Granelli: “Il Made in Italy ‘salverà’ l’export, ma sui dazi alla Cina evitare inasprimenti”

Modernità nel segno della tradizione. Le nuove sfide globali toccano ogni ganglio della società civile e, di conseguenza, anche di quella economica: in questo scenario a fare la differenza è chi si sa far trovare pronto ai cambiamenti. Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, traccia la rotta ai microfoni del #GeaTalk (clicca qui per rivedere l’intervista integrale), passando dai criteri Esg alla nuova Europa, all‘Intelligenza artificiale, dalle mosse della Bce alla direttiva Case green. “La sostenibilità è nel Dna di ogni artigiano“, mette in chiaro Granelli, spiegando che “per noi non è una parola nuova, perché i nostri artigiani e i nostri imprenditori sono sostenibili da sempre. Sin dal 2016 siamo con l’Asvis per diffondere gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e con questo spirito cerchiamo di coniugare il rispetto per l’ambiente con la produttività che ha in sé i valori di cui portatori“.

Però, per “immaginare un mondo improntato sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale, abbiamo bisogno di strumenti che ci consentano di migliorarla“. In questo senso i criteri Esg a cui sono sottoposte le aziende, a suo modo di vedere, “potrebbero essere rivisti al meglio“. Perché con quelli attuali “non c’è differenza tra grandi imprese e piccole aziende, mentre invece si dovrebbe tener conto delle dimensioni, anche con uniformità, e semplificando l’accesso a questo tipo di requisiti“.

Lo sguardo si sposta, dunque, in direzione di Bruxelles. Tra pochi mesi sarà operativa la nuova Commissione Ue che lentamente Ursula von der Leyen sta costruendo dopo l’ultima tornata elettorale e la spinosa trattativa sui ‘top jobs‘. Confartigianato nel frattempo ha già le idee ben chiare su cosa chiedere alla nuova Europa: “Competitività, competenze e credito“, elenca Granelli. “Competitività, soprattutto nei rapporti fra imprese e Pubbliche Amministrazioni, in un’ottica di semplificazione e valorizzazione dell’autoimprenditorialità“, ma “con delle competenze, perché tra i grandi problemi che abbiamo c’è quello di non trovare lavoratori e, soprattutto, lavoratori esperti di digitale. Quindi, quello che viene chiesto è di poter avere politiche formative che abbiano sempre un occhio, un aiuto e un sostegno per fare in modo che ci sia sempre più connessione fra giovani imprese e mondo del lavoro“. Poi c’è il “problema atavico del credito“, innanzitutto “includendo di più le piccole imprese nel mercato degli appalti, visto che rispetto alla media europea l’Italia è il Paese dove ne vengono aggiudicati meno“.

Il numero uno degli artigiani cita il dato del 2023: “Abbiamo pagato circa 8-9 miliardi in più di costo del credito. Credo che sia eloquente la difficoltà che c’è oggi ad avere credito, da parte delle nostre imprese, con un tasso attestato al 5,45%, il più alto rispetto alla media Ue“. Altro problema è la ‘refrattarietà’ della Bce a tagliare i tassi. “Questo provoca un blocco degli investimenti. Parlare di sostenibilità e transizione significa anche avere un credito che sia in loro supporto: la tecnologia ce lo impone, altrimenti saremo su un binario morto“.

D’altronde, le difficoltà del commercio estero sono evidenti. Anche se, per Granelli, il Made in Italy è la chiave di volta. “Le piccole imprese, gli artigiani hanno grandi potenzialità per l’export. In un mercato dove aumentano le difficoltà, ed è molto globalizzato e competitivo, l’unicità e la creatività del nostro saper fare italiano può fare la differenza“. Magari facendosi aiutare dai nuovi strumenti tecnologici come l’Intelligenza artificiale. “Ben venga se utilizzata per svolgere tutti quei lavori di routine, standardizzati che oggi sottraggono risorse ed energie ai nostri imprenditori. In quest’ottica, con una complementarietà, diciamo che deve sempre prevalere l’Intelligenza artigiana mentre quella artificiale è al suo servizio“.

Infine, il giro si conclude tornando in Ue, più precisamente alla direttiva sulle Case green. “L’Italia è il Paese con il più alto dissesto idrogeologico d’Europa, con un’alta sismicità e un patrimonio immobiliare vetusto che ha bisogno di essere ristrutturato e consolidato. E’ un tema che dobbiamo assolutamente affrontare (lo abbiamo fatto con i bonus, che hanno avuto un’esperienza ‘travagliata’), ma con i tempi giusti e, soprattutto, con sostegno e incentivi adeguati“, dice la sua il presidente di Confartigianato. Che sottolinea: “E’ un problema che chiaramente chiama in causa ancora una volta l’Europa, perché il nostro Paese non può sicuramente farsi carico di mettere in sicurezza un patrimonio immobiliare così vasto con le proprie risorse: parliamo di centinaia e centinaia di miliardi“. Chi a Bruxelles ha orecchie per intendere, intenda.

