Dl Aree idonee, Sardegna pronta allo scontro col governo. Mase sorpreso da Todde

Photo credit: staff Presidenza Regione Sardegna

 

Sulle aree idonee si apre una crepa tra governo e Regione Sardegna, capofila per la definizione dei criteri territoriali. Dopo l’incontro del 21 maggio scorso al ministero dell’Ambiente, tra Gilberto Pichetto e la governatrice, Alessandra Todde, la strada sembrava tutta in discesa. Invece la bozza che è finita sulla scrivania al piano nobile di viale Trento, a Cagliari, ha rotto l’equilibrio che si era creato. A certificarlo sono proprio le parole di Todde, che non usa giri di parole: “Mi sono sentita presa in giro, non personalmente ma come rappresentante della Sardegna“, perché “i presupposti su cui si poteva trovare un accordo non sono assolutamente rispondenti alla bozza che abbiamo visto“, dunque “è chiaro che adesso andremo al confronto diretto“. O per meglio dire, allo scontro.

Le tre istanze portate da Todde al Mase riguardavano, in primo luogo, il cosiddetto burden sharing, ovvero la quota di rinnovabili che la regione deve prendere in carico. “Abbiamo chiesto di decidere noi dove, perché abbiamo beni identitari da proteggere, territori agricoli vocati che dobbiamo difendere e anche un contesto paesaggistico che deve essere messo a fattor comune“. La seconda cosa richiesta è relativa ai parchi eolici offshore, “che potrebbero rientrare all’interno delle autorizzazioni: anche se sono acque internazionali, quindi oltre le 12 miglia, devono essere considerati 100% impattanti la Sardegna, perché incidono sulla nostra economia, sulla nostra pesca, sul turismo, su attività che sono nostre“. Nella bozza, invece, per il raggiungimento degli obiettivi di potenza l’intenzione è quella di tenere conto del “40% della potenza nominale degli impianti a fonti rinnovabili off-shore di nuova costruzione entrati in esercizio dal 1 gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento le cui opere di connessione alla rete elettrica sono realizzate sul territorio della Regione o provincia autonoma“. Una proposta, quella dell’esecutivo, “inaccettabile” per la Sardegna.

Il terzo punto, infine, riguarda la crescita. “In questo momento abbiamo autorizzazioni che eccedono il limite di 6.2 posto fino al 2030 dal governo e dalla normativa europea e su quello abbiamo detto” all’esecutivo di “starne fuori – spiega –: noi dobbiamo decidere come vogliamo crescere dal punto di vista energetico, come organizzare il nostro territorio e organizzare la produzione di energia sulla base della nostra economia. Lo faremo con un piano energetico e con una crescita organica“.

Todde chiama in causa anche i parlamentari sardi, di ogni colore, chiedendo che antepongano le ragioni del territorio che rappresentano ai dettami di maggioranza e opposizione. L’appello, però, sembra non aver fatto breccia nel centrodestra. “A sentirmi presa in giro sono io. Come sarda, come parlamentare, come rappresentante delle istituzioni“, replica a stretto giro la vicecapogruppo di FdI al Senato, Antonella Zedda. La presidente, però, tira dritto e suoi suoi canali social scrive: “La Sardegna non si farà prendere in giro. In questo momento il nostro territorio è sotto attacco speculativo e noi riteniamo necessario difenderlo con ogni strumento possibile“.

Da fonti del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, però, trapela stupore per questo improvviso innalzamento dei toni: “Sul decreto Aree idonee le interlocuzioni sono proseguite informalmente anche nel fine settimana con spirito costruttivo. Sorprende quindi la posizione della presidente Todde“. Al Mase, comunque, “c’è fiducia che oggi, nel corso della Conferenza delle Regioni, il dialogo possa procedere in maniera serena e positiva al fine di giungere a una posizione condivisa“.

