Vaticano, lo Stato Città sarà alimentato con maxi impianto agrivoltaico a S.M.Galeria

Dopo la Laudato Si’ e la Laudate Deum, Francesco pubblica il motu proprio ‘Fratello Sole‘. Il Papa dispone che un grande impianto agrivoltaico, all’interno della zona extraterritoriale di Santa Maria di Galeria, assicuri non soltanto l’alimentazione elettrica della stazione radio, ma anche “il completo sostentamento energetico dello Stato della Città del Vaticano“.

Occorre operare una transizione verso un modello di sviluppo sostenibile che riduca le emissioni di gas serra in atmosfera, ponendosi l’obiettivo della neutralità climatica”, spiega Francesco nella lettera apostolica, ricordando che “l’umanità dispone dei mezzi tecnologici necessari ad affrontare questa trasformazione ambientale e le sue perniciose conseguenze etiche, sociali, economiche e politiche e, tra questi, l’energia solare ricopre un ruolo fondamentale“.

Il 24 maggio 2015, con l’Enciclica Laudato Si’, ha invitato l’umanità intera a “prendere coscienza della necessità di apportare cambiamenti ai propri stili di vita, di produzione e di consumo”, per contrastare il riscaldamento globale che vede, tra le sue principali cause, l’uso dei combustibili fossili. Il 6 luglio 2022 l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Onu ha depositato presso il Segretariato Generale lo strumento con il Vaticano accede alla Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.

Con tale strumento ho inteso contribuire agli sforzi di tutti gli Stati per offrire, in conformità con le rispettive responsabilità e capacità, una risposta adeguata alle sfide poste all’umanità e alla nostra casa comune dal cambiamento climatico”, scandisce Jorge Mario Bergoglio.

Per realizzare il maxi-impianto, in deroga alla normativa vigente e senza richiedere autorizzazioni, il Papa nomina Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato Città, e Giordano Piccinotti, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, commissari straordinari con “piena capacità di compiere i necessari atti di ordinaria e straordinaria amministrazione“. Per il mantenimento dei privilegi di extraterritorialità garantiti sull’area (in forza dell’Accordo fra la Santa Sede e l’Italia) per gli impianti Radio-Vaticani a Santa Maria di Galeria e a Castel Romano dell’8 ottobre 1951, Francesco stabilisce che i Commissari Straordinari possano comunicare all’Autorità italiana la sistemazione di strutture e sedi di enti facenti capo alla Santa Sede e al Governatorato della Città del Vaticano. “Dispongo, infine – si legge nella lettera -, che la Segreteria di Stato agevoli ogni richiesta dei Commissari Straordinari e si adoperi per garantire che in quel territorio nulla si perda di quanto sin qui disponibile per la Sede Apostolica“.

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Una seconda Laudato si’ il 4/10. Papa: “Fermiamo insensata guerra al Creato”

L’enciclica sull’ambiente, la ‘Laudato Si” avrà un seguito e, come la prima, sarà pubblicata nella festa di San Francesco d’Assisi, il 4 ottobre.

L’1 settembre si celebra la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, sul tema ‘Che scorrano la giustizia e la pace‘: così si inaugura il Tempo del Creato che durerà appunto fino al 4 ottobre. E’ in quella data, spiega il Papa in udienza generale, che uscirà un’esortazione apostolica sul clima.

La notizia era stata anticipata dal Pontefice lo scorso 21 agosto, quando aveva ricevuto in udienza una delegazione di avvocati di Paesi membri del Consiglio d’Europa.

Per Bergoglio, in partenza per la Mongolia per la sua 43esima visita apostolica all’estero, è “necessario schierarsi al fianco delle vittime delle ingiustizie ambientali e climatiche sforzandosi di porre fine all’insensata guerra alla nostra casa comune, che è una guerra mondiale terribile“. L’esortazione è a “lavorare e pregare affinché essa abbondi nuovamente di vita“, scandisce. Anche la Mongolia subisce gli effetti devastanti della crisi climatica, inondazioni e inverni estremi stanno danneggiando pesantemente i raccolti, mentre le città non sono risparmiate dal sovraffollamento e da un inquinamento incontrollato.

