Sostenibilità, Siclari: “Ispra può assicurare dati ambientali ad aziende e investitori”

Non abbiamo formulato nuovi indicati, ma per ognuno dei fattori ambientali abbiamo dato una metodologia di determinazione, ma rendendo disponibili tutta una serie di dati che non sono solamente di primo livello, ma anche maggiormente dettagliati. Lo faremo per la gestione dei rifiuti, per il livello delle emissioni, per la tutela delle acque, per la salvaguardia della biodiversità. Senza spoilerare la presentazione del documento, che sarà un po’ tecnico e verrà fatto il 22, siamo in grado non solo di assicurare questa copertura di dati o indicare alle imprese investitori dove trovarli, ma per la mole di progetti che stiamo realizzando, ma di acquisire e avere molti altri dati“. Lo dice la direttrice generale di IspraMaria Siclari, ai microfoni del #GeaTalk. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il prossimo 22 maggio, alla sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, dei ministri, organizza il convegno ‘La sfida ambientale per la finanza sostenibile’, in cui metterà a confronto i vari player sulle nuove regole Ue in materia di sostenibilità. “Penso ai cambiamenti climatici, ai modelli per la previsione dei cambiamenti climatici, perché Ispra sta sviluppando il più grande progetto di tutela e mappatura della biodiversità marina, che si chiama Mer (Marine ecosystem restoration): parliamo di progetto di 400 milioni di euro, importante per la ricaduta sul nostro Paese dal 2026 in poi“.

Kappa FuturFestival sostenibile: ridotti sprechi ed emissioni

L’undicesima edizione di Kappa FuturFestival, uno dei festival di musica elettronica più grandi al mondo, si prepara ad accogliere decine di migliaia di persone il 5, 6 e 7 luglio 2024 al Parco Dora di Torino. Tre giorni, 5 palchi per quello che si preannuncia essere, ancora una volta, l’evento più internazionale dell’estate italiana, attirando visitatori da oltre 130 Paesi. Oltre all’aspetto musicale e artistico, Kappa FuturFestival pone – come già fatto nelle passate edizioni – massima attenzione alla sostenibilità, impegnandosi a ridurre il suo impatto ambientale e ispirando un cambiamento positivo per il nostro Pianeta, attraverso un approccio multidipliscinare volto ad affrontare molteplici sfide ecologiche, alzando l’asticella rispetto a quanto fatto negli scorsi anni: da percorsi di economia circolare, alla riduzione delle emissioni di gas serra, con programmi educativi e piani di mobilità sostenibile. “La sostenibilità – dice Maurizio VitaleCo-fondatore e Amministratore di Movement Entertainment – è sempre stata un requisito essenziale delle nostre attività e quello ambientale è solo uno degli ambiti di applicazione. Non dobbiamo infatti trascurare la sostenibilità economica e sociale”.

RICICLO DI PLASTICA E ALLUMINIO. Al fine di riciclare la plastica e l’alluminio in maniera più efficace, Kappa FuturFestival ha stretto due importanti collaborazioni con i consorzi Coripet e Cial. Con l’aiuto di Coripet già lo scorso anno è stata realizzata la raccolta differenziata selettiva, separando 240 kg di bottigliette in Pet – pari a circa 12 mila bottiglie – dal resto dei rifiuti in plastica. Queste sono state poi trasformate in rPet in un impianto del territorio. Grazie a Cial, KFF entra a far parte del progetto Every Can Counts, attivo in 19 paesi europei, che ha l’obiettivo di raggiungere il traguardo del 100% di riciclo delle lattine in alluminio per bevande immesse sul mercato. Kappa FuturFestival è anche il primo festival musicale ad adottare la raccolta differenziata dei mozziconi di sigaretta, che verranno trattati e trasformati in nuova materia prima dalla start-up RE-CIG. A queste iniziative si aggiunge la riduzione degli sprechi di tessuto grazie al riutilizzo delle bandiere degli scorsi anni che, unite al neoprene da scarto industriale, sono state trasformate in borse e astucci da Cingomma, laboratorio artigianale di upcycling. In questo modo nel 2023 sono stati recuperati ben 145 mq di tessuto. I vecchi banner in Pvc verranno invece utilizzati per realizzare lanyard per il personale impiegato al Festival.

RIDUZIONE DEL CONSUMO DI CARBURANTE. Kappa FuturFestival utilizza inoltre le più innovative ed efficienti attrezzature per ridurre il consumo di carburante e le emissioni di inquinanti. Tra queste, rientrano generatori di Stage V, torri luminose ibride e contenitori alimentati da pannelli solari. Oltre il 90% degli allestimenti è poi realizzato con arredi riutilizzati e riutilizzabili e quasi tutta la segnaletica è stata sostituita con pannelli a LED. Un contributo significativo è dato dal partner Sebach – fornitore di bagni chimici – che acquista crediti carbonio generati da progetti di riforestazione, per compensare le emissioni di gas serra associate al noleggio delle toilette mobili del festival: nel 2023 ha finanziato progetti capaci di assorbire 2 tonnellate di CO2, mentre nel 2022 pari a 1,5 tonnellate di CO2 e quest’anno punta a raggiungere e a superare gli ottimi risultati passati.

