Fondo svizzero Eip acquisisce una partecipazione del 10% in Plenitude

Il fondo d’investimento svizzero Energy Infrastructure Partners (EIP) ha aumentato la sua partecipazione in Plenitude, la divisione energie rinnovabili e retail dell’Eni, al 10%. EIP, che aveva già pagato 588 milioni di euro a marzo per acquisire il 7,6% di Plenitude, ha aumentato la sua partecipazione attraverso un aumento di capitale di 209 milioni di euro. L’operazione, che valuta Plenitude oltre 10 miliardi di euro, “rafforza la sua struttura finanziaria” e “fornisce risorse aggiuntive per la sua strategia di crescita”, spiega Eni che sta, quindi, applicando quella che definisce una strategia “satellitare”, volta a creare unità specializzate e indipendenti in grado di attrarre investitori “di valore”, finanziando così la crescita del gruppo.

Sono molto soddisfatto di questa operazione. L’incremento dell’investimento di EIP in Plenitude – dice Stefano Goberti, amministratore delegato di Plenitudeè un altro segno tangibile della solidità del nostro modello di business, apprezzato anche da chi ci ha potuti vedere all’opera ormai da un po’ di tempo“. Negli ultimi anni Plenitude, ricorda l’ad, “è cresciuta grazie alla passione e all’impegno delle sue persone, realizzando e superando i propri obiettivi strategici, così come riflesso nei risultati, con un Ebitda aumentato costantemente dai circa 600 milioni di euro del 2021 a 1 miliardo di euro atteso quest’anno”. Per Tim Marahrens, partner di EIP, “la decisione di incrementare il nostro investimento riconferma la nostra fiducia nell’azienda, nel suo valore, nella sua organizzazione e nella sua leadership, nonché nella capacità di Plenitude di raggiungere risultati in linea con la sua strategia e il suo piano di business“. Francesco Gattei, direttore Transizione e Finanza di Eni, ritiene che questo approccio sia il più adatto per affrontare le sfide della transizione energetica. “Siamo impegnati in un percorso virtuoso di creazione di aziende a basse o zero emissioni di carbonio che attraggono grandi investitori, crescono e diventano autosufficienti”, spiega.

In quest’ottica, a fine ottobre Eni ha firmato un accordo per la cessione di una quota del 25% di Enilive, la sua controllata specializzata nella bioraffinazione, al fondo di investimento americano KKR per 2,9 miliardi di euro. EIP, società specializzata in investimenti nelle energie rinnovabili, gestisce asset per sette miliardi di euro, mentre Plenitude è il risultato della fusione, avvenuta nell’aprile 2021, tra le attività retail di Eni nel settore del gas e dell’elettricità e la divisione energie rinnovabili. Eni aveva previsto la quotazione in borsa della società nel giugno 2022, ma ha rinviato l’operazione a causa della “volatilità e dell’incertezza” dei mercati finanziari. Presente in oltre 15 Paesi, Plenitude genera elettricità da fonti rinnovabili con una capacità installata di oltre 3 gigawatt (GW), fornisce gas ed elettricità a 10 milioni di clienti e dispone di una rete di 21.000 stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Entro il 2027, l’azienda punta ad avere più di 11 milioni di clienti, 8 GW di capacità rinnovabile e 40.000 punti di ricarica in Italia e all’estero.

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Italia-Libia, Meloni a Tripoli per il Business Forum: accordi nei settori chiave

Il legame tra Roma e Tripoli si stringe. Domani Giorgia Meloni sarà al Business Forum Italia-Libia, organizzato dalla Camera di commercio paritetica. Al centro, alcuni settori chiave, dall’energia alla pesca e agroindustria, dalla sanità e farmaceutica alle infrastrutture e il design. Un focus a parte sarà dedicato all’università e alla formazione professionale.
I gruppi industriali saranno protagonisti della cooperazione bilaterale e le agenzie dei due Paesi saranno attive nel supporto all’internazionalizzazione delle imprese.

Dalla Libia l’Italia importa principalmente petrolio ed esporta materie prime industriali, apparecchiature meccaniche e prodotti agroalimentari. L’Italia anche nei primi sei mesi del 2024 si è confermata principale partner commerciale del Paese, primo paese di destinazione dell’export libico e terzo fornitore, con una quota di mercato prossima al 12%, in aumento rispetto al 2023.

