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Nasce Agenzia per dimensione subacquea. Musumeci: Con spazio, vera sfida del futuro

Dopo il dominio dello spazio, sarà regolamentato anche quello subacqueo. Due dimensioni che sono la “vera sfida del futuro” davanti alla quale l’Italia non si farà trovare impreparata, assicura Nello Musumeci. “La nostra nazione – rivendica – si presenta puntuale all’appuntamento e con tutte le credibilità necessarie“.

Il Consiglio dei ministri approva il disegno di legge per definire un quadro giuridico che disciplini le attività, sempre più crescenti, che pubblico e privato svolgono dalla superficie del mare ai fondali.

Il testo prevede l’istituzione dell’Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee (Asas), alle dipendenze funzionali della presidenza del Consiglio, con un direttore generale che “deve possedere requisiti di professionalità specifici in relazione all’ambiente subacqueo“, nominato dal premier, su proposta del ministro della Difesa, sentito il ministro per il Mare. Restano a carico di ogni ministero le competenze attribuite dalla disciplina sulla dimensione subacquea vigente.

Siamo fra i primi Stati membri dell’Unione europea a fissare le regole sulla attività nell’ambiente sottomarino“, osserva Musumeci, che aveva già previsto questa esigenza nel ‘Piano del Mare’, soprattutto avvertita dalla “crescente antropizzazione della dimensione subacquea“.
Non parla soltanto della ricerca e dell’impiego di risorse energetiche e minerarie, ma anche delle infrastrutture di comunicazione, a scopi scientifici o militari. “Si rendeva indispensabile stabilire procedure e regole per coordinare le varie attività e assicurarne lo svolgimento in un contesto di sicurezza“, sostiene.

Il mondo subacqueo è sconosciuto all’uomo per l’80%. Uno spazio che, insiste il ministro, sarà “un nuovo luogo di incontro e competizione internazionale tra ambizioni e interessi di ogni Stato“.

Maltempo, Cdm per stato emergenza E-R e Marche: 20 mln per prime necessità

Lo stato d’emergenza sarà deliberato in Consiglio dei ministri sabato e non sarà solo per l’Emilia Romagna, ma anche per le Marche, piegate dai nubifragi del 18, 19 e 20 settembre. In programma, almeno per l’Emilia Romagna, ci saranno 20 milioni di euro da stanziare subito per far fronte alle prime necessità e per il ripristino dei servizi essenziali. Poi arriveranno nuovi fondi, dopo le ricognizioni successive all’emergenza. Così Giorgia Meloni mette un punto alle polemiche che negli ultimi due giorni hanno avuto più spazio dei danni subiti dalla popolazione.

La premier presiede una riunione in videocollegamento con la Regione Emilia Romagna. Con lei, il ministro per la protezione civile, Nello Musumeci, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, la governatrice facente funzioni Irene Priolo, il capo dipartimento della Protezione civile Fabio Ciciliano e il commissario straordinario di Governo alla ricostruzione post alluvione del 2023, Francesco Paolo Figliuolo.

Meloni ribadisce la solidarietà del governo ai cittadini e si informa sulla situazione degli sfollati e sull’andamento dei soccorsi. I due dispersi della frazione di Bagnacavallo, sembra non ci siano. “La popolazione è stata allertata e ha risposto al completo“, riferisce il sindaco del Comune, Matteo Giacomoni. Gli sfollati al momento sono circa 2.500, la gran parte in via precauzionale, nei territori colpiti, dove tecnici e imprese stanno già lavorando per ripristinare gli argini. Infatti, non si registrano più fuoriuscite d’acqua su Senio e Lamone, mentre le previsioni meteo virano verso un deciso miglioramento, con i prossimi tre giorni di tempo sereno.

Intanto, Musumeci si sgancia dalle accuse di aver soffiato sul fuoco delle polemiche (“non credo di averle alimentate”, dice), ma continua a precisare che la ricostruzione e la prevenzione sono due momenti diversi e spettano a enti diversi. Il generale Figliuolo ha competenze sulla ricostruzione post alluvione del 2023, ricorda, assicurando che “verrà completata“. Quanto ai grandi lavori che servono perché gli allagamenti non si ripetano, come le casse di contenimento, quelli spetterebbero alla Regione, che ha ricevuto, secondo il ministro mezzo miliardo in circa dieci anni. Inoltre, la pianificazione richiede una “intensa collaborazione tra Regione e Stato“: “Molto spesso la prevenzione infrastrutturale non si può fare per mancanza di risorse, nel caso dell’Emilia Romagna il tema non si pone. Chiediamo alla Regione di sederci non per indagare, ma per capire perché si continua a essere in emergenza – scandisce – e se un fiume esonda per 3-4 volte, vuol dire che l’intervento non basta“.

