“) creando una indipendenza per il nostro Paese, parte da un ragionamento molto articolato. “Siamo un grande complesso di trasformazione industriale” ma senza “energia propria, quindi siamo in una grande macchina che però non ha energia. Come se avessimo comprato una Ferrari ma non abbiamo la benzina. Questa è la situazione”. Dunque, “quando si parla di sovranità o autonomia, vuol dire riuscire ad avere l’energia necessaria per far muovere la propria macchina, le proprie imprese”. Per ovviare al problema, però, Descalzi richiama tutti alla realtà del momento: “Prima di tutto bisogna mettere i piedi per terra: il gas non può scomparire domani”.