Ambiente, Ciafani: Sì a cantieri della transizione, no a Ponte sullo Stretto

“Abbiamo deciso di dedicare il nostro congresso all’Italia in cantiere. Abbiamo voluto esorcizzare questa parola, che a volte spaventa gli ambientalisti, perché per fare tutte le opere, gli impianti e le infrastrutture della transizione ecologica bisogna aprire tanti cantieri, bisogna farli realizzare e chiudere in tempi brevi”. Lo dice, intervistato da GEA, il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, in occasione dell’apertura del congresso Cigno verde, a Roma. “Bisogna evitare cantieri che vanno in direzione opposta – precisa -, penso alle fossili, o al Ponte sullo stretto di Messina, perché l’Italia deve andare velocemente nella direzione della decarbonizzazione. Ce lo chiede il Pianeta, ce lo chiedono le famiglie e le imprese che pagano bollette sempre più pesanti e credo sia la risposta migliore rispetto agli eventi estremi che continuano a flagellare il nostro Paese con frequenze sempre più importanti e potenza sempre più distruttiva”.

amazzonia

COP28, da Lula proposta fondo internazionale per foreste tropicali

Durante la COP28, che si terrà la prossima settimana a Dubai (30 novembre-12 dicembre), il Presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva proporrà la creazione di un fondo per preservare le foreste tropicali di circa 80 Paesi.

L’iniziativa consiste in “un meccanismo di pagamento per foresta, per ettaro, per aiutare a proteggere le foreste tropicali degli 80 Paesi” che le hanno sul loro territorio, ha spiegato la ministra dell’Ambiente, Marina Silva, durante un seminario sulla valutazione e il miglioramento della spesa pubblica a Brasilia.

Questa settimana, il governo brasiliano ha presentato l’idea agli altri membri dell’Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica (ACTO), un blocco socio-ambientale che condivide con altri sette Paesi dove si estende la più grande foresta tropicale del mondo. Il fondo ha “un’architettura semplice, che è innovativa ed efficace“, ha commentato Silva, riservando i dettagli dell’annuncio a Lula in occasione della 28a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Il leader della sinistra ha ribadito che i Paesi industrializzati devono assumersi la responsabilità dell’inquinamento e della deforestazione contribuendo finanziariamente alla conservazione di foreste e giungle. Il meccanismo si differenzia dal Fondo per l’Amazzonia già esistente, che è amministrato dalla Banca pubblica di sviluppo (BNDES). Il nuovo fondo internazionale sarà gestito da “un’istituzione finanziaria multilaterale“, ha dichiarato Silva ai media locali.

Roberto Perosa, Segretario per il Commercio e le Relazioni Internazionali del Ministero dell’Agricoltura, ha annunciato poi, in un’altra conferenza stampa, che il Brasile presenterà un piano alla COP28 per aumentare la superficie agricola del Paese senza deforestazione, convertendo i terreni da pascolo.

Abbiamo condotto uno studio e contato quasi 160 milioni di ettari di pascoli. Di questi, circa 40 milioni di ettari sono pascoli degradati, ma molto adatti alle colture. Quindi, con un certo investimento nel suolo, questi terreni possono essere convertiti in terreni coltivabili“, ha precisato Perosa con i media internazionali.

In dieci anni, il governo prevede di investire 120 miliardi di dollari e di espandere le aree coltivate del Brasile da 65 a 105 milioni di ettari, senza deforestazione. “Ci espanderemo senza abbattere alcun albero”, ha detto il funzionario, facendo riferimento a una “grande rivoluzione“. L’iniziativa privata sta attualmente consentendo di convertire quasi un milione e mezzo di ettari ogni anno.

Il presidente di sinistra Lula, tornato al potere a gennaio, ha fatto della difesa dell’ambiente, e dell’Amazzonia in particolare, uno dei cavalli di battaglia della sua politica, soprattutto sulla scena internazionale. Ma vuole anche consentire lo sviluppo del potente settore agroalimentare, in un momento in cui il Brasile è diventato un gigante agricolo. La deforestazione in Amazzonia è aumentata notevolmente sotto il suo predecessore di estrema destra Jair Bolsonaro, che aveva incoraggiato l’espansione delle attività minerarie e agricole nella regione. Lula aveva promesso di sradicare la deforestazione illegale entro il 2030.

