caldo

Avanza l’anticiclone Cerbero: attesi picchi di temperatura di 45°C

Sarà davvero tosta la seconda ondata di calore di questa prima parte di Estate e sarà l’anticiclone africano Cerbero a farla arrivare sull’Italia. Prima del suo arrivo, però, ci saranno gli ultimi temporali, anche molto forti, sulle regioni settentrionali.

Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it avvisa che nella giornata odierna l’atmosfera sarà ancora instabile sulle regioni settentrionali a causa delle correnti instabili atlantiche pilotate da una semi permanente depressione attiva tra Islanda, Regno Unito e Scandinavia. I temporali, già presenti, continueranno a formarsi non solo in montagna, ma anche in pianura fino a fine giornata. Nel frattempo l’anticiclone africano Cerbero inizierà a invadere la Sardegna con i primi 40°C sulle zone interne meridionali dell’Isola.

Da venerdì Cerbero avanzerà ulteriormente verso il nostro Paese, così l’atmosfera tornerà stabile su tutte le regioni e il sole avrà modo di splendere quasi indisturbato in un cielo con poche nuvole. Per almeno sette giorni sull’Italia il sole sarà prevalente, ma occasionalmente sui confini alpini potranno scoppiare isolati temporali di calore, seppur di breve durata.

Ma le protagoniste dei prossimi giorni saranno le temperature, massime e minime. L’anticiclone africano Cerbero trasporterà masse d’aria caldissima provenienti direttamente dal deserto del Sahara. Il bersaglio principale sarà la Sardegna dove, a partire dal weekend, i valori massimi di temperatura supereranno i 40°C (fino a 45°C) sulle zone interne, specie meridionali. Farà caldissimo anche sul resto d’Italia: al Centro, per esempio, tra domenica e lunedì si raggiungeranno i 37-38°C a Firenze e a Roma, 37°C anche al Nord come a Milano, Padova, Bologna, Pavia, Ferrara e oltre 40°C anche in Sicilia. Caldo importante anche sul resto del Sud.

Se farà caldissimo di giorno, di notte sarà l’afa a far sudare gli italiani; infatti, le correnti africane, attraversando il mar Mediterraneo, si caricheranno di umidità rendendo il clima afoso. Questa è una situazione di disagio fisico da non sottovalutare, soprattutto per le persone fragili, come anziani e bambini. L’anticiclone Cerbero potrebbe non durare così poco: infatti, quanto meno per tutta la prossima settimana continuerà a infiammare l’Italia, perdendo energia soltanto al Nord dove i valori termici, soprattutto da mercoledì 12 luglio, potrebbero calare di qualche grado.

L’Organizzazione meteorologica: “Dopo sette anni torna El Niño, porterà un caldo record”

Le condizioni di El Niño si sono sviluppate nel Pacifico tropicale per la prima volta in sette anni, ponendo le basi per una probabile impennata delle temperature globali e per sconvolgere i modelli climatici e meteorologici. Un nuovo aggiornamento dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) prevede una probabilità del 90% che l’evento El Niño continui nella seconda metà del 2023. Si prevede che sia almeno di forza moderata. L’aggiornamento del Wmo combina previsioni e indicazioni di esperti di tutto il mondo.

L’insorgere di El Niño aumenterà notevolmente la probabilità di battere i record di temperatura e di scatenare un caldo più estremo in molte parti del mondo e nell’oceano“, ha dichiarato il segretario generale del Wmo Petteri Taalas. “La dichiarazione di El Niño da parte del Wmo è il segnale per i governi di tutto il mondo di mobilitarsi per limitare gli impatti sulla nostra salute, sui nostri ecosistemi e sulle nostre economie“, ha aggiunto. “Avvertire tempestivamente e anticipare gli eventi meteorologici estremi associati a questo importante fenomeno climatico è fondamentale per salvare vite e mezzi di sussistenza“.

El Niño si verifica in media ogni due-sette anni e gli episodi durano in genere nove-dodici mesi. Si tratta di un fenomeno climatico naturale associato al riscaldamento delle temperature superficiali degli oceani nell’Oceano Pacifico tropicale centrale e orientale. Ma avviene nel contesto di un clima modificato dalle attività umane. In previsione dell’evento El Niño, un rapporto del Wmo pubblicato a maggio ha previsto che c’è il 98% di probabilità che almeno uno dei prossimi cinque anni, e l’intero quinquennio, sia il più caldo mai registrato, battendo il record stabilito nel 2016, quando si verificò un El Niño eccezionalmente forte. Il rapporto del Wmo di maggio, condotto dal Met Office del Regno Unito e da partner di tutto il mondo, ha anche affermato che c’è il 66% di probabilità che la temperatura media annuale vicino alla superficie globale tra il 2023 e il 2027 sia temporaneamente superiore a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali per almeno un anno.