Per questo, dalla missione del governo italiano a Tripoli nascerà un Memorandum of Understanding tra le Camere di commercio dei due Paesi, rappresentate da Unioncamere e dalla General Libyan Union of Chambers of Commerce, Industry and Agriculture. Lo scopo è principalmente quello di promuovere lo sviluppo delle piccole e medie imprese attraverso lo scambio di informazioni e delegazioni imprenditoriali; la diffusione di competenze tecniche, know-how e opportunità di formazione; lo sviluppo di progetti e di iniziative comuni. Una collaborazione che prevederà un programma di partnership e capacity building per avere un effetto moltiplicatore sulle imprese e sul sistema economico, con attività di formazione, training e diffusione di best practices.

A presidio delle attività, viene istituita una Task Force con tre rappresentanti per parte per gestire le attività previste dall’accordo. “Sono molti i settori produttivi nei quali la collaborazione tra il sistema camerale italiano e quello libico potrà risultare reciprocamente molto fruttuosa”, sottolinea il vice presidente vicario di Unioncamere, Antonio Paoletti. “Tra questi certamente quelli riguardanti il digitale, l’energia e la sostenibilità, l’istruzione e ricerca, le infrastrutture e il turismo”. “Il Business Forum Italia-Libia è una importante occasione di incontro tra le due comunità economiche”, osserva Nicola Colicchi, presidente della Camera di commercio Italo-Libica. “Alla sua organizzazione la Camera Italo-Libica ha lavorato attivamente, supportando e fornendo assistenza tecnica alle Autorità di entrambi i Paesi”.

Intanto, l’intesa si stringe anche a livello energetico. Eni e BP hanno ripreso le loro attività di esplorazione in Libia dopo aver interrotto le operazioni di perforazione nella regione onshore dal 2014. Repsol si prepara inoltre a riavviare le perforazioni nel bacino di Murzuq e OMV è pronta a iniziare le operazioni nel bacino di Sirte nelle prossime settimane, fa sapere la National Oil Corporation libica

Il fondo Kkr continua lo shopping in Italia: rileva il 25% di Enilive per 2,9 miliardi di euro

Kkr parla sempre più italiano. Pochi mesi fa ha speso 22 miliardi per la rete Tim, dopo aver già rilevato negli anni il 37,5% di Fibercop e quote nelle cartiere Fedrigoni e in Magneti Marelli, e ora il fondo americano mette sul tavolo circa 3 miliardi per avere il 25% di Enilive.

Enilive è la società di Eni dedicata alla bioraffinazione, alla produzione di biometano, alle soluzioni di smart mobility, tra cui il car sharing Enjoy, e alla commercializzazione e distribuzione di tutti i vettori energetici per la mobilità, anche attraverso le oltre 5.000 Enilive Station in Europa, dove sono presenti carburanti da materie prime rinnovabili, come HVOlution realizzato con olio vegetale idrogenato.

La società del Cane a sei zampe a luglio aveva firmato un accordo di esclusiva con Kkr, società di investimento di rilievo globale, e oggi è arrivata la firma definitiva dell’intesa. Secondo quanto comunicato dal gruppo italiano “il corrispettivo complessivo convenuto è pari a 2,938 miliardi di euro, da corrispondere attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale in Enilive riservato a Kkr pari a 500 milioni di euro e l’acquisto di azioni Enilive da Eni a fronte del pagamento di 2,438 miliardi di euro, corrispondente ad una valutazione post-money pari a 11,75 miliardi di euro in termini di Equity Value per il 100% del capitale sociale di Enilive”. L’accordo, prosegue la nota “prevede altresì che prima del completamento dell’operazione Eni effettuerà un aumento di capitale pari a 500 milioni di euro per azzerare la posizione finanziaria netta.