Nel Messaggio per la Giornata della cura del Creato, diffuso il 25 maggio scorso, il Papa lancia un nuovo appello al mondo, parlando dei “peccati ecologici”: “Pentiamoci – supplica -, danneggiano il mondo naturale e anche i nostri fratelli e le nostre sorelle”. La richiesta è ad adottare stili di vita meno consumistici, “con meno sprechi e meno consumi inutili, soprattutto laddove i processi di produzione sono tossici e insostenibili”. Cercare di essere il più possibile attenti alle abitudini e alle scelte economiche, in modo che “tutti possano stare meglio”: “I nostri simili, ovunque si trovino, e anche i figli dei nostri figli. Collaboriamo alla continua creazione di Dio attraverso scelte positive – afferma -: facendo un uso il più moderato possibile delle risorse, praticando una gioiosa sobrietà, smaltendo e riciclando i rifiuti e ricorrendo ai prodotti e ai servizi sempre più disponibili che sono ecologicamente e socialmente responsabili“.

L’1 settembre, il Movimento Laudato si’ terrà una preghiera ecumenica e durante tutto il Tempo del Creato, non mancheranno eventi globali e regionali, tra cui una veglia ecumenica in piazza San Pietro organizzata dalla Comunità di Taizé, il 30 settembre che, oltre ad aprire l’Assemblea generale del Sinodo in Vaticano, sarà a sostegno e promozione del Trattato di Non Proliferazione dei Combustibili Fossili (TNPCF) per mitigare la crisi del cambiamento climatico in America Latina, Oceania e Africa.

Ultima Generazione condannata in Vaticano per blitz ai Musei

Tre attivisti di Ultima Generazione sono stati condannati in Vaticano per un blitz nei Musei, il 18 agosto dello scorso anno.

Due di loro, Ester Goffi, 26 anni, e Guido Viero, 61anni, hanno usato della colla per incollarsi alla statua del Laocoonte mentre una terza attivista, Laura Zorzini, filmava l’azione. Il Tribunale Vaticano ha condannato i primi due a 9 mesi di carcere (pena sospesa), una multa di 1.500 euro e un risarcimento di 28.148 euro, per un danno che gli attivisti considerano “inesistente”. Nove mesi di carcere “per un grammo di colla: una sentenza esagerata, che non vuole riconoscere la drammaticità della situazione che motiva tutte le nostre proteste”, lamentano sui social. Il tribunale ha condannato anche la terza militante a pagare un’ammenda di 120 euro per il reato di trasgressione “a un ordine legalmente dato dall’autorità competente”.

“Ci sentiamo, oggi più che mai, figlie e figli di Laocoonte mandati incontro al loro destino dopo che chi governa si dimostra sordo all’avvertimento che la catastrofe è dietro l’angolo”, tuonano gli ambientalisti.

“Ci domandiamo se arriverà anche la condanna del Pontefice – data la determinazione con cui Papa Francesco parla di lotta alla crisi climatica – e, soprattutto, a chi sarà rivolta: a di noi oppure a chi, investendo nel fossile, ci sta condannando a morte?”, domandano i militanti di Ultima Generazione, che chiedono a chi li segue di contribuire alle spese legali e a condividere la notizia.

Ultima Generazione presenterà ricorso alla Corte di Appello contro la sentenza che è, ribadiscono, “spropositata e ingiusta”.

A 10 anni dall’elezione di Francesco nasce la prima Cer interreligiosa

A dieci anni dall’elezione al Soglio di Pietro del Papa più ecologista di sempre, nasce la prima comunità energetica interreligiosa d’Italia.

L’intesa è siglata tra la Pontificia Università Antonianum e il Centro Islamico Culturale D’Italia.

Il centro di riferimento del pensiero francescano nel mondo e l’ente che sovrintende la Grande Moschea di Roma diventeranno due strutture green, con energia rinnovabile da pannelli solari per l’auto e per l’etero consumo: l’eccesso di energia verrà infatti donato ai quartieri limitrofi, per chi ha più bisogno.

Un progetto condiviso di comunità energetica come primo esempio di collaborazione e sinergia tra le comunità di appartenenza: una prima opportunità concreta per l’Italia, innesco aperto alle nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto.

Sullo sfondo della chiamata a cui rispondono le due fedi, la costituzione apostolica di Francesco ‘Veritatis gaudium’, il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da Bergoglio e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, l’Enciclica ‘Fratelli Tutti‘.

