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Più alberi meno infarti: dimostrati i benefici di vivere in zone green

Più alberi, meno rischi di infarto e di altre malattie cardiovascolari. Ma anche meno probabilità di sviluppare cancro e diabete. Che vivere nella natura faccia bene all’anima e al corpo è cosa nota, ma un gruppo di ricercatori dell’Università di Louisville si è spinto più in là e ha dimostrato che raddoppiare il numero di alberi in un quartiere ha avuto effetti sorprendenti sulla salute dei residenti. In particolare, la ricerca ha dimostrato che coloro che vivevano nelle aree rinverdite avevano livelli di un biomarcatore dell’infiammazione generale – una misura chiamata proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hsCRP) – inferiori del 13-20% rispetto a coloro che vivevano nelle aree che non avevano ricevuto nuovi alberi o arbusti. Livelli più elevati di hsCRP sono fortemente associati al rischio di malattie cardiovascolari e sono un indicatore di infarto ancora più forte dei livelli di colesterolo. Inoltre, indicano anche un rischio maggiore di diabete e di alcuni tipi di cancro. Una riduzione dell’infiammazione di questa percentuale corrisponde a una diminuzione di circa il 10-15% del rischio di infarto, cancro o morte per qualsiasi malattia.

Per capire lo stato di salute della comunità all’inizio dello studio – chiamato Green Heart Louisville – i ricercatori hanno prelevato campioni di sangue, urine, capelli e unghie e hanno documentato i dati sanitari di 745 persone che vivono in un’area di quattro miglia quadrate a sud di Louisville. Hanno anche effettuato misurazioni dettagliate della copertura arborea e dei livelli di inquinamento atmosferico nell’area. I dati sono stati successivamente confrontati con quelli dei residenti dei quartieri adiacenti, dove il team del progetto non ha piantato alcun albero.

Dopo la raccolta dei dati di base, l’Enviroment Institute ha collaborato con The Nature Conservancy e con una serie di partner e appaltatori locali per piantare più di 8.000 grandi alberi e arbusti in determinati quartieri all’interno dell’area del progetto.

Dopo le piantumazioni, il team di ricerca ha rivalutato la salute dei residenti, scoprendo il calo considerevole dell’indice di infiammazione. “Questi risultati del progetto Green Heart Louisville indicano che gli alberi possono migliorare la salute delle persone che vivono intorno a loro”, dice Aruni Bhatnagar, direttore dell’Envirome Institute e professore di medicina dell’Uofl. “Sebbene diversi studi precedenti abbiano riscontrato un’associazione tra il vivere in aree con un elevato livello di verde circostante e la salute, questo è il primo studio a dimostrare che un aumento deliberato del verde nel quartiere può migliorare la salute. Grazie a questi risultati e ad altri studi che speriamo di presentare presto, siamo più vicini alla comprensione dell’impatto della copertura arborea locale sulla salute dei residenti. Questa scoperta rafforzerà la spinta ad aumentare gli spazi verdi urbani”, conclude.

I risultati sono stati presentati da Daniel Riggs, professore assistente di medicina ambientale dell’Uofl, alla 36a Conferenza annuale della Società internazionale di epidemiologia ambientale a Santiago del Cile il 26 agosto.

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Clima, gli alberi faticano a ‘respirare’ per colpa del surriscaldamento globale

Gli alberi faticano a sequestrare l’anidride carbonica (CO2) nei climi più caldi e secchi, il che significa che potrebbero non essere più una soluzione per compensare l’impronta di carbonio dell’umanità con il continuo riscaldamento del pianeta. E’ quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori della Penn State. “Abbiamo scoperto che gli alberi nei climi più caldi e secchi stanno essenzialmente ‘tossendo’ invece di respirare”, spiega Max Lloyd, professore assistente di ricerca in geoscienze presso la Penn State e autore principale dello studio recentemente pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences. “Rimandano la CO2 nell’atmosfera molto più di quanto non facciano gli alberi in condizioni più fresche e umide”.

