Venerdì mattina il primo tavolo sull’emergenza siccità

Mentre l’Emilia Romagna conta i danni delle alluvioni, il resto del Nord Italia è alle prese con la siccità e il governo cerca di mettere il Paese al riparo davanti a una estate che si preannuncia ancora più rovente di quella dello scorso anno.

Il primo tavolo sull’emergenza idrica è convocato per venerdì. “Bisogna trattenere l’acqua piovana quando cade”, sostiene il vicepremier Matteo Salvini, che presiede la cabina di regia sull’emergenza idrica. Quindi, spiega, “occorrono dighe e invasi“. Il governo, fa sapere Salvini, investe miliardi “nelle fognature per ridurre le dispersioni idriche” e venerdì mattina ci saranno le prime “proposte concrete” e i primi “interventi economici concreti”.

Lo scorso mese, il 6 aprile, il governo ha dato il via libera in consiglio dei ministri al Dl Siccità, che prevedeva una cabina di regia, un commissario straordinario, un osservatorio permanente in ogni autorità di bacino. E ancora: un fondo per gli invasi e multe molto più care per le estrazioni illecite di acqua. In cabina di regia, oltre a Salvini, ci sono i ministri Gilberto Pichetto Fratin (Mase), Raffaele Fitto (Affari europei), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Nello Musumeci (Protezione civile e politiche del mare), Roberto Calderoli (Affari regionali) e Giancarlo Giorgetti (Economia). Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento della politica economica e programmazione degli investimenti pubblici, partecipa alle riunioni come segretario.

Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, tra le più colpite dall’assenza d’acqua, ha già inviato al Mit un piano da oltre 2 miliardi euro, con un elenco di opere e interventi urgenti. “La pioggia di questi giorni non basta, ma aiuta, soprattutto in agricoltura. Il problema è che mancano le riserve idriche che d’inverno si formano grazie alla neve che quest’anno è stata molto scarsa“, osserva il governatore. Il problema è diventato frequente e richiede “nuove soluzioni e nuove opere“, afferma. Tra le opere elencate da Zaia, sei interventi in particolare sono urgenti, per un importo di oltre 400 milioni di euro. “Serviranno a mettere in sicurezza il territorio, gestire meglio la rete idrica, costruire riserve d’acqua ed evitare gli sprechi attuali dovuti a infrastrutture idrauliche vetuste”, sostiene.

Una carenza cronica di acqua, nonostante le piogge nel weekend, confermata dai coltivatori diretti. “Serve un tavolo di lavoro con chi si occupa di energia idroelettrica. Spesso vantano una priorità non prevista dalle norme“, scandisce Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti Piemonte. In queste ore, l’associazione ha chiesto alla Regione Piemonte nuovi bacini. “I danni sull’agricoltura nella Regione sono stati superiori al miliardo di euro nello scorso anno“. Al momento, c’è il fondo di solidarietà nazionale con risorse per circa duecento milioni di euro per tutta l’Italia. “Si tratta di una cifra simbolica“, ammette Moncalvo.

L’approccio di Salvini al problema non piace al co-fondatore di Europa Verde Angelo Bonelli, secondo il quale il ministro delle Infrastrutture “non sa di cosa parla“: “Abbiamo un irresponsabile alla guida del comitato, parliamo di un Ministro che pensa che il problema della Siccità sia dovuto dall’assenza di dighe. Salvini non sa nemmeno a cosa servono le dighe, ovvero a regolare il deflusso di un corso d’acqua naturale, a proteggere un tratto di costa o un porto, oppure a formare un bacino o un serbatoio al servizio di una centrale idroelettrica. Il ministro forse voleva parlare di invasi per trattenere l’acqua piovana ma pensa che costruendo più invasi scomparirà la Siccità. Drammaticamente ridicolo“, tuona. Questi eventi climatici estremi, che si abbattono sul Paese sempre più spesso, ricorda, “hanno un nome, nome che il Ministro Salvini si rifiuta di pronunciare: cambiamento climatico“. L’esponente di Avs tira ancora in ballo il Ponte sullo Stretto di Messina, bandiera del vicepremier: “Salvini dovrebbe riflettere sul fatto che, invece di destinare 15 miliardi ad un’opera inutile e dannosa è doveroso e urgente investire quelle risorse, così ingenti, per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture, approvare una legge per lo stop al consumo di suolo per consentire ai terreni di assorbire più acqua e restituirla alle falde, trasformare l’Italia in un hub delle rinnovabili e non del gas“.

