Nucleare, accordo Eni-Ukaea: nel regno Unito il più grande impianto mondiale per la gestione del trizio

Sarà localizzato a Culham (Oxfordshire, Regno Unito) e sarà completato nel 2028 l’impianto più grande e avanzato al mondo per la gestione del ciclo del trizio, combustibile chiave nel processo di fusione nucleare. Il progetto è frutto di un accordo di The United Kingdom Atomic Energy Authority (UKAEA), l’organizzazione nazionale del Regno Unito responsabile della ricerca e sviluppo sostenibile dell’energia da fusione, ed Eni, per condurre attività di ricerca e sviluppo nel campo dell’energia da fusione.

L’impianto, denominato ‘UKAEA-Eni H3AT Tritium Loop Facility’, è progettato per essere un centro d’eccellenza mondiale che offrirà all’industria e al mondo accademico l’opportunità di studiare soluzioni innovative per processare, stoccare e riciclare il trizio. UKAEA e Eni collaboreranno inoltre per sviluppare altre soluzioni tecnologiche all’avanguardia nell’ambito dell’energia da fusione, comprese iniziative di trasferimento di competenze tra le parti. “Eni contribuirà al progetto H3AT con la propria esperienza nella gestione e sviluppo di iniziative su larga scala e collaborerà anche a de-rischiare la roadmap di progetto. Questa partnership combina l’ampia esperienza di UKAEA nella ricerca e sviluppo sulla fusione con le consolidate capacità industriali di Eni nell’ambito dell’ingegneria impiantistica, nella messa in atto e nella gestione delle attività”, si legge in una nota.

Il recupero e riutilizzo del trizio giocherà un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento e generazione del combustibile nelle future centrali elettriche a fusione, e sarà determinante nel rendere la tecnologia sempre più efficiente. La fusione è infatti una forma di energia in cui il processo che alimenta il Sole viene replicato sulla Terra: due isotopi di idrogeno, deuterio e trizio, si fondono insieme sotto intenso calore e pressione per formare un atomo di elio, rilasciando grandi quantità di energia a zero emissioni attraverso un processo sicuro, più pulito e virtualmente inesauribile. L’energia da fusione, in prospettiva, è destinata a rappresentare una fonte rivoluzionaria in termini di contributo alla sicurezza energetica e decarbonizzazione.

“Siamo orgogliosi di essere all’avanguardia a livello globale nell’innovazione di tecnologie per l’energia da fusione, e questa collaborazione con Eni segna un avanzamento significativo nello sviluppo del potenziale dell’energia da fusione, supportando i nostri obiettivi di crescita economica, energia pulita e indipendenza energetica”, commenta il ministro per il Clima del Regno Unito, Kerry McCarthy.

Per Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, “l’energia da fusione è destinata a rivoluzionare il percorso globale di transizione energetica, accelerando la decarbonizzazione dei nostri sistemi economici e industriali, contribuendo a diffondere l’accesso all’energia e a ridurre i legami di dipendenza energetica nel quadro di una transizione più equa”. 

 

Italia hub energetico e ponte Africa-Europa con Corridoio Sud idrogeno

Le due sponde del Mediterraneo si avvicinano. La dichiarazione congiunta di Italia, Germania, Austria sul Corridoio Meridionale dell’Idrogeno viene estesa all’Algeria e alla Tunisia.

La mega opera trasporterà idrogeno rinnovabile per oltre 3.300 chilometri dal Nord Africa all’Italia, all’Austria e alla Germania. I Paesi dichiarano l’intenzione di proseguire i lavori per lo sviluppo del ‘SouthH2 Corridor’ nel corso della prima Riunione Pentaministeriale, organizzata a Villa Madama dai ministri degli Esteri e dell’Ambiente, Antonio Tajani e Gilberto Pichetto.

L’idrogeno trasportato in Europa sarà green, se prodotto solo con energia elettrica, ma potrà essere anche blu, prodotto dal gas, “con la cattura però della CO2, che permette la decarbonizzazione pur utilizzando il gas“, precisa Pichetto. Un ulteriore passo verso la costruzione di un mix energetico in cui i fossili verranno gradualmente sostituiti dalle rinnovabili, con il fotovoltaico, l’eolico, il nuovo geotermico e, per dare continuità, “in futuro col nucleare” spiega il ministro. Il titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo legge l’intesa come un goal politico e istituzionale, perché, sostiene, “ribadisce l’impegno nella cooperazione, volto alla realizzazione di un’opera decisiva per il futuro energetico di entrambi i Continenti“. Con l’Italia “pronta” a essere “centrale anche nel settore dell’idrogeno“, afferma.