Alla firma dell’accordo, c’erano John Puodziunas, economo generale dell’Ordine dei Frati Minori, l’Imam Nader Akkad, della Grande Moschea, Abdellah Redouane, Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia, Massimo Fusarelli, ministro generale dei Frati Minori, Augustin Hernandez Vidales, rettore dell’Antonianum.

All’interno dell’intesa, c’è anche l’impegno a collaborare nella ricerca scientifica, nella realizzazione di conferenze e corsi di aggiornamento, nei programmi accademici, culturali, di sviluppo e di orientamento. Occorre “Unire intenti per fare sì che le idee accademiche confluiscano insieme per un cambio di paradigma – osserva il rettore dell’Antonianum, Hernandez Vidales –, desiderio auspicato dal Papa per il bene di tutto il mondo”.

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I 10 anni di pontificato di Francesco: il Papa attivista che lotta per il Pianeta

L’ecocidio come crimine contro contro l’umanità e il progetto di introdurre l’eco-peccato nel catechismo della Chiesa cattolica. La prima enciclica sulla cura del Creato, un Sinodo per l’Amazzonia. Un summit delle big oil in Vaticano, con i vertici di Eni, Chevron, Conoco, Exxon, Bp e Blackrock, per riflettere sul futuro del Pianeta. Gli incontri con Greta Thunberg e Bono Vox. Se Francesco è il Papa delle ‘prime volte’, tante, tantissime di queste riguardano l’ambiente. Si può dire che nei dieci anni di Pontificato, l’argentino “venuto dalla fine del mondo” sia stato il più potente attivista ambientalista dei giorni nostri.

A partire dalla scelta del nome, che già comunicava una volontà di riformare la Chiesa, spogliarla per quanto possibile, ‘uscire’ da Roma come fece il Santo d’Assisi, che con il Sultano Malik al-Kāmil iniziò il dialogo islamo-cristiano. “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco da Assisi”, spiegò Jorge Mario Bergoglio in conferenza stampa. “Uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato”.

Nessuno poteva dirsi stupito, quando nel 2015 annunciò un’enciclica ambientale. Nella lettera, pubblicata il 24 maggio, Francesco metteva in evidenza come i cambiamenti climatici costituiscano una delle principali sfide per l’umanità, parlava della necessità di modificare stili di vita senza cedere al paradigma tecnocratico, chiedeva di considerare l’acqua potabile bene comune e diritto inalienabile per tutti. Invitava a provvedere con urgenza a politiche in grado di limitare l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti, sviluppando invece energia da fonti rinnovabili.

Cinque anni dopo, un sinodo pan-amazzonico a Roma, il cui lavoro è riassunto nell’esortazione apostolica Querida Amazonia. Qui Bergoglio riporta sogni e speranze per il polmone verde del mondo, in cui “ecologia sociale, culturale e naturale si fondono in tutt’uno”. E’ l’esempio perfetto della sua ecologia integrale.

Nel 2018, convocò i più grandi petrolieri tra le Mura Leonine, per parlare di impatto climatico, ruolo delle rinnovabili, rischi legati alle modifiche dell’ecosistema.

Il suo grido in difesa dell’ambiente è salito anche dal Palazzo di Vetro dell’Onu: “La crisi ecologica, insieme alla distruzione di buona parte della biodiversità, può mettere in pericolo l’esistenza stessa della specie umana“, aveva avvertito denunciando le “nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere“, che impongono, aveva detto, “una severa riflessione sull’uomo“.

In queste settimane buie per l’Europa e il mondo, a più riprese il Pontefice è tornato ad appellarsi contro la “follia della guerra” che può portare a una nuova catastrofe nucleare. L’uso delle armi nucleari, insiste Francesco, così come il loro semplice possesso, è “immorale”. Il disarmo è per il Papa un “obiettivo impegnativo e lungimirante” specialmente in un momento in cui l’umanità si trova a un “bivio”.

Subito dopo la sua elezione in Conclave, ancora per la prima volta nella storia, prima di presentarsi alla Loggia di san Pietro, Bergoglio aveva pregato nella Cappella Paolina, punto d’avvio della processione dei cardinali verso la clausura della Sistina. Una preghiera solitaria, come quella di San Francesco al Crocifisso di San Damiano. Nella scelta del nome e della sua missione, avrà pensato alle parole che il Santo rivelò di aver sentito dall’alto: “Francesco, và e ripara la mia Casa“.

