Il Papa ai media: “Disarmiamo parole per disarmare Terra”. Zelensky lo invita a Kiev

Cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. I tempi siamo noi“. Leone XIV incontra – prima grande udienza dalla sua elezione – la stampa internazionale e cita Sant’Agostino per ricordare che il momento è difficile sia da percorrere che da raccontare: “E’ una sfida, che ci chiede di non cedere alla mediocrità”, esorta.

Come nel primo saluto dalla loggia delle Benedizioni, Robert Prevost torna sulla piaga delle aree di crisi. Lancia un appello per la liberazione dei giornalisti incarcerati nel mondo “perché hanno raccontato la verità”. A tutti gli operatori della comunicazione il Papa americano domanda di “uscire dalla torre di Babele, dalla confusione di linguaggi spesso ideologici o faziosi”: “Disarmiamo le parole e disarmeremo la Terra”, scandisce. Fa cenno alla sfida dell’intelligenza artificiale, che ha un “potenziale immenso, ma richiede responsabilità e discernimento per produrre il bene per l’umanità”.

Chiamando a “proteggere il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa”, il Papa ringrazia chi difende con coraggio, a rischio anche della propria vita, il diritto dei popoli a essere informati. Perché “solo i popoli informati possono fare scelte libere”, osserva.

Su uno dei principali teatri di guerra del momento, Leone XIV viene invitato proprio in mattinata, dopo una telefonata con il presidente ucraino, Volodomyr Zelensky. “Ho parlato con Papa Leone XIV”, fa sapere Zelensky su Telegram, sottolineando che si tratta di una prima conversazione “molto cordiale e davvero concreta“. Una visita apostolica in Ucraina, secondo il presidente, “darebbe una speranza concreta a tutti i fedeli, a tutto il nostro popolo”. Resteranno in contatto e pianificheranno un incontro a breve, sostiene. La Santa Sede, intanto, conferma la conversazione avvenuta, ma non divulga nessun contenuto. “Abbiamo parlato delle migliaia di bambini ucraini deportati dalla Russia. L’Ucraina conta sull’aiuto del Vaticano per riportarli a casa, dalle loro famiglie“, fa sapere Zelensky, che informa il Papa dell’accordo raggiunto per un cessate il fuoco “completo e incondizionato per almeno 30 giorni”, e ribadisce la sua disponibilità a proseguire i negoziati in qualsiasi formato, compresi i colloqui diretti: “L’Ucraina vuole porre fine a questa guerra e sta facendo tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo. Attendiamo passi concreti da parte della Russia“.

Mentre congela tutte le nomine in curia per riflettere sulla sua squadra, Prevost ha un’agenda fitta di appuntamenti: venerdì 16 maggio incontrerà il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Un’occasione in cui i papi passano in rassegna i mali del mondo, elencano urgenze e priorità, disaminano i nodi da sciogliere. Domenica 18 maggio sarà la volta della messa per l’inizio del Pontificato, alle 10, cerimonia alla quale si attendono capi di Stato e di governo stranieri. Durante la celebrazione riceverà i simboli del potere papale, il pallio e l’anello del pescatore. Martedì 20 maggio il Papa prenderà invece possesso della Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura e il giorno dopo, mercoledì 21 maggio alle 9 terrà la prima udienza generale. Sabato 24 maggio, Prevost riceverà la Curia Romana e i dipendenti dello Stato Città del Vaticano. Domenica 25 maggio, dopo il Regina Caeli delle 12, nel pomeriggio, prenderà possesso delle Basiliche Papali di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore, dove riposa Francesco.

Tra le decisioni che si attendono, ci sono quelle della residenza scelta (se tornerà negli appartamenti pontifici) e la destinazione del primo viaggio apostolico. Francesco aveva previsto di visitare Nicea, in Turchia, alla fine di maggio per il 1700° anniversario del Concilio. “Lo stiamo preparando”, annuncia, rispondendo a un giornalista dopo l’udienza di oggi. Molti altri appuntamenti si aggiungeranno in questi giorni, non necessariamente annunciati. Sabato, Leone è già stato protagonista di due ‘fuoriprogramma’: a sorpresa è andato in visita al Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano, fermandosi, al ritorno dalla cittadina laziale, a Santa Maria Maggiore per sostare in preghiera sulla tomba di papa Francesco.

