Los Angeles in fiamme, almeno due morti e decine di migliaia di evacuati. La sindaca: “Situazione incendi in peggioramento”

Los Angeles brucia e almeno 100mila residenti sono stati raggiunti da un ordine di evacuazione immediato o a breve termine. Al momento il conteggio delle vittime è di due morti e diversi feriti. Tre diversi incendi, infatti, stanno devastando la città, in modo particolare nella zona collinare. Il primo rogo è scoppiato nella tarda mattinata di martedì nel quartiere di Pacific Palisades, sede di ville multimilionarie sulle montagne a nord-ovest della città che ha già devastato quasi 2921 acri. La fuga dalle fiamme è avvenuta di fretta: i bambini sono stati fatti uscire dalle scuole e i residenti sono riusciti a portare via soltanto gli animali domestici e pochi effetti personali. L’incendio è scoppiato nel momento peggiore per Los Angeles, spazzata da violente raffiche di vento. Si prevede che l’aria calda di Santa Ana, tipica degli inverni californiani, raggiungerà una velocità fino a 160 km/h nella regione, secondo il servizio meteorologico nazionale statunitense (NWS). Questo potrebbe diffondere le fiamme molto rapidamente e rappresentare un “pericolo mortale”.

Gli altri due incendi sono l’Eaton Fire e l’Hust Fire , che hanno rispettivamente già distrutto 2227 e 500 acri. Secondo quanto riferisce il Department of Forestry and Fire Protection, complessivamente sono bruciati 5742 acri di terreno e la percentualmente di contenimento è pari a zero. Il Dipartimento segnala anche un nuovo rogo nella contea di Riverside, in prossimità di Coachella, località molto conosciuta per il celebre festival musicale che si svolge ogni anno. Qui al momento sono almeno 15 gli acri distrutti dalle fiamme.

Anche tutti i residenti di La Cañada Flintridge, zona collinare intorno a Los Angeles, dovranno essere evacuati. Lo ha annunciato il Dipartimento dello sceriffo della contea di Los Angeles. La decisione, si legge su X, è stata presa “a causa del forte vento e dell’incendio in corso nell’area. I residenti nelle zone interessate devono evacuare immediatamente”. In quest’area si trova anche il Jet Propulsion Laboratory della NASA, leader nell’esplorazione robotica dello spazio, centro di ricerca che ha progettato il primo satellite degli Stati Uniti, l’Explorer 1, lanciato nel 1958. Qui, inoltre, sono nati tutti i rover inviati su Marte.

“Si consiglia agli abitanti di Los Angeles di tenere presente che la tempesta di vento dovrebbe peggiorare nel corso della mattinata e di prestare attenzione agli avvertimenti locali, di restare vigili e di stare al sicuro”, ha scritto su X la sindaca di Los Angeles, Karen Bass.

Il governatore della California, Gavin Newsom, durante un briefing con la stampa, ha spiegato che “numerose strutture che sono già state distrutte”. “Non siamo affatto fuori pericolo”, ha aggiunto il democratico, che ha chiesto ai californiani di “rispettare gli ordini di evacuazione”, che non sempre vengono seguiti negli Stati Uniti. Complessivamente, la California ha schierato 1400 vigili del fuoco e centinaia di risorse preposizionate “per combattere questi incendi senza precedenti. Funzionari di emergenza, vigili del fuoco e soccorritori fanno tutto il possibile per proteggere vite”, ha detto ancora Newsom.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha approvato gli aiuti federali destinati alla città – la seconda più grande degli Usa – per far fronte al maxi incendio. Il presidente uscente si trova proprio in California per annunciare la creazione di due “monumenti nazionali”, cioè vaste aree protette nel sud dello Stato.  Donald Trump, che tra pochi giorni succederà a Biden alla Casa Bianca, a settembre aveva minacciato di tagliare gli aiuti federali che la California riceve abitualmente per combattere gli incendi boschivi.