Questo non significa che nei prossimi cinque anni supereremo il livello di 1,5°C indicato nell’Accordo di Parigi, perché tale accordo si riferisce al riscaldamento a lungo termine per molti anni. Tuttavia, è un altro campanello d’allarme, o un avvertimento precoce, del fatto che non stiamo ancora andando nella giusta direzione per limitare il riscaldamento entro gli obiettivi fissati a Parigi nel 2015, volti a ridurre in modo sostanziale l’impatto dei cambiamenti climatici“, ha dichiarato il Direttore del Servizio Clima del Wmo, Chris Hewitt. Secondo i rapporti sullo Stato del clima globale dell’OMM, il 2016 è l’anno più caldo mai registrato a causa del “doppio colpo” di un evento El Niño molto potente e del riscaldamento indotto dall’uomo a causa dei gas serra. L’effetto sulle temperature globali si manifesta di solito nell’anno successivo al suo sviluppo e quindi sarà probabilmente più evidente nel 2024. La temperatura media globale nel 2022 è stata di circa 15 °C superiore alla media del periodo 1850-1900 a causa del raffreddamento di La Niña a triplo salto.

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Ancora il caldo africano con anticiclone Scipione ma non durerà

Dopo il passaggio temporalesco (il cosiddetto flash storm) dei giorni scorsi su alcune regioni e il successivo abbassamento delle temperature grazie a una ventilazione dai quadranti settentrionali, l’anticiclone africano Scipione è pronto a riprendersi il Paese provocando una nuova, seppur veloce ondata di caldo africano. Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it avvisa che fino a martedì tornerà a fare molto caldo su tante regioni, soprattutto centro-settentrionali. La nuova fiammata africana dell’anticiclone Scipione interesserà soprattutto il Nordovest, la Toscana e il Lazio con temperature massime che potrebbero raggiungere i 35-36°C come a Pavia, Firenze, Milano. Fino a 34°C invece a Roma, sul basso Veneto, sul Piemonte, sul resto della Lombardia e in Emilia come a Bologna. Le regioni del Sud invece saranno ancora interessate dai venti settentrionali che mitigheranno la calura estiva.

Questa situazione, però, subirà uno stop a partire da mercoledì. In questa data l’anticiclone africano Scipione comincerà lentamente a perdere di potenza al Nord dove l’atmosfera diventerà via via più instabile, anche se ancora con precipitazioni a carattere piuttosto irregolare. Il nuovo ingresso di correnti più fresche dai quadranti settentrionali causerà un nuovo abbassamento delle temperature massime che giorno dopo giorno faticheranno addirittura a raggiungere i 30°C.

Sul finire della settimana il cedimento della struttura anticiclonica sarà definitivo. Un vortice ciclonico dal Nord Atlantico riuscirà a raggiungere l’Italia posizionandosi sul Mar Ligure. Ad esso sarà collegato un’intensa perturbazione che provocherà temporali di forte intensità che dal Nordovest si porteranno verso il Nordest e la Toscana. Successivamente, nel primo weekend di luglio, il vortice potrebbe scivolare verso il Mare Adriatico andando a interessare anche il resto del Centro.

caldo record

Contea Usa chiede 51 mld di dollari a gruppi petroliferi: “Colpevoli del caldo estremo”

Una contea dell’Oregon, nel nord-ovest degli Stati Uniti, ha annunciato di aver intentato una causa contro diverse multinazionali del petrolio chiedendo loro più di 51 miliardi di dollari in seguito alla “cupola di calore” del 2021, un evento climatico estremo e mortale. La Contea di Multnomah sostiene che l’inquinamento da carbonio causato dall’uso di combustibili fossili generati da questi gruppi abbia avuto un ruolo “significativo” nell’evento. Tra le aziende prese di mira figurano ExxonMobil, Shell, Chevron, BP, ConocoPhillips e Total Specialties USA.

