La politica energetica di Trump sotto i riflettori della conferenza di Houston

Diversi membri del governo di Trump sono attesi questa settimana a Houston, in Texas, per precisare gli orientamenti del nuovo presidente americano in materia di energia, in particolare il suo impatto sulle energie rinnovabili.

Appena entrato in carica, il 20 gennaio, Donald Trump ha firmato un decreto intitolato ‘Unleashing American Energy’ (Liberare l’energia americana), destinato a segnare il suo secondo mandato.
Il programma prevede deregolamentazione e liberalizzazione, con misure favorevoli all’estrazione di energie fossili e altre volte a limitare o annullare i vincoli ambientali, nonché sussidi e incentivi fiscali per la transizione energetica.

Di conseguenza, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) statunitense ha tentato di costringere la California, un modello in materia di transizione energetica, a revocare il divieto di circolazione dei veicoli a combustione interna entro il 2035. L’iniziativa è stata tuttavia bloccata giovedì dal Government Accountability Office, un osservatorio indipendente che monitora il Congresso americano.

Tre funzionari del governo Trump hanno annunciato la loro partecipazione alla conferenza CERAWeek, il più importante raduno mondiale in materia di energia, che si aprire oggi. Il ministro dell’Energia, Chris Wright, interverrà in apertura. Fondatore della società Liberty Energy, che fornisce attrezzature all’industria del gas e del petrolio di scisto, questo imprenditore è noto per il suo sostegno all’estrazione di energie fossili. Durante la sua audizione di conferma al Senato, si è detto favorevole alla crescita dell’offerta energetica americana, anche per quanto riguarda le energie fossili.
Chris Wright sarà seguito, nel corso della settimana, dal ministro dell’Interno Doug Burgum, responsabile della gestione dei terreni federali, alcuni dei quali sono affittati a privati del settore energetico. Un altro ospite, Lee Zeldin, avvocato scettico sul clima a capo dell’EPA. Questi tre emissari potrebbero chiarire la struttura della politica energetica di Donald Trump, in particolare per quanto riguarda le fonti rinnovabili.

Il presidente americano ha già promesso di bloccare qualsiasi nuovo progetto eolico negli Stati Uniti durante il suo mandato e di annullare gli incentivi fiscali per la costruzione di parchi eolici, anche se questi dipendono dal Congresso e non dall’esecutivo.
Regna l’incertezza sulla propensione del governo a cambiare la traiettoria energetica degli Stati Uniti, fermamente impegnati nella transizione verso fonti a basse emissioni di carbonio sotto la guida di Joe Biden. Questo contesto dovrebbe “rendere il 2025 un anno bianco, durante il quale ci saranno esitazioni nel portare avanti qualsiasi progetto di decarbonizzazione”, ritiene Dan Pickering, dello studio Pickering Energy Partners.

Per quanto riguarda i combustibili fossili, al momento nulla indica che il segnale inviato da Donald Trump abbia avuto un effetto sulla produzione di petrolio, che era già a livelli record prima dell’investitura del miliardario repubblicano. Il settore del gas, invece, si è animato, con l’annuncio, venerdì, dell’ampliamento del terminale GNL (gas naturale liquefatto) di Plaquemines, a sud di New Orleans, da parte dell’operatore Venture Global, che investirà altri 18 miliardi di dollari.

Siamo già diventati il primo esportatore mondiale” di gas naturale, ha ricordato giovedì Chris Wright su Bloomberg Television. “E penso che nei prossimi anni le esportazioni aumenteranno di oltre il doppio”. Il decreto presidenziale del 20 gennaio ha revocato il moratorio sull’autorizzazione di nuovi terminali di esportazione decretato un anno prima da Joe Biden, che aveva parlato di ‘minaccia’ climatica.

L‘Europa è di gran lunga il primo mercato di esportazione del GNL americano, che “ha svolto un ruolo importantissimo” nell’aiutare il Vecchio continente a ridurre la sua dipendenza dal gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina, ricorda Jonathan Elkind, ricercatore presso il centro di riflessione sulle politiche energetiche mondiali dell’Università di Columbia.
Il grande sconvolgimento diplomatico avviato da Donald Trump in queste ultime settimane, caratterizzato da un riavvicinamento alla Russia e da divergenze con l’Europa sulla questione ucraina, solleva tuttavia interrogativi sull’impegno degli Stati Uniti a rifornire l’Europa di energia. “È difficile dire se Donald Trump sia un partner o un avversario”, osserva Jonathan Elkind. ‘”E questo – ammette – è uno shock dopo 70 anni di stretta alleanza”.

