G7, la società civile chiede giustizia climatica e alimentare. Cosa dice il Civil 7

Giustizia. Climatica, alimentare. E poi pace, sicurezza comune e disarmo nucleare. Sono alcuni dei punti richiesti dal Civil Seven, il gruppo di ingaggio ufficiale della società civile internazionale nel processo G7.

Circa 700 organizzazioni provenienti da 70 Paesi, divise in sette gruppi di lavoro sui diversi temi quali clima, finanza, giustizia economica, pace, human mobility e migrazioni, in preparazione del Summit C7 che si è svolto a Roma, presso la sede della Fao, il 14 e 15 maggio 2024. In quell’occasione è stato prodotto il ‘Civil 7 Communiqué’, il comunicato contenente le proposte sviluppate dai Gruppi di Lavoro che è stato presentato alla Presidenza del G7. “Chiediamo che venga rispettato il diritto internazionale umanitario e quindi che vengano garantiti, anche nei paesi colpiti da guerre, i diritti umani e l’accesso umanitario. E chiediamo che ci sia un approccio alle migrazioni più rivolto alla mobilità umana”, ha spiegato Valeria Emmi, sherpa del Civil Seven. Inoltre, “chiediamo che ci sia una giustizia alimentare e quindi una trasformazione dei sistemi alimentari che possano consentire davvero un futuro sostenibile”.

In questo senso, il Civil 7 torna a ribadire la necessità di interventi ‘urgenti’ di risposta alla crisi climatica, con uno sguardo “di lungo periodo”, che davvero possa raggiungere gli obiettivi che la comunità internazionale si è data entro il 2030. “Quindi uno sviluppo sostenibile davvero per tutti”, continua Emmi.

In generale, il Civil 7 fornisce una piattaforma alle organizzazioni della società civile (OSC) per presentare proposte e richieste volte a proteggere l’ambiente e promuovere lo sviluppo sociale ed economico e il benessere per tutti, garantendo una vita sana, l’uguaglianza di genere, i diritti umani e il principio di non lasciare nessuno in dietro, stimolando in questo un dialogo costruttivo con il G7.

Per tutti i temi sollevati, “il G7 può essere parte del problema o parte della soluzione”. Su questo, ribadisce il Civil 7 “devono decidere i leader attraverso azioni ambiziose e audaci e veramente urgenti. Perché non possiamo più aspettare, siamo ad un punto di non ritorno”.
Nel documento presentato alla Presidenza italiana del G7, si ricorda infatti come “molteplici crisi prolungate e spesso dimenticate, gli attacchi palesi contro i civili e le infrastrutture civili, dimostrano chiare violazioni e mancanza di rispetto del diritto internazionale umanitario e dei principi umanitari”.

Per questo, la società civile internazionale riunita nel Civil 7 ritiene necessario riconoscere la rilevanza critica del momento presente e la responsabilità di tutti gli attori, compreso il G7 e la sua Presidenza, di affrontare la situazione attuale con la massima importanza. “Le minacce alla salute del pianeta e dell’umanità necessitano di iniziativa politica, ambizione e responsabilità – continua – La fragilità della pace globale, la povertà, le disuguaglianze, l’ingiustizia, i loro fattori trainanti e le cause profonde, oltre alla violenza viene perpetrato impunemente su scala catastrofica, richiedono la massima urgenza e un’azione concreta e coraggiosa”

Al centro di tutto, la pace. “Una pace positiva – precisa Emmi – quindi non solo una risposta alle guerre, ma la costruzione di una sicurezza comune, un investimento non tanto in riarmo ma destinato a uno sviluppo sostenibile, per politiche che siano coerenti a livello globale e che davvero possano perseguire i diritti umani e garantire un futuro sostenibile”.

G7, Meloni: “Orgogliosa per impegni concreti, Italia ha tracciato la rotta”

L’Italia ha stupito e tracciato la rotta. Alla fine del secondo giorno di lavori del G7, adottata la dichiarazione finale dei leader, in un video sui social Giorgia Meloni è, ancora una volta, “orgogliosa” degli occhi del mondo puntati sull’Italia.

Nonostante le frizioni, il vertice converge su un documento “estremamente significativo”, scandisce, che contiene impegni “concreti, reali,  che riguardano questioni dirimenti per il nostro presente, per il nostro futuro e sui quali ha ribadito la sua unità di intenti, la sua compattezza”.  Unità sul sostegno all’Ucraina e “piena convergenza” sull’appoggio alla proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco a Gaza.

Il G7, ripete, conferma di “non essere una fortezza chiusa che deve difendersi da qualcosa o da qualcuno, ma un’offerta di valori che si apre al mondo, che vuole costruire sviluppo e crescita condivisi”.

Il momento è stato storico, con la presenza di Papa Francesco, primo Pontefice a un G7, che ha condiviso le sue riflessioni per uno “sviluppo etico e centrato sull’uomo di una tecnologia rivoluzionaria come l’intelligenza artificiale”.

