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Patuanelli: “Extra-deficit ed extra-profitti contro il caro energia”

L’emergenza energia continua ininterrottamente a danneggiare imprese e famiglie e il Governo è alla ricerca di misure per sostenere chi non riesce più ad arrivare a fine mese o è costretto a chiudere le proprie attività. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è stato esplicito in una intervista rilasciata a Repubblica: “Serve un intervento rapido, anche in deficit se necessario, ma circoscritto a questa emergenza energetica”. Quella che deve essere mantenuta è la tassa sugli extra-profitti: “Non è escluso che si possa ancora alzare l’aliquota salendo sopra il 25% attuale”. Anche perché occorre “intervenire riequilibrando i settori di imprese in forte sofferenza e settori che hanno prodotto profitti record”.

Sulla stessa linea di Orlando si trova il ministro delle Politiche agricole ed esponente del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli: “Oggi il rischio che si corre nell’aumentare il debito pubblico è inferiore a quello di veder chiudere le nostre aziende”, ha affermato mostrandosi favorevole all’extra-deficit, strumento “già utilizzato in passato – con oltre 130 miliardi nel corso del 2020 per affrontare la pandemia – con ottimi risultati”. A causa dell’aumento spropositato dei prezzi dell’energia sono a rischio intere filiere produttive. Tuttavia, puntualizza Patuanelli, “a oggi non conosciamo le intenzioni di Palazzo Chigi su un decreto a sostegno di imprese a famiglie“.

Tra i provvedimenti contro il caro-energia c’è quello che riguarda la tassa sugli extra-profitti. Come accennato da Orlando si tratta di una risorsa alla quale “lo Stato non può rinunciare”, anzi, potrà addirittura essere alzata al 25%. Riprendendo il discorso, il ministro Patuanelli ha proposto di “allargare il range anche a quelle società che hanno beneficiato di situazioni di mercato favorevoli”.

I primi ad avere parlato di tassa sugli extra-profitti, annunciano in coro sia Patuanelli, sia il ministro degli Esteri e leader di Impegno civico, Luigi Di Maio, “siamo stati noi come Movimento 5 Stelle”. L’idea che sta alla base è che “le aziende che hanno guadagnato un mare di soldi per le speculazioni – ha chiarito Di Maio – debbano restituirne una parte allo Stato, che poi li rinveste nel taglio delle accise sui carburanti e nel mitigare gli effetti dei rincari sulle bollette”.

Patuanelli

Patuanelli: “La siccità? Altro tassello di crisi per l’agricoltura”

L’agricoltura è un settore cardine per l’economia italiana. Lo dimostra anche la drammatica situazione di crisi che il comparto sta affrontando a causa della siccità che da settimane non da tregua al Paese. Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli, nel corso di un’informativa alla Camera, definisce questi mesi di aridità come “un altro tassello di un momento di crisi per i sistemi agroalimentari”, sottolineando poi come la siccità stia provocando enormi lacune alla capacità produttiva del comparto facendo emergere, ancora una volta, “quanto le sorti del settore agricolo siano strettamente connesse anche al benessere economico e sociale dell’intero Paese”.

Le proiezioni fornite da Ispra per il prossimo futuro non lasciano alcuna speranza: “È prevista, a livello nazionale, una riduzione della disponibilità della risorsa idrica che va dal 10 al 40%“, chiarisce Patuanelli. Mai come ora c’è bisogno di azioni concrete, ma soprattutto “non è più rinviabile il rafforzamento del coordinamento degli interventi strutturali volti alla mitigazione dei danni derivanti dal fenomeno della siccità e il potenziamento e adeguamento delle Infrastrutture idriche”. Sono diverse le Regioni alle quali è già stata deliberata la dichiarazione dello stato di emergenza: “È anche per questo motivo che – afferma il ministro – il Governo sta lavorando per inserire nel decreto legge a sostegno dei lavoratori delle imprese alcune disposizioni urgenti per affrontare l’emergenza idrica“.

Tra le misure per contrastare gli effetti deleteri dell’aridità c’è anche il rinnovo gli strumenti di gestione del rischio disponibili per gli agricoltori: “Dal 1 gennaio 2023 verrà istituito un Fondo mutualistico nazionale”, spiega Patuanelli. Per quanto riguarda la quantificazione dei danni economici, per adesso i dati non sono reperibili in quanto “c’è ancora una maturazione in corso e quindi bisogna capire il calo delle rese.

