Ex Ilva, Avs: “Governo nasconde relazione Iss su rischi”. Urso: “Martedì tavolo finale”

Nuovo scontro sull’ex Ilva di Taranto. A ventiquattr’ore di distanza della riunione fiume al Mimit tra il ministro Adolfo Urso e gli enti locali, conclusa con una fumata grigia e lo slittamento della firma dell’accordo di programma a martedì prossimo, l’Alleanza Verdi Sinistra annuncia un’interrogazione parlamentare. L’Istituto superiore di sanità (Iss) – sostengono i rossoverdi – ha segnalato “lacune” nella Valutazione di impatto sanitario (Vis) presentata da Acciaierie d’Italia per ottenere la nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) dell’ex Ilva, ma il governo “ha nascosto la relazione” da cui emerge una sottovalutazione dell’impatto degli effetti delle emissioni prodotte dallo stabilimento tarantino. Il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, tuona: “Da mesi chiedevo, in qualità di parlamentare, la relazione dell’Iss che mette nero su bianco come rimangano non completate le stime di impatto e rischio per la salute”. Da qui la domanda: “Perché Urso, anche ieri, non ha comunicato agli enti locali, a partire dal Comune di Taranto, la dura critica dell’Iss sulla valutazione del danno sanitario?”. Anche il vicepresidente e responsabile del Comitato Economia, Lavoro e Imprese M5s, Mario Turco, parla di “denuncia chiara, scientifica e inequivocabile” dell’Iss, “non esistono le condizioni per autorizzare la prosecuzione della produzione senza compromettere gravemente la salute pubblica. È inaccettabile che il Governo continui a ignorare questi rilievi e ad autorizzare, di fatto, l’inquinamento sistematico di un’intera città”. Pronta la replica del ministero, che bolla come “fuorvianti e strumentali” le ricostruzioni delle ultime ore, “basate su presupposti errati e superati, volte solo a ostacolare un percorso condiviso e responsabile”. L’Iss, sostiene il Mimit, “non ha mai ‘bocciato’ la Vis presentata dal gestore, ma si è limitato a richiedere integrazioni, successivamente presentate, grazie alle quali il parere finale ha concluso per l’accettabilità del rischio”.

Il governo tira quindi dritto. Urso ha convocato ufficialmente il tavolo per definire l’accordo di programma interistituzionale. Martedì prossimo, alle 9, d’intesa con il Presidente della Regione Puglia e con i Sindaci di Taranto e Statte, sono attese le organizzazioni sindacali nazionali e di categoria per un aggiornamento sulla situazione dell’Ex Ilva che avverrà alla presenza di governo ed enti locali. Alle 10.30, poi, riunione con tutte le amministrazioni nazionali e locali della Puglia coinvolte per definire l’accordo. Sul tavolo ci sono due opzioni. La prima prevede il mantenimento del ruolo strategico dell’impianto con un percorso di decarbonizzazione di 8 anni, la seconda è invece subordinata all’eventuale indisponibilità della nave rigassificatrice che impedirebbe di garantire l’approvvigionamento di gas necessario ai forni Dri. Così la decarbonizzazione si completerebbe in 7 anni.

A meno di una settimana dall’incontro, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano chiede un indirizzo politico: “Non credo sia normale che le autorità locali decidano di vicende su una installazione strategica per la Repubblica. Conoscere il punto di vista del Parlamento su una vicenda così complessa è di vitale importanza per noi. Siamo di fronte ad una scelta sicuramente complessa, non ci spaventa ma non possiamo sottovalutare”. La fumata grigia nell’incontro di ieri ha infine generato il rinvio di una settimana – dal 10 al 17 luglio – della Conferenza dei Servizi propedeutica al rinnovo dell’Aia. Lo slittamento è stato disposto dal Mase, d’intesa col Mimit, raccogliendo così le esigenze condivise da amministrazioni nazionali e locali pugliesi. Nel frattempo, parallelamente alla vicenda generale, c’è il decreto legge Ilva in fase di conversione. “E’ centrale e va coordinato nei tempi con la trattativa”, chiede Emiliano

Acqua potabile nelle case sicura quasi al 100%, ma 1 italiano su 3 non si fida

L’acqua potabile nelle case italiane è sostenibile e sicura, con i controlli effettuati da cui risulta negli ultimi tre anni conforme ai parametri indicati dalla legge in quasi il 100% dei casi. Ad affermarlo è il primo rapporto elaborato dal Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il rapporto esamina i risultati di oltre 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche condotte in 18 Regioni e Province Autonome, corrispondenti a oltre il 90% della popolazione italiana, tra il 2020 e il 2022. La percentuale media nazionale di conformità nei tre gli anni risulta compresa tra il 99,1% per i parametri sanitari microbiologici e chimici stabiliti e il 98,4% per i parametri indicatori, non direttamente correlati alla salute ma a variazioni anomale della qualità (che potrebbero, per esempio, influire su sapore, odore o colore).

