Alluvione

Primo giorno di Figliuolo in E.Romagna: “Qui per ascoltare, risorse arriveranno”

Il generale Francesco Paolo Figliuolo prende i primi contatti con il territorio per il nuovo compito di commissario alla ricostruzione post-alluvioni. Anche se formalmente la nomina non c’è ancora, in attesa del decreto che sarà portato molto probabilmente in Consiglio dei ministri questa settimana, , il generale di corpo d’armata, esperto di logistica, ha sorvolato i territori dell’Emilia-Romagna colpiti dalla furia di vento e pioggia lo scorso mese di maggio. Accanto a lui il governatore, Stefano Bonaccini, che in mattinata, prima di accogliere Figliuolo, lancia un messaggio diretto a Roma: “Non è stato ancora nominato e questo la dice lunga dei ritardi imbarazzanti del governo. E’ trascorso oltre un mese e mezzo dalla seconda drammatica alluvione, quando ci fu il terremoto dopo una settimana c’era già il commissario”. Parole che non sono passate inosservate nel dibattito politico nazionale, tant’è vero che la reazione di FdI non tarda, tra chi sostiene che l’atteggiamento di Bonaccini “oscilla tra l’imbarazzante e l’isterico” e chi, invece, gli consiglia di fare “mea culpa sul passato”.

Lo scontro, però, non interessa al commissario in pectore. “L’impegno è massimo, in questo momento bisogna ascoltare le esigenze per fare, nella maniera più condivisa possibile, gli interventi di primo tempo e allo stesso tempo pensare alla messa in sicurezza”, dice infatti Figliuolo. Che ha sorvolato le aree colpite dall’alluvione prima di incontrare, nella sede della Regione, a Bologna, il sindaco della Città Metropolitana di Bologna, Matteo Lepore, e i presidenti delle Province di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca, di Ravenna, Michele de Pascale, di Rimini, Jamil Sadegholvaad, di Modena, Fabio Braglia, di Reggio Emilia, Giorgio Zanni, di Ferrara, Gianni Michele Padovani, e il sindaco di Forlì, Gianluca Zattini. A seguire, il generale ha avuto un primo confronto anche con le parti sociali, sindacati e imprese, e le componenti della società regionale, tutti soggetti riuniti nel Patto per il lavoro e per il clima.

“Gli emiliano-romagnoli hanno già fatto tanto, ma vedere il territorio così mi provoca forti sentimenti emotivi. Il pensiero va agli sfollati e per chi sta ancora soffrendo per questa tragedia”, spiega Figliuolo in un punto stampa. Assicurando che “l’impegno è massimo, ma in questo momento bisogna ascoltare le esigenze per fare, nella maniera più condivisa possibile, gli interventi di primo tempo e allo stesso tempo pensare alla messa in sicurezza”.

Su questo punto c’è la sintonia con Bonaccini, che ricorda: “Ci conosciamo bene, abbiamo lavorato fianco a fianco e condiviso la stagione dell’era pandemica. Questo aiuta anche nel lavoro che dovremo fare. Ho detto al generale che vale un principio: stare vicino a famiglie, imprese, territori dell’Emilia Romagna ferita”. Il governatore, che sarà nella squadra dei subcommissari assieme ai presidenti delle altre Regioni colpite dal maltempo, Eugenio Giani (Toscana) e Francesco Acquaroli (Marche), spiega che il contatto sarà costante, anche se attende la nomina ufficiale. “Oggi ho fatto solo un sopralluogo, a breve arriverà anche il portafogli”, sottolinea il generale rispondendo alle domande dei cronisti. Per poi aggiungere che “i piani vanno fatti, ma è chiaro che ad ogni piano vanno associate le risorse, non solo economiche”. Sulla visita in Emilia-Romagna c’è comunque il via libera di Palazzo Chigi. “C’è la massima attenzione da parte del presidente del Consiglio e di tutta la compagine governativa. Il fatto che io sia venuto subito qui vuol dire che la presidente Meloni era molto d’accordo. C’è sintonia assoluta“, mette in chiaro.

