Madrid presenta strategia competitività: priorità della presidenza di turno dell’Ue

Energia, tecnologie digitali, della salute e dell’alimentazione. Il premier ad interim della Spagna e presidente di turno dell’Ue, Pedro Sanchez, ha presentato oggi la sua proposta per rafforzare l’autonomia strategica e la leadership globale dell’Unione europea. Una roadmap (‘Resilient EU2030’) in nove punti per rafforzare la resilienza e la competitività dell’Unione europea, che era stata annunciata quando Madrid ha presentato le priorità del suo semestre di turno alla guida dell’Ue e che sarà al centro del vertice informale dei capi di Stato o di governo che si terrà a Granada, in Spagna, il prossimo 6 ottobre.

Rafforzare la competitività dell’Unione europea, soprattutto attraverso la dimensione industriale e tecnologica, era stata indicata da Madrid tra le priorità del semestre di presidenza di Madrid alla guida dell’Ue dal primo luglio fino alla fine di dicembre. Reindustrializzazione, transizione energetica, giustizia sociale ed economica ma soprattutto unità dell’Unione sono le quattro priorità che domineranno la presidenza della Spagna alla guida dell’Ue per la quinta volta dopo il 1989, il 1995, il 2002 e il 2010.

Dal Covid-19 alla guerra energetica della Russia, passando per la competizione con gli Usa sui sussidi verdi. I 27 Stati membri Ue hanno ammesso la necessità di affrontare le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento europee evidenziate da tutte le tensioni degli ultimi anni. Da allora, negli ultimi dodici mesi la Commissione europea ha lanciato l’idea di un Piano industriale per il Green Deal, che conta di tre iniziative: la Legge per l’industria a zero emissioni (Net-Zero Industry Act’), la Legge sulle materie prime critiche (Critical Raw Material Act) e la riforma del mercato elettrico dell’Ue. Con la strategia presentata oggi da Sanchez, la Spagna intende contribuire al dibattito.

Questa proposta è il risultato di un pionieristico progetto di ricerca previsionale durato quasi un anno, che ha coinvolto oltre 250 esperti e 80 ministeri dei 27 Stati membri, della Commissione europea e del Consiglio dell’Ue, sotto il coordinamento dell’Ufficio nazionale di previsione e strategia del governo spagnolo. Inoltre, sono stati chiamati a consultarsi circa 100 accademici e rappresentanti del settore privato. Il documento individua una serie di vulnerabilità strategiche concrete che l’Ue dovrebbe affrontare entro il 2030, tra cui la dipendenza per materie prime e altri beni semilavorati in quattro settori critici: energia, tecnologia digitale, salute e alimentazione.

Senza l’attuazione di misure forti “l’ecosistema energetico europeo potrebbe avere una dipendenza dalla Cina entro il 2030 di natura diversa, ma con una gravità simile, a quella che aveva dalla Russia prima dell’invasione dell’Ucraina”, mette in guardia il documento. Sul fronte energetico, attualmente le capacità interne dell’Ue sarebbero in grado di soddisfare solo una piccola parte della domanda di tecnologie pulite. Il resto dovrebbe provenire da fonti esterne, principalmente dalla Cina, “che concentra la maggior parte delle materie prime necessarie e detiene quote di mercato dominanti nelle fasi intermedie della filiera”. Ad esempio, si legge ancora, produce tra il 35% e il 55% dei componenti per pannelli solari e turbine eoliche e il 90% dei magneti permanenti necessari per la produzione di pompe di calore e motori elettrici. L’Unione europea occupa una posizione di rilievo solo nell’assemblaggio di turbine eoliche e pompe di calore, con una quota di mercato mondiale superiore al 30%.