COINVOLGIMENTO DEL PUBBLICO. Per sensibilizzare il pubblico alla sostenibilità ambientale, Kappa FuturFestival propone programmi che hanno lo scopo di educare e sensibilizzare il pubblico, collaborando sin dal 2013 con la fondazione americana Global Inheritance, che progetta attività per il pubblico di grandi eventi. Tra le aree a tema, è presente TRASHed :: Art of Recycling, nella quale artisti di tutte le discipline sono invitati a trasformare i bidoni della raccolta differenziata in opere d’arte. Al TRASHed :: Recycling Store tutti i partecipanti del Festival possono portare bottiglie e bicchieri usati con cui riscattare premi incredibili, tra i quali i biglietti per l’edizione successiva di KFF  (aumentando così la quantità di materiali riciclati), mentre al POSTed Studio, è presente un laboratorio creativo dotato di materiali che i partecipanti possono utilizzare per ideare un poster che abbia come tema le sfide del nostro tempo: le proposte più interessanti sono poi trasformate da illustratori professionisti e rese disponibili per essere immediatamente condivise.

MOBILITA’ PIU’ SOSTENIBILE. In materia di mobilità sostenibile, infine, Kappa FuturFestival incentiva l’utilizzo dei mezzi pubblici aumentando le corse e riducendo i tempi di attesa grazie alla stretta collaborazione con il Gruppo Torinese Trasporti e la Città di Torino, e attuando inoltre una campagna di comunicazione per incentivarne l’utilizzo. I dati confermano il successo di questa iniziativa: nel 2023, il 54,8% dei partecipanti ha usato il trasporto pubblico per venire al Festival, il 24,7% si è spostato a piedi e l’8,7% ha utilizzato veicoli di mobilità condivisa. Infine, grazie alla startup torinese Reefilla – che offre soluzioni di mobile charging innovative – per alimentare i veicoli ibridi ed elettrici in dotazione al Festival per artisti e staff, è previsto l’utilizzo di batterie rigenerate e alimentate con energia proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili.

Allarme plastica nei vestiti e l’esempio virtuoso di Gsk

Nonostante le indicazioni della Commissione europea, l’industria della moda non sembra aver recepito il principio dell’importanza del riciclo da fibra a fibra ed è ancora allarme plastica nei vestiti. Il 100% dei campioni in poliestere riciclato presentati a Milano Unica, la principale fiera di tessuti per abbigliamento in Italia, proviene dal riciclo di bottiglie in Pet e solo l’1% del materiale utilizzato per produrre abbigliamento viene riciclato per produrre nuovi abiti.

Un dato rimasto invariato dal 2017, quando la percentuale è stata isolata nel report della Ellen McArthur Foundation – A New Textiles Economy. Da qui la necessità di un intervento rapido per dar vita ad un reale modello di economia circolare nel settore moda. In occasione dell’Earth Day 2024, Gaia Segattini Knotwear – società benefit che produce capi realizzati con filati di alta qualità provenienti da giacenze produttive o rigenerati – ha svolto un lavoro di studio e raccolta dati che scatta una fotografia sullo stato di salute del comparto fashion. Dopo anni di crescita, la quota combinata di tutte le fibre riciclate è leggermente diminuita passando da circa l’8,5% del 2021 al 7,9% nel 2022. Ciò è dovuto principalmente a una leggera flessione della quota di mercato del poliestere riciclato – prodotto per il 99% da bottiglie di plastica.

E qui il tema ambientale diventa rilevante, perché il poliestere già riciclato è estremamente difficile da riciclare ancora, perché la fibra si accorcia e si sfilaccia molto più facilmente, rilasciando microfibre. Secondo uno studio della University of California Santa Barbara, una singola giacca in pile sintetico rilascia una media di 1,7 grammi di microfibre ad ogni lavaggio. Misurando meno di 5 millimetri di lunghezza, la maggior parte delle microfibre scivola oltre i filtri degli impianti di depurazione ed entra in laghi, fiumi e oceani, dove viene ingerito dagli animali marini, fino a entrare nell’alimentazione e nei polmoni umani.

La gran parte dei brand che si proclama sostenibile e dichiara di utilizzare filati riciclati ricorre proprio al poliestere riciclato: un pratica che secondo la Commissione Europea potrebbe indurre in errore i consumatori, che nella Strategia dell’UE per prodotti tessili sostenibili e circolari mette in guardia rispetto ai rischi derivanti dal downcycling delle bottiglie in Pet.