La cupola di calore “è un evento direttamente attribuito agli impatti che stiamo vedendo sul nostro clima a causa delle azioni dei gruppi di combustibili fossili e delle loro agenzie, che da decenni spingono per negare la scienza del clima“, ha dichiarato all’AFP la presidente della contea Jessica Vega Pederson. La contea chiede 50 milioni di dollari di danni e 1,5 miliardi di dollari per i danni futuri: caldo estremo, siccità, incendi e fumo promettono di diventare sempre più frequenti. Chiede inoltre alle aziende di versare 50 miliardi di dollari in un “fondo di mitigazione” per migliorare le infrastrutture della contea.

Contattata dall’AFP, la ExxonMobil ha dichiarato che “questo tipo di denuncia continua a far perdere tempo e denaro e non fa nulla per affrontare il cambiamento climatico“. Chevron, da parte sua, ha denunciato “accuse infondate” e “distrazioni controproducenti” nella ricerca di soluzioni al riscaldamento globale.

Un’ondata di caldo record ha colpito gli Stati Uniti occidentali e il Canada dalla fine di giugno alla metà di luglio 2021. Il bilancio delle vittime è stato stimato in 1.400 persone e a Lytton, nella Columbia Britannica, è stata registrata una temperatura di 49,6 gradi Celsius. In un’analisi, il World Weather Attribution (WWA), un gruppo di scienziati, sostiene che questa cupola sarebbe stata “virtualmente impossibile” senza il cambiamento climatico indotto dall’uomo, che l’ha resa almeno 150 volte più probabile.

La denuncia della Contea di Multnomah cita anche l’American Petroleum Institute e la McKinsey. Sostiene che per tre giorni, alla fine di giugno 2021, la contea ha sofferto un caldo estremo, 69 persone sono morte e si è dovuto spendere denaro dei contribuenti (per acqua, condizionatori d’aria e “centri di raffreddamento“, tra le altre cose). “La cupola di calore è stata una conseguenza diretta e prevedibile della decisione degli imputati di vendere il maggior numero possibile di prodotti a base di combustibili fossili negli ultimi sei decenni“, si legge nel testo, che accusa le multinazionali di mentire sugli effetti nocivi delle loro attività.

Con questa mossa, la Contea di Multnomah si unisce a decine di città, contee e Stati di tutto il Paese che hanno intentato cause contro le compagnie petrolifere accusandole di partecipare al cambiamento climatico e di alimentare la disinformazione. Questa ondata di cause è iniziata nel 2017. L’industria dei combustibili fossili ha fatto tutto il possibile per evitare i processi statali, ma a maggio ha subito una battuta d’arresto quando la Corte Suprema ha rifiutato di accogliere i ricorsi in due casi, consentendo alle cause di fare il loro corso.

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Arriva il flash storm: weekend più fresco e qualche temporale

La coda di una perturbazione nordatlantica, collegata a un vortice attivo tra Regno Unito e Mare del Nord, riesce a raggiungere anche l’Italia, ferendo temporaneamente l’anticiclone africano Scipione. Si tratta di una veloce ‘flash storm‘, chiamata così per la breve durata e la disorganizzazione dei fenomeni (non convettivi). I venti più freschi in ingresso formeranno un vortice ad alta quota che genererà locali temporali, a tratti forti, su alcune regioni.

Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it comunica che dopo il maltempo che ha colpito le Alpi occidentali nella notte appena passata, nel corso di venerdì rovesci temporaleschi si incammineranno verso il Nordest e quindi le Marche. Data la tanta energia in gioco (aria fresca che si scontra con l’aria caldissima preesistente) i fenomeni atmosferici impattando sulle varie zone potrebbero risultare molto forti con possibili grandinate e più raramente trombe d’aria. Nel corso di sabato tuoni e fulmini dopo aver interessato le Marche, colpiranno l’Abruzzo e i rilievi centro-meridionali del Lazio (possibile temporale anche a Roma) per poi finire la loro corsa in Campania e Basilicata sfiorando anche la Puglia montuosa. Nella giornata di domenica tornerà il sole ovunque.

Questa veloce sferzata temporalesca lascerà dietro di sé un lieve addolcimento del clima. Già da oggi le temperature inizieranno a diminuire al Nord mentre continueranno a essere infuocate al Sud (40°C in Puglia e Sicilia). Nel corso del weekend i valori massimi si abbasseranno quasi ovunque anche di 10°C. Anche se continuerà a fare caldo, non lo sarà come quello di questi giorni, ovvero afoso e quasi irrespirabile. Le correnti settentrionali in arrivo scacceranno via in parte l’afa di questi giorni e puliranno il cielo e l’aria, rendendoli l’uno più azzurro e l’altra più respirabile

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ONDATA DI CALDO

Arriva l’estate di Scipione: Solstizio da record a oltre 40°C

Al via la prima ondata di caldo del 2023 con l’anticiclone africano Scipione. Da oggi fino a venerdì la canicola sarà opprimente, si toccheranno valori record oltre i 40°C e ci sarà anche tanta umidità. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, informa che, a partire da oggi, “il termometro si impennerà, dapprima su Sardegna, Toscana e Lazio poi su tutta l’Italia. Una massa d’aria subtropicale sta risalendo dal Sahara, dall’Algeria verso il Mediterraneo: scorrendo sopra il Mare Nostrum, acquisterà umidità e si espanderà dalla Sardegna verso il Centro e poi anche sul resto del nostro Paese”.