Di cantieri, dopo l’alluvione del 2023, ne abbiamo realizzati, programmati e avviati a centinaia – risponde Priolo -. Ci hanno permesso di contenere i danni“. Ora, però, chiede opere straordinarie, quelle indicate nei Piani speciali, per “uscire dalla logica dell’emergenza ed entrare in quella della prevenzione, una priorità per tutto il Paese“. E queste, insiste, “spetta al Governo finanziarle”.

Rinnovabili, via libera al testo unico. Pichetto: “Regole e tempi certi”

Semplificare le procedure di autorizzazione, per ridurre i tempi di installazione delle rinnovabili. E’ la strategia del governo, nel testo unico approvato in consiglio dei ministri.
Una “mediazione“, la definisce il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, tra chi, soprattutto in regime di attività libera, vorrebbe la massima flessibilità nell’installazione degli impianti e chi vorrebbe più rispetto per i vincoli paesaggistici.

Quello approvato in via preliminare è lo schema di decreto legislativo in materia di regimi amministrativi: raccoglie, unifica e consolida le norme che disciplinano la realizzazione delle Fer. Un provvedimento che porta, oltre a quella di Pichetto, anche le firme dei ministri per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, e per le Riforme Istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Lo schema individua i regimi amministrativi per la costruzione e l’esercizio di impianti di produzione, dei sistemi di accumulo, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili alla realizzazione degli impianti. Si passa da cinque a tre tipologie di autorizzazioni, a seconda della dimensione e della localizzazione degli impianti: l’attività libera, la procedura abilitativa semplificata e l’Autorizzazione unica per i grandi impianti.

Una “cornice unitaria e armonica“, per Pichetto, che “pone le basi per una riforma di sistema, orientata agli obiettivi del Pniec con pragmatismo e senza far venire meno le tutele ambientali”, rivendica, puntando su “regole certe e trasparenza nei tempi”. Un primo “significativo” passo, a cui dovranno seguirne altri, sottolinea Zangrillo, per “ridurre il peso burocratico nei confronti delle imprese che operano nel settore delle energie Rinnovabili, semplificando e standardizzando le procedure, con un risparmio di tempo e di costi anche per le amministrazioni coinvolte“. Un tassello del complesso panorama delle semplificazioni amministrative, che, ricorda, “ci avvicina al traguardo delle 200 procedure semplificate, step previsto per quest’anno dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Un traguardo “perfettamente in linea con la grande operazione di pulizia normativa, semplificazione delle procedure e sburocratizzazione che questo governo ha avviato per rendere la vita più facile a imprese e cittadini“, fa eco Casellati, che ribadisce come l’economia verde non debba essere “un peso” ma “un’opportunità” per le aziende.

Il nuovo provvedimento dispone che l’attività libera non richieda atti di assenso o dichiarazioni, tranne in caso di vincoli paesaggistici, nel quale l’autorità dovrà esprimersi entro trenta giorni (oggi il termine è di almeno 45 giorni).

La ‘PAS’, procedura abilitativa semplificata, riguarda invece progetti che non richiedono procedimento di ‘permitting’ e non sono assoggettati a valutazioni ambientali: a seconda delle casistiche, con l’eventuale coinvolgimento di più amministrazioni, si va da un minimo di 30 giorni ad un massimo di 75 per terminare la procedura. Oggi quest’ultimo termine può essere sospeso senza fissare alcun limite massimo per tale sospensione potendo, dunque, la procedura, durare anche due anni.

L’istanza di Autorizzazione Unica va invece presentata alla Regione per impianti sotto i 300 megawatt e oltre quella soglia al Mase: rientrano in quest’ultima casistica gli impianti off-shore. Il procedimento, a seconda della complessità può durare 175 giorni, nel caso di progetti non sottoposti a valutazioni ambientali, fino a 420 giorni, nella più complessa delle ipotesi, dovendo prevedere in quest’ultima anche la Verifica di assoggettabilità a VIA e la Valutazione d’Impatto Ambientale. Finora la legge ha previsto un termine di 60 o 90 giorni per la durata del procedimento di autorizzazione, senza, tuttavia, chiarire il tempo occorrente per la verifica di completezza della documentazione e comunque al netto dei tempi per le valutazioni ambientali.

