Via libera del Senato, il dl Energia è legge. Pichetto: “Italia più forte nelle sfide climatiche”

Con il via libera del Senato alla fiducia (97 sì, 74 contrari e 2 astenuti), il decreto Energia varato dal governo lo scorso mese di dicembre diventa legge. La Camera dei deputati, infatti, settimana scorsa aveva concesso il via libera al provvedimento, che spazia dall’approvvigionamento energetico all’eolico offshore, all’alluvione, la fine del mercato tutelato dell’elettricità, il deposito unico nazionale delle scorie radioattive.

Per Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, “oggi l’Italia è più forte nelle sfide climatiche”. Perché “il provvedimento accompagna le imprese nel loro percorso di decarbonizzazione, sviluppando tante filiere di energia rinnovabile che possono aiutarci al raggiungimento dei nostri obiettivi delineati dal Pniec”. Soddisfatto anche il responsabile del Mimit, Adolfo Urso: “E’ un significativo, importante passo in avanti verso la transizione verde delle nostre imprese. Un provvedimento che mira al rafforzamento del nostro sistema produttivo nell’affrontare la sfida della decarbonizzazione e dello sviluppo sostenibile. Questa è la strada giusta, indicata dal governo e condivisa dal Parlamento“, sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy. Di seguito alcune delle misure principali del testo.

RINNOVABILI – Accelerare gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile nei settori a forte consumo di energia. E’ questo l’obiettivo della misura, che prevede fino al 31 dicembre 2030, nel caso di più istanze concorrenti per la concessione della stessa superficie pubblica, di attribuire una preferenza ai progetti di impianti fotovoltaici o eolici che possano soddisfare il fabbisogno energetico dei soggetti iscritti nell’elenco delle imprese a forte consumo di energia elettrica (imprese elettrivore), istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali. Per questo, entro il prossimo 8 febbraio, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica dovrà definire un meccanismo per lo sviluppo di nuova capacità di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili da parte delle imprese elettrivore, tramite: nuovi impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici di potenza minima pari 200 KW ciascuno; impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici oggetto di potenziamento ovvero di rifacimento che consentano un incremento di potenza pari ad almeno 200 kW. Inoltre, alle imprese elettrivore è concesso di chiedere al Gse un’anticipazione per un periodo limitato di 36 mesi di una quota parte dell’energia rinnovabile e delle relative garanzie di origine, mediante la stipula di contratti per differenza a due vie.

ESENZIONI VIA – Sono previste semplificazioni che esentano dallo svolgimento della Valutazione di impatto ambientale e della verifica di assoggettabilità a Via di alcuni impianti da fonti rinnovabili e di stoccaggio in aeree idonee. Nello specifico: i progetti di impianti fotovoltaici con potenza complessiva sino a 30 MW, i progetti di impianti per lo stoccaggio dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, i progetti di rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti fotovoltaici già esistenti sino a 50 MW, i progetti di repowering di impianti eolici già esistenti sino a 50 MW e i i progetti di impianti di produzione di energia rinnovabile offshore di potenza complessiva non superiore a 50 MW che ricadano nelle aree individuate dal Piano di gestione dello spazio marittimo, già sottoposti positivamente a Via. Nella stessa misura vengono elevate, rispettivamente, da 20 a 25 MW e da 10 a 12 MW le soglie di potenza superate le quali gli impianti fotovoltaici localizzati in aree idonee o altre specifiche zone sono sottoposti a Via o verifica di assoggettabilità a Via; e da 10 a 12 MW la soglia di potenza sotto la quale gli impianti fotovoltaici sono sottoposti a Procedura abilitativa semplificata, anziché ad autorizzazione unica.

ELECRICITY RELEASE – Viene riconosciuta, ai titolari dei contratti stipulati con il Gse in base alla disciplina del ‘Electricity release’, la facoltà di recesso senza penali e senza la regolazione delle differenze tra il prezzo di allocazione ed il prezzo medio di riferimento zonale maturati durante il periodo di vigenza contrattuale.

APPROVVIGIONAMENTI GAS NATURALE – Il Gestore servizi energetici viene confermato come soggetto responsabile ad avviare, su direttiva del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, le procedure per l’approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale a prezzi ragionevoli. Viene anche confermata, seppur con alcune correzioni rispetto alla normativa esistente, l’ammissibilità in deroga al divieto delle attività upstream nell’alto Adriatico e nelle aree marine protette, delle concessioni di coltivazione di idrocarburi esistenti o nuove nel tratto di mare compreso tra il 45esimo parallelo Nord e il parallelo distante da quest’ultimo 40 chilometri a sud, a una distanza dalle linee di costa di almeno 9 miglia. Le condizioni di ammissibilità in deroga restano, invece, invariate: i giacimenti devono avere un potenziale minerario di gas con riserva certa superiore a 500 milioni di metri cubi; i titolari di concessioni esistenti o i soggetti richiedenti nuove concessioni devono aderire alle procedure per l’approvvigionamento di lungo termine, previa verifica preventiva dell’assenza di effetti di subsidenza, fermi rimanendo gli impegni che devono essere assunti in sede di manifestazione di interesse. Alle stesse condizioni, poi, è confermata anche la possibilità di coltivazione di gas naturale sulla base di nuove concessioni in zone di mare fra le 9 e le 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette.