Sul piano tecnico, nella bozza presa in visione da GEA risulta tracciata “per ciascuna Regione e Provincia autonoma la traiettoria di conseguimento dell’obiettivo di potenza complessiva da traguardare al 2030“, che è di 80 GW. Così ripartito: per l’Abruzzo 2.092 MW al 2030; Basilicata 2.105; Calabria 3.173; Sardegna 6.264; Campania 3.976; Emilia-Romagna 6.330; Fvg 1.960; Lazio 4.757; Liguria 1.059; Lombardia 8.766; Marche 2.346; Molise 1.003; Piemonte 4.991; Puglia 7.387; Sicilia 10.485; Toscana 4.250; Umbria 1.756; Valle d’ Aosta 328; Veneto 5.828; la Provincia autonoma di Bolzano 515; e la Provincia autonoma di Trento 631.

Eolico

Energia, studio Ren21: Solo 13 Paesi spingono su rinnovabili. E c’è anche l’Italia

Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda, Regno Unito, Italia, Stati Uniti, Egitto, Cina, Vietnam, Francia, Germania e India. Sono questi gli unici 13 Paesi del mondo che stanno spingendo – attraverso politiche pubbliche – verso l’elettricità green nei quattro settori considerati più importanti: trasporti, edilizia, industria e agricoltura. Altri venti hanno intrapreso azioni in tre dei quattro settori. Ma 84 Paesi non hanno adottato alcuna misura per contenere le emissioni in questi settori.

A rivelarlo è uno studio della rete di ricerca Ren21, l’organismo internazionale istituito dalla Nazioni Unite per incentivare le rinnovabili. Contrariamente alle speranze generate dai piani di sostegno adottati dopo le crisi di Covid e dell’energia, il 2023 ha visto “un rallentamento della tendenza in termini di politiche adottate e una diluizione delle ambizioni in alcuni Paesi”, osserva REN21.

Tra le misure necessarie, l’organizzazione cita la fine del sostegno ai combustibili fossili, gli standard edilizi, gli obiettivi di emissioni zero (per gli autobus, ad esempio, come a Londra e a Pechino), i sussidi per l’acquisto di pompe di calore (il cui volume di installazioni in Europa è aumentato del 38% in un anno nel 2023), l’agrivoltaico o il biogas, lo sviluppo di stazioni di ricarica o di reti di raffreddamento e riscaldamento, ecc.

L’obiettivo dell’attuale transizione è ridurre la quota preponderante di petrolio, carbone e gas nel consumo totale di energia, sia per i trasporti si per il riscaldamento o il funzionamento delle fabbriche, elettrificando ciascuno di questi settori. Secondo l’analisi di REN21, la Cina è di fatto “l’unico Paese la cui quota di elettricità nel consumo energetico è in costante crescita”, passando dal 20% al 30% in tutti i settori tra il 2011 e il 2021. Nello stesso periodo, invece, gli Stati Uniti e l’Ue hanno visto l’elettricità stagnare intorno al 23%.

L’elettrificazione non avviene abbastanza velocemente nei trasporti, nell’edilizia e nell’industria. Un’eccezione è rappresentata dall’agricoltura, dove è passata dal 20% al 27% tra il 2011 e il 2021.

“È chiaro che i governi sono bloccati nell’approccio business-as-usual”, sottolinea il direttore di REN21 Rana Adib. “La transizione energetica – dice – non consiste solo nell’aumentare l’offerta di energia rinnovabile: senza politiche strutturali per aumentare la domanda e accelerare l’elettrificazione degli usi, questa transizione non avverrà”.

Ue, Consiglio Energia: nasce gruppo di lavoro per nuovo taglio a import dalla Russia

L’Unione europea deve tagliare ulteriormente le importazioni di energia dalla Russia e per scandagliare le varie possibilità di come farlo nasce un gruppo di lavoro di alto livello. A darne la notizia, nel pomeriggio, è stato lo stesso ministro ceco dell’Industria e del commercio, Jozef Sikela. “Abbiamo deciso di usare l’approccio della solidarietà e della collaborazione europea per ridurre le importazioni di energia russa in Europa, perché ci sono ancora decine di miliardi che stiamo inviando per pagare petrolio e gas e non vogliamo più alimentare la macchina bellica di Putin”, ha affermato il ministro.