Ok in Cdm al Piano Casa: tolleranza su soppalchi e tende da sole

Approvato dal Cdm il decreto Salva Casa, fortemente voluto dal vicepremier e ministro Matteo Salvini. L’obiettivo, per il Mit, è “‘liberare’ gli appartamenti ostaggio di una normativa rigida e frammentata che ne ostacola la commerciabilità e talora preclude l’accesso a mutui, sovvenzioni e contributi“. Il decreto interviene sulle cosiddette “lievi difformità“. In particolare: su quelle formali derivanti da incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile; sulle difformità edilizie delle unità immobiliari, risultanti da interventi spesso stratificati nel tempo, realizzati dai proprietari dell’epoca in assenza di formale autorizzazione; sulle parziali difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi, a causa della disciplina della cosiddetta doppia conformità. La misura inoltre “semplifica le procedure vigenti: è introdotto il regime di silenzio-assenso, principio particolarmente rilevante e che va nella direzione della massima semplificazione. Significa che se l’Amministrazione non risponde nei tempi previsti l’istanza del cittadino è accettata“, prosegue il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Infine “si introduce la possibilità di installare tende e strutture di protezione dal sole e da eventi atmosferici, in regime di edilizia libera“. La norma mira anche a decongestionare gli uffici tecnici comunali sepolti da migliaia di pratiche. Il provvedimento prevede sanzioni che sono proporzionali all’aumento di valore dell’immobile e potranno essere utilizzate, tra l’altro, nella misura di 1/3, per progetti di recupero e rigenerazione urbana. Nel testo non c’è la cosiddetta norma Salva-Milano per alcune ristrutturazioni edilizie del capoluogo lombardo su cui si è acceso l’interesse della Procura.

Sono ora considerate in edilizia libera: le vetrate panoramiche amovibili anche per i porticati rientranti all’interno dell’edificio; le opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici, la cui struttura principale sia composta da tende, anche a pergola, addossate o annesse agli immobili, purché non determinino spazi stabilmente chiusi e non abbiamo un impatto visivo e ingombro apparentemente disarmonici.

Arriva una tolleranza, per gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024, sul mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari: del 2 per cento delle misure previste dal titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile superiore ai 500 metri quadrati; del 3 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile compresa tra i 300 e i 500 metri quadrati; del 4 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile compresa tra i 100 e i 300 metri quadrati; del 5 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile inferiore ai 100 metri quadrati. Le strutture amovibili realizzate per finalità sanitarie, assistenziali, educative durante l’emergenza Covid e mantenute in esercizio alla data di entrata in vigore della presente disposizione possono rimanere installate in deroga al vincolo temporale e in presenza di comprovate e obiettive esigenze idonee a dimostrarne la perdurante necessità.

Nei casi in cui l’opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici, culturali, paesaggistici, ambientali o di rispetto dell’assetto idrogeologico, il Comune, previo parere delle amministrazioni competenti, può provvedere all’alienazione del bene, condizionando sospensivamente il contratto alla effettiva rimozione da parte dell’acquirente delle opere abusive. È preclusa la partecipazione del responsabile dell’abuso alla procedura di alienazione. Il valore venale dell’immobile è determinato dall’agenzia del territorio tenendo conto dei costi per la rimozione delle opere abusive. Si supera il silenzio rigetto e si introduce li silenzio assenso: significa che se l’amministrazione non risponde, entro i seguenti termini, l’istanza si considera accettata e
in particolare: 45 giorni – permesso in sanatoria, 30 giorni – Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA). In ogni caso si prevede il pagamento di una sanzione in relazione all’aumento di valore dell’immobile. Gli introiti delle sanzioni potranno essere utilizzati per la demolizione di opere abusive o iniziative di rigenerazione e recupero urbano.