EOLICO OFFSHORE – E’ prevista l’individuazione, in almeno due porti del Mezzogiorno, dopo aver acquisito le manifestazioni di interesse presentate dalle Autorità di sistema portuale, delle aree demaniali marittime da destinare alla realizzazione di un Polo strategico nazionale nel settore della progettazione, produzione e assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare. Il cosiddetto eolico offshore. Il Mase potrà avvalersi del corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera per la regolamentazione dei movimenti delle unità in mare, il controllo del rispetto delle regole ambientali e la vigilanza ai fini della sicurezza della navigazione nelle aree demaniali marittime in cui sono realizzati parchi eolici galleggianti.

CONCESSIONI GEOTERMICHE – Prorogata al 31 dicembre 2026 il termine di durata delle concessioni geotermoelettriche in essere, con la precisa indicazione che la nuova gara va indetta due anni prima della scadenza, anziché tre. Il concessionario uscente può, entro il 30 giugno 2024, presentare un Piano pluriennale per la promozione degli investimenti. Inoltre, è prorogato al 31 dicembre 2027 il termine per l’entrata in esercizio degli impianti geotermoelettrici ammessi a beneficiare degli incentivi per le fonti rinnovabili elettriche.

MALTEMPO – Sono previsti contributi per la ricostruzione dei territori in Emilia-Romagna, Toscana e Marche interessati dalle alluvioni del maggio scorso. Sia per i danni subiti dai prodotti agricoli alimentari di particolare qualità, sia per la ricostruzione privata del patrimonio edilizio danneggiato. Le imprese agricole della Toscana che hanno subito danni, poi, possono accedere alle misure di indennizzo anche se non hanno sottoscritto polizze assicurative. Sempre per i territori della Toscana, per le aree di crisi industriale vengono stanziati 50 milioni di euro.

MERCATO ELETTRICO – Viene investito 1 milione di euro per svolgere campagne informative sulla fine del servizio di maggior tutela nel settore elettrico e il passaggio al mercato libero.

FONDO DI COMPENSAZIONE A REGIONI – Per incentivare le Regioni ad adottare misure per la decarbonizzazione e la promozione dello sviluppo sostenibile del territorio, l’accelerazione e la digitalizzazione degli iter autorizzativi degli impianti e delle infrastrutture di rete, viene istituito presso il Mase un fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale, in cui confluisce una quota dei proventi delle aste delle quote di emissione di anidride carbonica: la dotazione è di 200 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032.

FONDO CLIMA – Viene rifinanziamento con 200 milioni di euro per il 2024 il Fondo italiano per il clima.

DEPOSITO RIFIUTI RADIOATTIVI – Viene modificata la disciplina per l’individuazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi da realizzare nell’ambito del Parco Tecnologico. In particolar modo per regolamentare un procedimento alternativo a quello attualmente previsto per l’individuazione del sito, che prevede la presentazione di autocandidature, sulla base delle quali viene predisposta una Carta nazionale delle aree autocandidate (Cnaa).

SEMPLIFICAZIONE VIA – Viene inserita la verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale (il cosiddetto screening di Via) degli interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti di produzione di energia da fonti eoliche o solari. L’obiettivo della misura è accelerare i procedimenti autorizzativi degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di conseguire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di indipendenza energetica.

RAEE FOTOVOLTAICI – Per ottimizzare la gestione dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche fotovoltaici, la norma stabilisce che il Gse svolge un’attività di monitoraggio relativa alle adesioni ai consorzi e ai sistemi collettivi, alle quantità di pannelli gestiti ovvero smaltiti; ai costi medi di adesione ai consorzi; nonché ai costi determinati dai sistemi collettivi di gestione dei RAEE riconosciuti.

EDILIZIA – Viene estesa da due anni a 30 mesi la proroga dei termini di inizio e di ultimazione dei lavori relativi ai permessi di costruire rilasciati o formatisi fino al 30 giugno 2024 (termine prorogato di sei mesi rispetto alla previsione del 31 dicembre 2023), a patto che i termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell’interessato di volersi avvalere della proroga e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione, con nuovi strumenti urbanistici approvati nonché con piani o provvedimenti di tutela dei beni culturali o del paesaggio.

SISMA 2016 – Viene facilitato l’accesso agli incentivi per la realizzazione di interventi sugli immobili danneggiati dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016. La misura è prevista per interventi di efficientamento energetico e ricostruzione, riparazione e ripristino degli edifici pubblici, gli interventi volti ad assicurare la funzionalità dei servizi pubblici e quelli sui beni del patrimonio artistico e culturale.

PROVENTI ASTE ETS – Viene incremento di 150 milioni annui, a decorrere dal 2025, l’ammontare della parte dei proventi delle aste delle quote di emissione di gas serra destinata al Fondo per la transizione energetica nel settore industriale. Resta, però, invariata la quota di 300 milioni annui fino al 2024.

