
Il nodo delle multe nel dialogo Ue sulle auto: i produttori chiedono flessibilità e gradualità target
Il Dialogo strategico sul futuro dell’automotive, lanciato il 30 gennaio dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, entra nel vivo. Mercoledì e giovedì ci saranno due incontri con il settore: il primo è quello del commissario europeo al Clima, Wopke Hoekstra, sul gruppo di lavoro tematico ‘Transizione pulita e decarbonizzazione’, il secondo è quello della vice presidente per i Diritti sociali e le competenze, Roxana Mînzatu. La prossima settimana toccherà, poi, ai vicepresidenti della Commissione europea, Henna Virkkunen, per la Sovranità tecnologica e Stéphane Séjourné, per la Strategia industriale. Una tabella di marcia serrata, dunque, verso il 5 marzo quando il commissario ai Trasporti sostenibili, Apostolos Tzitzikostas, presenterà – su incarico di von der Leyen – il Piano d’azione globale per l’automotive.
Il nodo ora è sulle multe per i produttori che non dovessero rispettare i target di riduzione della Co2 per il 2025: per le automobili di 93,6 g Co2/km tra il 2025 e il 2029 e di 49,5 g Co2/km tra il 2030 e il 2034; per i furgoni di 153,9 g Co2/km tra il 2025 e il 2029 e di 90,6 g Co2/km tra il 2030 e il 2034, verso l’obiettivo del 2035 di emissione di Co2 per l’intera flotta Ue di 0 g Co2/km. L’Acea, l’associazione dei costruttori europei di automobili, ha sottolineato l’urgenza di trovare una “soluzione rapida” al rischio di una diffusa non conformità dei produttori ai nuovi requisiti di Co2 per il 2025 e, potenzialmente per il 2026, che farebbe scattare delle sanzioni, già da quest’anno, stimate in 16 miliardi di euro.
Secondo il settore, ci sono due possibilità. La prima riguarda l’introduzione di una fase graduale che prevede il 90% dei veicoli conformi ai target per il 2025 e il 95% per il 2026. Si tratterebbe di un un meccanismo “già utilizzato in passato – spiega una nota dell’Acea – per consentire una transizione più fluida al successivo periodo di conformità” e che vincolerebbe la Commissione Ue a riaprire il regolamento delle emissioni di Co2 con la revisione già prevista per il 2026. La seconda ipotesi è l’introduzione di un meccanismo di conformità media per il 2025-2029 per garantire “un calcolo flessibile” del rispetto dei target “che rifletta lo sviluppo del mercato e le possibili fluttuazioni e mantenga i requisiti di riduzione complessivi per gli anni dal 2025 al 2029“, spiega Acea. A quanto si apprende a Bruxelles, poi, un altro tema sul tavolo è il ruolo delle auto a tecnologia ibrida plug-in, magari come soluzione ponte da qui al 2035 anche se, secondo alcune indiscrezioni della settimana scorsa di Der Spiegel, la loro vendita post-2035 potrebbe essere presa in considerazione dall’Ue per aiutare il mercato nella transizione.
Infine, va ricordato che, a inizio gennaio, sono state presentate alla Commissione europea due dichiarazioni di intenti a formare ‘pool’ aperti tra case automobilistiche. E’ la possibilità che il regolamento Ue dà alle aziende di raggrupparsi così da essere considerate “alla stregua di un unico costruttore ai fini dell’adempimento dei loro obblighi” sul taglio delle emissioni. Un meccanismo che produce, nei fatti, una sorta di compensazione interna al gruppo tra chi rispetta pienamente i target di riduzione e di vendita di auto elettriche e chi meno, evitando le multe, e un lavoro collettivo per arrivare agli obiettivi. Entrambe le dichiarazioni di intenti – la prima con Tesla capofila e 16 produttori; la seconda con 5 marchi e presentata da Mercedes Benz AG – riguardano il 2025 e le aziende hanno tempo fino al 31 dicembre 2025 per formalizzare i pool.