Il decreto legge salva-casa riduce gli oneri amministrativi per i cittadini: per dimostrare lo Stato legittimo sarà sufficiente presentare il titolo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio, anche in sanatoria. Ne deriva quindi che le parziali difformità che saranno sanate contribuiranno a dimostrare lo stato legittimo di un immobile. Viene semplificato il cambio di destinazione d’uso di singole unità immobiliari, nel rispetto delle normative di settore e di eventuali specifiche condizioni comunali. All’interno della stessa categoria funzionale, il mutamento della destinazione d’uso sarà sempre ammesso. Tra diverse categorie funzionali, li mutamento della destinazione d’uso sarà ammesso limitatamente alle categorie residenziale, turistico-ricettiva, produttiva e direzionale, commerciale, in ogni caso, all’interno delle zone: centro storico, residenziali consolidate, residenziali in espansione. Sono escluse dalle semplificazioni le unità immobiliari al primo piano fuori terra.

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Emergenza incendi e maltempo, Meloni: “Ora grande Piano di prevenzione idrogeologica”

La conta dei danni è ancora in corso, ma il governo prova ad anticipare i tempi. Nel Cdm arriva solo l’informativa di Nello Musumeci (domani alle 16 il ministro della Protezione civile riferirà anche alla Camera) su quanto sta succedendo al Nord con i violenti nubifragi e al sud con gli incendi, ma a stretto giro di posta sono attese a Roma le ricognizioni delle Regioni propedeutiche al varo dello stato di emergenza per i territori colpiti, che dovrebbe avvenire la prossima settimana. Al momento l’unica ad aver presentato la richiesta è la Lombardia, quantificando i danni in una prima stima di 41,4 milioni di euro, che “andrà confrontata con la Protezione civile”.

Prima di partire per gli Stati Uniti, dove sarà impegnata nella sua prima visita ufficiale alla Casa Bianca, Giorgia Meloni, attraverso i suoi canali social, assicura che l’esecutivo “ha messo in campo tutti i mezzi di cui dispone” ed è all’opera per istruire i provvedimenti e “deliberare le prime risorse”. La premier ammette che “gli incendi e i disastri meteorologici degli ultimi giorni stanno mettendo a dura prova l’Italia” e che “non possiamo che sperare che la riduzione della temperatura in Sicilia e l’attenuazione delle condizioni avverse al Nord rendano nelle prossime ore il lavoro dei soccorritori meno difficile”, ma “non dobbiamo e non possiamo limitarci a questi interventi di emergenza”. Non usa giri di parole: “Usare tutti i mezzi disponibili non significa – lo dico con chiarezza – che noi oggi abbiamo tutti i mezzi necessari“. Serve una soluzione più strutturale, ragion per cui “l’obiettivo di medio termine che il governo si dà è quello di superare la logica degli interventi frammentati, varando un grande Piano di prevenzione idrogeologica“. Il ragionamento parte dalla considerazione che “i continui disastri ai quali abbiamo assistito negli ultimi mesi, da Ischia passando per l’Emilia-Romagna, fino a quello che vediamo in questi giorni, dimostrano che le emergenze saranno sempre più presenti“. Dunque, “dobbiamo lavorare certamente alla transizione, ma anche fare quello che non si ha avuto il coraggio di fare a sufficienza nel passato, cioè lavorare per mettere in sicurezza il territorio”.

Nell’attesa, Meloni annuncia che nella prossima legge di Bilancio “intendiamo aumentare le spese per la manutenzione di veicoli aerei” per il soccorso contro gli incendi. Alcuni dei quali, in questi giorni, sarebbero di origine dolosa: “Polizia e magistratura sono al lavoro per scoprire gli autori. Musumeci corrobora le parole della premier, spiegando che “siamo assolutamente mobilitati e convinti che bisogna mettere al primo posto nell’agenda di governo la messa in sicurezza del territorio, che diventa una priorità“. E dà un colpo di frusta alle polemiche delle ultime ore: “Se qualcuno aveva qualche tentennamento adesso non può non prendere atto di una evidenza assoluta: i negazionisti non possono avere spazio“. Ma allo stesso tempo il ministro avverte che “con le risorse non abbiamo risolto il problema”, ma occorre mettere in sicurezza i territori “perché il tema non è stato considerato di prim’ordine” in passato.