Dal punto di vista territoriale tutte le Regioni hanno mostrato percentuali di conformità medie molto alte, superiori al 95%. Le oscillazioni del tasso di conformità sono minimali dal punto di vista della prevenzione sanitaria, che in ogni caso è stata adeguatamente assicurata. I dati registrano comunque come Regione migliore sia per i parametri sanitari chimici e microbiologici che per i parametri indicatori l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto e Piemonte, mentre i tassi di conformità relativamente minori per parametri sanitari sono registrati nelle Province Autonome di Trento e Bolzano, e, per i parametri indicatori, in Umbria e nella Pa di Trento.

Per quanto riguarda le limitate non conformità rilevate a livello nazionale si tratta di alcune tracce episodiche e circostanziate a livello locale di contaminazioni microbiologiche (Enterococchi, Escherichia coli) e indicatori di contaminazioni ambientali (coliformi) mentre in alcune limitate aree territoriali si rilevano ancora non conformità per elementi naturali come fluoro e arsenico, associate a gestioni idriche non efficienti di sistemi in economia. Le non conformità rilevate attestano comunque che il sistema dei controlli funziona e che è in grado di gestire i rischi secondo un principio di massima precauzione che previene esposizioni pericolose per l’uomo.

Dai dati che abbiamo raccolto emerge che l’acqua potabile è sicura e controllata capillarmente nel tempo in tutto il Paese, conforme quasi nel 100% dei casi ai parametri di legge e con una gestione sicura delle non conformità – afferma Rocco Bellantone, presidente dell’Iss -. È importante che si ribadisca questo concetto, visto che secondo l’Istat quasi un terzo degli italiani non si fida dell’acqua dei propri rubinetti”. L’Italia, inoltre, ha avuto un ruolo importante nel chiedere in sede europea di costruire una normativa che sia ancora più stringente sulla qualità e la sicurezza dell’acqua potabile come sottolinea il direttore generale dell’Iss Andrea Piccioli. “Nel settore delle acque destinate al consumo umano – specifica Piccioli – l’Italia rappresenta un modello di prevenzione e risposta, presentato come riferimento anche nella Conferenza mondiale sull’acqua di New York 2023, che realizza un partenariato esteso tra istituzioni e portatori di conoscenza e interesse, pubblici e privati, che ha tra gli obiettivi prioritari politiche di accesso ad acqua e servizi igienici sicuri come diritto fondamentale per tutta la popolazione, inclusi luoghi di cura, scuole e edifici prioritari”.

“L’acqua, d’altra parte, è essenziale per il benessere del corpo e per la nostra salute: rappresenta circa il 60% del nostro peso corporeo e apporta importanti contributi di elementi minerali che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare, ma una vasta fascia della popolazione non ne assume la quantità raccomandata di circa 2 litri al giorno per le donne e 2.5 litri per gli uomini – aggiunge Graziano Onder, coordinatore della segreteria scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità – in particolare gli anziani in oltre il 40% dei casi non raggiungono questa quantità con il rischio che di un impatto negativo sulla performance fisica e cognitiva, in particolare, ma non solo, in questa popolazione. L’acqua, che sia di rubinetto o in bottiglia, è fondamentale in tutte le fasi della vita, fin dalla gravidanza e dai primi mesi di vita”.

La pubblicazione del rapporto è il primo passo verso la costruzione di una ‘anagrafe dell’acqua’, con l’obiettivo di mettere a disposizione del pubblico tutti i dati sulle caratteristiche dell’acqua potabile nella propria zona. “Nonostante l’acqua rappresenti la risorsa circolare per eccellenza, la governance ed i controlli che presiedono alla sua sicurezza sono spesso segmentati in diverse normative, assetti istituzionali e soggetti attuatori – spiega Luca Lucentini, direttore del CeNSiA -. Anche per questo, con una legge nazionale seguita da un decreto legislativo è stato istituito presso l’Iss il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque che, tra gli altri compiti, gestirà anche la raccolta e l’analisi dei dati attraverso l’Anagrafe Territoriale dinamica delle Acque potabili (AnTeA) per garantire un’informazione completa e aggiornata ai cittadini che potranno conoscere l’origine e la qualità della propria acqua di rubinetto, a partire dalle risorse idriche prelevate dagli ambienti naturali fino al loro rubinetto e evidenziando tutte le misure di protezione e controllo applicate, collegandosi anche al Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane, coordinato e gestito dall’Istituto Superiore per la protezione dell’ambiente (Ispra)”.