Il SoutH2 Corridor è un modo per lavorare agli obiettivi di decarbonizzazione e indipendenza energetica “in modo concreto e pragmatico” per Tajani. Pensando al mix energetico indispensabile per l’indipendenza del Continente, il vicepremier ricorda che lo scorso 5 novembre la Farnesina ha ospitato la prima riunione del Gruppo Mondiale per l’Energia da Fusione, in partenariato con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Il corridoio Sud dell’Idrogeno, ribadisce, “rafforzerà ulteriormente il ruolo del nostro Paese come ‘hub’ europeo dell’energia“.

In Nord Africa l’Italia avrà anche un ruolo negli investimenti per il fotovoltaico e per la cattura del carbonio. In altri termini: potremo contribuire a costruire l’infrastruttura di trasporto, ma potremo anche costruire le centrali: “Già adesso abbiamo il prelievo del gas, investiamo lì con Eni, c’è già un coinvolgimento italiano. Il piano Mattei che prevede un’azione di collaborazione, di integrazione, di sviluppo per quei territori prevede investimenti da parte dell’Italia e prevede investimenti utili, non solo cooperazione“, chiarisce Pichetto. Il Corridoio Sud dovrà entrare in funzione entro il primo gennaio 2030, ma è “in gran parte già pronto“, assicura il ministro, che prevede la possibilità, in futuro, di collegarlo con la pipeline che raggiunge la Libia, “da 13 miliardi e mezzo di metri cubi di gas“.

Al tavolo della ministeriale, con Tajani e Pichetto, siedono il ministro algerino dell’energia, delle miniere e delle energie rinnovabili, Mohamed Arkab, il segretario del ministero federale tedesco per l’Economia e l’azione climatica, Philipp Nimmermann, il direttore generale della Direzione Clima ed Energia del ministero austriaco per la protezione del clima, Jürgen Schneider, il segretario del Consiglio Federale svizzero per l’energia, Benoît Revaz, l’ambasciatore della Tunisia a Roma, Mourad Bourehla, a nome della Ministra dell’Industria, delle Miniere e dell’Energia, Fatma Thabet Chiboub, e il direttore generale Energia della Commissione Europea, Ditte Juul Jørgensen.

L’Unione europea è presente perché il progetto è uno dei corridoi di approvvigionamento di Idrogeno inclusi nel piano REPowerEU, “la sua importanza è stata riconosciuta sia con l’inclusione tra i Progetti di Interesse Comune sia con l’etichetta di Global Gateway“, afferma Pichetto, confidando che l’opera possa ottenere finanziamenti dal Meccanismo per connettere l’Europa, CEF-Energia.

Villa Madama ha aperto le porte non solo alle istituzioni, ma anche alle imprese, con un Forum che ha messo a confronto il mondo produttivo dei paesi firmatari. “La crescente attenzione verso il SouthH2Corridor testimonia la sua solidità e il suo potenziale per rafforzare contribuire a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione“, commenta Stefano Venier Ad di Snam, che gestisce per l’italia la partita del Corridoio Sud. È un “progetto chiave“, insiste Venier, che aiuterà l’Italia a diventare un “gateway energetico per l’Europa grazie alla collaborazione con i Paesi al di qua e al di là del Mediterraneo“. Basandosi su una partnership energetica di successo avviata negli anni ’60, il progetto sfrutta in parte le risorse esistenti, un know-how tecnico e solidi legami commerciali tra aziende internazionali che collaborano da decenni: “Questi legami storici saranno fondamentali per affrontare le complessità di un’iniziativa transcontinentale – prevede l’ad – che l’Europa stessa riconosce come cruciale, avendola riconosciuta come Progetto di Interesse Comune“. Alla Tunisia in particolare guarda Enel che con Eni lavora a un progetto pilota per la produzione di Idrogeno verde proprio nel Paese nordafricano: “Il perfetto esempio dello spirito di partenariato su cui si fonda il Piano Mattei, che punta sull’integrazione Nord Africa-Europa, con l’Italia snodo centrale per i bisogni energetici europei”, scandisce Salvatore Bernabei, Direttore di Enel Green Power e Thermal Generation. Sull’idrogeno verde però Eni mette in guardia dai prezzi ancora molto elevati: “E’ un tassello di questo mosaico, un tassello che genera forti aspettative, ma che deve ancora fare i conti con la sostenibilità dei costi“, avverte Lapo Pistelli, direttore Public Affairs del cane a sei zampe, chiedendo di fare attenzione a “investire in un vettore che aiuta la decarbonizzazione a discapito della competitività delle imprese“. Per quanto, ricorda Pichetto, “la decarbonizzazione è anche un obiettivo industriale, non solo di transizione”.