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Il Papa vola in Congo e Sud Sudan: sullo sfondo lo spettro delle carestie e dell’ambiente

Papa Francesco mantiene la promessa e vola in Africa. Un viaggio che era previsto dal 2 al 7 luglio scorsi, poi saltato a causa del ginocchio, all’epoca ancora troppo dolorante. Il Pontefice, che si sposta ancora spesso in sedia a rotelle e ha compiuto 86 anni il 17 dicembre, fa tappa in Repubblica democratica del Congo e Sud Sudan da oggi al 5 febbraio.

Sullo sfondo, gli scontri armati, le violenze, gli sfruttamenti, ma anche il tema ambientale. Soprattutto in Repubblica democratica del Congo, Paese piegato da enormi problemi legati all’inquinamento e allo smaltimento della plastica. Sull’intero continente incombono poi la piaga della fame e lo spettro di nuove carestie, legate ai continui rinnovi dell’accordo con la Russia sulle esportazioni di cereali e fertilizzanti dai porti ucraini. Un tema che lo stesso Bergoglio ha tenuto a sottolineare nell’udienza annuale al corpo diplomatico. In quell’occasione, ha rinnovato l’appello per il cessate il fuoco di un conflitto “insensato, i cui effetti interessano intere regioni, anche fuori dall’Europa a causa delle ripercussioni che esso ha in campo energetico e nell’ambito della produzione alimentare, soprattutto in Africa ed in Medio Oriente”.

Francesco sarà a Kinshasa da oggi, 31 gennaio, al 3 febbraio, poi a Giuba dal 3 al 5 febbraio. Non sono pochi i rischi per la sicurezza. La tappa a Goma, capitale della provincia del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, preda di gruppi armati per più di 25 anni, viene eliminata.

Afflitto da un’instabilità cronica, anche il Sud Sudan presenta problemi di sicurezza, sprofondato in una sanguinosa guerra civile tra il 2013 e il 2018, che ha causato la morte di quasi 400mila persone. Nonostante un accordo di pace che prevede la condivisione del potere in un governo di unità nazionale, le faide tra i gruppi rivali continuano, seminando violenza. La Santa Sede ha giocato un ruolo di mediazione nei negoziati di pace: nel 2019, Francesco ha invitato Salva Kiir e Riek Machar in Vaticano, inginocchiandosi davanti a loro e implorandoli per la pace. Nel Sud Sudan il viaggio sarà fortemente ecumenico, perché con Francesco ci saranno anche l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e il moderatore della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields.

Ci sono due aspetti che caratterizzano la visita, sottolinea il segretario di Stato, Pietro Parolin ai media vaticani: “Uno è pastorale, di vicinanza alle Chiese locali e a queste comunità che sono comunità vive, attive, l’altro è socio-politico, e da questo punto di vista ci si aspetta che la presenza del Santo Padre, la sua parola, la sua testimonianza, possa aiutare a promuovere la cessazione delle violenze in atto e rafforzare i processi di pace e di riconciliazione in corso”.

Dalla sua elezione nel 2013, Francesco è stato in Africa quattro volte, visitando Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana, Egitto e Marocco. Il suo ultimo viaggio in Africa risale al 2019, in Mozambico, Madagascar e Mauritius.

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Clima, Papa Francesco: La cura della nostra casa comune richiede maggiore solidarietà