Conclave, Re agli elettori: Momento complesso, via i personalismi e umanità al centro

In questo “tornante della storia tanto difficile e complesso” bisogna superare le “considerazioni personali” e mettere l’umanità al centro. E’ un monito chiaro quello che il decano dei cardinali, Giovanni Battista Re, lancia nell’omelia della messa pro eligendo Romano Pontifice, poche ore prima che le porte della Sistina si chiudano per i 133 elettori.

Dovranno dare al mondo un nuovo Papa e il mondo, ricorda, “si attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le future generazioni“. L’attesa è tanta, ma anche “fiduciosa”.

Si cerca una sintesi tra le diverse sensibilità, le diverse regioni, le diverse priorità. Ma il contesto è difficile per tutti e le urgenze devono essere chiare: “Pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso”, scandisce Re, ribadendo l’atto di “massima responsabilità umana ed ecclesiale” per una scelta di “eccezionale importanza”.

Fuori dunque gli egoismi per “avere nella mente e nel cuore solo il bene della Chiesa e dell’umanità”. Quindi, il richiamo all’unità, che sembra smarrita: “Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: la comunione di tutti i cristiani con Cristo; la comunione dei Vescovi col Papa; la comunione dei Vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture“, avverte Re. L’unità che, tranquillizza, non significa uniformità, ma “salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga sempre nella piena fedeltà al Vangelo“.

Dopo la morte di Papa Francesco, il 21 aprile, il cardinale 91enne ha guidato le dodici congregazioni generali. Ma nella Sistina lascia la guida delle elezioni al più anziano dei cardinali dell’ordine dei vescovi, Pietro Parolin, considerato anche il candidato più forte per il Soglio pontificio: “Auguri doppi!” gli dice al momento dello scambio della pace. Negli ultimi cento anni, ricorda Re, lo “Spirito Santo ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e veramente grandi“. La preghiera è che “ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità”, che sappia “risvegliare le coscienze” e le “energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata sì da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio”.

Grech, il cardinale maltese che guida il ‘partito sinodale’

Mario Grech (Malta), 68 anni – Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, è il volto di una Chiesa attenta alle sfide contemporanee, inclusa la questione ambientale. Figura chiave tra i riformisti, è stato ‘lanciato’ nei giorni scorsi dal cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich, durante una celebrazione nella Chiesa Nuova di Roma. Attorno a Grech si raccoglie buona parte dell‘area progressista, anche dell’Asia e dell’America Latina. Ma è anche considerato una figura di mediazione, capace di dialogare con correnti diverse.

Nato il 20 febbraio 1957 a Qala, sull’isola di Gozo, Grech è stato ordinato sacerdote nel 1984. Nel 2005 è stato nominato vescovo di Gozo da Papa Benedetto XVI. Dal 2013 al 2016 ha presieduto la Conferenza Episcopale Maltese. Nel 2019, Papa Francesco lo ha nominato pro-segretario generale del Sinodo dei Vescovi e, nel 2020, segretario generale. È stato creato cardinale nel Concistoro del 28 novembre 2020. Nel suo ruolo, ha guidato il processo sinodale dal 2021 al 2024, per promuovere una Chiesa più partecipativa e missionaria.

Durante il suo episcopato a Gozo, Grech mostra una particolare sensibilità verso le questioni ambientali. In processione per invocare la pioggia, nel 2016, sottolinea l’importanza di un uso responsabile delle risorse idriche, evidenziando come l’abuso e lo spreco d’acqua abbiano danneggiato le falde: “Siamo consapevoli che la mancanza d’acqua è il risultato di fattori ecologici. L’uomo non deve continuare ad abusare dell’ambiente. Meno alberi abbiamo, meno acqua piovana sarà disponibile. Esiste un forte legame tra il rimboschimento, il clima e la pioggia”, denuncia in quella occasione.

La sua visione sinodale della Chiesa si riflette anche nell’approccio alle questioni sociali, alla continua ricerca di un dialogo aperto e inclusivo. Il porporato maltese incarna una leadership attenta alle sfide del nostro tempo, promuovendo una Chiesa che ascolta, si confronta e agisce in favore del bene comune e della salvaguardia del Creato.