Trovato l’ultimo corpo: 5 i morti nell’esplosione alla raffineria di Calenzano

Cinque morti, una ventina di feriti, di cui tre ancora ricoverati in gravi condizioni. Con il ritrovamento dei tre dispersi è salito ancora il bilancio dell’esplosione avvenuta lunedì presso la raffineria Eni di Calenzano, in provincia di Firenze. E all’indomani della tragedia “è assolutamente prematuro ipotizzare la natura” dell’incidente, come ricorda la società che, assicura, “sta collaborando strettamente con l’autorità giudiziaria per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione”. Anche il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, che è in contatto con il prefetto di Firenze, Francesca Ferrandino, conferma che rimangono “ancora incerte le cause che hanno determinato la devastante deflagrazione”. Sarà, quindi, compito della magistratura accertarne le cause. Il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, che ha aperto un’indagine, spiega che “al momento dell’esplosione erano presenti diverse autobotti parcheggiate all’altezza degli stalli di approvvigionamento del carburante”. L’area in cui è avvenuta la deflagrazione è stata posta sotto sequestro.

Dei tre feriti ancora ospedalizzati, uno si trova all’ospedale di Careggi a Firenze e due a Cisanello a Pisa. Quattro dei ricoverati a Careggi sono già stati dimessi. I presidi ospedalieri di Prato, Torregalli, Santissima Annunziata di Ponte a Niccheri e Empoli, hanno prestato soccorso nella giornata di ieri ad almeno ventuno altri feriti, già tutti dimessi. Di questi diciannove si sono presentati autonomamente. Nel dettaglio: all’ospedale di Prato sono state assistite quattordici persone, a Torregalli tre persone, altrettante ad Empoli ed una al Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri. “Continuiamo – osserva il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giania seguire con attenzione la vicenda e la Regione, in tutte le sue articolazioni, è impegnata a partire con il suo sistema sanitario”.

Dal punto di vista ambientale, la situazione sembra rientrata. Arpat fa sapere che le concentrazioni di fumi nell’aria sono “trascurabili”. L’incendio, dice l’Agenzia, “è durato meno di un’ora e dai rilevamenti della stazione meteo della Regione Toscana più prossima all’evento (vicino alla discarica di Casa Passerini) si è evidenziato che i fumi si sono innalzati per una quota stimabile in 100-200 metri dal piano di campagna per effetto della differente densità rispetto all’atmosfera, per poi stabilizzarsi per effetto del vento teso in quota”.

Mentre le indagini seguono il loro corso, si apre il capitolo della sicurezza, sia quella dell’impianto, sia quella dei lavoratori. Con l’esplosione a Calenzano, dice il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, “si pone un tema di sicurezza sul lavoro. Purtroppo questa è una piaga nazionale che noi assolutamente dobbiamo combattere, dobbiamo essere determinati nel far rispettare quelle che sono le regole di lavoro”. E Giuseppe Carovani, sindaco del comune sede dell’impianto invita a “trovare soluzioni diverse perché la presenza del deposito Eni diventa incompatibile con un problema di incolumità che riguarda l’area circostante che è il cuore della Piana fiorentina”. “La preoccupazione per il futuro – sottolinea il primo cittadino – è evidente. Una cosa è parlare di un piano di emergenza per un’azienda a rischio incidente rilevante sulla carta, il fatto che sia effettivamente accaduto cambia il tenore della riflessione che dobbiamo fare”.