Per quanto riguarda la ricognizione dei danni, Bonaccini ha consegnato lo stesso piano portato a Roma poche settimane fa, con la stima di quasi 9 miliardi. “E’ cogente fare interventi su famiglie e imprese, sui distretti produttivi. Questa è la food valley italiana”, dice ancora Figliuolo, che sta costruendo la struttura, ma “tutto sarà condiviso in armonia con i subcommissari”. Quello che preme di più al commissario in pectore è ricostruire “in maniera ottimale, mettendo a terra le risorse e traendo beneficio di fare opere che durano nel tempo”, perché così “c’è un ritorno anche economico”. Le parole d’ordine saranno “ricostruire bene, nel massimo della trasparenza e guardando al trend dei cambiamenti climatici”. Avvalendosi anche di esperti. Ha già parlato, infatti, con il Magnifico rettore dell’Università di Bologna, che ha messo in piedi gruppi di lavoro di esperti: “Presidenti e commissari possono avere tutta l’esperienza che vogliono, ma siamo difronte a fenomeni talmente complessi che servirà l’ausilio degli specialisti. E quelli sul territorio – conclude Figliuolo -, credo siano quelli che meglio li comprendono e li hanno a cuore”.

Allarme Bonaccini: “Nomina commissario diventa tardiva”

La ricostruzione dell’Emilia-Romagna dopo l’alluvione resta uno dei temi più aspri del dibattito politico. Da un lato ci sono le opere da mettere in campo per ristabilire una nuova normalità sui territori colpiti, ma il rovescio della medaglia è la discussione che si è innescata sull’entità delle risorse da stanziare (e recuperare) e, soprattutto, chi dovrà gestirle e stilare il programma dei lavori.

Ieri il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto analizzare il disegno di legge quadro predisposto dal ministro della Protezione civile e delle politiche del Mare, Nello Musumeci, che introdurrà la delibera di “Stato di ricostruzione di rilievo nazionale“, ma la riunione è slittata a martedì prossimo per impegni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dopodiché, come conferma anche il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, con un decreto verrà nominato il commissario straordinario.

Sui tempi ancora non c’è certezza, intanto “è passato più di un mese” fa notare il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Che pur non trovandoci “nulla di drammatico” avvisa: “Sta cominciando a diventare un po’ troppo tardiva la nomina”. Anche perché “abbiamo consegnato una stima dei danni di 8,8 miliardi esclusi quelli indiretti, ma ne servono subito 1,8 miliardi per fare interventi per arginare le frane, rimettere a posto gli argini dei fiumi, recuperare e riaprire una parte di strade entro l’autunno per evitare che un evento ordinario diventi straordinario“, ricorda il governatore. Che molto probabilmente non verrà scelto per gestire la fase post-emergenziale, sebbene garantisca comunque al governo che “ogni euro dato all’Emilia-Romagna vi tornerà indietro con gli interessi“, perché “a noi la voglia di lavorare non la insegna nessuno“.

I numeri sono comunque impietosi. In agricoltura, ad esempio, secondo quanto emerge dall’elaborazione dell’Associazione Italiana Coltivatori sui dati della Protezione Civile, presentata nel corso del decimo congresso, due aziende agricole su cinque sono state colpite direttamente dall’alluvione dell’Emilia-Romagna, con danni che si aggirano in media su oltre 70mila euro di danno per singola azienda”. Inoltre, sono stati compromessi più di 27mila ettari coltivati a vite mentre le coltivazioni di pesche e albicocche contano circa 220 milioni di danni e 237 milioni di mancati introiti nei prossimi tre anni, tempo che servirà per riportare i campi allo stato di normalità. “L’agricoltura è il settore più drammaticamente colpito dall’alluvione e c’è il rischio di pagare un conto salatissimo, se non si interviene subito – dice ancora Bonaccini -. Per questo al Governo chiediamo risorse e una tregua fiscale per dare sollievo a famiglie e imprese“.