Aveline, l’arcivescovo di Marsiglia pontiere del Mediterraneo

Jean-Marc Aveline (Francia), 66 anni – Arcivescovo di Marsiglia, è una figura di impostazione progressista, nota per l’impegno nel dialogo interreligioso, nella giustizia sociale e nella salvaguardia dell’ambiente in piena continuità con Papa Francesco. E’ considerato voce profetica nella Chiesa, impegnata nella costruzione di ponti tra culture e religioni, nella difesa dei più vulnerabili e nella promozione di una spiritualità ecologica e inclusiva.

Nato nel 1958 a Sidi Bel Abbès, in Algeria, da una famiglia ‘pieds-noirs’, Aveline ha vissuto l’esilio dopo l’indipendenza algerina nel 1962, stabilendosi a Marsiglia. Ha studiato teologia all’Institut Catholique e filosofia alla Sorbona di Parigi. Nel 2019 è stato nominato arcivescovo di Marsiglia e creato cardinale da Papa Francesco nel 2022.

Il porporato francese considera le crisi ecologiche e climatiche come sfide spirituali e teologiche. Nel 2021 propone a Papa Francesco l’idea di un Sinodo sul Mediterraneo, ispirato al Sinodo sull’Amazzonia, sulla scorta delle prime visite di Bergoglio a Lampedusa, a Lesbo, dell’incontro religioso a Bari per la pace in Medio Oriente, la tappa a Napoli per parlare di teologia del Mediterraneo: “Siamo davanti a un ‘pellegrinaggio mediterraneo’ di papa Francesco che rivela come il Mediterraneo possa parlare a tutta la Chiesa e abbia singolari specificità che richiedano un approfondimento teologico, pastorale e missionario”, spiega. Durante gli incontri dei vescovi del Mediterraneo, Aveline sottolinea come le crisi umanitarie ed ecologiche incidano sulle fondamenta della vita spirituale, evidenziando la necessità di una teologia mediterranea che affronti queste sfide. “E’ ascoltando il grido dei poveri che si apre al grido della terra, non per moda ecologista, ma per la sollecitudine cattolica per l’intero creato”, scandisce. Aveline promuove una “teologia della missione” che integra dialogo, rivelazione e cattolicità, sottolineando l’importanza di una Chiesa aperta al dialogo interreligioso e attenta alle sfide contemporanee.

La sua esperienza personale di esilio e il contesto multiculturale di Marsiglia lo rendono particolarmente sensibile alle questioni relative ai migranti e alle periferie, con una visione poco eurocentrica. Entrato subito nella lista dei papabili, era stato inizialmente criticato per non conoscere a sufficienza l’italiano per salire al soglio di Pietro. Così nei giorni scorsi ha “risposto” sia ai cardinali in congregazione, intervenendo in italiano, sia in una messa celebrata domenica nella parrocchia di cui è titolare, Santa Maria ai Monti, in un italiano senza esitazioni.

Zuppi, l’uomo della ‘diplomazia parallela’ di Sant’Egidio a capo della Cei

Matteo Maria Zuppi (Italia), 69 anni – Arcivescovo di Bologna, presidente della Conferenza Episcopale Italiana ed esponente di spicco della Comunità di Sant’Egidio.

Il suo impegno per il clima e l’ambiente si fonda su una visione integrale che unisce ecologia, solidarietà e responsabilità collettiva. Nato a Roma l’11 ottobre 1955, è quinto dei sei figli di Enrico Zuppi, per oltre trent’anni direttore dell’Osservatore della Domenica, e di Carla Fumagalli, nipote del cardinale Carlo Confalonieri. Parroco prima di Palestrina, poi di Santa Maria in Trastevere, quindi a Torre Angela, ‘don Matteo’, come lo chiamano i romani, collabora con la comunità di Andrea Riccardi quasi dalla sua fondazione.

E’ stato creato cardinale da Papa Francesco il 5 ottobre 2019. Nel 1990, ha svolto il ruolo di mediatore nelle trattative tra il governo del Mozambico e il partito di Resistenza Nazionale Mozambicana che hanno portato, nel 1992, alla firma degli accordi di pace di Roma, che sancirono la fine delle ostilità. Da allora, continua a operare con la “diplomazia parallela” della Comunità di Sant’Egidio. Il 20 maggio 2023 papa Francesco lo ha incaricato di guidare la missione diplomatica della Santa Sede per allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina. La missione si è tradotta in cinque viaggi diplomatici a Kiev (5-6 giugno), Mosca (28-29 giugno), Washington (18 luglio), Pechino (13-15 settembre) e ancora Mosca (14-16 ottobre 2024).