STOCCAGGIO CO2 – Per colmare alcune lacune della disciplina in materia di cattura e stoccaggio della Co2 (Carbon Capture and Storage-Ccs), e per perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione
al 2030. In particolare vengono definiti i programmi sperimentali di stoccaggio geologico di Co2 e, in mancanza del piano aree idonee allo stoccaggio geologico di Co2 nei giacimenti di idrocarburi esauriti off-shore, il Mase può rilasciare licenze di esplorazione, autorizzazioni a svolgere programmi sperimentali di stoccaggio geologico di Co2 e autorizzazioni allo stoccaggio geologico di Co2.

RETE ELETTRICA – Entro il 7 giugno 2024, Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, dovrà realizzare un Portale digitale che consenta al Mase, al ministero della Cultura, all’Arera, alle Regioni e Provincie autonome e agli operatori interessati l’accesso a dati e informazioni sugli interventi di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale e sulle richieste di connessione. Inclusi quelli relativi alla localizzazione, degli interventi di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale (Rtn), nonché delle richieste di connessione alla medesima rete degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, dei sistemi di accumulo di energia e degli impianti di consumo; inoltre, le relazioni di monitoraggio sullo stato di avanzamento dei procedimenti di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale in prospettiva del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050, predisposte da Terna. All’Arera è affidato, invece, il compito, su proposta di Terna, di disciplinare le modalità di funzionamento del Portale e la copertura dei costi.

SMART GRID – In via transitoria, fino al 31 dicembre 2026, viene applicata una semplificazione per la realizzazione delle cabine primarie e degli elettrodotti, senza limiti di estensione e fino a 30 kV, prevista nell’ambito di progetti di rafforzamento delle smart grid finanziati dal Pnrr, nonché per la realizzazione delle opere accessorie indispensabili all’attuazione di questi progetti.

TELERISCALDAMENTO E TELERAFFRESCAMENTO – Per favorire la realizzazione di nuovi sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento efficiente o l’ammodernamento di quelli esistenti, sono destinate risorse pari a 96.718.200 euro per il 2023.

rinnovabili

Rinnovabili, studio Europarlamento: “Ancora molte sfide per l’eolico Ue”

L’Europa dell’eolico non ha il vento in poppa. Non ancora, almeno. E se non si corre ai ripari da subito, con più produzione e meno burocrazia, si rischia di perdere la sfida della sostenibilità. Una volta di più si richiama l’attenzione su un tema certamente non nuovo eppur centrale, nella corsa ‘green’ dell’Ue. E’ il centro ricerche del Parlamento europeo a fare il punto della situazione con un apposito documento di lavoro a sostegno delle attività delle commissioni e, di riflesso dell’Aula. In estrema sintesi, sebbene l’Unione europea sia un leader globale in alcune tecnologie offshore, “il settore eolico deve affrontare molte sfide”.

Una domanda “insufficiente e incerta”, processi di richiesta di autorizzazione “lenti e complessi”, rischi di approvvigionamento legati alle materie prime, inflazione elevata e prezzi delle materie prime, oltre a “maggiore pressione da parte dei concorrenti internazionali e disponibilità limitata di forza lavoro qualificata”: questi gli scogli da dover affrontare, le sfide dell’eolico ‘made in Eu’ peraltro non sufficiente. Perché di base si pone una questione di capacità produttiva. Per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici del 2030 serve un tasso di installazione annuale di 31 GW all’anno, molto più delle attuali performance. Nel 2022 sono stati aggiunti 16 GW record di installazioni di energia eolica, ovvero un aumento del 47% rispetto al 2021. Ma comunque lontano dagli obiettivi minimi richiesti. Complessivamente, tra capacità totale installata su terra (onshore) e in mare (offshore), nel 2022 l’Ue ha raggiunto i 204 gigawatt, quando bisognerebbe eccedere i 500 Gw entro il 2030 se si intende centrare l’obiettivo minimo del 42,5% di energia rinnovabile nel consumo energetico.

Oltre alla sfide identificate e a oggi irrisolte, viene messo in risalto la necessità di lavorare per accelerare la commercializzazione degli impianti eolici galleggianti e di progetti ibridi quali impianti solare-eolico o collegamento tra energia eolica offshore e produzione di idrogeno. Fermo restando che la legislazione Ue già in vigore “deve essere attuata rapidamente” e che la riforma del mercato va continuata. “La riforma del mercato elettrico e il piano d’azione sulle reti contribuiscono a rafforzare l’integrazione delle energie rinnovabili nelle reti elettriche”, sottolinea il documento.

A proposito di mercato, l’Italia vanta il primato di essere nella ‘top-5’ per quota di produzione e capacità su terra ferma. Nel 2022 l’Italia vantava 11,82 Gigawatt di capacità installata, dietro a Germania (58,27 Gw), Spagna (29,79 Gw), Francia (20,65 Gw), Svezia (14,39 Gw).

rinnovabili

Le rinnovabili supereranno il carbone come fonte primaria entro il 2025

Le energie rinnovabili dovrebbero detronizzare il carbone come principale fonte di produzione globale di elettricità nel 2025. Queste energie, in particolare il solare fotovoltaico, dovrebbero ormai produrre più di un terzo dell’elettricità, passando dal 30% del totale nel 2023 al 37% nel 2026. In particolare, dovrebbero più che compensare la forte crescita della domanda nelle economie avanzate (Stati Uniti, Europa). E’ quanto stima l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) nel suo rapporto ‘Elettricità 2024’ sui mercati globali dell’elettricità. Il rapporto anticipa “un lento declino” strutturale del carbone, segnato dalla crescita delle rinnovabili, con anche l’aumento ad un certo livello della produzione nucleare globale, che dovrebbe ridurre l’uso delle fonti fossili, l’energia più dannosa per il clima e la qualità dell’aria, che scenderebbe a meno di un terzo della produzione elettrica globale.