La Regione, intanto, fa sapere che, tramite un’ordinanza del commissario straordinario per la gestione dell’emergenza, cittadini e professionisti potranno procedere da subito alla presentazione della richiesta del contributo di 5mila euro, quale primo rimborso per i danni subiti dalle abitazioni. Così come da subito e senza ulteriori adempimenti potranno attivare l’eventuale perizia per l’accertamento dei danni ulteriori. Ma il punto cruciale resta sempre la nomina del commissario, che per gli artigiani della Cna è “urgente“, visto che “a oltre un mese dalla catastrofe che ha travolto un’area con una estensione pari a sei volte quella di Roma, dove operano 130mila imprese con 443mila lavoratori, moltissime famiglie ancora non possono fare rientro nelle proprie abitazioni e migliaia di imprese non sono in grado di riprendere l’attività“.

In questo scenario, non si placa la polemica politica. Sono le parole del sottosegretario al Mit, Galeazzo Bignami, a scatenare la reazione delle opposizioni. L’esponente di FdI, ai microfoni di Radio24, dice: “Non ho grandi imputazioni da fare alle giunte locali romagnole, se non quelle cose che, parlando con i contadini, i coltivatori, chi manutiene i boschi mi hanno rappresentato, confermandomi un quadro: se non mantieni i boschi, gli alvei, i fiumi, non pulisci gli argini, non tieni i corpi idrici esenti da perforazioni e fessurazioni dovute agli animali, non manutiene i ponti e non sgombra i rami, inevitabilmente certe cose avvengano. Credo che lo sappiano tutti, poi è ovvio che se uno pensa che il vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega a impatto e clima era Elly Schlein, lo credo che la sinistra debba fare una difesa di ufficio e reagisca malamente“. La replica non si fa attendere, con la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga, che ha guidato una delegazione di deputati dem sui territori romagnoli colpiti dall’alluvione: “Bignami dove sei? Perché oggi siamo qui a raccogliere l’allarme per quello che ancora non si è fatto: mancano i fondi e manca un commissario. Comuni con bilanci in pericolo e cittadini e imprese ancora in attesa di aiuti. Il problema non sono gli amministratori, ma un governo assente e indifferente“. Tutti segnali che la partita è aperta, lunga e tutta da giocare.

Alluvione

Bonaccini porta a Roma conto danni in Emilia Romagna: quasi 9 miliardi

Quasi nove miliardi, 8,8 per la precisione. E’ la conta dei danni che Stefano Bonaccini presenta al governo nel tavolo permanente per l’alluvione in Emilia Romagna, presieduto dal ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Sono esclusi alcuni capitoli di spesa, come i danni ad auto e mezzi, il mancato fatturato e la ricostruzione delle scorte delle aziende, così come la ricalibrazione delle opere infrastrutturali.

Musumeci, assicura la “massima attenzione” del governo e la disponibilità, dopo una verifica del Piano, a “fornire gradualmente” le risorse che si renderanno necessarie, dando priorità ai primi interventi finalizzati alla messa in sicurezza dei fiumi più compromessi e al ripristino dei collegamenti con i centri abitati rimasti isolati.

L’urgenza, spiega il governatore dell’Emilia-Romagna, è proprio sistemare entro l’autunno la viabilità locale e gli argini dei fiumi. Per farlo serviranno almeno 1,8 miliardi:Questa è la parte più emergenziale. Sono risorse che al momento non ci sono oggi – spiega – necessarie a mettere in sicurezza le comunità dal ripetersi di eventi catastrofici come quelli di maggio“.

