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Copernicus: Aprile 2023 il quarto più caldo della storia nel mondo

Aprile 2023 è stato il quarto aprile più caldo a livello globale, con Spagna e Portogallo che hanno addirittura registrato le temperature più alte di sempre, mentre l’estensione del ghiaccio marino antartico è ben al di sotto della media, con un -19%, al terzo posto nella classifica dei dati satellitari di aprile. La drammatica situazione mondiale è evidenziata dal bollettino climatico mensile del Copernicus Climate Change Service (C3S).

Temperature più fredde della media solo in una fascia che va dal Regno Unito all’Europa sudorientale e in Alaska, Mongolia, Penisola Arabica, India e Australia, mentre aprile è stato ben più caldo della media in alcune parti dell’Africa, nell’Asia centrale intorno al Mar Caspio, nel sud-est asiatico e in Giappone, e nel nord America. Secondo Samantha Burgess, vicedirettore del C3S, “ad aprile si sono registrate temperature eccezionalmente calde in Spagna e Portogallo, accompagnate da condizioni di estrema siccità. Oltre all’ondata di calore nell’Europa meridionale, sono state osservate temperature superiori alla media nel Pacifico orientale equatoriale, un segnale precoce di una potenziale transizione verso le condizioni di El Niño, che spesso portano a temperature globali più calde“.

L’estensione del ghiaccio marino antartico a aprile è rimasta ben al di sotto della media, con un -19%, al terzo posto nella classifica dei dati satellitari di aprile. Le concentrazioni di ghiaccio marino sono state molto al di sotto della media in tutti i settori dell’Oceano Meridionale, tranne che nell’Amundsen e nella parte adiacente del Mare di Ross. L’estensione del ghiaccio marino artico è stata del 3% al di sotto della media, collocandosi al 10° posto tra i valori più bassi del mese di aprile registrati dai dati satellitari. Le concentrazioni di ghiaccio marino al di sotto della media hanno prevalso nella maggior parte dei settori dell’Oceano Artico, ad eccezione del Mare di Groenlandia, dove erano ben al di sopra della media, come nel mese precedente.

Aprile 2023 è stato più umido della media in un’ampia regione da ovest a est, dall’Irlanda, il Regno Unito e la Francia, attraverso l’Europa centrale fino alla penisola italiana, i Balcani e il Mar Nero. Condizioni eccezionalmente secche sono state registrate nella penisola iberica, a sud delle Alpi e nelle regioni della Francia mediterranea. Altre regioni più secche della media includono la Scandinavia nord-occidentale, i Paesi baltici e gran parte della Russia occidentale. Al di là dell’Europa, nell’aprile 2023 è stato più secco della media in gran parte degli Stati Uniti, in un’ampia regione della Russia occidentale, a est del Mar Caspio e nel sud-est asiatico extratropicale. Altre regioni più secche della media includono il Corno d’Africa, la maggior parte dell’Africa meridionale, l’Argentina e parti del Brasile. Condizioni più umide della media sono state registrate negli Stati Uniti sudorientali, nelle regioni dell’Asia orientale, nell’Australia nordoccidentale e in Tanzania.

Las Vegas: da capitale della dissolutezza a modello di sobrietà idrica

E’ la città del divertimento e della dissolutezza per antonomasia, e si trova nel bel mezzo del deserto. Ma sotto la sua patina di piacere, Las Vegas è un sorprendente modello di conservazione dell’acqua negli Stati Uniti. Negli ultimi 20 anni, la città si è adattata alla siccità dell’Ovest americano ed è riuscita a ridurre di quasi un terzo il consumo annuale di acqua dal fiume Colorado. Questo nonostante la popolazione sia aumentata della metà nel periodo. Polizia idrica, divieto di irrigare alcuni prati, limiti alle dimensioni delle piscine: lo Stato del Nevada – dove si trova Las Vegas – ha introdotto una serie di misure per monitorare il suo ‘rubinetto’, in quanto è autorizzato a utilizzare solo il 2% della portata del fiume in declino. Si tratta di un’immagine ben lontana da quella coltivata da Las Vegas, con i suoi casinò e i suoi enormi alberghi, dove ogni anno affluiscono 40 milioni di turisti, oltre ai 2,3 milioni di abitanti.