Attraverso il processo di fotosintesi, gli alberi rimuovono la CO2, tuttavia, in condizioni di stress, rilasciano anidride carbonica nell’atmosfera, con un processo chiamato fotorespirazione. Il team di ricerca ha dimostrato che il tasso di fotorespirazione è fino a due volte superiore nei climi più caldi, soprattutto quando l’acqua è limitata. In sostanza, le piante potrebbero essere meno in grado di estrarre CO2 dall’atmosfera e assimilare il carbonio necessario per aiutare il pianeta a raffreddarsi.

Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, attualmente le piante assorbono circa il 25% della CO2 emessa ogni anno dalle attività umane, ma è probabile che questa percentuale diminuisca in futuro con il riscaldamento del clima. La quantità di anidride carbonica nell’atmosfera sta aumentando rapidamente; è già superiore a quella registrata negli ultimi 3,6 milioni di anni, secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration.

Il team lavorerà ora per scoprire i tassi di fotorespirazione nel passato antico, fino a decine di milioni di anni fa, utilizzando legno fossile. I metodi consentiranno ai ricercatori di testare esplicitamente le ipotesi esistenti in merito al cambiamento dell’influenza della fotorespirazione delle piante sul clima nel corso del tempo geologico.
Il lavoro è stato finanziato in parte dall’Agouron Institute, dalla Heising-Simons Foundation e dalla National Science Foundation degli Stati Uniti.

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L’Italia celebra la Giornata degli alberi. Ma le città sono sempre meno green

Ridurre le emissioni, prevenire il dissesto idrogeologico, proteggere il suolo. E, ancora, migliorare la qualità dell’aria e la vivibilità degli insediamenti urbani. Nasce con questi obiettivi la ‘Giornata nazionale degli alberi’ – introdotta, o meglio, reintrodotta – nel 2013 con la Legge 10/2023 ‘Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani’. Una sorta di revisione della normativa che regolava la ricorrenza dal 1951 e, prima ancora, di un regio decreto del 1923. La legge, che istituisce il 21 novembre come data simbolo, prevede numerose attività: dalla formazione nelle scuole per conoscere l’ecosistema boschivo e avviare iniziative per la messa a dimora di nuove piante, a progetti di riforestazione urbana alla tutela degli alberi monumentali. In tutto il Paese si moltiplicano le iniziative organizzate dalle associazioni, dalle scuole o dai Comuni, favorite anche da una rinnovata sensibilità alla questione da parte di cittadini e istituzioni.

Undici milioni di ettari, una superficie di aree protette da oltre 3,8 milioni di ettari e parchi nazionali di oltre 250mila ettari. Sono i numeri del patrimonio forestale italiano, che il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, definisce “immenso, il più ricco di biodiversità d’Europa”

Oltre 2,8 milioni sono gli alberi messi a dimora in Italia nel 2022 e nei primi mesi del 2023, con una crescita del 15,7% rispetto all’anno precedente. Secondo quanto emerge dalla terza edizione dell’Atlante delle foreste Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto sono le regioni con il maggior numero di alberi piantati. I dati provengono dagli oltre 730 macro-progetti di nuove forestazioni urbane ed extraurbane censiti su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un patrimonio verde spesso sottovalutato ma fondamentale, come evidenziato dalla ricerca che indaga i diversi “servizi ecosistemici” offerti dalle foreste. “Le nuove aree verdi – si legge nel report – sono infatti in grado di generare un beneficio complessivo del valore di oltre 23,5 milioni di euro per ciascuno degli anni di vita degli impianti arborei ed arbustivi messi a dimora”.

