IA, una sola richiesta a ChatGpt da ogni italiano consuma quanto 37 case in un anno

Una query di ChatGPT consuma energia equivalente a quella di una lampadina a Led da 10 W, accesa per circa 12 minuti, ovvero la stessa quantità di energia di una ricarica del telefono con un caricabatterie da 5 W per 24 minuti. Ma equivale anche a circa 7 secondi di utilizzo del microonde: ipotizzando un tempo di 3 minuti, significa che si potrebbe riscaldare il pranzo con l’energia impiegata da circa 26 query. 50 minuti di tv (da 100 W) consumano all’incirca la stessa quantità di energia di 42 query di ChatGPT. Se ogni italiano facesse una sola richiesta a ChatGPT, si potrebbe fornire energia elettrica a 37 abitazioni per un anno. Sono i dati emblematici di uno studio condotto da Surfshark che mette a confronto il consumo energetico di ChatGPT e attività quotidiane. La popolarità di ChatGPT continua a crescere, come dimostrano notizie come quella sugli Emirati Arabi Uniti, che hanno offerto gratuitamente l’accesso a ChatGPT Plus a tutti i residenti. Tuttavia, cresce anche la preoccupazione per l’impatto ambientale legato all’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale. Surfshark ha confrontato il consumo energetico di ChatGPT con alcune attività quotidiane.

Ogni query (richiesta) produce circa 4,32 grammi di CO2: questo perché alimentare i data center che gestiscono le query richiede elettricità, gran parte della quale è ancora generata da combustibili fossili che emettono anidride carbonica. Moltiplicato per milioni di query giornaliere, questo si traduce in significative emissioni di carbonio. Altro termine di paragone: una singola richiesta consuma circa 10 volte più energia rispetto a una normale ricerca su Google, ovvero circa 0,0029 kWh rispetto ai 0,0003 kWh di Google.

“Queste cifre non sorprendono se consideriamo che le richieste all’AI vengono elaborate da enormi data center, molti dei quali dipendono ancora dall’elettricità prodotta da combustibili fossili, che causano notevoli emissioni di CO2 – spiega Luís Costa, responsabile della ricerca di Surfshark -. Ad esempio, se ogni persona negli Stati Uniti facesse una sola richiesta a ChatGPT in un giorno, si produrrebbero circa 1.479 tonnellate di CO2: l’equivalente delle emissioni annuali di 322 automobili a benzina o dell’impronta di carbonio di 1.500 persone che volano andata e ritorno da Londra a New York”. Chi non guida o non ha in programma di volare oltreoceano può anche vederla in questo modo: anche quest’anno sarà necessario scaldare casa. Se ogni persona che vive negli Stati Uniti inviasse una sola richiesta a ChatGPT, il consumo totale ammonterebbe a circa 119 MWh, Una quantità di energia che basterebbe ad alimentare 63 abitazioni italiane per un intero anno, considerando un consumo domestico medio annuo di 3,25 Mwh.

Inoltre, la situazione non sembra destinata a migliorare, poiché il numero di utenti dell’IA nel mondo dovrebbe aumentare del 20% nel 2025 rispetto all’anno precedente, battendo tutti i record di incremento annuale. Questo aumento significa che solo nel 2025 circa 65 milioni di persone inizieranno a usare l’IA, arrivando a un totale di 378 milioni.

Ia, sfida per sicurezza energetica: entro 2030 raddoppia domanda elettricità. Aumentano emissioni

Photo credit: AFP

 

‘Dopato’ dall’intelligenza artificiale, il consumo di elettricità dei data center “più che raddoppierà” entro il 2030, rappresentando una sfida per la sicurezza energetica e un fattore di aumento delle emissioni di CO2.

Secondo un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) dal titolo ‘Energia e Ia’, pur essendo già ad alto consumo energetico, i data center hanno raddoppiato la loro capacità di elaborazione con il recente sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa, che richiede capacità di calcolo colossali per elaborare le informazioni accumulate in database giganteschi. Nel 2024, queste infrastrutture rappresentavano solo circa l’1,5% del consumo globale di elettricità (415 TWh), ma negli ultimi cinque anni questa percentuale è già aumentata del 12% all’anno. E non è ancora finita.