Questo accordo rappresenta un nuovo e importante passo avanti nella nostra strategia di business legata alla transizione energetica”, ha commentato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. “Enilive, insieme a Plenitude, è fondamentale per il nostro impegno nel fornire soluzioni energetiche decarbonizzate e ridurre progressivamente le emissioni generate dall’uso finale dei nostri prodotti: entrambe le Società hanno incontrato un grande interesse da parte di partner internazionali di primo piano e conseguito valutazioni di mercato importanti, e questo significa che c’è apprezzamento per come stiamo affrontando la transizione energetica. E crediamo – ha concluso – che per affrontarla con successo questa sia la strada giusta: creare dei business low o zero carbon che rispondano a una domanda reale ed esistente di prodotti energetici e crescano in modo autonomo, in ragione del successo dei loro modelli e dei loro prodotti”.

Eni potrebbe anche vendere altre quote di Enilive, perché – come spiegava in una nota di pochi mesi fa – “il forte interesse manifestato in questo periodo da primari investitori finanziari istituzionali potrebbe portare alla successiva cessione di un’ulteriore quota fino al 10% di Enilive”. L’obiettivo finale, come spiegato da Descalzi un mese fa al forum del Sole24Ore, è una quotazione in Borsa della stessa Enilive, che potrebbe seguire il percorso – per ora sospeso – di Plenitude, in attesa di tempi considerati migliori dal management per il debutto a Piazza Affari o in un altro listino. Anche Plenitude ha visto l’ingresso nel capitale del fondo svizzero Eip, che per quasi 600 milioni ha rilevato il 7,6% della divisione che integra la produzione di energia elettrica da 3 Gw di fonti rinnovabili, la vendita di energia e di soluzioni energetiche in Europa, con 10 milioni di clienti e un’ampia rete di 20.000 punti di ricarica pubblici per veicoli elettrici. Tra gli asset di Enilive figurano le bioraffinerie di Venezia e Gela di Eni in Italia, la joint venture statunitense St. Bernard Renewables con PBF Energy e 22 impianti di produzione di biometano in Italia.

Eni punta a portare la capacità di bioraffinazione di Enilive a oltre 3 milioni di tonnellate all’anno entro il 2026 e a oltre 5 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030. A gennaio ha selezionato il suo terzo impianto di bio-conversione nel sito di Livorno in Italia e un quarto impianto nazionale è in fase di studio. Sta pianificando inoltre altre due decisioni finali di investimento internazionali in Corea del Sud e Malesia nel 2024, che le daranno più di 1 milione di tonnellate/anno di opzionalità SAF, il carburante green per aerei entro il 2026, il doppio del suo obiettivo precedente, con il potenziale di raddoppiare entro il 2030.

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Piano Mattei, la nipote del fondatore Eni a Tajani: “Zio Enrico se l’aspetta, è ora”

Mi raccomando questo Piano Mattei… Zio Enrico se lo aspetta, dice che è ora“. Lo ha detto la nipote del fondatore di Eni, Rosangela Mattei, incontrando il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della cabina di regia proprio sul piano per l’Africa che porta il nome dell’imprenditore italiano. A creare l’occasione per il siparietto andato in scena stamani, davanti Palazzo Chigi, è l’esposizione dell’Alfa Giulietta appartenuta proprio a Enrico Mattei. “Abbiamo finito ora la riunione“, dice il responsabile della Farnesina. “E’ stata lunga“, ribatte l’erede di Mattei. E Tajani controribatte: “Vuol dire che abbiamo lavorato“.

Eni: utile dimezzato nel primo trimestre a causa dei prezzi del gas

Eni ha annunciato mercoledì che l’utile netto del primo trimestre è sceso del 49% a 1,21 miliardi di euro, sulla scia del calo dei prezzi del gas. Il risultato è stato nettamente inferiore al consenso degli analisti del fornitore di informazioni finanziarie Factset, che si aspettavano 1,76 miliardi di euro. Anche l’utile netto rettificato, che esclude le voci eccezionali, è sceso del 46% a 1,58 miliardi di euro. Il fatturato del Gruppo, anch’esso colpito dal calo dei prezzi del gas, è sceso del 16% a 22,9 miliardi di euro, al di sotto delle aspettative degli analisti. Tuttavia, l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi ha definito i risultati “eccellenti” e ha affermato che “segnano una traiettoria di superamento delle previsioni economico-finanziarie di budget. Sulla base del nostro scenario aggiornato, le nostre aspettative sono di un flusso di cassa operativo di oltre €14 mld e, in linea con la nostra politica di distribuzione, prevediamo di incrementare il piano 2024 di buy-back del 45% a €1,6 mld”.