Campo

INFOGRAFICA INTERATTIVA Paesaggio e patrimonio culturale, le differenze tra le regioni italiane

L’Abruzzo è la regione più lontana dai risultati medi nazionale nella densità e rilevanza del patrimonio museale. La Valle d’Aosta lo è nella diffusione delle aziende agrituristiche. II grafico interattivo mostra alcuni indicatori di benessere presi in considerazione dall’Istat. Regione per regione si possono vedere le differenze con la media nazionale.

Ambiente e benessere, a Pesaro il primo ‘Parco della Salute’ certificato d’Italia

Ambiente e benessere alleati a Pesaro per la nascita del primo Parco della Salute certificato d’Italia. La firma del protocollo è avvenuta oggi, 22 novembre, a Palazzo della Valle, tra il Comune di Pesaro, Confagricoltura, Assoverde-Associazione Italiana Costruttori del Verde, Képos-Libro Bianco del Verde Aps e Fondazione AlberItalia. Il Parco della Salute si estende su una superficie di 3,7 ettari ed è una porzione del Parco Miralfiore. I lavori di adeguamento non richiedono l’uso di macchinari di particolare dimensione e saranno principalmente incentrati sul rimodellamento localizzato.

Con questa iniziativa si “mettono le radici gli obiettivi che ci eravamo dati con il Libro Bianco del Verde: riportare la natura nelle nostre città e preservare le nostre aree verdi, facendole rifiorire grazie alle competenze di coloro che operano nel settore”, commenta il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Che esprime l’orgoglio della Confederazione generale dell’agricoltura italiana per “essere riusciti a coinvolgere diverse figure professionali per realizzare, in tante città italiane, i parchi della salute. Attraverso indicatori misurabili, quantitativi e qualitativi, intendiamo offrire luoghi ‘a misura di quartiere e di persone’, che possano fornire quegli spazi verdi certificati, per concorrere a migliorare il benessere degli abitanti”.

La firma del protocollo, dunque, fa diventare realtà il percorso per evidenziare l’importanza di creare ampie aree verdi nelle città, capaci di contrastare l’inquinamento, con effetti positivi sulla salute e sul benessere psico-fisico delle persone. “E’ uno degli obiettivi di Pesaro 2024-Capitale italiana della cultura”, spiega la assessora alla Sostenibilità del comune marchigiano, Maria Rosa Conti. “L’area sarà accessibile a tutti e conterrà, tra l’altro, uno spazio per ‘il pensiero, la meditazione e il silenzio’ – aggiunge –, con soglie massime di rumore ammesse e biodiversità cromatica, ambientale, arborea, floreale e faunistica e uno ‘calmo’ in cui si potrà ‘far decantare l’eccessiva stimolazione dei propri sensi’ nel rispetto dei criteri e degli indicatori indicati per ottenere il marchio di qualità dei Parchi della Salute”. Inoltre, rivela Conti, “il progetto rientra nella strategia Fever, Funzioni ecologiche del verde attivata dall’amministrazione”.

Per Rosi Sgaravatti, presidente di Assoverde, si tratta di “un’esperienza inedita a livello internazionale, che si basa sulla ricerca congiunta di agronomi e pubblici amministratori, architetti del paesaggio, medici e psicologi, operatori del verde, ingegneri, tecnici dei comuni ed esponenti della società civile”. Un confronto che ha permesso di mettere a punto “indicatori di riferimento concreto per tutti i Comuni italiani che vogliano investire nella qualità della vita, nella salute dei cittadini e nel futuro dei nostri centri urbani”. Infatti, precisa il presidente del Comitato scientifico di AlberItalia, Fabio Salbitano, “il concetto stesso di One Health, recentemente adottato dall’Oms, indica nel rapporto intenso e quotidiano con la natura alla porta di casa una condizione imprescindibile”.