Las Vegas ha avuto molto successo nel vendere una facciata di eccesso e decadenza“, ha dichiarato all’AFP Bronson Mack, portavoce della Southern Nevada Water Authority, l’agenzia locale responsabile della gestione del prezioso liquido. “Ma la realtà è che la nostra comunità è estremamente efficiente dal punto di vista idrico“. In un momento in cui sono in corso tese trattative per ridurre i consumi in tutti gli Stati Uniti occidentali, Las Vegas è una “rock star della conservazione dell’acqua” e un “modello per le città” degli Stati Uniti, afferma il ricercatore Brian Richter. Questo status è stato raggiunto grazie a una svolta proattiva all’inizio degli anni 2000, quando il Nevada ha superato la sua allocazione di acqua dal fiume Colorado.

Sulla Strip, l’enorme viale costeggiato dai casinò, le fontane del Bellagio e i canali del Venetian utilizzano acqua non potabile proveniente da pozzi privati. Nelle aree residenziali, le “pattuglie dell’acqua” perlustrano le strade la mattina presto, alla ricerca di irrigatori automatici che bagnano aree non pianificate o di tubature che perdono. Gli agenti filmano sistematicamente ogni violazione: i trasgressori la prima volta se la cavano con una bandiera di avvertimento piantata fuori casa. “Hanno due settimane di tempo per correggere l’infrazione“, dice l’agente Cameron Donnarumma. Ma, spiega, “la maggior parte corregge il problema prima che venga emessa una multa“. Ma non c’è clemenza per i recidivi, che ricevono una sanzione.

Alcuni proprietari di case sono “un po’ frustrati” nel trovare “poliziotti dell’acqua” sui loro prati prima dell’alba, dice Donnarumma. Ma la maggior parte di loro è collaborativa. L’agente lavora sulla base delle segnalazioni dei residenti, che sono invitati a denunciare gli sprechi su un’app. Ogni giorno, questo si traduce in 20-50 interventi. Nel 2027, a Las Vegas sarà vietato innaffiare i prati delle grandi residenze private. Tuttavia, le case monofamiliari potranno ancora innaffiare i loro, con alcuni limiti. La città offre anche tre dollari per ogni metro quadrato di erba rimossa e sostituita con alternative efficienti dal punto di vista idrico, come le piante irrigate a goccia. Questo programma di incentivi è stato copiato da altre città come Los Angeles e Phoenix, ma è difficile da attuare per le città più piccole con budget ridotti.

Le restrizioni sono tutt’altro che popolari. Tedi Vilardo ha intenzione di “infrangere le regole” che limitano l’irrigazione del suo prato a 12 minuti, dopo l’inverno insolitamente umido che ha colpito la regione. La mamma casalinga si rifiuta di installare l’erba artificiale, che “brucia i piedi” dei suoi due figli. Dal canto suo, Kevin Kraft è infastidito da una nuova normativa che limita la superficie delle piscine individuali a 56 m2. Il costruttore di piscine denuncia una decisione “politica“, presa “su pressione” del governo federale. Nonostante la sua frustrazione, elogia gli sforzi di Las Vegas per risparmiare acqua. “Altri Stati, come la California, sono molto indietro. Non c’è gara“, dice.

Le autorità locali sperano che questi sforzi siano ripagati. Dopo due decenni di siccità aggravata dal riscaldamento globale, il fiume Colorado, che alimenta 40 milioni di persone nell’ovest americano, è gravemente secco. I sette Stati che dipendono da esso stanno attualmente discutendo su come tagliare fino a un quarto del loro consumo, e Washington è costretta a fare da arbitro. In questo contesto di tensione, Las Vegas “dovrebbe congratularsi per la quantità di acqua (…) già risparmiata negli ultimi 20 anni“, afferma Mack dell’agenzia di gestione. Altri, ha detto, “stanno appena iniziando a fare uno sforzo“.

siccità

Siccità, Salvini annuncia oltre 100 milioni per interventi in 5 Regioni

Conclusa a Palazzo Chigi la prima cabina di regia sulla crisi idrica. In base a quanto riferisce una nota del Mit, il ministro dell’Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, che ha presieduto il tavolo, ha annunciato che “più di 100 milioni sono stati messi a disposizione dal Mit e serviranno per finanziare interventi urgenti in cinque Regioni italiane maggiormente colpite dalla siccità. L’iniziativa del dicastero di Porta Pia, si legge “è la prima risposta, concreta, dopo aver verificato in tempi brevissimi i fondi disponibili e le necessità degli enti locali“. Al momento, conclude la nota “per la crisi idrica sono stati messi a disposizione fondi esclusivamente del Mit”.