Eni ha quindi rivisto al rialzo le previsioni per l’utile operativo rettificato (Ebit) e il flusso di cassa proforma, che dovrebbero superare i 14 miliardi di euro nel 2024. In precedenza, il Gruppo prevedeva un Ebit adjusted di 13 miliardi di euro e un cash flow di 13,5 miliardi di euro. Uno degli indicatori chiave di Eni, l’Ebit adjusted, è sceso del 30% a 4,1 miliardi di euro nel primo trimestre. Il prezzo di riferimento del gas naturale è sceso del 49% a 29 euro per megawattora (MWh) nel primo trimestre, ha dichiarato Eni nel suo comunicato stampa. Per contro, il prezzo del barile di greggio Brent del Mare del Nord è aumentato del 2%, raggiungendo una media di 83,24 dollari.

Il gruppo energetico britannico Ithaca Energy ha annunciato martedì sera di aver raggiunto un accordo con l’Eni per l’acquisto di quasi tutte le sue attività di esplorazione e produzione nel Mare del Nord per 754 milioni di sterline (874 milioni di euro), in un accordo azionario. Il colosso italiano del petrolio e del gas conferirà le sue attività nel Regno Unito in cambio dell’emissione di nuove azioni Ithaca a favore di Eni, che al termine dell’operazione deterrà il 38,5% del capitale sociale allargato di Ithaca.

Piano Mattei, Mattarella: “Collaborazione paritaria con l’Africa. Futuro comune con Ue”

La stabilità dell’Africa resta uno dei temi prioritari dell’agenda internazionale. Un concetto ribadito dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, anche nella seconda tappa del suo viaggio nel continente africano, al termine dell’incontro al Palazzo Presidenziale di Accra con Nana Addo Dankwa Akufo-Add, presidente della Repubblica del Ghana, Paese che l’Italia considera “un esempio virtuoso di democrazia, un modello che può trasmettere anche ad altri l’importanza della democrazia”, soprattutto in questa fase storica in cui alcune nazioni dell’Africa occidentale “il sistema democratico sembra davvero vacillare”.

Mattarella ricorda come “anche grazie alle riforme intraprese, il Ghana sta superando con successo la crisi economica e finanziaria che l’ha messa a dura prova nel periodo passato”. Del resto si tratta di un “partner fondamentale” per l’Italia “nell’ambito del partenariato tra Africa ed Europa, che intendiamo fondato sul reciproco rispetto, sul rapporto paritario e di collaborazione che giova a entrambe le parti”, spiega il presidente della Repubblica. Perché, a suo modo di vedere, “il futuro di Africa ed Europa è necessariamente comune”, dice confermando la visione già espressa più volte.

Sono tanti i temi su cui è possibile unire le forze, ma è necessario coltivare gli stessi valori. Come accade a Ghana e Italia, “che si ispirano a multilateralismo, dialogo fra tutti i Paesi, pace e alla convinzione che la strada intrapresa in alcune parti del mondo, in Europa, in Africa, in Medio Oriente, per la sopraffazione della guerra, è quella sbagliata”, sottolinea Mattarella. Per questo serve “il rafforzamento delle Nazioni Unite” con la “necessaria” riforma del Consiglio di sicurezza. Per affrontare le “sfide che abbiamo di fronte come umanità, anzitutto quella del clima, che richiedono una grande collaborazione internazionale, impossibile in uno scenario di contrapposizione”.

Roma e Accra, però, hanno “anche una tradizionale, grande collaborazione sul versante energetico, che è un aspetto importante del nostro partenariato”, mette in luce Mattarella. Ricordando che l’Eni è presente in Ghana “da tanto tempo e continuerà ad esserlo certamente, una volta superate le difficoltà” per una cooperazione “che si manterrà e si svilupperà”.

In questo quadro si inserisce “il Piano Mattei che il governo italiano ha lanciato, evocando un protagonista dell’amicizia tra Africa ed Europa e dell’amicizia per l’indipendenza allora conseguita dai Paesi africani”, spiega. Un progetto alla cui base c’è “la volontà di collaborare sul piano paritario, secondo le esigenze e le indicazioni dei Paesi africani, cercando di coinvolgere in questo l’intera Europa”.

