Generali premia 10 pmi ‘Eroi della sostenibilità’: c’è anche l’italiana Fedabo

Generali resta impegnata nella sostenibilità. Lo hanno scandito in modo netto il Ceo, Philippe Donnet, e il presidente, Andrea Sironi, nei loro interventi di apertura e chiusura della conferenza e della cerimonia di consegna del premio Sme EnterPrize di Generali, ieri, a Bruxelles. Un riconoscimento che va ai 10  ‘Sustainability Heroes’, ovvero Pmi, selezionate tra oltre 8.900 in tutta Europa, che più si distinguono per il loro business model sostenibile. Imprese che Generali porta e premia a Bruxelles, davanti a politici Ue, per ribadire l’importanza di un tessuto fondamentale per l’economia europea, dato che, come hanno ricordato il vice presidente esecutivo della Commissione europea, Raffaele Fitto, e il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, le Pmi “sono il cuore pulsante dell’economia europea” perché “sono responsabili di una grande parte dell’occupazione” e “sono anche protagoniste dell’innovazione e della crescita sostenibile” e “rappresentano circa il 99% di tutte le aziende” nell’Ue.

Tra le premiate a Bruxelles, c’è l’italiana Fedabo, una società di consulenza che si occupa di migliorare le prestazioni energetiche, economiche e ambientali di aziende private e pubbliche. Le altre sono O.K. Energie Haus (Austria), che eccelle nella progettazione, produzione e assemblaggio di edifici in legno, come case, scuole e centri medici, con metodi efficienti dal punto di vista energetico; Hrvatski Kišobran (Croazia), un’azienda produttrice di ombrelli con un forte impegno per l’inclusione e la responsabilità sociale che integra attivamente le persone con disabilità nella propria forza lavoro; CréaWatt (Francia), un produttore di pannelli solari che possono essere adattati a vari tetti senza bisogno di rinforzi strutturali. Oltre a organizzare iniziative di formazione e sensibilizzazione sulle energie rinnovabili, sostiene anche il reinserimento professionale e l’occupazione dei detenuti; vomFASS (Germania), un negozio online e fisico basato sul concetto di “refill” che permette ai clienti di acquistare aceti, oli, liquori e vini scegliendo la quantità e il contenitore per i loro acquisti, impegnandosi al contempo in processi di produzione a zero emissioni di CO2 e a preservare la biodiversità; EcoXperience (Portogallo), che ha sviluppato soluzioni innovative per la pulizia trasformando l’olio da cucina usato in detergenti ecologici; Ameba Production (Repubblica Ceca), che organizza un festival annuale con iniziative di sensibilizzazione per educare i visitatori all’importanza della sostenibilità ambientale e sociale; Pribinovina-Korenika (Slovenia), un’azienda agricola che unisce produzione biologica, sviluppo rurale e inclusione sociale, offrendo opportunità di lavoro a persone con disabilità e ad altri gruppi sociali vulnerabili attraverso forme di lavoro protetto; Adopta un Abuelo (Spagna), un’impresa sociale che offre servizi B2B per il settore dell’assistenza e delle residenze per anziani, tra cui attività per insegnare a usare la tecnologia e promuovere la socializzazione, aiutando a prevenire l’esclusione degli anziani; Compocity (Ungheria), un pioniere dell’economia circolare urbana che ha sviluppato CompoBot, un robot per il compostaggio al chiuso a livello comunitario, per trasformare i rifiuti in materiale che rigenera il suolo.

Lo slancio complessivo intorno alla sostenibilità non è il più favorevole e il ritiro degli Stati Uniti dalle principali iniziative internazionali sul clima, incluso l’accordo di Parigi, ha chiaramente un peso significativo”, ha affermato in apertura Donnet. “Tuttavia, le nostre convinzioni non cambiano e rimaniamo certi che le considerazioni ambientali, sociali e di governance integrate nelle attività possano essere davvero utili per le Pmi non solo per identificare e mitigare un ampio numero di rischi, ma anche per avere accesso a migliori condizioni assicurative e creditizie per migliorare la loro reputazione e il loro rapporto con tutti gli stakeholder”, ha spiegato.