Quindi abbiamo deciso di iniziare un gruppo di lavoro ministeriale di alto livello in cooperazione con la Germania e altri Paesi membri con un forte allineamento e coordinamento con la Commissione. Il compito del gruppo è semplicemente quello di preparare misure su come ridurre successivamente le importazioni di energia dalla Federazione russa in Europa, ma non solo petrolio e gas, bensì anche nucleare. Ma dovremo farlo efficacemente ed efficientemente perché queste misure non devono danneggiare noi, ma il regime del dittatore Putin”, ha spiegato Sikela.

Il format del gruppo è ancora in discussione e per le tempistiche abbiamo concordato di incontrarci non più tardi del Consiglio organizzato per la seconda settimana di luglio. Ma ovviamente inizieremo i colloqui preliminari via teleconferenza e telefono e definiremo la costituzione finale”, ha precisato Sikela. “Di base c’è stato davvero un ampio sostegno per questa iniziativa che è stata ben accolta. Nessun Paese ha detto di no. Alcuni Paesi hanno solo sottolineato l’importanza di avere misure intelligenti per assicurare che le misure abbiano un impatto sul regime russo e non sui Paesi membri, le famiglie e le imprese. Le misure devono prevedere come garantire energia a sufficienza e robuste infrastrutture per evitare colli di bottiglia o altre perdite che possano creare volatilità sui mercati”, ha illustrato ancora Sikela.

Nessuno ha esplicitamente detto no alla proposta. Allo stesso tempo, ce ne sono Stati 12 che hanno detto esplicitamente sì e molti hanno chiesto una guida esplicita dalla Commissione. Quindi ciò ci fa concludere, come presidenza, che c’è un ampio consenso al tavolo per approfondire e armonizzare il lavoro“, ha precisato la ministra belga dell’Energia, Tinne Van der Straeten, nella conferenza stampa al termine del Consiglio Energia dell’Ue. “Il seguito da dare a questo tema sarà dunque un dibattito politico a livello tecnico nel Coreper, sotto questa presidenza belga. La Commissione convocherà una riunione a livello di lavoro e i ministri rimarranno coinvolti. Si tratta di un passo in avanti concreto per smettere di finanziare la macchina bellica“, ha spiegato Van der Straeten.

All’inizio della giornata, la proposta della creazione del gruppo di lavoro, avanzata via lettera alla presidenza belga del Consiglio dell’Ue da Germania e Repubblica Ceca, aveva fatto ipotizzare un avvicinamento tra Praga e Berlino, divise sulla questione della tassa tedesca sul gas stoccato nei punti di interconnessione. La lettera “è un bellissimo esempio di come i Paesi, in questo caso Germania e Repubblica Ceca, superano” delle divisioni “e lavorano nell’interesse dell’Unione europea nel suo insieme“, ha detto al suo arrivo la ministra belga dell’Energia, Tinne Van der Straeten, rafforzando l’annuncio fatto dalla commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, proprio sull’imposta tedesca: “Mi aspetto che la Germania abbia annunci positivi da fare”.

E l’annuncio, di fatti, è arrivato. Per bocca del sottosegretario al ministero federale tedesco dell’Economia e dell’azione per il clima, Sven Giegold, che al suo arrivo alla riunione ha detto di poter “annunciare che il governo federale tedesco ha concordato di voler abolire la tassa sul gas stoccato nei punti di interconnessione il prima possibile. Ciò significa, per via del fatto che necessita di un cambiamento legale, a partire dal primo gennaio 2025”. L’aumento della tassa a partire da luglio rimarrà, perché fa parte della legge e scatta in automatico, “ma ciò non impedisce l’abrogazione della legge dal 2025”, ha puntualizzato Giegold. “Non è mai stata nostra intenzione ostacolare con questo prelievo la diversificazione dal gas russo. Tuttavia, abbiamo discusso con inostri vicini e abbiamo capito che ciò causa problemi per la diversificazione dal gas russo. Ecco perché abbiamo preso questa decisione”, ha precisato il sottosegretario tedesco.