Ma mentre crescono le foreste, le nostre città sono sempre meno green. In Italia il patrimonio forestale e boschivo è cresciuto negli ultimi decenni coprendo il 36,7% del territorio nazionale e oltre 11 milioni di ettari di superficie. Ma non decolla il verde urbano: nel 2022 su 105 capoluoghi la media è di appena 24 alberi ogni 100 abitanti. Numeri insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia dell’Ue sulla biodiversità di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030 e dell’obiettivo 11 dell’Agenda Onu di città più sostenibili e inclusive. Modena, Cremona e Trieste sono le città più attente e virtuose, con circa un centinaio di alberi ogni 100 abitanti, in pratica uno a testa.

Per questo il Wwf ha lanciato la regola del ‘3-30-300’: tre alberi visibili da ogni abitazione, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e uno spazio verde a non più di 300 metri da casa per favorire il verde nelle aree urbane. “Associare l’albero esclusivamente al bosco o alla foresta – spiega il Wwf – ci fa dimenticare il ruolo chiave che gli alberi svolgono nelle città, dove troppo spesso sono visti come un ostacolo o un pericolo”.

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Allarme di Legambiente: “Città italiane (quasi) senza alberi”. Modena e Cremona le più green

Crescono le foreste, ma le nostre città sono sempre meno green. In Italia il patrimonio forestale e boschivo è cresciuto negli ultimi decenni coprendo il 36,7% del territorio nazionale e oltre 11 milioni di ettari di superficie. Ma non decolla il verde urbano: nel 2022 su 105 capoluoghi la media è di appena 24 alberi ogni 100 abitanti. Numeri insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia dell’Ue sulla biodiversità di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030 e dell’obiettivo 11 dell’Agenda Onu di città più sostenibili e inclusive. A lanciare l’allarme è Legambiente che in occasione del VI Forum nazionale ‘La Bioeconomia delle Foreste. Conservare, ricostruire, rigenerare’ organizzato oggi a Roma, in concomitanza alla Giornata mondiale della città, ha presentato il report ‘Foreste 2023’.

In particolare, il rapporto evidenzia che 43 città hanno una dotazione superiore o uguale a 20 alberi/100 abitanti, 18 città hanno meno di 10 alberi/100 abitanti e 10 città 5 o meno di 5 alberi/100 abitanti. Modena (117 alberi/100ab), Cremona (99 alberi/100 ab) e Trieste (96 alberi/100 ab) le città più attente e virtuose. Rispetto al verde pro-capite Legambiente ha calcolato, su base dati Istat 2021, che su 105 capoluoghi esaminati, la media di verde pro capite in Italia si attesta intorno ai 53,7 metri quadrati.

Troppo poco, insomma, per dare seguito alla strategia europea sulla biodiversità. “Ripensare e rigenerare le aree urbane rendendole più verdi, sostenibili e accessibili significa prendersi cura della salute di cittadine e cittadini e rendere le città più resilienti alla crisi climatica”, dice Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente. Oltre che tutelare gli ecosistemi forestali, spiega, è necessario “promuovere una bioeconomia circolare che valorizzi il ruolo multifunzionale delle foreste” perché “è l’unico modo per raggiungere gli obiettivi Ue su clima e biodiversità”. Poi l’appello al governo e alle istituzioni affinché “agiscano in primis completando i progetti del Pnrr dedicati al verde urbano, applicando la Legge 10/2013 sugli spazi verdi urbani, promuovendo un piano nazionale di messa a dimora di alberi per orientare le strategie sul tema, per migliorare la vivibilità e il benessere dei cittadini”.

Anche perché, spiega Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente “molte regioni sono in ritardo nella gestione forestale sostenibile, nella pianificazione e certificazione delle foreste”. Ritardi, osserva “nel contrasto all’illegalità nella filiera legno-energia e la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento” che mettono a rischio gli obiettivi al 2030. L’invito dell’associazione è, quindi, quello di “incrementare i boschi con popolamenti maturi e senescenti con l’obiettivo di tutelare il 30% del territorio e destinare a riserva integrale il 10% delle foreste e realizzare hot-spot di biodiversità forestale”.

