Dialuce (ENEA): Nucleare soluzione per futuro, idrogeno non ancora competitivo
Idrogeno verde, nucleare di quarta generazione o modulare, spinta sulle rinnovabili e sui sistemi di accumulo: “Non c’è un’unica strada che ci porterà alla decarbonizzazione al 2050 perché un sistema soltanto elettrico difficilmente riuscirà a integrare le esigenze dell’industria, dei trasporti, soprattutto quelli aerei e navali e della produzione di calore”. E, ancora, “è fondamentale guardare alle nuove tecnologie, ma con un occhio alle ricadute sul Pil, all’industria e alla filiera nazionale”. Gilberto Dialuce, presidente dell’ENEA (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), guarda avanti, ma lo fa con quella lungimiranza e quel senso pratico frutto di 40 anni di lavoro nel campo degli idrocarburi, della sicurezza degli approvvigionamenti, della liberalizzazione dei mercati, ma anche delle nuove tecnologie, efficienza energetica, fonti rinnovabili e ricerca di sistema elettrico.
CENTRALI A CARBONE
Nell’intervista a GEA, Dialuce traccia il cammino del futuro prossimo, ma non prima di aver stilato il bilancio di un anno di lavoro: “Essere qui è un compito complesso e sfidante, soprattutto in questo momento caratterizzato da una accelerazione della transizione energetica ed ecologica”. Un momento in cui la guerra in Ucraina ha fatto deflagrare la crisi degli approvvigionamenti, al punto che alcuni Paesi si sono riconvertiti all’uso del carbone con il rischio di fermare il percorso di decarbonizzazione: “Le tensioni sul fronte del petrolio e del gas confermano che il percorso della decarbonizzazione è fondamentale sia per il raggiungimento degli obiettivi climatici sia per una maggiore indipendenza energetica”, sottolinea Dialuce. “Nell’immediato – puntualizza – c’è un problema: avremo sufficienti forniture di gas per il prossimo inverno? In Italia non si tratta di riaprire centrali a carbone già chiuse, anche perché non sarebbe comunque così facilmente attuabile, ma di utilizzare quelle ancora in esercizio al livello massimo consentito per quelli che sono i limiti emissivi, cercando in questo modo di risparmiare gas”. Il tema decarbonizzazione, quindi, resta più che mai valido “ma ovviamente abbiamo una fase contingente in cui occorre fare ricorso a tutto quello che esiste”.
TRIVELLE
La diversificazione delle fonti di approvvigionamento è la strada intrapresa dal governo per superare la ‘schiavitù’ dalla Russia. Ma in Italia il gas c’è, solo che non viene estratto: “Nel corso degli ultimi anni – spiega il presidente dell’ENEA – si è assistito a una riduzione di queste attività perché l’opinione pubblica le ha percepite come eccessivamente rischiose per l’ambiente”. In realtà, ricorda, “queste attività si svolgono nel nostro Paese da moltissimi anni e non ci sono stati gravi incidenti con conseguenze irreversibili sull’ambiente. Tornare indietro ora è complesso perché molte compagnie sono andate all’estero a lavorare”. E quindi? “Si possono valorizzare le infrastrutture e concessioni esistenti, perché fare altri investimenti in zone come l’Alto Adriatico – dove sono concentrate le maggiori risorse da sviluppare- richiederebbe di partire con nuove infrastrutture da zero e servirebbero alcuni anni”, puntualizza Dialuce.
NUCLEARE E SMALL REACTOR
Una via d’uscita potrebbe essere rappresentata dal nucleare, ancorché osteggiato da due referendum e da tanta preoccupazione. Ma Dialuce apre uno spiraglio, sia pure con prudenza. “ENEA – dice – segue varie linee di ricerca, focalizzate in modo particolare sulla fusione. Potrebbe essere la soluzione definitiva del futuro, perché consentirebbe di avere a disposizione volumi di energia notevolissimi e del tutto indipendenti. Si tratta, però, di fare un grande sviluppo tecnologico, su cui Enea sta investendo moltissimo, circa 600 milioni di euro in 5 anni per arrivare poi a un progetto complessivo europeo e internazionale di un reattore a fusione”.
ENEA sta lavorando anche sulla ricerca per il nucleare di quarta generazione “con la società newcleo che, attraverso il crowdfounding, sta promuovendo lo sviluppo di questo tipo di reattori”. In base all’accordo, ENEA realizzerà un prototipo in scala più piccola per testare questo meccanismo di reattore di quarta generazione raffreddato a piombo fuso, “che è un sistema innovativo – ricorda Dialuce – che dà grandi garanzie di sicurezza rispetto ai sistemi tradizionali ad acqua. Potrebbe essere una tecnologia disponibile tra 5-10 anni”.
C’è poi la soluzione degli Small Modular Reactor, “dei piccoli reattori di potenza più bassa che hanno un diverso tipo di utilizzo, perché sono prefabbricabili in serie in unità singola, costruiti in luoghi diversi dal sito in cui verranno poi effettivamente utilizzati”. Sono l’evoluzione di quelli già in uso sulle portaerei, sui sommergibili, sui rompighiaccio. “Questa tecnologia potrebbe avere una futura diffusione – afferma il presidente dell’ENEA – se raggiungesse costi di produzione energetica concorrenziali per un seguito commerciale”.
HYDROGEN VALLEY
Infine, ma non certo ultimo, c’è l’idrogeno. Un tema che sta molto a cuore a ENEA e ai suoi ricercatori perché “può sostituire alcuni usi finali del metano – ricorda Dialuce – soprattutto per la produzione di calore ad alta temperatura, come l’industria del vetro, dell’acciaio, della ceramica, per le quali al momento sembra essere l’unica alternativa a portata di mano”. Il problema è che l’idrogeno non esiste in natura, ma va estratto dall’acqua o dal metano utilizzando energia. Se lo vogliamo ‘clean’ non si può partire dal metano, ma si deve usare energia rinnovabile per il processo di elettrolisi o per la produzione da biomasse con cattura e riutilizzo della CO2. In ogni caso si tratta di processi energetici ancora costosi e, dal punto di vista dell’efficienza “vanno testate le linee di produzione, di trasporto, di distribuzione e di utilizzo”, racconta Dialuce. Con una precisazione non di poco conto: “L’idrogeno è un gas altamente infiammabile, più del metano e va testato dal punto di vista della sicurezza. Bisognerà poi investire per abbassare il costo di produzione perché oggi non è competitivo. Grazie ai fondi ottenuti dal Ministero della Transizione Ecologica in ambito PNRR, ENEA sta lavorando proprio su questo. Siamo partiti con un programma di ricerche con Cnr e Rse per mettere insieme il meglio delle tecnologie e delle professionalità dei nostri tre enti di ricerca e l’Hydrogen Valley che sorgerà alla Casaccia seguirà in scala reale l’intero ciclo dell’idrogeno verde per testarlo e trasferirne poi i risultati alle imprese della filiera italiana”, conclude il presidente dell’ENEA.