Un esempio virtuoso in Italia è rappresentato proprio dalla società marchigiana Gaia Segattini Knotwear, che produce capi di abbigliamento con l’avanzo di filati pregiati, rigenerati ed ecologici. Tra gli obiettivi che l’azienda si era prefissata per il 2022 c’era quello di aumentare la percentuale di filati di giacenza e rigenerati sul totale della produzione, riducendo di conseguenza l’utilizzo di filati vergine. Un traguardo ampiamente raggiunto: circa 36% della produzione è composta da filati riciclati (cresciuta del 28,51% nel 2022 rispetto al 2021). Inoltre, i filati provenienti da giacenze di magazzino e stock di GSK rappresentano oltre il 61% della produzione. “Molti brand continuano a mascherare la loro dipendenza dalle fibre sintetiche con il pretesto di impegnarsi ad aumentare la percentuale di materiali sostenibili – commenta Gaia Segattini, imprenditrice e divulgatrice. “Tra questi troviamo i sintetici riciclati, soprattutto poliestere e nylon. Ma va detto che le dichiarazioni ecologiche sul poliestere ricavato da bottiglie di polietilene tereftalato (PET) riciclate come principale strategia di sostenibilità, sono state oggetto di un crescente controllo nell’ultimo anno da parte delle autorità di regolamentazione e dei consumatori, preoccupati per le dichiarazioni ambientali ingannevoli. L’abbigliamento può essere di qualità senza inquinare, dobbiamo perseguire un modello virtuoso di economia circolare. Abbiamo questa grande responsabilità. È la nostra sfida di oggi e di domani”.

Il direttore degli Scavi di Pompei punta in alto: “Sito è laboratorio di sviluppo sostenibile”

Gli Scavi di Pompei possono essere “un vero laboratorio per lo sviluppo sostenibile”. A dirlo è Gabriel Zuchtriegel, direttore del sito archeologico, che da tempo lavora per rendere più ‘green’ uno dei luoghi culturali più conosciuti al mondo. Da qualche mese sono stati installati pannelli fotovoltaici che assomigliano alle tradizionali tegole di terracotta. Contengono celle fotovoltaiche, consentendo al sito archeologico, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, di conservare il suo fascino estetico e di produrre energia pulita per illuminare gli splendidi affreschi

Sebbene il progetto sia ancora in fase iniziale, gli esperti ritengono che queste piastrelle high-tech potrebbero un giorno contribuire a rendere più verdi i centri storici di tutta la penisola. Sono “esattamente uguali alle antiche piastrelle romane” che si trovano nei siti archeologici e nelle città del Mediterraneo, spiega Zuchtriegel. Ma mentre “Pompei è un sito unico per le sue dimensioni e la sua complessità (…) spero che questo progetto non sia unico”, dice il direttore, che spera di trasformare il parco in un “vero laboratorio per lo sviluppo sostenibile”.

Questo progetto pilota permette di valorizzare uno straordinario affresco murale ritrovato nel 1909 sotto metri di cenere vulcanica nella Villa dei Misteri, che fu sepolta insieme al resto della città dall’eruzione del Vesuvio quasi 2.000 anni fa. Raffigura donne che adorano Dioniso, il dio del vino e della festa, mentre si dedicano a riti misteriosi. Il soggetto di questo affresco ha incuriosito a lungo gli studiosi, alcuni dei quali hanno ipotizzato che la proprietaria della villa fosse una sacerdotessa le cui schiave partecipavano ai riti di culto. L’affresco a tre pareti, uno dei meglio conservati di Pompei, è illuminato da speciali lampade a led progettate per dare vita alle scene di rosso intenso, viola e oro senza danneggiarle.

Da ottobre, queste lampade sono alimentate dall’elettricità generata da tegole fotovoltaiche. Ahlux, l’azienda che ha brevettato il sistema nel 2022, ha installato i pannelli sul tetto della villa tra le tradizionali tegole in terracotta. Coprono circa 70 m2 e sono collegati a una batteria al sodio a basso impatto ambientale, secondo il responsabile del progetto Alberto Bruni. Pompei, che gode di oltre 15 ore di sole al giorno in piena estate, intende estendere il loro utilizzo ad altre ville, assicura.
“Diverse istituzioni hanno espresso interesse per queste tegole di nuova generazione, dal museo d’arte moderna MAXXI di Roma alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano”, spiega il fondatore di Ahlux Augusto Grillo. “Il problema è trovare i fondi”, osserva, dal momento che molti degli edifici storici italiani sono pubblici o appartengono a istituzioni cattoliche.

“Le tegole fotovoltaiche, che hanno una durata di vita compresa tra i 20 e i 25 anni, costano poco più del prezzo combinato di un tetto nuovo e dei pannelli fotovoltaici tradizionali, anche se hanno un duplice scopo, in quanto vengono utilizzate anche per la copertura del tetto”, sottolinea Grillo.