Un concetto ribadito Marco Sesana, Group General Manager di Generali – “come Generali rimaniamo fortemente impegnati a sostenere una transizione giusta e sostenibile e a fare la nostra parte per renderla realtà con un sostegno mirato attraverso supporto finanziario, investimenti, consulenza e soluzioni assicurative personalizzate” – e dal presidente Sironi: “Generali resta impegnata nella sostenibilità. Questo è molto importante. Semplicemente crediamo che l’evidenza scientifica sia molto chiara e quindi dobbiamo continuare la nostra battaglia per la sostenibilità. Pensiamo sia chiaro che se non lo facciamo, il futuro per le persone e le Pmi in Europa sarà molto differente da quanto abbiamo vissuto”.

Raptus&Rose registra Made in Planet, il suo incontro di culture

Velluti devoré, broccati di Varanasi, crêpe di seta giapponesi, ikat uzbeki riprendono vita in forme nuove, più moderne, più occidentali e con tante storie da raccontare. Così nasce il Made in Planet ® di Raptus and Rose. Una commistione di tecniche autentiche da non dimenticare, con una catena del valore controllata, lavoratori che sono artigiani (e non operai) da tutto il mondo. E nessuno spreco. Neanche un lembo di tessuto si perde con gli abiti di questa realtà, nata nel 2011 dall’estro, la passione e l’esperienza della designer Silvia Bisconti, scomparsa un anno fa, nel marzo del 2024.

“Cos’è che contraddistingue davvero il Made in Italy?”, si chiede Giorgio Tollot, prototipista e progettista di Raptus&Rose. Lo incontriamo nell’allestimento temporaneo romano della maison bellunese. Esaltare le competenze regionali è la missione principale del Made in Planet ®. “In Italia abbiamo delle specificità produttive molto importanti – osserva Tollot parlando a GEA-, ma anche l’Utzbekistan ha una produzione incredibile di Ikat, così come gli indiani producono dei cotoni di grande pregio. La qualità del block print è meravigliosa”. “Poesia”: la descrive così quella tecnica di stampa su tessuto con blocchi di legno intagliati, imbevuti nel colore e utilizzati con precisione chirurgica.

Raptus and Rose si impegna a trovare, direttamente sul posto in cui nascono, singole realtà che non sfruttino la manodopera. “Ogni parte del mondo ha la sua tecnica particolare, la sua specificità, e il nostro Made in Planet ® le vuole preservare”, scandisce il prototipista. Del materiale acquistato e rimodellato non avanza nulla. Intorno a noi, ‘volteggiano’ appesi alle assi del soffitto dell’ex magazzino delle cererie di Trastevere alcuni cappottini in seta leggeri e luminosi. Sono ispirati a Jane Austen, la scrittrice inglese dà il nome al capo che nasce da un sari indiano. “Studiamo il cartamodello sul tessuto, che è lungo 5 metri, alto 1 metro e 10 – spiega il progettista -. La parte iniziale, che è molto ricamata, la usiamo per il corpino e le maniche, quella alta del bordo la usiamo per il collo, la parte bassa la usiamo, tutta arricciata, per la gonna e di quel sari non sprecheremo nulla”.

L’idea è quella di ibridare le culture, i materiali e le forme per rendere il Made in Planet ® indossabile e “tangibile”. Così, un design occidentale coesiste con un tessuto orientale e crea un nuovo oggetto che ne preserva l’eccellenza. Lo ‘European Kimono‘ nasce dagli haori e dai kimoni originali giapponesi, re-stilizzati: “Smontiamo completamente il capo e pratichiamo un restauro conservativo, come gli architetti”, racconta. Così si rende un kimono più indossabile: le maniche diventano meno ingombranti, spuntano le tasche e le pence. Gli avanzi vengono poi abbinati ad altri tessuti per creare delle storie nuove. Come l”Uzbekistan Coat‘, che usa un tessuto uzbeko, unito a un devoré per il corpetto e a una striscia di kimono per il cinturino. I fornitori sono tutti conosciuti al team di Raptus and Rose: “Noi gli parliamo fisicamente e vediamo come stanno, se hanno un posto di lavoro, una vita dignitosa e per noi il rapporto umano diventa un plus”. Questo è il ‘Made in Planet’: mantenere vive, senza sfruttarle, le eccellenze del mondo.

