Il G7 lavora su Africa, Medioriente, Ucraina. Meloni: “C’è già consenso su documento finale”
Photo credit: Palazzo Chigi
La giornata è stata densa, ma il “consenso dei leader è già unanime”. Al termine del primo giorno del G7 a Borgo Egnazia, in Puglia, Giorgia Meloni si dice “molto soddisfatta” del confronto e dei risultati. Quattro le sessioni di lavoro: Africa, Medioriente, due sull’Ucraina. Si aggiunge, a margine, un evento sulla Partnership for Global Infrastructure and Investment. La presidenza italiana vuole dedicare ampio spazio all’Africa, con un approccio “diverso dal passato”, ricorda la premier, in linea con il Piano Mattei. La Partnership for Global Infrastructure and Investment prevede infatti di stanziare 250 miliardi di dollari per l’Africa. Per il Sudafrica e l’Africa sub-sahariana “sono già stati pagati 33 miliardi di dollari“, ricorda la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ribadendo che il Continente ha bisogno di “maggiori investimenti privati”. In questo senso la prossima conferenza Ue-Egitto “mostrerà la via da seguire“, anticipa.
Per accelerare tutte le iniziative in Africa, si pensa di coordinare le azioni finanziarie: “Sono orgogliosa di annunciare la creazione con la Banca africana di sviluppo di strumenti innovativi finanziari a disposizione di coloro che sono interessati“, spiega Meloni. Il presidente William Ruto del Kenya rivendica che l’Africa “non è parte del problema, è parte della soluzione”. “L’Africa non chiede la carità ma chiede di competere per uguaglianza e non si può fare se non ha infrastrutture, è la nostra priorità“, assicura Meloni. La seconda è che i governi “non possono agire da soli e neppure il settore privato e le banche di sviluppo ma insieme possiamo farcela. Vogliamo trasformare gli impegni in concretezza“, scandisce. I conflitti, la necessità di investire nelle infrastrutture, nelle telecomunicazioni, nel digitale, ma anche nel settore energetico sono le sfide che si presentano al mondo, davanti a un Continente in fortissima crescita demografica, tra i primi a sperimentare le conseguenze del cambiamento climatico.
“Serve un maggiore accesso al capitale. Dobbiamo stare dalla parte giusta”, rileva il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, parlando di un partenariato “basato sulla fiducia, sul rispetto”. Non potrebbe essere più d’accordo di così su questo approccio l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, che invoca un “cambio di rotta radicale” sul Continente, adottando una visione politica “in grado di colmare il divario e che permetta all’Africa di diventare un partner paritario“: “Dobbiamo riconquistare credibilità – insiste – ed esprimere un vero interesse per le esigenze locali e condividere i rischi“. Ad esempio, l’80% del gas prodotto da Eni in Africa è rimasto nel Continente e questo “ha prodotto un clima di fiducia reciproca“. Anche Enel continua a investire. In Marocco, Sudafrica e Zambia, 2,5 miliardi sono andati al settore delle energie rinnovabili. “Per noi l’Africa rappresenta un’opportunità perché ha un potenziale più alto per la generazione di rinnovabili rispetto all’Europa, inoltre lo sviluppo di nuove tecnologie può aumentare la produttività degli impianti e ridurre il costo dell’energia“, afferma l’ad Flavio Cattaneo. Tra l’altro, aggiunge: “Per l’Africa questo apre la possibilità di esportare energia pulita in Europa tramite l’Elmed, aiutando l’Africa stessa a ridurre la sua dipendenza dall’Europa, e l’Europa potrebbe beneficiare di un calo dei prezzi e della diversificazione delle forniture“.
Della necessità di un approccio sistemico parla il ceo di Cdp, Dario Scannapieco, proponendo tre strategie: risorse pubbliche per ridurre i rischi, contributi finanziari a livello multilaterale e un coinvolgimento maggiore del settore privato. Sace supporta progetti in infrastrutture, tecnologie ed energia in Africa per 5 miliardi di euro: “Questo è il risultato delle grandi potenzialità che abbiamo colto nel Continente dall’avvio del Piano Mattei. A conferma del nostro ruolo di catalizzatore di crescita, rafforzeremo la nostra presenza con l’apertura di un nuovo ufficio a Rabat in Marocco”, annuncia l’ad Alessandra Ricci.
Pgii, global gateway e Piano Mattei sono i tre pilastri della strategia per l’Africa. L’obiettivo, per Meloni, è “creare una sinergia tra i progetti, per ottenere maggiori benefici per tutti“.