Milano-Cortina, Salvini: Villaggio pronto a luglio 2025. Poi studentato più grande Italia

Il cantiere del villaggio olimpico di Milano-Cortina, a Porta Romana, è in anticipo di tre mesi e sarà consegnato a luglio 2025.Pochi credevano che saremmo arrivati in tempo“, rivendica, casco in testa, Matteo Salvini. La visita al cantiere è uno dei primi appuntamenti del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti al rientro dalla pausa estiva, ieri.”Sarà una porzione nuova e verde di città“, spiega il vicepremier, che ricorda come la zona significasse per i milanesi, fino a poco tempo fa, “degrado, spaccio, prostituzione, problemi“.

Il sopralluogo delle stanze è stato d’obbligo: “L’obiettivo è quello di non avere nessuno dei problemi che ci sono stati a Parigi, i letti saranno in legno“, ironizza. E, una volta terminate le Olimpiadi, che ospiteranno 1700 atleti, il villaggio sarà convertito nel più grande studentato universitario d’Italia. “Il 50% di quella che era una delle aree più degradate di Milano sarà verde – ribadisce Salvini -. Ci saranno poi negozi, servizi, uffici e mille appartamenti, di cui 300 di edilizia sociale“.

Il cantiere sullo scalo milanese è stato ceduto definitivamente nel novembre 2022 da FS Sistemi Urbani (Gruppo FS), al Fondo Porta Romana, promosso e gestito da COIMA SGR e sottoscritto da Covivio, Prada Holding e dal fondo COIMA ESG City Impact.

Il complesso sarà costruito grazie a fondi privati. Dopo il completamento della struttura delle sei palazzine del Villaggio a marzo di quest’anno, i lavori proseguono con la realizzazione delle facciate e la finitura degli interni degli edifici, che occupano una superficie lorda complessiva di circa 30mila metri quadrati. Entro l’anno è poi previsto il completamento dei lavori di ristrutturazione dei due edifici storici adiacenti al villaggio, che caratterizzano architettonicamente l’area: entrambe le strutture – la Squadra Rialzo, un tempo utilizzata per la manutenzione dei convogli ferroviari, e il ‘Basilico‘, ex magazzino dello Scalo divenuto negli anni il simbolo del lavoro del fotografo Gabriele Basilico – saranno riqualificate nel rispetto della loro configurazione originale.

Porta Romana rientra nell’Accordo di Programma sottoscritto nel 2017 da Comune di Milano, Regione Lombardia e Gruppo FS Italiane per la riqualificazione di sette scali dismessi (Farini, Porta Romana, Porta Genova, Greco-Breda, Lambrate, Rogoredo, San Cristoforo), che insieme coprono una superficie di oltre un milione di metri quadrati: un percorso che interesserà la città di Milano per i prossimi 20 anni e che rappresenta uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana in Italia.

Clima, attivisti Extinction Rebellion travestiti da Pinocchio bloccano ingresso Mit

Un centinaio di attivisti di Extinction Rebellion travestiti da Pinocchio, questa mattina ha bloccato l’ingresso del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Alcuni si sono incatenati alle porte d’ingresso, mentre altri si sono appesi con corde, imbrago e caschetto, sui pali della luce. “Crisi climatica: benvenuti nel Governo dei Balocchi” si legge sullo striscione all’ingresso. Nel piazzale antistante è stato inoltre montato un grosso Pinocchio di cartapesta, seduto su due barili di petrolio mentre regge in mano la terra in fiamme.

“Abbiamo vissuto il luglio più caldo mai registrato, a cui è seguito l’agosto più caldo. E poi il settembre più caldo. Ma i ministri della Repubblica continuano a dichiarare che d’estate ha sempre fatto caldo e che lo scioglimento dei ghiacciai è dovuto a cicli naturali. Cos’altro si può dire, se non che stiano deliberatamente mentendo e ingannando i cittadini?”, dicono gli attivisti.

“Per compiere la transizione ecologica di cui abbiamo bisogno – aggiungono – saranno necessari interventi infrastrutturali mirati e ponderati, che si basino sugli obiettivi climatici che l’Italia stessa si è impegnata a rispettare a livello internazionale e che prevedano il coinvolgimento attivo della cittadinanza”. Interventi, dicono, “molto lontani da quelli su cui sta investendo l’attuale Ministero, grandi opere che vanno ad aggravare la crisi eco-climatica, invece di affrontarla”. Tra questi, il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina che “la cui costruzione richiederà tonnellate di materie prime, principalmente acciaio e cemento, che libereranno migliaia di tonnellate di CO2”.