Alberto Barachini ospite del #GeaTalk di oggi: focus su intelligenza artificiale

Torna il 18 luglio alle 15, in diretta sul nostro canale YouTube, il #GeaTalk, format videogiornalistico di Gea, con i rappresentati delle istituzioni, della politica, delle aziende, della società civile, universitaria e del terzo settore in dialogo diretto su tematiche di stretta attualità. In diretta streaming, attraverso videoclip e news testuali, raccontiamo protagonisti e decisori dei nostri giorni, i loro progetti e le loro opinioni.

Ospite di questa puntata sarà Alberto Barachini, Sottosegretario all’Editoria, con cui parleremo, in modo particolare di intelligenza artificiale.

Questo il link per seguire la diretta: https://youtube.com/live/ldv1Gt6sVnk.

Green Deal, Bonelli: Su obiettivi von der Leyen ha cambiato idea per farsi rieleggere

“Dove è stato applicato il Green Deal? Il Green Deal non ha avuto nessun tipo di applicazione. Noi abbiamo degli obiettivi climatici, voluti anche dal von der Leyen, che poi ha cambiato idea per farsi rieleggere. Stiamo parlando di alcuni problemi, come i pesticidi, messo da parte per fare un favore all’agroindustria. Questo è il punto. La norma del 4% dei terreni messo a riposo è nella Pac, che non abbiamo mica votato noi, l’ha votata anche Fdi. C’è un livello incredibile di mistificazione della realtà a proprio uso che prescinde dai contenuti. Il Green Deal va applicato, investendo sulle rinnovabili, facendo una legge sullo stop del consumo di suolo, facendo una politica di efficientamento delle case. Nella prossima finanziaria ci sarà un taglio di 12-13 miliardi di euro sulla spesa pubblica. Perché dobbiamo tagliare la sanità, trasporto pubblico, quando in questo paese 62 persone hanno un patrimonio di 230 miliardi di dollari? Qualcuno che ha tanto, può dare qualcosa al proprio Paese?”. Così l’esponente di Avs, Angelo Bonelli, intervenendo al Gea Talk.

Avs, Bonelli: Candidatura di Salis è battaglia per democrazia

“La scelta della candidatura di Ilaria Salis? C’era una donna da 16 mesi in detenzione preventiva a cui sono stati negati diritti fondamentali, una vergogna totale. Di fronte a questa barbarie, che si aggiunge alla barbarie di un governo, quello di Orban, già condannato più volte per violazione dei diritti umani, la vediamo come una battaglia per la democrazia”. Così l’esponente di Avs, Angelo Bonelli, intervenendo al Gea Talk.

Case Green, Fratoianni: Eco-patrimoniale? Balle, non parla di costi a carico dei proprietari

“L’eco-tassa patrimoniale è già quella delle Case Green? Stanno raccontando una balla. In quella direttiva non c’è scritto da nessuna parte, e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario, che i costi dell’adeguamento siano obbligatoriamente a carico dei proprietari. Nessuno dice ‘devi pagare quella cosa o incorri in una sanzione’. Quella direttiva dice agli Stati membri di predisporre un piano”. Lo dice il deputato di Avs e leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ai microfoni del Gea Talk. “Smontiamo l’imbroglio della destra e poi costruiamo gli strumenti”, aggiunge.

Green Deal, Siclari (Ispra): Servono capitali privati per investimenti sostenibili

Dal Green Deal è emerso chiaramente che se vogliamo raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica non bastano le risorse del Pnrr, ma occorre mettere a disposizione i capitali privati verso investimenti che siano sostenibili, quindi in grado di creare valore non per l’investitore, ma per tutta la società“. Lo dice la direttrice generale di Ispra, Maria Siclari, ai microfoni del #GeaTalk. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il prossimo 22 maggio, alla sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, dei ministri, organizza il convegno ‘La sfida ambientale per la finanza sostenibile’, in cui metterà a confronto i vari player sulle nuove regole Ue in materia di sostenibilità. “In sintesi, gli asset verso i quali si devono muovere questi investimenti sono quelli dell’incentivazione all’economia circolare, della salvaguardia della biodiversità, del cercare di contenere l’inquinamento, di realizzare veramente una transizione climatica, che significa anche verificare il livello delle emissioni”, aggiunge. “Quindi, quando un’azienda ha bisogno non solo di rappresentare i valori economici ma, ad esempio, il consumo dell’acqua, il livello delle emissioni o ancora la gestione dei rifiuti, ha bisogno di una guida metodologica che sia in grado di rappresentarla al meglio – continua Siclari -. Perché in questo momento bisogna garantire l’affidabilità e la credibilità delle informazioni che vengono rese, quindi c’è la necessità che questo riferimento avvenga da un’istituzione terza rispetto alle autorità di vigilanza, le imprese e agli investitori. E soprattutto un’istituzione che nei suoi compiti istituzionali raccoglie queste informazioni“.

