
Ponte Stretto, Mit risponde all’ambasciatore Usa: “E’ finanziato, non servono fondi Nato”
Il Ponte sullo Stretto di Messina è “già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa”. Al momento, l’eventuale utilizzo di risorse Nato “non è all’ordine del giorno e, soprattutto, non è una necessità irrinunciabile”. Il Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, risponde all’ambasciatore Usa alla Nato, Matthew Whitaker, e assicura che “l’opera non è in discussione”.
Ieri, il diplomatico statunitense ha criticato il tentativo del governo italiano di far confluire l’investimento dell’infrastruttura nell’accordo firmato a giugno tra i Paesi Nato per alzare al 5%, entro dieci anni, la propria spesa militare. “E’ contabilità creativa”, ha spiegato Whitaker, per cui è fondamentale che l’obiettivo del 5% si riferisca “specificamente alla difesa e alle spese correlate”.
L’ambasciatore ha avuto conversazioni con vari Paesi “che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa” e continua a monitorare la situazione italiana, anche grazie ai meccanismi di supervisione adottati dalla Nato. Non una buona notizia per il governo, che aveva pensato a questa soluzione per ammorbidire il proprio impegno nell’investimento.
Il Ponte – di 3.300 metri e destinato ad essere quello a campata unica più lungo del mondo – prevede un investimento di circa 13,5 miliardi di euro, secondo quanto approvato dal Cipess lo scorso 6 agosto. L’impegno preso dai paesi Nato sulla Difesa è invece composto da due voci: 3,5% di spese per armamenti e personale militare, 1,5% di spese per la sicurezza. Quindi anche infrastrutture generalmente utilizzate per scopi civili, che in caso di necessità possono essere utilizzate anche per fini militari.
La dichiarazione di Whitaker però incendia le opposizioni, su tutte i Verdi del leader Angelo Bonelli: “Crolla la favola della strategicità militare”. Secondo il deputato ambientalista, “é un’operazione di ‘accounting creativo’, come l’ha definita l’ambasciatore Usa alla Nato”, “il Ponte è una grande operazione elettorale, non un’infrastruttura necessaria”. Sul piede di guerra il M5s, da sempre contrario ideologicamente all’opera. Per Agostino Santillo, vicepresidente della commissione ambiente alla Camera, “pure gli americani hanno capito l’ennesima fesseria di Salvini”, “il Ponte non ha alcun valore strategico militare”. Governo “sbugiardato dagli amici americani”, aggiunge la senatrice M5S Ketty Damante, segretaria in commissione Bilancio. “Non solo si buttano 13,5 miliardi sull’opera – sottolinea Pietro Lorefice, capogruppo M5S in Commissione politiche Ue al Senato – ma li si vogliono usare con una logica da furbetti del quartierino, ricorrendo cioè a trucchetti di bilancio. Che pena senza fine”. Per Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in Commissione Trasporti alla Camera, “il centrodestra continua la narrazione del Ponte sullo Stretto usato come specchio per le allodole”. La vicenda investe totalmente il campo politico, anche perché tra poco si andrà al voto su una delle due sponde del Ponte. Il candidato presidente della Regione Calabria per il fronte progressista, Pasquale Tridico, rincara la dose: “La destra prende in giro gli italiani, gli Stati Uniti e la Nato non si sono fatti fregare da Salvini e soci. Il Ponte sullo Stretto non è una priorità dell’Italia, tanto meno dei calabresi e dei siciliani”. La replica è affidata a Claudio Durigon, vice segretario nazionale della Lega: “In Calabria l’unico che sta prendendo in giro i cittadini è il candidato del cosiddetto campolargo, Tridico. Il Ponte si farà e porterà investimenti, innovazione e posti di lavoro. I calabresi non si faranno fregare da chi, dal comodo pulpito di Bruxelles, cerca di fare l’unica cosa di cui è capace: gettare polvere negli occhi degli elettori”.