Prima volta nella storia, inoltre, che un summit dei sette grandi affronta il tema delle migrazioni: “Abbiamo convenuto che è necessario costruire un coordinamento a livello internazionale e sviluppare una strategia nuova che sia basata su diverse direttrici, a partire dalla necessità di costruire un’alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani e di mettere così a sistema gli sforzi per contrastare una piaga che alimenta i flussi di migrazione illegale e rappresenta una nuova forma di schiavitù”, spiega la presidente del Consiglio.

La premier elenca i nomi di tutti i leader, ringraziandoli: “Joe, Emmanuel, Rishi, Olaf, Justin, Fumio, Ursula e Charles” per il “grande contributo che hanno dato al successo dell’iniziativa” e ringrazia i leader delle nazioni e delle organizzazioni internazionali che hanno partecipato alla sessione outreach, “una delle più nutrite e rappresentative di sempre – rivendica – che hanno reso questo vertice ancora più significativo”.

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Tra i partner del G7 un progetto di moda sostenibile

Giacche in pelle d’uva, ricavate dagli scarti della produzione del vino, denim in cotone e gomma naturale, abiti tinti con polveri naturali da piante e arbusti del territorio, in collaborazione con laboratori artigianali specializzati.
Tra gli stand del Media Center del G7, nella fiera del Levante a Bari, spicca la pala di fico d’india di HavanaEco, capsule collection del Gruppo Toma, partner del vertice.

La collezione celebra la sostenibilità e l’artigianalità in un’edizione limitata di pezzi unici spiccatamente contemporanei e dettagliatissimi.
Siamo onorati di essere stati selezionati tra i partner di un evento così rilevante che mette la Puglia sotto i riflettori del mondo”, spiega il co-founder Sergio Toma.

Il progetto nasce nel 2022 come ricerca e valorizzazione del Made in Italy, del Made in Puglia e della sua tradizione manifatturiera. Il gruppo però è più che adulto e ha già compiuto 30 anni: “Un trentesimo compleanno ricco di soddisfazioni“, confessa Salvatore Toma altro co-founder e presidente di Confindustria Taranto.

Il lavoro è sulla sostenibilità “applicata e reale“, assicura, che “non può non tenere conto dell’imprescindibile apporto valoriale delle maestranze presenti sul nostro territorio. Dalla loro valorizzazione e da quella degli antichi processi artigiani siamo partiti per questo meraviglioso viaggio“.

Oltre a essere sostenibile e artigianale, la capsule è anche genderless, specchio di un mondo in piena trasformazione. I capi sono disegnati secondo le logiche dell’ecodesign, scegliendo materie prime certificate e innovative che vengono prodotte a partire da fibre derivanti dagli scarti di altre industrie.

A supporto della trasparenza e del consumo consapevole, “i capi HavanaECO sono corredati di passaporto digitale“, spiega Verdiana Toma, quarta generazione in azienda e sustainability manager. “Teniamo molto alla trasparenza anche nella comunicazione e attraverso il passaporto digitale divulghiamo i processi e le materie prime sottostanti al singolo articolo“, scandisce. Il DPP si arricchisce così di un “racconto emozionale dei prodotti e di una sezione ricca di consigli sul buon utilizzo degli stessi per educare il consumatore ad un consumo consapevole e sostenibile“.

Il G7 lavora su Africa, Medioriente, Ucraina. Meloni: “C’è già consenso su documento finale”

Photo credit: Palazzo Chigi

La giornata è stata densa, ma il “consenso dei leader è già unanime”. Al termine del primo giorno del G7 a Borgo Egnazia, in Puglia, Giorgia Meloni si dice “molto soddisfatta” del confronto e dei risultati. Quattro le sessioni di lavoro: Africa, Medioriente, due sull’Ucraina. Si aggiunge, a margine, un evento sulla Partnership for Global Infrastructure and Investment. La presidenza italiana vuole dedicare ampio spazio all’Africa, con un approccio “diverso dal passato”, ricorda la premier, in linea con il Piano Mattei. La Partnership for Global Infrastructure and Investment prevede infatti di stanziare 250 miliardi di dollari per l’Africa. Per il Sudafrica e l’Africa sub-sahariana “sono già stati pagati 33 miliardi di dollari“, ricorda la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ribadendo che il Continente ha bisogno di “maggiori investimenti privati”. In questo senso la prossima conferenza Ue-Egittomostrerà la via da seguire“, anticipa.

Per accelerare tutte le iniziative in Africa, si pensa di coordinare le azioni finanziarie: “Sono orgogliosa di annunciare la creazione con la Banca africana di sviluppo di strumenti innovativi finanziari a disposizione di coloro che sono interessati“, spiega Meloni. Il presidente William Ruto del Kenya rivendica che l’Africa “non è parte del problema, è parte della soluzione”. “L’Africa non chiede la carità ma chiede di competere per uguaglianza e non si può fare se non ha infrastrutture, è la nostra priorità“, assicura Meloni. La seconda è che i governi “non possono agire da soli e neppure il settore privato e le banche di sviluppo ma insieme possiamo farcela. Vogliamo trasformare gli impegni in concretezza“, scandisce. I conflitti, la necessità di investire nelle infrastrutture, nelle telecomunicazioni, nel digitale, ma anche nel settore energetico sono le sfide che si presentano al mondo, davanti a un Continente in fortissima crescita demografica, tra i primi a sperimentare le conseguenze del cambiamento climatico.