Il nostro Paese è attualmente sotto pressione per rendere le sue città con tetti in tegole, come Firenze e Bologna, più rispettose dell’ambiente, come parte degli sforzi europei per combattere il cambiamento climatico. Secondo la nuova legislazione dell’Ue, gli Stati devono adeguare gli edifici per ridurre le emissioni di carbonio del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

Si tratta di una sfida enorme per l’Italia, dove circa il 60% degli edifici rientra nelle due categorie energetiche meno virtuose, rispetto al 17% della Francia e al 6% della Germania, secondo l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance). “Abbiamo bisogno di un co-investimento nazionale e forse europeo per garantire che le scadenze molto ambiziose abbiano una possibilità di essere rispettate”, dice Angelica Donati, presidente dell’associazione dei giovani costruttori Ance Giovani. “Abbiamo le città più belle del mondo, il che significa che abbiamo bisogno di interventi molto più ponderati e rapidi. C’è ancora molto da fare”, conclude.

Italiani chiedono e Google risponde: impennata di ricerche ‘sostenibili’

Viaggi sostenibili? +220% in 5 anni. Riciclare un computer? +50% nell’ultimo anno. Come vivere in modo sostenibile? +200% in cinque anni. In occasione della Giornata della Terra, Google ha rilasciato le ‘classifiche’ italiane legate ai grandi temi di attualità ambientale, come la raccolta differenziata dei rifiuti e l’economia circolare.

In particolare, il mondo delle automobili ha fatto moltiplicare le richieste. Quelle per il riciclo dei veicoli sono aumentate del 340% e del 110% nell’ultimo anno quelle relative al recupero degli pneumatici. Gli italiani hanno mostrato interesse anche per il riciclo dei tessuti (+190%), delle batterie (+180%), dell’energia (+50% in 5 anni). Sul fronte dei rifiuti e sul luogo in cui conferirli, il motore di ricerca ha stilato una classifica delle richieste più frequenti: sul podio salgono smartphone, polistirolo e ‘gli stracci’, seguiti da lampadine, tessuti e abiti, ‘esami raggi’, tetrapack, alluminio, cassette di legno.

Ma non solo. Gli italiani hanno chiesto a Google anche come riciclare una lunga serie di materiali. Tra questi, plastica, uova di Pasqua, vetro, carta, panettoni, tappi di sughero, batterie al litio e stoffa.

Che il clima sia uno dei grandi temi del momento, lo dimostrano anche le domande più frequenti rivolte a Google sull’argomento. Tra tutte, “cos’è il cambiamento climatico” e “quando è iniziato”, come combatterlo, “cosa possiamo fare?” e “cosa sono i green bond?”. Gli italiani più attenti, poi, hanno chiesto più informazioni sull’Agenda 2030 dell’Onu, sullo sviluppo sostenibile e perché si chiama così.

E proprio oggi Google ha annunciato funzionalità nuove e ampliate per aiutare le persone ad essere più sostenibili, soprattutto in viaggio attraverso nuove funzionalità della ricerca e di Maps. Proprio nelle mappe saranno mostrati i trasporti pubblici o i suggerimenti a piedi accanto ai percorsi in auto, se i tempi di viaggio sono comparabili e pratici. Sarà disponibile nelle prossime settimane in oltre quindici città in tutto il mondo, tra cui Amsterdam, Barcellona, ​​Londra, Montreal, Parigi, Roma e Sydney.

Industria del vetro pronta a decarbonizzare: 68% aziende ha roadmap

Super-enervigori, ma con numeri di riciclo da record e grandi innovazioni. L’industria italiana del vetro accoglie la sfida della decarbonizzazione e il 68% delle aziende ha già una roadmap definita.

La strategia passa dagli investimenti per ridurre i consumi e le emissioni, ma anche dalla diminuzione delle emissioni di CO2, grazie all’uso del rottame che rispetto allo scorso anno ha un prezzo molto inferiore. Nel 2022 sono state di 1.042.295 tonnellate le emissioni dirette risparmiate grazie all’uso del rottame di vetro. Aumenta inoltre l’elettrificazione dei forni e la quota di energia green impiegata, con nuovi combustibili. E ancora, in molti hanno già piani stringenti di riduzione dei gas serra per gli impianti produttivi attraverso nuove soluzioni tecnologiche, così come un approccio sistematico per ridurre l’impronta di carbonio della catena del valore. Si interviene anche sul prodotto, come l’alleggerimento di peso di bottiglie e vasetti e un maggior utilizzo di rottame nella produzione.