Se da una parte questo tempo imprevedibile ha messo – e continua a mettere – a rischio il Paese, dall’altra un po’ della colpa deve essere attribuita anche a noi. “Un dato preoccupante è la scarsa capacità di stoccaggio dell’acqua piovana, che in Italia ammonta a circa l’11%”, illustra il ministro. Dati che ci dicono, in modo chiaro, in che direzione intervenire per il futuro: “aumentare la capacità di conservazione di acqua, rendendo più moderni gli invasi esistenti realizzando nuove opere a livello territoriale e aziendale, rinnovare e rendere efficiente la rete idrica riducendo le perdite e garantendo un monitoraggio puntuale degli usi, promuovere un uso razionale della risorsa idrica nel settore agricolo e industriale, privilegiando le tecniche di agricoltura di precisione, l’agricoltura 4.0“. Più che un’affermazione, quella di Patuanelli, vuole essere un appello a “sensibilizzare anche i cittadini a un uso responsabile dell’acqua quale bene comune da preservare per le future generazioni“.

fiume Tevere

Emergenza siccità, Draghi: “Dispersioni straordinarie, ora grande piano acqua”

La grande sete corre verso Sud. L’epicentro della siccità si è spostato dal Nord (dove la situazione resta comunque da monitorare) al Centro Italia. “Il governo è al lavoro e da lunedì siamo pronti ad approvare i piani di emergenza regionali“, assicura il premier, Mario Draghi.

Il momento è drammatico. Per “il bacino Padano si tratta della crisi idrica più grande degli ultimi 70 anni“, ricorda il presidente del Consiglio. La crisi però non è dovuta soltanto a un deficit di pioggia degli ultimi tre anni, ma anche a una serie di cause strutturali, ammette: “La cattiva manutenzione dei bacini, la cattiva manutenzione della rete“. Le dispersioni di acqua, afferma, sono “a un livello straordinario, circa il 30%. Tanto per rendere l’idea, in Israele è del 3%, in altri Paesi europei il 5, 6, 8%“. Il piano di emergenza occorrerà, ma servirà anche, e con urgenza, un piano per ovviare alle carenze infrastrutturali. Draghi parla di un ‘grande piano dell’acqua’: “C’è già nel Pnrr: sono stati stanziati 4 miliardi per questo” ma gli stanziamenti saranno aumentati e si arriverà a un “coordinamento massiccio” dei tanti enti preposti all’amministrazione dell’acqua. “Il governo non può far piovere, ma sta facendo tutto quello che può“, gli fa eco il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.

A soffrire maggiormente, al momento, sono le Marche, dove ormai si rischia il razionamento degli approvvigionamenti, avverte l’osservatorio sulle risorse idriche dell’Anbi. Nelle zone di Ascoli Piceno e Fermo la condizione di siccità è estrema: i volumi d’acqua, trattenuti negli invasi, calano di 1 milione di metri cubi a settimana per riuscire a dissetare le campagne e tutti i fiumi hanno portate inferiori alle annate scorse.

Non va meglio in Toscana, dove il 90% del territorio è in una condizione di siccità estrema, la riduzione delle portate dei fiumi non si ferma: il Bisenzio è quasi azzerato (0,30 metri cubi al secondo contro una media di mc/sec 2,42) e l’Ombrone è trasformato in un “rigagnolo” da 500 litri al secondo, denuncia l’Anbi.

Per l’associazione, anche nel Lazio la situazione è “drammatica”. A Roma, dall’inizio dell’anno, è piovuto il 63% in meno e nella provincia si sono registrati, in pochi giorni, 496 interventi dei vigili del fuoco per spegnere gli incendi. L’Aniene è praticamente dimezzato rispetto alla portata media, il Tevere registra livelli più bassi anche del 2017, Liri e Sacco il dato più basso in anni recenti, il lago di Nemi è di oltre 1 metro più basso del 2021 e Bracciano è a -32 centimetri dal livello dello scorso anno.

Più a Sud, dalla Basilicata in una settimana sono stati prelevati oltre 11 milioni di metri cubi d’acqua dagli invasi, le cui disponibilità idriche stanno segnando un deficit di circa 37 milioni di metri cubi sull’anno scorso. Resta, invece, ancora positivo il bilancio dei principali bacini pugliesi, nonostante un prelievo settimanale superiore ai 14 milioni di metri cubi. In Campania, tutti i fiumi sono in deficit rispetto allo scorso anno, mentre in Abruzzo è la zona di Chieti a soffrire maggiormente per la mancanza d’acqua.

Al Nord invece è tornata la pioggia, che ha permesso in Valle d’Aosta di arricchire la portata della Dora Baltea e di dare sollievo alla portata del Po, che a Pontelagoscuro è risalita a 200 metri cubi al secondo, quando comunque l’allarme cuneo salino scatta già a 450 metri cubi al secondo (l’ingressione marina è ormai segnalata a 30 chilometri dalla foce). L’incremento di portata non risolve comunque il problema del gravissimo deficit idrico nel Grande Fiume, “ma scongiura, per ora, lo stop ai prelievi, che comporterebbe enormi danni all’agricoltura“.