Serve un maggiore accesso al capitale. Dobbiamo stare dalla parte giusta”, rileva il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, parlando di un partenariato “basato sulla fiducia, sul rispetto”. Non potrebbe essere più d’accordo di così su questo approccio l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, che invoca un “cambio di rotta radicale” sul Continente, adottando una visione politica “in grado di colmare il divario e che permetta all’Africa di diventare un partner paritario“: “Dobbiamo riconquistare credibilità – insiste – ed esprimere un vero interesse per le esigenze locali e condividere i rischi“. Ad esempio, l’80% del gas prodotto da Eni in Africa è rimasto nel Continente e questo “ha prodotto un clima di fiducia reciproca“. Anche Enel continua a investire. In Marocco, Sudafrica e Zambia, 2,5 miliardi sono andati al settore delle energie rinnovabili. “Per noi l’Africa rappresenta un’opportunità perché ha un potenziale più alto per la generazione di rinnovabili rispetto all’Europa, inoltre lo sviluppo di nuove tecnologie può aumentare la produttività degli impianti e ridurre il costo dell’energia“, afferma l’ad Flavio Cattaneo. Tra l’altro, aggiunge: “Per l’Africa questo apre la possibilità di esportare energia pulita in Europa tramite l’Elmed, aiutando l’Africa stessa a ridurre la sua dipendenza dall’Europa, e l’Europa potrebbe beneficiare di un calo dei prezzi e della diversificazione delle forniture“.

Della necessità di un approccio sistemico parla il ceo di Cdp, Dario Scannapieco, proponendo tre strategie: risorse pubbliche per ridurre i rischi, contributi finanziari a livello multilaterale e un coinvolgimento maggiore del settore privato. Sace supporta progetti in infrastrutture, tecnologie ed energia in Africa per 5 miliardi di euro: “Questo è il risultato delle grandi potenzialità che abbiamo colto nel Continente dall’avvio del Piano Mattei. A conferma del nostro ruolo di catalizzatore di crescita, rafforzeremo la nostra presenza con l’apertura di un nuovo ufficio a Rabat in Marocco”, annuncia l’ad Alessandra Ricci.

Pgii, global gateway e Piano Mattei sono i tre pilastri della strategia per l’Africa. L’obiettivo, per Meloni, è “creare una sinergia tra i progetti, per ottenere maggiori benefici per tutti“.

G7, l’Italia leader nei piatti con Bottura e al Media Center prodotti bio a filiera corta

Se è vero che il cibo commuove e crea ricordi, i leader e le delegazioni del G7 non dimenticheranno in fretta l’Italia, una volta che il vertice a Borgo Egnazia sarà chiuso. Due pranzi sono curati dallo chef Massimo Bottura, a lungo primo nelle classifiche mondiali e proprietario dell’Osteria Francescana a Modena. Sette stelle Michelin, inclusa quella verde, e tre chiavi d’oro nel palmares di uno degli chef più impegnati in assoluto nella lotta allo spreco alimentare.

Come fonte d’ispirazione, nel menu pensato per il G7 c’è un vero e proprio Grand Tour d’Italia: tutti i territori regionali sono rappresentati in ricette e ingredienti rivisitati. Senza stravolgere le materie prime, però: “Devono essere le protagoniste assolute – racconta –: la nostra cucina è fatta per valorizzare l’eroico lavoro della produzione e della trasformazione agro-alimentare e non per soddisfare l’ego dei cuochi”.

E come spiegare l’Italia al mondo, se non con la convivialità e il piacere di sedersi a tavola? Vengono riproposti alcuni momenti fondamentali della tradizionale, come il pranzo della domenica in famiglia. Le portate sono accompagnate da una selezione di alcune delle migliori etichette che rendono l’Italia il maggior produttore di vino al mondo, scelte da Riccardo Cotarella, presidente della federazione mondiale dei tecnici del settore vitivinicolo.

Se i leader, a Fasano, pasteggiano con le stelle di Bottura, non va peggio ai giornalisti del Media Center, nella Fiera del Lavante di Bari. Burrate di Andria, mozzarelle, stracciatella, pane di Altamura. E ancora riso patate e cozze, braciole, taralli, verdure tipiche, dai caroselli alle nuove carote di Polignano a Mare. Gli oltre mille accreditati da tutto il mondo sono nutriti con piatti della tradizione pugliese e prodotti tipici di alta qualità e a filiera corta, esposti su ceramiche di Grottaglie.