Le soluzioni tecnologiche per un cambio di paradigma energetico “ci sono”, sottolinea il presidente di Assovetro, Marco Ravasi. Ma non basta, avverte: “Occorre definire un quadro normativo- regolatorio chiaro e duraturo, con adeguati sistemi incentivanti che rendano sostenibili gli investimenti per le aziende“. Altri paesi, per facilitare la transizione energetica della propria industria energivora, hanno varato piani di supporto economico. Ravasi pensa alla con i ‘contratti di protezione del clima’ e agli Stati Uniti, con sovvenzioni per 6 miliardi di dollari.

Le aziende del vetro stanno facendo la loro parte. Il nostro report di sostenibilità ci dice che il 68% del campione esaminato ha formalizzato una roadmap di decarbonizzazione al 2030 e 2050 e molte vetrerie stanno già attuando importanti cambiamenti sia nel campo dei processi industriali che dei prodotti”, scandisce il presidente.

La percentuale di energia rinnovabile sul totale dei consumi, autoprodotta o acquistata, ha rappresentato oltre l’11% nel 2022 (+1% rispetto all’anno precedente); la diminuzione del peso di bottiglie e vasetti prosegue, le bottiglie di vino hanno ridotto in media il loro peso del 12% negli ultimi 10 anni, richiedendo minor consumo di materie prime, di energia e, di conseguenza, producendo minori emissioni di CO 2 ; l’utilizzo del rottame di vetro è arrivato all’85/87% di media (potenzialmente potrebbe arrivare al 100%) nella produzione delle bottiglie scure (l’utilizzo di una tonnellata di rottame consente di risparmiare 0,67 tonnellate di CO 2 ). Se tutti i forni italiani che producono bottiglie chiare (quelle che utilizzano una minor quantità di rottame) passassero al vetro scuro le emissioni di CO 2 diminuirebbero di circa l’8%.

Ma l’industria nazionale del vetro, come registra il Rapporto di Sostenibilità 2023, non ha solo ridotto la CO 2 , ma anche, tra il 2016 e il 2022, le emissioni di NO X del 41%, quelle di SO X del 49% e le polveri del 53%. Anche i consumi idrici hanno registrato nel 2022 un calo del 39% rispetto al 2016 (addirittura del 7,2% tra il 2021 e il 2022), anche attraverso un importante contributo del recupero. Le aziende vetrarie italiane procedono a passo spedito sulla strada della riduzione della propria impronta carbonica. Zignago Vetro, ad esempio, ha da tempo stabilito obiettivi strategici al 2030 e si è dotata di un vero e proprio Piano di decarbonizzazione. Un’iniziativa chiave di questo percorso è l’impianto di Fossalta di Portogruaro alimentato ad energia rinnovabile prodotta dall’impianto a biomassa di Zignago Power che rifornisce quasi il 100% dell’elettricità consumata dalla vetreria e copre circa il 38% del fabbisogno di energia elettrica del Gruppo.

La centrale di Zignago Power di Fossalta di Portogruaro, di tipo termoelettrico, utilizza, quale combustibile, biomassa di scarto (residui di potatura, scarti di segheria ecc.) e di filiera corta. Inoltre, recupera parte dell’energia termica dei fumi di combustione per produrre acqua calda ed anche per alimentare una rete di teleriscaldamento. Verallia sta portando avanti il progetto Heatox (preriscaldo di gas e ossigeno), nuovo sul mercato, in cui metano e ossigeno passano attraverso uno scambiatore che recupera il delta termico rispetto alla temperatura di uscita del forno. In questo modo, metano e ossigeno entrano nel forno già preriscaldati e hanno bisogno di minori calorie per raggiungere la temperatura di fiamma.

Consumando quindi meno combustibile, si arriva alla riduzione di circa il 5% delle emissioni di CO 2 “scope 1”, ovvero quelle generate direttamente dalla combustione del gas impiegato per l’attività di fusione. Il Gruppo lavora anche per realizzare prodotti super leggeri e a minore carbon footprint, ha da poco lanciato sul mercato la Bordolese Air 300gr, la bottiglia Bordolese più leggera di sempre. Un progetto che utilizza strumenti di modellazione all’avanguardia per prevedere la resistenza meccanica della bottiglia. Nello stabilimento O-I di Villotta di Chions ha preso il via un progetto di utilizzo dell’ossigeno nei suoi due forni fusori, la cosiddetta tecnologia oxy-fuel, che consente di aumentare l’efficienza energetica utilizzando l’ossigeno. Questa nuova tecnologia ha permesso una riduzione del consumo di energia superiore al 38% e delle emissioni di circa l’80%. Altre innovazioni hanno interessato lo stabilimento vetrario, come il riutilizzo “circolare” del calore proveniente dai fumi in grado di preriscaldare il rottame di vetro delle raccolte differenziate prima di immetterlo nei forni di fusione. Il perdurare della crisi geopolitica e dell’inflazione hanno fatto registrare nel 2023 un calo dei consumi in tutta Europa, Italia compresa, e di conseguenza anche della produzione dei contenitori in vetro, “vestito” d’eccellenza per cibi e bevande. La produzione di vetro cavo nel 2023 è diminuita del 5,3%. In particolare, la produzione di bottiglie è calata sempre del 5,3% e quella dei vasi dello 0,9%. È diminuito anche l’import e l’export di bottiglie rispettivamente dell’11,6% e del 18,3%. Per i vasi invece, mentre l’export è calato del 30%, l’import è aumentato del 5,5%.