Ovviamente, l’obiettivo è che il progetto di Pesaro sia solo ‘pilota’: “Rappresenta il primo atto concreto di un progetto iniziato lo scorso anno con il nuovo focus del Libro Bianco del Verde – afferma il presidente di Képos, Francesco Maccazzola -. Il nostro auspicio è che altri ne seguano e che si possa costituire una comunità di cittadini, amministratori e operatori del verde”.

foreste

L’Italia celebra la Giornata degli alberi. Ma le città sono sempre meno green

Ridurre le emissioni, prevenire il dissesto idrogeologico, proteggere il suolo. E, ancora, migliorare la qualità dell’aria e la vivibilità degli insediamenti urbani. Nasce con questi obiettivi la ‘Giornata nazionale degli alberi’ – introdotta, o meglio, reintrodotta – nel 2013 con la Legge 10/2023 ‘Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani’. Una sorta di revisione della normativa che regolava la ricorrenza dal 1951 e, prima ancora, di un regio decreto del 1923. La legge, che istituisce il 21 novembre come data simbolo, prevede numerose attività: dalla formazione nelle scuole per conoscere l’ecosistema boschivo e avviare iniziative per la messa a dimora di nuove piante, a progetti di riforestazione urbana alla tutela degli alberi monumentali. In tutto il Paese si moltiplicano le iniziative organizzate dalle associazioni, dalle scuole o dai Comuni, favorite anche da una rinnovata sensibilità alla questione da parte di cittadini e istituzioni.

Undici milioni di ettari, una superficie di aree protette da oltre 3,8 milioni di ettari e parchi nazionali di oltre 250mila ettari. Sono i numeri del patrimonio forestale italiano, che il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, definisce “immenso, il più ricco di biodiversità d’Europa”

Oltre 2,8 milioni sono gli alberi messi a dimora in Italia nel 2022 e nei primi mesi del 2023, con una crescita del 15,7% rispetto all’anno precedente. Secondo quanto emerge dalla terza edizione dell’Atlante delle foreste Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto sono le regioni con il maggior numero di alberi piantati. I dati provengono dagli oltre 730 macro-progetti di nuove forestazioni urbane ed extraurbane censiti su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un patrimonio verde spesso sottovalutato ma fondamentale, come evidenziato dalla ricerca che indaga i diversi “servizi ecosistemici” offerti dalle foreste. “Le nuove aree verdi – si legge nel report – sono infatti in grado di generare un beneficio complessivo del valore di oltre 23,5 milioni di euro per ciascuno degli anni di vita degli impianti arborei ed arbustivi messi a dimora”.

Ma mentre crescono le foreste, le nostre città sono sempre meno green. In Italia il patrimonio forestale e boschivo è cresciuto negli ultimi decenni coprendo il 36,7% del territorio nazionale e oltre 11 milioni di ettari di superficie. Ma non decolla il verde urbano: nel 2022 su 105 capoluoghi la media è di appena 24 alberi ogni 100 abitanti. Numeri insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia dell’Ue sulla biodiversità di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030 e dell’obiettivo 11 dell’Agenda Onu di città più sostenibili e inclusive. Modena, Cremona e Trieste sono le città più attente e virtuose, con circa un centinaio di alberi ogni 100 abitanti, in pratica uno a testa.

Per questo il Wwf ha lanciato la regola del ‘3-30-300’: tre alberi visibili da ogni abitazione, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e uno spazio verde a non più di 300 metri da casa per favorire il verde nelle aree urbane. “Associare l’albero esclusivamente al bosco o alla foresta – spiega il Wwf – ci fa dimenticare il ruolo chiave che gli alberi svolgono nelle città, dove troppo spesso sono visti come un ostacolo o un pericolo”.

Il verde in città? Abbassa la temperatura ma non sempre l’inquinamento

La vegetazione in città contribuisce ad abbassare temperatura e velocità del vento, ma non porta sempre a una riduzione degli inquinanti nell’aria. È quanto emerge da due studi ENEA pubblicati sulla rivista scientifica Forests e realizzati nell’ambito del progetto Life VEG-GAP.

“Abbiamo usato sistemi modellistici per la qualità dell’aria, ma configurati in modo da includere con maggior dettaglio la vegetazione presente e la morfologia urbana, stimando la quantità di inquinanti rimossi e mostrando che, localmente, questa rimozione non garantisce sempre un miglioramento della qualità dell’aria”, spiega Mihaela Mircea, ricercatrice del Laboratorio Inquinamento atmosferico e responsabile del progetto per l’ENEA.

Nello scorso mese di luglio, nelle tre città prese in esame (Milano, Bologna e Madrid), i ricercatori Enea hanno rilevato che la vegetazione ha ridotto localmente la temperatura fino a 0,8° a Milano, 0,6° a Madrid e 0,4° a Bologna. Le concentrazioni di inquinanti, invece, sono variate con la stagione e a seconda della città presa in esame, perché sono il risultato di interazioni molto complesse tra centinaia di gas e composti chimici controllati dalle condizioni meteorologiche ed emissioni. D’estate, l’ozono, particolarmente dipendente dalle emissioni delle piante, ha mostrato una riduzione a Madrid (fino a -7,40 mg/m3) ma un aumento a Milano (fino a +2,67 mg/m3.).

Le variazioni dell’ozono hanno una relazione inversa con un altro inquinante come il biossido di azoto: infatti, quest’ultimo aumenta a Madrid (fino a +7,17 mg/m3) mentre diminuisce a Milano ( fino a -3,01 mg/m3). Nel caso del particolato atmosferico (PM10), la vegetazione ha un impatto più forte a gennaio, in corrispondenza dell’aumento delle emissioni antropiche, e mostra riduzioni a Milano (fino a -3,14 mg/m3) e aumenti a Madrid (fino a +2,01 mg/m3).

La presenza della vegetazione produce effetti in tutta la città, non solo nelle aree verdi, e non solo d’estate: gli alberi decidui infatti modificano le proprietà dell’aria anche in inverno, agendo come ostacoli che riducono la velocità del vento e la dispersione degli inquinanti, e come sorgente di acqua attraverso il suolo permeabile intorno a loro, aumentando così l’umidità relativa dell’aria. “I nostri studi hanno considerato l’interazione continua tra la vegetazione e l’aria urbana e sono applicabili in qualsiasi città che abbia a disposizione un inventario della vegetazione presente”, conclude Mircea.

Sostenibilità, Fondazione Guido Carli lancia la task force con top manager e imprenditori

Nasce una task force permanente di top manager e imprenditori per offrire contributi qualificati di idee al governo e ai decisori politici in materia di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Con una missione chiara: elaborare progetti e proposte per saldare la tutela dell’ambiente alla crescita e all’occupazione. Il gruppo di lavoro indipendente sarà il lascito strutturale della Convention inaugurale della Fondazione Guido Carli dedicata a ‘Sostenibili futuri. Guida visionaria al domani che vogliamo‘, in programma il 1° dicembre alle ore 17.30 a Roma, nella Sala della Regina della Camera dei deputati, dove fino al 2018 si era svolto il Premio Guido Carli.

Ad aprire i lavori della Convention sarà la vicepresidente della Camera, Anna Ascani. Dopo il saluto iniziale della presidente della Fondazione Guido Carli, Romana Liuzzo, interverrà, a nome del governo, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. L’avvio del dibattito sarà affidato a Giampiero Massolo, consigliere della Fondazione Guido Carli.

Nel panel, moderato dal vicedirettore del TG5, Giuseppe De Filippi, otto relatori di altissimo profilo andranno a comporre la task force: Paolo Barletta, ceo & founder Arsenale Spa; Domitilla Benigni, ceo e coo Elettronica; Sergio Dompè, presidente Dompè Farmaceutici Spa; Luigi Ferraris, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Italiane; Andrea Illy, presidente di Illycaffè; Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana; Ettore Prandini, presidente della Coldiretti; Alessandra Ricci, ad di Sace.

Contro il rischio di trasformare la sostenibilità in un termine inflazionato, buono per operazioni di greenwashing – afferma Romana Liuzzo (nella foto) – abbiamo voluto radunare figure di primo piano delle istituzioni e della nostra impresa che si confrontano ogni giorno con la sfida dello sviluppo sostenibile, in un mondo post Covid provato da tensioni geopolitiche, inflazione elevata e nuove guerre. Ciascuno ci regalerà una tessera del mosaico che proveremo a comporre per donarlo come possibile bussola per la definizione delle policy. Dalla farmaceutica alla sicurezza, dall’agricoltura all’alimentare, fino al mondo della finanza e all’hospitality, è in atto una rivoluzione silenziosa che sta riorientando processi e prodotti, inducendo tutte le organizzazioni a cambiamenti profondi, anche nei sistemi di valori. La capacità di guardare lontano, appannaggio di pochi, si sta affermando come requisito indispensabile per trasformare le crisi in opportunità. Tra quei pochi vi era Guido Carli, statista illuminato, come lo ha definito il Presidente Mattarella, fautore ante litteram della sostenibilità a tutto campo, anche per la sua costante fiducia nelle nuove generazioni. Futuri sostenibili, ancorati alla crescita, erano quelli che mio nonno sognava, da Governatore della Banca d’Italia, da Ministro del Tesoro e da Presidente di Confindustria, auspicando un Paese aperto e meritocratico. Un’Italia dei giovani, per i giovani“.

Il parterre della Convention sarà quello delle grandi occasioni. In prima fila siederanno personalità istituzionali come il generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante del Covi e commissario straordinario per l’emergenza in Emilia-Romagna, Toscana e Marche, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, la senatrice di Azione, Mariastella Gelmini, e la deputata della Lega, Simonetta Matone, il senatore Andrea Paganella, gli onorevoli Michela Vittoria Brambilla, Maria Elena Boschi, Matteo Colaninno e Federico Mollicone, il presidente del Cnel, Renato Brunetta, l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto, l’assessore ai Grandi eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, Alessandro Onorato. Hanno già confermato la loro partecipazione anche il neo presidente della Luiss Guido Carli, Luigi Gubitosi, l’ad di Invitalia, Bernardo Mattarella, l’ad di Medusa, Giampaolo Letta, il presidente di Simest, Pasquale Salzano, la presidente di Paglieri Spa, Debora Paglieri, e il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana.

L’appuntamento inaugurerà la stagione di attività 2023-2024 della Fondazione, interamente dedicata all’impatto delle scelte del presente sull’avvenire, tracciando il sentiero che culminerà a maggio 2024 con le celebrazioni per il 15esimo anniversario del Premio Guido Carli. La convention si svolgerà in presenza e sarà trasmessa anche in diretta streaming sui canali social della Fondazione Guido Carli.

Papa

Dal Papa nuovo documento sul clima: “Dobbiamo reagire, punto di rottura è vicino”

Si intitola ‘Lodate Dio‘ “perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso“. Nelle ultime parole della nuova esortazione apostolica ambientale sta l’essenza del documento. E’ un nuovo grido di Papa Francesco, otto anni dopo la prima enciclica sulla cura del Creato. Un ‘aggiornamento’ della Laudato Si’, necessario perché, spiega il Pontefice, “con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura“.

Più volte, nei settantatre punti dell’esortazione, torna lo spettro del punto di rottura. Più volte torna la certezza che questa crisi climatica colpisca tutti democraticamente, ma a partire dai più fragili. Più volte il Papa argentino denuncia l’irresponsabilità dei negazionisti, anche all’interno della Chiesa. Parla di opinioni “sprezzanti e irragionevoli“, nonostante non si possa più dubitare che la mano dell’uomo agisca sul riscaldamento globale, che la ragione “dell’insolita velocità di così pericolosi cambiamenti sia un fatto innegabile“, dati gli enormi sviluppi connessi allo sfrenato intervento umano sulla natura negli ultimi due secoli.

Il Pontefice punta il dito anche contro le grandi potenze economiche, interessate soltanto a “ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili“, a scapito del Pianeta e del genere umano tutto. Ma mette in guardia dal paradigma tecnocratico, che “si nutre mostruosamente di sé stesso“. Questo perché le risorse naturali necessarie per la tecnologia che avanza, come il litio e il silicio non sono illimitate, ma il problema più grande è “l’ideologia che sottende un’ossessione – osserva : accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio. Tutto ciò che esiste cessa di essere un dono da apprezzare, valorizzare e curare, e diventa uno schiavo, una vittima di qualsiasi capriccio della mente umana e delle sue capacità“. E dunque ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti è indispensabile: “Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza. Ci vuole lucidità e onestà per riconoscere in tempo che il nostro potere e il progresso che generiamo si stanno rivoltando contro noi stessi“.

A cadere in inganno davanti alle promesse di tanti “falsi profeti“, sono soprattutto i poveri, che vivono in un mondo che “non viene costruito per loro“, scrive il Papa, deplorando la decadenza etica del potere reale, “mascherata dal marketing e dalla falsa informazione“. Bergoglio pensa “all’effimero entusiasmo per il denaro ricevuto in cambio del deposito di scorie tossiche in un sito. La casa acquistata con quei soldi si è trasformata in una tomba a causa delle malattie che si sono scatenati“.

Dopo accordi e Cop deludenti, promesse non mantenute per mancanza di meccanismi di controllo, il Pontefice si rivolge alla comunità internazionale e guarda alla Cop28 di Dubai, in programma per dicembre: “Dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico. Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente“, osserva. La Conferenza può essere un “punto di svolta” o “una grande delusione e metterà a rischio quanto di buono si è potuto fin qui raggiungere” è l’avvertimento del Papa. Tertium non datur.

Life Blue Lakes, è allarme laghi: microplastiche nel 98% dei campioni raccolti

Brutte notizie per la salute dei laghi italiani. Negli ultimi due anni, infatti, il progetto Life Blue Lakes, cofinanziato da Life e coordinato da Legambiente, ha condotto un monitoraggio con strumenti e metodologie definiti dai protocolli scientifici sperimentati. Il risultato non è per nulla confortante, visto che nel 98% dei campioni raccolti nei laghi di Bracciano, Trasimeno e Piediluco, sono circa 9mila le particelle di materiale plastico inferiori ai 5 millimetri. I risultati sono stati presentati questa mattina. In modo particolare, nelle acque sono stati trovati frammenti di polietilene, che dalle caratterizzazioni chimico-fisiche sono risultati riconducibili alle vecchie buste di plastica, fuorilegge da diversi anni ma che ancora galleggiano in acqua. Le microplastiche sono state quantificate e analizzate anche in tre impianti di potabilizzazione e due di depurazione sui laghi di Garda e Castreccioni, in provincia di Macerata, dove viene trattenuto dal 30 al 90% di microplastiche, principalmente frammenti e fibre in poliestere e polipropilene, solitamente utilizzato per l’abbigliamento tecnico e sportivo, che in un solo lavaggio in lavatrice può rilasciare fino a un milione di microfibre.

Sebbene la ricerca sulle microplastiche nelle acque interne si sia ampliata negli ultimi anni, molto resta ancora da comprendere sulle dinamiche di distribuzione delle microplastiche in questi ambienti e a livello di bacino“, ha spiegato il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti. “È fondamentale che i responsabili politici diano priorità all’ulteriore progresso dello stato della ricerca, inserendo le microplastiche tra i parametri di monitoraggio previsti dalla normativa a livello europeo e nazionale e sostenendo la standardizzazione dei metodi di misurazione e la cooperazione internazionale e interdisciplinare – ha aggiunto -. Solo così potremo prevenire la diffusione delle microplastiche negli ecosistemi lacustri e fluviali“. Per questo, ha proseguito il dg, “è una importante notizia l’adozione da parte dell’Ue di misure per limitare l’inquinamento da microplastiche nell’ambiente“.

Il progetto Life Blue Lakes, partito nel 2019, che si avvale del partenariato guidato da Legambiente e completato dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, da Arpa Umbria, l’Enea, l’Università Politecnica delle Marche, Global Nature Fund e Fondazione Lago di Costanza, ha indirizzato tante altre azioni a differenti categorie di stakeholder italiane e tedesche, i cui risultati sono stati presentati nel corso della conferenza di oggi presso la sede della Società Geografica Italiana a Roma.

Sulle aree pilota dei laghi di Garda, Bracciano, Trasimeno e Piediluco in Italia, Costanza e Chiemsee in Germania, più di 200 soggetti tra comuni, operatori turistici, associazioni e aziende sono stati coinvolti in percorsi partecipativi che hanno portato alla redazione delle Carte dei Laghi e di un Manifesto. Adottando questi documenti, 40 comuni e circa 80 soggetti tra autorità regionali, aziende, operatori turistici e associazioni si sono assunti impegni volontari per contribuire alla riduzione dei rifiuti di plastica: dal potenziamento della raccolta differenziata, alla manutenzione delle sponde lacustri, passando per l’educazione ambientale fino a investimenti e interventi di miglioramento degli impianti di trattamento delle acque. Una campagna di advocacy per le aziende europee di cosmetici, abbigliamento outdoor e pneumatici – appartenenti ai settori commerciali maggiormente responsabili della contaminazione da microplastiche – ha guidato 20 aziende europee alla firma di un protocollo d’intesa per una produzione più sostenibile.

L’industria più reattiva – secondo quanto emerge dallo studio – è stata quella dell’abbigliamento outdoor, mentre la cosmetica si è dimostrata piuttosto inattiva e riluttante perché in attesa dello sviluppo di un quadro giuridico definitivo da parte dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), che stima che l’utilizzo complessivo annuo di microplastiche – solo quelle intenzionalmente aggiunte ai prodotti – tra Unione europea e Spazio economico europeo, in circa 145mila tonnellate.

Le luci di New York sotto attacco da parte dei gruppi ambientalisti

Photo credit: AFP

Ogni anno, la Settimana del Clima di New York riunisce attivisti, politici e uomini d’affari per centinaia di eventi volti a riflettere su come affrontare la crisi ambientale. Ma le luci abbaglianti che rendono la “città che non dorme mai” ciò che è sono da tempo fonte di frustrazione per gli attivisti, che notano una contraddizione con lo spirito di sobrietà energetica incarnato da questo incontro. “Credo che ci sia ancora molta strada da fare prima di vedere una città illuminata per quello che è, ovvero un grossolano spreco di energia e un impatto diretto sulla natura“, ha dichiarato all’AFP Ruskin Hartley, direttore dell’International Dark-Sky Association (IDA), che si batte per mantenere i cieli bui di notte.

Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, l’illuminazione esterna negli Stati Uniti consuma abbastanza energia da alimentare 35 milioni di case per un anno. Le stime per città sono difficili da ottenere, ma è chiaro che New York è una di quelle con i risultati peggiori negli Stati Uniti, un Paese che secondo i ricercatori spreca molta più energia dell’Europa.
Mentre i partecipanti alla Settimana del clima di New York discutono di una serie di argomenti ambientali, dalla riduzione dell’impronta di carbonio degli alimenti al ruolo dell’arte nell’attivismo, dovrebbe essere affrontata anche la questione dell’inquinamento luminoso, sostiene Hartley. “Credo che le persone cerchino modi per avere un impatto rapido, data la portata della crisi che stiamo affrontando. E una delle cose più semplici che possiamo fare è guardarci intorno e vedere dove possiamo ridurre i rifiuti“, aggiunge.

Secondo le stime dell’IDA, l’illuminazione esterna visibile nello spazio è responsabile dell’1% delle emissioni annuali di gas serra. E non si tratta solo dello spreco di energia. “New York si trova lungo una rotta migratoria utilizzata da milioni di uccelli ogni anno“, ha spiegato all’AFP Dustin Partridge, responsabile di New York City Audubon, un’associazione che si batte per la protezione degli uccelli. La luce artificiale attira gli uccelli in città. Durante il giorno, si schiantano contro gli edifici perché vedono i riflessi della vegetazione nelle finestre. Di notte, invece, volano direttamente contro le finestre illuminate. “A New York, circa 250.000 uccelli muoiono ogni anno a causa di collisioni“, afferma Partridge. E la Settimana del clima cade proprio nel mezzo della migrazione autunnale. I semi che diffondono sono vitali per la salute degli ecosistemi che trattengono il carbonio dal Canada, dove iniziano il loro viaggio, fino alle varie destinazioni in Sud America.

Un’altra vittima dell’inquinamento luminoso è l’osservazione delle stelle. È proprio questo il motivo per cui è stata creata l’IDA. “La luce che ha viaggiato per milioni di anni luce viene assorbita e nascosta nell’ultimo nanosecondo. Che perdita per la società“, lamenta Hartley. Altre ricerche hanno evidenziato potenziali impatti sulla salute umana, come l’aumento dei casi di cancro, che potrebbe essere collegato all’alterazione del ritmo circadiano. E poiché la luce attira gli insetti, un documento del 2020 ha trovato un legame tra la luce artificiale e l’aumento della trasmissione del virus del Nilo occidentale, trasmesso dalle zanzare.

Nel 2021 New York ha approvato una legge che impone a tutti gli edifici di proprietà della città di spegnere le luci non essenziali dalle 23 alle 6 del mattino durante le migrazioni primaverili e autunnali. Ma questi rappresentano solo una piccola percentuale di tutti gli edifici. Una proposta di legge più recente, presentata a maggio, che estenderebbe le stesse regole agli edifici privati e industriali, è ancora all’esame dell’assemblea cittadina. I critici sottolineano che l’iconico skyline notturno di New York è essenziale per l’identità della città. Gli attivisti rispondono citando le città europee che hanno iniziato a spegnere le luci quando la maggior parte della popolazione dorme. Come Parigi, la ‘Città della Luce’.