Del commissario non si è parlato, comunque l’accordo non c’è. “Pensiamo che sarebbe utile nominarlo il prima possibile, il governo ha un punto di vista diverso, lo rispetto, ma mi auguro si arrivi il prima possibile a una coincidenza“, lamenta Bonaccini.

Le imprese potenzialmente danneggiate (per oltre 1,2 miliardi di euro) sono 14.200, le aziende agricole circa 12mila, per danni che superano 1,1 miliardi di euro. Gli edifici colpiti sono 70.302, di questi 68.432 in aree allagate e 1.890 in aree in frana. Il danno economico calcolato è di oltre 2,1 miliardi di euro.

All’incontro, della delegazione del governo facevano parte: il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami, il sottosegretario all’Economia, Lucia Albano, il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti (in qualità di relatore del ddl alluvione), i capi dipartimento di Protezione civile Fabrizio Curcio, dei vigili del fuoco Laura Lega e di Casa Italia, Luigi Ferrara. Per la delegazione Emilia-Romagna, oltre al presidente Bonaccini, c’erano il presidente dell’UPI Michele De Pascale, dell’ANCI Luca Vecchi, il Segretario generale dell’Autorità di Baci o del Po Alessandro Bratti, l’assessore con delega alla Protezione civile Irene Priolo e il direttore generale Cura del territorio e dell’ambiente Paolo Ferrecchi.

Il tema delle risorse e dei tempi delle coperture “è cruciale“, sottolinea Bonaccini. Diversi sindaci, racconta, segnalano che “i funzionari fermano le ruspe perché non hanno copertura finanziaria. I primi 230 milioni di euro messi a disposizione li abbiamo già spesi. E anche sui rimborsi, vanno garantite subito famiglie e aziende: abbiamo avviato d’intesa con la Protezione civile nazionale il percorso per fare arrivare rapidamente i primi 5 mila euro, con un primo acconto di 3mila già entro metà luglio, ma ora sono necessari oltre 500 milioni per le imprese per i primi acconti da 20mila euro”.
Ci è stato segnalato che gli interventi aperti oggi sulle strade di collina e sui corsi d’acqua sono stati fatti gettando il cuore oltre l’ostacolo. Noi abbiamo detto che non potevamo non farli a prescindere dal decreto. Questi interventi non si concordano col governo, questi interventi vanno fatti perché sono di somma urgenza e si fa un debito fuori bilancio“, spiega ai cronisti Enzo Lattuca, sindaco di Cesena.

Più in generale, afferma Bonaccini, negli ultimi vent’anni nel Paese “sono state stanziate poche risorse nazionali per la prevenzione e molte per riparare danni“. Ma si smarca dalle polemiche: “La Regione Emilia-Romagna ha programmato e realizzato opere molto più della media nazionale, come si evince dai dati ministeriali e che l’evento di maggio non ha precedenti e ci ha dimostrato con una terribile chiarezza che tutti i modelli sono superati e che ora è necessario aggiornarli, con un salto di qualità nella messa in sicurezza del territorio, pena ricostruire solo quello che c’era prima”.

È in corso un cambiamento climatico notevole, perché piove 85 giorni invece che la media dei 110. Quello che è accaduto non era evitabile o forse era evitabile la gravità ma non del tutto“, conferma il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. La gestione del rischio idrogeologico “è un sistema complesso“, ribadisce. Le risorse ci sono e i progetti anche. Il nodo è tutto, a suo avviso, sulla burocrazia: “Ci sono, ad esempio, tanti progetti finanziati ai commissari, anche di 10-12 anni fa che però, a causa delle lungaggini burocratiche, non hanno mai visto la luce“.