Tutto è pensato per essere sostenibile quasi al 100%. Nell’azienda di famiglia a Conversano, Francesco Ferrara, ad di Ferrara Ristorazione, responsabile del catering, ha creato una realtà agricola biologica, con il sostegno professionale dell’Università di Bari. “I nostri dieci contadini sono formati periodicamente”, spiega a GEA. Dal produttore al consumatore il prodotto percorre al massimo 10 chilometri. “Abbiamo un olio extravergine d’oliva Dop e un vino biologico, ‘Donna Serafina’. Abbiamo avviato un progetto della prima carota biologica di Polignano a Mare”, racconta. Gli impianti di cucina del catering sono dislocati in tutta la provincia di Bari e tutti dotati di pannelli fotovoltaici. Su un parco auto di 50 mezzi commerciali 28 sono elettrici e alimentati con l’energia sostenibile degli impianti. Per l’impianto di irrigazione, “abbiamo trovato acqua a 600 metri di profondità. Stiamo dotando di un sistema software per gestire l’irrigazione sul campo e a breve realizzeremo una struttura fotovoltaica anche per l’impianto di irrigazione”.

E se non c’è differenziata in sala, è solo perché non serve: le stoviglie sono tutte compostabili e biodegradabili.

G7 al via: i temi, gli ospiti, il programma di lavoro

Almeno 18 capi di Stato e di Governo presenti, oltre ai vertici di cinque organizzazioni internazionali. E’ conto alla rovescia per il vertice dei leader del G7 che si apre giovedì a Borgo Egnazia, in Puglia, fino al 15 giugno. L’evento vedrà la partecipazione dei leader dei sette Stati membri (Stati Uniti, Giappone, Canada, Germania, Francia, Italia e Regno Unito) , oltre al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e alla presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen in rappresentanza dell’Unione Europea.

Sei le sessioni sui tavoli di lavoro: Africa-clima-sviluppo, Medio Oriente, Ucraina, migrazioni, Indo-Pacifico e sicurezza economica, oltre al segmento di outreach (su Africa, Mediterraneo, Intelligenza Artificiale ed energia). Come da tradizione, prenderanno parte ai lavori anche i rappresentanti di alcuni Stati e organizzazioni internazionali invitati dalla presidenza di turno. Il summit non potrà prescindere dal contesto internazionale, con le guerre in Ucraina e Gaza, le turbolenze politiche negli Stati Uniti, che si preparano alle Presidenziali di novembre, e in Europa post elezioni europee.

I TEMI. Il conflitto in Ucraina e la guerra tra Israele e Hamas, compresa la situazione a Gaza, saranno ovviamente fra le priorità del summit ma il focus proposto dalla presidenza italiana sarà su Mediterraneo e Africa. Se la Presidenza giapponese del G7, l’anno scorso, aveva puntato sull’Indo-Pacifico, quest’anno l’Italia ha scelto di concentrare l’attenzione su quest’area cruciale per i propri interessi nazionali (vedi Piano Mattei). Per preparare il vertice sono stati creati 130 gruppi di lavoro e si sono tenute 21 riunioni ministeriali. Nella sessione ‘outreach’ i temi verteranno intorno ad Africa, Mediterraneo, intelligenza artificiale ed energia. In particolare sul tema dell’intelligenza artificiale, è previsto anche l’intervento di Papa Francesco. È la prima volta nella storia che un Pontefice partecipa ai lavori del Gruppo dei Sette.

GLI OSPITI. Tra i leader invitati anche i rappresentanti della troika G20 (Brasile con il presidente Luis Ignacio Lula da Silva, India con il premier Narendra Modi, Sudafrica), l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi (presente il presidente Mohammed bin Zayed), le nazioni del Mediterraneo (Turchia con il presidente Recep Tayyip Erdoğan e Giordania con il re Abdallah II). Per quanto riguarda l’Africa parteciperanno il presidente del Kenya, William Rutto; il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune; il presidente della Mauritania Mohamed Ould Ghazouani, come presidente dell’Unione africana; conferma la presenza del leader tunisino Kaïs Saïed. Per il Sud America sarà presente anche l’Argentina con il neo presidente Javier Milei.
Le organizzazioni internazionali invitate sono l’Onu, rappresentata dal Segretario generale Antonio Guterres; l’Ocse, con il Segretario generale Mathias Cormann; il Fondo Monetario internazionale, con la direttrice Kristalina Georgieva, la Banca Mondiale con il presidente Ajay Banga e la Banca africana di sviluppo con il presidente Akinwumi Adesina.