Sul clima, Zuppi sottolinea con forza l’urgenza di una “conversione ecologica” che non può più essere considerata un’opzione facoltativa:Non è un optional, ma frutto della passione per l’uomo e per questa casa nella quale l’uomo può o non può vivere”, scandisce. In occasione del RemTech Expo, mette in guardia contro un’economia “predatoria” che antepone il consumo illimitato al buon senso e alla sostenibilità, evidenziando come tale approccio comprometta il futuro stesso dell’umanità. Al Festival francescano di Bologna, Zuppi mette in luce l’importanza di coinvolgere le nuove generazioni nella costruzione di un futuro sostenibile: “Coinvolgere i giovani nella scelta del futuro, del loro futuro, e aiutarli con le nostre scelte, che sia un futuro sostenibile, credo che sia il primo modo per amarli”, osserva, sottolineando anche il ruolo delle religioni nel promuovere la fraternità universale e la responsabilità condivisa nella cura del Creato. In occasione dell’Earth Day 2024 ad Ascoli, Zuppi lancia un monito sulla gravità della crisi ambientale: “Se il nostro Pianeta non è sostenibile, vuol dire che è insostenibile. Non vorrei che ci svegliamo soltanto quando andiamo a sbattere”, tuona, criticando l’inerzia delle istituzioni e la tendenza a rimandare le azioni necessarie, perché, avverte “ogni ritardo ha conseguenze drammatiche per l’intera umanità”.

Per l’arcivescovo di Bologna, la giustizia ambientale si lega a stretto giro a quella sociale. Denuncia più volte l’illusione che si debba scegliere tra lavoro e salute, sottolineando che entrambe sono essenziali: “Se l’ambiente viene distrutto non possiamo vivere, viviamo molto peggio e vivranno molto peggio quelli dopo di noi. Dobbiamo capire che non è facoltativo, ma è materia d’esame e d’impegno per tutti”.

Nel maggio 2024, Zuppi presenta un Vademecum per promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili:Tanto più le Cer saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale, tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi“, scandisce.

Il porporato definisce l’esortazione apostolica Laudate Deum una “campana di allarme” che richiama tutti alla responsabilità nella cura del Creato: “Non solo sottolinea le lentezze del sistema economico mondiale nell’affrontare la crisi ecologica, ma vuole diventare anche una ‘sveglia’, perché tutti insieme, nessuno escluso, ci assumiamo le nostre responsabilità per la cura del creato, dono del Padre Creatore”, afferma.

Prevost, il missionario agostiniano che mette d’accordo le due Americhe

Robert Francis Prevost (Stati Uniti), 69 anni – Prefetto del Dicastero per i Vescovi nel pontificato di Papa Francesco e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.

La sua formazione agostiniana e la lunga esperienza pastorale in Sud America hanno influenzato profondamente la sua visione ecclesiale e sociale, rendendolo un profilo apprezzato sia dagli Stati Uniti che dal Global South.  Il cardinale incarna una visione che unisce spiritualità, giustizia sociale e responsabilità ambientale, promuovendo un impegno concreto e condiviso per la cura della casa comune.

Nato a Chicago il 14 settembre 1955, è un agostiniano missionario laureato in Matematica e Filosofia, inviato in missione in Perù per diversi anni, prima di diventare provinciale della provincia agostiniana di Chicago nel 1999. Richiamato a Roma da Papa Francesco per ricoprire il ruolo delicatissimo di prefetto dei vescovi, è stato creato cardinale da Bergoglio il 30 settembre 2023.

Il porporato è un convinto sostenitore dell’ecologia integrale. Nel 2024, durante il seminario ‘Affrontare i problemi della crisi ambientale alla luce della Laudato si’ e della Laudate Deum‘, sottolinea la necessità di passare “dalle parole ai fatti”, basando la risposta alla crisi ambientale sulla Dottrina Sociale della Chiesa.

Per Prevost, il “dominio sulla natura”, affidato da Dio all’umanità, non deve trasformarsi in “tirannia”, ma deve essere vissuto come una “relazione di reciprocità” con l’ambiente.