Il settore energetico attualmente produce più emissioni di CO2 di qualsiasi altro nell’economia mondiale, quindi è incoraggiante che la rapida crescita delle energie rinnovabili e una costante espansione dell’energia nucleare siano insieme sulla buona strada per soddisfare l’aumento della domanda globale di elettricità nei prossimi tre anni“, ha affermato il direttore esecutivo dell’Aie Fatih Birol. “Ciò è in gran parte dovuto all’enorme slancio delle energie rinnovabili, con l’energia solare sempre più economica in testa, e al sostegno derivante dall’importante ritorno dell’energia nucleare, la cui produzione è destinata a raggiungere un massimo storico entro il 2025. Sebbene siano necessari ulteriori progressi, e rapidi , queste sono tendenze molto promettenti”.

Per l’Aie, la produzione di energia elettrica da carbone dovrebbe quindi diminuire in media dell’1,7% all’anno entro il 2026, dopo un anno nel 2023, al contrario, segnato da un aumento dell’1,6% in un contesto di bassa produzione idraulica in India e Cina. La produzione delle centrali a gas dovrebbe invece aumentare “leggermente” nei prossimi tre anni, intorno all’1% annuo.
Per quanto riguarda l’energia nucleare, la produzione complessiva dovrebbe tornare ai livelli del 2021 entro il 2025, con la fine dei lavori di manutenzione in Francia, la riapertura dei reattori in Giappone e le inaugurazioni in Cina, India e Corea del Sud, stima l’OUCH.

In generale, per l’Aie, le fonti a basse emissioni rappresenteranno quasi la metà della produzione mondiale di elettricità entro il 2026, rispetto a una quota di poco inferiore al 40% nel 2023. Tra queste, la produzione di energia nucleare dovrebbe battere ogni record nel 2025 visto che sempre più Paesi investono nella costruzione di nuovi reattori per favorire la transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2.

Albedo, questo sconosciuto. Una spinta green per impianti fotovoltaici

Gli impianti fotovoltaici utilizzano sempre più spesso i moduli bifacciali che permettono di sfruttare la luce solare sui due lati del modulo, sia sul fronte (front) che sul retro (back), aumentando la produzione di elettricità, raccogliendo quindi non solo la radiazione diretta, ma anche quella riflessa dal terreno.

Ecco perché, oltre a localizzazione dell’impianto, layout (disposizione dei pannelli) e altezza da terra, diventa importante l’albedo del suolo, ossia la percentuale di radiazione solare riflessa dal terreno verso il retro dei moduli, che va valutata e – se possibile – aumentata.

L’albedo è quindi il potere riflettente di una superficie, espresso in genere in frazione o in percentuale. Ad esempio un corpo perfettamente riflettente avrebbe un’albedo uguale a 1 (100% riflessione), uno perfettamente assorbente, avrebbe albedo zero. In concreto, avere un’albedo del terreno del 10% significa che, se l’irraggiamento solare ricevuto dal suolo è di 1 kilowatt, la quantità riflessa è 100 Watt.

Il valore dell’albedo è determinato da vari fattori, caratteristici della superficie: il colore, prima di tutto, ma anche la rugosità, le sue irregolarità e la presenza di polveri o acqua.
A oggi l’albedo naturale del terreno negli impianti solari varia tra il 10% e il 30%, anche se – in particolari condizioni – può subire variazioni anche rilevanti: nel caso di copertura con neve si può arrivare al 50%.

Per le utility green, come Enel Green Power (con oltre 1.200 impianti rinnovabili nel mondo) , l’ottimizzazione dell’uso di suolo e l’efficienza energetica sono fondamentali per la sostenibilità. Da qui l’impiego, ovunque possibile e conveniente, moduli bifacciali, con aumenti di produttività fino al 10% rispetto a quelli tradizionali.

La progettazione di base degli impianti dovrà valutare al meglio la distanza tra le file di moduli e la ‘geometria solare’ (l’inclinazione dei raggi solari, variabile nel tempo e con le stagioni) e quindi il cosidetto fattore di vista, cioè la superficie del modulo (front o back) che ‘vede’ la fonte di radiazione, diretta (il sole), diffusa (il cielo) o riflessa (dal terreno). Ma per la componente riflessa, nel caso di moduli bifacciali, si può aumentare la riflessione, con coperture parziali del terreno, sia con sassi di colore chiaro che con teli geotessili in polipropilene, riducendo (a pari energia captata) la superficie degli impianti il consumo di suolo e senza compromettere la capacità del terreno di assorbire acqua.

Aumentare ulteriormente l’energia raccolta dai moduli fotovoltaici non solo ne aumenta l’efficienza, ma favorisce anche la transizione energetica, contribuendo infatti a ridurre il consumo di suolo.