Il documento mette in guardia da un scenario simile anche nel settore delle tecnologie digitali. Le previsioni indicano che la domanda di dispositivi come sensori, droni, server di dati, apparecchiature di archiviazione e reti di trasmissione dati aumenterà notevolmente in questo decennio. L’Ue ha una posizione relativamente forte in quest’ultimo settore, ma mostra significative debolezze negli altri: produce solo il 6% dei droni del mondo e l’1% dei server e delle apparecchiature di archiviazione dati. Entro il 2030, conclude il rapporto, questa dipendenza dall’estero potrebbe “ostacolare seriamente gli aumenti di produttività di cui l’industria e il settore dei servizi europei hanno urgentemente bisogno”. Inoltre, mette in guardia, l’arretratezza potrebbe ostacolare la modernizzazione dei sistemi agricoli, che sarà essenziale per affrontare il cambiamento climatico, e la digitalizzazione dei sistemi sanitari, che faranno affidamento su nuovi dispositivi indossabili, protesi e altri nuovi dispositivi medici per far fronte all’invecchiamento della popolazione.

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Incontro Meloni-Sanchez: asse su riforma del mercato elettrico e flessibilità fondi

Una riforma del patto di stabilità e crescita entro l’anno, la flessibilità piena sui fondi esistenti, un fondo di sovranità, la riforma (“urgentissima“) del mercato elettrico. Sono i punti su cui Roma e Madrid fanno asse in Europa, in vista della presidenza spagnola del Consiglio dell’Unione europea, che inizierà dal primo luglio.

Giorgia Meloni riceve Pedro Sanchez a Palazzo Chigi. Sono “molte“, assicurano i due premier, le convergenze tra Italia e Spagna, a partire dalla richiesta di “risposte chiare e immediate” alle tante urgenze del momento.

C’è la grande questione della governance economica. “Qui il ruolo della Spagna sarà fondamentale: tutti auspichiamo di arrivare a una riforma del patto di stabilità e crescita entro la fine dell’anno“, spiega Meloni. La fine dell’anno coincide, appunto, con il periodo in cui sarà la Spagna a guidare il Consiglio. La posizione italiana è quella di avere delle regole di governance nelle quali, rispetto al passato, si dia alla crescita sufficiente attenzione invece di concentrarsi solo sulla stabilità: “Perché l’unico modo per avere stabilità è avere una crescita strutturale e duratura“, precisa la leader di Fdi, garantendo già da ora “pieno sostegno al presidente Sanchez per lavorare insieme per arrivare a questo obiettivo“.

Sul tavolo, competitività e industria. Anche qui posizioni allineate: “Bisogna fare attenzione a che si percepisca l’utilizzo di due velocità tra le varie decisioni che il Consiglio europeo prende, per cui come si è proceduto velocemente sulla concretizzazione dell’allentamento degli aiuti di Stato, che era caro ad alcuni Paesi, confidiamo che si possa fare con la stessa velocità il lavoro sia sulla piena flessibilità sui fondi esistenti, sia andare avanti su un fondo sovrano, che in diversi abbiamo chiesto per sostenere industrie europee“, scandisce la presidente del Consiglio italiana.

E, per garantire competitività delle industrie, non si può non considerare una riforma del mercato elettrico: “La competitività oggi risiede nella possibilità di avere prezzi economici dell’energia“, osserva Sanchez, che denuncia costi “inaccettabili“. “Abbiamo chiesto una riforma del mercato elettrico europeo già prima della guerra in Ucraina. Dobbiamo fare una riforma su come vede deciso il prezzo dell’energia in Europa, rappresenta una grossa minaccia di deindustrializzazione. La riforma – ripete – è urgentissima“.

Particolarmente importante, per entrambi i Paesi, è il tema delle migrazioni. Su questo, ammette Meloni, il cambio di passo di un’Europa che oggi guarda con molta più attenzione alla difesa dei suoi confini esterni è “importante“, ma esorta stanziamenti e investimenti per trovare “soluzioni strutturali” con i Paesi del Nord Africa.

Quanto all’Ucraina, Roma e Madrid offrono pieno sostegno a Kiev, “a 360 gradi” e “finché sarà necessario“. Il 26 aprile, l’Italia ospiterà la prima conferenza sulla ricostruzione, “stiamo già lavorando per il futuro – garantisce la premier – e anche su questo ci troviamo d’accordo“.