Del resto, il messaggio è chiaro: “Non è un caso isolato quello che è accaduto in questi giorni. Avremo a che fare con questo clima, queste temperature, questi nubifragi. Dobbiamo abituarci a conviverci. O cambiamo noi o saremo costretti a contare i morti e a restare inerti spettatori“. In Consiglio dei ministri, poi, “la ministra Santanchè ha presentato una proposta per i turisti che si sono recati in Sicilia in un momento difficile” mettendo a disposizione “10 milioni di euro per il rimborso dei biglietti aerei ed eventuali prenotazioni alberghiere per quei turisti privi di ogni copertura”, annuncia Musumeci. Specificando che “la misura vale dal giorno in cui è andato in tilt l’aeroporto di Catania“.

Infine, dal Cdm arriva un altro provvedimento per combattere l’emergenza climatica di questo periodo, con il via libera al decreto del ministero del Lavoro sulla tutela dei lavoratori in caso di temperature troppo elevate. Tra i punti principali ci sono 8,6 milioni di euro per la Cassa integrazione ordinaria (Cigo) e 1,4 milioni per l’integrazione salariale prevista nei casi di intemperie stagionali (Cisoa) per i lavoratori agricoli come operai, impiegati e quadri, “dipendenti di aziende agricole rientranti nell’ambito di applicazione della norma”.

Maltempo, Figliuolo commissario alla ricostruzione: “Massima fiducia del governo”

Il nome stavolta c’è. E’ Francesco Paolo Figliuolo la figura individuata “tra soggetti dotati di professionalità specifica e competenza manageriale” per ricoprire il ruolo di commissario straordinario alla ricostruzione in Emilia-Romagna, e non solo. Dopo giorni di discussione interna alla maggioranza di governo, la scelta è ricaduta sul generale di corpo d’armata, esperto di logistica, che ha riscosso il plauso bipartisan per la gestione della campagna vaccinale per arginare il Covid. “Gode della fiducia del governo“, spiega il ministro della Protezione civile e delle Politiche del Mare, Nello Musumeci, dopo il Cdm che ha tracciato la strada. Anche se formalmente la nomina avverrà probabilmente la prossima settimana, con un decreto del presidente del Consiglio da approvare in Consiglio dei ministri.

Il suo compito sarà coordinare risorse e la lista degli interventi sui territori colpiti dall’alluvione del mese scorso, ma il suo raggio d’azione sarà allargato anche a Toscana e Marche, danneggiate marginalmente dalla furia di vento e acqua che si è abbattuta sul centro Italia nel mese di maggio. Figliuolo dovrà lavorare a stretto contatto con le istituzioni locali, e avrà come subcommissari i presidenti delle tre Regioni interessate, Stefano Bonaccini, Eugenio Giani e Francesco Acquaroli. A proposito del presidente dell’Emilia-Romagna, che all’ultima riunione del tavolo di confronto con il governo, presieduto proprio da Musumeci, ha portato una stima da quasi 9 miliardi di danni, venerdì scorso ha inviato a Roma un elenco di circa 6.500 interventi ritenuti prioritari. Anche se, sottolinea il ministro, la richiesta era quella di mandare “l’indicazione dei primissimi interventi ritenuti necessari e immediati sul reticolo idrografico e sulla rete viaria provinciale. Prendiamo atto della nota pervenutaci”. Sulla polemica nata per un presunto ritardo nell’invio da parte della Regione, Musumeci taglia corto: “È difficile quantificare se si è in presenza di un ritardo, perché non esiste un parametro. Lo stato di emergenza dura un anno”.

E’ molto probabile che il dossier passi direttamente nelle mani di Figliuolo, che si muoverà in un quadro normativo delineato dal prossimo decreto di nomina e che ricalcherà le norme previste dal disegno di legge quadro approvato in Consiglio dei ministri questa sera, che invece sarà ‘operativo’ solo dopo l’approvazione nei due rami del Parlamento. Si tratta delle regole d’ingaggio studiate dal governo di Giorgia Meloni, che prevedono lo stato di ricostruzione, che decorre dalla scadenza dello stato di emergenza nazionale e avrà una durata di cinque anni, prorogabile fino ad un massimo di dieci. Inoltre, il presidente del Consiglio potrà adottare direttive per assicurare, sul piano tecnico, l’indirizzo unitario e tutti i soggetti attuatori si dovranno avvalere di una centrale unica di committenza. Per “potenziare e accelerare la ricostruzione”, poi, sarà istituito un organismo “a competenza intersettoriale denominato Conferenza permanente”.