Il prefetto mette anche in guardia dalle conseguenze dello sviluppo tecnologico incontrollato. Evidenzia l’importanza di un’economia umana che rispetti l’ambiente e promuova modelli circolari di produzione e consumo, opponendosi alla “cultura dello scarto”, ribadendo che l’economia dovrebbe migliorare, e non distruggere, il nostro mondo.

Prevost ricorda l’impegno concreto alla Santa Sede nella tutela dell’ambiente, dall’installazione del maxi-impianto fotovoltaico sul tetto dell’Aula Paolo VI alla transizione in atto verso veicoli totalmente elettrici in Vaticano. Azioni che, scandisce, “testimoniano la volontà della Chiesa di essere un modello di sostenibilità”.

Per il cardinale, una cooperazione globale deve essere alla base della lotta alla crisi climatica, con un ordine giuridico, politico ed economico che possa rafforzare il lavoro congiunto mondiale per “lo sviluppo di tutti i popoli in solidarietà”.

Tagle, dalle Filippine il prefetto che difende la Terra dalle lobby

Luis Antonio Gokim Tagle (Filippine), 67 anni – Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, è una delle voci più autorevoli nella Chiesa sull’ecologia integrale, promuovendo la tutela dell’ambiente come parte integrante della missione cristiana. E’ stato consacrato vescovo il 12 dicembre 2001 e creato cardinale da Papa Benedetto XVI il 24 novembre 2012. Arcivescovo di Manila dal 2011 al 2019, Tagle ha presieduto la Caritas Internationalis dal 2015 al 2023.

Il cardinale filippino ha promosso attivamente l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, sottolineando l’importanza di diffonderne il messaggio anche al di fuori della comunità cattolica. In un incontro con i vescovi indonesiani, nel 2015, ha considerato la Laudato Sì come “la coscienza morale della Chiesa cattolica su come comportarci con la Terra, un ambiente vivo per gli esseri umani, un dono di Dio che genera vita per tutte le persone”.

Ha inoltre esortato la comunità cattolica a diffondere il contenuto dell’enciclica a tutti, appellandosi a un “obbligo morale nei confronti delle prossime generazioni” perché “la Terra deve essere un dono per tutti e non solo per le lobby finanziarie”.

In occasione del ‘Tempo del Creato’, Tagle ha ricordato l’importanza di considerarsi custodi della Terra, non suoi proprietari: “Molto spesso diventiamo proprietari, ci comportiamo da proprietari e dimentichiamo di essere custodi” , ha denunciato, sottolineando che il modo in cui ci occupiamo dell’ambiente riflette il nostro atteggiamento verso la vita e gli esseri umani, invitando a celebrare l’interconnessione nella famiglia del Creato e in quella umana, specialmente con i poveri.

Durante la ‘Giornata per il Creato’ nelle Filippine, Tagle ha esortato i fedeli a vivere una vita semplice e a proteggere la Terra: “Penso che parte della nostra missione, oggi e nei prossimi anni, sia quella di includere con più consapevolezza la cura del creato come parte della santità” . Per il prefetto, molte delle crisi ambientali attuali sarebbero evitabili se le persone fossero consapevoli delle conseguenze delle loro azioni. Tagle ha promosso la collaborazione interreligiosa per la tutela dell’ambiente, sottolineando l’importanza di coinvolgere tutte le persone di buona volontà: “È una celebrazione con un chiaro messaggio sociale ed ecologico poiché il modo con cui ci occupiamo del Creato dimostra il nostro atteggiamento nei confronti della vita e degli esseri umani”, ha detto, incoraggiando azioni quotidiane per ridurre la violenza, l’egoismo, lo sfruttamento, e per intensificare l’impegno per la protezione dei più deboli.

Ambongo, l’arcivescovo di Kinshasa che denuncia la “sfacciata predazione” della RDC

Fridolin Ambongo Besungu (Repubblica Democratica del Congo) , 65 anni – Frate minore Cappuccino e arcivescovo di Kinshasa dall’1 novembre 2018, il cardinale è una delle voci più autorevoli in Africa nella denuncia dello sfruttamento illegale delle risorse naturali e nella promozione di un approccio etico allo sviluppo.