Siclari (Ispra) al #GeaTalk: “Imprese vanno accompagnate rispettando ambiente”

La sostenibilità è una delle nuove sfide che la finanza, così come il mondo delle imprese, devono necessariamente vincere. Anche le istituzioni, europee e internazionali, si sono attivate per portare la legislazione al passo con i tempi, ma come spesso accade non tutto fila liscio. Ci sono nuovi indicatori da rispettare, imposti dalla Commissione Ue, ai quali il mondo imprenditoriale deve adeguarsi, non senza qualche difficoltà. Ed è questa la ragione per cui l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha deciso di mettere al servizio di un pezzo importante di società la propria conoscenza, i propri dati e la propria disponibilità. Un momento di confronto importante sarà il il prossimo 22 maggio, alla sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, a Roma, al convegno ‘La sfida ambientale per la finanza sostenibile’. La direttrice generale di Ispra, Maria Siclari, ne parla al #GeaTalk (clicca qui per vedere l’intervista integrale).

Direttrice, il vostro istituto si è assunto un compito complicato ma molto importante.

La Commissione europea ha ritenuto di intervenire per fare un po’ di chiarezza nel quadro normativo comunitario, per capire esattamente cosa è sostenibile e cosa non lo è. Rispetto a questi nuovi adempimenti che vengono richiesti alle imprese e agli investitori, noi che ci occupiamo di ambiente e non di finanza, dunque qualcuno potrebbe chiedersi cosa c’entriamo, rispondo che abbiamo i dati, le informazioni ambientali e statistiche, ma soprattutto sappiamo come quelle informazioni ambientali devono essere trattate. Dunque, nel momento in cui viene richiesto alle imprese e agli investitori la rendicontazione di sostenibilità, che è un nuovo adempimento, Ispra è in grado di dare anche un supporto tecnico-metodologico per comprendere le informazioni ambientali e rappresentarle nei propri bilanci“.

L’Italia a che punto è sulla sostenibilità?

Siamo avanti. Il nostro è il primo Paese europeo che ha un’istituzione pubblica scesa in campo per dare un supporto tecnico, che noi non chiamiamo né linea guida, né raccomandazione, quindi non vincolante per il mondo delle imprese. Sentivamo il dovere di farlo per un motivo semplice: gli indicatori sono già tracciati dalla normativa comunitaria, ma dagli interlocutori che sono venuti da noi abbiamo capito che erano in difficoltà a capire come quell’indicatore deve essere popolato. Alle imprese e agli investitori diciamo di procedere a una autovalutazione, perché alcune di queste informazioni ce le hanno già nei loro bilanci, mentre altre si possono reperire fuori. E allora pensino alle nostre informazioni”.

Troppo spesso, ancora, si pensa che essere sostenibili sia ridurre, o addirittura azzerare, le spese e quindi gli investimenti.

Sfatiamo i falsi miti. Finanza sostenibile vuol dire che il mondo finanziario è al servizio del concetto di sviluppo sostenibile dato dall’Agenda 2030 dell’Onu. Il messaggio che dobbiamo mandare è che le imprese e le istituzioni vanno accompagnate nel percorso per raggiungere questi obiettivi, che si possono ottenere anche rispettando l’ambiente. Anzi, mi sento dire: soprattutto rispettando l’ambiente, nel momento in cui abbiamo un grande vantaggio, la conoscenza e lo sviluppo tecnologico. Quindi non è un processo che arresterà lo sviluppo del nostro Paese”.

Ma come si abbattono le vecchie barriere ideologiche?