Nel discorso del presidente della Repubblica c’è spazio per ricordare il comune impegno contro la pirateria e i traffici illeciti nel Golfo di Guinea: “Un impegno che è importante mantenere fermo”. Anche grazie alla presenza del pattugliatore d’altura ‘Bettica‘ della Marina Militare italiana, che collabora a “questo scopo comune, per la sicurezza della libertà di navigazione”.

Mattarella torna in Africa: visita in Costa d’Avorio e Ghana, energia e istruzione tra i temi

Costa d’Avorio e Ghana: sono le due tappe del nuovo viaggio istituzionale del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Africa. Da oggi, 2 aprile, a sabato 6, accompagnato dal vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, il capo dello Stato tornerà nel continente africano, stavolta visitando due Paesi molto importanti dal punto di vista geostrategico e per il programma di cooperazione italiano, che si collega anche al Piano Mattei varato dal governo. Dopo essere stato in Etiopia e nell’area australe (Mozambico e Zambia), ora Mattarella visiterà la parte occidentale: per dare un ulteriore segnale a un continente che da sempre ha ricevuto l’attenzione italiana, ma che ora assume un ruolo sempre più centrale. Ovviamente, con questa doppia visita completa ma non esaurisce la geografia politica del Quirinale.

Sono principalmente tre i temi che saranno affrontati. Innanzitutto, Costa d’Avorio e Ghana, trovandosi a sud di un’area turbolenta come quella del Sahel, messa a durissima prova negli ultimi anni tra colpi di Stato e terrorismo, fungono anche da ‘cerniera’ grazie al fatto di aver sviluppato modelli e strutture democratiche nella regione. Soprattutto il Ghana, che ha una storia ‘esemplare’ anche sui processi elettorali. Ma entrambi i Paesi possono vantare economie dinamiche e aperte, dunque nonostante risentano delle turbolenze cercano comunque di portare avanti un’azione moderatrice e stabilizzatrice. Il 3 aprile Mattarella sarà ricevuto al Palazzo Presidenziale di Abidjan, dove incontrerà il presidente della Repubblica della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara. Nel pomeriggio, poi, sarà alla cerimonia di consegna delle Chiavi del Distretto di Abidjan, molto sentita dalla comunità locale: un’onorificenza riconosciuta a personalità ritenute di alto valore. Nella mattinata del 5 aprile, invece, ad Accra, Mattarella sarà alla Jubilee House, dove avrà un incontro con il presidente della Repubblica del Ghana, Nana Addo Dankwa Akufo-Addo. A seguire, si recherà al Memoriale di Kwame Nkrumah e successivamente al Castello di Christiansborg.

La visita in Africa sarà anche l’occasione per portare il saluto al comandante e ai membri dell’equipaggio del Pattugliatore d’altura ‘Bettica‘ della Marina Militare italiana, impegnata in operazioni di monitoraggio nel Golfo di Guinea, nell’ambito di un programma di lotta alla pirateria e ad altre forme di criminalità in mare, come contributo al quadro di sicurezza di Paesi come Costa d’Avorio e Ghana, appunto, che essendo rivieraschi dipendono molto dai commerci e, quindi, dal transito delle imbarcazioni. Mattarella sarà a bordo della nave, attraccata al porto di Tema, ad Accra, il 6 aprile, prima di rientrare in Italia.

Altro argomento sarà la formazione e l’istruzione, molto centrale nel programma di cooperazione con l’Africa e ora anche con il Piano Mattei. Il 4 aprile, in Costa d’Avorio, Mattarella (primo presidente della Repubblica italiana in visita nel Paese) farà tappa al complesso scolastico di Canal Vridi, ristrutturata grazie all’impegno della Ong Avsi e dell’Eni, mentre sabato 6 aprile, sarà al Centro di formazione professionale don Bosco di Ashaiman, in Ghana, gestito dai padri salesiani e creato grazie al contributo di Confindustria Alto Adriatico: un progetto legato allo sviluppo dei flussi regolari dell’immigrazione, necessari alla nostra economia, che prevede la preparazione dei giovani africani, che poi saranno chiamati a fare pratica in Italia.