Tornano, anche sul Piemonte, le piogge a macchia di leopardo: più abbondanti sul bacino del fiume Sesia, meno intense su quello del Tanaro.

L’Osservatorio crisi idriche dall’Autorità Distrettuale del fiume Po-Ministero della Transizione Ecologica ha stabilito una riduzione del 20% dei prelievi irrigui a livello distrettuale rispetto ai valori medi dell’ultima settimana e un aumento dei rilasci dai grandi laghi alpini (Maggiore, Como, Iseo, Idro e Garda) pari al 20% rispetto al valore di oggi. Le misure serviranno a contrastare la risalita del cuneo salino nelle acque superficiali e sotterranee riducendo, allo stesso tempo, i rischi di potenziali impatti negativi sullo stato ambientale dei corpi idrici.

Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, garantisce che con le operazioni che messe in campo, per l’agricoltura ci sarà acqua sufficiente fino all’8-9 luglio. “Poi se non dovesse piovere fino a quella data è chiaro che si porrà un altro problema“, afferma. Per quanto riguarda l’acqua per uso civile, per ora scongiura problemi immediati: “Dobbiamo monitorare la situazione e muoverci a seconda delle condizioni climatiche. C’è bisogno che piova“.

In Piemonte il governatore Alberto Cirio ha istituito un tavolo permanente per combattere la situazione. L’iniziativa va ad aggiungersi, con funzioni di coordinamento, alle altre misure messe in campo dalla Regione: richiesta dello stato di emergenza per l’intero territorio e dello stato di calamità per l’agricoltura, rilascio di acque dai bacini utilizzati per produrre energia idroelettrica a supporto dell’irrigazione delle colture e deroga al minimo deflusso vitale dei fiumi.

irrigazione siccità

Allarme siccità, Anbi-Coldiretti: Acqua insufficiente e made in Italy a rischio

Da 4 mesi che non c’è una goccia d’acqua, il Po è un rigagnolo, i fiumi sono diventati torrenti, le montagne hanno perso 3 metri di neve che erano la nostra riserva, il rubinetto“. Quello di Alessandro Folli presidente di Anbi Lombardia, non è più un campanello d’allarme ma quasi una ‘chiamata alle armi’ per istituzioni, consorzi di bonifica, associazioni di categoria e stakeholder. La grande sete assedia infatti città e campagne, il Po sta vivendo un periodo di siccità come mai negli ultimi 70 anni. Sono spariti 3 metri di neve dalle montagne, i laghi si svuotano e nei campi, ormai disidratati, la siccità ha già provocato danni che Coldiretti quantifica in 2 miliardi di euro.

Proprio la principale associazione dell’agricoltura italiana ha ribadito quali sono le priorità durante il convegno ‘Sicurezza alimentare e qualità delle risorse idriche: opportunità della normativa europea sul riuso delle acque depurate in agricoltura’ organizzato a Milano da Anbi e Anbi Lombardia. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha esordito con una stoccata alla politica e ai decision-makers: “La situazione della siccità è altamente critica – ha spiegato – e negli anni la politica si è seduta e ha lavorato solo sulle emergenze, ma noi da tempo chiediamo investimenti significativi per bacini di accumulo. Si era ritenuto che fosse un’esigenza secondaria“. Ma non bisogna solo dare risposte sull’emergenza ha spiegato il presidente di Coldiretti, nel suo videocollegamento a Palazzo delle Stelline: “Dobbiamo essere lungimiranti perché senza soluzioni, la crisi che stiamo affrontando porterà a un’esplosione dei costi dei prodotti trasformati e commercializzati. Costi già in aumento per i prezzi dell’energia e per indisponibilità, ad esempio, di fertilizzanti“.

Se in ordine di priorità le necessità umane sono al primo posto, immediatamente dopo c’è l’agricoltura: “Non dobbiamo perdere il vantaggio competitivo dell’export agroalimentare Made in Italy, dobbiamo creare occasioni per produrre di più, specialmente in periodi come questi”. Secondo Prandini, “destinare acqua all’agricoltura non è fare una cortesia a noi di Coldiretti perché lo chiediamo da anni, ma significa avere visione e lungimiranza. Questo chiediamo alle istituzioni: uscire da questa logica dell’emergenza. Necessario è pianificare a medio-lungo periodo affinché si possa trattenere il massimo dell’acqua piovana e delle acque reflue“. Per Coldiretti “raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana e potremmo arrivare al 50% evitando così situazioni di crisi come quella che stiamo soffrendo”.