caldo record

Bel tempo e caldo fino a sabato poi un ciclone rovinerà 1° Maggio

Il caldo ci prova, la siccità del Nord-Ovest continua. In questi ultimi giorni le piogge sono state frequenti e anche intense, ma ancora una volta hanno evitato il secco Nord-Ovest: per quelle regioni assetate, all’orizzonte c’è però un’interessante novità. Nel frattempo, il caldo ci prova e porterà tra oggi e sabato temperature oltre i 30°C in Italia. Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, conferma il primo tentativo dell’Anticiclone Africano di portare connotati estivi in Italia. Ci riuscirà solo in parte, mentre scatenerà la canicola infernale in Andalusia con temperature di 12°C oltre la media del periodo. Nella regione di Siviglia sono attesi picchi di 38°C all’ombra, ad Aprile, oltre ogni record registrato prima per questo mese. In Italia arriverà invece solo il bordo orientale di questa fiammata calda: sono attesi picchi di 30°C sulle Isole Maggiori, in particolare punte di 32°C all’ombra in Sardegna tra domani e dopodomani.

Nelle prossime ore e nei prossimi giorni, dunque, il tempo sarà bello e soleggiato ovunque salvo prime avvisaglie di cambiamento nella giornata di sabato al Nord.
Il cambiamento sarà importante, drastico e foriero di un’importante novità per il Nord-Ovest: da domenica 30 aprile arriverà tanta pioggia, per almeno 2 giorni, dal Piemonte alla Lombardia, dalla Valle d’Aosta alla Liguria, acqua fondamentale per i laghi, le falde idriche e la portata dei fiumi. Dobbiamo ricordare infatti che il Lago di Garda, ad esempio, ha raggiunto il livello più basso dal 1953, mentre la stagione invernale ha lasciato un deficit di neve sulle Alpi del 64%. Numeri allarmanti che continuano a sorprenderci da due anni, in negativo purtroppo: per questo, l’abbondante pioggia attesa tra domenica e lunedì 1 maggio sarà benvenuta al Nord-Ovest. Domenica 30 aprile una perturbazione atlantica raggiungerà l’Italia, causando l’approfondimento di un vortice sul Mar Ligure: le correnti umide meridionali porteranno piogge al Nord-Ovest, poi anche lungo tutto il versante tirrenico, Sardegna compresa; andrà meglio, in una prima fase, sul settore orientale italiano. Nella giornata del Primo Maggio questo vortice diffonderà precipitazioni localmente intense anche verso il resto del Centro-Nord, e poi via via anche verso il Sud.

Al momento, la tendenza meteo vede questo vortice in azione almeno fino a mercoledì 3 maggio, posticipando l’inizio di un’eventuale precoce fase calda estiva (come invece avvenne l’anno scorso con il caldo estremo che iniziò ai primi di maggio): più pioggia e meno caldo è un’equazione che ci piace, anche se purtroppo disturberà un altro periodo festivo lungo; sembra proprio in atto la ‘Maledizione dei Ponti’ dopo che il 25 aprile è stato funestato da piogge e grandinate violente.

Clima, 2022 l’anno più secco della storia in Europa: +2,2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali

Il 2022 è stato l’anno più secco in Europa da quando ci sono rilevazioni scientifiche sul clima, cioè la seconda metà del 1800: al primo posto per estensione delle aree colpite dalla siccità, al secondo per riduzione della portata dei fiumi. E’ quanto rivela il rapporto annuale di Copernicus, il servizio Ue di osservazione della Terra, ‘European State of the climate 2022‘. Inoltre, tra il 2018 e il 2022, le temperature medie in Europa sono state superiori di 2,2 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali 1850-1900. A livello globale, gli ultimi otto anni sono stati i più caldi mai registrati. Nel 2022, le concentrazioni medie annuali globali di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) hanno raggiunto i livelli più alti mai misurati dal satellite. L’Europa ha vissuto la sua estate più calda mai registrata, aggravata da numerosi eventi estremi tra cui intense ondate di caldo, condizioni di siccità e vasti incendi: nel dettaglio,  il 2022 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, con 0,9°C al di sopra della media recente (utilizzando il periodo di riferimento 1991-2020). La scorsa estate è stata la più calda mai registrata in Europa, con 1,4°C al di sopra della media recente.