Dai rifiuti spaziali all’agricoltura satellitare: a Houston l’Italia che innova

Flotte di sonde aerostatiche coordinate dall’intelligenza artificiale, nanosatelliti che “danno la caccia” ai detriti spaziali, e propulsori made in Italy tra i più avanzati sul mercato. Sono alcune delle soluzioni innovative proposte dalle sei aziende italiane che stanno partecipando a Houston, in Texas, nel luogo simbolo della storia dell’esplorazione spaziale, alla prima edizione di ‘Space it Up‘, il programma di accelerazione d’impresa creato da Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), in collaborazione con la Space Foundation, la principale associazione americana che riunisce i vari stakeholder del settore aerospaziale promuovendo attività di formazione, ricerca e innovazione tecnologica.

Space it Up, al via ufficialmente il 28 agosto, segue un percorso di sei settimane. La prima con attività preparatorie da remoto, e le restanti cinque a Houston, a partire dall’evento di kick-off di che si è tenuto l’1settembre. Tutte le attività di mentorship, i workshop e i momenti di networking con l’ecosistema aerospaziale texano si tengono al The Ion Houston, il principale centro di innovazione della città. Una full immersion che culminerà con il Demo Day del 27 settembre, in cui le aziende potranno mettere a frutto il lavoro delle settimane precedenti presentando le loro soluzioni innovative ai principali stakeholder del territorio. Un’opportunità importante per stringere relazioni e accordi commerciali oltreoceano, trovare clienti o capitali.

Il programma Space it Up non si esaurisce però nell’arco di queste settimane e punta a diventare in breve tempo una piattaforma di dialogo permanente tra gli attori italiani e statunitensi del settore space-tech: questo anche grazie a uno Spazio collaborativo “phygital” che faciliterà l’incontro, lo scambio e le occasioni di business tra imprenditori, innovatori e ricercatori. La piattaforma, attiva da settembre per 365 giorni l’anno, è stata realizzata in partnership tra l’ufficio ICE della città texana e Village Insights, leader per la costruzione di community di settore.

 

Con un fatturato 2022 di 13 miliardi di euro e un export di 6,5 miliardi in crescita del 17,7% rispetto al 2021, il comparto aerospaziale italiano rappresenta oggi un settore in rapida crescita, fiore all’occhiello del Made in Italy e sempre più presente nella realizzazione di missioni internazionali. La new space economy è un driver di crescita strategica per il Paese che può vantare l’esser presenti con, principalmente, cinque poli produttivi regionali, su tutta la filiera: dalla costruzione e operazione di razzi vettori, alla costruzione di satelliti, acquisizione di dati dallo Spazio e gestione di immagini e big data. Non da meno la capacità di sviluppo del know how trasversale delle nostre aziende che potenzialmente permette loro di rispondere efficacemente a tutte le esigenze del comparto aerospaziale” spiega il Presidente dell’Agenzia Ice Matteo Zoppas.

Le aziende del comparto si rivolgono con sempre maggiore attenzione, nel processo di internazionalizzazione delle loro attività, sia verso i grandi committenti esteri, sia verso i produttori di sistemi e sottosistemi”, sostiene il Direttore Generale dell’Agenzia ICE Lorenzo Galanti. “Partecipano ai grandi saloni e air show con il supporto dell’ICE, dove hanno l’opportunità di effettuare incontri per collaborazioni produttive. Il nostro ruolo è di portare i distretti produttivi nazionali sul mercato mondiale e al contempo di invitare in Italia buyers dall’estero, per favorire il sempre maggiore inserimento del sistema aerospaziale italiano nei processi di sviluppo tecnologico del settore a livello internazionale”.

A valorizzare l’iniziativa anche la stretta collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la partnership con Space Foundation. Tra le più importanti agenzie spaziali a livello mondiale, ASI contribuirà al programma mettendo a disposizione risorse ed expertise importanti per permettere alle aziende di competere sul mercato internazionale, mentre l’autorevolezza della Space Foundation nel panorama statunitense garantirà un punto di accesso privilegiato all’ecosistema. “Il mercato USA rappresenta un riferimento strategico per le industrie spaziali italiane e Houston uno degli epicentri. In questo contesto si delineano i più avanzati trend innovativi dello Spazio a livello globale. È anche grazie alla partnership con gli USA che la nostra industria nel passato ha avuto l’opportunità di costruire le solide competenze che abbiamo oggi. Per questo nell’ambito delle nostre iniziative per l’internazionalizzazione industriale, sosteniamo la collaborazione con ICE e abbiamo proposto il lancio di una iniziativa verticale di accelerazione per il settore Spazio che vada a beneficio di giovani imprese italiane con ottime prospettive di innovazione e crescita“, ricorda Teodoro Valente presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. “Dalla culla del Rinascimento alle frontiere del cosmo, la tradizione di innovazioni spaziali dell’Italia non conosce limiti – fa eco Kelli Kedis Ogborn, vicepresidente per il commercio e l’imprenditoria spaziale di Space Foundation -. Con il suo patrimonio di progressi scientifici, l’Italia torna a scrivere un nuovo capitolo della storia, questa volta con un’attenzione più ampia alla collaborazione internazionale e a una crescita significativa di un ecosistema spaziale globale in evoluzione“.