Secondo l’Aie, “si prevede che la domanda globale di elettricità dei data center raddoppierà entro il 2030, raggiungendo circa 945 terawattora (TWh), ovvero una cifra leggermente superiore all’attuale consumo totale di elettricità del Giappone”. Entro questa data, i data center consumeranno poco meno del 3% dell’elettricità mondiale. A livello locale, “un centro elaborazione dati da 100 megawatt può consumare la stessa quantità di elettricità di 100.000 famiglie” all’anno, ma domani “i centri più grandi in costruzione oggi consumeranno 20 volte di più“, l’equivalente del consumo di 2 milioni di famiglie.

In un rapporto di 302 pagine, il primo dedicato all’intelligenza artificiale, l’agenzia per l’energia esamina “uno dei problemi energetici più urgenti e meno compresi oggi”. “L’intelligenza artificiale potrebbe trasformare il settore energetico nel prossimo decennio, incrementando la domanda di elettricità dai data center di tutto il mondo e offrendo al contempo significative opportunità di ridurre i costi, migliorare la competitività e tagliare le emissioni”, ha affermato l’Aie. I data center sono distribuiti in modo non uniforme nel mondo e concentrati in poche regioni all’interno di un Paese, spesso in prossimità delle città, il che solleva sfide in termini di fornitura e dimensionamento della rete elettrica. Questo aumento sarà “particolarmente” marcato in alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, dove “i data center sono sulla buona strada per rappresentare quasi la metà” della domanda aggiuntiva di elettricità, sottolinea il direttore esecutivo dell’Agenzia Fatih Birol.

Insieme, Stati Uniti, Europa e Cina rappresentano oggi circa l’85% del consumo dei data center. La prima sfida è quindi quella di trovare elettricità a prezzi accessibili e in abbondanza. Nel tentativo di prendere le distanze dalla Cina nel campo dell’intelligenza artificiale (IA), il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato la creazione di un “Consiglio nazionale per il dominio energetico” con il compito di incrementare la produzione di energia elettrica. Secondo l’AIE, “per soddisfare le crescenti esigenze verrà utilizzata un’ampia gamma di fonti energetiche“, tra cui il carbone, che attualmente soddisfa il 30% del fabbisogno dei data center. “Tuttavia, si prevede che le energie rinnovabili e il gas naturale assumeranno un ruolo guida, grazie alla loro competitività in termini di costi e alla loro disponibilità nei mercati chiave“, si legge nel rapporto.

La corsa ai data center porterà inevitabilmente a un aumento delle emissioni legate al consumo di energia elettrica, dagli attuali 180 milioni di tonnellate di CO2 a 300 milioni di tonnellate entro il 2035, una quota minima però rispetto alla portata delle emissioni globali stimate nel 2024 (41,6 miliardi di tonnellate di CO2), avverte l’IEA. “Sebbene queste emissioni restino al di sotto dell’1,5% delle emissioni totali del settore energetico in questo periodo, i data center sono tra le fonti di emissioni in più rapida crescita“, aggiunge. Tuttavia, secondo l’Aie, queste emissioni aggiuntive potrebbero essere compensate o addirittura superate da potenziali risparmi di emissioni nel settore energetico e in altri settori, grazie ai guadagni di efficienza e alle innovazioni guidate dall’intelligenza artificiale. “I timori che l’intelligenza artificiale acceleri il cambiamento climatico sembrano esagerati, così come le aspettative che l’intelligenza artificiale da sola possa risolvere il problema“, conclude Aie. Con cautela, l’agenzia ritiene che “l’adozione dell’intelligenza artificiale non sia garantita e potrebbe essere compensata da effetti di rimbalzo e da un aumento del consumo di combustibili fossili“. In altre parole, l’intelligenza artificiale non è “una soluzione miracolosa” nella transizione energetica e resta necessaria una “politica proattiva”.

Ia, Urso: “Supercalcolatori e datacenter in Italia, ponte tra Ue e continenti del futuro”

L’Europa deve avere una propria visione e autonomia strategica sull‘intelligenza artificiale rispetto agli Stati Uniti e la Cina. Dal grande vertice sull’Ia di Parigi, Adolfo Urso lancia le proposte italiane sulla sfida del secolo. Ricorda la legge del governo Meloni sul tema, “anticipatrice di alcune decisioni europee“, rivendica, e insiste sull’urgenza di aggiornare la strumentazione per “recuperare i ritardi sugli investimenti che si realizzano in altri continenti“.