Il rapporto indica che nel 2022 il 63% dei fiumi europei è stato sotto la media degli anni compresi tra il 1991 e il 2020 e che l’anno scorso è stato il sesto consecutivo di portate sotto la media per i corsi d’acqua del continente. La mancanza di neve invernale e le elevate temperature estive hanno inoltre determinato una perdita record di ghiaccio dai ghiacciai delle Alpi, pari a una perdita di oltre 5 km3 di ghiaccio. Durante l’inverno 2021-2022, gran parte dell’Europa ha registrato infatti meno giorni di neve rispetto alla media, con molte aree fino a 30 giorni in meno. In primavera, le precipitazioni sono state inferiori alla media in gran parte del continente, con maggio che ha visto le precipitazioni più basse mai registrate per il mese. . Secondo Copernicus, il sud dell’Europa ha avuto il numero più alto mai registrato di giorni con “stress termico molto forte” e il trend in tutta Europa è in crescita.

Le emissioni totali di carbonio stimate dagli incendi boschivi nei paesi dell’UE per l’estate 2022 sono state le più alte dal 2007. Anche Francia, Spagna, Germania e Slovenia hanno registrato le emissioni di incendi boschivi estivi più elevate degli ultimi 20 anni, con l’Europa sudoccidentale che ha visto alcuni dei più grandi incendi mai registrati nel continente.

Durante il 2022, anche la Groenlandia ha sperimentato condizioni climatiche estreme, tra cui caldo eccezionale e precipitazioni a settembre, periodo dell’anno in cui la neve è più tipica. Le temperature medie del mese sono state fino a 8°C superiori alla media (le più alte mai registrate) e l’isola è stata colpita da tre diverse ondate di caldo. Questa combinazione ha causato uno scioglimento record della calotta glaciale, con almeno il 23% della calotta glaciale colpita al culmine della prima ondata di caldo.

Unico aspetto positivo, nel 2022, è stata la quantità di radiazione solare ricevuta dal continente: la più elevata in 40 anni, con un trend in crescita nello stesso periodo. La velocità del vento sul territorio europeo l’anno scorso è stata in linea con la media degli ultimi trent’anni. Ma questo vuol dire che è stata sotto la media nell’Europa occidentale, centrale e nordorientale, cioè la maggior parte del territorio, e sopra la media soltanto in quella orientale e sudorientale.

Riso, deficit riso globale più alto da 20 anni. Risicoltore Melotti: “Prezzi pazzi, pesa siccità”

I cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto sul riso. Dalla Cina agli Stati Uniti, fino all’Unione Europea la produzione sta diminuendo e sta facendo aumentare i prezzi per oltre 3,5 miliardi di persone in tutto il mondo, in particolare nell’Asia-Pacifico, che consuma il 90% del riso mondiale. Il mercato globale del cereale – secondo Fitch Solutions, in base a quanto riporta Cnbc – è destinato a registrare il suo più grande deficit in due decenni, che sarebbe di 8,7 milioni di tonnellate, secondo le previsioni del report. Ciò segnerebbe il più grande disavanzo globale di riso dal 2003/2004, quando i mercati globali avevano generato un ammanco di 18,6 milioni di tonnellate.

C’è scarsità di riso a causa della guerra in Ucraina, ma soprattutto per il maltempo nei grandi Paesi produttori come Cina e Pakistan. Nella seconda metà dello scorso anno, aree di terreno agricolo nella Cina, il più grande produttore mondiale di riso, sono state afflitte da forti piogge monsoniche estive e inondazioni, riferisce Cnbc. Le precipitazioni accumulate nelle province del Guangxi e del Guangdong, i principali centri cinesi di produzione di riso, sono state le seconde più alte in almeno 20 anni, secondo la società di analisi agricola Gro Intelligence. Allo stesso modo, il Pakistan, che rappresenta il 7,6% del commercio mondiale di riso, ha visto la produzione annuale crollare del 31% su base annua a causa delle gravi inondazioni dello scorso anno, ha affermato il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), etichettando l’impatto come “ancora peggiore di quanto inizialmente previsto“.

Inevitabile un rincaro. Si prevede che i prezzi del riso rimarranno sui massimi attuali fino al 2024, secondo l’analisi di Fitch Solutions Country Risk & Industry Research di inizio aprile. La quotazione è stata in media di 17,30 dollari per cwt (hundredweight, 1 cwt è pari a 0,05 tonnellate) da inizio anno e scenderà solo a 14,50 dollari per cwt nel 2024, secondo il rapporto. A parte il balzo improvviso, subito rientrato, di inizio giugno 2020, il prezzo è sui massimi decennali.