Rinnovabili

Osservatorio Anie: “Nel 2023 crescono le rinnovabili, ma ancora insufficienti per target 2030”

Aumenta del 39% la nuova potenza installata di fonti rinnovabili nel terzo trimestre del 2023 rispetto al medesimo periodo del 2022, con 1.078 MW così suddivisi: 980 MW per fotovoltaico (+92%), 95 MW per eolico (-63%) e 3 MW per idroelettrico (-66%). In totale nel 2023 i MW installati sono pari a 3.122 MW così suddivisi 2.804 MW fotovoltaici, 305 MW eolici e 13 MW idroelettrici. La nuova potenza connessa nel 2023 è aumentata del 57% rispetto ai primi 9 mesi del 2022. Al 30 settembre 2023 in Italia sono connessi ed in esercizio complessivamente 63.838 MW di fonti rinnovabili così suddivisi: suddivisi 4.125 MW di bioenergie, 12.133 MW di eolico, 27.816 MW di fotovoltaico, 817 MW di geotermoelettrico e 18.947 MW di idroelettrico, coprendo il 37% del fabbisogno elettrico nazionale. È quanto emerge dall’Osservatorio FER realizzato da ANIE Rinnovabili, aderente a Confindustria, sulla base dei dati Gaudì di Terna. I dati sono incontrovertibili: il settore delle fonti rinnovabili sta crescendo nel 2023, ma il tasso di crescita non è sufficiente per traguardare gli obiettivi contenuti nella nuova bozza del Pniec. Il tasso delle nuove installazioni nel 2023 non raggiungerà la fatidica soglia dei 10 GW e ciò renderà ancor più sfidante il traguardare gli obiettivi da conseguire nei prossimi 7 anni.

Secondo Anie Rinnovabili “le potenzialità del Paese ci sono: alla scarsità di materie prime, come gas, carbone, lignite e petrolio, si contrappone la ricchezza di acqua, sole e vento. Il problema principale sta nello sblocco degli iter autorizzativi non solo a causa della carenza del personale pubblico preposto alla valutazione dei progetti che determina l’allungamento delle tempistiche, ma anche a causa degli ostracismi con cui si additano gli impianti a fonte rinnovabile ed inoltre, seppure il Mase riuscisse ad autorizzare impianti per 10 GW nel 2023, mancherebbero i pareri del Mic e quelli della presidenza del Consiglio dei ministri, a cui sono sottoposti i progetti allorquando i pareri di Mase e Mic sono contrapposti”. Alle difficoltà autorizzative si sommano quelle inflattive e dell’elevato costo del denaro, che hanno colpito anche il settore delle fonti rinnovabili. Di seguito i principali dati dell’Osservatorio FER.

FOTOVOLTAICO. Cresce ancora il fotovoltaico nel 3° trimestre 2023 con 980 MW di potenza connessa. Il numero di installazioni di potenza inferiore ai 10 kW costituisce il 90% del totale, quello tra 10 kW ed 1 MW il 9,96% ed infine quello sopra 1 MW lo 0,04%. Gli impianti di taglia > 1 MW, realizzati nel terzo trimestre 2023 sono 40. Tra questi spiccano un impianto da circa 11 MW in Friuli Venezia Giulia, uno in Piemonte da circa 13 MW ed uno da circa 30 MW in Basilicata. Analizzando nel dettaglio le variazioni tendenziali (2023 vs 2022) nei mesi di luglio, agosto, settembre si è registrato un incremento di potenza installata (rispettivamente +104%, +98% e +77%). La media mensile del 3° trimestre 2023 si attesta a 327 MW, in linea rispetto ai 314 MW del 2° trimestre 2023. Tra gennaio e settembre 2023 sono stati complessivamente connessi alla rete  poco più di 250.000 impianti, di cui quelli con potenza superiore a 1 MW sono 96 per complessivi 346 MW, mentre quelli di potenza inferiore a 20 kW sono 245.482 per complessivi 1.510 MW. Le regioni che hanno avuto l’incremento maggiore, per quanto riguarda la potenza installata, rispetto ai primi nove mesi del 2022, sono Friuli-Venezia Giulia (+223%) e Liguria (+164%). Tutte le regioni fanno registrare un andamento positivo tranne Lazio, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta. Le regioni che, invece, hanno la maggior potenza installata sono Lombardia (514 MW), Veneto (398 MW) e Piemonte (295 MW).

EOLICO. All’incirca stabili le installazioni per l’eolico nel 3° trimestre 2023 con circa 95 MW di nuova potenza installata. Il numero di installazioni di potenza superiore ai 5 MW costituisce il 100% del totale e il 100% della potenza. Gli impianti di taglia > 5 MW, sono tre e hanno una potenza di circa 30 MW ciascuno, due in Sicilia e uno in Sardegna. In forte calo (-63%) rispetto al 3° trimestre del 2022, il contributo delle nuove installazioni di impianti eolici. Tra gennaio e settembre 2023 sono stati complessivamente connessi alla rete 55 impianti, di cui quelli con potenza superiore a 5 MW sono 12 per complessivi 287 MW, mentre quelli di potenza inferiore a 5 MW sono 50 per complessivi 19,3 MW. La regione che ha avuto l’incremento maggiore, per quanto riguarda la potenza installata, rispetto ai primi nove mesi del 2022, è la Sardegna (+164%), mentre Basilicata, Campania, Molise e Puglia sono quelle che registrano una diminuzione (rispettivamente -56%, – 17%, – 97% e -44%).