“Siamo di fronte a un grottesco Governo dei Balocchi – dicono ancora gli attivisti di Extinction Rebellion – Un governo distante dalla realtà, da tutti gli allarmi lanciati in questi anni dalla comunità scientifica e da tutte le persone che negli ultimi mesi sono state colpite dagli effetti della crisi climatica ed ecologica”. Di fronte a questi dati “drammatici, è arrivato il momento di dire la verità e smetterla di minimizzare gli effetti di quella che è stata definita la crisi più grande che l’umanità abbia mai affrontato” concludono.

Ponte sullo Stretto senza coperture. Fonti Mit: “Risorse in manovra”

Il Ponte sullo Stretto di Messina, resuscitato dal governo, rischia di non avere le coperture adeguate per essere realizzato. Arriva infatti dall’Allegato infrastrutture al Def, appena varato dall’esecutivo, un primo punto fermo sui costi dell’opera. Il Ponte in sé costerà almeno 13,5 miliardi, mentre per realizzare le opere complementari al collegamento ferroviario “lato Sicilia e lato Calabria, che dovranno essere oggetto del contratto di programma con Rfi” serviranno almeno altri 1,1 miliardi. Ancora da stimare, invece, il costo delle opere “di ottimizzazione e complementari alle connessioni stradali”, che considerate “di minor impatto economico, verranno meglio definite e dettagliate nell’ambito dei prossimi contratti di programma con Anas”. In tutto si arriva ad almeno 14,6 miliardi mentre, nelle ultime settimane, con il progetto risvegliato dal decreto legge approvato a fine marzo, si erano ipotizzati costi intorno ai dieci miliardi. Per questo, si legge nell’allegato, “ad oggi non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente”, fermo restando l’urgenza di realizzare un’opera “non più rinviabile e considerata di assoluta strategicità da questo governo per l’Italia e per l’Europa nel suo complesso,  in coerenza con il disegno dei Corridoi delle reti transeuropee di trasporto Ten-T”. Immediata la risposta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: è ovvio che manchi la copertura per il Ponte sullo Stretto perché “sarà reperita con la legge di bilancio, come sempre avviene per tutte le grandi opere inserite nella programmazione infrastrutturale del Def”, fanno sapere fonti Mit, spiegando che il Def è un documento di programmazione, non di stanziamento di risorse e facendo anche presente che non c’è ancora nemmeno la società ad hoc. Inoltre,  al finanziamento dell’opera, puntualizza l’allegato, oltre con la manovra 2024, si intende provvedere mediante le risorse “messe a disposizione dalle Regioni a valere, in particolare, sui Fondi per lo Sviluppo e la Coesione; i finanziamenti contratti sul mercato nazionale e internazionale. A tal fine saranno quindi considerate prioritarie le interlocuzioni con finanziatori istituzionali quali la Banca europea degli investimenti e Cassa depositi e prestiti, oltre all’accesso alle sovvenzioni di cui al programma Connecting Europe Facility – Cef (partecipazione al bando entro settembre 2023″).

Ma intanto le opposizioni insorgono: Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra parla di “vera e propria truffa politica e mediatica di chi parla – al solo scopo di fare propaganda – di realizzare un ponte senza avere i soldi per finanziarlo” e chiede al governo di ritirare il decreto destinando le risorse alle infrastrutture del Sud. Dal fronte Cinque Stelle  i deputati nelle commissioni Trasporti e Infrastrutture precisano che il “Dl che è mera aria fritta, fatta eccezione per il ritorno in vita della derelitta società Stretto di Messina Spa, carrozzone destinato a moltiplicare le poltrone e a divorare soldi dei contribuenti”. “Salvini e la Lega stanno facendo uno sgradevole gioco delle tre carte, ovviamente a danno dei cittadini italiani”, commentano.

E pensare che la realizzazione dell’opera aveva ricevuto oggi il bene placito delle associazioni di categoria, ascoltate nelle Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera. “Il Ponte- ha spiegato Paolo Uggè, consigliere Confcommercio delegato ai Trasporti, e presidente Fai-Conftrasporto,consentirà a un popolo di oltre cinque milioni di persone di avere finalmente un vero collegamento con il Continente. Per l’Europa, sarà una preziosa opera di connessione nord-sud, realizzando un’offerta logistica in grado di migliorare la competitività del sistema europeo attraverso una piattaforma proiettata nel mare Mediterraneo“. Dello stesso parere Vittorio Messina, presidente del Caf Confesercenti secondo cui l’opera “rappresenterebbe un vero e proprio rilancio dell’Italia dal punto di vista di ingegneria per un’opera mai realizzata finora. Oltre che sarebbe un segnale di fiducia e speranza”, per la Sicilia. Per Confartigianato e Cna invece il progetto deve essere inquadrato in un ambito complessivo di interventi “in cui una grande opera può essere elemento che trascina tutto il contesto se accompagnata da altre opere”.