Che i ricavi siano aumentati lo testimonia a GEA anche Gianmaria Melotti, risicoltore e ristoratore che si trova attualmente a New York per festeggiare i primi dieci anni della sua risotteria a Manhattan: “L’Italia è la prima produttrice di riso in Europa e negli ultimi 12-24 mesi il prezzi delle quotazioni delle nostre qualità, in scia al resto dei cereali, sono molto cresciuti. Faccio un esempio: se il Vialone nano veronese veniva pagato 55 euro al quintale, ora l’industria paga all’agricoltore 130-140 euro al quintale… Certo è che se economicamente la situazione è florida, non è proprio così dal punto di vista ambientale. La produzione è calata lo scorso anno e anche quest’anno, per problemi idrici, la tendenza sembra essere confermata”. Nel 2022, spiega Melotti, “abbiamo perso 25mila ettari di produzione per la siccità e la stagione 2023 potrebbe essere ancora peggiore. Proprio la forte incertezza sulla disponibilità d’acqua sta spingendo alcuni produttori di riso a convertirsi a soia o a mais”. Il consumo di riso tuttavia non manca. Infatti, conclude il risicoltore veronese, “col calo della produzione italiana ci sono meno scorte nei magazzini e così l’industria fa anche arrivare navi a Rotterdam. La maggior domanda globale tuttavia non fa abbassare i prezzi”.

Po

Siccità, allerta dell’Anbi: In Piemonte ampie zone a rischio desertificazione

“Sembra senza fine la crisi idrica del Piemonte, la cui condizione è destinata ad aggravarsi per la mancata sommersione di oltre 8.000 ettari di risaie, che svolgevano una straordinaria funzione ambientale, contribuendo a rimpinguare le falde e ad irrorare i territori”. Lo afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi). “E’ incredibile e preoccupante – aggiunge – che ampie zone della regione siano toccate da una siccità definita estrema, cioè l’anticamera della desertificazione“.

DEFICIT DI NEVE. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, il Piemonte, dove da inizio anno è piovuto e nevicato la metà del consueto, è sempre più stretto nella morsa della siccità con un deficit pluviometrico mensile, che si attesta al 40%, ma che a livello di bacini fluviali arriva a toccare l’81% sull’Orba, il 74% sulla Bormida il 67% sul Cervo, il 62% su Scrivia Curone. Per quanto riguarda la neve, nel bacino piemontese il deficit si attesta al 48%, ma solo perché nel macrobacino della Dora Baltea, in continuità con quanto rilevato nella vicina Valle d’Aosta, la situazione risulta essere nella media (per la pioggia c’è addirittura un surplus); negli altri bacini fluviali, invece, si registrano deficit di manto nevoso fino al 100% sul Cervo, 99% sul Tanaro, 85% sulla Stura di Demonte, 82% sul Ticino.

TUTTI I FIUMI SOTTO LA MEDIA. Calano le portate di tutti i fiumi: Tanaro ha oltre l’80% in meno di acqua, Toce -75%, Stura di Lanzo -72%, Stura di Demonte -70%. Le risorse idriche disponibili complessive sono inferiori del 45% alla media, ma solo perché a falsare i dati statistici è ancora il macrobacino della Dora Baltea (-7%), senza il quale lo scarto salirebbe addirittura al 73% nel Piemonte meridionale (Piemonte settentrionale -59%, orientale -54%, occidentale -52%). Ovviamente non va meglio per le acque sotterranee, le cui analisi evidenziano ovunque una situazione di criticità diffusa.

PO IN SITUAZIONE DRAMMATICA. Drammatica la situazione del Po, ora evidente lungo tutta l’asta: ovunque la portata decresce vistosamente ed è inferiore ai minimi storici e addirittura al siccitosissimo 2022; giorno dopo giorno i deficit di portata aumentano, tanto che all’ultimo rilevamento a Pontelagoscuro, dove lo scarto è del 72% sulla media storica, si è già scesi a 433,28 metri cubi al secondo, sfondando la soglia di mc/s 450, sotto cui il fiume non è in grado di opporre resistenza alla risalita del cuneo salino.