Re Carlo in Italia ad aprile: focus su difesa, energia e sostenibilità

Difesa, transizione green, energia, ma anche rapporti ecclesiastici e sostenibilità. Re Carlo e la Regina Camilla saranno in Italia dal 7 al 10 aprile per un viaggio istituzionale che punta, spiega Buckingham Palace, a “celebrare il caloroso rapporto bilaterale del Regno Unito” con il nostro Paese.

Tanti gli appuntamenti in programma, a partire dalla visita alla Santa Sede, definita “storica” nell’anno del Giubileo Papale, che “segnerà un significativo passo avanti nelle relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa d’Inghilterra” e che prevede una funzione speciale nella Cappella Sistina, “unendo le mani in una celebrazione dell’ecumenismo e del lavoro che il Re e il Papa hanno svolto per molti anni sul clima e la natura”. Difficile, oggi, fare previsioni in questo senso, dal momento che Papa Francesco è ancora ricoverato al Gemelli.

La visita in Italia, spiega ancora la famiglia reale, “metterà in evidenza la profondità e l’ampiezza delle relazioni bilaterali” su tanti temi, come quello della difesa, “anche nell’attuale contesto internazionale”, ma anche “il nostro lavoro congiunto sulla transizione verso l’energia pulita” e i legami tra “i nostri popoli e le nostre comunità”.

Il programma prevede per l’8 aprile, la visita della Santa Sede e un’udienza privata con Papa Francesco. Il Re e la Regina parteciperanno anche a una funzione nella Cappella Sistina, incentrata sul tema della “cura del creato”, che “riflette il lungo impegno del pontefice e di Sua Maestà nei confronti della natura”. Per la prima volta nella storia, il Re, Governatore Supremo della Chiesa d’Inghilterra, visiterà anche la Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, con la quale i re inglesi avevano un legame particolare fino alla Riforma. Carlo, poi, parteciperà a un ricevimento con i seminaristi provenienti da tutto il Commonwealth e dalla comunità britannica in Vaticano. Nel frattempo, la Regina Camilla incontrerà le suore cattoliche dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali, che lavorano in tutto il mondo per promuovere l’emancipazione femminile, attraverso programmi di istruzione per le ragazze, un migliore accesso all’assistenza sanitaria, l’azione per il clima e la prevenzione della violenza sessuale e della tratta di esseri umani.

“Il solido rapporto bilaterale tra Regno Unito e Italia”, spiega Buckingham Palace, sarà celebrato con una serie di impegni cerimoniali durante la visita di Stato. A Roma, il 9 aprile, la coppia reale incontrerà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni, prima di deporre una corona di fiori sulla Tomba del Milite Ignoto. Il Re sarà il primo monarca britannico a rivolgersi a una sessione congiunta del Parlamento italiano.

Spazio anche al tema della difesa. In quanto alleati della Nato, il Regno Unito e l’Italia condividono interessi comuni in materia, collaborando a iniziative come il Global Combat Air Programme. Questa relazione sarà sottolineata durante la visita da un passaggio aereo congiunto sopra Roma delle Frecce Tricolore e della pattuglia acrobatica della Royal Air Force, le Red Arrows.

La coppia reale si sposterà poi a Ravenna, per partecipare a un ricevimento nel municipio, in occasione dell’80° anniversario della liberazione della provincia dall’occupazione nazista da parte delle forze alleate, avvenuta il 10 aprile 1945. Qui il Re incontrerà anche gli agricoltori locali, le cui terre e colture sono state gravemente colpite dalle devastanti inondazioni e, insieme a Camilla, visiterà la tomba di Dante e il museo di Byron.