Il titolare di Palazzo Piacentini presenta un progetto che ripropone l’Italia come hub, questa volta mondiale. Propone di avere supercalcolatori quantum e datacenter (che “sono le miniere del futuro“) completamente nel nostro Paese. Un ponte della connettività tra l’Europa, l’Occidente e i “continenti del futuro, spiega il ministro, con le fibre ottiche che attraverso il Mediterraneo e che giungono e includono “l’Africa, il grande Medio Oriente, la Penisola Arabica, l’India, l’Oceania“.

Italia, dunque, al centro della trasmissione di dati e di informazioni : “Per questo – fa sapere – stiamo lavorando perché possa diventare il Paese ideale dove investire e realizzare attraverso l’intelligenza artificiale anche il suo sviluppo con il super computer, con il quantum“.

Dal palco del vertice, il ministro chiede all’Unione di prendere la “via antropocentrica” della tecnologia al servizio dell’uomo e non viceversa, in linea con la “terza via” evocata dal presidente francese Emmanuel Macron, alternativa ai modelli di Washington e Pechino. Una strada che sia “autonoma, equilibrata e sicura“.
Nello stesso contesto in cui si è caratterizzata anche la presidenza italiana del G7, che ha avviato l’AI Hub per lo Sviluppo Sostenibile, in linea con il Piano Mattei, un’iniziativa pionieristica che mira a favorire l’adozione dell’Ia nei Paesi emergenti, con un’attenzione particolare all’Africa, che opererà in sei settori chiave: energia, agricoltura, salute, acqua, istruzione e infrastrutture. “Vogliamo accompagnare le piccole e medie imprese africane verso un utilizzo sicuro e produttivo dell’intelligenza artificiale, che risponda alle loro esigenze locali”, scandisce Urso, che mette in luce la leadership italiana nei supercalcolatori e nelle tecnologie quantistiche. Due tra i più potenti supercalcolatori al mondo sono nel nostro Paese: il Cineca a Bologna e il Davinci di Genova, che oggi, ricorda, è “il terzo più performante a livello globale”.

IA, Benna (Cnpr): In arrivo 2,5 mln per il Terzo settore

Il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato l’avviso n.3/2024 con il quale finanzierà progetti innovativi basati sull’utilizzo etico e consapevole dell’Intelligenza Artificiale (IA). Il bando, che ha una dotazione di 2,5 milioni di euro, è destinato a organizzazioni di volontariato (Odv), associazioni di promozione sociale (Aps) e fondazioni regolarmente iscritte al registro unico nazionale del Terzo settore (Runts), sia singolarmente che in partenariato. Tra le finalità del bando ci sono salute e benessere, educazione di qualità, parità di genere e crescita economica.

“I progetti dovranno coinvolgere almeno 10 regioni e avere una durata compresa tra 12 e 18 mesi e saranno finanziati con importi che variano da 250.000 a 600.000 euro ciascuno. Il cofinanziamento richiesto – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabiliè pari al 20% per Odv e Aps e al 50% per le fondazioni, con un contributo ministeriale massimo dell’80% del costo totale per le prime e del 50% per le seconde”.

Le domande dovranno essere presentate esclusivamente online tramite la piattaforma del ministero e c’è tempo fino alle 16 del 4 marzo 2025. “Per partecipare sarà necessario utilizzare l’apposita modulistica disponibile sul sito istituzionale. I progetti – prosegue Benna – saranno selezionati in base a criteri di esperienza, caratteristiche innovative, grado di cofinanziamento e impatto visivo”. I progetti selezionati saranno sottoposti a un rigoroso monitoraggio semestrale e finale, con obbligo di rendicontazione delle spese.

Clima, Mattarella: Non distogliere attenzione, per alcuni rischio esistenziale

I conflitti in atto nel mondo si moltiplicano. Il 2024 ne ha registrati 56, “il più alto numero dal tempo della Seconda Guerra mondiale”, per di più in un contesto di “generalizzato deterioramento delle condizioni di sicurezza“. L’esasperazione delle tensioni tra Stati, però, “non può farci distogliere lo sguardo dalla nostra casa comune, la Terra, dal suo stato di salute“: l’allarme lo lancia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale il corpo diplomatico, per lo scambio degli auguri.