UCRAINA. Alla guerra in Ucraina sarà dedicata una sessione ad hoc il 13 giugno pomeriggio, alla presenza del presidente Volodymyr Zelensky. E’ probabile che il leader ucraino chiederà ancora una volta maggiore aiuto agli alleati occidentali. L’esercito ucraino, privo di munizioni e di uomini, è in difficoltà, soprattutto a causa del ritardo nella consegna degli rifornimenti militari occidentali. Come ha fatto sapere la Casa Bianca, è in programma già domani una conferenza stampa congiunta tra Zelensky e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che arriverà stasera all’aeroporto di Brindisi. Gli Stati Uniti intendono spingere il G7 a concedere a Kiev fino a 50 miliardi di dollari in prestiti garantiti dagli interessi su 300 miliardi di euro di asset della banca centrale russa congelati dall’Ue e dai paesi del G7. La richiesta di Biden ha visto nei giorni scorsi Parigi e Berlino, e in parte anche Roma, su posizioni di maggior prudenza a tutela della stabilità dei mercati finanziari. Secondo fonti italiane, si ribadirà l’impegno a “sostenere a tutto campo Kiev e, naturalmente, si parlerà di come continuare a finanziare la guerra: è un tema complesso, ma la volontà politica di rinnovare l’impegno finanziario certamente c’è“. “Ora ci si concentra su 3 dei 10 punti della proposta di pace di Zelensky e se ne parlerà alla conferenza per la pace in Svizzera“, che si terrà a poche ore di distanza dalla conclusione del summit in Puglia.

IL PROGRAMMA DI LAVORO. Giovedì 13 giugno, dopo l’arrivo di tutti i leader si partirà con la sessione dedicata a ‘Africa, cambiamento climatico e sviluppo’ a cui seguirà quella sul Medio Oriente. L’attenzione sull’Africa, fortemente voluta da Meloni è coerente con l’approccio del Piano Mattei, che vorrebbe il Continente come un partner paritario dell’Europa. Il tema verrà comunque declinato sotto molteplici aspetti, si parlerà di iniziative specifiche lanciate grazie al contributo della Banca africana di sviluppo e nate con la conferenza Italia-Africa. Quanto alla crisi palestinese, “ci sarà una discussione approfondita, anche sul rischio di una escalation“, anticipano fonti italiane ricordando che “la presidenza italiana del G7 ha già fatto una dichiarazione su quattro punti: il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi, l’aiuto umanitario alla popolazione di Gaza e l’indicazione di un percorso che porti alla soluzione dei due Stati. Forse si articolerà meglio questo testo” in Puglia. Nel pomeriggio si discuterà della guerra in Ucraina , sia con Zelensky sia fra i 7 a porte chiuse. Alla sera, il vertice prevede il coinvolgimento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che riceverà i leader del G7 per una cena ufficiale nel castello svevo di Brindisi.
Da venerdì vi saranno sessioni specifiche dedicate alle migrazioni, alle questioni finanziarie e alla situazione nell’Indopacifico. Durante i lavori, inoltre, i leader affronteranno temi globali come la sicurezza economica, la transizione energetica e la protezione dell’ambiente.
Gli esiti delle discussioni confluiranno poi nella Dichiarazione finale che i leader adotteranno al termine dei lavori e che sarà illustrata nella conferenza stampa della Presidenza italiana di sabato 15 giugno. Sarà inoltre prevista la pubblicazione di un comunicato sull’evento dedicato alla Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII) e una breve sintesi a cura della Presidenza sugli esiti della sessione di outreach incentrata su Africa, Mediterraneo, intelligenza artificiale ed energia.

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G7, si lavora alla bozza: alla Cina si chiederà lo stop degli aiuti a Russia. Appello dell’Onu per il clima

La Cina smetta di sostenere la guerra della Russia in Ucraina e Hamas accetti l’accordo per il cessate il fuoco proposto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Sono due punti su cui lavorano gli sherpa del G7 per il documento finale che dovrà essere adottato dai leader a Borgo Egnazia, in Puglia (13-15 giugno).

In giornata, si solleva la polemica su un punto saltato, in cui i Grandi della Terra sottolineavano l’importanza di garantire “un accesso effettivo e sicuro all’aborto, inserito nel corso del G7 di Hiroshima. Il punto sarebbe stato eliminato su iniziativa del governo Meloni, creando tensioni tra le delegazioni. Fonti della presidenza italiana fanno però sapere che “nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all’aborto dalla bozza” e che “tutto quello che entrerà nel documento conclusivo sarà un punto di caduta finale frutto di un negoziato fra i membri G7”.

Sulla Cina, “Il continuo sostegno di Pechino alla base industriale della difesa russa ha implicazioni significative e di ampia portata sulla sicurezza”, si legge nella bozza che Bloolmerg ha lasciato trapelare.

Gli alleati di Kiev accuserebbero Pechino di fornire alla Russia tecnologie e componenti – sia presenti nelle armi sia necessari per costruirle – aiutando gli sforzi di Mosca per aggirare i pacchetti di restrizioni commerciali del G7 su molti di questi beni. I materiali vietati infatti spesso arrivano in Russia attraverso paesi terzi come Cina e Turchia o attraverso reti di intermediari. Le misure in discussione includono la quotazione di più società, il targeting delle banche di paesi terzi che facilitano gli scambi, la richiesta che le aziende intensifichino i controlli sulle loro filiali e subappaltatori all’estero e l’espansione delle restrizioni sui prodotti di marca occidentale che continuano a finire in Russia.