La visita ufficiale sarà anche l’occasione per affrontare il tema della sostenibilità, a cui Re Carlo è particolarmente legato. A Roma, il segretario di Stato presiederà una tavola rotonda sulle catene di approvvigionamento di energia pulita, a cui parteciperanno rappresentanti di importanti aziende, e il Re si unirà a loro per ascoltare una relazione sui risultati. Spazio anche alla cultura: il Re incontrerà gli studenti che hanno partecipato a un concorso per celebrare l’80° anniversario del British Council, descrivendo o immaginando una giornata nella vita dei loro personaggi letterari preferiti.

Gucci apre Milano Fashion Week. Proteste contro uso pelli rettile

Gucci apre la Milano Fashion Week senza il direttore creativo, dopo l’addio di Sabato De Sarno all’inizio di febbraio. Dalla Casa non una parola sulla nomina del successore, non sembra esserci fretta. Per ora, le collezioni che sfilano in passerella sono disegnate dal team creativo interno. Verde Gucci la passerella, forma di G intrecciata per il 50esimo anniversario, tributo al fondatore Guccio Gucci. Verdi gli abiti che indossano i modelli a fine défilé. “Continuum“, spiega la maison, per evidenziare come la collezione Autunno-Inverno 2025 si sviluppi con una sinergia di passato, presente e futuro. La sfilata è accompagnata da un’orchestra dal vivo, con una colonna sonora originale del compositore e direttore d’orchestra Justin Hurwitz.

La Milano Fashion Week, come sempre, inizia tra le polemiche. In Piazza Mercanti un’attivista di Peta (people for the ethical treatment of animals) si traveste da enorme ‘pitone’, per esortare lakermesse a vietare l’uso delle pelli di rettile. L’abito è lungo oltre tre metri, il tavolo su cui siede è “insanguinato” e un cartonato a forma dell’iconica Kelly di Hermes recita ‘Le pelli esotiche uccidono’. “Chiediamo alla settimana della moda di Milano di restare al passo con le tendenze, tenendo questa crudeltà estrema lontana dalle passerelle, come ha fatto il British Fashion Council alla settimana della moda di Londra, e sollecitando le persone compassionevoli di tutto il mondo ad abbracciare l’utilizzo di materiali vegani di lusso che lascino gli animali in pace“, scrive Mimi Bekhechi, vicepresidente di Peta per l’Europa. L’associazione elenca le case di moda di fascia alta, tra cui Altuzarra, Burberry, Chanel, Diane von Furstenberg, Jean Paul Gaultier, Paco Rabanne, Victoria Beckham e Vivienne Westwood, che hanno già vietato l’uso di pelle di rettili e di altri animali selvatici nelle loro collezioni. “Molti altri stanno offrendo opzioni di pelle vegana realizzata con ananas, funghi, mele, cactus e altri materiali innovativi“, ricorda Peta.

La Milano Fashion Week si dice intanto sempre più sostenibile. In risposta all’impegno crescente dei consumatori verso scelte più etiche, i brand cercano ridurre l’impatto ecologico. Energia verde, migliore gestione dei rifiuti tessili e materiali eco-compatibili sono solo alcuni dei progressi che il comparto sta compiendo. La sostenibilità è “uno dei pillar” della nostra strategia che, fin dal 2010, si è impegnata nel porla come valore fondante del sistema moda italiano, viene spiegato sul sito della Camera Nazionale della Moda Italiana. La sfida è ripensare il futuro del pianeta e della moda attraverso un percorso che conduca al raggiungimento degli standard di sostenibilità, tenendo conto dei fattori produttivi, ambientali e sociali. Per l’Italia, primo produttore di moda del lusso al mondo, la sostenibilità è una leva competitiva che permette di consolidare la sua leadership.