Maltempo, Meloni: “Tavolo permanente”. Non c’è commissario, coordinamento a Musumeci

I risultati che gli amministratori portano a casa da Palazzo Chigi sono due: il tavolo sull’emergenza sarà permanente e l’impegno del governo per il 100% degli indennizzi a famiglie e imprese. La nomina del commissario straordinario per la ricostruzione, invece, slitta ancora. E’ questo il bilancio dell’incontro convocato dal governo con i rappresentanti istituzionali dei territori colpiti dalle alluvioni. Aperto dalla premier, Giorgia Meloni, che accoglie subito la proposta di lasciare la cabina di confronto aperta e operativa, ma comunica che fino alla nomina del commissario sarà il ministro per la Protezione civile e le politiche del Mare, Nello Musumeci, a svolgere il ruolo di riferimento dell’esecutivo. Allo stesso tavolo sono seduti diversi ministri (oltre al sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano), a partire dai vicepresidenti del Consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini, che ascoltano con attenzione. Qualche rumors descrive addirittura il leader della Lega “amareggiato” ma la smentita non tarda, con una nota del Mit: “Nessuna scintilla tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni al tavolo per l’Emilia-Romagna, contrariamente a quanto riportato da alcuni media”.

Anzi, da Porta Pia il messaggio che passa è totalmente differente: “La riunione di oggi ha ribadito la compattezza dell’esecutivo e la totale collaborazione con gli amministratori emiliano-romagnoli”. A Palazzo Chigi c’era il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, con i colleghi della Toscana, Eugenio Giani, e delle Marche, Francesco Acquaroli, oltre ai presidenti delle Province di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca, di Ravenna, Michele de Pascale, di Rimini, Jamil Sadegholvaad, di Pesaro-Urbino, Giuseppe Paolini, del sindaco metropolitano di Bologna, Matteo Lepore, e dei sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, e Firenze, Dario Nardella. Anche loro non perdono uno scambio, soprattutto quando è Musumeci a prendere la parola, perché spiega che non sarà materialmente possibile dialogare con tutti i sindaci, quindi la sua convinzione è che “in questo momento le Province devono diventare l’ente di coordinamento dell’area vasta” e a loro, infatti, affida “la prima pianificazione e ricognizione delle cose che servono”. Intanto, “da domani sarà attiva la misura ristori del ministero degli Esteri che ha predisposto aiuti per 700 milioni di euro”.

Nel corso della riunione si è parlato ancora dei danni subiti dai vari territori, anche se è Bonaccini, ai microfoni di ‘Oggi è un altro giorno’ (Rai1) a spiegare che “più del 90% del totale riguarderà l’Emilia-Romagna, purtroppo”, nonostante Toscana e Marche abbiano avuto “diversi comuni disastrati, con alcune centinaia di milioni di euro di danni”. A proposito di risorse, resta il nodo su quelle stanziate dal decreto Alluvioni: “Abbiamo i dirigenti della Regione che stanno lavorando sul dl uscito da pochi giorni – aggiunge ancora Bonaccini -, per verificare esattamente la capienza di risorse in ogni voce di spesa. Non so dire in questo momento se i fondi sono 1,5 miliardi, 1,6 o 2,2 miliardi. Sono comunque parecchie risorse, anche se non sufficienti perché, ad esempio, solo per le strade comunali e provinciali, circa 800 tra interrotte e distrutte, ci vorrà oltre 1 miliardo”.

Piccola postilla anche sul commissario, ruolo per il quale si era parlato anche del generale Francesco Paolo Figliuolo: “Decidano quello che vogliono, noi abbiamo chiesto solo che lo facciano in tempi brevi”. Circostanza ribadita anche nella nota vergata da Lattuca e de Pascale, al termine dell’incontro col governo. Mentre il governatore delle Marche ribadisce “l’importanza di agire in maniera organica, superando una visione troppo parcellizzata nell’affrontare le emergenze e mettere in sicurezza il territorio, anche rispetto alla scelta del commissario”.

E oltre alle risorse, Acquaroli sottolinea la necessità “di giungere ad un tentativo di semplificazione, volta ad una manutenzione più agevole di argini ed alvei al fine di limitare l’impatto delle precipitazioni sul reticolo idrografico e sull’intero assetto idrogeologico del nostro territorio”. Intanto, “da domani sarà attiva la misura ristori del ministero degli Esteri che ha predisposto aiuti per 700 milioni di euro” ricorda Tajani via Twitter.