Uno sforzo di collaborazione e confronto è quello chiesto dalla stessa Anbi. “Sono anni che a livello nazionale si parla di riutilizzo acqua – ha chiarito Folli – ma le utility hanno i depuratori che poi scaricano l’acqua: il confronto dev’essere serio tra coloro che danno acqua all’agricoltura e coloro che depurano le acqua come enti locali e le stesse utility“. Oltre all’utilizzo massimo delle acque reflue, la soluzione proposta anche da Coldiretti è un piano di investimento lungimirante su reti di invasi e bacini di accumulo. “È necessario creare le condizioni per recuperare le acque depurate e al contempo avere la consapevolezza che tutte le difficoltà che stiamo vivendo ricadranno sul nostro mondo“, ha denunciato Prandini, secondo cui “le parole fanno la differenza. Chiedere lo stato di calamità è un errore perché ci fermiamo a evidenziare solo i danni economici alle imprese. E servono 2-3 anni per i ristori che sono comunque cifre esigue. Dobbiamo invece chiedere lo stato di emergenza collegato all’intervento della Protezione civile per ridurre i passaggi burocratici e coinvolgere tutti i soggetti, dalle Regioni ai Comuni fino ai Consorzi di bonifica“. Questo è peraltro ciò che ha chiesto lo stesso Prandini al premier Mario Draghi in una lettera.

Parla di situazione “abbastanza grave” anche il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. “Noi stiamo attenzionando questo problema da un mese e mezzo e abbiamo già raggiunto nei mesi scorsi degli accordi con gli agricoltori per realizzare interventi che utilizzino nel modo migliore la poca acqua di cui disponiamo” spiega Fontana, intervistato da GEA. Per fare un esempio, “abbiamo concordato con loro di rinviare alcune semine per darci la possibilità di raccogliere maggiore acqua nei laghi che poi abbiamo rilasciato al momento opportuno”. Ma anche con i gestori dei bacini idroelettrici sarebbe già stato raggiunto un accordo sul “rilascio graduale di una quantità importante di acqua che deve servire proprio in questi giorni per mantenere le irrigazioni”. Il problema, secondo Fontana, è che “si possono realizzare tutte le alchimie di questo mondo, ma se manca la materia prima che è l’acqua, prima o poi anche le alchimie rischiano di saltare”. Le prospettive effettivamente non sono rosee data l’assenza ulteriore di precipitazioni per un minimo di almeno 10-12 giorni. Perciò ogni minuto per arginare l’emergenza diventa prezioso e a breve si riunirà nuovamente il tavolo con i ministri dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

È la Giornata mondiale contro la siccità: e in Italia scatta l’allarme

In Italia la grande sete avanza. Se la situazione al Nord è talmente grave da aver portato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, a chiedere a Roma lo stato di calamità per l’agricoltura, gli effetti della siccità iniziano a estendersi rapidamente anche al Centro. Più di un quarto del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione e la siccità è “solo la punta dell’iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città“, denuncia Coldiretti.

La situazione a livello nazionale è monitorata con molta attenzione dagli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici che sono stati istituiti con protocolli d’intesa inter-istituzionali con le amministrazioni locali competenti. Lo scenario è uno dei peggiori che si possano prevedere“, informa il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Il ministero sta costituendo un tavolo politico istituzionale “di alto profilo alla presenza di tutte le autorità di bacino per fare un quadro d’insieme sulla scala dell’intero Paese, l’attenzione è costante“, assicura. L’obiettivo a stretto giro sarà ridurre le perdite di acqua e potenziare la collezione di acque piovane, creando un certo numero di bacini: “Basterebbe un quarto della piovosità nazionale per soddisfare il fabbisogno agricolo“, afferma il ministro.

L’Autorità distrettuale del fiume Po la definisce “la peggior crisi da 70 anni: “La portata del fiume sarà ancora più bassa nelle prossime settimane“, avverte il segretario Meuccio Berselli. Il delta è stato “conquistato” ormai per 30 chilometri dalla risalita del cuneo salino e lungo tutta l’asta registra una “magra” epocale.

Ai sindaci di un centinaio di Comuni piemontesi e di almeno 25 Comuni della provincia di Bergamo è stato già chiesto di emanare ordinanze per il contingentamento dell’acqua. In Lombardia i produttori idroelettrici da oggi aumentano i rilasci dell’acqua a supporto dell’agricoltura.