In Europa 7 ospedali su 10 sono obsoleti: dal Politecnico di Milano linee guida per strutture sostenibili

Se il sistema sanitario fosse uno Stato, sarebbe il quinto maggior inquinante al mondo. E in Europa 7 ospedali su 10 sono più obsloleti di quanto dovrebbero, con costi di gestione energetica sempre più alti. Ma allora come dovrà essere l’ospedale del futuro? La piattaforma di ricerca JRP Healthcare Infrastructures del Politecnico di Milano ha presentato le linee guida del progetto Next Generation Hospital: uno strumento per progettare strutture sanitarie capaci di rispondere alle esigenze di una sanità moderna e sostenibile, con indicatori di performance per misurare la capacità di generazione energetica da fonti rinnovabili, l’efficienza dei sistemi di gestione delle risorse idriche, la riduzione dei rifiuti ospedalieri per posto letto, la gestione del rischio infettivo e l’inclusività e l’accessibilità degli spazi per utenti e personale sanitario.

Un progetto durato tre anni. E già messo a terra. Sono cinque, infatti, gli ospedali che per primi applicheranno le nuove linee guida: l’ospedale Niguarda di Milano, l’ospedale Pediatrico Santobono di Napoli, il Nuovo ospedale della Malpensa, l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria in Valpolicella e il Nuovo ospedale Civile di Brescia.

Per il coordinatore scientifico Stefano Capolongo, del Politecnico di Milano, le differenze nei requisiti strutturali all’interno dell’Europa erano ormai “non più accettabili”: il 60% degli ospedali in Europa ha più di 50 anni, e il 50% non è adeguato ai nuovi modelli organizzativi.  “Il modello JRP Next Generation Hospital”, ha detto, “è da oggi esportabile e replicabile in tutte le aree geografiche su scala nazionale ed internazionale. Il ministero della Salute e l’Organizzazione mondiale della Sanità trovano finalmente una risposta alle esigenze di ridurre la ‘macchia di leopardo’ nell’offerta infrastrutturale per la salute dei cittadini. Il modello lanciato oggi è applicabile e scalabile in tutti i contesti sociali ed economici. È l’occasione storica per generare nuova cultura e offrire tool per l’applicazione su larga scala di un nuovo modello di ospedale”.

Significativo poi – come ha ricordato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso durante la presentazione – che questo momento di passaggio avvenga esattamente cinque anni dopo l’inizio della pandemia in Italia, un evento che ha accelerato il progetto di un ridisegno della rete ospedaliera. “Siamo in un momento di grandissima rivoluzione tecnologica”, ha detto l’assessore, “Oltre alle nuove realtà per la diagnosi sempre più puntuale e rapida e alle nuove terapie per riuscire a combattere le patologie più serie, abbiamo anche delle innovazioni straordinarie nel campo delle infrastrutture sanitarie, in cui il Politecnico di Milano è punto di riferimento. Con questa struttura fondamentale per noi, intendiamo realizzare tutti quelli che sono i grandi progetti di ospedalizzazione e ospedali di comunità per i quali abbiamo investito come regione Lombardia oltre 6 miliardi di euro”.

Per i prossimi tre anni il progetto della piattaforma di ricerca si concentrerà sulla redazione di nuove linee guida metaprogettuali per le diverse macroaree del sistema ospedaliero che includano strategie per la sostenibilità ambientale e l’integrazione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale. Verranno inoltre introdotti tavoli di lavoro su tematiche emergenti nel sistema Salute, tra cui il longevity design e i nuovi modelli di sanità territoriale.

Due diligence e report di sostenibilità: Parigi chiede la sospensione delle direttive Ue

Stop alla direttiva sulla due diligence e a quella relativa alla ‘contabilità verde‘, volta ad armonizzare il modo in cui le aziende pubblicano i report di sostenibilità. La richiesta all’Ue arriva dalla Francia che, attraverso il ministro delegato per l’Europa, Benjamin Haddad, invoca “più semplificazione e meno burocrazia” e si fa portavoce di molte aziende europee “ansiose” di recuperare urgentemente un livello sufficiente di competitività di fronte alla Cina e agli Stati Uniti di Donald Trump. Altri Paesi, tra cui la Germania, chiedono un analogo alleggerimento normativo. La Commissione dovrebbe presentare misure in tal senso alla fine di febbraio, come promesso dalla presidente, Ursula von der Leyen, questa settimana a Davos.