Esplosione in deposito Eni a Calenzano: due morti. “Scoppiata un’autobotte”

(Photo credit: Comune di Calenzano/Facebook)

Una distruzione totale. Così il sindaco Giuseppe Carovani definisce lo scenario dopo l’esplosione avvenuto in un deposito Eni di Calenzano, in provincia di Firenze. Il bilancio è tragico: due operai morti, 9 feriti e almeno 3 dispersi. I soccorsi stanno infatti ancora operando nell’area per cercare eventuali sopravvissuti tra le macerie. Oltre ai 9 feriti accompagnati con le ambulanze presso gli ospedali della zona (dei quali due gravi), altre 17 persone si sono presentate in maniera autonoma in strutture ospedaliere per cure mediche.

L’esplosione è avvenuta ad una pensilina, in un’area definita punto di carico, dove le autobotti effettuano il rifornimento di carburante. Secondo una prima ricostruzione fatta dagli inquirenti, l’esplosione sarebbe stata causata della perdita di liquido durante le operazioni di ricarica. Più di un mezzo potrebbe essere stato coinvolto dalle fiamme. Eni ha fatto sapere in una nota che “il parco serbatoi non è stato interessato in alcun modo” e che “sta pienamente collaborando con l’autorità giudiziaria per l’accertamento delle dinamiche e delle cause”. Il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli,  ha infatti aperto un fascicolo di indagine. In una nota, ha precisato che “al momento dell’esplosione erano presenti diverse autobotti parcheggiate all’altezza degli stalli di approvvigionamento del carburante”. L’area in cui è avvenuta la deflagrazione è stata posta sotto sequestro.

Subito dopo l’incidente, la colonna di fumo era ben visibile anche dai comuni vicini. Sul posto è stato attivato il sistema regionale di emergenza sanitaria, con la polizia e i vigili del fuoco: nei dintorni 15 aziende sono state evacuate a scopo cautelativo mentre il Comune di Calenzano ha invitato i cittadini a tenere chiuse le finestre nel raggio di 5 chilometri e a non avvicinarsi alla zona dell’esplosione. Ai residenti è anche arrivato un messaggio It-Alert attivato per le emergenze: è stata la prima volta da quando è stato istituito. Chiusa l’A1 (poi riaperta in serata) e fermati anche i treni durante le operazioni di soccorso (la circolazione sulle linee convenzionali Firenze-Bologna e Firenze-Viareggio è tornata regolare nel pomeriggio).

In giornata, l‘Arpat, l’agenzia per l’ambiente della Regione Toscana, ha fatto sapere che le concentrazioni in aria a livello del suolo “sono da ritenersi trascurabili e la nube dell’incendio si è dispersa in quota in tempi relativamente brevi”. Per tali motivi non “vi sono rischi per la salute”. Sono comunque in corso le verifiche sugli eventuali sversamenti di idrocarburi al di fuori dell’impianto.

Intanto, la Regione Toscana, su volontà del governatore Eugenio Giani che si è recato subito sul posto, ha disposto per mercoledì 11 dicembre il lutto regionale, mentre il comune di Calenzano ha dichiarato due giorni di lutto per domani e mercoledì. I sindacati provinciali, Cgil Firenze, Cisl Firenze Prato e Uil di Firenze proclamano sciopero generale provinciale di 4 ore (fine turno) per mercoledì 11 dicembre con manifestazione (dalle 14:30-16:30) in una area a Calenzano ancora da definire.

Cordoglio è arrivato dal mondo politico, a partire dalla premier Giorgia Meloni, che ha seguito “con apprensione” l’evolversi della giornata, come ha fatto sapere Palazzo Chigi. La Presidente del Consiglio “esprime il più sentito cordoglio per le vittime, la vicinanza ai feriti e alle famiglie colpite e il ringraziamento a quanti si stanno prodigando nei soccorsi”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato al presidente Giani, per avere informazioni sui feriti, per portare la solidarietà alle famiglie delle vittime e per ringraziare i soccorritori che sono intervenuti con grande professionalità”, ha fatto sapere il Quirinale.