Il Capo dello Stato ricorda che il periodo 2015-2024 è stato il decennio più caldo mai registrato, con effetti come lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento delle acque e fenomeni meteorologici estremi che “sempre più frequentemente colpiscono in maniera drammatica comunità ed economie, come accaduto recentemente nella drammatica alluvione a Valencia”.
A pagare il prezzo delle conseguenze del riscaldamento globale sono i più vulnerabili, denuncia Mattarella, citando il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, alla COP 29 di Baku. “Per alcuni Paesi addirittura, penso a quelli insulari, un innalzamento, anche minimo, del livello degli oceani comporta un rischio esistenziale“, ricorda.

Il presidente chiede sforzi “comuni e rapidi” che permettano di superare al più presto il divario tra ambizioni in termini di decarbonizzazione e capacità di attuazione e di “imprimere l’indispensabile accelerazione alla transizione energetica globale“.

In termini di cooperazione internazionale e commercio, Mattarella punta i riflettori sulla “pretesa dell’ autosufficienza” che “contrasta con la evidenza della realtà dei fatti“. Non si può, esorta, invocare la sicurezza nazionale per giustificare nuovi protezionismi. Lo insegna anche la storia: “Il protezionismo non ha mai portato vantaggi di lungo periodo, a volte è stato persino causa di conflitti armati, mentre il libero commercio – è l’esperienza sviluppata dall’Unione europea – è un fattore di crescita formidabile“.
Bene quindi accordi con quello tra l’Unione europea e il Mercosur, che fonde il futuro di interi continenti, osserva, “proponendosi di tutelare ‘beni comuni’ come la biodiversità, la sicurezza alimentare, lo stato di salute complessivo del nostro Pianeta“.

Tra le sfide future, grande attenzione deve essere posta allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale: “Occorre sapere che non basta a sé stessa e non è neutrale“, avverte il Presidente, auspicando uno sviluppo “inclusivo“, di cui possano beneficiare tutti e scongiurando monopoli privati: “La governance non può essere affidata soltanto al mercato o al potere di pochi. E’ necessario che le istituzioni sappiano farne un ‘bene comune’ – scandisce -, incanalandone le potenzialità in modo coerente con i progetti di vita collettiva e di relazione“.

I cantanti più attraenti secondo l’IA: Taylor Swift in cima alla lista

L’intelligenza artificiale sta pian piano entrando ogni giorno nelle nostre vite ed è in grado ormai di giudicare praticamente ogni cosa. Un nuovo studio ora ha rivelato quali sono i cantanti più attraenti secondo l’intelligenza artificiale. QR Code Generator ha analizzato le immagini di vari artisti, come Justin Bieber e Sabrina Carpenter, utilizzando uno strumento di test di attrattività dell’IA; i cantanti sono stati valutati con un punteggio di 10 e quelli con i punteggi più alti sono stati considerati i più attraenti. Al primo posto, neanche a dirlo, c’è Taylor Swift, con un punteggio di attrattività pari a 9,14 su 10. Taylor Swift ha pubblicato diversi album da record, tra cui ‘1989’, che ha vinto il Grammy per l’album dell’anno, e ‘Folklore’, passato alla storia per il successo di critica e commerciale.

Demi Lovato si aggiudica il secondo posto, con un punteggio di attrattività pari a 9,10 su 10. Nel corso degli anni, la cantante ha sperimentato diversi generi musicali, tra cui pop, rock e R&B, dimostrando la sua versatilità come artista. Il terzo posto è occupato da Lana Del Rey, con un punteggio di attrattività pari a 8,93 su 10. L’artista è nota per il suo stile musicale distinto che fonde elementi di pop, rock e pop barocco, spesso caratterizzato da paesaggi sonori cinematografici e temi nostalgici. Jungkook è al quarto posto, con un punteggio di attrattività di 8,87 su 10. Ha debuttato come membro più giovane del gruppo. Ha debuttato come membro più giovane dei BTS nel 2013, a soli 15 anni, ed è noto per la sua incredibile gamma vocale, le impressionanti doti di ballerino e la capacità di suonare vari strumenti musicali, tra cui la chitarra e il pianoforte. Al quinto posto c’è Adele, con un punteggio di attrattività pari a 8,81 su 10. Nota per la sua voce potente ed emotiva, Adele viene spesso paragonata a cantanti leggendari e ha una capacità unica di trasmettere emozioni profonde nella sua musica.