Terna, ecco portale ‘Terra’: informazioni e stime in tempo reale per efficienza rete

Una base sostanziale per la programmazione territoriale efficiente e sostenibile”. Sono le parole che usa l’ad e direttrice generale di Terna, Giuseppina Di Foggia, presentando ufficialmente ‘Terra‘, il portale digitale (introdotto dall’ultimo decreto Energia), che sarà online dal prossimo 7 giugno con lo scopo di fornisce “informazioni trasparenti e accessibili sullo stato attuale e futuro degli impianti di rete e di accumulo, sulle richieste di connessione e sui vincoli ambientali, paesaggistici e culturali che ricadono sul territorio nazionale”, spiega la manager.

Acronimo di ‘Territorio, Reti, Rinnovabili e Accumuli’, il portale ha il suo cuore pulsante e operativo nel rinnovato Centro nazionale di controllo di Terna di via Palmiano, dove sono monitorati in tempo reale i flussi di energia che transitano nella rete di trasmissione nazionale e nelle interconnessioni con l’estero. Questo lavoro rientra nel percorso di transizione energetica, guidata dagli obiettivi di decarbonizzazione tracciati dal Piano nazionale integrato energia e clima, che prevedono oltre 70 GW di nuove rinnovabili. “Aggiungiamo un tassello tecnologico per la programmazione efficiente delle infrastrutture della rete elettrica, coordinate con lo sviluppo di impianti da fonti rinnovabili e sistemi di accumulo di energia”, commenta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, presente alla presentazione del portale. “Sarà una marcia in più per sostenere la corsa a un Paese sempre più decarbonizzato e interconnesso, sia al suo interno che con l’estero”.

Al momento della sua attivazione online, nella piattaforma saranno disponibili le informazioni sullo stato delle richieste di connessione, che ammontano a circa 6.600 tra impianti rinnovabili, sistemi di accumulo e utenti di consumo con soluzione di connessione accettata dai proponenti, e sulla localizzazione geografica di circa 40mila impianti in esercizio. La tecnologia prevede anche mappe multilayer navigabili per osservare gli interventi di sviluppo necessari, quelli pianificati e le linee elettriche esistenti, l’anagrafica degli impianti già in esercizio e lo stato di avanzamento per le nuove iniziative di connessione.

I colleghi lavorano 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 per garantire un equilibrio continuo e costante tra la domanda di chi usa non l’energia, quindi i consumatori, le persone, ma anche alle imprese”, continua Di Foggia. Che, per far comprendere la complessità delle operazioni gestite dal Centro nazionale di controllo, spiega: “In questo sito si gestiscono flussi che corrono lungo una rete di linee elettriche ad alta e altissima tensione di 75mila km, 900 centrali, 2.500 cabine primarie, 30 interconnessioni con l’estero. Parliamo – prosegue l’ad – di oltre 50 milioni di offerte di acquisto e vendita di energia”. Il punto di partenza è l’anno 2000, quando Terna gestiva all’incirca 800 centrali di rinnovabili, mentre oggi “sono circa 1,6 milioni” e dunque “ci sono oltre 275mila controlli automatici al minuto che occorrono”, dice ancora Di Foggia.

A Terra, ma soprattutto alle sue informazioni, avranno accesso il Mase, Arera, il ministero della Cultura, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, ma anche gli sviluppatori di impianti di produzione, accumulo e consumo. “Lo scopo del portale è favorire una ottimizzazione della programmazione, della localizzazione di tutte le infrastrutture del sistema energetico, mettendo a disposizione degli stakeholders, delle autorità e degli enti coinvolti, tutte le informazioni che noi in Terna abbiamo, sia quelle presenti che quelle in proiezione”, continua Di Foggia. Sottolineando che le informazioni sono elaborate “pensando a un futuro short term e long term” e riguardano “gli impianti di reti, ma anche quelli di accumulo e naturalmente le richieste di connessioni” oltre ai dati “che riguardano il nostro territorio, quindi vincoli idrogeologici e ambientali”. Con un unico, grande target: “Favorire e velocizzare tutte le attività di programmazione, soprattutto per la localizzazione delle infrastrutture”.