“Ci aspettiamo che questo sia l’evento di vento più forte in questa regione dal 2011”, ha avvertito Daniel Swain, specialista di eventi estremi dell’Università UCLA. Ma secondo lui il rischio di incendio è “molto più alto” di allora. Questo perché, dopo due anni molto umidi che hanno rinvigorito la vegetazione, la California meridionale sta vivendo “l’inizio inverno più secco mai registrato”. In altre parole, tutto ciò che è ricresciuto abbondantemente sta ora fungendo da combustibile per gli incendi.

 

Usa, migliaia di persone evacuate da Malibu: devastata dal fuoco

L’area intorno a Malibù, la città e la spiaggia delle star vicino a Los Angeles, negli Stati Uniti occidentali, è stata devastata da un incendio che ha portato all’evacuazione di migliaia di persone. Secondo le autorità, sono già andati in fumo più di 1.150 ettari e sette case in questa zona molto frequentata da celebrità e miliardari. L’incendio è scoppiato lunedì sera e, favorito dal vento e dalla vegetazione molto secca, sta progredendo costantemente. Tutte le scuole di Malibù, sulla costa del Pacifico, sono rimaste chiuse martedì e le autorità hanno esortato “i residenti e i visitatori a stare lontani dalla zona finché l’incendio continuerà a rappresentare una minaccia significativa”. Secondo il capo dei vigili del fuoco di Los Angeles, Anthony Marrone, più di 1.500 vigili del fuoco stanno combattendo l’incendio, assistiti da una flotta di aerei che bombardano l’acqua.

Secondo l’ufficio dello sceriffo della contea di Los Angeles, circa 20.000 persone hanno ricevuto l’ordine di evacuazione o l’avviso di prepararsi ad evacuare. Si tratta di un evento “traumatico” per la città, ha dichiarato il sindaco Doug Stewart. Circa 2.000 proprietà nella parte orientale di Malibu hanno ricevuto ordini di evacuazione obbligatoria. Alle persone che vivono in altre 6.000 proprietà è stato consigliato di andarsene. Lunedì sera “eravamo completamente circondati” dal fuoco, ha raccontato un residente all’emittente televisiva locale KTLA. “Erano circa le 23.00. Abbiamo sentito la gente urlare, sono uscito fuori e il cielo era rosso vivo”. Nel giro di 45 minuti il fuoco aveva raggiunto la base della collina e un’ora dopo eravamo circondati dalle fiamme: da un lato bruciavano le case, dall’altro il crinale. E tutto intorno a noi, la montagna. La situazione ha iniziato a diventare spaventosa”, spiega lo stesso residente. Tra gli evacuati c’era anche la star del cinema Dick Van Dyke, 99 anni, famoso per il suo ruolo in Mary Poppins (1964) e in innumerevoli serie televisive: “Arlene (sua moglie, ndr) e io abbiamo evacuato i nostri animali domestici per metterli al sicuro, ad eccezione di un gatto che è scappato proprio mentre stavamo partendo. Preghiamo per la sua sicurezza e perché la nostra comunità sopravviva a questi terribili incendi”, ha scritto su Facebook.

La Pepperdine University ha annunciato su X di aver sospeso tutte le lezioni e gli esami di martedì. I filmati hanno mostrato il fumo e le fiamme fuori da una biblioteca dove si erano rifugiati gli studenti con le maschere protettive. Gran parte del sud dello Stato è stato posto in allerta rossa dal servizio meteorologico statunitense (NWS), con raffiche di vento e bassa umidità che aumentano il rischio di incendi. Dopo due inverni piovosi che hanno offerto una relativa tregua, quest’anno la California sta vivendo una stagione degli incendi molto attiva. Quest’estate il ‘Golden State’ ha subito diverse ondate di calore, segno del riscaldamento globale. A luglio e agosto, lo Stato ha subito il quarto incendio più grande della sua storia.