E’ nato a Boto, nella diocesi di Molegbe, il 24 gennaio 1960 non lontano dal confine con la Repubblica Centrafricana, pochi mesi prima che terminasse la colonizzazione belga. Si è preparato al sacerdozio studiando filosofia a Bwamanda e teologia nell’Istituto Saint Eugène de Mazenod a Kinshasa, dal 1984 al 1988 ottenendo poi la licenza in teologia morale presso l’Accademia alfonsiana a Roma. Ambongo è stato consacrato vescovo il 6 marzo 2005 e creato cardinale da Papa Francesco il 5 ottobre del 2019.

E’ stato membro del C9, il consiglio dei 9 cardinali istituito da Bergoglio nel 2013, per aiutarlo nel governo della Chiesa e nella riforma della costituzione apostolica Pastor Bonus sull’assetto della Curia romana ed è presidente del Secam, il Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar. Il porporato ha più volte condannato la “sfacciata predazione” delle risorse della Repubblica Democratica del Congo da parte di multinazionali e Paesi confinanti, come il Ruanda, spesso con la complicità della comunità internazionale.

Nell’omelia della messa che ha celebrato per la pace nell’est della Rdc il 24 febbraio 2024, il cardinale ha affermato che la pace nella regione martoriata sarà raggiunta solo se i vicini del Paese smetteranno di “predare senza vergogna” le sue risorse naturali: “Aggressori e multinazionali hanno unito le forze per mettere le mani sulle ricchezze del Congo, a scapito e in disprezzo della dignità dei pacifici cittadini congolesi”, ha tuonato.

Ha inoltre criticato accordi internazionali che, a suo avviso, legittimano il saccheggio delle risorse congolesi, come quello tra l’Unione Europea e il Ruanda: “L’Unione Europea firma un accordo di cooperazione mineraria sostenibile con il Ruanda sulle risorse saccheggiate nella RDC. Non è questo un forte sostegno per l’aggressore?”, ha domandato. Già nel 2015, Ambongo sottolineava l’importanza delle energie rinnovabili per combattere i cambiamenti climatici: “Il futuro è questa energia rinnovabile, nello specifico i pannelli solari”, aveva commentato. Ha anche collaborato con il cardinale Christoph Schönborn per facilitare un incontro tra i ministri dell’ambiente di Germania e Congo, per discutere strategie per migliorare la qualità ambientale nei rispettivi Paesi. L’arcivescovo di Kinshasa unisce una profonda spiritualità francescana a un forte impegno sociale e politico. È critico verso le ingerenze occidentali che considera neocolonialiste e difende con forza la sovranità e la dignità del popolo congolese. La sua leadership è vista come un punto di riferimento per una Chiesa africana più autonoma e profetica.

Parolin, il Segretario di Stato che porta l’ecologia sul tavolo della diplomazia vaticana

Pietro Parolin (Italia), 70 anni – Segretario di Stato della Santa Sede dal 15 ottobre 2013, interpreta la visione di papa Francesco e porta l’ecologia integrale al centro dell’agenda diplomatica vaticana, unendo realismo politico e volontà di costruire ponti tra paesi, fedi e popoli.

Nato il 17 gennaio 1955 a Schiavon, in provincia di Vicenza, Parolin è stato ordinato sacerdote il 27 aprile 1980 e ha alle spalle decenni di diplomazia vaticana, con incarichi in Nigeria, Messico e nella Terza Loggia. Dal 2009 al 2013 è stato nunzio apostolico in Venezuela, poi creato cardinale da Papa Francesco il 22 febbraio 2014.

In occasione delle conferenze Onu sul clima, Parolin trasmette con forza l’urgenza di un cambiamento sistemico a tutela della Casa comune. Intervenendo al Climate Summit 2014 dell’Onu, evidenzia la necessità di una trasformazione nei modelli di sviluppo e negli stili di vita: “Si tratta, adesso, di consolidare una profonda e lungimirante reimpostazione dei modelli di sviluppo e degli stili di vita, per correggerne le numerose disfunzioni e distorsioni”. Sottolinea l’importanza di affrontare le sfide ambientali con un approccio etico e solidale: “Abbiamo bisogno di una risposta collettiva, responsabile e senza precedenti, volta a lavorare insieme per costruire la nostra casa comune”, sostiene in un videomessaggio in apertura del Climate Adaptation Summit 2021.