Altro passaggio cruciale è quello delle risorse. Musumeci assicura che il governo supporterà la ricostruzione, in attesa anche dei fondi europei prospettati dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ma si dice “convinto che riusciremo persino con il Pnrr a mettere a disposizione del commissario tutte le risorse necessarie per far fronte a questa grave emergenza che ha colpito l’Emilia-Romagna”.

Al di là della ricostruzione, il Consiglio dei ministri ha anche approvato un nuovo decreto aiuti per contrastare i rincari dell’energia. Sostanzialmente, si tratta di proroghe delle misure già deliberate nei mesi scorsi. In particolare, il bonus “per la fornitura di energia elettrica riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati e quelli in gravi condizioni di salute” anche per il terzo trimestre del 2023, l’azzeramento degli oneri di sistema fino al prossimo mese di settembre e l’Iva al 5% su metano per usi civili e teleriscaldamento. Infine, il Consiglio dei ministri, su proposta della premier, Giorgia Meloni, visto il parere espresso all’unanimità dal Consiglio superiore della Banca d’Italia, ha deliberato la nomina di Fabio Panetta a governatore, dal prossimo 1 novembre, al termine naturale del mandato di Ignazio Visco, previsto per il 31 ottobre. Il decreto di nomina ora sarà sottoposto al presidente della Repubblica, come prevedono sia la procedura di nomina sia lo Statuto di Bankitalia.

Maltempo, oggi Cdm: Governo al lavoro su decreto. Ipotesi fino a 100 milioni in aiuti

Arrivano in Consiglio dei ministri le prime misure per affrontare l’emergenza nei territori colpiti dalle alluvioni. Dopo aver toccato con mano, di ritorno in anticipo dal G7 di Hiroshima, la furia delle piogge che si sono abbattute sull’Emilia-Romagna, la premier, Giorgia Meloni, è al lavoro per mettere su carta gli interventi più urgenti per un territorio drammaticamente colpito dal maltempo. Oltre alla sospensione di bollette e termini per tributi e contributi, dovrebbero essere stanziati circa 50 milioni per le spese legate ai soccorsi. Non è escluso, secondo quanto trapela da ambienti parlamentari di maggioranza, che la cifra possa raddoppiare nelle prossime ore, toccando quota 100 milioni. Ovviamente, si tratterebbe di un primissimo stanziamento, cui dovranno seguirne altri, dopo un’attenta valutazione dei danni, anche se per il momento “è ancora abbastanza impossibile fare una stima”, per dirla con le parole del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto.

Al momento, secondo un primo giro di ricognizione delle varie associazioni di categoria, il conto si aggirerebbe sui 5 miliardi di euro. Un colpo durissimo per l’economia del territorio, ma anche dell’intero Paese. Ecco perché si invocherà quasi sicuramente l’aiuto dell’Europa. “Presenteremo un primo pacchetto di sostegno all’interno del decreto emergenza – spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, da Bruxelles – che prevederà, mi auguro, la sospensione dei mutui, la rateizzazione degli oneri fiscali e soprattutto l’attivazione del fondo di garanzia che a nostro avviso deve essere il massimo che ci è consentito dalle norme europee sugli aiuti di Stato“. Anche perché “ci sono i fondi dell’Ue già attivati in altri casi simili ed è giusto che anche in questo caso l’Italia possa accedervi“, visto che si parla di “una delle regioni più produttive del Paese, che deve essere messa in condizioni da subito di riprendere a sostenere produzione e lavoro e quindi anche l’economia nazionale”.

Oggi sarà ancora allerta rossa sul territorio, anche se “di tipo diverso rispetto alla precedente, perché è basato sul fatto che il territorio è abbastanza inondato, di conseguenza c’è la certezza assoluta che la terra non è in grado di assorbire nulla”, spiega Pichetto. Ricordando che a Palazzo Chigi, dopo il Cdm, ci sarà anche una riunione con il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, per fare il punto sugli interventi da mettere in campo. Che dovranno tenere conto anche dell’allarme lanciato da Michele de Pascale, sindaco e presidente sia della Provincia di Ravenna che dell’Upi: “Abbiamo chilometri di strade provinciali distrutte; frane, smottamenti, fiumi di fango, hanno completamente cancellato interi tratti, isolando comunità e territori. Sono danni per oltre 1 miliardo” che andranno contati nella fase di ricostruzione.