Enel, nel primo trimestre 2024 utile a 2,1 miliardi (+44,2%). De Angelis: “Risultati solidi”

Enel al giro di boa del primo trimestre del 2024 con risultati oltre le aspettative di mercato. Gli indicatori, infatti, fanno registrare un trend molto positivo. Al 31 marzo l’utile del Gruppo è di quasi 2,2 miliardi di euro, con un incremento di 668 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In termini percentuali, l’aumento è a doppia cifra, 44,2%. Anche l’Ebitda ordinario supera i 6 miliardi, con un plus di 631 milioni sul 2023 (+11,6%). In questo dato sono racchiuse le buone performace della gestione operativa dei business integrati (Enel Green Power, Generazione Termoelettrica e Mercati Finali), che ammontano a 776 milioni di euro, oltre al miglioramento di Enel Grids.

Il margine operativo lordo ordinario (Ebitda ordinario) dei business integrati va oltre i 4 mld, per effetto soprattutto della maggiore produzione di energia da generazione rinnovabile (+2,8 TWh), soprattutto per l’incremento della produzione da fonte idroelettrica in Italia, Spagna e Cile, nonché per l’ottimizzazione dei costi di approvvigionamento. “I solidi risultati del primo trimestre 2024 confermano l’efficacia delle azioni manageriali intraprese con il Piano Strategico 2024-2026, nonché la resilienza del nostro modello di business in tutti i Paesi di presenza”, commentato il Cfo di Enel, Stefano De Angelis. Che per i prossimi mesi assicura: l’azienda “continuerà a perseguire con grande disciplina un’allocazione selettiva del capitale, massimizzando efficienza ed efficacia della gestione, nonché la sostenibilità finanziaria e ambientale”.

Alla luce di questi risultati, dunque, “siamo fiduciosi di raggiungere tutti i nostri obiettivi per il 2024, inclusa la riduzione del debito netto di Gruppo, che già oggi è sceso a 54 miliardi di euro considerando anche le dismissioni ormai in fase di finalizzazione”, spiega De Angelis. Tornando ai numeri, i ricavi del primo trimestre 2024 si assestano su 19,4 miliardi (-26,4%), mentre gli investimenti sono poco più di 2,5 miliardi (-10%). La situazione patrimoniale evidenzia un capitale investito netto al 31 marzo di 108,8 miliardi, coperto da un patrimonio netto di 48,1 miliardi (in aumento rispetto ai 45,1 miliardi 31 dicembre 2023) e un indebitamento finanziario netto di 60,6 miliardi.

Anche sul piano ambientale la performance è molto positiva, con la produzione a zero emissioni che raggiunto quota 80,7% rispetto alla generazione totale del Gruppo. Molto bene la produzione di energia da rinnovabili, “includendo anche i volumi da capacità gestita, è stata ampiamente superiore rispetto alla produzione da fonte termoelettrica”, raggiungendo 36,7 TWh (+10,9%), a fronte di una produzione da fonte termoelettrica di 9,4 TWh (-44,7%). La potenza efficiente installata netta totale di Enel nel primo trimestre è 81,3 GW (-0,1 GW), dovuta principalmente agli impianti termoelettrici (-0,3 GW in Italia) e geotermici (-0,1 GW negli Usa), diminuzione parzialmente compensata dalla maggiore capacità netta solare (+0,3 GW in Spagna, Brasile e Colombia).