Dua Lipa si posiziona al sesto posto, con un punteggio di attrattività di 8,77 su 10. Oltre a essere famosa per il suo talento musicale, Dua Lipa è considerata un’icona della moda e ha collaborato con i migliori stilisti e marchi, facendo spesso notizia sui red carpet. Il settimo posto è occupato da Megan Thee Stallion, con un punteggio di attrattività pari a 8,75 su 10. Conosciuta per i suoi testi sicuri e responsabilizzanti, Megan promuove i temi dell’amore per se stessa, dell’indipendenza e della positività corporea, risuonando con molti fan. Zayn Malik si trova all’ottavo posto, con un punteggio di attrattività di 8,71 su 10. Zayn è diventato famoso come membro della boy band One Direction, formatasi nel 2010 nel reality show The X Factor. Il nono posto è occupato da Kacey Musgraves, con un punteggio di attrattività pari a 8,69 su 10. L’attrice è una cantautrice affermata, con un punteggio di attrattività di 8,69 su 10. È una cantautrice affermata, che ha scritto canzoni per altri artisti, tra cui Miranda Lambert e Luke Bryan, ed è nota per i suoi testi introspettivi e coinvolgenti. Infine, Meghan Trainor si aggiudica il decimo posto, con un punteggio di attrattività di 8,66 su 10. La musica di Meghan mescola influenze pop, doo-wop e R&B, spesso caratterizzate da melodie orecchiabili e da testi che promuovono la positività del corpo e l’accettazione di sé.

L’amministratore delegato di QR Code Generator PRO S.L di QR Code Generator, Marc Porcar, ha commentato i risultati: “Anche se l’aspetto degli artisti non contribuisce alle loro capacità vocali, molti fan spesso ammirano gli artisti che trovano attraenti. Le aziende possono anche contattare gli artisti per farne il volto del loro marchio o per ottenere l’appoggio di una celebrità. Beyoncé ne è un esempio lampante: ha una partnership di lunga data con Adidas e ha lanciato la sua linea di abbigliamento attivo, Ivy Park. È stata anche il volto di diversi marchi di lusso, come Tiffany & Co. e L’Oreal. Beyoncé ha anche firmato un contratto vantaggioso con Pepsi, che la vede protagonista di spot e campagne promozionali. Questa partnership ha incluso collaborazioni creative ed è stata una parte significativa della sua strategia di marca”.

G7 Industria, 10/10 secondo vertice a Roma. Urso: Lavoriamo a sicurezza settori strategici

Africa, intelligenza artificiale, catene di approvvigionamento al centro della seconda ministeriale ‘Industria e Innovazione tecnologica’, il 10 ottobre a Roma.

Il vertice tira le somme di un percorso svolto nel corso dell’anno di presidenza italiana del G7, dal quale “emerge quanto importante sia l’industria, in questo contesto difficile e in evoluzione”, spiega Adolfo Urso presentando il summit.
Nella dichiarazione di Verona i Paesi del G7, ricorda il ministro, “hanno concordato sulla necessità di unire competizione e coordinamento per le catene del valore” e riflette: “I Paesi dell’Occidente devono ragionare su sicurezza e affidabilità in settori considerati strategici, come i semiconduttori, l’Ia, le infrastrutture di interconnessione”.

