INFOGRAFICA INTERATTIVA Inflazione, i prezzi al consumo per divisioni di spesa

Nell’infografica interattiva di GEA, gli indici dei prezzi al consumo per settori di spesa. Secondo le stime preliminari dell’Istat, a dicembre 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,6% su base annua.

Istat: “Frena ancora l’inflazione, a luglio +5,9%. Carrello della spesa a +10,2%”

L’inflazione frena ancora a luglio, portandosi al di sotto della soglia del 6% (+5,9%), in un quadro di stabilità dei prezzi sul piano congiunturale. Secondo le stime dell’Istat, la dinamica, ancora fortemente influenzata dall’evoluzione dei prezzi dei beni energetici, riflette anche il rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei prodotti alimentari lavorati (che tuttavia restano su ritmi di crescita relativamente sostenuti) e dei servizi. Rallenta anche l’inflazione di fondo, che a luglio si attesta al +5,2%. In attenuazione, per il quinto mese consecutivo, risulta la dinamica tendenziale del “carrello della spesa”, scesa a luglio al +10,2%.

Ma per le associazioni non basta. Le famiglie sono ancora costrette a tagliare gli acquisti: “L’aumento di fondi del Pnrr con 2,5 miliardi destinati agli accordi di filiera, alla logistica e alle misure agricole è importante per salvare la spesa degli italiani anche di fronte ai cambiamenti climatici“, osserva Coldiretti. L’inflazione tendenziale a luglio vede comunque un aumento prezzi del +13,8% per la frutta e del +19,8% per la verdura con le produzioni Made in Italy colpite da alluvioni, grandinate e nubifragi intervallati da pesanti ondate di calore.

Un calo insufficiente, con il misurino“, fa eco Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. L’inflazione si abbassa, rileva, ma “le famiglie non se ne accorgono“. I prezzi, infatti, restano allo stello livello “lunare” di giugno, sia per l’indice generale che per i prodotti alimentari. “Anche a livello tendenziale il rallentamento dell’inflazione avviene con il contagocce, specialmente per le spese obbligate. I prodotti alimentari, infatti, passano da +11% di giugno a +10,7%, mentre il carrello della spesa resta a +10,2%, dal +10,5% del mese precedente. Insomma, il Governo farebbe bene a decidere misure serie contro l’inflazione e a prendere atto che l’accordo sul trimestre anti-inflazione è fallito miseramente“, lamenta.

La decelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, al rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,7% a +2,4%), dei Beni energetici non regolamentati (da +8,4% a +7,0%), degli Alimentari lavorati (da +11,5% a +10,5%) e, in misura minore, di quelli degli Altri beni (da +4,8% a +4,5%) e all’ampliamento della flessione su base annua degli Energetici regolamentati (da -29,0% a -30,3%). Questi effetti sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +9,4% a +10,4%) e di quelli dei Servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,6%).

L’inflazione acquisita per il 2023 rimane stabile a +5,6% per l’indice generale e si attesta a +5,1% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dell’1,6% su base mensile, a causa dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e aumenta del 6,3% su base annua (in decelerazione da +6,7% di giugno); la stima preliminare era +6,4%.

Assoutenti denuncia il caro-estate: “Per il comparto dei trasporti e delle vacanze l’inflazione non solo non è in calo, ma risulta a livelli stellari – sostiene il presidente Furio Truzzi –. I voli nazionali rincarano in un solo mese del 9% (+9,1% gli intercontinentali) e crescono del +26,1% su anno, le tariffe degli hotel salgono del +19%, i pacchetti vacanza registrano +17%. Rispetto al mese precedente i traghetti costano il 6,1% in più”.

Una crescita dei prezzi nel settore vacanziero che porterà a quota +1,2 miliardi di euro la spesa degli italiani per le villeggiature tra luglio e agosto rispetto a quanto pagato lo scorso anno, e questo nonostante il taglio al numero di notti fuori casa.

I rincari della spesa familiare: +105% shampoo, boom dei tovaglioli. Giù pere e finocchi

Fare la spesa costa sempre più caro. Non è una novità. Tuttavia, spulciando i dati forniti dall’Osservatorio prezzi – città per città – fornito dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, si può andare in profondità. E notare ad esempio che il prezzo dello shampoo ha fatto un salto del 105% in un anno. Un prodotto di prima necessità, così come lo zucchero, rincarato di oltre il 60%. Una percentuale simile a quella dei tovaglioli di carta. Pochi, rari, i prodotti che invece sono calati rispetto a un anno fa. Fra questi i finocchi o le pere, questo per dire che l’ortofrutta – finito sul banco degli imputati per i rincari degli ultimi mesi – non è tutto uguale.

La scorsa settimana l’Istat aveva sottolineato che “ad aprile la fase di rientro dell’inflazione si interrompe, principalmente a causa di una nuova accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni Energetici non regolamentati, il cui andamento riflette un aumento su base mensile del 2,3% (che si confronta con un -3,9% dell’aprile 2022). Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati, come anche quelli dei beni non lavorati, evidenziano un’attenuazione della loro crescita in ragione d’anno, che contribuisce al rallentamento dell’inflazione di fondo (che si attesta a +6,2%). Si accentua, infine, la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del ‘carrello della spesa’, che è scesa a +11,6%”.

Nel carrello della spesa tuttavia c’è di tutto. E come è emerso dal rapporto Eurispes presentato questa mattina nell’ultimo anno sono state ridotte le spese per i regali (69,6%). Sono stati acquistati più prodotti in saldo (64,6%), vestiti in punti vendita più economici (61%), prodotti alimentari nei discount (56,2%). E molti italiani hanno cambiato marca di un prodotto alimentare se più conveniente (64%).

A Roma, nel confronto aprile 2023 su aprile 2022, gli alimentari hanno visto impennare i prezzi della birra (+38,1%), del latte scremato a lunga conservazione (+30,9%), dell’olio extra vergine di oliva (+37,3%), della passata di pomodoro (+35%), dei pomodori pelati (+40%), del riso (+42%), degli spinaci surgelati (+39,1%) e dello zucchero (+66,3%). Costa invece meno (quasi -10%) l’insalata in confezione e l’olio di semi di girasole (circa un quinto inferiore). Al reparto ortofrutta perdono terreno anche i finocchi tondi (-11,8%), i kiwi verdi (-4,7%) e le pere Abate (-15%). Salgono forte i peperoni quadrati (+28%) e i cavolfiori bianchi così come le cipolle dorate di Parma (circa +22%).

E’ nei prodotti per l’igiene e la pulizia della casa che troviamo infine rincari consistenti: shampoo (250 ml) +105,8%, poi sapone toletta +74,5%, tovaglioli di carta +61%. E ancora: carta igienica +26,7%, candeggina +29,5% e detersivo per stoviglie a mano +35%. Unica consolazione, in tempi di crisi demografica, il prezzo dei pannolini per bambino: la confezione da 20 pezzi costa il 13% in meno rispetto a un anno fa.