Cirio

Siccità in Piemonte critica. Cirio: “Sì, è emergenza. Ma transizione sia un percorso”

Il Piemonte crede fermamente nella transizione ecologica, di cui la sfida dell’elettrico rappresenta una grande ambizione, ma va gestita con un percorso adatto per evitare di perdere posti di lavoro e occupazione. Per cui, bene lo stop alle auto a motori termici, bene alle cosiddette case green, ma l’Europa deve aiutare economicamente imprese e famiglie italiane in questo passaggio. Soprattutto in un momento di crisi climatica con il rischio di un nuova estate di secca. Il presidente piemontese Alberto Cirio spiega a GEA la sua linea, improntata su un forte senso di appartenenza al territorio ma con uno sguardo mai perso all’Europa. Tanto che, ammette, “sarei onorato di continuare a guidare questa regione se i cittadini piemontesi vorranno” nelle elezioni del 2024, “così come sarei onorato di rappresentarla per la prima volta a Bruxelles in un ruolo importante”. “Io sono qua per fare gli interessi del mio territorio, che è il Piemonte che amo”, precisa. Ma, “avere rappresentanti a Bruxelles in ruoli apicali non è facile, non è scontato e se i pianeti si allineano è un’opportunità da cogliere proprio nell’interesse del Piemonte”. Questo perché, “i problemi che ci sono sono la prova che noi dobbiamo contare di più e quindi dare più attenzioni all’Europa”.

Seppur europeista convinta, Cirio ritiene giuste le battaglie del governo Meloni contro le direttive di Bruxelles sulle auto elettriche e sull’efficientamento energetico delle case. “Noi abbiamo responsabilità di essere competitivi per il futuro”, spiega. “Torino è una città che merita investimenti non per il passato, noi che qui abbiamo inventato l’auto dobbiamo essere i primi a volere l’auto elettrica che non inquini, che rispetti l’ambienti, e questo è l’obiettivo a cui tender e su cui lavorare ma va fatto con quella che Draghi ha chiamato transizione ecologica. Il primo è stato Draghi, che l”ha chiamata transizione proprio perché il termine indica un percorso”. Bene quindi tendere verso un’auto che non inquina ma è necessario “usare il buonsenso”. Stesso discorso per le case green: studi dell’Arpa mostrano che il pericolo più grave dal riscaldamento globale “è il riscaldamento degli edifici. Ma la transizione ecologica va fatta naturalmente aiutando le famiglie a farlo, perché ora faticano a pagare una bolletta”. Per cui, l’Europa se vuole che andiamo verso la casa green “e noi ci vogliamo andare” metta anche le risorse “perché le famiglie possano senza indebitarsi riuscire a farlo”.

D’altra parte la crisi ambientale è un dato di fatto: l’allarme degli scienziati è altissimo e non va sottovalutato, ammette Cirio. “L’ambiente è la nostra casa e l’aria che respiriamo e come stiamo attenti al cibo bisogna stare attenti all’ambiente. Non ci sono deroghe non ci sono sconti per la qualità dell’aria, per la tutela della salute delle persone”. Tra tutte le emergenze dettate dal riscaldamento globale quella dell’acqua lo è più di ogni altra cosa, ricorda il governatore, “perché è legata a colture che per loro definizione sono tempo-dipendenti. In agricoltura se non si interviene adesso garantendo il necessario apporto d’acqua alle risaie si compromette tutto il raccolto che faresti nei mesi successivi”. Quindi non si può aspettare, anche perché in Piemonte si fa il 70% di riso italiano. L’emergenza siccità in agricoltura è dunque forte, “mentre nei comuni piemontesi la situazione è critica”. Sono una decina i comuni che hanno necessità di riempimento notturno, per cui per questa estate la Regione prevede di mobilitare la protezione civile “per garantire che in quei paesi, che sono i paesi di montagna, gli usi civili vengano salvaguardati”.