Mentre il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, punta i riflettori su un tema collaterale, perché “in queste giornate in cui l’Italia è colpita da una tragedia come quella che coinvolge l’Emilia-Romagna e parzialmente le Marche, dobbiamo ribadire un concetto che forse sta sfuggendo a chi vive di ideologie: allevatori e agricoltori non sono nemici del territorio e dell’ambiente, anzi. Dove manca la manutenzione del territorio di allevatori e agricoltori”. Perché “il dissesto idrogeologico – continua – è più grave e rispetto a eventi come alluvioni, le concause dell’aggravarsi degli effetti sono da ricercare nel loro abbandono di zone che per millenni hanno manutenuto“.

Il governo, assicura il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sta comunque facendo “tutto ciò che è nelle nostre possibilità per aiutare le popolazioni” colpite dalle alluvioni, “compresa la richiesta di ottenere il fondo di solidarietà da parte dell’Unione europea, come accaduto con il terremoto dell’Aquila“. Il vicepremier sottolinea che l’Italia ha ottenuto “anche grande disponibilità da tanti paesi dell’Ue attraverso l’attivazione del meccanismo di protezione civile dell’Ue, ma anche da Paesi, come la Svizzera, che sono fuori dal sistema europeo“. Tajani oggi pomeriggio sarà in missione a Forlì, in agenda c’è una riunione presso il Comitato operativo comunale sulla situazione di emergenza e a seguire l’incontro con il sindaco, Gian Luca Zattini, i rappresentanti del mondo imprenditoriale, associativo e camerale delle province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna, cui parteciperanno anche i vertici di Ice, Sace, Simest e Cdp. Segnali importanti per un territorio che, mentre spala con i soccorritori per liberare case, strade e capannoni, vuole già iniziare a vedere la luce della ricostruzione in fondo al tunnel del dramma.

Decreto Ponte pronto per Cdm. Salvini: “Progetto esecutivo entro fine luglio 2024”

Il decreto Ponte è pronto per il Consiglio dei Ministri. Matteo Salvini vuole portarlo sul tavolo già oggi. L’obiettivo è approvare il progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024, per poi partire con i lavori. In bozza, Rfi, Anas e le Regioni Sicilia e Calabria diventano soci di minoranza con il Mef, “in misura non inferiore al 51 per cento”. Il Dicastero eserciterà i diritti dell’azionista d’intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al quale spettano funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa sulla società. Per queste funzioni, il Mit avrà a disposizione una struttura tecnica di missione, che sarà responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, avendo anche funzioni amministrative di prevenzione dei tentativi di infiltrazione mafiosa.

Cinque i membri in Cda: presidente e Ad designati dal Ministero dell’economia e delle finanze d’intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, un membro designato dalla Regione Calabria, uno dalla Regione Sicilia e uno da Rfi e Anas. Cinque anche i membri del Collegio sindacale (tre effettivi e due supplenti). Il Mit proporrà la nomina di un commissario straordinario qualora ce ne fosse bisogno, tenuto conto dell’attività di vigilanza. La concessione ha una durata di trent’anni dall’entrata in esercizio dell’opera. E’ un “grandissimo lavoro di squadra“, esulta Salvini, che rivendica di aver recuperato in pochi mesi “dieci anni di vuoto“. Il Ponte porterà, a suo avviso, “enorme quantità di inquinamento in meno, in aria e acqua, in via di quantificazione. Enorme risparmio di tempo e di soldi” e sarà l’opera “più green ed innovativa del mondo”. Di “sperpero di soldi pubblici parla Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra. Da poco rientrato da Cutro, dove ha incontrato le famiglie dei migranti reduci dal naufragio del 26 febbraio e ha denunciato le gravi carenze della rete ferroviaria, Bonelli chiede alla premier di “fermare le manie di grandezza di Salvini“. Il progetto, denuncia, sarebbe “un vero e proprio salasso dei conti pubblici ai danni degli italiani, mentre a Sud abbiamo ancora vecchi treni e vecchie littorine a gasolio con un evidente stato di abbandono delle ferrovie, perdiamo oltre il 40% di acqua potabile perché abbiamo acquedotti colabrodo“. La richiesta è di sostituire il Dl Ponte con “almeno un decreto per rinforzare i treni che dal Nord portano al Sud, impedendo che il tragitto diventi una via crucis, e uno per sistemare gli acquedotti”.

