Imprese, Buselli (Cnpr): Al via 11/11 domande per investimenti in sostenibilità

Con la circolare n.42927/2024, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy specifica le modalità di attuazione per il sottoinvestimento 7.1 del Pnrr, destinato a sostenere la transizione ecologica e l’autoconsumo energetico attraverso fonti rinnovabili, tramite i Contratti di Sviluppo. Le domande possono essere inoltrate a partire dalle ore 12.00 dell’11 novembre 2024 sulla piattaforma Invitalia.
“I fondi sono destinati ad incrementare l’efficienza energetica dei processi produttivi, in particolare per favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili per l’autoconsumo, con l’esclusione della biomassa e – spiega Gianluca Buselli, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – perseguire la trasformazione sostenibile delle imprese italiane e la competitività delle filiere strategiche nazionali”. “Le proposte ammissibili devono riguardare un programma di sviluppo ambientale – conclude Buselli – finalizzato alla salvaguardia dell’ambiente e compatibile con progetti previsti nel Titolo IV, tutela ambientale, o nel Titolo III, ricerca, sviluppo e innovazione del decreto del 9 dicembre 2014”.

Assovetro, Ravasi: Ridurre consumi energia è missione, obiettivo net zero tra 2040-2050

“Siccome siamo un settore energivoro consumiamo l’1,5% del metano nazionale e l’1% di elettricità nazionale, l’obiettivo è quello di ridurre significativamente i consumi energetici. Ma soprattutto è una missione”. Lo dice il presidente di Assovetro, Marco Ravasi, a margine del convegno ‘La transizione ecologica del vetro. Innovazioni e tecnologie per decarbonizzare l’intera filiera produttiva’. “Negli ultimi venticinque anni li abbiamo già ridotti del 50% passando dal gasolio al metano, efficientando i nostri impianti – aggiunge -. Ora bisogna veramente fare un salto utilizzando idrogeno e tecnologie quali la carbon capture, quindi la cattura della Co2 emessa dai nostri fumi. L’obiettivo finale è essere net zero tra il 2040 e il 2050. Cioè, non avere emissioni di Co2”.

Comparto moda chiede tempi realistici per la transizione

Ripensare totalmente l’approccio alla sostenibilità, nell’ottica della ‘rigenerazione’ dell’intero settore moda. L’appello arriva dal Venice Sustainable Fashion Forum, che oggi apre i lavori della terza edizione.
Nel summit sono coinvolti Sistema Moda Italia, The European House – Ambrosetti e Confindustria Veneto Est – Area Metropolitana Venezia Padova Rovigo Treviso. Gli artigiani, i designer, le imprese, l’indotto: tutti chiedono una rigenerazione guidata attraverso l’innovazione, l’economia circolare, il sostegno della finanza, le aggregazioni e, soprattutto, coinvolgendo l’intera filiera alle prese con un mutamento dei consumi senza precedenti.
Il titolo della terza edizione riassume gli intenti: ‘Leading Re-Generation’, appunto, guidare la ri-generazione. In altre parole, tracciare nuovi paradigmi nel processo di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Il traguardo è ambizioso, spiega Sergio Tamborini, presidente di Smi: “Rigenerare una delle industrie di maggior valore della nostra economia, grazie all’innovazione e a una visione di circolarità che coinvolga tutti gli attori del comparto”. Se la congiuntura economica non aiuta si addensano nuovi elementi di burocrazia su qualcosa che, osserva, “non dovrebbe mai mettere in discussione la crescita: la certezza del diritto”. Si riferisce al credito d’imposta sulla ricerca e l’innovazione, ma anche alla trasparenza garantita da contratti già esistenti, ora un onere a carico della filiera.
Chiede più “coesione” dell’intero settore Flavio Sciuccati di The European House – Ambrosetti. E’ necessaria, scandisce, per affrontare “questa forte complessità economica, insieme alla sfida europea della sostenibilità”. Per fare questo è imprescindibile che i tre elementi strategici del sistema collaborino strettamente tra di loro: “i grandi marchi, i piccoli marchi e l’intera filiera produttiva che rappresenta oggi sicuramente l’anello più debole e va sostenuta e preservata”.
I numeri del comparto sono impressionanti. Per fare un esempio, il Tessile-Moda, Calzature e Pelletteria, solo in Veneto, supera i 14,5 miliardi di export e 100mila addetti. “La transizione sostenibile è una via obbligata e un driver di crescita per il settore che, però, ha bisogno di tempo adeguato”, mette in guardia Leopoldo Destro, presidente Confindustria Veneto Est. Guai, quindi, a “confondere politiche ambientali e regolatorie autoreferenziali con politiche industriali. Questo approccio non ci aiuta”, avverte, assicurando di condividere gli obiettivi ambiziosi del Green Deal, ma senza ignorare i pilastri della transizione come la neutralità tecnologica. La transizione va invece “accompagnata, con norme realistiche e adeguati stimoli agli investimenti”.