Clima, guerra, energia e alimentazione. Sono queste le priorità che Papa Francesco ha voluto sottolineare durante l’udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. Perché, secondo il Pontefice, uno degli ambiti in cui è “particolarmente urgente una maggiore solidarietà” è “la cura della nostra casa comune. Abbiamo costantemente davanti a noi gli effetti dei cambiamenti climatici e le gravi conseguenze che essi hanno sulla vita di intere popolazioni, sia per le devastazioni che talvolta producono, come accaduto in Pakistan nelle aree colpite dalle inondazioni, dove i focolai di malattie trasmesse dall’acqua stagnante continuano ad aumentare; sia in vaste aree dell’Oceano Pacifico, dove il riscaldamento globale provoca danni innumerevoli alla pesca, fondamento della vita quotidiana di intere popolazioni; sia in Somalia e nell’intero Corno d’Africa, dove la siccità sta causando una grave carestia; sia negli ultimi giorni negli Stati Uniti, dove le improvvise e intense gelate hanno provocato diversi morti”. E proprio in questa direzione nell’estate passata “la Santa Sede ha deciso di accedere alla Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, intendendo dare il proprio sostegno morale agli sforzi di tutti gli Stati per cooperare, in conformità con le loro responsabilità e rispettive capacità, a una risposta efficace e adeguata alle sfide poste dal cambiamento climatico. Si spera che i passi compiuti alla COP27, con l’adozione dello Sharm el-Sheikh Implementation Plan, anche se limitati, possano accrescere la presa di coscienza di tutta l’umanità verso una questione urgente che non può più essere elusa. Obiettivi incoraggianti sono stati, invece, concordati durante la recente Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (COP15), svoltasi a Montreal il mese scorso”.

Per Papa Francesco, appunto, “tanto bene si può fare insieme”, non solo sul contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche nella riduzione della povertà, nell’aiuto ai migranti, per favorire il disarmo nucleare e nell’offrire aiuto umanitario. Perché “oggi è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti. L’esempio più vicino e recente è proprio la guerra in Ucraina, con il suo strascico di morte e distruzione; con gli attacchi alle infrastrutture civili che portano le persone a perdere la vita non solo a causa degli ordigni e delle violenze, ma anche di fame e di freddo”. “Non dimentichiamo poi – ha aggiunto – che la guerra colpisce particolarmente le persone più fragili – i bambini, gli anziani, i disabili – e lacera indelebilmente le famiglie. Non posso che rinnovare quest’oggi il mio appello a far cessare immediatamente questo conflitto insensato, i cui effetti interessano intere regioni, anche fuori dall’Europa a causa delle ripercussioni che esso ha in campo energetico e nell’ambito della produzione alimentare, soprattutto in Africa ed in Medio Oriente”.

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In Vaticano differenziata al 70% e software di tracciamento rifiuti

Un’altissima percentuale di differenziata e campagne anti-spreco: così lo Stato Città del Vaticano, plastic free dal 2018, gestisce i suoi rifiuti. Percorrendo i viali acciottolati dei grandi giardini, in parte ancora lastricati da sanpietrini, si raggiunge una piccola isola ecologica.

Rifiuti elettronici da un lato, compost dall’altro, un compattatore per la carta, cumuli di plastica, un raccoglitore di oli esausti. Tutto è separato. Spicca, in un angolo, un trituratore industriale: serve a fare a brandelli documenti sensibili che non possono uscire dallo Stato, un modo per limitare quanto possibile nuove fughe di notizie. Qui gli abitanti o i lavoratori possono portare fisicamente i rifiuti che non sanno come smaltire e i piccoli camion depositano i sacchi in attesa di trasportarli fuori dalle mura.

Quest’anno le 1.100 tonnellate di rifiuti urbani prodotte sono state differenziate per il 70% (fino al 2017 si arrivava al 42%): “In quattro anni abbiamo fatto un passo importante, è stato veramente impegnativo“, racconta a GEA Rafael Tornini, responsabile del Servizio giardini e ambiente. Obiettivo? “Puntiamo al 75% e, se riusciamo, ad andare anche oltre“. Con il tipo di rifiuto prodotto e una campagna di sensibilizzazione ben fatta “si potrebbe superare l’80-85%, prevede.

Tutta la tracciabilità dei rifiuti è gestita da un software che tiene sotto controllo i movimenti: “Il Sistema di controllo, la pesatura, il riconoscimento del materiale, tutto è gestito in automatico“, spiega il dirigente.

Il 90% della spazzatura vaticana va in Italia, “il 30% di indifferenziato finisce a Malagrotta o dove possiamo“, afferma. La carta invece viene recuperata, con un contributo: “Quindi per noi è una risorsa, lo scorso anno abbiamo fatto 180 tonnellate di recupero di carta e cartone“.

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La catena dei rifiuti speciali si gestisce dall’interno, “82 codici cer, differenziati al 99,8% del materiale“, afferma il dirigente. Di questi il 70% va a riciclo (rifiuti elettronici, oli esausti, batterie, acidi, pitture, vernici, frigoriferi, materassi…).