Ma dalle opposizioni il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, Angelo Bonelli, continua a chiedere spiegazioni a Meloni e al governo sul fatto che “in conferenza stampa dichiarava che il Cdm aveva destinato 2,1 miliardi di euro alle zone alluvionate, invece dal testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale mancano oltre 500 milioni. Tra l’altro – continua –, le risorse sono state realizzate tagliando gli ammortizzatori sociali del lavoro, le risorse del Reddito di cittadinanza e il bonus sociale per riscaldamento”.

Ursula von der Leyen

Maltempo, per l’Emilia Romagna scende in campo l’Europa. Giovedì arriva von der Leyen

La solidarietà europea “al suo meglio”. Bruxelles accelera gli sforzi per sostenere l’Italia dopo l’alluvione in Emilia-Romagna, mettendo in campo le squadre di soccorso del Meccanismo di protezione civile dell’Ue e attivandosi per rispondere al meglio alle esigenze anche finanziarie di un suo Paese membro colpito da un disastro naturale. “Siamo pronti a fornire ulteriore assistenza al popolo italiano in questo momento difficile”, è quanto mette nero su bianco dalla Commissione Europea, commentando la richiesta di soccorso dopo le alluvioni che hanno colpito in particolare la Romagna.

Sul terreno sono già pienamente operative le squadre della protezione civile della Slovenia e della Slovacchia, come ha reso noto il commissario europeo per l’Economia, l’italiano Paolo Gentiloni: “Ho chiamato insieme al sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, il responsabile della squadra di protezione civile europea inviata in Romagna per ringraziarlo”. Le idrovore dei team dei due Paesi membri Ue sono state inviate dopo l’immediata richiesta di attivazione del Meccanismo di protezione civile dell’Ue da parte dell’Italia, che ha visto la risposta anche di Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Polonia e Romania a inviare nelle zone colpite dalle alluvioni attrezzature di pompaggio ad alta capacità. Per la mappatura satellitare delle aree alluvionate, il sistema Copernicus fornisce dal 16 maggio costanti aggiornamenti.

Ma c’è di più. Che la solidarietà europea all’Italia sia una priorità di Bruxelles lo dimostrano le parole del presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: “Giovedì (25 maggio, ndr) verrà la presidente Ursula von der Leyen“. L’annuncio ha colto di sorpresa anche l’esecutivo comunitario, che solo mercoledì mattina ha confermato il viaggio nei territori alluvionati da parte della numero uno della Commissione, “per testimoniare sul campo la devastazione causata dalle alluvioni della scorsa settimana ed esprimere il sostegno dell’Ue”. Presumibilmente al centro della visita di von der Leyen ci sarà anche l’attivazione del Fondo di solidarietà dell’Unione Europea (Fsue), un dispositivo che permette di mobilitare fino a 500 milioni all’anno – oltre ai fondi non spesi dell’anno precedente – per coprire parte dei costi per la ricostruzione. Gli Stati membri colpiti da una catastrofe naturale possono richiederne l’attivazione alla Commissione entro 12 settimane dalla data dei primi danni rilevati, allegando alla domanda una stima dei danni.

Se però questo dispositivo ammette solo interventi d’emergenza come il “ripristino immediato del funzionamento delle infrastrutture nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità e dell’istruzione” (dall’attivazione nel 2002 l’Ue ha stanziato a Roma quasi un terzo degli 8,2 miliardi complessivi), la risposta Ue sul breve termine continuerà con le squadre inviate attraverso il Meccanismo di protezione civile. Istituito nel 2001, è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 9 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Il Meccanismo comprende un pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza, ed è la Commissione a coordinare la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi.