A metà aprile dello scorso anno, il Parlamento europeo ha adottato un testo molto ambizioso che impone la due diligence ai produttori. L’obiettivo è quello di richiedere alle aziende di prevenire, identificare e porre rimedio alle violazioni dei diritti umani e sociali (lavoro minorile, lavoro forzato, sicurezza, ecc.) e ai danni ambientali, come deforestazione e inquinamento. Un “dovere di diligenza” che deve essere applicato a tutta la supply chain, quindi fornitori, subappaltatori e filiali. In base a questa direttiva, le aziende che non la rispettano saranno ritenute responsabili e dovranno risarcire interamente le vittime. In una nota congiunta, l’Associazione francese delle aziende private e il Deutsches Aktieninstitut, il suo equivalente tedesco, hanno chiesto l’“adattamento” e la “semplificazione” di diverse misure verdi di fronte all’“intensificarsi della concorrenza globale”.

Il secondo testo nel mirino di Parigi riguarda la “contabilità verde”, che mira ad armonizzare il modo in cui le aziende pubblicano i loro dati di sostenibilità (ambientale, sociale e di governance) in tutta Europa. È stato adottato durante la precedente legislatura europea sulla scia del Green Deal, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050, ma ha subito un attacco frontale da parte degli ambienti economici europei, ansiosi di recuperare con urgenza una sufficiente competitività di fronte agli Stati Uniti e alla Cina.

Mercoledì, la portavoce del governo francese Sophie Primas si è unita ai numerosi attori economici europei che attaccano la direttiva, denunciata come un peso per la competitività delle imprese. “Credo che l’Unione europea nel suo complesso si sia resa conto di essersi spinta un po’ troppo in là”, ha dichiarato la portavoce del governo francese, descrivendo la direttiva come un ‘inferno’ per le imprese. Il ministro francese per l’Europa, Benjamin Haddad, ha dichiarato che sarà “a Bruxelles questa settimana per far passare questo messaggio”. Lunedì Stéphane Séjourné, vicepresidente della Commissione europea con delega alla strategia industriale, ha dichiarato in un’intervista a France Inter che la direttiva CSRD “abolirà la rendicontazione” e ha confermato l’avvio, il 26 febbraio, di una “massiccia opera di semplificazione” nell’Ue. Tuttavia, le decisioni su questi temi sono ancora in discussione.

La decisione della Francia è stata fortemente criticata a sinistra e dalle Ong. Attaccare queste due direttive “significa distruggere l’unica legislazione europea concepita per stabilire le regole della globalizzazione”, spiega l’eurodeputata Manon Aubry. Co-presidente del gruppo della sinistra radicale, aveva condotto i negoziati sulla due diligence. “Con questa posizione, il governo francese fa un vero passo indietro rispetto alle sue ambizioni climatiche”, attacca Olivier Guérin di Reclaim Finance.

Nuova direttiva Ue: aziende quotate forniranno 1178 dati per rendiconto sostenibilità

Da gennaio è entrata in vigore la Corporate Sustainability Reporting Directive, meglio conosciuta come Csrd, una direttiva europea che obbliga molte aziende a pubblicare una relazione non finanziaria, focalizzandosi su aspetti legati alla sostenibilità, come ambiente, sociale e governance. La Csrd ha sulla carta lo scopo di sostituire la NFRD (Direttiva sull’Informativa Non Finanziaria), che era stata introdotta nel 2014 con la Dichiarazione di Performance ExtraFinanziaria (DPEF). Sebbene la NFRD richiedesse alle aziende di fornire informazioni relative alle loro azioni di sostenibilità, essa è stata giudicata insufficiente dalle autorità europee. La CSRD, al contrario, amplia i requisiti di trasparenza e dettaglio, offrendo un quadro più strutturato che migliora la visibilità per investitori, Ong e consumatori. Con l’introduzione di standard europei di reporting sulla sostenibilità (ESRS), La Csrd punta così – secondo le istituzioni continentali – a garantire che le informazioni siano comparabili, affidabili e utili per chi prende decisioni legate agli investimenti e alle politiche aziendali.