Nello specifico: in Lombardia, per la realizzazione delle nuove opere di regolazione del lago d’Idro l’importo previsto a integrazione dei finaziamenti sarebbe di 33.100.000,00 milioni; per il Veneto l’integrazione dei finaziamenti per i lavori di adeguamento dello sbarramento antisale alla foce dell’Adige con bacinizzazione dal fiume per il contenimento dell’acqua dolce a monte dello stesso ammonta a 22 milioni. In Piemonte, per il Canale Regina Elena e diramatore Alto Novarese sono previsti 27,8 milioni per interventi di manutenzione straordinaria delle gallerie e di vari tratti di canale per il miglioramento della tenuta idraulica, del trasporto della risorsa idrica e del risparmio idrico, nei comuni di Varallo Pombia, Pombia, Marano Ticino, Oleggio, Bellinzago Novarese e Cameri in Provincia di Novara – 1° lotto – 2°, 3° e 4° stralcio funzionale. E ancora: in Emilia-Romagna 5 milioni per la riqualificazione e telecontrollo delle opere di derivazione dal Canale emiliano romagnolo lungo l’asta principale; 8.100.000,00 milioni per le opere di stabilizzazione e di ripristino dell’efficienza nel tratto Attenuatore (progressiva 0,098 km) – Reno (progressiva 2,715 km) del Canale Emiliano Romagnolo. Infine nel Lazio 6.030.000,00 milioni per l’interconnessione per il riutilizzo dell’impianto di depurazione a Fregene (Lazio).

Al tavolo erano presenti  il ministro per l’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il nuovo commissario straordinario per l’emergenza idrica Nicola Dell’Acqua, designato ieri dal Consiglio dei ministri, e i sottosegretari Lucia Albano del Tesoro e Vannia Gava del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Venerdì mattina il primo tavolo sull’emergenza siccità

Mentre l’Emilia Romagna conta i danni delle alluvioni, il resto del Nord Italia è alle prese con la siccità e il governo cerca di mettere il Paese al riparo davanti a una estate che si preannuncia ancora più rovente di quella dello scorso anno.

Il primo tavolo sull’emergenza idrica è convocato per venerdì. “Bisogna trattenere l’acqua piovana quando cade”, sostiene il vicepremier Matteo Salvini, che presiede la cabina di regia sull’emergenza idrica. Quindi, spiega, “occorrono dighe e invasi“. Il governo, fa sapere Salvini, investe miliardi “nelle fognature per ridurre le dispersioni idriche” e venerdì mattina ci saranno le prime “proposte concrete” e i primi “interventi economici concreti”.

Lo scorso mese, il 6 aprile, il governo ha dato il via libera in consiglio dei ministri al Dl Siccità, che prevedeva una cabina di regia, un commissario straordinario, un osservatorio permanente in ogni autorità di bacino. E ancora: un fondo per gli invasi e multe molto più care per le estrazioni illecite di acqua. In cabina di regia, oltre a Salvini, ci sono i ministri Gilberto Pichetto Fratin (Mase), Raffaele Fitto (Affari europei), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Nello Musumeci (Protezione civile e politiche del mare), Roberto Calderoli (Affari regionali) e Giancarlo Giorgetti (Economia). Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento della politica economica e programmazione degli investimenti pubblici, partecipa alle riunioni come segretario.

Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, tra le più colpite dall’assenza d’acqua, ha già inviato al Mit un piano da oltre 2 miliardi euro, con un elenco di opere e interventi urgenti. “La pioggia di questi giorni non basta, ma aiuta, soprattutto in agricoltura. Il problema è che mancano le riserve idriche che d’inverno si formano grazie alla neve che quest’anno è stata molto scarsa“, osserva il governatore. Il problema è diventato frequente e richiede “nuove soluzioni e nuove opere“, afferma. Tra le opere elencate da Zaia, sei interventi in particolare sono urgenti, per un importo di oltre 400 milioni di euro. “Serviranno a mettere in sicurezza il territorio, gestire meglio la rete idrica, costruire riserve d’acqua ed evitare gli sprechi attuali dovuti a infrastrutture idrauliche vetuste”, sostiene.

Una carenza cronica di acqua, nonostante le piogge nel weekend, confermata dai coltivatori diretti. “Serve un tavolo di lavoro con chi si occupa di energia idroelettrica. Spesso vantano una priorità non prevista dalle norme“, scandisce Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti Piemonte. In queste ore, l’associazione ha chiesto alla Regione Piemonte nuovi bacini. “I danni sull’agricoltura nella Regione sono stati superiori al miliardo di euro nello scorso anno“. Al momento, c’è il fondo di solidarietà nazionale con risorse per circa duecento milioni di euro per tutta l’Italia. “Si tratta di una cifra simbolica“, ammette Moncalvo.