Staremo per 4 giorni sotto la Gobba del Cammello, come viene chiamato in gergo il promontorio di alta pressione collegato all’anticiclone africano. Quando arriva l’Anticiclone delle Azzorre, da Ovest, dall’Oceano Atlantico, il caldo è sopportabile con picchi di 32-34°C, ma a basso contenuto di umidità; quando arriva l’anticiclone africano da Sud, dal Sahara, il caldo è insopportabile con picchi di 35-39°C e tanta umidità nell’aria.

Con questa prima ondata di caldo del 2023 saliremo anche oltre i 40°C, sono previsti picchi di 43°C nella Sardegna sudoccidentale: questo caldo, improvviso, imperante e fastidioso è legato al periodo, siamo a 24 ore dal Solstizio e le giornate sono lunghissime, il sole è presente sopra l’orizzonte per almeno 15 ore e scalda continuativamente.

Nel dettaglio, dal punto di vista delle previsioni, è prevista solo una maggiore nuvolosità nelle prossime ore sul fianco occidentale: si tratterà perlopiù di velature causate anche dalla sabbia del deserto che risalirà insieme al caldo dall’Algeria. In pratica i cieli saranno a tratti giallognoli, ma ciò non impedirà al sole di riscaldare in modo consistente tutta la colonna troposferica.
Questo riscaldamento violento dell’aria porterà nel pomeriggio di oggi alcuni valori ‘magrebini’, localmente 10 gradi oltre la media del periodo: Oristano 40°C; Carbonia 37; Bolzano e Siracusa 35; Ferrara, Foggia, Forlì, Nuoro, Rovigo, Sassari e Taranto 34; Agrigento, Bologna, Catania, Firenze, Mantova, Padova e Pesaro 33. Domani la ‘schedina dei numeri massimi’ vedrà un ulteriore aumento: Oristano 41°C; Carbonia 39; Bolzano e Nuoro 38; Siracusa e Taranto 37; Agrigento, Ferrara, Foggia, Forlì e Rovigo 36; Bologna, Catania, Firenze, Matera, Padova e Pesaro 35. Infine, da giovedì, nella ‘lista delle città roventi’ entrerà anche Roma con 37°C e, mentre anche Firenze e Terni raggiungeranno i 37°C, Bari e Barletta schizzeranno addirittura a 38°C all’ombra.

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In Vietnam fa troppo caldo: Hanoi al buio ogni sera per risparmiare energia

Hanoi si spegne. Le autorità vietnamite, infatti, hanno preso una decisione radicale vista l’eccezionale ondata di caldo nella capitale: immergere la città nell’oscurità. L’illuminazione pubblica è stata spenta in tutti i parchi e in due terzi della città, che conta 8 milioni di abitanti, a partire dalle 23.00. Le autorità sperano di ridurre così la tensione in tutti i quartieri e di conseguenza la pressione sulla fornitura di energia elettrica, utilizzata in larga misura dai sistemi di condizionamento dell’aria, e di risparmiare denaro.

Secondo gli scienziati, il riscaldamento globale è un fattore che contribuisce al peggioramento dei fenomeni meteorologici estremi in Vietnam. All’inizio di maggio, nel Paese è stata registrata una temperatura di 44,1°C, un record assoluto. Per due volte, ad aprile e a fine maggio, il Vietnam ha subito un’ondata di calore che ha reso difficili le condizioni di vita e di lavoro, soprattutto nelle città.

L’uso intensivo di condizionatori d’aria e ventilatori sta mettendo a dura prova la rete elettrica, ha avvertito EVN, l’azienda nazionale. Inoltre, nel nord del Paese, il livello dell’acqua nelle dighe è sceso del 30-40% a causa di una grave siccità.