Il G7 chiederà anche a Pechino di spingere la Russia a ritirarsi dall’Ucraina e a sostenere una pace giusta. Si prevede che i leader affermino che le politiche della Cina “stanno creando ricadute globali, distorsioni del mercato e dannosa sovraccapacità in una serie di settori”. E ancora, i leader del G7 metteranno in guardia la Russia da minacce nucleari “irresponsabili”.

Quanto al Medioriente, ci sarà la sollecitazione ad Hamas ad accettare l’accordo di cessate il fuoco a Gaza presentato dal presidente Usa Joe Biden. Israele dovrebbe essere direttamente sollecitata ad allentare l’escalation di una “offensiva militare su vasta scala” a Rafah: la bozza potrebbe includere un linguaggio che chieda con decisione un passo in questo senso, in linea con le misure provvisorie ordinate dalla Corte internazionale di giustizia. “Esortiamo i paesi che hanno influenza su Hamas” a contribuire a garantire che accetti un cessate il fuoco, si legge.

Non c’è invece per il momento accordo unanime sul riconoscimento dello Stato palestinese come parte di un processo di pace a due Stati. “Notiamo che il riconoscimento di uno Stato palestinese, al momento opportuno, sarebbe una componente cruciale”, si legge nel testo provvisorio.

Arriva dal segretario dell’Onu Antonio Guterres, in un punto con la stampa a Ginevra, l’invito ai leader per un impegno alla fine all’uso del carbone entro il 2030. “I Paesi più grandi – ha aggiunto – hanno la responsabilità di andare più lontano, più velocemente” e per questo è necessario “creare sistemi energetici privi di combustibili fossili e ridurre la domanda e l’offerta di petrolio e gas del 60% entro il 2035”. “I leader del G7 hanno una responsabilità particolare, in primo luogo, sul clima”, sottolinea Guterres che denuncia il “vortice dell’inazione climatica, con alluvioni, incendi, siccità e caldo devastanti”.

C’è attesa intanto per il bilaterale più importante che Meloni potrà avere in questo senso: quello con il presidente americano Joe Biden, che questa sera arriva all’aeroporto di Brindisi. Il faccia a faccia dovrebbe avvenire, secondo quanto riferisce la Casa Bianca, venerdì 14 giugno, a margine, del summit. Cruciale sarà anche il bilaterale di Biden con Papa Francesco e la conferenza stampa, attesa per domani, giovedì 13 giugno, con il presidente ucraino Volodomir Zelensky.

Il G7 Ambiente approva ‘Carta di Venaria’: stop graduale a carbone. C’è anche ‘Coalizione sull’Acqua’

L’addio al carbone entro il 2035 c’è. Ma è ‘progressivo’ e adattato alla situazione delle singole nazioni. L’accordo che esce dal G7 Clima, Energia e Ambiente che si è tenuto a Venaria, alle porte di Torino, è frutto di un compromesso tra i Paesi che più spingevano per un abbandono rapido dei combustibili fossili entro il 2030, come Italia e Francia, e chi era più riluttante, come il Giappone. Quindi, i ministri del G7 si impegnano a “eliminare progressivamente la generazione di energia a carbone durante la prima metà degli anni 2030 o in un periodo coerente con il mantenimento dell’aumento della temperatura entro un grado e mezzo”.

Di fatto, però, è la prima volta che “si indicano percorso e obiettivo”, spiega il padrone di casa, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto che si dice “molto soddisfatto”. “E’ stato un lavoro intenso e importante che ci ha permesso di arrivare al momento conclusivo e di votare convintamente sul raggiungimento degli obiettivi che ci siamo dati – annuncia -. Si può dire che questo G7 è stato un’operazione ponte tra Cop28 e Cop29, con il G20 di affiancamento”.

Un altro primato del G7 a guida italiana è l’istituzione di una ‘Coalizione sull’Acqua’, per “identificare obiettivi e strategie comuni per catalizzare ambizioni e priorità condivise per affrontare la situazione globale della crisi idrica e sottolineare il ruolo degli approcci multisettoriali”. Pichetto ricorda che è la prima volta che come G7 viene posto il tema dell’emergenza idrica: sul quadro mondiale “la crescita della popolazione fa sì che le prossime guerre finiscono per essere le guerre dell’acqua”.

Nel documento finale della due giorni di ministeriale, la cosiddetta ‘Carta di Venaria’ come è stata ribattezzata, si parla anche di favorire la forte crescita delle rinnovabili attraverso la moltiplicazione della capacità di stoccaggio dell’energia; promuovere la collaborazione dei G7 nel settore dell’energia da fusione; emanciparsi dalle rimanenti importazioni di gas russo; ridurre le emissioni di metano; aumentare la sicurezza e la sostenibilità delle materie prime critiche; eliminare le emissioni di gas serra diversi dalla Co2; creare un ‘Hub G7’ per accelerare le azioni di adattamento alla crisi climatica. “Abbiamo inoltre preso il rilevante impegno politico di mettere fine a ogni nostra significativa dipendenza dal gas russo – specifica Pichetto – lavorando per abbandonarne le importazioni prima possibile, al fine di ridurre le entrate della Russia, come misura di supporto all’Ucraina”.