Gli alberi di Treedom e dei Pinguini Tattici Nucleari

Musica e ambiente si fondono in una partnership innovativa tra i Pinguini Tattici Nucleari  e Treedom, che insieme pianteranno ben 550 alberi in Camerun, Colombia, Guatemala, Kenya e Madagascar, per portare benefici alle comunità locali e contrastare il fenomeno della deforestazione. Questa collaborazione mette in evidenza il legame indissolubile che esiste tra arte e natura: la band desidera fare la propria parte per preservare la bellezza del pianeta e ispirare i propri fan ad adottare abitudini più sostenibili.

Come parte di questa iniziativa, durante il tour estivo 2023 dei Pinguini Tattici Nucleari, saranno regalati al pubblico 50 alberi per ogni tappa, per un totale di 550 alberi. Un coinvolgente video emozionale porterà gli spettatori nel cuore del progetto, mentre un QR code digitale permetterà ai primi 50 fortunati di ricevere il proprio albero in modo ecologico e senza sprechi di carta.

Gli alberi saranno piantati nei terreni di proprietà dei contadini locali, secondo la tecnica agroforestale che fa coesistere specie forestali e specie da frutto. L’obiettivo è realizzare ecosistemi sostenibili e permettere a migliaia di contadini di far fronte ai costi iniziali della piantumazione di nuovi alberi, garantendo nel tempo sovranità alimentare ed opportunità di reddito. Sono infatti i contadini stessi a piantare gli alberi, a prendersene cura e a raccoglierne i frutti.

“La collaborazione con Treedom ci permette di dare un contributo concreto alla lotta contro il cambiamento climatico”, spiega Riccardo Zanotti, frontman dei Pinguini Tattici Nucleari. “Vogliamo coinvolgere il nostro pubblico – aggiunge – in questo importante progetto, regalando loro alberi che contribuiranno ad assorbire CO₂ e contenere l’innalzamento delle temperature. È un modo per dimostrare che tutti possiamo fare la nostra parte per rendere il mondo un posto migliore.”

Treedom.net è il primo sito web che permette a chiunque di piantare un albero a distanza e seguire la storia del suo impatto online. Per una totale trasparenza, ogni albero è geolocalizzato e fotografato, con aggiornamenti regolari sul progetto pubblicati in un Diario dell’Albero online. Treedom, una B Corp accreditata, è stata fondata in Italia nel 2010 e da allora ha piantato oltre 3 milioni di alberi con il supporto della comunità di contadini in 17 paesi, tra cui Kenya, Colombia, Guatemala e Camerun. Gli alberi portano benefici ambientali (assorbendo le emissioni di CO₂, sostenendo la biodiversità, combattendo l’erosione del suolo e la deforestazione), così come benefici sociali (formazione, sicurezza alimentare, empowerment e reddito).

Mase, 1,8 milioni di alberi in città metropolitane: “Valorizziamo verde urbano”

Via libera alla messa a dimora di oltre 1 milione e 800 mila alberi in undici città italiane: il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha raggiunto entro i termini l’obiettivo definito dalla road map europea per il 2022 relativo alla misura ‘Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano’, superando il traguardo previsto con un investimento che al momento coinvolge le città metropolitane di Torino, Genova, Venezia, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina, Catania e Cagliari. Le tipologie di specie seminate o piantate, secondo specifici criteri ecologici di sostenibilità, sono 110, di cui 55 arboree e 55 arbustive. “È un grande investimento pubblico che mira a preservare e rafforzare la biodiversità, ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la qualità dell’aria”, ha affermato il ministro Gilberto Pichetto. “Si tratta – ha aggiunto – di un passo fondamentale per raggiungere l’obiettivo finale di piantare entro il 2026 almeno sei milioni e seicentomila alberi in 14 Città metropolitane, coprendo in totale 1.268 Comuni, pari al 15,47% del territorio nazionale, dove vivono più di 21 milioni di persone. Come Mase e come Governo stiamo lavorando intensamente per conseguire tutti i traguardi del secondo semestre 2022, per poter presentare a Bruxelles la terza richiesta di pagamento entro la fine di dicembre prossimo. Siamo in dirittura d’arrivo”, ha concluso il ministro.