Per quanto riguarda, infine, le vendite di energia elettrica, nei primi tre mesi dell’anno sono 72,9 TWh, in diminuzione di 5,3 TWh (-6,8%, -3,8% a parità di perimetro) rispetto allo stesso periodo del 2023. L’azienda rileva maggiori quantità vendute in Brasile (+0,8 TWh), Cile (+0,2 TWh), Perù (+0,2 TWh) e Colombia (+0,2 TWh) e minori quantità vendute in Italia (-3,6 TWh), Argentina (-0,3 TWh), Spagna (-0,5 TWh) e Romania (-2,3 Twh). In calo anche le vendite di gas naturale, che si attestano sui 2,9 miliardi di metri cubi (-19,4%).

Il governo scioglie nodo fotovoltaico a terra: Solo su terreni agricoli non produttivi

Giorni di discussioni e oltre due ore di Consiglio dei ministri ma, alla fine, sul fotovoltaico a terra il governo trova la quadra. Non si potranno installare nuovi pannelli solari sui terreni agricoli produttivi, via libera invece su quelli non produttivi. Sì invece all’agrivoltaico e all’agrisolare anche sui terreni agricoli produttivi, perché permettono di continuare a coltivare.

L’articolo 5 del dl Agricoltura “è stato di grande interesse”, osserva Lollobrigida in conferenza stampa, ma assicura: “Con il collega Pichetto c’è stata grande serenità nell’approccio a questa problematica”. La norma di riferimento che interveniva sulla questione è del 2021 ed era, spiega, “di difficile applicazione“. Dopo tre anni, non si è riusciti ad avere una definizione di aree idonee, in un “costante rimpallo tra uffici“, racconta. Con il nuovo decreto “interveniamo, ponendo fine a quella che è installazione selvaggia di fotovoltaico a terra. Ovviamente con pragmatismo, salvaguardando alcune aree“.

Lo Stato considera preziosi i terreni agricoli produttivi. Se però si vogliono piantare a terra pannelli fotovoltaici, non l’agrisolare, non l’agrivoltaico, che permette di produrre energia compatibile con la produzione agricola, stai cambiando la destinazione d’uso di quel terreno e non riteniamo che questa prassi debba continuare”, avverte Lollobrigida. Per questo, il governo ha scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto. Non ci saranno problemi invece per le cave, le miniere, le aree in concessione alle ferrovie dello Stato, ai concessionari aeroportuali, le aree delle autostrade, industriali, le aree sulle quali già insistono impianti per rifacimento, modifica, revisione purché non comporti un incremento della superficie già utilizzata. “Andremo a contenere le norme che salvaguardano i fondi del Pnrr, che non vogliamo mettere in discussione in alcun modo“, mette in chiaro il ministro.

Si è ritenuto di salvaguardare tutto ciò che è inerente al Pnrr, quindi le Comunità energetiche. Nulla toglie al fatto che il Pniec rimanga lo stesso, con l’obiettivo di rinnovabili sul fronte solare di circa 30 gigawatt“, garantisce il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto.

Di “grande sintonia” continua a parlare Lollobrigida, che si riferisce al dl come a un provvedimento “straordinariamente importante”, che guarda al mondo dell’agricoltura, della pesca, con “l’attenzione garantita ai cittadini in fase pre-elettorale e che ci ha visti programmare una serie di iniziative per rispondere alle emergenze emerse nel tempo“.

Dopo anni in cui abbiamo chiesto l’emanazione del decreto aree idonee sul fotovoltaico a terra, arriva un giusto intervento per fermare le speculazioni dei grandi fondi di investimento che in molte aree del Paese sta mettendo in difficoltà la produzione agricola”, commenta Ettore Prandini, assicurando che Coldiretti continuerà a lavorare “nell’interesse di tutti gli agricoltori e dei cittadini”.

Enel, conti 2023 solidi: utile 6,5 mld (+20,7%). Cattaneo: “Centrati tutti i target”

Enel chiude il 2023 raggiungendo tutti i target che si era posto il nuovo management. I risultati, diffusi dopo la chiusura delle Borse, sono importanti: l’Ebitda, il margine operativo lordo ordinario, fa registrare quasi 22 miliardi di euro, dunque un incremento dell’11,6% rispetto all’anno precedente. Soprattutto per i numeri della gestione operativa dei business integrati, come Generazione Termoelettrica e Trading, Enel Green Power e Mercati Finali, che realizzano 2,6 miliardi. Anche l’utile netto del Gruppo supera i 6,5 miliardi, facendo salire la percentuale addirittura del 20,7%.