IDROELETTRICO. Le nuove installazioni di idroelettrico nel 3° trimestre 2023 consistono in circa 3,5 MW di nuova potenza connessa. Il numero di installazioni di potenza inferiore a 1 MW costituisce il 100% del totale e 100% della potenza. Tutti gli impianti sono di taglia < 1 MW  e sono 11. Solamente un impianto in Emilia Romagna è di potenza pari a 1 MW, mentre tutti gli altri impianti installati sono di potenza inferiore ad 1 MW. Per quanto riguarda le variazioni tendenziali (2023 vs 2022) nei mesi di luglio, agosto e settembre si è registrata una diminuzione di potenza installata (complessivamente del -66%). Tra gennaio e settembre 2023 sono stati complessivamente connessi alla rete 43 impianti, tutti di potenza inferiore ad 1 MW per complessivi 13,3 MW. La regione che ha avuto l’incremento maggiore, per quanto riguarda la potenza installata, rispetto ai primi nove mesi del 2022, è l’Emilia Romagna (+35%).

ANALISI CONGIUNTURALE. Dal confronto del 3° trimestre del 2023 (Q3 2023) con il 2° trimestre del 2023 (Q2 2023) emerge che il fotovoltaico nel Q3 2023 ha conseguito un incremento del +4% rispetto al Q2 2023, l’eolico un decremento del -19%, mentre l’idroelettrico un decremento del -34%. Complessivamente nel Q3 2023 le FER raggiungono un risultato positivo del +1%.

rinnovabili

INFOGRAFICA INTERATTIVA Energia, quota rinnovabili Ue a 37,5%

Nell’infografica interattiva GEA, su dati Eurostat, è illustrato l’andamento della quota di energia rinnovabile usata per produrre elettricità in Ue. Scorrendo con il cursore sulla linea, si può vedere come nel 2004 questa rappresenta appena il 15,8% del totale dell’energia usata per produrre elettricità. Al 2021 la quota è salita al 37,5%.

Amicarelli (Allen & Overy): Contributo per rinnovabili avrà impatto su produttori

“Nel decreto energia si introduce un contributo che diventerà voce di spesa importante per chi si accingerà a sviluppare un progetto rinnovabile, che avrà un impatto anche sui modelli di business e di finanziamento i quali dovranno essere discussi con le banche. Tanto più grande sarà l’impianto, tanto più grande sarò il contributo”. Lo dice a GEA Luca Amicarelli, Counsel e responsabile del team italiano di diritto amministrativo e ambientale di Allen & Overy, studio legale internazionale con una presenza in oltre 40 Paesi. Parliamo del contributo che i produttori dovranno versare al Gse per incentivare le regioni a ospitare impianti a fonti rinnovabili: 10mila euro per ogni megawatt di potenza dell’impianto nei primi tre anni dalla data di entrata in esercizio.

Avvocato, è solo l’ennesima tassa o qualcosa di incentivante?
“La norma, come tante altre iniziative, porta ‘in nuce’ un intento che vuole essere positivo o propositivo che però si scontra col muro dell’implementazione. Ad oggi rimangono una serie di incertezze, per entrare a regime serviranno un decreto ministeriale che andrà a regolare le modalità di contribuzione e di riparto tra le regione e una convenzione che il Gse dovrà sottoscrivere col Mase”.

Tempi lunghi?
“Il provvedimento in via prioritaria è in favore delle regioni che però stanno già conseguendo gli obiettivi di potenza e hanno già stabilito un documento con le aree idonee per nuove rinnovabili, tuttavia il decreto ministeriale recante i criteri per tale individuazione non è ancora stato approvato. Per cui la norma contenuta nel decreto energia è del tutto programmatica di fatto, perché appunto servirà implementazione”.

Intanto si paga.
“La norma dovrebbe incentivare le regioni ad approvare più velocemente progetti rinnovabili, mentre la realtà vede un proliferare di pareri delle sovrintendenze, ricorsi al Tar e regioni che spesso non sono amiche di eolico e fotovoltaico anche in zone dove c’è molto vento o molto sole. Il governo prova così a dire: ‘Cara Regione, se tu acconsenti a far installare questi impianti, lo Stato ti conferirà un contributo pagato da produttori e Stato nella misura dei profitti delle aste’. A oggi non è ancora stato esplicitato come verranno raccolti questi soldi. E’ vero, il produttore non deve pagare nulla oggi, ma quelli che teoricamente acquisiranno autorizzazione per costruzione impianto da gennaio 2024 a dicembre 2030 dovranno versare questi 10 euro/kw”.

Non c’erano altri metodi veloci e semplici per velocizzare la transizione?
“Ci sono limiti costituzionali, l’energia è una materia concorrente tra stato centrale e regioni. Queste ultime devono definire i siti idonei dove concentrare impianti rinnovabili. C’è anche una sostanziale lentezza per interessi di natura politica locale. Insomma, l’intento incentivante della norma è per gli enti locali e non per i produttori. Il privato non è incentivato, ma si incentivano le regioni a non fare muro”.

