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Siccità, allerta rossa al sud. In Sicilia l’acqua arriva con la marina militare

Via libera dalla Conferenza Stato-Regioni al riconoscimento per tutta la Sicilia delle “condizioni di forza maggiore e circostanze eccezionali” a causa della persistente siccità che da oltre un anno sta colpendo l’isola, una delle più gravi dell’ultimo cinquantennio. Un “dramma idrico” dice l’Anbi, che deve servire da “monito” per tutto il Paese. E l’allarme rosso scatta anche in Calabria, dove il presidente di Regione, Roberto Occhiuto ha dichiarato lo stato di emergenza.

Il provvedimento era stato richiesto dal governo regionale lo scorso 17 giugno: ora si attende la firma del decreto da parte del ministro della dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Il riconoscimento della condizione di forza maggiore e di circostanze eccezionali dal primo luglio 2023 a maggio 2024 consentirà alle imprese agricole e zootecniche che operano su tutto il territorio siciliano di usufruire di deroghe in alcuni ambiti della Politica agricola comune, che permetterebbero di non applicare determinati vincoli a pascoli e terreni, continuare a godere di aiuti, rinviare pagamenti, sanzioni e oneri.

Una decisione accolta favorevolmente dal governatore siciliano, Renato Schifani, che sottolinea come la regione sia stata posta nella stessa “zona rossa” di Marocco e Algeria. L’intesa raggiunta, dice, “dimostra la concreta attenzione e sensibilità del governo nazionale per una situazione che va affrontata in maniera corale da tutte le istituzioni, comprese quelle europee“.

La Regione ha già dichiarato lo stato di calamità naturale per danni all’agricoltura e ottenuto dal Consiglio dei ministri il riconoscimento dello stato di emergenza di rilievo nazionale. La nuova richiesta nasce da una situazione che si è aggravata nelle ultime settimane a causa della riduzione delle risorse idriche negli invasi e della conseguente indisponibilità di acqua per l’irrigazione. Per il comparto agricolo e zootecnico si stima una perdita della produzione nel 2024 che va da un minimo del 50% a un massimo del 75%. Una situazione che, per Coldiretti, è da “allerta rossa”.

Un’emergenza tale da rendere necessario l’intervento della marina militare. La nave cisterna Ticino, partita da Augusta, è arrivata a Licata con 1200 metri cubi che verranno immessi nella rete idrica in circa 25-30 ore per rifornire il comune, permettendo di ‘liberare’ risorse che verranno dirottate verso altri centri della zona colpiti dall’emergenza siccità. Intanto a Palermo è stata ridotta ulteriormente la pressione dell’acqua per consentire un maggior risparmio e salvaguardare la risorsa idrica degli invasi ed è entrata in azione la prima delle due pompe di sollevamento del lago Biviere di Lentini, nel Siracusano. L’impianto permette un prelievo di circa 400 litri al secondo che consentiranno di distribuire acqua per usi irrigui a circa mille ettari di terreni agricoli della Piana di Catania. Nei prossimi giorni, sarà attivata una seconda pompa con la stessa capacità.

Ci stiamo impegnando con tutte le nostre forze”, assicura Schifani che annuncia di aver pianificato e avviato “un vasto programma di interventi per rendere più efficiente il servizio idrico, opere che la Sicilia attende da troppo tempo e che incomprensibilmente non sono state avviate da chi ci ha preceduto”.
Un tema, quello della scarsità idrica, che va affrontato con “una strategia complessiva”, come ribadisce anche il vicepremier, Antonio Tajani, “non solo per quanto riguarda la siccità ma per il complessivo utilizzo dell’acqua”.

Ponte Stretto, governo avanti su fondi da Sicilia-Calabria. Schifani: Si rischia conflitto

Il governo non cambia idea sulla compartecipazione di Sicilia e Calabria alle spese di realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. “E’ un piccolo contributo, mi sembra banale: che ci mettano una piccola fiche è normale”, conferma infatti il vicepremier, Matteo Salvini.

Ma, allo stesso modo, non si placa il dibattito che si è scatenato dopo la presentazione dell’emendamento alla legge di Bilancio che cambia destinazione a una parte dei fondi Fsc per le due regioni.

Anche i sindacati entrano in partita: “Mentre tutte le analisi, a partire da quella dello Svimez, confermano che senza l’utilizzazione massiccia di risorse aggiuntive il Mezzogiorno rischia la più cruda recessione, vengono sottratti alla Sicilia e alla Calabria 1.600 milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione per dirottarli sul Ponte dello Stretto”, accusano il segretario confederale della Cgil nazionale, Pino Gesmundo, e i segretari generali di Calabria e Sicilia, Angelo Sposato e Alfio Mannino. Rincarando la dose: “Proprio come nel gioco delle tre carte, Salvini fa apparire e scomparire, a suo piacimento, le risorse”.

La Cisl, pur ritenendo “importante realizzare questa infrastruttura, considerandola un forte volano per la crescita economica, lo sviluppo e l’occupazione del Mezzogiorno”, considera “altrettanto importante che la dotazione dell’Fsc non venga decurtata nel suo ammontare”, essendo “uno degli strumenti principali per attuare la politica di coesione nel nostro Paese e per risollevare concretamente il Sud”. Dunque, “eventuali decurtazioni dovranno essere prontamente reintegrate”.