La frazione umida finisce invece in compostiera e viene poi utilizzata come fertilizzante per i giardini. Prima, veniva inviata nell’impianto di compostaggio Celano, che ne gestisce 150mila tonnellate all’anno.

Oggi possiamo gestire 200 tonnellate all’anno di umido. Facciamo un compost di qualità, miscelato all’altra catena che abbiamo: una linea viene dall’umido delle mense, l’altra dagli scarti di potature e sfalci con due catene separate (la compostiera elettromeccanica e i cumuli). A processo finito, viene prodotta una miscela“, riferisce Tornini. In questo modo, si riesce a gestire il 100% dell’umido. “Quest’anno siamo un po’ in crisi – confessa -, finita la pandemia stanno aumentando le utenze nei musei soprattutto, quindi siamo quasi al limite della capienza della compostiera. Stiamo pensando di ampliarla“.

 

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Vaticano, super-tech e impianti a goccia: acqua a spreco zero

Nello Stato Città del Vaticano guidato da Francesco, l’acqua è a spreco zero. L’impianto che serve i 15 ettari di giardino e che dà vita alle 100 fontane dislocate sul territorio è preziosa più dell’oro. Lo dimostra l’incredibile impianto installato di recente, che ha sostituito quello degli anni ’30 del Novecento, già all’avanguardia per l’epoca. “Per noi l’acqua è davvero una risorsa, la nostra linea guida è la Laudato Si’, è l’enciclica che ci dà le linee“, spiega a GEA Rafael Tornini, responsabile del Servizio giardini e ambiente, nella direzione infrastrutture e servizi del governatorato. “È un concetto basilare, che va al di là delle buone pratiche, l’acqua è una risorsa esauribile“, osserva.

In queste settimane di siccità, molte sono state spente e i prati sono tenuti al limite della sete, è una questione etica. “Li vede quei punti di giallo? È solo perché non è il momento degli sprechi“, insiste il funzionario. Un altro ‘trucco’ per utilizzare meno acqua sui prati è mantenerli alti di almeno sei centimetri: “Più è alto il prato, meno acqua serve, perché si abbassa temperatura del terreno“. Ma il vero segreto dell’efficientamento è la scienza. “L’impianto precedente aveva particolarità uniche per i tempi – ricorda Tornini -. Novanta anni dopo, abbiamo utilizzato il massimo della tecnologia per avere un risparmio notevole, il 60%“.

Trenta chilometri di tubature a goccia circondano siepi e arbustive, sul modello israeliano, mentre le parti a prato utilizzano irrigatori dinamici o statici, ma sempre con ampio risparmio. La gestione di tutto è completamente informatizzata. Due stazioni meteo, trentatre armadi, sette elettrovalvole e una centralina comunicano con software tramite un ponte radio. L’acqua è programmata in funzione del periodo, poi tramite le centraline meteo si può sapere se ci sono piogge in arrivo, quindi non servirà innaffiare. Non c’è una maglia di sensori di umidità sul terreno perché la collina ha diversità enormi: “Facciamo prelievi a campione e ci muoviamo in funzione di quello“. Durante gli scavi per l’impianto, sono stati prelevati campioni di terreno “molto focalizzati“, per conoscerne la qualità in ogni zona. “Già sapendolo, riusciamo a capire la quantità di acqua di cui il prato ha bisogno. Il software comunica con l’impianto che ne fornisce più o meno a seconda delle necessità“. Tutto si può controllare da remoto: “Se c’è un problema a una tubatura o si rompe un irrigatore perché qualcuno ci è passato sopra, il sistema lancia un allarme e noi chiudiamo quella elettrovalvola che ci dice che c’è un’anomalia“. Questo consente di avere non solo una gestione ordinata della risorsa, ma anche delle piante in salute, perché “il risparmio idrico non è solo risparmio su risorse esauribili, ma è anche benessere del giardino“.