In fiamme azienda di colonnine elettriche a Bolzano: maxi colonna di fumo

Un maxi incendio è scoppiato questa mattina poco dopo le 9 nella zona artigianale dei Piani di Bolzano, all’interno dell’azienda Alpitronic, che produce colonnine di ricarica elettrica. La colonna di fumo è visibile anche a grande distanza. A causa dei “fumi intensi”, la protezione civile consiglia di “tenere chiuse porte e finestre, e di spegnere la climatizzazione e gli impianti di ventilazione”. Attualmente (ore 12) il fumo si sta diffondendo soprattutto nella zona dei Piani di Bolzano.  Il comune di Bolzano riferisce che “la situazione è sotto controllo”. 

I vigili del fuoco del corpo permanente di Bolzano e quelli volontari di Bolzano-Città, Gries e Oltrisarco-Aslago sono in azione e stanno lavorando hanno riportato l’incendio sotto controllo. Sul posto sono presenti anche i mezzi di soccorso e il medico d’urgenza. Il presidente della Provincia e assessore alla Protezione civile Arno Kompatscher sta valutando la situazione insieme all’assessore provinciale Luis Walcher, al vicesindaco di Bolzano Stephan Konder e all’assessora alla Protezione civile del Comune Johanna Ramoser.

Anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto sta seguendo gli sviluppi della vicenda. Le strutture del Mase sono in costante contatto con la Prefettura per aggiornamenti in tempo reale e rinnovano l’invito alla cittadinanza a seguire le istruzioni delle autorità competenti.

L’incendio, riferisce l’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima non ha causato “una contaminazione a causa dei movimenti dell’aria e della conseguente miscelazione. Direttamente sul posto non sono state rilevate, per esempio, concentrazioni insolite di HCL (acido cloridrico), HCN (acido cianidrico), ossidi di azoto (NOx) e cloro”. Le rilevazioni sono state effettuate con metodi di misurazione rapida nelle immediate vicinanze della fonte dell’incendio, nelle zone residenziali limitrofe (compresa la scuola elementare) e alla stazione della funivia del Renon. “Naturalmente, però – spiega la Provincia – si sono registrati grossi odori molesti e lo sviluppo di una grande colonna di fumo. Ciò ha comportato la formazione di fuliggine e di ulteriori polveri. Questa fuliggine può essere lavata e smaltita come di consueto”. Gli esperti dell’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima sottoporranno ora i campioni raccolti a ulteriori analisi in laboratorio. “Saranno analizzati – spiega ancora la Provincia – per determinare la quantità di composti organici volatili presenti. Inoltre, sarà analizzato se l’incendio ha comportato la formazione di diossine. Non per ultimo saranno valutati in modo approfondito anche i dati rilevati dalle stazioni per il rilevamento della qualità dell’aria presenti nella conca di Bolzano. I risultati saranno resi noti nei prossimi giorni”.

La Protezione civile trentina sta monitorando l’eventuale presenza di fumi che dovessero giungere nel territorio della provincia di Trento trasportati dai venti. Al momento questa eventualità appare esclusa. Non si registrano infatti anomalie nella qualità dell’aria da parte delle centraline di Appa più vicine al confine provinciale a nord. In ogni caso la Protezione civile trentina continua a monitorare la qualità dell’aria e rimane a disposizione con tutte le sue componenti, a partire dai vigili del fuoco permanenti e dai corpi dei volontari, se dai colleghi dell’Alto Adige dovesse giungere una richiesta di collaborazione.

Esplode furgone carico di bombole di ossigeno, maxi incendio a Milano. Arpa: “No rischi ambientali”

E’ di due feriti non gravi, auto e motorino distrutti e danni in diversi appartamenti il bilancio del maxi incendio scoppiato questa mattina, poco prima di mezzogiorno a Milano, in zona Porta Romana, tra via Vasari e via Pier Lombardo. A causare il rogo è stata l’esplosione di un furgone parcheggiato carico di bombole di ossigeno. L’autista del mezzo, un uomo di 53 anni, ha cercato di spegnere l’incendio ed è rimasto ustionato a una mano e a una gamba. E’ stato portato in codice giallo in ospedale. Ferita anche una donna di 89 anni, sbalzata a terra dall’onda d’urto dell’esplosione. E’ in codice verde con un lieve trauma cranico. Sul posto ambulanze, vigili del fuoco e polizia.