Asvis: Italia insostenibile, urge cambio passo. Urso: Attenzione a tenuta sociale

L’Italia è insostenibile e non bastano neanche gli impegni presi con la firma del Patto sul Futuro per avvicinarla ai 17 obiettivi dell’Agenda Onu 2030, che appaiono lontanissimi. E’ quanto sostiene l’Asvis nel suo ultimo rapporto ‘Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile’.

Dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali, solo otto sarebbero raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sarebbero affatto e per altri sette il risultato sarebbe incerto. “È urgente e necessario un profondo cambiamento di approccio e di passo, mettendo lo sviluppo sostenibile al centro di tutte le politiche, accelerando, non ritardando, le transizioni ecologica e digitale, lottando efficacemente contro le disuguaglianze, anche territoriali, sfruttando le opportunità derivanti dalle nuove normative europee sulla sostenibilità nelle imprese e sulla rigenerazione dei territori, e dalla modifica della Costituzione del 2022 per tutelare i diritti delle nuove e future generazioni“, sottolinea l’Alleanza.

La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all’energia o al clima“, mette in guardia il direttore scientifico, Enrico Giovannini. Per l’ex ministro la costruzione dello sviluppo sostenibile richiede una “visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e i costi della transizione“.

Di raddrizzare la rotta senza “compromettere tenuta sistema sociale” parla il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Oggi siamo a ridosso della nascita della nuova Commissione europea“, ricorda, domandando di chiedersi come l’Europa possa sostenere il percorso delle transizioni anche con risorse comuni: “Il governo italiano sa che con maggiore responsabilità e consapevolezza dobbiamo raddrizzare la rotta, che dobbiamo affrontare questa sfida. Anticipiamo le analisi e i rapporti”. A partire da quello sui veicoli più inquinanti, per cui chiede un anticipo della revisione del Green Deal.

Tra il 2010 e il 2023, l’Italia ha registrato peggioramenti per cinque Goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti ci sono stati per: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti riguardano cinque goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.

Sono numerose le proposte di Asvis per migliorare le politiche nazionali ed europee. L’Italia in particolare dovrebbe attuare con urgenza la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. Sarebbe inoltre “essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione sostenibile degli ecosistemi“. In questo contesto si inserisce la necessità di approvare una Legge sul Clima, per guidare il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050. È essenziale poi dare priorità all’attuazione della Dichiarazione sulle Future Generazioni approvata in sede Onu il 23 settembre: un impegno che dovrebbe coinvolgere maggiormente i giovani nella vita democratica e decisionale del Paese.

L’Italia deve definire un Piano d’accelerazione nazionale per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affidandone la responsabilità direttamente alla Presidenza del Consiglio“, precisa la presidente dell’Asvis, Marcella Mallen che, sul fronte sociale, chiede di contrastare la povertà e la precarietà del lavoro, garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. “Occorre poi ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere. Di pari passo occorre promuovere l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia. È necessario inoltre aumentare l’occupazione femminile e prevenire le discriminazioni multiple, oltre a ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati”.