Nella battaglia ambientale, che Cirio sposa in primo piano, non c’è però spazio per la violenza. “Non c’è rivendicazione di valori, di idee, di principi che giustifichi la violazione dei diritti degli altri”, commenta in riferimento all’azione di Ultima generazione a Firenze dove attivisti hanno imbrattato la facciata di Palazzo Vecchio salvo poi essere fermati dal sindaco Dario Nardella. “Per me è pari pari il palazzo di Nardella come la casa del privato. Se io vedessi chiunque che distrugge il bene di un altro proverei a intervenire. Ho apprezzato che Nardella lo abbia fatto. Ha fatto bene, è stato anche colorito nel suo eloquio, ma io forse avrei detto di peggio”. E se per il primo cittadino fiorentino ci sono parole di apprezzamento, lo stesso non si può dire per quello di Milano, Beppe Sala, che da mesi si oppone alla possibilità che Torino entri dalla finestra nel dossier olimpico per il 2026. Oggetto del contendere le gare di pattinaggio di velocità che potrebbero essere ospitata all’Oval dopo il forfait del Trentino. “Mi è piaciuta la frase del ministro Salvini: “Far pagare ai cittadini le scelte sbagliate di qualche governo del passato non è spirito olimpico”. Lo spirito olimpico è inclusione. E per quello che a chi giustamente, anche nella propria attività politica, fa dell’inclusione un suo valore, mi fa sorridere che pensi che non possa essere inclusivo il Piemonte in una città come Torino che è stata la prima capitale d’Italia”. Ma, precisa, noi “non siamo per le polemiche. Noi ringraziamo già, perché il nostro dossier è stato accolto e cercheremo nei numeri e nei fatti di dimostrare” che Torino “è la scelta migliore per gli italiani” nonostante la scelta sbagliata dell’amministrazione Appendino. “È stato un errore, credo uno dei peggiori errori che storicamente questo territorio abbia compiuto in passato è stato quello di rinunciare a Olimpiadi”. Detto questo, il Piemonte, precisa Cirio, “tifa Italia non tifiamo né Milano né Torino né Cortina, noi tifiamo Italia e le Olimpiadi che sono una grande opportunità”.

Botta e risposta Meloni-Bonelli. La premier: “Non sono Mosè, non ho prosciugato io l’Adige”

Mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si prepara per il Consiglio Europeo del 23 e 24 marzo, il dibattito alla Camera diventa il teatro di un botta e risposta sul tema siccità. Protagonisti, appunto, la premier e il deputato di Avs Angelo Bonelli.

Il portavoce di Europa Verde, durante il suo intervento, attacca Meloni. Portando con sé un oggetto particolare. “Signora presidente, le faccio vedere una cosa. Questi sono dei sassi. Sa dove li ho presi? Andando a piedi nel bel mezzo del fiume Adige. Quando andrò a casa li rimetterò dove li ho presi. Oggi la questione della siccità è drammatica nel nostro Paese, c’è poco da ridere”, dice il deputato rivolgendosi a Meloni e accusandola di poca serietà.

La presidente aspetta il momento della replica per ritornare sulla questione. E lo fa senza mancare di una vena ironica. “Ho trovato molto interessanti i suoi sassi dell’Adige. Però, insomma, presumo lei non voglia dire che in cinque mesi ho prosciugato l’Adige. Neanche Mosè, ok? Forse deve fare i conti con il fatto che questi problemi, come l’Adige che si prosciuga, sono figli di tutto quello che finora non è stato fatto o che è stato fatto di sbagliato. Perché io non sono Mosè, Bonelli. La ringrazio per attribuirmi poteri che non ho, ma non ce li ho. E quindi non ho prosciugato l’Adige io”.

Bonelli, però, non ci sta. E affida a una nota la sua risposta. “La presidente Meloni nel suo intervento se la canta e se la suona: chiaramente non ho mai affermato che lei ‘ha prosciugato il fiume Adige’. Ho detto – per contro – in Aula a Montecitorio che le politiche energetiche e ambientali del suo governo sono quelle che contribuiscono ad accelerare il cambiamento climatico. Lo dicono gli scienziati dell’Ipcc, che lei evidentemente non ascolta“.

scarsità acqua

L’Onu lancia l’allarme per una crisi idrica imminente. E’ colpa dell’uso “vampiresco” dell’acqua

L’umanità “vampiresca” sta esaurendo le risorse idriche del pianeta “goccia a goccia“. E’ l’avvertimento lanciato dall’Onu in vista dell’inizio di una conferenza per cercare di soddisfare le esigenze di miliardi di persone a rischio di una “imminente” crisi idrica globale. “Il consumo eccessivo e il sovrasviluppo vampiresco, lo sfruttamento insostenibile delle risorse idriche, l’inquinamento e il riscaldamento globale incontrollato stanno esaurendo, goccia a goccia, questa fonte di vita per l’umanità“, ha avvertito il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres nella prefazione di un rapporto pubblicato poche ore prima della conferenza Onu sull’acqua, la prima del suo genere in quasi mezzo secolo. “L’umanità ha intrapreso alla cieca un percorso pericoloso“, ha affermato. E “tutti noi ne stiamo subendo le conseguenze“.