Si parlerà anche di energia nel viaggio del capo dello Stato. Sempre il 4 aprile, infatti, Mattarella visiterà la stazione a terra del giacimento di olio e gas associato di Baleine, scoperto nel 2021 dall’Eni a 70 chilometri dalla costa di Abidjan e a 1.200 metri di profondità, che ha potenzialità di 2,5 miliardi di barili di olio in posto e dall’entrata in produzione ha prodotto 100 miliardi di metri cubi di gas associato. Nell’area il Cane a sei zampe è molto attivo e ha in cantiere diversi progetti, non solo per le estrazioni ma anche per lo sviluppo delle comunità locali, che saranno illustrate del managing director Eni Costa d’Avorio e dall’intervento del ministro delle Miniere, del Petrolio e dell’Energia ivoriano.

 

 

Photo credit: sito internet ufficiale del Quirinale

Eni, Piano 2024-2027: 27 miliardi di investimenti. Descalzi: “La società sarà più forte”

Eni presenta il Piano strategico per il quadriennio 2024-2027. La novità più interessante è la previsione di spesa per gli investimenti: 27 miliardi di euro, circa 7 miliardi l’anno, in calo di oltre il 20% rispetto a quella del precedente piano, anche se non cambia il percorso di crescita, visto che la riduzione è frutto di un approccio “disciplinato nella selezione“, della “più ampia gestione del portafoglio” e del “miglioramento della qualità dei progetti“, comunica il Cane a sei zampe. “Affrontiamo le sfide poste dalla transizione energetica con la nostra strategia distintiva di crescita e creazione di valore, in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza e competitività delle forniture energetiche, conseguendo nel contempo gli obiettivi di decarbonizzazione“, dice l’amministratore delegato, Claudio Descalzi, al Capital Markets 2024. Che spiega: “Stiamo aumentando significativamente la nostra generazione di cassa, anche attraverso la diversificazione delle fonti, la riduzione dei rischi e l’espansione in nuove aree di opportunità legate alla transizione“.

Che è “realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business“, avvisa il manager. Eni comunque considera “ognuno dei business legati alla transizione candidato ideale per il nostro modello satellitare, che consente di ridurre l’impegno finanziario per la crescita e di esplicitare il loro valore di mercato“. Di grande impatto anche le stime sul flusso di cassa operativo, che “ante capitale circolante nel 2024 si prevede pari a 13,5 miliardi di euro, con una media di 15 miliardi nel periodo del piano“, ma “a scenario costante, al 2027 sarà superiore di oltre 30% a quello del 2024 o del 45 percento per azione“.

Cifre simbolo di una crescita che l’azienda sottolinea essere “guidata da tutti i settori, con Plenitude ed Enilive, i principali business legati alla transizione energetica, che insieme rappresentano circa il 20% di tale aumento“. E per il futuro, Eni prevede l’Ebitda pro-forma di Enilive oltre 1,6 miliardi di euro nel 2027, con un tasso di crescita medio annuo del 20 percento, mentre quello di Plenitude punta ai 2 miliardi alla fine del ciclo previsto dal piano, più che doppiando dunque i numeri al 2023. Performance stimate in base al fatto che la capacità di bioraffinazione “è prevista a oltre 3 MPTA entro il 2026, il doppio rispetto a fine 2023, e raggiungerà oltre 5 MTPA entro il 2030, con più di 1 MTPA di opzionalità Saf al 2026, potenzialmente raddoppiabile al 2030“. E l’agribusiness di Eni “crescerà fino a rappresentare oltre il 35% del feedstock processato nelle bioraffinerie italiane” dell’azienda al 2027. Mentre, per quanto riguarda la capacità installata di energia rinnovabile “al 2023 è arrivata a 3 GW, quindi dieci volte circa il dato del 2020, e intendiamo farla crescere ulteriormente fino a 4 GW nel 2024 e più che raddoppiarlo entro il 2027”, sottolinea Descalzi. Che aggiunge: “Questa crescita è sostenuta da una pipeline molto solida, ben oltre i 20 GW, ben diversificata tra le varie tecnologie e le varie zone geografiche“. Altro tema cruciale per Eni sono le esplorazioni, grazie alle quali sono stati scoperti “oltre 16 miliardi di boe di risorse negli ultimi 15 anni, di cui 900 milioni nel 2023, al costo di circa 1,2 dollari” per barili di petrolio equivalente. Per la compagnia italiana questa tecnica “continuerà a essere un importante motore di creazione di valore, investendo oltre 1,5 miliardi nel corso del piano“.