Da record, poi, i dati sulla generazione dei flussi di cassa, con Ffo, acronimo di Funds From Operations, di circa 14,8 miliardi di euro, dunque incrementato di 5,7 miliardi rispetto al 2022 (+63%): “Risulta essere 3 miliardi di euro superiore al valore massimo raggiunto storicamente dal Gruppo“. Dunque, l’azione messa in campo sta dando i frutti sperati, come sottolinea il ceo di Enel, Flavio Cattaneo: “Abbiamo raggiunto tutti i target relativi al 2023 che avevamo già rivisto al rialzo lo scorso novembre“. Aggiungendo che “questi solidi risultati sono una chiara testimonianza dell’efficacia delle azioni messe in campo da parte del nuovo management nel corso del 2023, in linea con le nostre priorità strategiche di ottimizzazione del profilo rischio/rendimento, efficienza ed efficacia nonché sostenibilità, sia finanziaria che ambientale”.

Cattaneo, poi, ribadisce “l’impegno verso il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi fissati in occasione della presentazione del Piano Strategico 2024-2026. In particolare, in linea con quanto annunciato lo scorso novembre, ci aspettiamo ragionevolmente che la remunerazione degli azionisti per il 2024 possa crescere ulteriormente“. Anche i numeri dell’indebitamento netto sono molto positivi: 60,1 miliardi, con un calo dello 0,8% rispetto ai 60,6 miliardi del 2022. Un valore che “tiene conto anche delle operazioni di cessione di asset finalizzate successivamente al 31 dicembre 2023 nonché di quelle già annunciate e non ancora finalizzate, i cui effetti finanziari si produrranno solo a valle del completamento dei consueti processi autorizzativi da parte delle Autorità competenti”.

Cresce anche il dividendo complessivo proposto per gli azionisti nel 2023, che è pari a 0,43 euro per azione (di cui 0,215 euro per azione già corrisposti quale acconto a gennaio 2024): lo 7,5% in più a confronto con gli 0,40 euro per azione dell’anno precedente. I ricavi, invece, sono 95,5 miliardi (-32%) e l’Ebit (il risultato operativo) 10,8 miliardi (-3,2%).

La crescita, comunque, rimane robusta rispettando i target di sostenibilità. L’energia netta prodotta è 207,3 TWh1 (-9%), ma le rinnovabili sono in aumento a 14,5 TWh rispetto al 2022. Nel dettaglio: +9,2 TWh da fonte idroelettrica, +2,1 TWh da eolica, +3,3 TWh da solare e -0,1 TWh da geotermica. Si riducono anche le produzioni da impianti a ciclo combinato (-17,8 TWh), carbone (-9 Twh), Oil&Gas (-6,6 Twh) e da nucleare (-1,6 TWh). L’energia elettrica trasportata sulle reti di distribuzione Enel nel 2023 è 489,2 Twh (214,1 TWh in Italia e 275,1 TWh all’estero). Infine, la potenza efficiente installata netta totale del Gruppo a fine 2023 è 81,4 GW, in diminuzione di 3,2 GW rispetto al 2022.

Rinnovabili, record allacci di produttori e prosumer: nel 2023 sono 540mila

L’Italia sta vivendo un’incredibile crescita nei collegamenti di impianti rinnovabili alle reti di energia elettrica. La media è di mille connessioni al giorno nel 2023. Protagonista è Enel Grids, che ha attivato oltre mezzo milione di nuove connessioni in tutto il mondo, con 540mila allacci di produttori e prosumer (consumatore e produttore allo stesso tempo) su scala globale. I numeri sono importanti, perché ogni mese Enel Grids mette in funzione una media di 45mila connessioni di produttori e prosumer alle reti di distribuzione globali. In Italia, ha collegato finora circa 39 Gigawatt di capacità di energia rinnovabile, arrivando a un numero totale di circa 1,5 milioni di connessioni di produttori e prosumer. Risultati record, garantiti non solo dai progetti industriali, ma anche da iniziative locali promosse dai clienti Enel Grids, che contribuiscono in modo significativo a ridurre l’uso di combustibili fossili e a produrre energia verde.