L’approccio di Salvini al problema non piace al co-fondatore di Europa Verde Angelo Bonelli, secondo il quale il ministro delle Infrastrutture “non sa di cosa parla“: “Abbiamo un irresponsabile alla guida del comitato, parliamo di un Ministro che pensa che il problema della Siccità sia dovuto dall’assenza di dighe. Salvini non sa nemmeno a cosa servono le dighe, ovvero a regolare il deflusso di un corso d’acqua naturale, a proteggere un tratto di costa o un porto, oppure a formare un bacino o un serbatoio al servizio di una centrale idroelettrica. Il ministro forse voleva parlare di invasi per trattenere l’acqua piovana ma pensa che costruendo più invasi scomparirà la Siccità. Drammaticamente ridicolo“, tuona. Questi eventi climatici estremi, che si abbattono sul Paese sempre più spesso, ricorda, “hanno un nome, nome che il Ministro Salvini si rifiuta di pronunciare: cambiamento climatico“. L’esponente di Avs tira ancora in ballo il Ponte sullo Stretto di Messina, bandiera del vicepremier: “Salvini dovrebbe riflettere sul fatto che, invece di destinare 15 miliardi ad un’opera inutile e dannosa è doveroso e urgente investire quelle risorse, così ingenti, per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture, approvare una legge per lo stop al consumo di suolo per consentire ai terreni di assorbire più acqua e restituirla alle falde, trasformare l’Italia in un hub delle rinnovabili e non del gas“.

caldo record

Bel tempo e caldo fino a sabato poi un ciclone rovinerà 1° Maggio

Il caldo ci prova, la siccità del Nord-Ovest continua. In questi ultimi giorni le piogge sono state frequenti e anche intense, ma ancora una volta hanno evitato il secco Nord-Ovest: per quelle regioni assetate, all’orizzonte c’è però un’interessante novità. Nel frattempo, il caldo ci prova e porterà tra oggi e sabato temperature oltre i 30°C in Italia. Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, conferma il primo tentativo dell’Anticiclone Africano di portare connotati estivi in Italia. Ci riuscirà solo in parte, mentre scatenerà la canicola infernale in Andalusia con temperature di 12°C oltre la media del periodo. Nella regione di Siviglia sono attesi picchi di 38°C all’ombra, ad Aprile, oltre ogni record registrato prima per questo mese. In Italia arriverà invece solo il bordo orientale di questa fiammata calda: sono attesi picchi di 30°C sulle Isole Maggiori, in particolare punte di 32°C all’ombra in Sardegna tra domani e dopodomani.

Nelle prossime ore e nei prossimi giorni, dunque, il tempo sarà bello e soleggiato ovunque salvo prime avvisaglie di cambiamento nella giornata di sabato al Nord.
Il cambiamento sarà importante, drastico e foriero di un’importante novità per il Nord-Ovest: da domenica 30 aprile arriverà tanta pioggia, per almeno 2 giorni, dal Piemonte alla Lombardia, dalla Valle d’Aosta alla Liguria, acqua fondamentale per i laghi, le falde idriche e la portata dei fiumi. Dobbiamo ricordare infatti che il Lago di Garda, ad esempio, ha raggiunto il livello più basso dal 1953, mentre la stagione invernale ha lasciato un deficit di neve sulle Alpi del 64%. Numeri allarmanti che continuano a sorprenderci da due anni, in negativo purtroppo: per questo, l’abbondante pioggia attesa tra domenica e lunedì 1 maggio sarà benvenuta al Nord-Ovest. Domenica 30 aprile una perturbazione atlantica raggiungerà l’Italia, causando l’approfondimento di un vortice sul Mar Ligure: le correnti umide meridionali porteranno piogge al Nord-Ovest, poi anche lungo tutto il versante tirrenico, Sardegna compresa; andrà meglio, in una prima fase, sul settore orientale italiano. Nella giornata del Primo Maggio questo vortice diffonderà precipitazioni localmente intense anche verso il resto del Centro-Nord, e poi via via anche verso il Sud.

Al momento, la tendenza meteo vede questo vortice in azione almeno fino a mercoledì 3 maggio, posticipando l’inizio di un’eventuale precoce fase calda estiva (come invece avvenne l’anno scorso con il caldo estremo che iniziò ai primi di maggio): più pioggia e meno caldo è un’equazione che ci piace, anche se purtroppo disturberà un altro periodo festivo lungo; sembra proprio in atto la ‘Maledizione dei Ponti’ dopo che il 25 aprile è stato funestato da piogge e grandinate violente.