Nel dettaglio la Csrd coinvolgerà una platea molto più ampia rispetto alla Nfrd. Mentre quest’ultima riguardava solo le grandi aziende con più di 500 dipendenti (circa 11.700 aziende in totale), la CSRD si estende a circa 50.000 imprese. In particolare, saranno soggette alla direttiva tutte le aziende con più di 250 dipendenti che soddisfano almeno due di questi criteri: un bilancio di 25 milioni di euro o un fatturato di 50 milioni di euro. Anche le piccole e medie imprese quotate in borsa, nonché le imprese extra-Ue con un fatturato annuale superiore a 150 milioni di euro nel mercato dell’Ue, rientrano nell’ambito di applicazione. Le microimprese, invece, non sono interessate dalla normativa.

La progressiva applicazione della Csrd seguirà un calendario specifico in base alla dimensione e alla natura dell’attività delle aziende. Le società già soggette alla NFRD – in primis banche e assicurazioni – dovranno iniziare a rispettare i nuovi obblighi a partire dal 1° gennaio 2025, mentre le grandi imprese europee ed extraeuropee quotate in mercati regolamentati dovranno adeguarsi dal 1° gennaio 2026. Le pmi europee ed extraeuropee quotate entreranno nel regime della Csrd dal 1° gennaio 2027, mentre le imprese extraeuropee con un fatturato superiore a 150 milioni di euro nel mercato europeo dovranno conformarsi dal 1° gennaio 2028.

Un aspetto fondamentale della Csrd è che il rapporto di sostenibilità deve essere conforme agli ESRS, sviluppati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). Gli standard coprono tre principali aree: ambiente, sociale e governance. Gli esempi di informazioni che le aziende dovranno includere nel loro report spaziano dalle emissioni di Co2 (per l’aspetto ambientale), alla diversità all’interno del consiglio di amministrazione (per l’aspetto di governance), fino alle condizioni di lavoro tra subappaltatori e fornitori, e alle politiche di rispetto dei diritti umani lungo tutta la catena del valore (per l’aspetto sociale). Piccolo particolare: i dati da compilare sono ben 1178.

L’Ue punta sul Natale green: albero in vaso o a nolo, cibo locale e confezioni in tessuto

Un Natale eco-compatibile è possibile. Lo afferma l’Unione europea che, nel suo sito esplicativo del Fit for 55 (Pronti al 55%), evidenzia come le festività siano “un momento di gioia e unione”, ma possano anche avere “un impatto ambientale notevole” e “negativo sul pianeta”: dalle luci ad alta intensità energetica alle pile di carta da regalo. Per questo, Bruxelles avanza delle proposte per “rendere le festività più ecologiche senza perdere nulla della magia”.

Il primo punto è quello delle decorazioni. “Scegli materiali naturali o riutilizzabili: opta per decorazioni realizzate in legno, tessuto o materiali riciclati anziché in plastica. Prendi in considerazione di crearne una tua con elementi naturali come pigne, fette di arancia essiccate e spago”, scrive il sito Fit for 55. In secondo luogo, ripensare al simbolo del Natale: l’albero. “Se ne utilizzi uno artificiale, tienilo per quanti più anni possibile per compensare il suo costo ambientale. In alternativa, un albero vivo in vaso che puoi ripiantare è una fantastica opzione sostenibile”, precisa. Terzo, l’illuminazione. “Utilizza luci natalizie a Led, che consumano fino all’80% di energia in meno rispetto alle tradizionali lampadine a incandescenza. Imposta i timer per assicurarti che siano accese solo nelle ore di punta”.