Il mondo della finanza sostenibile nasce per questa motivazione: ci si è resi conto che il pubblico, ma anche le stesse misure del Pnrr, non erano sufficienti. Bisognava far muovere i capitali privati. Il senso non è quello di arrivare a dimostrare di essere ‘green a ogni costo’, ma fare delle cose buone per il nostro Paese avendo cura di rispettare l’ambiente. Certo, la partita adesso è importante, perché o l’impresa è in grado di dimostrare questa sostenibilità o rischia di perdere la capacità di ottenere anche un credito. E’ rilevante, ma siamo nelle condizioni di poterla giocare senza sforzare le imprese nel mondo finanziario. Bisogna, però, cominciare a raccontarlo bene questo ambiente e metterci al fianco delle imprese e degli operatori finanziari, per dire esattamente qual è la strada da seguire“.

Almeno il concetto di ESG sembra ormai essere passato, è d’accordo?

Finalmente mi sento di dire che un’impresa, un’istituzione finanziaria deve essere capace, in un orizzonte che non è più a breve termine ma di medio-lungo termine, di integrare alle analisi finanziaria e ambientale anche quelle sociale. Naturalmente, noi mettiamo a disposizione tutta la competenza e la conoscenza e siamo pronti al confronto. Ma che ci sia anche la parte della governance e quella sociale è il salto di qualità che non solo l’Italia, ma il contesto comunitario e internazionale ormai ci chiede”.

Tra poche settimane si vota per le elezioni europee. Cosa si aspetta dalla nuova Ue?

Penso che ci sia un percorso già attivato e che non si potrà interrompere. Vedremo poi come verrà declinato esattamente nei provvedimenti normativi, che avranno una ricaduta su ciascuno degli Stati membri. Ma è un percorso non solo europeo. Anche l’accordo di Parigi nasce da tutti gli Stati che si danno un obiettivo comune di mantenere l’innalzamento della temperatura media globale sui due gradi. Quindi, non è tanto il risultato complessivo ma la strada comune che è stata intrapresa. E io vedo che ormai c’è una maturità su una serie di tematiche, rispetto alle quali anche la nuova Europa, i nuovi organismi che si costituiranno, non potranno fare un passo indietro“.

De Meo: “Un ‘Good Deal’ per l’Ue. Draghi? Non è il caso di fare nomi”

“Forza Italia e Partito popolare europeo hanno già immaginato che la prossima legislatura debba concentrarsi su un ‘Good Deal’, un buon accordo”. Salvatore De Meo, presidente della commissione Affari Costituzione del Parlamento europeo, membro della commissione Itre e Agri, candidato alle elezioni europee del prossimo 8-9 giugno per la circoscrizione Italia-Centrale, mette in evidenza cosa non ha funzionato nella transizione verde imboccata cinque anni fa. “Il Green Deal, che nasce nel 2019, non ha tenuto conto di quegli eventi epocali che nessuno immaginava, come la pandemia, i due scenari di guerra e soprattutto la resistenza ideologica di alcuni gruppi politici riconducibili a Timmermans, che non hanno voluto nemmeno aprire quel dibattito, Dibattito che poi si è dovuto inevitabilmente aprire nella parte finale di questa legislatura per rendere praticabili questi obiettivi ambiziosi, legittimi e condivisibili”, dice nel corso del #GeaTalk.

Quindi, per De Meo “la prossima legislatura non deve fare marcia indietro”, ma fare in modo che certi obiettivi siano “conseguiti in maniera realistica, pragmatica sempre e comunque sottolineando che la sostenibilità ambientale deve essere coniugata con la sostenibilità sociale, economica e produttiva”.

Sintetizzando, il futuro “è quello di far sì che quest’Europa si renda conto che la vita reale è un po’ diversa da quella descritta da alcuni tecnocrati, che hanno preso il sopravvento rispetto ad un’assenza di politica che riesca a definire una visione”. La linea “è tracciata e non può essere cancellata”, secondo De Meo. Il riferimento è alle sfide come “le transizioni verde e digitale, che devono però essere riviste alla luce di ciò che è accaduto e che ha avuto un impatto su tutte le dinamiche del Pianeta. Dobbiamo insistere ma con un ambientalismo che non diventi ideologico, con il pragmatismo, perché la sostenibilità ambientale venga declinata anche da un punto di vista sociale, economico e produttivo”.

L’obiettivo è quello di “rendere la nostra Europa sempre più autonoma e competitiva: solo in questo modo saremo in grado di poter essere seduti al tavolo che conta, alla pari e non in maniera subalterna rispetto ad altri continenti – aggiunge -. Perciò non possiamo non guardare a tutto ciò che riguarda l’autonomia alimentare e l’autonomia energetica, conservando le nostre prerogative e i nostri valori”.