È una situazione complessa soprattutto nelle parti montane e pedemontane del nostro territorio, l’assenza di precipitazioni nevose in inverno e la siccità prolungata poi hanno svuotato i serbatoi idrici“, aveva spiegato il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. Che non aveva immediatamente lanciato l’allarme sul capoluogo, ma che aveva spiegato che “ci stiamo rendendo conto di quanto sia importante questo bene prezioso e di quanto sia importante la programmazione“. E non aveva negato il rischio di stato di calamità: “È inutile affermare il contrario. Al momento la situazione è sotto controllo, noi come città metropolitana abbiamo chiesto ai colleghi sindaci di emettere ordinanze sul contingentamento. Aiuteranno, ma dobbiamo metterci in sicurezza qualora questo periodo dovesse continuare”.

L’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche evidenzia in maniera massiva le conseguenze dei cambiamenti climatici sull’intera Penisola. Il secondo fiume della Toscana, l’Ombrone, è ridotto ormai a uno “stato torrentizio” dopo mesi di sofferenza. La portata è di 890 litri al secondo, quando il minimo per garantire la vita in alveo è indicato in 2mila litri al secondo. Nelle Marche, il fiume Sentino tocca già il minimo storico (-37 centimetri), registrato nell’Agosto 2021, anno considerato idricamente critico per la regione; anche Esino e Nera sono ai livelli più bassi degli ultimi cinque anni. In Umbria, i il fiume Tevere, nel suo tratto iniziale, registra il livello più basso (35 centimetri) dal 1996. Continua a restare basso nel Lazio, dove però è ancora più grave la situazione dell’Aniene, ridotto ad una portata di circa 3mila litri al secondo contro una media di oltre 8mila. Non va meglio ai laghi: in una settimana, il Maggiore si è abbassato di 20 centimetri, il Lario di oltre 30 e l’Iseo di 7. In Lombardia sono ormai completamente esaurite, con due mesi d’anticipo, le riserve di neve.

Sulla situazione e le possibili soluzioni, oggi, giornata mondiale della Siccità e della desertificazione, si tiene un convegno alla Camera con Federica Daga e il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.

siccità

FIUME PO

Patuanelli: “Il Paese deve difendere il biologico”

Dopo 15 anni di tentativi, nei mesi scorsi il Parlamento ha varato una legge per la valorizzazione dell’agricoltura biologica: obiettivo primario è la diffusione dell’agricoltura pulita, puntando sia sulla crescita della produzione che sull’aumento di consumi, in coerenza con le politiche europee del Green Deal.

Il Paese ha la responsabilità di difendere un primato importante nel biologico, come testimoniato dalla recente approvazione della legge, che rappresenta un veicolo di importanti novità per il sostegno della filiera“, il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, partecipando al convegno ‘È l’ora dell’agricoltura bio. Una risorsa strategica per uscire dalla crisi’. “Le azioni messe in campo risultano strategiche per supportare la transizione green e sostenere le sfide future e le mutate esigenze di consumo dei cittadini, anche nell’ottica di allineare l’Italia agli ambiziosi obiettivi europei delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 e favorire l’accesso agli investimenti nel contesto della Pac e del Pnrr“, afferma.

Le Associazioni del biologico (Aiab, AssoBio, Associazione per l’agricoltura biodinamica e FederBio) hanno messo a punto un biodecalogo per accelerare la transizione agroecologica applicando pienamente le norme della legge approvata a inizio marzo e nello stesso tempo fornire al Paese una ’riserva strategica’ agricola che permetta di fronteggiare le varie crisi che hanno colpito le nostre società, da quella climatica alla pandemia, fino alla guerra.

Sull’agricoltura biologica, siamo primi in Europa per numero di operatori, 81.731, con un incremento dell’1,3% rispetto al 2019, terzi per superficie, dopo Francia e Spagna“, ricorda Patuanelli. La Sicilia è la Regione più bio d’Italia, a seguire Puglia, Calabria, Toscana. Siamo al primo posto per numero di produttori, oltre 71mila. Il valore dell’Expo dei prodotti bio nazionali è pari a 2,9 miliardi di euro e la pandemia è stata un acceleratore green. La programmazione che parte nel 2023, fa sapere il ministro, “vedrà il mantenimento per 1 miliardo e mezzo delle politiche sul biologico ma avranno anche la forza del cofinanziamento legata al trasferimento di risorse ingenti dal primo al secondo pilastro, 90 milioni all’anno per tutta la programmazione fino al 2027 e parliamo di un aggregato di circa un miliardo di euro a sostegno della programmazione biologica. Elemento positivo è la legge sul biologico, con principi chiari e definiti sul rafforzamento della criticità, la penetrazione del mercato verso consumatori che hanno la maturazione giusta per apprezzare la scelta biologica ma che ancora vedono un’offerta che ha delle fratture, che non ha un messaggio chiaro, questo è l’obiettivo principale della legge sul biologico“.