Sul fronte europeo, “riteniamo che il programma 2025 delle attività della Commissione debba essere strutturato come un vero e proprio ‘Piano di accelerazione trasformativa’ per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, come richiesto dal vertice ONU del settembre 2023 a tutti i Paesi“, sottolinea il presidente dell’Alleanza, Pierluigi Stefanini. “Il Green Deal europeo rappresenta un elemento irrinunciabile delle politiche dell’Unione – ribadisce -, così come il Pilastro dei diritti sociali“.

Organizzazione Internazionale Vino chiede sviluppo sostenibile dei vigneti

L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), una sorta di ‘Onu del vino’ che riunisce gli esperti del settore, ha lanciato un appello per uno “sviluppo sostenibile” della vite domenica al termine di una riunione ministeriale in Francia. “Gli effetti del cambiamento climatico stanno amplificando” le sfide che la vite deve affrontare, hanno dichiarato 37 dei 50 membri che hanno partecipato all’incontro presso la sede dell’OIV a Digione (Francia orientale).

I firmatari incoraggiano “i serbatoi di biodiversità, come i vitigni e l’intero ecosistema che li circonda, limitando l’erosione del suolo, catturando il carbonio (…) e riducendo gli sprechi”, aggiunge la dichiarazione ministeriale, la prima nella storia dell’organizzazione, che quest’anno celebra il suo centenario.

L’Oiv si è posta gli “obiettivi” di “sostenere l’innovazione, le pratiche colturali ed enologiche ambiziose, resilienti e sostenibili (…) nonché la biodiversità, come la conservazione e l’uso della diversità nella vite, lo sfruttamento di nuove varietà di vite e la gestione efficiente dell’acqua”.

La “sostenibilità” della vite e del vino significa anche “sostenibilità economica e sociale”, ha spiegato il direttore generale dell’OIV, il neozelandese John Barker, nel corso di una conferenza stampa, sottolineando in particolare la necessità per il settore di adattarsi al calo del consumo di vino.

Fondata il 29 novembre 1924 da otto Paesi (Spagna, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Portogallo e Tunisia), l’OIV riunisce oggi 50 Paesi, che coprono l’88% della produzione vinicola mondiale, con la notevole assenza degli Stati Uniti, usciti nel 2001 dopo il fallimento del loro candidato alla presidenza.

La Cina diventerà il 51° membro a novembre.

L’organizzazione non è politica, ma riunisce esperti tecnici e scientifici per scambiare informazioni sul settore e cercare di armonizzare gli standard a livello internazionale.

Moda, nuovo sostegno da 15 mln per transizione green

Dopo il pacchetto di aiuti presentato ad agosto, va dalla moratoria sui debiti, alla cassa integrazione, passando per una sanatoria sui crediti R&S e la promozione all’estero, con il sostegno all’economia circolare, Adolfo Urso cala un’altra carta buona per il comparto moda.
In un decreto interministeriale a doppia firma con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy dispone le modalità di attuazione per sostenere la transizione ecologica e digitale delle imprese del settore tessile, della moda e degli accessori nel Paese. Alla misura sono destinati 15 milioni di euro.

Le agevolazioni alle imprese beneficiarie – identificate con i codici Ateco – saranno concesse sotto forma di contributo a fondo perduto, per (al massimo) il 50% delle spese ammissibili e nel limite di 60mila euro, per l’acquisizione di prestazioni specialistiche. Potranno cioè essere finanziate con questi fondi le attività di formazione del personale dipendente dell’impresa; l’ implementazione di una o più tecnologie abilitanti finalizzate a favorire lo sviluppo dei processi aziendali o i prodotti innovativi (come cloud computing, big data e analytics, intelligenza artificiale, blockchain, robotica avanzata e collaborativa, manifattura additiva e stampa 3D, Internet of Things, realtà aumentata, soluzioni di manifattura avanzata, piattaforme digitali per condivisione di competenze, sistemi di tracciabilità digitale della filiera produttiva), l’ottenimento di certificazioni di sostenibilità ambientale e i servizi di analisi di Life Cycle Assessment (LCA).