Fondo svizzero Eip acquisisce una partecipazione del 10% in Plenitude

Il fondo d’investimento svizzero Energy Infrastructure Partners (EIP) ha aumentato la sua partecipazione in Plenitude, la divisione energie rinnovabili e retail dell’Eni, al 10%. EIP, che aveva già pagato 588 milioni di euro a marzo per acquisire il 7,6% di Plenitude, ha aumentato la sua partecipazione attraverso un aumento di capitale di 209 milioni di euro. L’operazione, che valuta Plenitude oltre 10 miliardi di euro, “rafforza la sua struttura finanziaria” e “fornisce risorse aggiuntive per la sua strategia di crescita”, spiega Eni che sta, quindi, applicando quella che definisce una strategia “satellitare”, volta a creare unità specializzate e indipendenti in grado di attrarre investitori “di valore”, finanziando così la crescita del gruppo.

Sono molto soddisfatto di questa operazione. L’incremento dell’investimento di EIP in Plenitude – dice Stefano Goberti, amministratore delegato di Plenitudeè un altro segno tangibile della solidità del nostro modello di business, apprezzato anche da chi ci ha potuti vedere all’opera ormai da un po’ di tempo“. Negli ultimi anni Plenitude, ricorda l’ad, “è cresciuta grazie alla passione e all’impegno delle sue persone, realizzando e superando i propri obiettivi strategici, così come riflesso nei risultati, con un Ebitda aumentato costantemente dai circa 600 milioni di euro del 2021 a 1 miliardo di euro atteso quest’anno”. Per Tim Marahrens, partner di EIP, “la decisione di incrementare il nostro investimento riconferma la nostra fiducia nell’azienda, nel suo valore, nella sua organizzazione e nella sua leadership, nonché nella capacità di Plenitude di raggiungere risultati in linea con la sua strategia e il suo piano di business“. Francesco Gattei, direttore Transizione e Finanza di Eni, ritiene che questo approccio sia il più adatto per affrontare le sfide della transizione energetica. “Siamo impegnati in un percorso virtuoso di creazione di aziende a basse o zero emissioni di carbonio che attraggono grandi investitori, crescono e diventano autosufficienti”, spiega.

In quest’ottica, a fine ottobre Eni ha firmato un accordo per la cessione di una quota del 25% di Enilive, la sua controllata specializzata nella bioraffinazione, al fondo di investimento americano KKR per 2,9 miliardi di euro. EIP, società specializzata in investimenti nelle energie rinnovabili, gestisce asset per sette miliardi di euro, mentre Plenitude è il risultato della fusione, avvenuta nell’aprile 2021, tra le attività retail di Eni nel settore del gas e dell’elettricità e la divisione energie rinnovabili. Eni aveva previsto la quotazione in borsa della società nel giugno 2022, ma ha rinviato l’operazione a causa della “volatilità e dell’incertezza” dei mercati finanziari. Presente in oltre 15 Paesi, Plenitude genera elettricità da fonti rinnovabili con una capacità installata di oltre 3 gigawatt (GW), fornisce gas ed elettricità a 10 milioni di clienti e dispone di una rete di 21.000 stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Entro il 2027, l’azienda punta ad avere più di 11 milioni di clienti, 8 GW di capacità rinnovabile e 40.000 punti di ricarica in Italia e all’estero.

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Italia-Libia, Meloni a Tripoli per il Business Forum: accordi nei settori chiave

Il legame tra Roma e Tripoli si stringe. Domani Giorgia Meloni sarà al Business Forum Italia-Libia, organizzato dalla Camera di commercio paritetica. Al centro, alcuni settori chiave, dall’energia alla pesca e agroindustria, dalla sanità e farmaceutica alle infrastrutture e il design. Un focus a parte sarà dedicato all’università e alla formazione professionale.
I gruppi industriali saranno protagonisti della cooperazione bilaterale e le agenzie dei due Paesi saranno attive nel supporto all’internazionalizzazione delle imprese.

Dalla Libia l’Italia importa principalmente petrolio ed esporta materie prime industriali, apparecchiature meccaniche e prodotti agroalimentari. L’Italia anche nei primi sei mesi del 2024 si è confermata principale partner commerciale del Paese, primo paese di destinazione dell’export libico e terzo fornitore, con una quota di mercato prossima al 12%, in aumento rispetto al 2023.