Il maltempo flagella l’Emilia Romagna. Meloni segue la situazione in vista del Cdm

Photo credits: Dipartimento della Protezione Civile

Il maltempo flagella ancora l’Emilia Romagna, con l’allerta rossa confermata anche per la giornata di sabato e le vittime salite ad almeno 14, con un uomo trovato morto in casa a Faenza. Più di 15.000 persone hanno dovuto lasciare la propria casa a causa dell’alluvione, 8mila di loro hanno già trovato accoglienza in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni: scuole, palazzetti e palestre. Le altre hanno trovato sistemazioni alternative in seconde case o da amici e parenti. Gli allagamenti sono stati 58 in 43 comuni, 23 i fiume e corsi d’acqua esondati, anche in più punti. Le frane sono state 290 sull’intero territorio, di cui 104 solo nel territorio di Forlì-Cesena. Ancora difficile anche la situazione della viabilità, con 544 strade chiuse.

Una situazione incredibile, difficile da immaginare. Tanto che il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, spiega che “non c’è memoria di eventi di questo tipo in passato”. Perché se le prime criticità del 2 maggio erano, in qualche modo, prevedibili, poi “si sono sviluppati con una persistenza che li classifica come eventi rari“. Per questo ci sono ancora innumerevoli criticità. Da quelle di soccorso e di evacuazione preventiva, fino a quelle delle infrastrutture. “C’è una diffusa problematica legata alle infrastrutture viarie che va ad aggravare la capacità di trasferimento persone, ci sono problemi di ripristini elettrici e della parte idrica. Si sta lavorando per recuperare il più rapidamente possibile l’infrastruttura. In alcuni casi con centraline in zone piene d’acqua l’operazione richiederà un po’ di tempo“, spiega Curcio. Intanto proseguono le operazioni di approvvigionamento di cibo soprattutto in montagna, alcune criticità permangono in pianura dove ci sono ancora allagamenti.

Drammatica la situazione dell’agricoltura, con allagamenti, asfissia delle piante che si trovano nei terreni inondati, perdite e danni irreversibili ad allevamenti e strutture da quelle delle imprese alle reti viarie, di scolo e irrigue. Per il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, “l’agroalimentare e l’ortofrutta hanno bisogno di rimborsi al 100%. Abbiamo avuto siccità, gelate, e adesso questa drammatica alluvione. Io credo seva un piano shock per evitare che le azione del settore chiudano”. Sono oltre 5mila secondo la Coldiretti le aziende agricole colpite dal maltempo, con almeno 50mila posti di lavoro a rischio tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione. Danni al momento incalcolabili, in attesa del deflusso delle acque e del fango.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni segue la situazione a distanza, dal Giappone dove sta partecipando al G7. E sta condividendo la sua apprensione con i colleghi, mostrando loro le immagini della situazione disastrosa in corso nel nostro Paese. Intanto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, nel corso della missione in Slovacchia, contatta telefonicamente l’Assessore allo sviluppo economico della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, per avere informazioni dirette sull’entità dei danni alle imprese e sulle prime necessità del tessuto produttivo del territorio. Le direzioni del ministero effettuano una prima ricognizione con le organizzazioni di rappresentanza delle aziende della Regione, per avere un quadro complessivo su quali sia l’entità dei danni subiti dal sistema produttivo e sui primi interventi necessari a fronteggiare la crisi in corso. Sabato sul posto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. L’appuntamento sarà poi martedì, con il Consiglio dei ministri che sarà dedicato in larga parte ai primi urgenti provvedimenti relativi all’alluvione. Oltre alla rimodulazione dell’ordinanza di Protezione civile, che aveva già dichiarato nei giorni scorsi lo stato di emergenza, con l’estensione del perimetro della relativa area, all’ordine del giorno ci sarà un decreto-legge con i primi stanziamenti e con la sospensione o proroga dei termini fiscali, contributivi, giudiziari e di altro tipo. Al termine del Cdm Meloni e i ministri competenti per l’emergenza incontreranno Bonaccini.