Allo stesso tempo, il “business upstream continuerà a crescere e a generare rilevanti flussi di cassa, con il Cffo per barile previsto in aumento di oltre il 30%” da qui al 2027 e “il gas naturale avrà un maggior peso nella nostra produzione”. Così come è prevista una riduzione dei costi corporate di 1,8 miliardi. “Tutti i principali indicatori economici e finanziari denotano crescita e solidità, grazie al nostro chiaro percorso di generazione di valore che aumenta l’esposizione alle fasi positive del ciclo ed è resiliente in quelle negative”, dice ancora Descalzi. “Questo ci consente di migliorare in misura sostanziale la nostra politica di remunerazione” e dunque “incrementiamo la quota di distribuzione agli azionisti”. Il ceo prosegue: “La nostra politica di remunerazione è fortemente competitiva, implicando al prezzo corrente dell’azione un rendimento del 9%”. Negli ultimi due anni Eni ha distribuito 11 miliardi di euro agli azionisti e ora intende distribuire tra il 30%-35% del Cffo annuale, in aumento rispetto al precedente 25%-30%, sotto forma di dividendi e di buyback. Il dividendo proposto per il 2024 è 1 euro per azione (un incremento superiore al 6%) e il buyback fissato a 1,1 miliardi. Non si ferma nemmeno l’impegno contro il cambiamento climatico, perché il Cane a sei zampe conferma tutti i suoi obiettivi: “Net zero per le emissioni Upstream Scope 1 e 2 entro il 2030, quello di net zero per tutte le attività di Eni Scope 1, 2 entro il 2035” e “gli obiettivi di riduzione delle emissioni Scope 1, 2 e 3: 35 percento entro il 2030, 80% entro il 2040 e net zero entro il 2050”. Per dirla con le parole di Descalzi, “a compimento del Piano, Eni sarà una compagnia più forte dal punto di vista industriale e della redditività, con un portafoglio di business competitivi, in grado di continuare a crescere e a generare ritorni molto attrattivi”.

Le ‘donne della transizione’ rompono il soffitto di cristallo

La parità di genere, quella vera, è ancora lontana. Ma negli ultimi anni la società civile ha fatto comunque dei passi avanti notevoli, così come la politica e il mondo dell’impresa. Dalle istituzioni alle grandi aziende, oggigiorno ci sono molte più donne ai posti di vertice rispetto a un passato anche recente, ma il percorso è lungo. E chissà se il processo che dovrà portare al compimento delle transizioni, ecologica, energetica e digitale, possa dare quella spinta che serve per frantumare definitivamente il soffitto di cristallo. Non solo perché Greta Thunberg è diventata ormai un simbolo mondiale dell’attivismo per il clima e la decarbonizzazione.

La riflessione emerge se, con santa pazienza, si prova a scorrere negli elenchi di Camera, Senato, Palazzo Chigi, management delle imprese chi sono attualmente i vertici. L’esempio più concreto è sicuramente quello del governo, dove Giorgia Meloni è entrata a far parte della storia del Paese come prima donna presidente del Consiglio. Nelle sue mani passano tutti i dossier più importanti, compresi quelli del Green Deal ovviamente. Oltre alla premier, tra le ‘donne della transizione‘ c’è di sicuro Vannia Gava, che per la seconda volta ricopre il ruolo di vice ministro dell’Ambiente, dicastero al quale da questa legislatura viene affiancata anche la delega alla Sicurezza energetica.

In Parlamento, invece, Chiara Braga, capogruppo del Partito democratico alla Camera, e Luana Zanella, presidente dei deputati di Avs, portano avanti la bandiera dell’ambientalismo nelle istituzioni. Tra i banchi di Montecitorio siede anche Elly Schlein, prima segretaria del Pd, sempre in prima linea sulle battaglie per il clima.

In Europa, poi, entra di fatto e di diritto nel pantheon la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Non foss’altro perché, anche nel suo caso, la responsabilità dei temi passa comunque tutta dalle sue mani. Nella squadra di Bruxelles, poi, ci sono la vicepresidente esecutiva, Margrethe Vestager, che si occupa di Digitale, Kadri Simson, che ha il compito di gestire la delega all’Energia, e Iliana Ivanova, commissaria a Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù.