Tra nuova Pac e rinnovabili l’agricoltura assume un ruolo centrale nell’Europa che verrà. De Meo affonda il colpo: “Noi siamo contrari all’occupazione del fotovoltaico di terreni agricoli che, invece, devono essere destinati alle funzioni primarie e siamo contrari anche all’invasione di interi parchi fotovoltaici o eolici in alcuni ambienti che, tra l’altro, verrebbero violati nella loro identità paesaggistica e naturalistica”, attacca. E fa esempi concreti: “Nella regione Lazio, così come nella Toscana o nella Puglia, credo che non si possa non guardare sia al fotovoltaico sia alle rinnovabili in generale, con un quadro regolatorio che eviti anche una deturpazione del nostro ambiente. Perché, poi, non si può vivere di solo ambiente: dobbiamo coniugare le politiche ambientali con quelle industriali con quelle sociali e produttive“.

La Pac ha portato i trattori a Bruxelles e a proteste violente. Sottolinea De Meo: “Forza Italia e il Partito popolare europeo, ma anche altri gruppi politici, avevano segnalato da anni che si stava andando in una direzione che avrebbe esasperato il sistema produttivo agricolo. Lo abbiamo dovuto registrare con una tensione che è andata anche oltre la legittima dimostrazione di coloro i quali sono stati messi sul banco degli imputati e definiti come gli inquinatori del mondo“.

Quindi, prosegue De Meo, “la prima narrativa da ribaltare è proprio questa. Anzi, gli agricoltori sono le sentinelle dell’ambiente, coloro i quali non hanno piacere di utilizzare fitofarmaci e non hanno piacere di disperdere le acque. Ma hanno bisogno di avere strumenti che consentano loro di essere competitivi e di garantire la nostra sicurezza alimentare“.

L’appuntamento dell’8 e 9 giugno è una opportunità da cogliere, racconta De Meo, consapevole che le elezioni europee hanno poco appeal sugli italiani e che la campagna elettorale rischia di diventare solo una prova di forza a uso interno. Il cambiamento è nell’aria: “Il Partito popolare europeo non ha escluso riserve e critiche a Ursula von der Leyen che, in questa legislatura, anche in ragione di una maggioranza che in alcuni momenti si è sbilanciata troppo a sinistra, ha assunto delle posizioni che erano troppo appiattite su un vicepresidente, Timmermans”.

E Mario Draghi? Meglio alla Presidenza del Consiglio o della Commissione Ue? “Non possiamo fare nessun tipo di previsione, dobbiamo aspettare l’esito delle elezioni – puntualizza De Meo -. Io non immagino nomi, se non quelli che stanno nel perimetro fisiologico delle regole attuali e che hanno visto i singoli gruppi politici, tra cui il Ppe, fare una procedura di individuazione del proprio candidato. Draghi è un nome autorevole, ma non credo che in questo momento si debba ricorrere al nome autorevole, ancor prima di aver capito quelle che sono le nostre risultanze elettorali”.

Ue, De Meo (FI): “Su Transizione eco e digitale non si torna indietro, ma meno ideologia”

Abbiamo una linea tracciata, che non può essere cancellata. Parlo di sfide come le transizioni verde e digitale, che devono però essere riviste alla luce di ciò che è accaduto e che ha avuto un impatto su tutte le dinamiche del Pianeta. Quindi, dobbiamo insistere ma con un ambientalismo che non diventi ideologico, con il pragmatismo, perché la sostenibilità ambientale venga declinata anche da un punto di vista sociale, economico e produttivo”. Lo dice l’eurodeputato di FI, Salvatore De Meo, al #GeaTalk. La sfida è “rendere la nostra Europa sempre più autonoma e competitiva: solo in questo modo saremo in grado di poter essere seduti al tavolo che conta, alla pari e non in maniera subalterna rispetto ad altri continenti – aggiunge -. Perciò non possiamo non guardare a tutto ciò che riguarda l’autonomia alimentare e l’autonomia energetica, conservando le nostre prerogative e i nostri valori”.

Salvatore De Meo (Fi) ospite del #GeaTalk del 6 maggio

Torna oggi 6 maggio alle 13, in diretta sul nostro canale YouTube, il #GeaTalk format videogiornalistico di Gea, con i rappresentati delle istituzioni, della politica, delle aziende, della società civile, universitaria e del terzo settore in dialogo diretto su tematiche di stretta attualità. In diretta streaming, attraverso videoclip e news testuali, raccontiamo protagonisti e decisori dei nostri giorni, i loro progetti e le loro opinioni.

Ospite di questa puntata sarà Salvatore De Meo, eurodeputato di Forza Italia, candidato alle elezioni Europee dell’8 e 9 giugno.

Questo il link per seguire la diretta https://www.youtube.com/watch?v=RCUq1U_7AMk