Nella ministeriale di Roma non si farà solo il punto sui risultati raggiunti dallo scorso marzo, ma si porterà la discussione in avanti.
La prima sessione in programma è sullo sviluppo digitale, per rafforzare la catena del valore tra i paesi del G7 e dell’Africa.
La Presidenza italiana del G7 e l’Undp stanno lavorando alle ultime fasi in vista del lancio dell’AI Hub per lo Sviluppo Sostenibile, che mira a rafforzare gli ecosistemi locali di Ia all’interno dei Paesi africani e accelerare l’innovazione e i partenariati nel settore privato. L’hub aprirà nel 2025 e avrà sede in Italia. Al centro della discussione, le possibili collaborazioni tra i Paesi del G7 e quelli africani per la diffusione dell’Ia nei processi produttivi. Nel corso della sessione, interverranno i rappresentanti di quattro startup africane con Nasrallah Hassan, Co-Founder di Birrama (Etiopia), Tonee Ndungu, Ceo di Kytabu (Kenya), Marouen Hammami, Cto di IrWise (Tunisia), Karim Beguir, Ceo di InstaDeep (Tunisia). Affianco alle startup, interverranno i rappresentanti di alcune grandi aziende, nazionali e multinazionali, che presenteranno ipotesi progettuali da far confluire all’interno dell’Hub: Julien Groues, vice president di Amazon Web Services; Maximo Ibarra, Ceo di Engineering; Farrukh Hussain, Investment Director di Sony Group.

Nella seconda sessione si valuterà la politica industriale come strumento per rispondere a una nuova era di sfide globali. A Verona si era affermata la necessità di lavorare a 7 attraverso la costituzione di un Punto di Contatto sui Semiconduttori dedicato a scambiarsi informazioni e buone pratiche nel settore, per aumentare il coordinamento tra i Sette e rendere questa catena più resiliente, affidabile e colmarne le vulnerabilità. La sessione vedrà i ministri discutere il lavoro del Punto di Contatto e i risultati ottenuti su: come coordinarsi sulla ricerca industriale precompetitiva per garantire che i nostri settori critici rimangano innovativi come richiede la concorrenza globale; come coordinarsi in caso di crisi negli approvvigionamenti; come far fronte alle politiche e pratiche non di mercato. La sessione discuterà anche di come il lavoro svolto sui semiconduttori sia o meno applicabile ad altre filiere interessate da simili dinamiche. Alla riunione, rivolta ai soli rappresentanti governativi, parteciperanno anche i rappresentanti di Paesi Bassi e Repubblica di Corea.

Nella terza sessione, si discuterà di come favorire l’adozione dell’Ia nelle aziende. Il ministro Urso presenterà il Rapporto predisposto dalla Presidenza italiana sulla diffusione dell’Ia nei processi produttivi delle micro, piccole e medie imprese. Perché ci sono alcuni settori, come le tecnologie emergenti (ad esempio l’intelligenza artificiale), in cui le catene di approvvigionamento stanno appena iniziando a svilupparsi. La sessione si propone quindi di discutere come ciascuno dei membri del G7 stia affrontando il tema individualmente, quali azioni si stanno promuovendo e come si potrebbe lavorare per promuovere una visione comune delle filiere tecnologiche emergenti.

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Microsoft investe 4,3 mld per potenziare Ia e cloud. Meloni: Italia Hub Mediterraneo

Microsoft investe 4,3 miliardi di euro nei prossimi due anni per espandere la sua infrastruttura di data center hyperscale cloud e di Intelligenza Artificiale, oltre a un piano di formazione per potenziare le competenze digitali di oltre un milione di lavoratori entro la fine del 2025.

Un maxi-investimento che, spiega Giorgia Meloni, “contribuirà a consolidare il ruolo dell’Italia come hub digitale nel Mediterraneo, anche in linea con le priorità del Piano Mattei per l’Africa e la Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), iniziativa strategica lanciata in ambito G7“. La premier riceve il presidente, Brad Smith, a Palazzo Chigi per un incontro che rientra in una serie di contatti con esponenti del settore dell’innovazione, consentendo uno scambio di vedute sulle prospettive dello sviluppo tecnologico e informatico globale, con riferimento allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, alle opportunità da cogliere e ai rischi da prevenire.

L’espansione del data center di Microsoft nel Nord Italia, unita all’impegno per fornire le giuste competenze legate all’intelligenza artificiale, supporta la domanda crescente di servizi cloud basati sull’AI in tutta Italia, rispondendo alle esigenze delle organizzazioni che ricercano maggiore produttività e innovazione. Adottando l’intelligenza artificiale in settori strategici come il manifatturiero, la sanità, la finanza e la pubblica amministrazione, il Paese potrà innovare i processi produttivi, migliorare diagnosi e cure per i pazienti, potenziare i servizi finanziari e aumentare l’efficienza dei servizi pubblici.