Più in particolare, la messa a dimora degli alberi è avvenuta sulla base del Piano di forestazione urbana ed extraurbana, che rappresenta lo strumento per permettere ai soggetti attuatori, cioè le Città metropolitane, di seguire una metodologia comune basata su solidi riferimenti scientifici, in modo da individuare e piantare le specie di albero più coerenti con le specifiche caratteristiche biogeografiche ed ecologiche dei diversi territori coinvolti. Il conseguimento dell’obiettivo è stato reso possibile dal lavoro delle Città metropolitane interessate, che hanno presentato i progetti al Mase e attuato la piantumazione, e grazie alla collaborazione del Cufa – Arma dei Carabinieri, Comando unità forestali ambientali e agroalimentari – che ha fornito più di due milioni di semi.

Giornata nazionale alberi. Con Pnrr 6,6 mln piante in 3 anni

Gli alberi, per le nostre città, sono un valore da “difendere e rafforzare“. Nella giornata nazionale, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ricorda che grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nei prossimi tre anni saranno distribuite 6,6 milioni di piante nelle 14 città metropolitane d’Italia. Sono in via di definizione gli accordi con undici amministrazioni per raggiungere l’obiettivo annuale di oltre 1,6 milioni di alberi a dimora nel 2022. Per attuare l’intervento, è stato siglato un accordo di collaborazione con il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei carabinieri (Cufa), che prevede anche una serie di iniziative per coniugare il recupero e la riqualificazione delle zone abbandonate con le attività di sensibilizzazione sui temi ambientali.

Si tratta di corridoi verdi fra città e campagne, per mitigare le isole di calore in estate, rafforzare il terreno contro le bombe d’acqua e ripulire l’aria inquinata dallo smog. Coldiretti, con Federforeste e Assofloro, ha elaborato il progetto per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il patrimonio forestale presente nelle aree naturali.

La messa a dimora di nuovi alberi è importante – sostiene la Coldirettiper affrontare il problema della ridotta disponibilità di spazi verdi nelle città dove si dispone di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano per abitante, puntando su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione dando una spinta all’economia e all’occupazione“. La situazione è peggiore nelle metropoli, dove i valori vanno dai 15,2 metri quadrati di Messina ai 17,1 di Roma, dai 17,8 di Milano ai 22,2 di Firenze, dai 42,4 di Venezia ai 9,2 di Bari, secondo l’Istat.

Con una differente politica del verde pubblico potremmo affrontare meglio anche l’aumento esponenziale dei costi dell’energia che si è verificato quest’anno”, spiega il presidente Ettore Prandini, il quale sottolinea che “servono ulteriori risorse per il settore, dobbiamo agire come sistema per creare un Paese diverso e migliore rispetto al passato usando i fondi per gli accordi di filiere con l’utilizzo di piante italiane per creare valore e bellezza sui territori, nelle grandi città come nei piccoli comuni”.