Grazie alla misura adottata da Hanoi, ogni giorno si risparmia un’ora di illuminazione. La città ha adottato misure simili in passato, ma non su questa scala. “Il programma di risparmio energetico è stato esteso quest’anno al 70% del sistema di illuminazione pubblica della città“, ha dichiarato ai media locali Le Trung Kien, vicedirettore della società responsabile dell’illuminazione pubblica. “Forniamo sempre un’illuminazione sufficiente per il traffico, la sicurezza e l’ordine“, ha aggiunto Kien. La misura potrebbe durare fino alla fine di agosto.

caldo

Inizia l’estate: sole e caldo nel weekend, ma poi tornano piogge

Come un anno fa, a maggio inizia l’estate: il weekend sarà caldo e soleggiato quasi ovunque con picchi di 30°C anche al Nord, ma poi non mancheranno delle grosse sorprese. Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, conferma l’espansione di un robusto campo anticiclonico di matrice subtropicale verso l’Italia: almeno fino a domenica, le temperature assumeranno un sapore estivo, garantendo finalmente un ottimo weekend per la tintarella, per le prime gite al mare o scampagnate in collina e montagna. Insomma, buone notizie dopo una fase di forte maltempo e freddo anomalo.

Nelle prossime ore, la posizione dell’anticiclone africano diventerà sempre più invadente anche in Italia con cieli sereni e massime gradevoli, dai 26°C di Carbonia e Firenze fino ai 28°C di Bolzano. La giornata più calda sarà quella di domani con i 27°C di Milano e Pavia e i 29°C di Bolzano, ma localmente toccheremo anche i 30°C, specie in Sardegna. Come detto, però, non mancheranno delle grosse sorprese: una perturbazione atlantica, che potrebbe guastare il tempo anche durante l’incoronazione di Carlo III, scenderà verso l’Italia già domenica pomeriggio portando dei temporali sulle Alpi e poi in serata verso le pianure adiacenti.

La nuova settimana vedrà dunque un nuovo ribaltone estremo, facendoci subito dimenticare l’anticipo d’estate. Quest’anno purtroppo le correnti nord europee, instabili e fredde, non ci vogliono lasciare in pace: un ciclone dalla Norvegia porterà un primo parziale peggioramento lunedì. Poi, soprattutto da mercoledì, sono previste piogge intense, anche sulle zone colpite dalla recente alluvione emiliano-romagnola. Un vortice che, vagando tra l’Alto Adriatico e i Balcani, potrebbe condizionare con maltempo diffuso la situazione meteo della prossima settimana, riportando temperature massime di 20°C, decisamente sotto la media del periodo e a ciò a cui ci siamo abituati negli ultimi anni.

Siccità, caldo e il rischio di non fare più cin-cin

C’era grande apprensione. Ma, per questa volta, pericolo scampato. Nell’anno record per siccità e alte temperature, i dati della vendemmia e della produzione vitivinicola in Italia rimangono stabili: si stimano più di 50 milioni di ettolitri di produzione, dato che ci conferma primo produttore al mondo e capace di generare un fatturato di 13 miliardi di euro oltre a 6 miliardi e mezzo di export.

“Ma il rischio c’è stato”, come conferma Andrea Pitacco, professore all’università di Padova. E se anche i 674 mila ettari coltivati a vite sul suolo italiano hanno retto il colpo del cambiamento climatico, l’hanno fatto in maniera molto disomogenea lungo la Penisola. La Lombardia, per esempio, perde il 20% rispetto al 2021, –9% il Piemonte, per citare i casi più vistosi previsti dall’Ismea. Compensati da una Sardegna che aumenta invece la produzione del 15%, dal +12% della Toscana, e, fra gli altri casi, dalla crescita a doppia cifra di altre quattro regioni.

Una grossa mano l’hanno data le piogge di fine stagione. Tardive, sì. E provvidenziali. Ma anche operazioni colturali e tecniche di lavorazione hanno consentito ai vigneti di adattarsi alle nuove condizioni climatiche.

Intanto introducendo, quest’anno, attività di irrigazione di soccorso. “Che però” ricorda Andrea Pitacco, “escludono zone importanti che per motivi morfologici o strutturali non hanno sempre accesso a questa possibilità”. In altre parole: zone collinari possono rendere più difficoltosi i servizi irrigui, e piccoli invasi possono non essere più sufficienti con il nuovo regime delle precipitazioni che stiamo osservando.

E poi grazie ad accorgimenti tecnici che possono aiutare a limitare lo stress delle piante. Come, per esempio, favorire la crescita di viti con superfici fogliari meno espanse e meno vigorose, e quindi meno bisognose di acqua. Ma allo stesso tempo con interventi di potatura di controllo che evitino ai grappoli troppa esposizione alla radiazione solare.