Durante le conferenze ambientali internazionali, il porporato prende spesso la parola, chiedendo giustizia climatica, transizione energetica equa e tutela dei popoli indigeni e dei giovani come protagonisti del cambiamento. “Non possiamo lasciare che i Paesi più vulnerabili paghino il prezzo più alto dell’inazione dei più ricchi“, denuncia durante la Cop26 di Glasgow, in Scozia, nel 2021. La diplomazia vaticana lavora anche dietro le quinte, favorendo il dialogo tra Stati e incoraggiando impegni più ambiziosi. Anche in questo caso, Parolin ha spesso incontrato leader politici e religiosi per favorire una convergenza sul clima: “Il cambiamento climatico è un’urgenza planetaria che deve unire, non dividere. Serve un’azione congiunta, solidale e responsabile“, afferma intervenendo alla Cop28 di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, nel 2023.

Il segretario di Stato promuove anche la collaborazione interreligiosa sul clima, come dimostra l’incontro del 2021 tra leader religiosi e scienziati in Vaticano, in vista della COP26. L’obiettivo era unire etica e scienza per promuovere azioni concrete. “Tutte le religioni possono contribuire a formare le coscienze in vista di una responsabilità comune verso la Terra”, si legge nella dichiarazione congiunta. Grande importanza viene attribuita all’educazione ambientale, soprattutto tra i giovani: “Solo tramite il riconoscimento del dono che ci è stato fatto ci verrà spontaneo prendercene cura e quindi passare dalla cultura dello scarto a una cultura della cura”, dice il cardinale durante la rassegna Cinema per il Creato il 23 marzo 2024.

Parolin promuove anche un’economia che valorizzi la dignità umana e il lavoro, opponendosi alla cultura dello scarto: “L’ecologia integrale esige una concezione economica più ‘umana’, basata sui precetti di ‘custodire e coltivare’, nella quale il sistema economico possa migliorare – non distruggere – il nostro mondo”, ricorda.

Hollerich progressista europeo: “La crisi climatica uccide quanto una guerra”

Jean-Claude Hollerich (Lussemburgo), 66 anni – Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (Comece) e relatore generale del Sinodo sulla sinodalità, il cardinale gesuita è uno dei principali promotori della “conversione ecologica” nella Chiesa cattolica.

Durante il Sinodo per l’Amazzonia del 2019, lancia l’allarme sulla crisi ambientale: “Se il nostro pianeta viene distrutto, possiamo gridare quanto vogliamo su preti sposati o donne prete, ma non ci sarà più bisogno di preti. È il problema più importante e urgente”, denuncia, mentre sul tavolo dei vescovi tiene banco il tema dei viri probati. Hollerich evidenzia la necessità di un cambiamento personale tra i leader ecclesiastici: “Noi vescovi dobbiamo cambiare il nostro stile di vita. Se non riesco a cambiare il mio stile di vita – domanda -, come posso chiedere ai giovani di farlo?”.

Nato il 9 agosto 1958 a Differdange, in Lussemburgo, Hollerich vive per oltre 20 anni in Giappone, dove diventa professore e vice-rettore all’Università Sophia di Tokyo. Dal 2011 è arcivescovo di Lussemburgo e nel 2019 viene creato cardinale da Papa Francesco.

Nel 2018, come presidente della Comece, in vista della Cop28 Hollerich firma un appello congiunto dei presidenti delle Conferenze Episcopali continentali, esortando i leader politici a implementare con urgenza l’Accordo di Parigi: “Promuovendo i messaggi dell’enciclica Laudato Si’, i leader della Chiesa di tutto il mondo chiedono azioni ambiziose e immediate per affrontare e superare gli effetti devastanti della crisi climatica”, scandisce. L’appello include richieste specifiche, come mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C, un cambio di stili di vita perché diventino più sostenibili, il rispetto delle comunità indigene, la fine dell’era dei combustibili fossili e il passaggio alle energie rinnovabili, una riforma del settore agricolo per garantire cibo sano e accessibile. “Ci sono ideali oggi condivisi da gran parte della popolazione, come l’ecologia. È semplicemente una necessità per salvare l’umanità”, sostiene in un’intervista del 2024. E avverte che il cambiamento climatico, se non affrontato, “ucciderà tante persone quanto una guerra”.

Hollerich è considerato un ‘progressista’, un fervente sostenitore del processo sinodale. Ha più volte espresso la necessità di una Chiesa più accogliente verso tutti, inclusi i giovani e le persone Lgbtqi+.