La scelta tra sostenibilità ambientale ed economica, insiste, “non è possibile, non esiste la sostenibilità ambientale senza quella economica e viceversa. Abbiamo avuto fasi in cui lo sviluppo del Paese ci ha portati a dimenticare la sostenibilità ambientale e a prediligere quella economica, questo non è più tollerabile e i cittadini non lo vogliono più“.

Le associazioni chiedono: Filiere di Made in Italy Bio fondate sul giusto prezzo per agricoltori e consumatori; Fiscalità ambientale e crediti di imposta per i costi di certificazione per abbattere i prezzi al consumatore senza costi aggiuntivi per le imprese; Distretti biologici per favorire sistemi locali di produzione e consumo e valorizzare il territorio rurale a partire dalle aree interne e dalle aree naturali protette; Incentivazione delle imprese agricole che integrano attività agricole, zootecniche e forestali, capaci di favorire la biodiversità e chiudere il ciclo dei nutrienti; Ricerca, innovazione, formazione e consulenza per supportare gli agricoltori e i territori nella transizione al bio; Sviluppo della ristorazione collettiva attraverso organizzazioni di prodotto e strumenti adeguati d’informazione e consulenza; Comunicazione e campagne d’informazione ai cittadini per conoscere i valori del bio e favorire l’aumento dei consumi di biologico; Innovazione digitale e piattaforma di tracciabilità unica in favore di consumatore; Semplificazione burocratica; Obbligo del biologico in aree protette ed Efa.

M5S contro Draghi dopo bocciatura Superbonus

L’eco della stroncatura per il Superbonus 110% fatta a Strasburgo da Mario Draghi, rimbomba forte nei palazzi della politica romana, anche a distanza di oltre 24 ore. Sono soprattutto i Cinquestelle – ça va sans dire – a non aver gradito l’uscita del premier, che parlando per la prima volta alla Plenaria del Parlamento Ue non ha nascosto la sua contrarietà per una misura che, a sua detta, ha più che triplicato i costi per l’efficientamento degli edifici e delle abitazioni. Parole dure, che spiazzano il partito di maggioranza relativa. “Mi meraviglia che difronte all’Europarlamento il presidente Draghi trovi l’esigenza di parlar mal di una misura che sta facendo correre l’economia” e “che ha consentito a lui di andare in Europa e in tutto il mondo, a testa alta, a fregiarsi del 6,6% di Pil“, replica il leader M5S, Giuseppe Conte. “Lo dicono tutti gli economisti: l’incertezza rischia di frenare o rallentare l’economia, qui sul Superbonus si sta bloccando tutto, prima mistificando sulle frodi, poi con il dibattito sulla cessione dei crediti – aggiunge -. Gli operatori quotidianamente ci chiedono come possono programmare se non sappiamo qual è la posizione del governo. Quindi, obiettivamente, tutto questo crea incertezza”.

Si accoda all’analisi anche Stefano Patuanelli, che non solo è il ministro delle Politiche agricole dell’esecutivo presieduto dall’ex Bce, ma è anche il capodelegazione pentastellato. “Dispiace che il presidente del Consiglio del nostro Paese critichi una misura del suo governo in un consesso europeo. Ue che – sottolinea –, quando ci ha comunicato la tranche di pagamento del Pnrr qualche settimana fa, ha citato come prima misura virtuosa la proroga degli strumenti di efficientamento degli edifici“. Per il responsabile del Mipaaf “non si possono dare messaggi sbagliati”, inoltre “anche tecnicamente le cose dette dal premier non sono corrette. E’ un provvedimento che ha fatto ripartire un settore fermo dal 2008“. Lo stupore dei Cinquestelle è doppio, riflettendo sul fatto che solo lunedì scorso il Cdm, nel dl Energia2, con gli aiuti a famiglie e imprese, ha prorogato i termini per le villette unifamiliari.

Non è solo il Movimento 5 Stelle a difendere il Superbonus, però. Forza Italia, infatti, da tempo sostiene la misura e il vice presidente e coordinatore nazionale degli azzurri, Antonio Tajani, pur con toni e parole differenti, replica a Draghi: “E’ uno strumento per fare ripartire l’edilizia, ha ancora effetti positivi. Si tratta di un provvedimento a tempo, è chiaro che deve aver un termine, che può essere fine anno“, ma occorre dare “certezze alle imprese“, dunque “le informazioni contraddittorie rischiano di fare fallire le aziende, con ripercussioni sull’occupazione“.