Subito dopo l’esplosione sono stati evacuati diversi edifici della zona, tra cui una scuola materna, all’interno della quale c’erano centinaia di bambini.“E’ qualcosa che tutti noi avremmo voluto evitare, ma poteva andare molto peggio” ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala, a SkyTg24, dopo essersi recato sul posto.

Il primo cittadino ha invitato tutti i residenti della zona a tenere chiuse le finestre, per evitare la nube di fumo, visibile a diversi chilometri di distanza.

Sul posto è intervenuta anche la squadra emergenze del Dipartimento Arpa di Milano. Dalle verifiche speditive dell’aria, con strumentazione a risposta immediata, sono state rilevate residue concentrazioni di Cov (composti organici volatili) nelle immediate vicinanze dell’incidente, mentre, già a 50 metri di distanza, non si evidenziano alterazioni della qualità dell’aria. “Questi vapori – spiega Arpa – sono con ogni probabilità correlabili ai residui del materiale combusto presenti lungo la via interessata dell’incendio (veicoli, liquidi ecc)”.

Metropolitana Milanese, gestore della depurazione delle acque reflue, è stata informata sul prossimo arrivo delle acque di spegnimento all’impianto. È stata inoltre comunicata al personale del Comune di Milano, presente sul luogo, la necessità di provvedere alla rimozione degli autoveicoli coinvolti nell’incendio e alla raccolta dei materiali/rifiuti combusti, oltre alla completa pulizia delle superfici interessate (strade, marciapiedi, condotte di fognatura coinvolte).

Incendio a Novara ‘contenuto’. Per ora non ci sono rischi di monossido o formaldeide

 I primissimi rilievi effettuati con strumentazione portatile nella zona intorno all’incendio (su monossido di carbonio, formaldeide e acido solfidrico) “non hanno evidenziato situazioni di pericolo”. Lo rende noto Arpa Piemonte, intervenuta questa mattina presso la fabbrica chimica Kemi, che si trova nella zona industriale a San Pietro Mosezzo, vicino a Novara, interessata da un’esplosione e, in seguito, da un incendio. Due le squadre di tecnici Arpa presenti, una da Vercelli e una da Novara, che stanno valutando “gli impatti nelle matrici acqua e atmosfera”. Sono in corso ulteriori verifiche di tipo analitico sulla qualità dell’aria e sulla gestione delle acque di spegnimento. Arpa è in stretto contatto con la Prefettura di Novara e con i sindaci dei Comuni di Novara e di S. Pietro Mosezzo per la gestione dell’emergenza. “I tecnici – spiega l’Agenzia – seguiranno i controlli nelle zone abitate con potenziale ricadute dei fumi”.

“Il rogo è sotto controllo, come ha confermato il comandante dei vigili del fuoco. Non dovrebbero esserci rischi di esplosioni. L’incendio viene contenuto, anche se la situazione è in divenire”. Lo ha detto Alessandro Canelli, sindaco di Novara, durante una diretta Facebook, in merito al rogo  sdi San Pietro Mosezzo. “E’ importante che i bambini rimangano in classe con le finestre chiuse”. Aveva comunque raccomandato il primo cittadino.

Immagini video Vigili del Fuoco 

Incendio in azienda chimica nel novarese, paura per fumi tossici. Ma Arpa rassicura: “Nessun rischio”

Un vasto incendio è divampato questa mattina intorno alle 7.30 all’interno dello stabilimento della Kemi a San Pietro Mosezzo, vicino a Novara. Si tratta di un’azienda chimica che produce solventi, lubrificanti, additivi e agenti di distacco per la manifattura. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco – che hanno sorvolato l’area con un elicottero – le forze dell’ordine e ambulanze. Un’alta colonna di fumo era visibile anche dall’aeroporto di Malpensa e dall’autostrada Torino-Milano. Tutta la zona industriale è stata evacuata e nessuno dei lavoratori è rimasto ferito.