Acqua insufficiente in alcuni luoghi, troppa in altri, dove si moltiplicano le inondazioni, o acqua contaminata: se le situazioni drammatiche sono numerose in molte parti del pianeta, il rapporto UN-Water e Unesco pubblicato martedì sottolinea il “rischio imminente di una crisi idrica globale“. “Quante persone saranno colpite da questa crisi idrica globale è una questione di scenario“, ha dichiarato all’AFP l’autore principale, Richard Connor. “Se non si interviene, tra il 40 e il 50% della popolazione continuerà a non avere accesso ai servizi igienico-sanitari e circa il 20-25% all’acqua potabile“, osserva. E anche se le percentuali non cambiano, la popolazione mondiale sta crescendo e così il numero di persone colpite.

Per cercare di invertire la tendenza e sperare di garantire a tutti l’accesso all’acqua potabile o ai servizi igienici entro il 2030, obiettivi fissati nel 2015, circa 6.500 partecipanti, tra cui un centinaio di ministri e una dozzina di capi di Stato e di governo, si riuniscono fino a venerdì a New York, chiamati a proporre impegni concreti. Ma alcuni osservatori sono già preoccupati per la portata di questi impegni e per la disponibilità dei fondi necessari ad attuarli. Tuttavia, “c’è molto da fare e il tempo non è dalla nostra parte“, afferma Gilbert Houngbo, presidente di UN-Water, la piattaforma che coordina il lavoro delle Nazioni Unite, che non ha un’agenzia dedicata a questo tema. È dal 1977 che non viene organizzata una conferenza di questa portata su questo tema vitale ma a lungo trascurato.

In un mondo in cui l’utilizzo di acqua dolce è aumentato di quasi l’1% all’anno negli ultimi 40 anni, il rapporto di UN-Water mette in evidenza la scarsità d’acqua che “tende a diventare più diffusa” e a peggiorare con l’impatto del riscaldamento globale, e che presto interesserà anche le regioni attualmente risparmiate dell’Asia orientale e del Sud America. Circa il 10% della popolazione mondiale vive in un Paese in cui lo stress idrico ha raggiunto un livello elevato o critico. E secondo il rapporto degli esperti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc) pubblicato lunedì, “circa la metà della popolazione mondiale” sta sperimentando una “grave” carenza d’acqua per almeno una parte dell’anno. Una situazione che evidenzia anche le disuguaglianze. “Ovunque tu sia, se sei abbastanza ricco, avrai l’acqua“, osserva Richard Connor. “Più si è poveri, più si è vulnerabili a queste crisi“.

Il problema non è solo la mancanza d’acqua, ma la contaminazione di quella eventualmente disponibile, dovuta all’assenza o alle carenze dei sistemi igienico-sanitari. Almeno due miliardi di persone bevono acqua contaminata da feci, esponendosi a colera, dissenteria, tifo e poliomielite. Per non parlare dell’inquinamento da farmaci, sostanze chimiche, pesticidi, microplastiche e nanomateriali. Secondo UN-Water, per garantire a tutti l’accesso all’acqua potabile entro il 2030, gli attuali livelli di investimento dovrebbero essere moltiplicati per almeno tre. L’inquinamento minaccia anche la natura. Secondo il rapporto, gli ecosistemi d’acqua dolce che forniscono servizi inestimabili all’umanità, tra cui la lotta al riscaldamento globale e al suo impatto, sono “tra i più minacciati al mondo“.

Abbiamo rotto il ciclo dell’acqua“, ha dichiarato all’AFP Henk Ovink, inviato speciale per l’acqua dei Paesi Bassi, che ha co-organizzato la conferenza insieme al Tagikistan. “Dobbiamo agire subito perché l’insicurezza idrica compromette la sicurezza alimentare, la salute, la sicurezza energetica, lo sviluppo urbano e i problemi sociali“, ha aggiunto. “Ora o mai più, è l’opportunità di una generazione”.

Siccità, cabina di regia e commissario fino al 31 dicembre. Meloni: “Situazione complessa”

Una cabina di regia per accelerare e coordinare la pianificazione degli interventi infrastrutturali di medio e lungo periodo e, nel breve periodo, un commissario nazionale fino al 31 dicembre 2023, con un incarico rinnovabile e con un perimetro “molto circostanziato di competenze“. Così il governo si prepara ad affrontare l’emergenza siccità che ha colpito l’Italia.

Abbiamo ereditato una situazione complessa“, spiega Giorgia Meloni davanti all’Aula del Senato. Il decreto andrà in consiglio dei ministri entro la fine di marzo, verosimilmente la prossima settimana.

Al tavolo convocato a Palazzo Chigi e presieduto dal vicepremier Matteo Salvini c’erano anche i ministri Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Nello Musumeci (Protezione civile), Roberto Calderoli (Autonomie), la viceministra all’Ambiente Vannia Gava e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli.