All’indomani della Cop27 di Sharm el-Sheikh, Confagricoltura ricorda che nella lotta al surriscaldamento globale gli alberi svolgono un ruolo fondamentale. In Italia la superficie boschiva supera 11 milioni di ettari e raggiunge il 36,7% del territorio nazionale, con una crescita del 3,7% rispetto all’ultimo rilevamento del 2005. Dal 1990 a oggi, però, circa 1,5 milioni di ettari sono stati persi dall’agricoltura a beneficio di una superficie forestale “non gestita, denuncia l’associazione. Il che significa aumento del pericolo di incendi, riduzione della fruibilità del territorio, perdita di valore paesaggistico e aumento dei rischi idrogeologici. I dati riportano che nel 2021 l’Italia è stato il Paese europeo più colpito. “Dobbiamo lavorare sul riordino fondiario, sull’aggregazione, sulla pianificazione forestale che oggi coinvolge solo il 15% delle superfici e sulla formazione degli operatori che lavorano nel bosco“, sottolinea il presidente della Federazione nazione Risorse Boschive di Confagricoltura, Enrico Allasia. “Una superficie forestale gestita e non lasciata a sé stessa – scandisce – significa legno nelle zone vocate, ma anche turismo ed economia di base per prodotti come funghi e tartufi. Non meno importante è la filiera medicale per le foreste: le persone che hanno bisogno di una riabilitazione psicologica o motoria possono usufruire di questi spazi e questa è un’altra opportunità che i boschi offrono agli imprenditori che vogliono cimentarsi in questo campo”.

L’Ue e la modifica al regolamento sui conti economici ambientali

Tanto patrimonio boschivo, e altrettanta difficoltà a tenerlo sotto controllo come si potrebbe e dovrebbe. L’Unione europea sa solo parzialmente quello che accade a boschi e foreste, complice un mondo verde piuttosto esteso. Circa 182 milioni di ettari di tronchi e chiome, che coprono il 43% della superficie terrestre dell’Ue. Un vero e proprio capitale, se si considera il potere di assorbimento della CO2, il principale responsabile dell’aumento globale della temperatura e conseguente cambiamento climatico. La Commissione europea vuole vederci più chiaro di quanto fatto finora, ritiene che non ci siano dati e informazione a sufficienza, e chiede a Consiglio e Parlamento la riforma del regolamento sui conti economici ambientali.

La normativa comunitaria in questione prevede raccolta e diffusione di sei principali filoni di informazioni: conti delle emissioni atmosferiche, imposte ambientali ripartite per attività economica, conti dei flussi di materia a livello di intera economia, conti delle spese per la protezione dell’ambiente, conti del settore dei beni e dei servizi ambientali e conti dei flussi fisici di energia. Ma qualcosa manca, quanto fatto finora non risponde più alle nuove politiche di sostenibilità dell’Unione europea, e la legislazione va aggiornata al pari della più ampia agenda politica. “La proposta per il modulo dei conti delle risorse forestali è in linea con le politiche in materia di clima e risorse forestali”, rileva la Commissione, e si inserisce nel quadro del Green Deal europeo. È qui che la Commissione ha presentato la nuova strategia dell’Ue per le foreste per il 2030, e la proposta di riforma che mira a raccogliere più informazioni è un tassello ulteriore.

L’esecutivo comunitario intende aggiornare il modo di monitorare il sistema di gestione del patrimonio boschivo. I conti forestali misurano specificamente l’area forestale e la sua quota disponibile per l’estrazione di legname, tutti dati che possono essere utilizzati per monitorare la gestione forestale e l’industria del legno. Accanto a questo il team von der Leyen propone anche informazioni sui sussidi ambientali. Queste ultime riguardano il sostegno degli Stati membri per promuovere un’economia più verde, proteggere l’ambiente e salvaguardare le risorse naturali, incluse quelle forestali.

L’intervento di emendamento risponde anche ad un’esigenza di armonizzazione. I Ventisette Stati membri hanno modalità di raccogliere informazioni tutte diverse. Il team von der Leyen intende agire su questo aspetto per almeno due motivi. In primo luogo le statistiche europee “devono essere comparabili tra Stati membri”, recita il testo di proposta di modifica del regolamento nella parte esplicativa. La riforma del regolamento sui conti economici ambientali permetterà quindi un miglioramento dei resoconti di Eurostat, l’istituto di statistica europea facente capo alla Commissione europea, e la pubblicazione di dati più aggiornai e completi sull’argomento.