Gentiloni

Sostenibilità, Gentiloni: Non riportare indietro transizione, in gioco competitività

“Proseguire a pieno ritmo con la transizione verde e non riportarla indietro come alcuni suggeriscono”. Paolo Gentiloni detta la linea, e cerca di rimodellare una campagna elettorale costruita attorno alle elezioni europee che fin qui ha visto da più parti rimettere in discussione quel Green Deal, o quanto meno alcune sue componenti, mai così indispensabili. Il commissario per l’Economia evita scontri frontali contro specifichi gruppi, né tira in ballo partiti, anche se il riferimento è mirato.

Al Delphi Economic Forum il commissario per l’Economia ricorda quanto ci sia in gioco per l’Unione europea e i suoi Stati membri, Italia compresa. Dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina e lo shock energetico che ne è derivato “siamo riusciti a dissociarci ampiamente dal gas russo ed evitare una recessione a livello dell’Ue”, rivendica Gentiloni. Tuttavia questi eventi “hanno avuto il loro prezzo” da pagare in termini di rallentamento. “Nel 2023 la crescita è stata pari solo allo 0,4% ed è diventata negativa in 11 Stati membri”. Le ultime previsioni economiche della Commissione europea indicano che la crescita “riprenda moderatamente nella seconda metà di quest’anno e acceleri leggermente nel 2025, anche se – ammette Gentiloni – parliamo di cifre relativamente modeste: 0,8% nel 2024 e 1,5% nel 2025 per l’area euro”.

Da qui considerazione e conclusione che per Gentiloni sono le logiche conseguenze di un contesto ammantato da “punti interrogativi” per la competitività dell’Europa. Se si guarda all’industria, “il problema oggi è che il nostro settore continua a pagare in media tre volte di più per l’elettricità rispetto agli Stati Uniti”. A parità di prodotto e di quantità vuol dire costi di produzione più bassi e margini di guadagno più alto, con l’Europa che rispetto al concorrente d’oltre oceano ha tutto da perdere. “L ’unica soluzione è proseguire a pieno ritmo con la transizione verde e non riportarla indietro come alcuni suggeriscono”, insiste Gentiloni . Che paventa scenari di delocalizzazione che non gioverebbero all’Unione europea. “Se non affrontiamo il costo dell’energia le nostre aziende non aspetteranno”.

Un messaggio chiaro per la politica, a cui ricorda che la via dei combustibili fossili è preclusa perché la transizione è già stata impostata. Tornare indietro rischia di essere l’opzione più costosa. L’imperativo, oggi più che mai, è “ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, e aumentare la diffusione delle energie rinnovabili”. Un suggerimento per quanti impegnati in campagna elettorale.

La sostenibilità passa anche dallo sport e dalla salute: Jakala ‘corre’ in campo per il sociale

Promozione del benessere, inclusione, solidarietà e sostenibilità sociale. Nasce con questi presupposti l’adesione di Jakala, azienda che combina marketing e tecnologia applicati al mondo dell’engagement e della fidelizzazione, alle giornate internazionali dello Sport e della Salute, che nelle prossime settimane coinvolgeranno decine di dipendenti, anzi ‘jakalers’ come preferisce definirli l’azienda stessa.

Il 7 e il 14 giugno torna la SuperLeague, l’evento organizzato dall’associazione PlayMore!, un torneo interaziendale e multidisciplinare aperto a persone di tutte le abilità. Le squadre sono composte da membri provenienti da aziende e persone supportate dall’associazione, cioè ragazzi e ragazze in condizioni di fragilità. Dal 2022, più di 30 dipendenti hanno partecipato al torneo, competendo in discipline di squadra all’interno di formazioni miste e anche in questa nuova edizione si faranno trovare in campo.

“Dal 2021 – racconta Claudia Volpato, responsabile della Sostenibilità in Jakalasiamo società benefit e promuoviamo diversità e inclusione, rivolgendoci sia agli stakeholders interni, cioè i nostri collaboratori, promuovendone il benessere, sia a quelli esterni, come le comunità che vivono nelle zone in cui si trovano le nostre sedi sociali”. Questi elementi, spiega, “vengono uniti e declinati verso attività che favoriscono il benessere e, allo stesso tempo, creano momenti di incontro e conoscenza con persone disabili o in situazioni di fragilità”.