Il sindaco di Novara, Alessandro Canelli, si è immediatamente recato sul luogo dell’incendio, insieme all’amministrazione comunale di San Pietro Mosezzo. A preoccupare di più sono stati i possibili rischi per l’ambiente e per la salute legati a eventuali fumi tossici.Sentite Arpa e Prefettura – ha detto il sindaco in mattinata – si raccomanda alla cittadinanza, in attesa dei risultati delle analisi che dovranno essere fatte sull’impatto dell’evento, di tenere le finestre chiuse e, se non assolutamente necessario, di rimanere in casa“.

“E’ importante che i bambini rimangano in classe con le finestre chiuse”, si è raccomandato il primo cittadino, spiegando di aver già contattato tutti i dirigenti scolastici. La colonna di fumo si è spostata verso nord-est – quindi in direzione Milano – a causa del vento. Le analisi di Arpa, ha detto Canelli. “diranno quale potrà essere la ricaduta sotto il profilo della qualità dell’aria”.

All’ora di pranzo l’incendio, ha detto il sindaco, “è stato completamente spento grazie all’intervento dei vigili del fuoco, all’arrivo di un supporto da parte dell’aeronautica militare e grazie anche alla fortunata coincidenza che proprio qui vicino c’è una ditta che produce schiume per lo spegnimento degli incendi. Questo ha consentito di accelerare le operazioni di spegnimento che altrimenti sarebbe andato avanti per ore e la ricaduta ambientale sarebbe stata sicuramente peggiore di quella che è”.

Le ricadute ambientali sembrano essere sotto controllo. I primissimi rilievi effettuati con strumentazione portatile nella zona intorno all’incendio (su monossido di carbonio, formaldeide e acido solfidrico) “non hanno evidenziato situazioni di pericolo”, come ha spiegato Arpa Piemonte. Due le squadre di tecnici presenti, una da Vercelli e una da Novara, che stanno valutando “gli impatti nelle matrici acqua e atmosfera”. Sono in corso ulteriori verifiche di tipo analitico sulla qualità dell’aria e sulla gestione delle acque di spegnimento. Arpa è in stretto contatto con la Prefettura di Novara e con i sindaci dei Comuni di Novara e di S. Pietro Mosezzo per la gestione dell’emergenza. “I tecnici – spiega l’Agenzia – seguiranno i controlli nelle zone abitate con potenziale ricadute dei fumi”.

Anche i rilievi sulla parte nord dell’abitato di Novara, come ha confermato Canelli, hanno dato risultati confortanti e “non ci sono valori allarmanti o preoccupanti. I punti di ricaduta della nube non hanno creato alcun tipo di problema”. La ricaduta ambientale sulla città, ha spiegato, “non è significativa, preoccupante o allarmante. Si sente ancora un po’ di puzza in alcune parti della città e l’invito è comunque di tenere le finestre chiuse ma non ci sono rischi per la salute dei cittadini. Chi è a scuola potrà uscire e tornare a casa, magari evitando di fare sport all’aperto per oggi”.

 

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Record incendi Amazzonia: 3mila in un giorno, numero più alto in 15 anni

Lunedì 22 agosto l’Amazzonia brasiliana ha vissuto il più alto numero di incendi degli ultimi 15 anni, un ennesimo segnale della distruzione in atto della più grande foresta tropicale del mondo.

Le immagini satellitari hanno rilevato 3.358 incendi, record giornaliero dal settembre 2007. La cifra è tre volte superiore a quella del 10 agosto 2019, il cosiddetto “giorno di fuoco“, quando i contadini brasiliani lanciarono una massiccia operazione di inneschi nel nord-est del Paese che si estese a San Paolo, a circa 2.500 chilometri di distanza, scatenando la condanna internazionale.