Le cifre in ballo non sembrano tuttavia essere così incentivanti per le regioni.
“Sono circa 10 milioni di euro l’anno a Regione, non un grande incentivo. Ma visto che è previsto un riparto fra regioni si rischia una competizione fra di loro, che potrebbero non aiutare l’aumento di produzione rinnovabile allargando invece le disparità tra i vari territori”.

Se c’è questo effetto ‘Nimby’ per le rinnovabili, un tema comunque ampiamente digerito a livello socio-mediatico, cosa potrà succedere eventualmente col nucleare? Soprattutto: ripartirà effettivamente il nucleare in Italia?
“Avrebbe rappresentato una grande opportunità per l’Italia, e ci auguriamo che possa esserlo in futuro grazie alle nuove tecnologie. La Francia ha profuso sforzi enormi affinché il nucleare fosse incluso tra le fonti green: il nucleare è alla base dell’idrogeno verde, che sarà un volano per la transizione francese. Anche l’Inghilterra però, molto attiva nell’eolico off shore, ha riavviato il programma nucleare”.

La Germania invece l’ha spento.
“La Germania ha lasciato il nucleare ma ha una cultura diffusa nelle rinnovabili e nel finanziamento o nelle autorizzazioni di impianti fotovoltaici ed eolici. Passa meno di un anno tra la richiesta di autorizzazione e l’inizio dell’attività. E i via libera saranno ancora più celeri dopo l’introduzione di nuove norme per velocizzare le pratiche”.

Da noi invece quanto tempo passa dall’autorizzazione all’avvio della produzione rinnovabile?
“Per legge si parla di poco più di un anno, nella pratica sono due anni. E’ una questione di fissazione degli obiettivi: la normativa statale spesso impone dei termini che, di fatto, non sono rispettati a causa delle molte questioni che, nella pratica, tendono a rallentare il procedimento.

Per un investitore in rinnovabili in questo momento fanno più paura i tassi o la burocrazia?
“La burocrazia, il credito comunque è favorevole. La transizione rinnovabile è un business profittevole e in trend, le banche difficilmente si tirano indietro nei finanziamenti. E poi con la tematica Esg sono le banche stesse che collocano bond con obiettivi specifici ambientali. Ci sono istituti internazionali che si stanno dotando addirittura di società controllate al 100% le quali hanno come ragione sociale quella di sviluppare impianti. Il trend sono i contratti Ppa o le cessione di energia alla rete. Cercano terreni e ingegneri, anche in Italia”.

rinnovabili

Via libera di Bruxelles a incentivo Comunità Energetiche Rinnovabili

La Commissione europea ha dato il via libera al decreto italiano di incentivazione alla diffusione dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. “Siamo di fronte a una svolta, a una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia”, commenta il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.

Ora le Comunità energetiche rinnovabili – spiega – potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Grazie alle Comunità energetiche, infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti FER”.

Per la sua unicità, il provvedimento italiano – aggiunge Pichetto – ha richiesto una forte attenzione della Commissione Europea, che ha comunque pienamente validato il modello italiano: oggi questo rappresenta dunque un apripista per altre esperienze nel Continente”. 

Il decreto italiano è incentrato su due misure: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto. La potenza finanziabile è pari a cinque Gigawatt complessivi, con un limite temporale a fine 2027.

È inoltre previsto per le Comunità realizzate nei Comuni sotto i 5.000 abitanti, un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili in relazione all’investimento effettuato per realizzare un nuovo impianto o per potenziarne uno esistente. Questa misura è finanziata con 2,2 miliardi dal PNRR, con l’obiettivo di realizzare una potenza complessiva di almeno 2 Gigawatt. Il contributo a fondo perduto potrà di essere cumulato con la tariffa incentivante entro limiti definiti.

I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse. Per le CER, i destinatari del provvedimento possono essere gruppi di cittadini, condomìni, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi. La potenza dei singoli impianti non può superare il Megawatt.

Passaggio iniziale per la realizzazione di una CER, dopo l’individuazione dell’area interessata alla costruzione dell’impianto e della cabina primaria, è l’atto costitutivo del sodalizio, che dovrà avere come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali.

Il soggetto gestore della misura è il GSE, che valuterà i requisiti di accesso ai benefici ed erogherà gli incentivi e che, su istanza dei soggetti interessati, potrà eventualmente verificare l’ammissibilità in via preliminare.

Energia, sicurezza è indipendenza. Elettricità futura: “143 GW rinnovabili entro 2030”

La geopolitica mondiale ha insegnato negli ultimi due anni che l’indipendenza energetica è una questione di sicurezza nazionale. E’ l’obiettivo che governo e settore elettrico si sono dati, insieme, con l’obbligo di conciliarlo a quello della decarbonizzazione, per far fronte al cambiamento climatico che incalza. “Non è qualcosa che ormai qualcuno può mettere in dubbio”, osserva Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura. L’accelerazione del riscaldamento globale è “molto più veloce di quanto si pensasse”, scandisce. L’unica opportunità per restare nel +1,5 gradi di riscaldamento rispetto all’era pre-industriale, è quindi “accelerare sulle rinnovabili”. “E’ un invito che ci rivolgono Iea, Bce e Bei affinché l’Europa rimanga una potenza mondiale”, avverte.