Ad agitare le acque nella maggioranza c’è anche un altro tema: il termovalorizzatore di Roma. Altro terreno di scontro con il M5S, ma stavolta più all’interno della cosiddetta area progressista. L’obiettivo è soprattutto il Pd, che appoggia il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, nel progetto. Conte vuole un chiarimento dagli alleati dem e si augura che non venga posta la fiducia sul decreto Energia2 (che contiene la norma che autorizza il commissario per il Giubileo ad accorciare i tempi di realizzazione), lasciando intendere che in quel caso sarebbe difficile votarla per i suoi parlamentari. L’ex ministro dell’Economia, però, non sembra preoccupato: “Un partito che a Roma è all’opposizione si è astenuto (in Consiglio dei ministri, ndr), non mi pare un dramma – sintetizza il concetto Gualtieri -. Il nostro piano è razionale, green e comporta un abbattimento delle emissioni ben superiore di tutte le alternative disponibili“. Dunque, il termovalorizzatore si farà: “E’ il momento che la città recuperi il tempo perduto. Non mi interessano le polemiche, ma dare ascolto ai cittadini e utilizzare le tecnologie green più avanzate. Metteremo Roma all’avanguardia nell’economia circolare“. Con buona pace dei Cinquestelle, che sentono puzza di bruciato: “Dicono spesso che il Movimento voglia far cadere il governo, inizio a pensare che qualcuno voglia spingerci fuori dal governo. Se fosse questa l’intenzione ce lo dicano chiaramente“, rimarca Conte alzando il sopracciglio.

Per usare una metafora meteorologica, sull’esecutivo si addensano nuvole grigie, con possibili rovesciamenti. Se a ‘carattere temporalesco’, però, sarà solo il tempo a dirlo.

Superbonus

agricoltura biologica

Biologico? Sempre più attuale ma ostacolato da caro-energia

L’attenzione all’agricoltura biologica è sempre più attuale. E questo è un dato di fatto, dal momento che, si osserva nella relazione sui ‘Finanziamenti per la ricerca nell’agricoltura biologica’, il fatturato – tra consumi interni ed esportazioni – nell’arco di una decina di anni è passato da 2 a 6 miliardi di euro.

La sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha approvato il rapporto con Delibera n. 8/2022/G, in cui la magistratura contabile ha esaminato la gestione del ‘Fondo per la ricerca nel settore dell’agricoltura biologica’ che finanzia i programmi di ricerca nel ramo, oltreché in quello relativo alla sicurezza e salubrità alimentari. L’esame della Corte incentrato sulla verifica dei risultati conseguiti a fronte di quanto stabilito nel ‘Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico’, elaborato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, in cui il Fondo stesso è ricompreso.

È stata evidenziata la necessità di un’accelerazione nell’attuazione dei progetti e l’adozione, da parte dell’amministrazione, di un efficace sistema di monitoraggio degli stessi per attivare la tempestiva revoca del finanziamento, con recupero di quanto anticipato, nei casi di inerzia non giustificata dei soggetti proponenti.

L’agroalimentare è sempre stato il traino delle esportazioni del nostro Paese – ha affermato il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli – e continua ad esserlo perché i tassi di crescita sono importanti: oltre al record di 52 miliardi di export dello scorso anno, ci sono anche i primi mesi di quest’anno in cui non si cede il passo“. “Sicuramente le complicazioni ci sono, la situazione internazionale la conosciamo – ha aggiunto il Ministro – e le difficoltà indotte dall’invasione della Russia in Ucraina sono evidenti, in termini di aumento dei costi, di difficoltà delle imprese a sostenere il costo dell’energia in particolare, che a cascata incide su tutte le produzioni. Il governo sta facendo, per la parte interna, tutto quello che deve fare per sostenere i settori produttivi, ma è importante che l’Europa non receda da quella voglia di stare assieme e agire comune che ci ha caratterizzato nel momento in cui abbiamo affrontato la crisi dovuta alla pandemia, che era asimmetrica, mentre questa è asimmetrica perché colpisce alcuni Paesi in maniera più profonda di altri. E questo può indurre al ritorno delle dinamiche degli egoismi europei“, ha concluso Patuanelli.

Patuanelli

Patuanelli: “I prezzi aumentano, dobbiamo aiutare i cittadini”

Abbiamo la possibilità di intervenire subito dopo Pasqua con 5 miliardi per il taglio delle accise ma si dovrà ragionare anche su come trovare ulteriori sistemi di sostegno”. È preoccupato Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, riflettendo ad alta voce sul rincaro dei costi dovuto aumento del prezzo dell’energia. Una preoccupazione che traspare dalla sue parole: “Per quanto riguarda gli eventuali razionamenti degli approvvigionamenti di materie prime e dei prodotti finali, nell’immediato non abbiamo preoccupazioni, il problema sono i costi”, la sottolineatura.