Per questo, dalla missione del governo italiano a Tripoli nascerà un Memorandum of Understanding tra le Camere di commercio dei due Paesi, rappresentate da Unioncamere e dalla General Libyan Union of Chambers of Commerce, Industry and Agriculture. Lo scopo è principalmente quello di promuovere lo sviluppo delle piccole e medie imprese attraverso lo scambio di informazioni e delegazioni imprenditoriali; la diffusione di competenze tecniche, know-how e opportunità di formazione; lo sviluppo di progetti e di iniziative comuni. Una collaborazione che prevederà un programma di partnership e capacity building per avere un effetto moltiplicatore sulle imprese e sul sistema economico, con attività di formazione, training e diffusione di best practices.

A presidio delle attività, viene istituita una Task Force con tre rappresentanti per parte per gestire le attività previste dall’accordo. “Sono molti i settori produttivi nei quali la collaborazione tra il sistema camerale italiano e quello libico potrà risultare reciprocamente molto fruttuosa”, sottolinea il vice presidente vicario di Unioncamere, Antonio Paoletti. “Tra questi certamente quelli riguardanti il digitale, l’energia e la sostenibilità, l’istruzione e ricerca, le infrastrutture e il turismo”. “Il Business Forum Italia-Libia è una importante occasione di incontro tra le due comunità economiche”, osserva Nicola Colicchi, presidente della Camera di commercio Italo-Libica. “Alla sua organizzazione la Camera Italo-Libica ha lavorato attivamente, supportando e fornendo assistenza tecnica alle Autorità di entrambi i Paesi”.

Intanto, l’intesa si stringe anche a livello energetico. Eni e BP hanno ripreso le loro attività di esplorazione in Libia dopo aver interrotto le operazioni di perforazione nella regione onshore dal 2014. Repsol si prepara inoltre a riavviare le perforazioni nel bacino di Murzuq e OMV è pronta a iniziare le operazioni nel bacino di Sirte nelle prossime settimane, fa sapere la National Oil Corporation libica

Il fondo Kkr continua lo shopping in Italia: rileva il 25% di Enilive per 2,9 miliardi di euro

Kkr parla sempre più italiano. Pochi mesi fa ha speso 22 miliardi per la rete Tim, dopo aver già rilevato negli anni il 37,5% di Fibercop e quote nelle cartiere Fedrigoni e in Magneti Marelli, e ora il fondo americano mette sul tavolo circa 3 miliardi per avere il 25% di Enilive.

Enilive è la società di Eni dedicata alla bioraffinazione, alla produzione di biometano, alle soluzioni di smart mobility, tra cui il car sharing Enjoy, e alla commercializzazione e distribuzione di tutti i vettori energetici per la mobilità, anche attraverso le oltre 5.000 Enilive Station in Europa, dove sono presenti carburanti da materie prime rinnovabili, come HVOlution realizzato con olio vegetale idrogenato.

La società del Cane a sei zampe a luglio aveva firmato un accordo di esclusiva con Kkr, società di investimento di rilievo globale, e oggi è arrivata la firma definitiva dell’intesa. Secondo quanto comunicato dal gruppo italiano “il corrispettivo complessivo convenuto è pari a 2,938 miliardi di euro, da corrispondere attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale in Enilive riservato a Kkr pari a 500 milioni di euro e l’acquisto di azioni Enilive da Eni a fronte del pagamento di 2,438 miliardi di euro, corrispondente ad una valutazione post-money pari a 11,75 miliardi di euro in termini di Equity Value per il 100% del capitale sociale di Enilive”. L’accordo, prosegue la nota “prevede altresì che prima del completamento dell’operazione Eni effettuerà un aumento di capitale pari a 500 milioni di euro per azzerare la posizione finanziaria netta.

Questo accordo rappresenta un nuovo e importante passo avanti nella nostra strategia di business legata alla transizione energetica”, ha commentato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. “Enilive, insieme a Plenitude, è fondamentale per il nostro impegno nel fornire soluzioni energetiche decarbonizzate e ridurre progressivamente le emissioni generate dall’uso finale dei nostri prodotti: entrambe le Società hanno incontrato un grande interesse da parte di partner internazionali di primo piano e conseguito valutazioni di mercato importanti, e questo significa che c’è apprezzamento per come stiamo affrontando la transizione energetica. E crediamo – ha concluso – che per affrontarla con successo questa sia la strada giusta: creare dei business low o zero carbon che rispondano a una domanda reale ed esistente di prodotti energetici e crescano in modo autonomo, in ragione del successo dei loro modelli e dei loro prodotti”.