Tra i tre punti, quello sull’albero è uno dei più cari dato che, nella stessa Bruxelles, sono largamente utilizzati quelli veri a cui vengono recise le radici che, a gennaio, vengono ammassati sui marciapiedi della capitale Ue per essere raccolti e buttati. “Il dibattito sugli alberi di Natale veri e artificiali è comune, ma le prove suggeriscono che gli alberi veri possono essere una scelta più ecologica se di provenienza sostenibile”, scrive il sito Ue. “Le fattorie di alberi di Natale piantano nuovi alberi per ogni albero raccolto, contribuendo al sequestro del carbonio e sostenendo la biodiversità locale. Dopo le feste, gli alberi veri possono essere compostati o trasformati in pacciame, chiudendo il ciclo ambientale”, osserva.

Ma “per un’opzione a spreco zero, prendi in considerazione un albero di Natale in vaso, che puoi conservare e ripiantare nel tuo giardino dopo le festività”, suggerisce il sito Ue. Inoltre, “molte aziende offrono servizi di noleggio di alberi, che ti consentono di prendere in prestito un albero vivo in un vaso. Dopo Natale, l’albero viene restituito al coltivatore per continuare la sua vita”, sottolinea ancora.

Per le confezioni riciclabili e riutilizzabili, “evita la tradizionale carta da regalo con glitter o stagnola (che non possono essere riciclati)”, ma “utilizza carta kraft marrone, involucri di tessuto (ispirati ai furoshiki giapponesi) o vecchi giornali per un tocco creativo”. E poi “elimina gli sprechi: borse regalo, sciarpe o cestini riutilizzabili possono essere parte integrante del regalo” ed “incoraggiate i destinatari a passare i materiali riutilizzabili”.

Infine, rispetto ai pasti, “evitate di fare acquisti eccessivi, pianificando attentamente i vostri pasti” e “attenetevi a ricette che utilizzano ingredienti locali e di stagione per ridurre al minimo i chilometri percorsi dagli alimenti”. E, ancora, “compostate gli scarti alimentari: create un sistema di compostaggio per gli scarti alimentari” e “incoraggiate gli ospiti a portare a casa gli avanzi in contenitori riutilizzabili per ridurre i rifiuti”. Questi sono i consigli Ue per un periodo festivo “gioioso ed ecologico”.

Imprese, Buselli (Cnpr): Al via 11/11 domande per investimenti in sostenibilità

Con la circolare n.42927/2024, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy specifica le modalità di attuazione per il sottoinvestimento 7.1 del Pnrr, destinato a sostenere la transizione ecologica e l’autoconsumo energetico attraverso fonti rinnovabili, tramite i Contratti di Sviluppo. Le domande possono essere inoltrate a partire dalle ore 12.00 dell’11 novembre 2024 sulla piattaforma Invitalia.
“I fondi sono destinati ad incrementare l’efficienza energetica dei processi produttivi, in particolare per favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili per l’autoconsumo, con l’esclusione della biomassa e – spiega Gianluca Buselli, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – perseguire la trasformazione sostenibile delle imprese italiane e la competitività delle filiere strategiche nazionali”. “Le proposte ammissibili devono riguardare un programma di sviluppo ambientale – conclude Buselli – finalizzato alla salvaguardia dell’ambiente e compatibile con progetti previsti nel Titolo IV, tutela ambientale, o nel Titolo III, ricerca, sviluppo e innovazione del decreto del 9 dicembre 2014”.

Assovetro, Ravasi: Ridurre consumi energia è missione, obiettivo net zero tra 2040-2050

“Siccome siamo un settore energivoro consumiamo l’1,5% del metano nazionale e l’1% di elettricità nazionale, l’obiettivo è quello di ridurre significativamente i consumi energetici. Ma soprattutto è una missione”. Lo dice il presidente di Assovetro, Marco Ravasi, a margine del convegno ‘La transizione ecologica del vetro. Innovazioni e tecnologie per decarbonizzare l’intera filiera produttiva’. “Negli ultimi venticinque anni li abbiamo già ridotti del 50% passando dal gasolio al metano, efficientando i nostri impianti – aggiunge -. Ora bisogna veramente fare un salto utilizzando idrogeno e tecnologie quali la carbon capture, quindi la cattura della Co2 emessa dai nostri fumi. L’obiettivo finale è essere net zero tra il 2040 e il 2050. Cioè, non avere emissioni di Co2”.