Bocciato invece il Ponte dalle associazioni ambientaliste. “Diciamo no a questo progetto che per noi rappresenta più un mito, visto che sono 60 anni di studi e progetti di fattibilità non andati a buon fine. I punti sono i più diversi: sicurezza sismica, anche rispetto al vento; fattibilità tecnica anche sulle strutture mai chiarita in maniera approfondita, le problematiche ambientali che non riguardano solo suolo e sottosuolo ma anche il rumore e i rischi connessi alla salute”, spiegano i rappresentanti del Coordinamento Salviamo il Paesaggio, mentre il Touring Club ritiene che altri siano gli interventi utili al Sud, soprattutto in Calabria e Sicilia, tipo “infrastrutture e logistica, soprattutto dal punto di vista ferroviario, autostradale, e dei collegamenti marittimi e trasporto merci, favorendo l’intermodalità fra vettori“. Un avvertimento arriva da Carlo Doglioni, presidente dell’INGV: l’area dello Stretto è attraversata da molte faglie, e quindi è sismicamente attiva per questo “dobbiamo immaginare di costruire un attraversamento stabile che sia in grado di resistere a un avvenimento di questo genere”.

Siccità

Siccità, arrivano cabina di regia, commissario e osservatori

Una cabina di regia, un commissario straordinario, un osservatorio permanente in ogni autorità di bacino. E ancora: un fondo per gli invasi e multe molto più salate per le estrazioni illecite di acqua.

Il consiglio dei ministri dà il via libera al decreto Siccità, che servirà per affrontare l’estate, prima, per evitare di ripiombare nell’emergenza poi.

C’è tanto verde, ma questo verde ha sete, come hanno sete i nostri agricoltori, i nostri figli, le nostre industrie, stiamo cercando di racimolare il racimolabile”, spiega il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini.

Il Commissario potrà adottare interventi urgenti e resterà in carica fino al 31 dicembre 2023, ma potrà essere prorogato fino alla fine del 2024. Eserciterà le sue funzioni sull’intero territorio nazionale, sulla base dei dati degli osservatori distrettuali permanenti. In via d’urgenza, sarà sua la realizzazione degli interventi di cui sarà incaricato dalla Cabina di regia. Per farlo, opererà in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale (nel rispetto della Costituzione, dei principi generali dell’ordinamento giuridico e delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea).

La cabina di regia sarà un organo collegiale presieduto dalla premier Giorgia Meloni o, su sua delega, dal vicepremier Salvini e composto da lui, da Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente), Raffaele Fitto (Affari europei), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Nello Musumeci (Protezione civile e politiche del mare), Roberto Calderoli (Affari regionali) e Giancarlo Giorgetti (Economia). Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento della politica economica e programmazione degli investimenti pubblici, partecipa alle riunioni come segretario. La prima riunione della cabina sarà entro un mese. L’organo avrà funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per il contrasto della crisi idrica ed entro un mese dall’entrata in vigore del decreto effettua una ricognizione delle opere e degli interventi urgenti, finanziati anche con risorse oggetto di autorizzazioni di spesa non ancora impegnate o comunque altrimenti disponibili. Cambia la disciplina degli impianti di desalinizzazione. Quelli di capacità pari o superiore a 200 litri al secondo saranno sottoposti a verifica di assoggettabilità a Via, la valutazione di impatto ambientale.

Per gli invasi, la sicurezza e la gestione, ci sarà un fondo ad hoc nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, destinato alla realizzazione delle operazioni di sghiaiamento e sfangamento delle dighe. Il commissario, d’intesa con la regione territorialmente competente, provvede alla regolazione dei volumi e delle portate derivati dagli invasi, nei limiti delle quote autorizzate dalle concessioni di derivazione e dagli atti adottati dalle autorità di vigilanza, in funzione dell’uso della risorsa.

A scopo di irrigazione, le Regioni potranno dare l’ok anche all’uso di acque reflue depurate prodotte dagli impianti di depurazione già in esercizio, fino al 31 dicembre 2023.

Presso ciascuna Autorità di bacino distrettuale è istituito un osservatorio distrettuale permanente sugli utilizzi idrici, che supporterà per il governo integrato delle risorse idriche e cura la raccolta, l’aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all’uso della risorsa nel distretto idrografico di riferimento, compresi il riuso delle acque reflue, i trasferimenti di risorsa e i volumi eventualmente derivanti dalla desalinizzazione, i fabbisogni dei vari settori d’impiego, con riferimento alle risorse superficiali e sotterranee.