Clima, 2022 l’anno più secco della storia in Europa: +2,2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali

Il 2022 è stato l’anno più secco in Europa da quando ci sono rilevazioni scientifiche sul clima, cioè la seconda metà del 1800: al primo posto per estensione delle aree colpite dalla siccità, al secondo per riduzione della portata dei fiumi. E’ quanto rivela il rapporto annuale di Copernicus, il servizio Ue di osservazione della Terra, ‘European State of the climate 2022‘. Inoltre, tra il 2018 e il 2022, le temperature medie in Europa sono state superiori di 2,2 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali 1850-1900. A livello globale, gli ultimi otto anni sono stati i più caldi mai registrati. Nel 2022, le concentrazioni medie annuali globali di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) hanno raggiunto i livelli più alti mai misurati dal satellite. L’Europa ha vissuto la sua estate più calda mai registrata, aggravata da numerosi eventi estremi tra cui intense ondate di caldo, condizioni di siccità e vasti incendi: nel dettaglio,  il 2022 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, con 0,9°C al di sopra della media recente (utilizzando il periodo di riferimento 1991-2020). La scorsa estate è stata la più calda mai registrata in Europa, con 1,4°C al di sopra della media recente.

Il rapporto indica che nel 2022 il 63% dei fiumi europei è stato sotto la media degli anni compresi tra il 1991 e il 2020 e che l’anno scorso è stato il sesto consecutivo di portate sotto la media per i corsi d’acqua del continente. La mancanza di neve invernale e le elevate temperature estive hanno inoltre determinato una perdita record di ghiaccio dai ghiacciai delle Alpi, pari a una perdita di oltre 5 km3 di ghiaccio. Durante l’inverno 2021-2022, gran parte dell’Europa ha registrato infatti meno giorni di neve rispetto alla media, con molte aree fino a 30 giorni in meno. In primavera, le precipitazioni sono state inferiori alla media in gran parte del continente, con maggio che ha visto le precipitazioni più basse mai registrate per il mese. . Secondo Copernicus, il sud dell’Europa ha avuto il numero più alto mai registrato di giorni con “stress termico molto forte” e il trend in tutta Europa è in crescita.

Le emissioni totali di carbonio stimate dagli incendi boschivi nei paesi dell’UE per l’estate 2022 sono state le più alte dal 2007. Anche Francia, Spagna, Germania e Slovenia hanno registrato le emissioni di incendi boschivi estivi più elevate degli ultimi 20 anni, con l’Europa sudoccidentale che ha visto alcuni dei più grandi incendi mai registrati nel continente.

Durante il 2022, anche la Groenlandia ha sperimentato condizioni climatiche estreme, tra cui caldo eccezionale e precipitazioni a settembre, periodo dell’anno in cui la neve è più tipica. Le temperature medie del mese sono state fino a 8°C superiori alla media (le più alte mai registrate) e l’isola è stata colpita da tre diverse ondate di caldo. Questa combinazione ha causato uno scioglimento record della calotta glaciale, con almeno il 23% della calotta glaciale colpita al culmine della prima ondata di caldo.

Unico aspetto positivo, nel 2022, è stata la quantità di radiazione solare ricevuta dal continente: la più elevata in 40 anni, con un trend in crescita nello stesso periodo. La velocità del vento sul territorio europeo l’anno scorso è stata in linea con la media degli ultimi trent’anni. Ma questo vuol dire che è stata sotto la media nell’Europa occidentale, centrale e nordorientale, cioè la maggior parte del territorio, e sopra la media soltanto in quella orientale e sudorientale.

Riso, deficit riso globale più alto da 20 anni. Risicoltore Melotti: “Prezzi pazzi, pesa siccità”

I cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto sul riso. Dalla Cina agli Stati Uniti, fino all’Unione Europea la produzione sta diminuendo e sta facendo aumentare i prezzi per oltre 3,5 miliardi di persone in tutto il mondo, in particolare nell’Asia-Pacifico, che consuma il 90% del riso mondiale. Il mercato globale del cereale – secondo Fitch Solutions, in base a quanto riporta Cnbc – è destinato a registrare il suo più grande deficit in due decenni, che sarebbe di 8,7 milioni di tonnellate, secondo le previsioni del report. Ciò segnerebbe il più grande disavanzo globale di riso dal 2003/2004, quando i mercati globali avevano generato un ammanco di 18,6 milioni di tonnellate.