Con questo investimento, la Cloud Region ItalyNorth diventerà una delle più grandi Regioni data center di Microsoft nel continente e svolgerà un ruolo cruciale nel soddisfare i requisiti europei di Data Boundary. Fungerà inoltre da hub di dati chiave per il Mediterraneo e il Nord Africa, supportando il partenariato globale per gli investimenti, le infrastrutture, e il piano del Governo sotto la presidenza del G7 per promuovere la collaborazione con il Sud del mondo.

Un investimento “storico“, lo definisce Brad Smith, che spiega “rafforza ulteriormente il nostro impegno di lunga data per la trasformazione digitale dell’Italia. Vogliamo fornire al Governo italiano, alle imprese e alla forza lavoro gli strumenti per costruire un’economia guidata dall’intelligenza artificiale che crei occupazione e prosperità“.

Onu, Meloni: Riforma equa. Ripensare a cooperazione tra Paesi, come nel Piano Mattei

Intelligenza artificiale, Piano Mattei, riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu: dal palco del Vertice del Futuro di New York, Giorgia Meloni spiega le sue priorità al mondo.
La premier italiana sostiene la riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dopo l’accelerazione impressa dagli Usa, ricordando che in tempo di crisi nessuno Stato può governare da solo. Bene quindi il multilateralismo, ma Meloni ricorda che ogni organizzazione è efficace se le sue regole sono “giuste e condivise“. La revisione della governance non può quindi prescindere dai principi di “eguaglianza, democraticità, rappresentatività”. In altre parole, la riforma per l’Italia ha un senso se “viene fatta per tutti e non solamente per alcuni“.

No dunque a Paesi di serie A e di serie B, ribadisce Meloni, invitando a pensare in modo nuovo alla cooperazione tra le nazioni. Porta l’esempio del Piano Mattei per l’Africa, pensato, scandisce, per cooperare con le nazioni africane attraverso un approccio che non è “né paternalistico né caritatevole né predatorio, ma basato sul rispetto e sul diritto per ciascuno di poter competere ad armi pari“. Ecco la ricetta di Roma per promuovere lo sviluppo di un continente “troppo spesso sottovalutato”, insiste, per costruirne la stabilità e garantire “finalmente un diritto che fino ad oggi è stato negato a troppi giovani, che è il diritto a non dover emigrare“.

Parlando di sviluppo, la presidente del Consiglio si sofferma sulle nuove frontiere del progresso tecnologico, a partire dall’intelligenza artificiale generativa, un fenomeno sul quale confessa di temere che “non si abbia ancora sufficiente consapevolezza“. Meloni si raccomanda di sorvegliare che questo moltiplicatore non venga usato per “divaricare ulteriormente gli equilibri globali”: “La politica deve garantire che l’intelligenza artificiale rimanga controllata dall’uomo e mantenga l’uomo al centro”, scandisce.

In serata, la premier partecipa alla cerimonia di consegna del ‘Global Citizen Award’ dell’Atlantic council, venendo premiata “per il suo ruolo pionieristico di prima donna capo di Governo in Italia, il suo forte sostegno all’Unione Europea e all’alleanza transatlantica nonché per la sua presidenza del G7 nel 2024“. A consegnarle il riconoscimento è Elon Musk, amministratore delegato, tra gli altri, di Testa, SpaceX e cofondatore di OpenAI. Una scelta che, secondo alcuni avrebbe causato dei malumori all’interno dell’Atlantic Council.

Ieri, la premier ha tenuto una serie di bilaterali con esponenti del settore dell’innovazione, dal gruppo Google-Alphabet, Sundar Pichai, a Motorola, Greg Brown, e con Open AI, Sam Altman. Anche con loro, Meloni ha parlato di sviluppo tecnologico e informatico globale, riferendosi agli sviluppi dell’Ia. Sul tavolo anche i piani di investimento dei diversi gruppi in Italia e le iniziative da adottare per incrementare la competitività italiana nei settori a più alta tecnologia, in particolare facendo leva sull’alta formazione e sulla ricerca.