Mutui e finanziamenti sospesi per i concessionari di piccole derivazioni a scopo idroelettrico fra l’1 maggio 2023 e il 31 ottobre 2023 e senza oneri aggiuntivi. La sospensione può essere richiesta anche in relazione ai pagamenti dei canoni per contratti di locazione finanziaria su beni mobili o immobili strumentali allo svolgimento delle attività di concessionario di piccole derivazioni a scopo idroelettrico. Multe molto più salate in caso di estrazione illecita di acqua: salgono da una forbice di 4.000-40.000 euro a una di 8.000-50.000 euro. Per gli inadempimenti nell’ambito delle attività di esercizio e manutenzione delle dighe, passano da 400-2.000 euro a 2.000-10.000 euro. Entro trenta giorni dall’entrata in vigore del decreto, verrà approvato un piano di comunicazione per sensibilizzare i cittadini sulla situazione di crisi idrica e le gravi conseguenze che potrebbe portare sul tessuto economico e sociale e informare sul corretto utilizzo della risorsa idrica.

Rixi: “Ponte sullo Stretto? Lo faremo, è più facile dell’AV Salerno-Reggio”

Non ha dubbi, Edoardo Rixi. Il Ponte sullo Stretto di farà: “Da parte nostra usciremo con un decreto nelle prossime settimane che individuerà il percorso per la realizzazione”, dice nell’intervista a GEA. Ma c’è un ma. “Il problema vero è che ci deve credere tutto il Paese, non basta che ci creda solo un ministro”, che nello specifico è Matteo Salvini, il tenutario del Mit. “Noi italiani abbiamo realizzato i viadotti, i ponti, le dighe più importanti a livello mondiale. Per il Ponte sullo Stretto ci deve credere il governo, ci devono credere le imprese, ci deve credere il tessuto industriale”.

Per l’uomo che è stato uno degli artefici della nascita del ponte San Giorgio a Genova, la costruzione del ponte sullo Stretto non è complicata: “I tempi per la costruzione del Ponte sullo Stretto saranno relativamente brevi, soprattutto se faremo rivivere quell’opera che si era fermata nel 2012 a cantieri aperti”. Una considerazione che si porta dietro pensieri aciduli: “Questo è uno dei Paesi più folli del mondo, dove si ferma un’opera simbolica di rilancio di un sistema industriale e produttivo a livello italiano, ma direi a livello europeo”. Adesso, però, pare davvero che non si possa più fare a meno di collegare la Sicilia al resto d’Italia: “Il ponte è decisivo perché porta di nuovo la centralità del Mediterraneo: all’Italia serve moltissimo, ma serve anche all’Europa”, spiega. “L’Europa che guarda sempre a Nord e che ha la testa a Nord rischia di marginalizzare i Paesi mediterranei, abbandonati a se stessi”.

Due anni per l’inizio dei lavori, altri tre o quattro per fare in maniera che il ponte sia percorribile. La teoria di Rixi è basata sulla praticità: “Evidentemente è molto più facile costruire il Ponte sullo Stretto che l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, dove abbiamo da affrontare tratti montagnosi e da fare opere in galleria assolutamente importanti”. Poi sulle proteste degli ambientalisti la riflessione è molto asciutta: “Definirli ambientalisti secondo me significa dar loro troppa importanza. Ci sono delle persone che vivono per il non fare, come c’è chi vive per non lavorare. C’è chi vive dicendo che difende l’ambiente, invece l’ambiente lo distrugge. Perché il Ponte sullo Stretto sarebbe una delle opere ambientalmente più rispettose, Ma è chiaro che esiste il fronte del no, cioè il fronte di chi magari, anche a volte a ragione, teme cantieri infiniti”.

Il Ponte collegherà la Sicilia all’Europa. E proprio l’Europa (“attenta alla forma ma non alla sostanza”) inquieta Rixi. L’ultima controversia è quella relativa alla norma che dal 2035 vieterà la produzione di auto a motore endotermico: “Una cosa è certa: puntare esclusivamente sull’elettrico è un errore. E non lo dice un Paese. Lo dicono i dati a livello mondiale. Paesi evoluti come gli Stati Uniti hanno spesso dei black out anche in grandi città… Che nel sistema italiano vorrebbe dire la parcellizzazione in caso di elettrificazione totale di tutto il sistema logistico nazionale che per l’88% va su gomma”. L’auspicio del viceministro è che si trovi una soluzione di compromesso con Bruxelles: “E’ ovvio che ci sarà in futuro un mix. Ci saranno sicuramente motori, anche termici, con caratteristiche molto migliorate dal punto di vista di qualità delle emissioni. Ci sarà l’idrogeno, ci sarà una compagine elettrica, soprattutto sulle brevi medie percorrenze“. E, aggiunge, “ci saranno probabilmente anche il biometano e i biocarburanti. Questi sono tutti elementi che insieme creeranno la mobilità del futuro”.