C’è scarsità di riso a causa della guerra in Ucraina, ma soprattutto per il maltempo nei grandi Paesi produttori come Cina e Pakistan. Nella seconda metà dello scorso anno, aree di terreno agricolo nella Cina, il più grande produttore mondiale di riso, sono state afflitte da forti piogge monsoniche estive e inondazioni, riferisce Cnbc. Le precipitazioni accumulate nelle province del Guangxi e del Guangdong, i principali centri cinesi di produzione di riso, sono state le seconde più alte in almeno 20 anni, secondo la società di analisi agricola Gro Intelligence. Allo stesso modo, il Pakistan, che rappresenta il 7,6% del commercio mondiale di riso, ha visto la produzione annuale crollare del 31% su base annua a causa delle gravi inondazioni dello scorso anno, ha affermato il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), etichettando l’impatto come “ancora peggiore di quanto inizialmente previsto“.

Inevitabile un rincaro. Si prevede che i prezzi del riso rimarranno sui massimi attuali fino al 2024, secondo l’analisi di Fitch Solutions Country Risk & Industry Research di inizio aprile. La quotazione è stata in media di 17,30 dollari per cwt (hundredweight, 1 cwt è pari a 0,05 tonnellate) da inizio anno e scenderà solo a 14,50 dollari per cwt nel 2024, secondo il rapporto. A parte il balzo improvviso, subito rientrato, di inizio giugno 2020, il prezzo è sui massimi decennali.

Che i ricavi siano aumentati lo testimonia a GEA anche Gianmaria Melotti, risicoltore e ristoratore che si trova attualmente a New York per festeggiare i primi dieci anni della sua risotteria a Manhattan: “L’Italia è la prima produttrice di riso in Europa e negli ultimi 12-24 mesi il prezzi delle quotazioni delle nostre qualità, in scia al resto dei cereali, sono molto cresciuti. Faccio un esempio: se il Vialone nano veronese veniva pagato 55 euro al quintale, ora l’industria paga all’agricoltore 130-140 euro al quintale… Certo è che se economicamente la situazione è florida, non è proprio così dal punto di vista ambientale. La produzione è calata lo scorso anno e anche quest’anno, per problemi idrici, la tendenza sembra essere confermata”. Nel 2022, spiega Melotti, “abbiamo perso 25mila ettari di produzione per la siccità e la stagione 2023 potrebbe essere ancora peggiore. Proprio la forte incertezza sulla disponibilità d’acqua sta spingendo alcuni produttori di riso a convertirsi a soia o a mais”. Il consumo di riso tuttavia non manca. Infatti, conclude il risicoltore veronese, “col calo della produzione italiana ci sono meno scorte nei magazzini e così l’industria fa anche arrivare navi a Rotterdam. La maggior domanda globale tuttavia non fa abbassare i prezzi”.

Po

Siccità, allerta dell’Anbi: In Piemonte ampie zone a rischio desertificazione

“Sembra senza fine la crisi idrica del Piemonte, la cui condizione è destinata ad aggravarsi per la mancata sommersione di oltre 8.000 ettari di risaie, che svolgevano una straordinaria funzione ambientale, contribuendo a rimpinguare le falde e ad irrorare i territori”. Lo afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi). “E’ incredibile e preoccupante – aggiunge – che ampie zone della regione siano toccate da una siccità definita estrema, cioè l’anticamera della desertificazione“.

DEFICIT DI NEVE. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, il Piemonte, dove da inizio anno è piovuto e nevicato la metà del consueto, è sempre più stretto nella morsa della siccità con un deficit pluviometrico mensile, che si attesta al 40%, ma che a livello di bacini fluviali arriva a toccare l’81% sull’Orba, il 74% sulla Bormida il 67% sul Cervo, il 62% su Scrivia Curone. Per quanto riguarda la neve, nel bacino piemontese il deficit si attesta al 48%, ma solo perché nel macrobacino della Dora Baltea, in continuità con quanto rilevato nella vicina Valle d’Aosta, la situazione risulta essere nella media (per la pioggia c’è addirittura un surplus); negli altri bacini fluviali, invece, si registrano deficit di manto nevoso fino al 100% sul Cervo, 99% sul Tanaro, 85% sulla Stura di Demonte, 82% sul Ticino.