Come, ad esempio, in occasione della Milano Relay Marathon. Lo scorso anno 8 dipendenti sono stati coinvolti a sostegno del progetto Solidando, il primo social market nato a Milano dell’associazione IBVA: un supermercato con casse, scaffali e carrelli, in cui le famiglie che ne hanno bisogno possono fare la spesa gratuitamente, secondo i propri desideri e bisogni, potendo accedere anche a un’assortita varietà di prodotti freschi – dal pane, alla frutta e alla verdura, ai prodotti da frigo. Si tratta di un presidio di aiuto alimentare unico nel suo genere. Per l’edizione 2024, le adesioni sono quadruplicate, con 33 corridori, dando la possibilità a Jakala di sostenere non solo Solidando, ma anche il progetto RunChallenge di Playmore!, un running club gratuito che mira a rendere la corsa accessibile a tutti e tutte, persone di qualsiasi età e abilità. Il progetto nasce dal sogno di 4 ragazzi con disabilità di correre la maratona e oggi conta più di 4500 persone in 14 città. Il valore del progetto risiede, inoltre, nella condivisione delle raccolte fondi aziendali, attivate tramite Rete del Dono: Jakala x RunChallenge e Jaka x Solidando.

I dipendenti, ricorda Volpato, “accolgono bene tutte queste iniziative. Siamo partiti con un numero piccolo di adesioni, poi l’interesse è cresciuto anche grazie al passaparola. Le nostre persone si autoproclamano ambassador di questi progetti”. E chi non può partecipare di persona, in qualche caso può contribuire da remoto. L’importante, spiega la responsabile della Sostenibilità di Jakala “è che la cultura delle nostre persone sia allineata ai principi di inclusione”, ovunque si trovino. Il 18 e il 19 maggio i ‘Jakalers’ parteciperanno anche alla Rimi Riga Marathon, a cui l’azienda ha aderito già nel 2021.

L’attenzione agli Sdg – cioè gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Onu – si declinano anche in una serie di iniziative dedicate a favorire il benessere e la salute. Come i community days in collaborazione con l’Avis per sensibilizzare i dipendenti alla donazione di sangue e plasma. Nei giorni scorsi l’autoemoteca ha fatto tappa nella sede di Nichelino (To) e presto sarà anche a Milano. L’azienda collabora anche con l’Admo. “Visto che gran parte dei dipendenti ha meno di 35 anni – dice Volpatodedichiamo una giornata alla tipizzazione di chi desidera partecipare”, cioè attraverso un semplice esame del sangue si viene inseriti nel registro internazionale dei donatori di midollo osseo. E, ancora, Jakala propone momenti di sensibilizzazione nei confronti di alcune patologie “per arrivare, poi, alla fine dell’anno a veri e propri screening di prevenzione”. L’idea di fondo è sempre la stessa: “Partiamo dall’ascolto delle persone – conclude – per capire quali attività ritengono più vicine e poi prendiamo contatto con le associazioni”. 

 

 

Moda più sostenibile con la pelle vegana senza plastica. E il merito è dei batteri

(Photo credit: Tom Ellis/Marcus Walker/Imperial College London)

Le alternative alla pelle animale, nell’ottica di una moda più sostenibile, finora non hanno dato grandi risultati, sia in termini di qualità sia di estetica. Spesso quella che viene definita ‘pelle vegana’ altro non è che plastica, lavorata in modo tale da assomigliare il più possibile alla pelle naturale, ma pur sempre inquinante. Ora i ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno messo a punto un sistema in grado di ‘far crescere’ una pelle senza animali e senza plastica, capace di tingersi da sola. Merito di batteri ingegnerizzati.

Negli ultimi anni, scienziati e aziende hanno iniziato a utilizzare i microbi per la coltivazione di tessuti sostenibili o per la produzione di coloranti per l’industria, ma questa è la prima volta che sono stati ingegnerizzati per produrre contemporaneamente un materiale e il suo stesso pigmento. La tintura chimica sintetica è uno dei processi più tossici per l’ambiente nel settore della moda e i coloranti neri, soprattutto quelli usati per la pelle, sono particolarmente dannosi. I ricercatori dell’Imperial hanno deciso di utilizzare la biologia per risolvere il problema. Questo nuovo prodotto è già stato utilizzato per creare prototipi di scarpe e portafogli e secondo i ricercatori “rappresenta un passo avanti nella ricerca di una moda più sostenibile”.

Il nuovo processo, pubblicato sulla rivista Nature Biotechnology, potrebbe anche essere adattato teoricamente per produrre vari colori e motivi vivaci e per creare alternative più sostenibili ad altri tessuti come il cotone e il cashmere. Come spiega l’autore principale, Tom Ellis, del Dipartimento di Bioingegneria dell’Imperial College di Londra, la cellulosa batterica “è intrinsecamente vegana e la sua crescita richiede una minima parte delle emissioni di carbonio, dell’acqua, dell’uso del suolo e del tempo necessari per allevare mucche per la produzione di pelle”. A differenza delle alternative in pelle a base di plastica, può essere prodotta senza sostanze petrolchimiche e si biodegrada in modo sicuro e non tossico nell’ambiente.