Alberto Setzer, responsabile del programma di monitoraggio degli incendi dell’INPE, dichiara che non ci sono prove che gli incendi di lunedì siano stati coordinati. Piuttosto, sostiene, fanno parte di un modello generale di aumento della deforestazione. Gli esperti attribuiscono gli incendi in Amazzonia all’azione di agricoltori, allevatori e speculatori, che bonificano illegalmente i terreni bruciando gli alberi. “Le aree in cui si verificano più incendi si stanno spostando sempre più a nord“, seguendo un “arco crescente di deforestazione“, ha dichiarato Setzer all’AFP.

La stagione degli incendi in Amazzonia inizia solitamente ad agosto, con l’arrivo della siccità. Quest’anno, a luglio, l’INPE ha rilevato 5.373 incendi, l’8% in più rispetto allo stesso mese del 2021. Dall’inizio del mese in corso sono stati registrati 24.124 incendi, il peggior mese di agosto dall’inizio della presidenza di Jair Bolsonaro, anche se è ancora lontano dall’agosto 2005 (63.764 incendi rilevati, un record dal 1998).

Jair Bolsonaro è stato criticato per il suo sostegno alla distruzione dell’Amazzonia, a vantaggio dell’agricoltura. Da quando è salito al potere nel gennaio 2019, la deforestazione media annua dell’Amazzonia brasiliana è aumentata del 75% rispetto al decennio precedente. “Se volevano che una bella foresta appartenesse a loro, avrebbero dovuto preservare quelle nel loro paese“, ha twittato ieri il presidente di estrema destra, rivolgendosi a chi critica le sue politiche: “L’Amazzonia appartiene e apparterrà sempre ai brasiliani“.

(Photo credits: NELSON ALMEIDA / AFP)

Incendi: boom tra caldo, siccità e incuria. Ecco il decalogo salva-boschi

Arriva il decalogo salva boschi di fronte al moltiplicarsi degli incendi favoriti dal mix esplosivo di caldo e siccità al quale si somma spesso l’azione doloso dell’uomo o l’incuria. Lo ha elaborato la Coldiretti in riferimento al divampare incendi in Italia dove sono stati distrutti oltre un migliaio di ettari, dal Carso triestino al comune versiliese di Massarosa, da Bolzano alla Sicilia e in Italia centrale.

Se certamente il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo con alte temperature e siccità, a preoccupare è la disattenzione e l’azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente. Le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni favorendo l’innesco degli incendi nelle campagne e nei boschi spesso abbandonati a causa della chiusura delle aziende agricole che non possono più svolgere una funzione di controllo e monitoraggio per intervenire tempestivamente.

Ogni rogo – stima la Coldiretti – costa agli italiani oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate. Per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno infatti fino a 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo.

La prima regola per non causare l’insorgenza di un incendio nel bosco è quella di evitare di accendere fuochi non solo nelle aree boscate, ma anche in quelle coltivate o nelle vicinanze di esse, mentre nelle aree attrezzate, dove è consentito, occorre controllare costantemente la fiamma e verificare prima di andare via non solo che il fuoco sia spento, ma anche che le braci siano completamente fredde. Soprattutto nelle campagne non gettare mai mozziconi o fiammiferi accesi dall’automobile e nel momento in cui si è scelto il posto dove fermarsi verificare che la marmitta della vettura non sia a contatto con erba secca che potrebbe incendiarsi.

coldiretti

Inoltre non abbandonare mai rifiuti o immondizie nelle zone boscate o in loro prossimità e in particolare, evitare la dispersione nell’ambiente di contenitori sotto pressione (bombolette di gas, deodoranti, vernici, ecc.) che con le elevate temperature potrebbero esplodere o incendiarsi facilmente. Nel caso in cui venga avvistato un incendio non prendere iniziative autonome, ma occorre mantenersi sempre a favore di vento evitando di farsi accerchiare dalle fiamme per informare tempestivamente le autorità responsabili con i numeri di emergenza disponibili. Dal momento che un elevato numero degli incendi è opera di piromani o di criminali interessati alla distruzione dei boschi, occorre collaborare con le autorità responsabili per fermare comportamenti sospetti o dolosi favoriti dallo stato di abbandono dei boschi nazionali.