L’industria italiana della moda, “ha bisogno di particolare attenzione“, spiega Urso, descrivendo il provvedimento come un “tassello importante” di un più ampio piano di sostegno al settore, ma anche per accelerare gli investimenti nella transizione e sviluppare le competenze richieste per affrontare queste sfide.

La misura sarà gestita da Invitalia che, per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, svolgerà l’istruttoria per l’ammissione alle agevolazioni. Con successivo provvedimento del Mimit saranno fissati i termini per la presentazione delle domande di agevolazione e fornite eventuali ulteriori specificazioni per la corretta attuazione dell’intervento.

Storie green nei settori hard to abate: nasce il portale interattivo Symbola-GEA

Nei settori industriali Hard to Abate, spesso la transizione verde delle imprese italiane è rallentata da costi operativi e di investimento elevati. Un nuovo portale interattivo sviluppato dalla Fondazione Symbola insieme a GEA – Green Economy Agency raccoglie le storie delle aziende che, nei diversi comparti e su tutta la penisola, hanno investito in progetti di decarbonizzazione e risparmio energetico.

Mobilità, food, ceramica, cosmetica, carta, energia, vino, refrigerazione, logistica: per ogni settore una storia di successo fra innovazioni di prodotto e di processo. Come nel caso di Melinda, che ha applicato soluzioni originali come la conservazione delle mele nelle celle ipogee sotto le Dolomiti. O Florim, nel distretto industriale di Sassuolo, la prima industria ceramica al mondo a certificarsi B Corp. O ancora l’azienda logistica Magaldi, nella provincia di Salerno, che ha realizzato un sistema di accumulo che sfrutta la sabbia per immagazzinare calore e apre una nuova strada per l’utilizzo di energia green nei processi industriali.

Il portale nasce dalla collaborazione tra Symbola, la Fondazione che promuove e aggrega le Qualità Italiane, e GEA – Green Economy Agency, la prima agenzia di stampa italiana verticale sui temi della transizione ecologica edita dal gruppo editoriale Withub. Il portale è inteso come un progetto ‘aperto’, che potrà aggiornarsi nel tempo con nuove storie.

Il portale che nasce dalla collaborazione tra Fondazione Symbola e GEA – Green Economy Agency è un progetto importante – dichiara Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbolache raccoglie le storie delle aziende italiane che hanno investito in progetti di decarbonizzazione e risparmio energetico. Accelerare la transizione verde e sostituire i combustibili fossili oltre a contrastare la crisi climatica ci rende più liberi dalla dipendenza dal gas e petrolio di importazione. Dipendenza che abbiamo pagato pesantemente a seguito della guerra scatenata dall’invasione dell’Ucraina. Esiste già oggi un’Italia che affronta la sfida alla crisi climatica. Secondo il rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola e Unioncamere oltre un terzo delle imprese (510 mila) negli ultimi cinque anni hanno investito sull’ambiente e sono quelle che innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro: 3,2 milioni di greenjobs. Difendere l’ambiente e affrontare con coraggio le crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro come affermiamo nel Manifesto di Assisi”.

Quando poco più di due anni fa abbiamo dato vita a GEA – Green Economy Agency – racconta Vittorio Oreggia, direttore dell’agenzia di stampatra gli obiettivi che ci siamo dati c’era quello di raccontare le storie di imprese che lavorano ogni giorno da un lato per fare la propria parte in materia ambientale, dall’altro per salvaguardare posti di lavoro. In altre parole, una transizione green e non una rivoluzione. Il portale che abbiamo realizzato con Symbola (consultabile qui) racconta in maniera innovativa e interattiva le storie di transizione verde nei settori hard to abate: una sfida non semplice ma che alcune aziende hanno deciso di intraprendere. Siamo sicuri che oltre alle prime aziende che abbiamo mappato molte altre virtuose potranno presto aggiungersi alla lista”.