Eni potrebbe anche vendere altre quote di Enilive, perché – come spiegava in una nota di pochi mesi fa – “il forte interesse manifestato in questo periodo da primari investitori finanziari istituzionali potrebbe portare alla successiva cessione di un’ulteriore quota fino al 10% di Enilive”. L’obiettivo finale, come spiegato da Descalzi un mese fa al forum del Sole24Ore, è una quotazione in Borsa della stessa Enilive, che potrebbe seguire il percorso – per ora sospeso – di Plenitude, in attesa di tempi considerati migliori dal management per il debutto a Piazza Affari o in un altro listino. Anche Plenitude ha visto l’ingresso nel capitale del fondo svizzero Eip, che per quasi 600 milioni ha rilevato il 7,6% della divisione che integra la produzione di energia elettrica da 3 Gw di fonti rinnovabili, la vendita di energia e di soluzioni energetiche in Europa, con 10 milioni di clienti e un’ampia rete di 20.000 punti di ricarica pubblici per veicoli elettrici. Tra gli asset di Enilive figurano le bioraffinerie di Venezia e Gela di Eni in Italia, la joint venture statunitense St. Bernard Renewables con PBF Energy e 22 impianti di produzione di biometano in Italia.

Eni punta a portare la capacità di bioraffinazione di Enilive a oltre 3 milioni di tonnellate all’anno entro il 2026 e a oltre 5 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030. A gennaio ha selezionato il suo terzo impianto di bio-conversione nel sito di Livorno in Italia e un quarto impianto nazionale è in fase di studio. Sta pianificando inoltre altre due decisioni finali di investimento internazionali in Corea del Sud e Malesia nel 2024, che le daranno più di 1 milione di tonnellate/anno di opzionalità SAF, il carburante green per aerei entro il 2026, il doppio del suo obiettivo precedente, con il potenziale di raddoppiare entro il 2030.

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Piano Mattei, la nipote del fondatore Eni a Tajani: “Zio Enrico se l’aspetta, è ora”

Mi raccomando questo Piano Mattei… Zio Enrico se lo aspetta, dice che è ora“. Lo ha detto la nipote del fondatore di Eni, Rosangela Mattei, incontrando il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della cabina di regia proprio sul piano per l’Africa che porta il nome dell’imprenditore italiano. A creare l’occasione per il siparietto andato in scena stamani, davanti Palazzo Chigi, è l’esposizione dell’Alfa Giulietta appartenuta proprio a Enrico Mattei. “Abbiamo finito ora la riunione“, dice il responsabile della Farnesina. “E’ stata lunga“, ribatte l’erede di Mattei. E Tajani controribatte: “Vuol dire che abbiamo lavorato“.

Eni: utile dimezzato nel primo trimestre a causa dei prezzi del gas

Eni ha annunciato mercoledì che l’utile netto del primo trimestre è sceso del 49% a 1,21 miliardi di euro, sulla scia del calo dei prezzi del gas. Il risultato è stato nettamente inferiore al consenso degli analisti del fornitore di informazioni finanziarie Factset, che si aspettavano 1,76 miliardi di euro. Anche l’utile netto rettificato, che esclude le voci eccezionali, è sceso del 46% a 1,58 miliardi di euro. Il fatturato del Gruppo, anch’esso colpito dal calo dei prezzi del gas, è sceso del 16% a 22,9 miliardi di euro, al di sotto delle aspettative degli analisti. Tuttavia, l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi ha definito i risultati “eccellenti” e ha affermato che “segnano una traiettoria di superamento delle previsioni economico-finanziarie di budget. Sulla base del nostro scenario aggiornato, le nostre aspettative sono di un flusso di cassa operativo di oltre €14 mld e, in linea con la nostra politica di distribuzione, prevediamo di incrementare il piano 2024 di buy-back del 45% a €1,6 mld”.