Il team di ricerca ha già cominciato a lavorare con alcuni designer per far “crescere” la tomaia di una scarpa su uno stampo ad hoc. Dopo 14 giorni il prodotto ottenuto è stato ‘centrifugato’ a 30 gradi per 48 ore per attivare la produzione di pigmento nero da parte dei batteri. “Non vediamo l’ora di collaborare con l’industria della moda per rendere più ecologici gli abiti che indossiamo lungo tutta la linea di produzione”, dice Ellis. Gli autori hanno lavorato a stretto contatto con Modern Synthesis, un’azienda londinese di biodesign e materiali, specializzata in prodotti innovativi a base di cellulosa microbica.

Sneaker sostenibili: A-impact investe 350mila euro in id.Eight

Ogni anno, nel mondo, vengono prodotte oltre 24 miliardi di sneaker. Un dato che pesa sulle emissioni globali di gas serra per l’1,4%.  Come succede per gli abiti, i consumatori sempre di più a indirizzano le preferenze su prodotti sostenibili, facendo crescere il mercato della moda green in maniera esponenziale.

Il brand toscano Id.Eight, che realizza scarpe con materiali derivanti dagli scarti dell’industria alimentare, chiude un round di investimento di 350mila euro con a-impact, un fondo di venture capital promosso da Avanzi in collaborazione con Etica Sgr, a supporto dello sviluppo di Pmi e startup innovative che hanno la missione di generare un impatto sociale, ambientale e culturale positivo sulla collettività.

Id.Eight è nato nel 2019 per offrire una alternativa sostenibile, cruelty free e genderless alle sneakers tradizionali puntando su modelli continuativi, di stagione in stagione, contro l’overproduction.

La scelta dei materiali è l’elemento più interessante: è il risultato di una ricerca che ha portato all’individuazione di tessuti a basso impatto ambientale, alternativi alla pelle, realizzati a partire dalla trasformazione degli scarti della frutta (Uppeal e Vegea, nascono dalla bio-polimerizzazione delle bucce di mela e delle vinacce cedute dalle aziende italiane, Pinatex, realizzato con le foglie degli ananas e BioVeg a partire dal mais).

Ai materiali bio based si aggiungono tessuti tecnici in poliestere riciclato e cotone biologico, utilizzati sulla tomaia, fodera e sottopiede. Anche il packaging è studiato per essere a basso impatto: la scatola è in carta riciclata, all’interno si trova una ‘bomba di semi’, che una volta piantata contribuisce alla creazione di una biodiversità più favorevole alla vita delle api.

In cinque anni Id.eight è riuscito a conquistare un posto in primo piano nel mercato delle calzature sostenibili, trainato appunto da consumatori sempre più attenti nelle scelte e un mercato in forte ascesa che si attesta a 9,17 miliardi di dollari ma che si prevede raggiungerà quota 14 miliardi di dollari entro il 2031.

“Siamo particolarmente orgogliosi di questo round poiché entra nella nostra compagine sociale un partner che condivide i nostri stessi valori e il nostro stesso codice etico. Questa iniezione di risorse servirà a scalare il nostro business e mettere a terra nuovi progetti, anche in termini di ricerca e sviluppo: avremo l’opportunità di dialogare con le aziende testare nuovi materiali, individuare nuove soluzioni in termini di eco design, investire nelle attività di individuazione di materiali ancora più performanti dal punto di vista ambientale”, spiegano i due fondatori, Dong Seon Lee e Giuliana Borzillo.  In futuro, fanno sapere, “ci concentreremo in particolare nell’ampliamento della gamma di prodotti, nell’ulteriore processo di internazionalizzazione del nostro brand, in particolare in Germania e Olanda (Nord Europa) e nell’accrescimento della nostra capacità produttiva attraverso nuove sinergie. Il tutto però rimanendo sempre fedeli ai nostri alti standard di qualità e sostenibilità, che anzi, puntiamo a continuare a migliorare”.

L’investimento nel brand “va a rafforzare la nostra strategia di sostegno alle start up impegnate a promuovere in modo radicale e intenzionale la sostenibilità nel settore della moda”, spiega Davide Zanoni, Responsabile Area Investimenti di a|impact. Le scarpe di Id.eight, sostiene, “hanno il pregio di essere sostenibili nei materiali utilizzati e molto originali nel design, un mix che permette di posizionare questo brand tra i migliori esempi di imprese innovative capaci di declinare realmente il concetto di sustainable fashion”.