Ulteriori impegni sono: la riduzione del 75% al 2030 delle emissioni di gas metano dalle filiere dei carburanti fossili; la decarbonizzazione degli impianti industriali e hard-to abate ricorrendo alle tecnologie innovative tra cui CCS, l’idrogeno rinnovabile a basse emissioni e biometano; la sicurezza di approvvigionamento delle materie prime critiche mediante la concreta attuazione del Piano previsto al G7 dello scorso anno. Sono state inoltre confermate le diverse opzioni per la decarbonizzazione del settore stradale.

Importante il capitolo sull’adattamento ai cambiamenti climatici in cui si registrano una serie di impegni e nuove iniziative come ‘G7 Adaptation Accelerator Hub’ che nasce dall’esigenza di trasformare le priorità dei piani di adattamento dei paesi in via di sviluppo più vulnerabili in piani d’investimento capaci di attrarre finanziamenti pubblici e privati. L’impegno per la collaborazione in particolare con i paesi africani, sulla scorta della impostazione politico-culturale del Piano Mattei italiano, ricorda il Mase, è evidenziata dalla creazione di un Hub del G7 dedicato alla promozione di un approccio comune da adottare nelle iniziative progettuali di gestione sostenibile del suolo in Africa e nel bacino del Mediterraneo. “Sottolineiamo – si legge nel documento finale – che questi sforzi si inseriscono nel contesto di uno sforzo globale più ampio volto a potenziare e allineare la finanza pubblica e privata da tutte le fonti per mobilitare i trilioni di dollari necessarie per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e per cogliere l’opportunità per accelerare una crescita allineata all’obiettivo di 1,5°C”.

G7 Ambiente verso ‘accordo storico’: addio al carbone entro 2035. In serata scontri a Torino

G7 verso un accordo ‘storico’. I ministri dell’Ambiente e dell’Energia riuniti a Venaria sono vicini a un‘intesa sull’addio al carbone nella produzione di energia tra il 2030 e il 2035. Sulla spinta dell’Onu, ad aprire la strada “con azioni più ambiziose”, alle porte di Torino si lavora alacremente per arrivare a un testo comune in vista della dichiarazione finale, attesa martedì alla fine della seconda giornata di summit. “Abbiamo una grande responsabilità. La comunità internazionale attende un nostro messaggio”, sottolinea Gilberto Pichetto Fratin aprendo, alla Reggia, la riunione dei ministri.

A fronte di una fuga in avanti, a ministeriale ancora in corso, del ministro britannico Andrew Bowie, che parla del raggiungimento di un accordo storico “per abbandonare il carbone nella prima metà degli anni 2030”, il padrone di casa è più cauto. Al momento, infatti, sembra vi sia un accordo di tipo tecnico, e si stia lavorando per raggiungere un’intesa politica. “Manca il timbro dell’accordo politico tra Paesi”, conferma il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica che presiede i lavori.
Il peso ‘politico’ del vertice si vedrà dunque martedì, con la dichiarazione finale. Il dibattito è incentrato sulla data: alcuni paesi come la Francia stanno conducendo una campagna affinché il G7 abbandoni il carbone entro il 2030, ma il Giappone in particolare, dove un terzo della sua elettricità proviene dal carbone, è riluttante a fissare una scadenza. Così come la Germania. L’Italia, dal canto suo, punta a essere un’apripista, con un phase-out fissato “in tempi brevissimi”. “Può essere l’anno prossimo o anche prima”, spiega Pichetto. Il dubbio è dettato dalla condizione geopolitica. Di fatto, racconta, “c’è un atto di indirizzo firmato da me che dà la riduzione al minimo delle produzioni di carbone di due centrali di Civitavecchia e Brindisi a fine settembre. Ho optato per la riduzione al minimo perché c’era il grande dubbio che potesse succedere qualcosa sul quadro geopolitico internazionale”.

Sul tavolo del G7 anche temi come la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento per i sistemi di energia rinnovabile, così come il riutilizzo dei minerali, per dipendere meno dalla Cina, che domina il settore delle tecnologie verdi. Secondo l’Italia, terre rare ed energie rinnovabili saranno al centro dei colloqui con le delegazioni africane invitate a Torino. Sul tema del rapporto con le nazioni in via di sviluppo e le economie emergenti, Pichetto annuncia tre priorità: “concretezza, cooperazione in particolare con l’Africa, un approccio pragmatico e non ideologico secondo il principio di neutralità tecnologica”. Sull’Africa, in particolare, il ministro ribadisce “la necessità di partenariati di tipo non predatorio”, così come vuole il Piano Mattei. Più in generale, tra i temi al centro della due giorni torinese, il ministro parla di “rinnovabili, efficienza energetica, uscita progressiva dai fossili, biodiversità, ma anche ricerca per il nucleare di nuova generazione, fusione, economia circolare, materie prime critiche, biocarburanti”. 