Nel mondo economico e finanziario è Christine Lagarde, attuale presidente della Banca centrale europea ed ex direttrice del Fondo monetario internazionale, il volto più conosciuto sul palcoscenico mondiale. Mentre sta iniziando a ritagliarsi il suo spazio anche Nadia Calvino, nominata lo scorso 1 gennaio presidente della Banca europea per gli investimenti: prima donna a ricoprire questo ruolo dalla fondazione della Bei, nel 1958.

Tornando in Italia, la situazione inizia a cambiare anche nei board delle principali società partecipate. Sebbene la strada sia ancora faticosamente lunga, visto che la prima e unica donna (della storia) a capo di una delle più grandi aziende italiane è l’amministratrice delegata e direttrice generale di Terna, Giuseppina Di Foggia, nominata il 9 maggio di un anno fa. Nel gruppo Eni, invece, Rita Marino è presidente di Plenitude, mentre tra i manager figurano Chiara Ficeti per l’Energy Management, Giorgia Molajoni per Digital, Information Technology & Communication, Giovanna Bianchi Health, Safety, Environment and Quality e Simona Napoli Internal Audit.

Rimanendo nel campo energetico, Francesca Gostinelli è Head of Enel X Global Retail, Silvia Fiori direttrice della funzione Audit di Enel, Elisabetta Colacchia è Head of People and Organization, Margherita Mezzacapo, Marina Lombardi e Donata Susca rispettivamente responsabili di Audit, Innovazione e Health, Safety, Environment and Quality di Enel Green Power & Thermal Generation, la business line di Enel che si occupa della generazione di energia elettrica.

Spostando l’obiettivo verso la parte più economica, Silvia Maria Rovere è presidentessa di Poste Italiane dal maggio 2023, Alessandra Ricci è amministratrice delegata e direttrice generale di Sace, che molto spesso investe in progetti relativi alla transizione ecologica e la sostenibilità. Altro nome di rilievo è quello di Silvia Massaro, presidentessa di Sace Srv, la società specializzata nel recupero dei crediti e gestione del patrimonio informativo. Regina Corradini D’Arienzo, inoltre, è ad e dg di Simest e Alessandra Bruni presidentessa di Enav.

Spostando l’attenzione sul mondo associazionistico, le donne con ruoli apicali diventano ancora di meno. Perché tra le grandi sigle ricoprono incarichi di vertice Annamaria Barrile, direttrice generale di Confagricoltura, Maria Letizia Gardoni, presidentessa di Coldiretti Bio, Maria Grazia Mammuccini, presidentessa di FederBio, Barbara Nappini e Serena Milano, rispettivamente presidentessa e direttrice generale Slow Food Italia, e Nicoletta Maffini, presidentessa di AssoBio. Infine, c’è molto da rivedere nel mondo sindacale, se solo Daniela Piras ha un incarico di vertice come segretaria generale della Uiltec.

Mobilità, Descalzi (Eni): “Non si può puntare su un’unica soluzione”

Nel sistema energetico” per quel che concerne il segmento della mobilità “non si può mai puntare su un’unica soluzione”. Lo dice l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, a margine del Forum di Coldiretti. “Come Eni puntiamo sui biocarburanti, ma ci sono mezzi pesanti, tutta la parte aeronautica e i mezzi navali che ovviamente non possono passare in modo immediato, e forse mai, all’elettrico – aggiunge -. Quindi, hanno bisogno anche delle alternative con bassa impronta carbonica”. Ma “puntiamo molto sull’elettrico, siamo la prima o tra le prime società in termini di stazioni di ricarica in Italia e ne abbiamo molte anche in Europa”, dice ancora Descalzi. Che prosegue: “Abbiamo la parte dell’elettrico, quella del biodiesel e dei biocarburanti in senso generale, anche se l’elettrico resta fondamentale – sottolinea -. Bisogna avere tante soluzioni, perché dobbiamo cercare anche soluzioni che siano economiche e che possano auto-giustificarsi senza dover pesare sul governo o, ancora di più, a livello tariffario su tutti i cittadini”.