La crescente cultura dell’indipendenza energetica, dunque, stia cambiando il ruolo delle reti di distribuzione elettriche, che diventano sempre più cruciali per la transizione energetica. Nel complesso i risultati straordinari raggiunti fino ad oggi sono stati resi possibili anche grazie all’aumento della capacità di hosting del sistema, ovvero la capacità del sistema di accogliere ulteriore generazione rinnovabile aumentando la numerosità degli impianti e quindi la potenza installata, oltre alla digitalizzazione avanzata delle reti di distribuzione. Un nuovo trend guidato dal nostro Paese: infatti, dei 7,9 GW connessi da Enel nel 2023, ben 4,7 GW sono stati realizzati in Italia.

rinnovabili

INFOGRAFICA INTERATTIVA Energia, il 75,2% prodotto in Italia arriva da fonti rinnovabili

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, su dati 2022 di Eurostat, è messa a confronto la produzione di energia in Ue e in Italia. Mentre nell’Unione europea quella derivante da fonti rinnovabili si ferma al 43,2% del totale, in Italia arriva al 75,2%.

Energia, al vaglio misure strutturali per i vulnerabili. Pichetto: “Prezzi giù con diffusione rinnovabili”

Il Governo è impegnato nel monitoraggio dell’andamento dei prezzi dell’energia e nell’individuazione di “ogni misura atta ad assicurare la massima protezione di cittadini e imprese, e in particolare dei vulnerabili”. Per questo, l’esecutivo sta “valutando ulteriori misure strutturali per i soggetti vulnerabili nell’ambito della Strategia nazionale per la povertà energetica e del Fondo sociale per il clima, volto, quest’ultimo, a mitigare l’impatto sociale della transizione energetica sulle famiglie in condizione di disagio economico”. Parola del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che durante il question time alla Camera ha tracciato l’attuale situazione energetica del Paese. Una situazione che, rispetto a quella di un anno fa, appare decisamente migliorata, visto che “tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 – ha aggiunto – i valori medi delle offerte di elettricità e gas a prezzo fisso per il mercato domestico sono diminuiti di circa il 20%, sulla scia di mercati all’ingrosso in ribasso”.

Per dare un ulteriore slancio al ribasso dei prezzi, un forte aiuto potrebbe arrivare dalle rinnovabili. Per questo motivo dal 2008 al 2022 sono stati erogati incentivi per oltre 141 miliardi di euro: “La progressiva diffusione delle rinnovabili favorirà la diminuzione dei costi delle singole tecnologie alle quali sono tarate i meccanismi di incentivazione e di conseguenza una riduzione degli oneri in bolletta nel tempo”. Ma non si può lasciare da parte neanche l’idroelettrico, per la quale Pichetto auspica “una rinnovata stagione di investimenti”. Si tratta, ha aggiunto, “una risorsa per la sicurezza energetica del Paese e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione” ed ecco perché “dovranno andare avanti le interlocuzioni con Bruxelles” per far sì che ci sia “una più ampia condivisione possibile delle soluzioni prospettate“.

Ma, se le bollette hanno un peso, il Governo non può trascurare il tema della sicurezza energetica, per il quale il gas ha ancora un ruolo importante. Per questo, fermo restando il programma di decarbonizzazione, “i rigassificatori costituiscono opere strategiche”, ha sottolineato il ministro. In questo contesto, “i due terminali di rigassificazione di Porto Empedocle e Gioia Tauro, già autorizzati, potranno garantire una capacità aggiuntiva pari a 20 miliardi di standard metri cubi annui, con la possibilità di traguardare al 2030 una capacità complessiva di circa 48 miliardi”.