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Vaticano sempre più sostenibile con pannelli solari, colonnine e led

In Vaticano, la Cupola di San Pietro si specchia sull’onda di pannelli solari dell’Aula Paolo VI, la vecchia Aula Nervi. È uno degli impianti fotovoltaici più spettacolari che siano stati costruiti e insiste nel pieno centro storico di Roma, dove strutture del genere sono, al momento, impensabili. È la punta di diamante dello Stato Città che da tempo guarda alla sostenibilità energetica. Da 12 anni i gruppi frigo utilizzano gas ecologici, le centrali termiche di produzione sono ad altissimo rendimento (98%), intere zone sono illuminate da lampade led (la Basilica, la Cappella Sistina, la piazza su tutte), 12 colonnine per la ricarica di auto elettriche sono già a uso dello Stato, ma verranno presto implementate per i dipendenti. “Siamo un esperimento a cielo aperto, facciamo una continua gara per migliorare, sempre che sia possibile installare determinate tecnologie“, spiega a GEA l’ingegnere Roberto Mignucci, capo ufficio del laboratorio impianti del Governatorato.

L’impianto fotovoltaico è stato voluto da Benedetto XVI nel 2008, ma il progetto non partiva da zero. L’Aula stessa è “il frutto di due menti geniali, il professor Pier Luigi Nervi e il professor Gino Parolini, che ha curato gli impianti termotecnici e accessori, un luminare della fisica tecnica“, racconta Mignucci. Si guarda intorno, tutto merita una menzione. “Le vede quelle pareti che sembrano architettonicamente valide? Sono fatte così perché sono uno smorzatore acustico calcolato, qui il suono non ha riverbero, il flusso è invertito“.

Prima dei pannelli solari, sul tetto dell’edificio che ospita le udienze generali del Papa in inverno (ma anche plenarie dei vescovi, convegni, il concerto annuale di Natale), c’erano due pannelli in cemento, che facevano da schermo solare. “Questa cosa era nata perché il professore di fisica, per ridurre il carico tecnico dell’aula e abbassare i costi del condizionamento aveva messo uno schermo, come si fa nei tetti delle macchine tropicalizzate. È stata una felice intuizione. Chi è arrivato dopo ha sostituito il ‘tegolino’ di cemento col pannello fotovoltaico“, spiega.

Il Vaticano, già dal 1929, monta impianti importanti: “C’è una rete di teleriscaldamento, progettata dall’ingegnere Ferdinando Innocenti, per distribuire il fluido caldo localizzato e sfruttava un salto termico di ritorno. Allora il Vaticano produceva energia elettrica e calore, era un impianto combinato. La bi-generazioneè stata completata nel 1933, qui dentro ci sono persone illuminate, grandi pensatori“, assicura l’ingegnere.

Sull’Aula Paolo VI ci sono 5mila metri quadrati di pannelli solari, 2.500 sono attivi e 2.500 passivi, un lato monta le celle che convertono energia solare in energia elettrica, l’altro è un ottimizzatore, riflettore che recupera parte di energia solare e la fa ‘rimbalzare’, in modo da aumentare il rendimento del pannello. L’impianto produce 221 kilowatt di potenza di picco: “Non soddisfa i bisogni del Vaticano, ma soddisfa i bisogni dell’aula quando c’è il Papa – afferma -. Cerchiamo di sostenere con questa soluzione sia i gruppi frigo che tutta l’illuminazione e ci riusciamo. È parzialmente sostenibile“.

Per un periodo, è stato in funzione anche un altro impianto, il ‘solar-cooling‘, sulla mensa. “Anche qui in Vaticano – ammette Mignucci – non è sempre possibile installare i pannelli. Abbiamo tantissimi edifici con falde di tetto molto importanti e anche noi abbiamo il problema della Soprintendenza vaticana, ma bisogna anche tenere conto che tutto lo Stato Città è patrimonio Unesco“.

Impressionante è il lavoro fatto nella Cappella Sistina, dove è stata sostituita tutta l’illuminazione con soluzioni pensate su misura: “Abbiamo trovato una situazione vecchia, abbiamo bonificato tutto e introdotto delle lampade create apposta per la geometria della volta“. Sono a led, non offendono l’opera d’arte perché hanno il controllo degli ultra-violetti, “abbiamo studiato per un anno con i conservatori dei musei la temperatura del colore e l’emissione spettrale ed è stato un esperimento bello e importante“. Anche l’aria condizionata in Sistina è a risparmio energetico: “Noi produciamo 20 litri al minuto di respirazione volume, una parte va in saturazione, quindi si emette del vapore, insieme al vapore si emette della Co2 che va a carbonatare sulle pareti della cappella Sistina, quindi quell’impianto tende ad abbassare la Co2“.