TUTTI I FIUMI SOTTO LA MEDIA. Calano le portate di tutti i fiumi: Tanaro ha oltre l’80% in meno di acqua, Toce -75%, Stura di Lanzo -72%, Stura di Demonte -70%. Le risorse idriche disponibili complessive sono inferiori del 45% alla media, ma solo perché a falsare i dati statistici è ancora il macrobacino della Dora Baltea (-7%), senza il quale lo scarto salirebbe addirittura al 73% nel Piemonte meridionale (Piemonte settentrionale -59%, orientale -54%, occidentale -52%). Ovviamente non va meglio per le acque sotterranee, le cui analisi evidenziano ovunque una situazione di criticità diffusa.

PO IN SITUAZIONE DRAMMATICA. Drammatica la situazione del Po, ora evidente lungo tutta l’asta: ovunque la portata decresce vistosamente ed è inferiore ai minimi storici e addirittura al siccitosissimo 2022; giorno dopo giorno i deficit di portata aumentano, tanto che all’ultimo rilevamento a Pontelagoscuro, dove lo scarto è del 72% sulla media storica, si è già scesi a 433,28 metri cubi al secondo, sfondando la soglia di mc/s 450, sotto cui il fiume non è in grado di opporre resistenza alla risalita del cuneo salino.

Cirio

Siccità in Piemonte critica. Cirio: “Sì, è emergenza. Ma transizione sia un percorso”

Il Piemonte crede fermamente nella transizione ecologica, di cui la sfida dell’elettrico rappresenta una grande ambizione, ma va gestita con un percorso adatto per evitare di perdere posti di lavoro e occupazione. Per cui, bene lo stop alle auto a motori termici, bene alle cosiddette case green, ma l’Europa deve aiutare economicamente imprese e famiglie italiane in questo passaggio. Soprattutto in un momento di crisi climatica con il rischio di un nuova estate di secca. Il presidente piemontese Alberto Cirio spiega a GEA la sua linea, improntata su un forte senso di appartenenza al territorio ma con uno sguardo mai perso all’Europa. Tanto che, ammette, “sarei onorato di continuare a guidare questa regione se i cittadini piemontesi vorranno” nelle elezioni del 2024, “così come sarei onorato di rappresentarla per la prima volta a Bruxelles in un ruolo importante”. “Io sono qua per fare gli interessi del mio territorio, che è il Piemonte che amo”, precisa. Ma, “avere rappresentanti a Bruxelles in ruoli apicali non è facile, non è scontato e se i pianeti si allineano è un’opportunità da cogliere proprio nell’interesse del Piemonte”. Questo perché, “i problemi che ci sono sono la prova che noi dobbiamo contare di più e quindi dare più attenzioni all’Europa”.

Seppur europeista convinta, Cirio ritiene giuste le battaglie del governo Meloni contro le direttive di Bruxelles sulle auto elettriche e sull’efficientamento energetico delle case. “Noi abbiamo responsabilità di essere competitivi per il futuro”, spiega. “Torino è una città che merita investimenti non per il passato, noi che qui abbiamo inventato l’auto dobbiamo essere i primi a volere l’auto elettrica che non inquini, che rispetti l’ambienti, e questo è l’obiettivo a cui tender e su cui lavorare ma va fatto con quella che Draghi ha chiamato transizione ecologica. Il primo è stato Draghi, che l”ha chiamata transizione proprio perché il termine indica un percorso”. Bene quindi tendere verso un’auto che non inquina ma è necessario “usare il buonsenso”. Stesso discorso per le case green: studi dell’Arpa mostrano che il pericolo più grave dal riscaldamento globale “è il riscaldamento degli edifici. Ma la transizione ecologica va fatta naturalmente aiutando le famiglie a farlo, perché ora faticano a pagare una bolletta”. Per cui, l’Europa se vuole che andiamo verso la casa green “e noi ci vogliamo andare” metta anche le risorse “perché le famiglie possano senza indebitarsi riuscire a farlo”.

D’altra parte la crisi ambientale è un dato di fatto: l’allarme degli scienziati è altissimo e non va sottovalutato, ammette Cirio. “L’ambiente è la nostra casa e l’aria che respiriamo e come stiamo attenti al cibo bisogna stare attenti all’ambiente. Non ci sono deroghe non ci sono sconti per la qualità dell’aria, per la tutela della salute delle persone”. Tra tutte le emergenze dettate dal riscaldamento globale quella dell’acqua lo è più di ogni altra cosa, ricorda il governatore, “perché è legata a colture che per loro definizione sono tempo-dipendenti. In agricoltura se non si interviene adesso garantendo il necessario apporto d’acqua alle risaie si compromette tutto il raccolto che faresti nei mesi successivi”. Quindi non si può aspettare, anche perché in Piemonte si fa il 70% di riso italiano. L’emergenza siccità in agricoltura è dunque forte, “mentre nei comuni piemontesi la situazione è critica”. Sono una decina i comuni che hanno necessità di riempimento notturno, per cui per questa estate la Regione prevede di mobilitare la protezione civile “per garantire che in quei paesi, che sono i paesi di montagna, gli usi civili vengano salvaguardati”.