In secondo luogo “i temi ambientali hanno una portata e un carattere transnazionali” e non possono essere gestiti solo a livello nazionale, tanto più che l’ambiente è una materia di competenza concorrente, vale a dire condivisa tra Bruxelles e i governi. In terzo luogo, “alcuni impieghi dei conti economici ambientali vanno al di là dell’Ue, come gli obiettivi di sviluppo sostenibile, per cui l’Ue deve applicare norme globali”. La riforma dunque appare obbligata, ma se ne parlerà dopo la pausa estiva.

(Photo credits: COLE BURSTON / AFP)

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Con campagna Mosaico Verde piantati oltre 300mila alberi

Creare nuove aree verdi, ripristinare gli ecosistemi a rischio, restituire alla collettività parchi e boschi riqualificati: questi sono solo alcuni degli obiettivi perseguiti attraverso Mosaico Verde, la campagna nazionale per la forestazione di aree urbane ed extraurbane e la tutela dei boschi esistenti – promossa da AzzeroCO2 e Legambiente – grazie alla quale sono stati messi a dimora oltre 311.000 alberi in Italia, per i quali si stima l’assorbimento di oltre 217.000 tonnellate di CO2*.

Mosaico VerdeI dati sono stati presentati nel corso dell’evento ‘Nuovi boschi urbani e tutela delle foreste: la ricetta di Mosaico Verde per rendere più verde l’Italia’ che si è svolto a Roma, durante il quale AzzeroCO2 ha illustrato i risultati raggiunti tra il 2018 e il 2022 grazie al lavoro sinergico tra pubblico e privato: 286 gli ettari riqualificati in 130 aree gestite da Comuni e Enti Parco di 16 regioni italiane. Sono 127 i Comuni e gli Enti parco che hanno aderito e oltre 30 quelli in corso di adesione: nella maggior parte dei casi si tratta di realtà pubbliche che, non avendo risorse sufficienti per incrementare le aree verdi o gestire in modo sostenibile quelle esistenti, le hanno rese disponibili all’interno della campagna, dando loro una seconda opportunità.

Per noi si tratta – ha spiegato Sandro Scollato, amministratore delegato di AzzeroCO2 – di un punto di partenza e non di arrivo che ci sprona a fare ancora di più nei territori nei quali c’è bisogno di azioni puntuali al fine di tutelare il patrimonio naturale e migliorare il benessere delle comunità locali. Per noi Mosaico Verde è diventato un vero e proprio incubatore di biodiversità: ce lo confermano i numerosi interventi in cui sono presenti diverse specie di alberi e arbusti, in cui privilegiamo l’introduzione di piante mellifere che attirano gli impollinatori, o specie pioniere che attecchiscono nelle condizioni più difficili e creano le condizioni ideali affinché tutte le altre piante e gli animali possano crescere e riprodursi”.

Bee House

Tra i progetti sviluppati nell’ultimo anno volti alla tutela e alla riqualificazione di aree in condizioni di fragilità, particolarmente significative sono state le iniziative realizzate nel Parco Nazionale del Vesuvio, che hanno consentito l’installazione di Bee House per gli insetti impollinatori e di telecamere per il monitoraggio delle specie animali, le attività di messa in sicurezza e di ripristino del percorso ciclo – pedonale realizzate a Roma in un’area di Villa Ada-Monte Antenne e gli interventi di ingegneria naturalistica sul Colle del Gianicolo. Si tratta in tutti i casi di iniziative che coniugano due azioni strategiche promosse dalla campagna: il ripristino degli ecosistemi e la messa in sicurezza dei territori.

Piantare alberi, tenendo sempre conto delle esigenze dei diversi territori, dei contesti e della biodiversità locale, per rendere migliori le nostre città – ha commentato Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette e biodiversità di Legambiente – è un’azione semplice, poco costosa e alla portata di tutti ma che gioca un grande ruolo nella lotta globale al cambiamento climatico“.

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