Eni ha quindi rivisto al rialzo le previsioni per l’utile operativo rettificato (Ebit) e il flusso di cassa proforma, che dovrebbero superare i 14 miliardi di euro nel 2024. In precedenza, il Gruppo prevedeva un Ebit adjusted di 13 miliardi di euro e un cash flow di 13,5 miliardi di euro. Uno degli indicatori chiave di Eni, l’Ebit adjusted, è sceso del 30% a 4,1 miliardi di euro nel primo trimestre. Il prezzo di riferimento del gas naturale è sceso del 49% a 29 euro per megawattora (MWh) nel primo trimestre, ha dichiarato Eni nel suo comunicato stampa. Per contro, il prezzo del barile di greggio Brent del Mare del Nord è aumentato del 2%, raggiungendo una media di 83,24 dollari.

Il gruppo energetico britannico Ithaca Energy ha annunciato martedì sera di aver raggiunto un accordo con l’Eni per l’acquisto di quasi tutte le sue attività di esplorazione e produzione nel Mare del Nord per 754 milioni di sterline (874 milioni di euro), in un accordo azionario. Il colosso italiano del petrolio e del gas conferirà le sue attività nel Regno Unito in cambio dell’emissione di nuove azioni Ithaca a favore di Eni, che al termine dell’operazione deterrà il 38,5% del capitale sociale allargato di Ithaca.

Piano Mattei, Mattarella: “Collaborazione paritaria con l’Africa. Futuro comune con Ue”

La stabilità dell’Africa resta uno dei temi prioritari dell’agenda internazionale. Un concetto ribadito dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, anche nella seconda tappa del suo viaggio nel continente africano, al termine dell’incontro al Palazzo Presidenziale di Accra con Nana Addo Dankwa Akufo-Add, presidente della Repubblica del Ghana, Paese che l’Italia considera “un esempio virtuoso di democrazia, un modello che può trasmettere anche ad altri l’importanza della democrazia”, soprattutto in questa fase storica in cui alcune nazioni dell’Africa occidentale “il sistema democratico sembra davvero vacillare”.

Mattarella ricorda come “anche grazie alle riforme intraprese, il Ghana sta superando con successo la crisi economica e finanziaria che l’ha messa a dura prova nel periodo passato”. Del resto si tratta di un “partner fondamentale” per l’Italia “nell’ambito del partenariato tra Africa ed Europa, che intendiamo fondato sul reciproco rispetto, sul rapporto paritario e di collaborazione che giova a entrambe le parti”, spiega il presidente della Repubblica. Perché, a suo modo di vedere, “il futuro di Africa ed Europa è necessariamente comune”, dice confermando la visione già espressa più volte.

Sono tanti i temi su cui è possibile unire le forze, ma è necessario coltivare gli stessi valori. Come accade a Ghana e Italia, “che si ispirano a multilateralismo, dialogo fra tutti i Paesi, pace e alla convinzione che la strada intrapresa in alcune parti del mondo, in Europa, in Africa, in Medio Oriente, per la sopraffazione della guerra, è quella sbagliata”, sottolinea Mattarella. Per questo serve “il rafforzamento delle Nazioni Unite” con la “necessaria” riforma del Consiglio di sicurezza. Per affrontare le “sfide che abbiamo di fronte come umanità, anzitutto quella del clima, che richiedono una grande collaborazione internazionale, impossibile in uno scenario di contrapposizione”.

Roma e Accra, però, hanno “anche una tradizionale, grande collaborazione sul versante energetico, che è un aspetto importante del nostro partenariato”, mette in luce Mattarella. Ricordando che l’Eni è presente in Ghana “da tanto tempo e continuerà ad esserlo certamente, una volta superate le difficoltà” per una cooperazione “che si manterrà e si svilupperà”.

In questo quadro si inserisce “il Piano Mattei che il governo italiano ha lanciato, evocando un protagonista dell’amicizia tra Africa ed Europa e dell’amicizia per l’indipendenza allora conseguita dai Paesi africani”, spiega. Un progetto alla cui base c’è “la volontà di collaborare sul piano paritario, secondo le esigenze e le indicazioni dei Paesi africani, cercando di coinvolgere in questo l’intera Europa”.

Nel discorso del presidente della Repubblica c’è spazio per ricordare il comune impegno contro la pirateria e i traffici illeciti nel Golfo di Guinea: “Un impegno che è importante mantenere fermo”. Anche grazie alla presenza del pattugliatore d’altura ‘Bettica‘ della Marina Militare italiana, che collabora a “questo scopo comune, per la sicurezza della libertà di navigazione”.