C’è però un aspetto che sembra più preoccupante di altri. Ed è il confronto con il 2003, altro anno caldo, caldissimo, che fece preoccupare e correre ai ripari i viticoltori per gli anni a venire. “In quell’anno”, spiega Andrea Pitacco, “condizioni non troppo diverse dal 2022 avevano provocato effetti devastanti”. La conclusione? “Anche da esperti del settore sappiamo davvero troppo poco di questi processi, che restano molto complessi: implicano stagionalità, resistenza e resilienza della vite e molte altre variabili”. La parola chiave è l’instabilità, insomma. Mettere insieme i dati in modo leggibile per il futuro, resta difficile.

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Ghiacciai in ritirata in Antartico: febbraio 2023 quinto più caldo

Il mese di febbraio 2023 è stato il quinto più caldo a livello globale, chiudendo così un inverno considerato il secondo più caldo mai registrato in Europa. Temperature così alte da provocare la riduzione dei ghiacciai: infatti il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la sua estensione mensile più bassa nel record di dati satellitari, al 34% al di sotto della media di febbraio, battendo il precedente record di febbraio 2017. Anche l’estensione giornaliera del ghiaccio marino antartico ha raggiunto un minimo storico, superando il record precedente stabilito in febbraio 2022. Sono i dati elaborati dal Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto della Commissione europea con finanziamenti dell’Ue.

Le condizioni più calde della media più notevoli sono state riscontrate nel nord della Norvegia e in Svezia, in tutta la Russia nordoccidentale nelle aree circostanti il mare di Kara e nella regione delle Svalbard. Anche il Regno Unito ha avuto il suo quinto febbraio più caldo in un record che risale al 1884. Al contrario, sono state riscontrate temperature mensili più fredde della media nella penisola iberica, in Turchia e in parti del Caucaso. In Europa, la temperatura media da dicembre 2022 a febbraio 2023 è stata 1,44 C sopra la media della stagione 1991-2020: si tratta, sottolinea Copernicus, del secondo valore invernale più caldo mai registrato in Europa. L’inverno del 2019/2020 è stato di quasi 1,4 C più caldo e questa stagione invernale è stata di 0,03 C rispetto al 2016 e al 2007.

Il ghiaccio marino, che si scioglie in estate e si ricostruisce in inverno, ha raggiunto “la sua estensione più bassa nei 45 anni in cui sono stati registrati i dati satellitari” il 16 febbraio, ha dichiarato Samantha Burgess, vicecapo dell’Osservatorio del cambiamento climatico di Copernicus. “L’estensione minima giornaliera del ghiaccio marino in Antartide è stata raggiunta il 16 febbraio 2023 con un’estensione totale di 2,06 milioni di km²”. Questi dati confermano quelli dell’osservatorio americano di riferimento, il National Snow and Ice Data Center (NSIDC), che aveva annunciato di aver misurato a febbraio un’estensione minima record del ghiaccio marino antartico. L’NSIDC ha infatti fatto notato un’estensione minima di “1,79 milioni di chilometri quadrati” raggiunta il 21 febbraio, specificando che si trattava di una cifra “preliminare”. Da confermare, già ben al di sotto il record di febbraio 2022. Lo scioglimento del ghiaccio marino non ha un impatto immediato sul livello del mare, perché si forma congelando l’acqua salata già presente nell’oceano. Ma il suo scioglimento sottopone la calotta glaciale all’assalto delle onde. Tuttavia, questa calotta glaciale – uno spesso ghiacciaio d’acqua dolce che ricopre l’Antartide – è particolarmente monitorata dagli scienziati perché contiene abbastanza acqua da provocare un catastrofico innalzamento del livello degli oceani se mai dovesse sciogliersi. “Le calotte polari sono un indicatore della crisi climatica ed è importante monitorare da vicino i cambiamenti che stanno avvenendo lì“, ha spiegato Burgess. Per Copernicus, si tratta dell’ottavo anno consecutivo che questa banchisa si è sciolta più del minimo medio del mese di febbraio (3,4 milioni di chilometri quadrati nel periodo 1991-2020). Questa osservazione fa temere che al Polo Sud si stia verificando per la prima volta un trend significativo di riduzione del ghiaccio marino, mentre era relativamente stabile nei quattro decenni precedenti nonostante forti variazioni annuali, a differenza del Polo Nord dove lo scioglimento è molto marcato.