Il commissario potrà agire sulle aree territoriali a rischio elevato e potrà sbloccare interventi di breve periodo, come sfangamento e sghiaiamento degli invasi di raccolta delle acque, aumento della capacità degli invasi, gestione e utilizzo delle acque reflue, mediazione in caso di conflitti tra regioni ed enti locali in materia idrica, ricognizione del fabbisogno idrico nazionale.

Ci sarà da risolvere il problema degli acquedotti, ma anche, a monte, quello della raccolta di acqua. Quasi nove litri di pioggia su dieci che cadono lungo la Penisola non vengono raccolti. Per le carenze infrastrutturali, si trattiene solo l’11% dell’acqua piovana e nella distribuzione di quella raccolta, le perdite idriche totali sono pari al 42%, secondo l’Istat. A questo, si aggiunge il problema delle temperature in costante aumento e dell’aumento dell’intensità delle piogge, effetti dei cambiamenti climatici che “richiedono interventi strutturali“, sottolinea Coldiretti.

Il Piano Idrico Nazionale è sempre più urgente, nel rispetto delle priorità indicate dalla “sempre più disattesa legge 152“: dopo quello potabile, per l’acqua viene l’uso agricolo, cioè la produzione di cibo e poi via via tutti gli altri utilizzi, ricorda Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi). I dati disastrosi della rete idrica colabrodo sono all’attenzione delle Corti dei Conti regionali, dove il Codacons ha denunciato “tutte le omissioni da parte degli enti locali che hanno fatto poco o nulla per risolvere tale criticità“.

Il problema non si risolve “con l’ennesima cabina di regia“, denuncia il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli. Quello che serve, afferma, è “un cambio di politiche energetiche e ambientali che sono le stesse da decenni responsabili del disastro climatico“. La siccità è già un problema contingente nella penisola italiana, ricorda, dove fiumi sono diventati “corridoi di sabbia” e le riserve di acqua in Lombardia sono circa il 45% in meno rispetto alla media tra il 2006 e il 2020. “Di fronte a questo disastro, questo governo non capisce che deve cambiare politiche, e non puntare a diventare l’hub del gas europeo, ma delle rinnovabili. Invece – insiste – il governo Meloni fa la guerra al clima, alla casa green, all’auto elettrica e poi per dare una risposta alla siccità istituisce l’ennesima cabina di regia. La risposta di questo governo alla crisi idrica è l’inazione e la guerra alle politiche europee sul clima“.

Il 22 marzo è la Giornata dell’acqua. Istat: “Perdite disseterebbero 43 milioni di italiani”

Ogni anno nel nostro Paese si perde il 42,2% dell’acqua potabile, pari a 3,4 miliardi di metri cubi, una quantità tale da soddisfare le esigenze idriche di 43 milioni di persone per un anno intero. Con differenze sostanziali tra nord e sud. In nove regioni le perdite sono superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). Di contro, tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore a quello nazionale, ad eccezione del Veneto (43,2%); il Friuli-Venezia Giulia, con il 42,0%, è in linea con la media italiana. In Valle d’Aosta si registra il valore minimo (23,9%), seppur in aumento di circa due punti percentuali rispetto al 2018. In circa una regione su quattro le perdite sono inferiori al 35%. I dati sono stati diffusi dall’Istat in occasione della Giornata internazionale dell’acqua che si svolge il 22 marzo, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21, risultato della conferenza di Rio. Il tema di quest’anno è il legame tra acqua e cambiamenti climatici. L’obiettivo della giornata è sensibilizzare le istituzioni mondiali e l’opinione pubblica sull’importanza di ridurre lo spreco di acqua e di assumere comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico.

Dai dati dell’Istat emerge come in almeno 20 province si perda il 55% del volume di acqua immesso in rete. Ma non solo: più della metà dei comuni italiani (57,3%) ha perdite idriche totali uguali o superiori al 35% dei volumi immessi in rete e perdite ingenti, pari ad almeno il 55%, interessano il 25,5% dei comuni. In meno di un comune su quattro (23,8%) le perdite sono inferiori al 25%.

Le perdite rappresentano uno dei principali problemi per una gestione efficiente e sostenibile dei sistemi di approvvigionamento idrico e, benché molti gestori del servizio idrico abbiano avviato iniziative per garantire una maggiore capacità di misurazione dei consumi, secondo l’Istat la quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno.