Ex Ilva, avviata l’amministrazione straordinaria. Quaranta commissario straordinario

Meno di 24 ore dopo l’ultima riunione con indotto e sindacati, il governo ammette “con decorrenza immediata” Acciaierie d’Italia alla procedura di amministrazione straordinaria. Proprio come richiesto, lo scorso 18 febbraio scorso, da Invitalia, il socio pubblico di AdI (38% del capitale). Come commissario straordinario il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha scelto Giancarlo Quaranta (nella foto in basso a sinistra, dal suo profilo LinkedIn), ingegnere, che il Mimit definisce “professionista con lunga esperienza nel settore siderurgico“. Fino a questo momento, infatti, ricopriva il ruolo di direttore della Divisione tecnica ed operativa di Ilva Spa in amministrazione straordinaria e presidente del Consorzio elettrosiderurgici Italiani per il preridotto. Toccherà a lui traghettare le Acciaierie d’Italia verso un futuro diverso, lontano da ArcelorMittal, che intanto annuncia con una nota la fine del coinvolgimento in AdI, iniziato nel 2018.

La multinazionale, nonostante la situazione ormai irrimediabilmente precipitata, rivendica di essersi “impegnata pienamente a favore delle persone e delle risorse di AdI, allora nota come Ilva, investendo oltre 2 miliardi di euro” che hanno consentito all’azienda “di completare nei tempi previsti un vasto programma ambientale da 800 milioni di euro che ha garantito il rispetto dell’Autorizzazione Integrata Ambientale stabilita dal governo italiano, oltre a investire 1,2 miliardi di euro nell’ammodernamento delle attrezzature in tutti i siti. AdI ha inoltre beneficiato di centinaia di milioni di euro di credito attraverso la fornitura di materie prime da parte di ArcelorMittal“.

Non solo, perché il gruppo indiano va oltre, assicurando che “desiderava risolvere la significativa discrepanza negli investimenti di capitale in AdI da parte dei due azionisti“. Al punto che “nelle recenti discussioni ArcelorMittal ha avanzato proposte pragmatiche per affrontare questo problema, pur continuando il partenariato pubblico-privato con Invitalia istituito nell’aprile 2021. Quando non siamo riusciti a concordare termini accettabili, abbiamo anche offerto di vendere la nostra partecipazione in AdI a Invitalia. Le discussioni, nonostante i migliori sforzi di ArcelorMittal, non hanno avuto successo“. Per Mittal “se AdI fosse stata in grado, dopo l’aprile 2021, di accedere al tradizionale finanziamento del debito e di raccogliere il capitale circolante necessario per finanziare le sue esigenze correnti, invece di fare affidamento sugli apporti di capitale dei suoi azionisti come unica fonte di capitale, questa situazione avrebbe potuto essere evitata“.

Non è la versione dei sindacati, però, che plaudono la tempestività della nomina del commissario straordinario e “l’avvio della procedura di amministrazione straordinaria dell’ex Ilva per affrontare i problemi a partire dai lavoratori, dalla produzione, dalla salute e sicurezza e dalla tutela ambientale“, commenta il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa. Ritenendo “necessario che nelle prossime ore ci sia un incontro con le organizzazioni sindacali per aprire la discussione sullo stato degli impianti e le azioni per garantire la continuità produttiva“. Inoltre “il confronto con Palazzo Chigi continui“. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario generale Uilm, Rocco Palombella: “Pur ritenendo l’amministrazione straordinaria un provvedimento estremo, alle attuali condizioni rappresenta l’unica possibilità per salvare e rilanciare l’ex Ilva, l’ambiente, i lavoratori e le imprese dell’indotto e i lavoratori di Ilva As“. Per la Fim Cislla scelta di Quaranta in parte ci rassicura e ci dà la possibilità di sperare in un vero cambio di passo e nel rilancio del sito“, sottolineano il segretario generale e il segretario nazionale, Roberto Benaglia e Valerio D’Alò. “E’ fondamentale – aggiungono – che l’amministrazione straordinaria duri il tempo necessario a preparare il terreno per l’investitore privato e per farlo, è necessario dare al commissario le fondamentali dotazioni, anche in termini finanziari, per fa ripartire l’acciaieria“.

Ugl Metalmeccaniciapprezza sia la nomina di Quaranta, scelta di qualità per il mondo dell’acciaio, sia la tempestività del governo nel procedere a una soluzione in una vertenza strategica per l’industria italiana“. Mentre Usb pone l’accento “sulle vicende dell’appalto, perché grande è la preoccupazione per i tanti dipendenti delle ditte in attesa del pagamento degli arretrati“.

Compiti che spetteranno ora al nuovo commissario straordinario. Che a gennaio, festeggiando i 40 anni dal suo primo giorno di lavoro nello stabilimento di Taranto dell’Italsider, scriveva su Linkedin: “Con l’inizio del 2024 auguro alla ‘fabbrica’ di ritrovare vigore e donare benessere ai suoi dipendenti ed ai contesti territoriali che la ospitano con i suoi stabilimenti“. Ora dipenderà molto anche da lui.

Ex Ilva, si va in amministrazione straordinaria: commissario nelle prossime ore

L’ex Ilva sarà commissariata. Dopo mesi di trattative con ArcelorMittal, il governo annuncia la decisione di porre sotto il controllo dello Stato l’acciaieria e già nelle prossime ore sarà nominato un commissario, probabilmente in Consiglio dei ministri già mercoledì. Sarà una figura “esperta di siderurgia e che conosce bene l’azienda”, trapela dal tavolo tra il governo e le parti sociali.

Nelle prossime ore si sbloccheranno i 320 milioni che lo Stato ha messo a disposizione con un prestito ponte. Nessun pericolo per l’indotto, viene assicurato: l’amministrazione straordinaria prevale sul concordato, grazie al decreto legge del 16 gennaio scorso.

Non si sa ancora quante saranno le aziende in appalto e sub appalto che potranno o dovranno accedere fondo occupazione, dove sono stati stanziati 10 milioni di euro. “Si farà una mappatura per capire come intervenire”, comunica la ministra del Lavoro, Marina Calderone, durante al tavolo con i sindacati. La Regione Puglia metterà inoltre a disposizione dei lavoratori 1 miliardo di euro.

Dopo il tavolo con il governo, l’Aigi tiene un incontro tecnico al Mimit e consegna un documento con le proposte delle aziende creditrici. “L’indotto ha bisogno di non andare in cig: se si va in amministrazione straordinaria grazie a questo commissariamento si può attivare l’articolo 68 per dare acconti alle aziende e le aziende possono ripartire”, spiega il presidente, Fabio Greco. “Oggi lo stabilimento è un deserto, servono soldi ora, subito – avverte -. Vanno sospesi immediatamente oneri fiscali, tributari e mutui”.

Il colosso franco-indiano si è detto “sorpreso e deluso” dall’amministrazione straordinaria, che a suo dire non era stata comunicata da Invitalia al consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia.
“Si tratta di una palese violazione dell’accordo di investimento” stipulato con Roma, tuona ArcelorMittal in una e-mail inviata al socio pubblico.

Visto che ArcelorMittal “non ha intenzione di investire nell’azienda, credo sia giusto che il Paese si riappropri dei frutti del suo lavoro e del sacrificio di intere generazioni”, ha precisato ieri Urso, che torna sulla vicenda ricordando che “ci sono più interessi e più imprese internazionali a investire sulla siderurgia in Italia”.

L’obiettivo dichiarato del governo è quello di permettere all’acciaieria, considerata strategica per il Paese, di continuare a operare e di salvaguardare le migliaia di posti di lavoro.

In regime di “amministrazione straordinaria”, il governo nomina il commissario per gestire l’azienda e preparare un piano di salvataggio in attesa dell’arrivo di un nuovo investitore. Tra i candidati, spunta il nome del gruppo siderurgico ucraino Metinvest, che è alla ricerca di nuovi siti produttivi da quando, nel maggio 2022, l’esercito russo ha preso il controllo della gigantesca acciaieria Azovstal di Marioupol. In lizza per sostituire ArcelorMittal ci sarebbero anche l’acciaieria italiana Arvedi e il gruppo indiano Vulcan Green Steel, filiale del conglomerato Jindal, che aveva già presentato un’offerta senza successo per Ilva nel 2017.

Dopo una serie di contrattempi finanziari e legali, il gruppo Ilva era già stato posto sotto amministrazione pubblica nel 2015, finché nel 2018 lo Stato ne ha affidato le sorti ad ArcelorMittal. L’indotto ha un terribile ricordo dell’ultima amministrazione controllata, essendo rimasto con circa 150 milioni di euro di fatture non pagate.

Ex Ilva, Morselli: Trattativa c’è, Mittal vuole restare. Urso: Si cambia equipaggio

Mentre a Taranto gli imprenditori dell’indotto occupano e bloccano il ponte girevole paralizzando la città, a Palazzo Madama Lucia Morselli racconta di una ex Ilva che sembra irriconoscibile. “L’azienda è ancora viva, produce, ha gli impianti in efficienza e paga gli stipendi, anche ieri, anche questo mese”, scandisce l’ad di Acciaierie d’Italia in audizione in commissione Industria.

Il problema, sostiene, è solo di liquidità e i debiti sono molto meno di quelli emersi in queste settimane, non 3,1 miliardi, ma neanche 700 milioni. Questo perché la composizione negoziata non è del gruppo, è su una delle società del gruppo: “Il debito di cui si parla è in massima parte inter-company, verso la società capogruppo che finanzia le partecipate, questo vale circa un miliardo. In più c’è un miliardo di debito ‘fantasma’, che dovremmo pagare nel caso in cui dovessimo comprare gli impianti“, precisa. Il debito vero, sarebbe, di fatto “meno di 700 milioni per una società che fattura 3-4 miliardi”. Il piano industriale è stato approvato dal cda e copre fino al 2030: “E’ forte perché è stato approvato da entrambi i soci in assemblea, sia da Invitalia che da ArcelorMittal“, ricorda.

Lo scorso anno, il governo però è stato costretto a erogare un finanziamento in conto capitale da 680 milioni: “Sono andati tutti all’Eni e alla Snam, per pagare le bollette energetiche“, si giustifica Morselli. Anzi, precisa: “Sono andati tutti al signor Putin, neanche all’Eni e alla Snam, perché poi li avranno trasferiti a coloro da cui hanno comprato il gas. Sono il costo di una guerra“.

La trattativa con il governo è in corso e i termini sono quelli noti: trovare soluzioni alla compagine societaria. ArcelorMittal si dice pronta a cedere la maggioranza, portando a un cambio di governance: “Sono accordi presi da anni, si tratta di metterli a posto“, smorza l’ad. Arcelor vuole restare, “con atteggiamento disponibile a quello che il governo italiano desidera”, afferma. In queste ore il confronto tra Invitalia e la società è serrato, per capire se si possa evitare l’amministrazione straordinaria, ma lo Stato, assicura il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, non subentrerà a Mittal.

Per Morselli, la strada migliore è sempre e solo l’accordo. “La vita non si fa con i decreti, le aziende non si fanno con i decreti, si fanno con le persone, i decreti non hanno mai risolto problemi aziendali“, sostiene. Il decreto dell’esecutivo invece, denuncia, “cancella tutte le possibilità di gestione intermedia della crisi“, dando la possibilità di usarne una sola: l’amministrazione straordinaria.

La soluzione a tutti i problemi sarebbe per AdI acquistare gli impianti, che sono in affitto. La locazione scade a maggio, per questo nessuna banca sarebbe disposta a erogare finanziamenti, senza orizzonti di recuperabilità, né dal punto di vista della solidità né del tempo. Se l’azienda fosse proprietaria degli impianti, “diventerebbe normale – ribadisce l’ad -, io gestisco un altoforno che non è mio“. Come? Azzarda l’idea di una sorta di ‘mutuo’ da un miliardo: “Sono 5-6 anni che l’azienda gestisce gli impianti senza possederli, ora basta, il piano ambientale è finito“. Non esclude neanche la possibilità dell’ingresso di un altro socio: “Credo sia un’azienda che possa interessare a molti“.

I sindacati, intanto, vengono convocati di nuovo a palazzo Chigi lunedì 19 febbraio, alle 18.15. La posizione di Urso resta la stessa dell’ultima convocazione: se Mittal non investe su Taranto, nonostante gli utili miliardari, è “chiaro che occorre cambiare rotta ed equipaggio“.

Ex Ilva, Governo studia ‘divorzio consensuale’ da ArcelorMittal

Un ‘divorzio consensuale’ con ArcelorMittal per ridurre il rischio di un contenzioso futuro, assicurando la continuità aziendale e produttiva. E’ il piano a cui lavorano i tecnici del governo e del socio franco-indiano.

Ieri sera una delegazione di governo con i ministri Adolfo Urso (Imprese), Elvira Calderone (Lavoro), Raffaele Fitto (Affari europei), Giancarlo Giorgetti (Economia) in collegamento e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, ha incontrato i sindacati per informarli dell’esito della trattativa di lunedì 8 gennaio con Mittal, riconvocandoli nuovamente giovedì 18 gennaio.

L’esecutivo garantisce un “ascolto reale” e si impegna ad aprire, chiuso il confronto con Mittal, un nuovo tavolo al ministero del Lavoro sull’occupazione e sulla sicurezza negli impianti, altro capitolo scottante della vicenda.

“Finalmente il governo ha deciso di non tornare indietro e di procedere sulla strada di assumere la gestione dell’azienda. Questo è il punto su cui con i lavoratori e dei lavoratrici abbiamo insistito per salvaguardare il futuro occupazionale dell’azienda e l’ambiente”, ha spiegato il leader della Fiom, Michele De Palma, al termine del tavolo. L’esecutivo, ha rivelato, ha risposto anche alla richiesta di mettere in sicurezza anche da un punto di vista della salute.” È dura ed è complicato, siamo ad un passo dal fatto che il governo si assuma le proprie responsabilità e che lo faccia anche ArcelorMittal, non volendo più investire. Ora però si apre un nuovo tema, la garanzia per il futuro dell’occupazione di tutti i lavoratori. A pagare il prezzo delle scelte sbagliate dei manager non possono essere i lavoratori”.

Ex Ilva, salta tavolo governo-Mittal: No aumento capitale e Stato al 66%

Il tavolo tra governo e Arcelor Mittal sul futuro ex Ilva di Taranto salta. La delegazione dell’esecutivo (i ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, degli Affari Ue e Pnrr, Raffaele Fitto, delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del Lavoro, Elvira Calderone, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano) propone ai vertici dell’azienda un aumento di capitale sociale pari a 320 milioni di euro e un aumento della partecipazione pubblica al 66%. ArcelorMittal, però, alza il muro e si dichiara indisponibile a qualunque impegno finanziario e di investimento, anche come socio di minoranza. Palazzo Chigi incarica Invitalia di “assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale” e convoca i sindacati il pomeriggio di giovedì 11 gennaio.

Un esito che “conferma quello che Fim, Fiom e Uilm hanno denunciato e per cui hanno mobilitato le lavoratrici e i lavoratori“, rivendicano le parti sociali, che ribadiscono la “necessità” di un controllo pubblico, data la “mancanza di volontà” del socio privato di voler investire risorse. I sindacati giudicano l’indisponibilità di Mittal “gravissima“, soprattutto di fronte alla situazione in cui versano i lavoratori e gli stabilimenti. Un atteggiamento che, denunciano, “conferma la volontà di chiudere la storia della siderurgia nel nostro Paese“. L’attesa, dall’incontro di giovedì, avvertono i segretari Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, è che si arrivi a una soluzione che metta in sicurezza tutti i lavoratori, compreso quelli dell’indotto, e si garantisca il “controllo pubblico, la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale“.

Se per il senatore di FdI, Matteo Gelmetti, il governo fa “finalmente politica industriale” e per il presidente dei senatori Dem Francesco Boccia mette in atto oggi “quello che il Pd chiedeva da tempo“, il risultato, per Angelo Bonelli di AVS, è lo “schiaffo di una multinazionale in faccia allo Stato italiano“. Nulla di imprevisto, ricorda: “Il suo modo di agire era noto nel mondo ancor prima che fosse scelta per rilevare lo stabilimento ex Ilva“. Lo Stato, è il timore, va incontro a una “esposizione economica di centinaia e centinaia di milioni di euro” che rischierà di dover versare ad Arcerol-Mittal, ed é a suo avviso “quello che la multinazionale ha sempre avuto in testa in questo contenzioso legale, che si sta delineando in tutta la sua drammaticità“.