Inoltre, Canada, Francia, Germania e Regno Unito, che spingono per l’adozione di un trattato per ridurre l’inquinamento da plastica, hanno intenzione utilizzare il G7 per cercare di mobilitare Usa e Giappone, che sono più riluttanti. Secondo una fonte francese, il G7 dovrebbe impegnarsi a ridurre la produzione di plastica, presente ovunque nell’ambiente, dalle cime delle montagne al fondo degli oceani, oltre che “nel sangue degli esseri umani”. Per questo, “il G7 si impegna a ridurre la produzione globale di polimeri primari per porre fine all’inquinamento da plastica nel 2040”, come si legge in una bozza del comunicato finale.

A Torino, serata di tensioni  per il corteo promosso da centri sociali e collettivi studenteschi per protestare contro la presenza in città di ministri e delegazioni. Partito da Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, il corteo è stato bloccato più volte dalle forze dell’ordine che al lancio di bottiglie e uova hanno risposto con idranti e lacrimogeni. I manifestanti, per lo più appartenenti a centri sociali, tra cui Askatasuna, e a collettivi studenteschi hanno tentato a più riprese di raggiungere gli hotel che ospitano i ministri. Il corteo ha quindi sfilato per le vie intorno all’ateneo dietro lo striscione ‘Contro il G7 di guerre e devastazione. Fuori i ministri e zone rosse da Torino’, per poi sciogliersi verso le 22 davanti a Palazzo Nuovo da dove era partito. Al termine sarebbero una cinquantina le persone identificate per le quali potrebbe scattare la denuncia per violenza a pubblico ufficiale aggravata, lancio di oggetti e danneggiamento. Secondo i manifestanti tra loro ci sarebbero cinque feriti. Tre invece i contusi tra le forze dell’ordine. ‘‘Solidarietà alle forze dell’ordine che in queste ore stanno subendo gli attacchi violenti di un gruppo di manifestanti a Torino. Faccio appello a tutti: ogni contributo al confronto è prezioso purché sia portato in modo costruttivo e pacifico’‘, ha fatto sapere in una nota il ministro Pichetto, che aggiunge: ‘‘il G7 si appresta ad adottare una decisione storica sullo stop all’uso del carbone. È la dimostrazione dell’impegno concreto dei nostri Paesi nel contrastare il cambiamento climatico e nel proteggere l’ambiente”.
Oggi, Askatasuna ha indetto una conferenza stampa (alle 12 in via Accademia, a Torino) per “raccontare la verità” sulle proteste di ieri sera.

Energia, Gallo (Italgas): “Servono infrastrutture resilienti e approccio pragmatico”

Bisogna avere un approccio pragmatico per affrontare le sfide che abbiamo di fronte, per arrivarci ben preparati. L’intervento del ministro Fratin, ma anche del ministro azero Babayev (ministro dell’Ambiente dell’Azerbaigian e prossimo presidente della Cop29, ndr) sono andati tutti in questa direzione, cioè quella di costruire delle infrastrutture resilienti che possano oggi trasportare il metano e domani trasportare invece altri tipi di gas. Il nostro ministro ha parlato di idrogeno, di e-metan, quindi ha parlato di gas rinnovabili ma per essere trasportati hanno bisogno di infrastrutture resilienti, capaci, upgradate”. Così l’ad di Italgas, Paolo Gallo, nella sede della società a Torino dove, con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha accolto le delegazioni ministeriali e i rappresentanti diplomatici per un confronto dal titolo ‘Bridging tradition and sustainable energy’, nell’ambito degli eventi della Planet Week in vista del G7 Clima, Ambiente e Energia. “Io personalmente – ha aggiunto – non condivido queste critiche perché credo che negli ultimi anni i passi in avanti verso questi obiettivi (di decarbonizzazione, ndr) siano stati tanti. Il motivo per cui forse avremmo potuto farne di più e perché fino a qualche anno fa l’approccio era strettamente ideologico e questo secondo me ha limitato la capacità di battere strade alternative per arrivare prima e più velocemente agli obiettivi. Credo che il cambio di passo importante che c’è adesso è che l’abbandono dell’approccio ideologico e invece l’adozione di un pragmatismo basato su quello che si può fare secondo me accelererà il raggiungimento degli obiettivi. Quindi io non condivido assolutamente le critiche che sono state fatte“. “Io, come il ministro (Pichetto, ndr), sono ottimista per natura ma devo dire che se guardo l’evoluzione degli ultimi anni uno non può che essere ottimista. Se uno affronta i problemi senza pregiudizio, con una mente aperta, cercando di vedere soluzioni anche dove magari uno non ci pensa. A mio avviso gli obiettivi si possono raggiungere per quello che sono profondamente ottimista”, ha concluso.

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