Non a caso Patuanelli si spinge così in là da toccare un argomento che è stato fonte di discussione all’interno del Governo, con prese di posizioni nette da parte del premier Mario Draghi e del ministro dell’Economia, Daniele Franco. “Lo scostamento di bilancio è uno strumento che dovrà essere valutato quanto prima”, azzarda Patuanelli riferendosi all’aumento dei prezzi dell’energia, “un’altra strada è quella di reperire risorse con la tassazione sugli extraprofitti per le aziende che hanno a che fare con l’energia”. Con una aggiunta: “La preoccupazione è che permanga l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime e che diminuisca il potere d’acquisto dei cittadini”. La volontà è di sostenere questi ultimi: “Tutto sta a trovare le risorse, lo strumento più adatto lo troveremo”.

In merito alla recente questione dei condizionatori, Patuanelli cerca una chiave diplomatica. “Forse da parte del premier c’è stato un eccesso di semplificazione”, quando ha chiesto se preferiamo la pace in Ucraina o gli impianti refrigeranti accesi. “È però necessario l’efficientamento dei consumi. Per questo è importantissima la misura del Superbonus, per usare meno condizionatori d’estate e meno riscaldamento d’inverno. Isolare gli edifici e renderli migliori è la strada maestra”, il suggerimento del ministro.

Patuanelli

Patuanelli favorevole a posticipare di un anno il via della nuova Pac

L’Italia chiede a Bruxelles di ragionare su una entrata in vigore posticipata della Politica agricola comune (PAC) per far fronte agli effetti della guerra in Ucraina, ma i piani strategici nazionali non dovrebbero andare incontro a modifiche strutturali. “È giusto ragionare sull’entrata in vigore posticipata della Pac, avendo il 2023 come ulteriore anno di transizione per affrontare l’emergenza attuale”, ha incalzato il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, nellò’ambito dell’evento promosso dalla redazione di Eunews/Hub editoriale dal titolo Nuova PAC, quale futuro per l’agroalimentare europeo?”.

Entro il 31 marzo la Commissione Europea formulerà una serie di osservazioni ai primi 19 piani strategici presentati a Bruxelles, tra cui anche quello italiano. “Risponderemo alle osservazioni nei 60 giorni successivi previsti, anche modificando alcuni aspetti, però dovremmo rimanere nel perimetro dei regolamenti della nuova PAC”, ha precisato il ministro. Più che ragionare in termini di modifiche strutturali dei piani strategici che saranno essenziali da qui al 2027, per l’Italia è necessario riconsiderare l’entrata in vigore della nuova PAC prevista per il primo gennaio 2023.

L’equilibrio trovato a fatica tra i co-legisaltori europei sulla nuova PAC è “il migliore possibile” tra gli obiettivi di sostenibilità e gli asset produttivi e non va messo in discussione. “Oggi retrocedere da quelle scelte credo sia un errore dal punto di vista strutturale nonostante l’emergenza”, ha aggiunto. Per contrastare gli effetti della guerra sul comparto agricolo, Bruxelles ha presentato un piano per la sicurezza alimentare che per l’Italia significa sbloccare un pacchetto di aiuti da 50 milioni di euro dalla riserva di crisi PAC che con un co-finanziamento nazionale fino al 200% potrebbe arrivare a 150 milioni. Lo sblocco della riserva di crisi da parte dell’Ue “è un primo passo secondo me insufficiente” perché “si tratta di mettere a disposizione degli agricoltori i soldi degli agricoltori stessi”, ha ricordato Patuanelli dal momento che la riserva di crisi viene finanziata con una parte degli aiuti diretti del primo pilastro.

Per ora, però, uno slittamento dell’entrata in vigore della nuova PAC non è in agenda a Bruxelles. “Non ci sono alternative alla struttura della PAC riformata, le sfide del cambiamento climatico non aspettano”, ha chiarito Wolfgang Burtscher, direttore generale della DG (Direzione Generale) Agri della Commissione Europea, chiudendo i lavori del primo panel dell’evento dedicato alla “Nuova PAC 2023-2027, le nuove coordinate per il settore agricolo”. Burtscher ha ammesso che la guerra in Ucraina ha di molto aggravato “la situazione dei nostri agricoltori e produttori” soprattutto dal punto di vista di un aumento dei costi di produzione, dai fertilizzanti al carburante. Per questo, ha ricordato, che la Commissione sta lavorando su tre aree di intervento nel suo piano per la sicurezza alimentare presentato la scorsa settimana: sostenere i produttori ucraini a continuare a produrre, garantire la sicurezza alimentare globale e sostenere la sicurezza dei nostri agricoltori. Ora “spetta agli Stati capire quali sono le aziende o gli agricoltori più colpiti da questa crisi” e sostenerli con queste risorse aggiuntive.