Sull’argomento torna anche il presidente della Siciliana, Renato Schifani. Già a caldo la Regione si era espressa negativamente sulla scelta dell’esecutivo, ora il governatore ribadisce che “il tema è delicato perché costituisce un precedente”. I fondi Fsc “prelevati d’autorità dal governo nazionale” sono 300 milioni, ma – lamenta l’ex presidente del Senato – “occorre sempre una concertazione tra i vari livelli dello Stato, lo prevede l’articolo 120 della Costituzione. Quindi mi auguro che questo fatto non abbia ulteriori ripetizioni, perché si aprirebbe un conflitto che nessuno vuole”.

A stemperare i toni ci prova il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Ai microfoni di Sky Tg24 dice di confidare che “parlandosi, Schifani, Fitto, che di fatto è il delegato per il Fondi di sviluppo e coesione, e il ministro Salvini che è responsabile del progetto, troveranno un accordo. Sono sempre stato per le mediazioni”.

L’opposizione, intanto, continua ad attaccare. “Salvini dà i numeri e sembra Totó, solo che De Curtis era un attore e faceva ridere, lui fa piangere”, punge Angelo Bonelli (Europa Verde). Che rincara la dose: “Le dichiarazioni sul costo del Ponte sullo Stretto di Messina sembrano cambiare come il vento: un gioco di cifre e affermazioni incostanti. Mai visto un ministro inattendibile come lui”. Il deputato di Avs non è solo nella partita contro l’infrastruttura che dovrebbe vedere il via ai lavori dall’estate 2024: “Il grande bluff del Ponte sullo Stretto di Messina si sta rivelando in tutta la sua evidenza”, colpisce duro Legambiente. Che insiste: “L’insostenibile opera continua a sottrarre le risorse destinate alle vere priorità del Sud Italia e dell’intero Paese“.

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Partita a scacchi Regioni-governo per le royalties sulle rinnovabili

Renato Schifani è stato il primo a sollevare il tema, ma poco a poco altri governatori si accodano sulle compensazioni sulle rinnovabili. La vicenda parte dal ragionamento del presidente della Regione siciliana, che chiede al governo di discutere sul fatto che l’installazione di pannelli in giro per il suo territorio fornirà energia per altre Regioni, dunque pretende che ne venga lasciata la maggior parte ai suoi concittadini o, in alternativa, vengano concesse agevolazioni, o meglio delle royalties. Al momento, e lo ha ricordato proprio Schifani, questo non è permesso da un decreto legislativo, ma se esiste la norma che concede il 3% di energia prodotta da fonti rinnovabili ai Comuni dove sono sistemati gli impianti, non capisce perché lo stesso non si possa fare anche con le Regioni. Ragion per cui, senza un adeguato confronto con il governo, potrebbe anche sospendere il rilascio delle autorizzazioni per il fotovoltaico.

Una presa di posizione che ha avuto anche la ‘benedizione’ delle opposizioni, come il Movimento 5 Stelle locale, che appoggia il governatore, ricordando di aver presentato all’Assemblea regionale siciliana, primi firmatari i deputati regionali, Luigi Sunseri e Cristina Ciminnisi, due disegni di legge: il primo per normare l’installazione degli impianti fotovoltaici sui terreni agricoli, il secondo sull’eolico, puntando punta al rispetto del paesaggio ma anche a garantire una contropartita economica per la Regione.

Dal governo, però, la reazione è stata tiepida alla rivendicazione di Schifani. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, infatti, non dà “risposte specifiche sulla Sicilia“, anche perché “altre Regioni hanno portato avanti richieste“, ma a suo modo di vedere “la valutazione va fatta sull’interesse nazionale e non con la contrattazione singola“. Non è sicura nemmeno l’apertura di un tavolo di confronto sulla questione, tant’è che a domanda il responsabile del Mase risponde: “Stiamo valutando sul tema e sulle aree idonee, c’è un discorso già avviato, con interlocuzioni tecniche di merito. Nel momento in cui si arriverà alla conclusione si valuterà anche questo“.

Il fronte, intanto, si allarga. Perché con il governatore siciliano si schierano anche due colleghi. Il primo è il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto: “Condivido la posizione del presidente Schifani – scrive sui suoi canali social -. Va modificata la norma che regola le royalties degli impianti fotovoltaici. Al momento le compensazioni vanno solo ai Comuni, occorre intervenire affinché anche le Regioni abbiano un vantaggio nel promuovere investimenti green“. A seguire Vito Bardi, per la Basilicata: “La Regione ha già inviato, il 10 febbraio scorso, al ministro Pichetto le proposte, in un’ottica di leale collaborazione istituzionale, per vedersi riconosciuta una quota di energia prodotta qui sul territorio“. Perché, spiega, “dobbiamo dirci la verità, anche se scomoda: le ‘rinnovabili’ non creano posti di lavoro e al momento non ‘lasciano’ benefici sul territorio. Bisogna cambiare quanto avvenuto fino a oggi, soprattutto se si vuole rendere, come ha meritoriamente proposto la premier Giorgia Meloni, il Sud un hub delle rinnovabili“.

La palla, dunque, passa a Roma. Anche se la linea non sembra cambiare nemmeno nella risposta, indiretta, del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che pur confermando l’amicizia con Schifani, gli ricorda che “i pannelli solari sono una grande scommessa per la Sicilia“, dove Enel sta realizzando “il più grande stabilimento d’Europa“, la 3Sun Gigafactory, che “sarà così innovativo da far concorrenza a quelli cinesi e produrrà nel tempo tutto quello che serve alla realizzazione di pannelli solari nel nostro Paese“. Un processo che il governo non vuole interrompere.