Salgono a 14 le vittime del maltempo in Emilia Romagna. In 34mila senza elettricità

Photo credit: Dipartimento della Protezione Civile

E’ salito a 14 le vittime il bilancio dell’emergenza maltempo che da giorni sta colpendo l’Emilia Romagna. Alle otto annunciate mercoledì se ne sono aggiunte altre sei, tutte nella provincia di Ravenna: l’ultima questa mattina, un uomo trovato morto in casa a Faenza. Intanto proseguono le operazioni per mettere in sicurezza i cittadini. Dei 10mila sfollati, 3.100 hanno trovato accoglienza presso le sedi allestite dai Comuni. Ma, precisa la vicepresidente della Regione e assessora alla Protezione civile Irene Priolo, si tratta di un’accoglienza “temporanea”, perché dopo i primi momenti “lavoreremo per una diversa sistemazione come la dignità delle persone richiede“. Gli allagamenti registrati sono 50 in tutto in 42 comuni: 15 nel Bolognese, 13 nel Ravennate, 12 nel Forlivese, 2 nel Riminese. Chiuse 250 strade a causa delle frane, che in totale sono state 280 in 58 comuni. Circa 34 mila le utenze al momento disalimentate dalla rete elettrica tra le province di Forlì-Cesena e Ravenna. Difficoltà a Lugo, in provincia di Ravenna, dove diverse zone del centro urbano sono allagate e si sono verificate interruzioni dell’elettricità e dell’acqua.

Una situazione ancora critica, considerando che anche per domani è prevista allerta rossa. Per questo, annuncia il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che oggi si è recato presso la sede della protezione civile dell’Emilia Romagna, martedì in Consiglio dei ministri “verrà dichiarato lo stato di calamità e si risponderà ai primi interventi come il blocco dei mutui e delle riscossioni tributarie, tutti interventi che necessitano di un provvedimento per decreto“. E fa sapere che, insieme alla Regione, l’esecutivo valuterà la richiesta per il Fondo di solidarietà europeo. La questione, secondo Pichetto, è “nazionale”, e per questo “ha bisogno di un lavoro di squadra”. Ma, soprattutto, occorre “trovare punti di convivenza tra l’uomo e la natura“.

E se è ancora presto per procedere alla rendicontazione effettiva dei danni, visto che l’evento è ancora in corso, il presidente della Regione Stefano Bonaccini spiega che “avevamo stimato danni per quasi un miliardo due settimane fa, nella prima ondata di Maltempo, figuratevi quanto cresceranno”. Intanto iniziano le donazioni. Prima su tutte, quella di Ferrari che “donerà un milione di euro ma abbiamo contezza di tanta gente comune che sta donando, chiunque doni anche solo un euro è benvenuto. Rendiconteremo fino all’ultimo euro e daremo conto di come verrà speso” . Ma ora la priorità è la messa in sicurezza delle persone, poi “cominceremo ad attivarci per la parte di rendicontazione dei danni pubblici e privati. Siamo molto rapidi – spiega Bonaccini – ma serve tempo, vista la quantità di territorio colpita“.

Bonaccini: “Investire nelle rinnovabili come se non ci fosse un domani”

“Noi dobbiamo lavorare per una transizione ecologica che sia la più rapida possibile, cercando di contrapporre ambiente e lavoro, perché dobbiamo salvaguardare la produzione industriale, manifatturiera. Io vengo dalla Regione prima per export pro capite nel mondo e gran parte della nostra occupazione è dettata da quei settori manufatturieri così straordinari. Ma, certamente, dobbiamo investire nelle energie rinnovabili come se non ci fosse un domani, altrimenti un domani non ci sarà davvero”. Lo ha detto il presidente della Regione Emilia Romagna e candidato alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini, nel corso della visita al Parlamento europeo a Bruxelles.