Nella battaglia ambientale, che Cirio sposa in primo piano, non c’è però spazio per la violenza. “Non c’è rivendicazione di valori, di idee, di principi che giustifichi la violazione dei diritti degli altri”, commenta in riferimento all’azione di Ultima generazione a Firenze dove attivisti hanno imbrattato la facciata di Palazzo Vecchio salvo poi essere fermati dal sindaco Dario Nardella. “Per me è pari pari il palazzo di Nardella come la casa del privato. Se io vedessi chiunque che distrugge il bene di un altro proverei a intervenire. Ho apprezzato che Nardella lo abbia fatto. Ha fatto bene, è stato anche colorito nel suo eloquio, ma io forse avrei detto di peggio”. E se per il primo cittadino fiorentino ci sono parole di apprezzamento, lo stesso non si può dire per quello di Milano, Beppe Sala, che da mesi si oppone alla possibilità che Torino entri dalla finestra nel dossier olimpico per il 2026. Oggetto del contendere le gare di pattinaggio di velocità che potrebbero essere ospitata all’Oval dopo il forfait del Trentino. “Mi è piaciuta la frase del ministro Salvini: “Far pagare ai cittadini le scelte sbagliate di qualche governo del passato non è spirito olimpico”. Lo spirito olimpico è inclusione. E per quello che a chi giustamente, anche nella propria attività politica, fa dell’inclusione un suo valore, mi fa sorridere che pensi che non possa essere inclusivo il Piemonte in una città come Torino che è stata la prima capitale d’Italia”. Ma, precisa, noi “non siamo per le polemiche. Noi ringraziamo già, perché il nostro dossier è stato accolto e cercheremo nei numeri e nei fatti di dimostrare” che Torino “è la scelta migliore per gli italiani” nonostante la scelta sbagliata dell’amministrazione Appendino. “È stato un errore, credo uno dei peggiori errori che storicamente questo territorio abbia compiuto in passato è stato quello di rinunciare a Olimpiadi”. Detto questo, il Piemonte, precisa Cirio, “tifa Italia non tifiamo né Milano né Torino né Cortina, noi tifiamo Italia e le Olimpiadi che sono una grande opportunità”.

Botta e risposta Meloni-Bonelli. La premier: “Non sono Mosè, non ho prosciugato io l’Adige”

Mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si prepara per il Consiglio Europeo del 23 e 24 marzo, il dibattito alla Camera diventa il teatro di un botta e risposta sul tema siccità. Protagonisti, appunto, la premier e il deputato di Avs Angelo Bonelli.

Il portavoce di Europa Verde, durante il suo intervento, attacca Meloni. Portando con sé un oggetto particolare. “Signora presidente, le faccio vedere una cosa. Questi sono dei sassi. Sa dove li ho presi? Andando a piedi nel bel mezzo del fiume Adige. Quando andrò a casa li rimetterò dove li ho presi. Oggi la questione della siccità è drammatica nel nostro Paese, c’è poco da ridere”, dice il deputato rivolgendosi a Meloni e accusandola di poca serietà.

La presidente aspetta il momento della replica per ritornare sulla questione. E lo fa senza mancare di una vena ironica. “Ho trovato molto interessanti i suoi sassi dell’Adige. Però, insomma, presumo lei non voglia dire che in cinque mesi ho prosciugato l’Adige. Neanche Mosè, ok? Forse deve fare i conti con il fatto che questi problemi, come l’Adige che si prosciuga, sono figli di tutto quello che finora non è stato fatto o che è stato fatto di sbagliato. Perché io non sono Mosè, Bonelli. La ringrazio per attribuirmi poteri che non ho, ma non ce li ho. E quindi non ho prosciugato l’Adige io”.

Bonelli, però, non ci sta. E affida a una nota la sua risposta. “La presidente Meloni nel suo intervento se la canta e se la suona: chiaramente non ho mai affermato che lei ‘ha prosciugato il fiume Adige’. Ho detto – per contro – in Aula a Montecitorio che le politiche energetiche e ambientali del suo governo sono quelle che contribuiscono ad accelerare il cambiamento climatico. Lo dicono gli scienziati dell’Ipcc, che lei evidentemente non ascolta“.