L’edilizia verde apre a opportunità da 1,8 trilioni di dollari al 2030

Un nuovo rapporto del World Economic Forum delinea una roadmap per la trasformazione del settore edilizio globale per combattere il cambiamento climatico e proteggere la biodiversità. In un contesto di rapida urbanizzazione a livello mondiale, guidata principalmente dalle economie emergenti, il rapporto presenta un’argomentazione tempestiva per la decarbonizzazione del settore, mostrando come questa possa generare significativi guadagni economici per chi la adotta per tempo e un impatto ambientale positivo per tutti.
Verso le catene di valore dell’edilizia verde‘, pubblicato in collaborazione con il Boston Consulting Group (BCG), identifica 11 leve strategiche di transizione lungo l’intera catena del valore degli edifici. Queste leve, se combinate, potrebbero sbloccare oltre l’80% del potenziale di abbattimento del settore e aprire un’opportunità di mercato da 1.800 miliardi di dollari, secondo la nuova ricerca.

La nuova frontiera della crescita e della competitività per gli operatori del settore edilizio consisterà nello sviluppo di materiali, nella progettazione di metodi di costruzione e nel raggiungimento di risultati operativi a zero emissioni di carbonio, positivi per la natura e resistenti agli shock climatici estremi, promuovendo al contempo il benessere della comunità e le connessioni tra le persone“, spiega Gim Huay Neo, direttore generale del World Economic Forum.

Gli edifici sono responsabili del 37% delle emissioni globali di anidride carbonica (CO2) e il 34% delle specie terrestri sta subendo una perdita di habitat a causa dello sviluppo urbano. Con la rapida urbanizzazione, soprattutto nelle economie emergenti, che si prevede continuerà nei prossimi decenni, il rapporto richiede un approccio globale e olistico alla transizione verde lungo tutta la catena del valore globale del settore edilizio e l’intero ciclo di vita degli edifici, compresa la costruzione, l’uso e la fine del ciclo di vita.

Il rapporto individua quattro caratteristiche di una visione olistica per gli edifici verdi: Net zero, ridurre al minimo le emissioni nell’intero ciclo di vita attraverso materiali e tecnologie innovative; Nature positive, migliorare le prestazioni ambientali degli edifici integrando gli elementi naturali; Resilienza, massimizzare la capacità degli edifici di resistere a condizioni meteorologiche estreme e alla volatilità del clima; Orientamento al benessere: aumentare il benessere fisico e mentale degli occupanti, migliorano lo sviluppo della comunità e garantiscono l’accesso a tutti.

La complessità della catena del valore dell’edilizia richiede che gli attori a monte e a valle lavorino insieme su azioni abilitanti come l’allineamento degli standard e l’innovazione tecnologica“, commenta Yvonne Zhou, Managing Director e Senior Partner del BCG. “Solo attraverso questa collaborazione le 11 leve potranno essere pienamente sbloccate“.

Per realizzare questa visione, è necessario affrontare diversi fattori abilitanti critici. Tra questi, le politiche di regolamentazione e gli standard industriali, i dati e le tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, i biomateriali, i finanziamenti e il sostegno all’aggiornamento professionale.

Come mercato edilizio più grande del mondo e con più della metà della capacità produttiva globale di molti materiali da costruzione, la Cina ha un ruolo importante nella decarbonizzazione dell’industria edilizia, secondo il rapporto. La transizione verde della catena del valore dell’edilizia cinese non solo creerà valore e nuove opportunità di business per gli operatori del settore in Cina, ma potrebbe anche contribuire a catalizzare lo sviluppo e l’adozione di prodotti e servizi per l’edilizia verde a livello globale.
La Cina è il più grande mercato al mondo per la produzione e il consumo di materiali da costruzione“, scandisce Wu Yong, presidente dell’Associazione cinese per l’efficienza energetica degli edifici. “Dobbiamo agire rapidamente per poter sfruttare il notevole contributo della Cina all’ecologizzazione della catena del valore dell’edilizia globale“.

Il rapporto mette in evidenza casi di studio di aziende in diverse fasi della catena del valore, come sviluppatori immobiliari, studi di progettazione, fornitori di sistemi di gestione dell’energia e produttori di cemento. Presenta inoltre le migliori pratiche della Cina e di altre economie emergenti, come gli Emirati Arabi Uniti e il Brasile, nelle aree della produzione di materiali, della costruzione e delle operazioni, nonché gli strumenti politici che possono essere adottati o adattati da altri.