L’Assemblea Pubblica 2023 di Elettricità Futura riunisce i rappresentanti delle Istituzioni e le imprese del settore elettrico, per sostenere lo sviluppo della filiera industriale nazionale, creando benefici per il clima, l’economia e l’occupazione. Per rispettare il target di +1,5 gradi, bisognerebbe triplicare le installazioni annue di nuove rinnovabili. Secondo Irena, è tecnicamente fattibile ed economicamente sostenibile passare dagli attuali 300 GW/anno di nuove rinnovabili nel mondo a mille GW/anno entro il 2030. Perché il Piano Elettrico 2030 sia coerente con il RePowerEu, abbiamo solo sette anni per portare la percentuale di rinnovabili nel mix energetico all’84%. Questo significa che occorrono 143 GW di potenza rinnovabile installata.

“Per arrivare a 143 Gw installati dobbiamo realizzare 12 Gw di nuova potenza all’anno in Italia. Quindi nel periodo 2024-2030 dobbiamo installare almeno 84 Gw, di cui 56 Gw di fotovoltaico, 26 Gw di eolico, 2 Gw di idroelettrico, bioenergie e geotermico. Occorrerà anche realizzare 84 Gwh di accumuli di grande taglia entro il 2030”, prevede Rebaudengo.

Il presidente di Elettricità Futura chiede di puntare sui grandi impianti, che in Italia scarseggiano. Sulla semplificazione delle autorizzazioni “è stato fatto un grande lavoro del governo”, ammette, ma “manca ancora la volontà sui territori perché davvero abbiano come obiettivo quello di farci realizzare questi impianti che diventino effettivamente produttivi. Si arriva alle autorizzazioni ma manca sempre un ultimo pezzo di consenso”. Serve quindi un “cambio culturale”. Bisogna pensare sì a non deturpare troppo il paesaggio, ma anche agli effetti collaterali: “Gli impianti rinnovabili non sono climalteranti”, ricorda. “Con razionalità e buon senso possiamo collaborare sulle singole questioni”.

Apre al dialogo il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Le soprintendenze sono il principale ostacolo per le rinnovabili nei centri storici delle città, ma ci sono delle eccezioni. “A Capodimonte garantiremo il 90% di autonomia energetica del museo, con le tegole fotovoltaiche che non sono impattanti. Per una nazione come l’Italia con due asset produttivi, l’impresa e la cultura, l’energia è un elemento chiave”, afferma il ministro. Quanto alle autorizzazioni, il decreto delle Comunità energetiche rinnovabili è davvero in dirittura d’arrivo. “Attendiamo dall’Ue la notifica dell’ok. La procedura tecnica è finita, manca la bollinatura finale”, fa sapere il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto

inquinamento

Le emissioni di CO2 della Cina diminuiranno nel 2024 grazie alle rinnovabili

Secondo un nuovo studio, le emissioni di CO2 della Cina sono destinate a diminuire nel 2024, grazie alla crescita record della sua capacità di energia rinnovabile, che ora è sufficiente a coprire la crescente domanda del Paese. La Cina è attualmente il più grande emettitore di gas serra al mondo e prevede di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2060, respingendo le richieste di un obiettivo più ambizioso. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) stima che il Paese sarà responsabile del 45% delle emissioni di combustibili fossili tra il 2023 e il 2050. Ma la Cina sta anche costruendo capacità di energia rinnovabile a rotta di collo, con nuove installazioni solari che solo nel 2023 rappresentano il doppio della capacità totale degli Stati Uniti, secondo l’analisi del sito web britannico sul clima Carbon Brief pubblicata lunedì.

La nuova capacità aggiuntiva di energia solare, eolica, idroelettrica e nucleare nel solo 2023 genererà circa 423 terawattora (TWh) all’anno, equivalenti al consumo totale di elettricità della Francia“, si legge nel rapporto di Lauri Myllyvirta del Centre for Energy and Clean Air Research. Il massiccio aumento della capacità installata e la prevista ripresa della produzione idroelettrica dopo una prevedibile battuta d’arresto a causa della siccità “sono praticamente garantiti per ridurre la produzione di elettricità basata sui combustibili fossili e le emissioni di CO2 nel 2024”, si legge nel rapporto. Questo calo potrebbe essere sostenibile perché “il ritmo di sviluppo dell’energia a basse emissioni di carbonio è ora sufficiente non solo a fornire, ma anche a superare l’aumento medio annuo della domanda totale di elettricità in Cina“, precisa il rapporto. Questa analisi si basa su cifre ufficiali e dati commerciali.

Allo stesso tempo, però, la Cina continua ad espandere la sua capacità di produzione di energia elettrica a carbone, e il rapporto avverte che questo potrebbe portare a “uno scontro” tra gruppi di interesse divergenti. La crescita delle energie rinnovabili “minaccia gli interessi dell’industria del carbone e dei governi locali che dipendono fortemente dal settore del carbone“, avverte Carbon Brief. “Ci si può aspettare che questi attori si oppongano e ostacolino la transizione“.

Alti funzionari cinesi e statunitensi per il clima si sono incontrati questa settimana, prima dei colloqui della COP28 previsti per novembre, e hanno dichiarato di aver avuto colloqui “costruttivi“, senza fornire ulteriori dettagli.