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Monito dell’Onu: “Intelligenza artificiale non sia lasciata a ‘capricci’ del mercato”

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) e i rischi che ne derivano non possono essere lasciati “ai capricci” del mercato. A lanciare il monito è un gruppo di esperti delle Nazioni Unite, che ha chiesto strumenti di cooperazione internazionale senza tuttavia spingersi fino a un’agenzia di governance globale.

Quasi un anno fa, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha istituito un comitato di circa quaranta esperti nei settori della tecnologia, del diritto e della protezione dei dati personali, provenienti dal mondo accademico, dai governi e dal settore privato, come Microsoft, Google-Alphabet e OpenAI.

Il rapporto finale, pubblicato pochi giorni prima del summit di New York, rileva senza sorpresa “la mancanza di una governance globale nel campo dell’IA” e la virtuale esclusione dei Paesi in via di sviluppo dalle discussioni su questo tema vitale.

Dei 193 Stati membri dell’Onu, solo sette sono coinvolti in sette importanti iniziative di governance dell’IA (nell’ambito dell’OCSE, del G20 o del Consiglio d’Europa) e 118 sono totalmente assenti, soprattutto tra i Paesi del Sud. Eppure, proprio la natura “transfrontaliera” di queste tecnologie “richiede un approccio globale”, insiste la commissione. “L’IA deve servire l’umanità in modo equo e sicuro”, ha ribadito questa settimana Antonio Guterres. “Se lasciati incontrollati, i pericoli posti dall’intelligenza artificiale potrebbero avere serie implicazioni per la democrazia, la pace e la stabilità”.

In questo contesto, il comitato di esperti chiede agli Stati membri dell’Onu di mettere in atto strumenti per una migliore cooperazione globale, al fine di incoraggiare il progresso per l’umanità ed evitare qualsiasi slittamento. Perché “nessuno” oggi può prevedere l’evoluzione di queste tecnologie, e coloro che prendono le decisioni non sono responsabili dello sviluppo e dell’uso di sistemi che ‘non comprendono’.

In queste circostanze, “lo sviluppo, la diffusione e l’uso di queste tecnologie non possono essere lasciati ai soli capricci dei mercati”, insistono, sottolineando il ruolo “cruciale” dei governi e delle organizzazioni regionali. Il primo strumento suggerito è la creazione di un gruppo internazionale di esperti scientifici sull’IA, sul modello degli esperti climatici delle Nazioni Unite (IPCC), i cui rapporti sono un punto di riferimento nel settore.

Questi scienziati potrebbero illuminare la comunità internazionale sui rischi emergenti, identificare le aree in cui sono necessarie ulteriori ricerche e individuare il modo in cui determinate tecnologie potrebbero contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (eliminazione di fame e povertà, uguaglianza di genere, clima, ecc.)

Questa idea è inclusa nella bozza del Patto digitale globale, ancora in fase di discussione, che dovrebbe essere adottato domenica dai 193 Stati membri delle Nazioni Unite in occasione del ‘Summit per il futuro’. Gli esperti suggeriscono anche di istituire un dialogo politico intergovernativo regolare sul tema e un fondo per aiutare i Paesi in ritardo.

Per fare da “collante” tra i vari strumenti, gli esperti auspicano la creazione di una struttura leggera all’interno del Segretariato delle Nazioni Unite. Tuttavia, non sostengono l’idea di un’agenzia di governance internazionale a pieno titolo, come suggerito da Antonio Guterres, sul modello dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). Anche se il loro mandato chiede loro di esplorare questa possibilità, “non raccomandiamo di istituire una tale agenzia in questa fase”.

Pur osservando che stilare un elenco esaustivo dei rischi è una “causa persa” in un settore in rapidissimo sviluppo di cui nessuno può prevedere l’evoluzione, elencano alcuni dei pericoli individuati: disinformazione che minaccia la democrazia, deepfakes più personali (in particolare a sfondo sessuale), violazioni dei diritti umani, armi autonome, uso da parte di gruppi criminali o terroristici, ecc.

Data la velocità, l’autonomia e l’opacità dei sistemi di IA, aspettare che una minaccia emerga potrebbe significare che è già troppo tardi per rispondere”, ammettono, affidandosi a una costante valutazione scientifica e a scambi politici per garantire che “il mondo non venga colto di sorpresa“.

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