Le spugne ‘magiche’ cancella-tutto rilasciano microplastiche

Se possedete un paio di scarpe bianche o avete mai provato a rimuovere una macchia di pastello da un muro, probabilmente siete grati alle spugne di melamina. La buona notizia è che questi prodotti cancellano praticamente le macchie e i graffi più difficili grazie alla loro particolare abrasività e senza l’uso di altri prodotti per la pulizia. La cattiva è che pur essendo “magiche” rilasciano fibre di microplastica quando si consumano. Lo rivela una ricerca pubblicata su ACS’ Environmental Science & Technology, secondo la quale a livello mondiale, le spugne di melamina potrebbero rilasciare oltre mille miliardi di fibre microplastiche ogni mese.

La schiuma di melamina è fatta di polimero di poli(melamina-formaldeide), una rete di fili di plastica dura assemblati in una schiuma morbida e leggera, sorprendentemente abrasiva, che la rende il materiale perfetto per ‘cancellare’ (quasi) tutto. Tuttavia, quando le spugne si consumano con l’uso, la schiuma si rompe in pezzi più piccoli che possono rilasciare fibre di microplastica che si riversano nei sistemi fognari. Una volta rilasciate nell’ambiente, le fibre possono essere consumate dalla fauna selvatica ed entrare nella catena alimentare.

Il team di ricerca ha acquistato diverse spugne di tre marche popolari, poi le ha strofinate ripetutamente contro superfici metalliche strutturate, provocando l’usura della schiuma. Hanno scoperto che le spugne fatte di schiuma più densa si consumavano più lentamente e producevano meno fibre di microplastica rispetto a quelle meno dense. Il team ha poi determinato che una singola spugna rilascia circa 6,5 milioni di fibre per grammo usurato e ha ipotizzato che tutte le spugne vendute, in media, siano usurate del 10%. Per avere un’idea approssimativa di quante fibre potrebbero essere rilasciate al mese, hanno esaminato le vendite mensili di Amazon per l’agosto 2023. Supponendo che questi numeri rimangano costanti, il team ha calcolato che ogni mese potrebbero essere rilasciati 1,55 trilioni di fibre dalle spugne di melamina. Tuttavia, questo numero tiene conto di un solo rivenditore online, quindi la quantità reale potrebbe essere ancora più alta.

Per ridurre al minimo l’emissione di fibre di microplastica, i ricercatori raccomandano ai produttori di creare spugne più dense e resistenti all’usura. Inoltre, suggeriscono ai consumatori di optare per prodotti per la pulizia naturali che non utilizzano plastica e raccomandano l’installazione di sistemi di filtraggio per catturare le fibre di microplastica rimosse in casa o negli impianti di trattamento delle acque reflue.

Energia, al Faraj (Q8): “Con decarbonizzazione gestire nodi sicurezza e accessibilità”

“Siamo interconnessi, è come se il mondo fosse un villaggio, fondamentalmente. Quindi, se si guarda all’attualità internazionale, oggi abbiamo purtroppo il protrarsi della guerra tra Ucraina e Russia. A ciò si aggiungono i nuovi problemi del conflitto in Palestina, a causa del quale, da gennaio 2024, la principale via di comunicazione tra Asia ed Europa è soggetta a molti problemi sul Mar Rosso”. Lo dice a Gea Fadel al Faraj, executive vice president marketing di Q8 Petroleum International, a margine di un evento organizzato dal gruppo a Roma sulle Smart City.
“E questo ha di fatto inasprito l’intera situazione energetica – spiega -, creando molte crisi economiche ed estrema volatilità. Ciò ha messo in evidenza due fattori cruciali: la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e l’accessibilità economica dell’energia. Sono i due nodi che dobbiamo affrontare insieme alla spinta principale dell’Unione Europea: la decarbonizzazione”.