Imprese, ok dal Consiglio dei ministri al riordino degli incentivi

Riordinare, semplificare e rendere più efficace il sistema degli incentivi alle imprese. E’ questo l’obiettivo che si è posto il governo con il disegno di legge che è stato approvato  in Consiglio dei ministri, che delega il governo “entro ventiquattro mesi” a predisporre “uno o più decreti legislativi”, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy, di concerto con alcuni ministeri come il Mef, gli Affari europei, il Mase e dopo aver acquisito l’intesa della Conferenza unificata, per la definizione di “un quadro organico per l’attivazione del sostegno pubblico alle imprese nelle forme più idonee ed efficaci a far fronte agli specifici fallimenti del mercato, a stimolare la crescita negli ambiti più promettenti delle politiche industriali nazionali ed europee e a ottimizzare la spesa pubblica dedicata“. “Il provvedimento nasce dalla necessità di avere una riforma organica per fermare la giungla degli incentivi. L’obiettivo è semplificare e omogenizzare. Le sfide globali di oggi hanno bisogno di risposte mirate e coerenti con un sistema degli incentivi compiuto e coordinato che possa rappresentare un corpus organico di regole che sia di riferimento tanto per i decisori pubblici che per le imprese”, commenta il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

Il ddl è collegato alla Legge di Bilancio 2023-2025 in coerenza con le indicazioni del DEF e con il PNRR e prevede tra gli obiettivi anche la semplificazione delle norme in materie di investimenti e interventi nel Mezzogiorno. La revisione degli incentivi costituisce infatti un passaggio necessario anche per la promozione della politica industriale italiana che richiede sul piano nazionale un maggiore efficientamento degli interventi per le imprese nonché di orientamento verso le sfide globali come la transizione green e digitale. Nell’ultimo anno di rilevazione (il 2021), il sistema agevolativo nazionale ha fatto registrare un numero complessivo di 1.982 interventi agevolativi, di cui n. 229 delle amministrazioni centrali e n. 1.753 delle amministrazioni regionali.
Il provvedimento, condiviso con le amministrazioni interessate e in sintonia con il ministro Fitto opera su tre fonti principali: riordino e razionalizzazione delle misure di incentivo, alla luce delle valutazioni d’impatto che si effettueranno; coordinamento tra le amministrazioni centrali e regionali in modo da prevenire sovrapposizioni e sprechi; semplificazione, chiarezza e conoscibilità attraverso il codice dell’incentivazione che contiene le regole generali che dovranno essere uniformemente osservate.  Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy dovrà adottare i decreti delegati entro 24 mesi.
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Carburanti, il Governo contro le speculazioni: distributori dovranno esporre prezzo medio nazionale

Il caro benzina entra di prepotenza nel Consiglio dei ministri dedicato al Dl Ricostruzione e alla proroga del termine del payback sanitario al 30 aprile. Tutto era iniziato con l’incontro, nel pomeriggio di martedì, fra la premier Giorgia Meloni e il ministro Giorgetti e il comandante generale della Guardia di finanza, il generale Giuseppe Zafarana. L’obiettivo era fare il punto e valutare ogni possibile ulteriore azione di contrasto alle speculazioni in atto sui prezzi dei carburanti. Detto, fatto: in serata il Cdm ha dato il via libera ad un decreto legge che introduce disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del Garante prezzi.

Diverse le misure messe in campo. Innanzitutto un cambio importante nel monitoraggio dei prezzi, che non sarà più settimanale ma giornaliero. Poi, introdotto l’obbligo per i distributori di carburante di esporre il prezzo alla pompa praticato insieme a quello medio nazionale comunicato sul sito del ministero delle Imprese, pena possibili sanzioni. In caso di recidiva, la sanzione può giungere alla sospensione dell’attività per un periodo da sette a novanta giorni. E ancora, si rafforzano i collegamenti tra il Garante prezzi e l’Antitrust, per sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative. Allo stesso fine, si irrobustisce la collaborazione tra Garante e Guardia di Finanza e viene istituita una Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi finalizzata ad analizzare le ragioni dei turbamenti e definire le iniziative di intervento urgenti. Sul fronte aiuti ai consumatori, invece, prevista l’erogazione di buoni benzina per un valore massimo di 200 euro per i lavoratori dipendenti nel periodo gennaio-marzo 2023.

Intanto, nelle ore precedenti al Consiglio dei ministri, era stato l’Antitrust a muoversi contro eventuali speculazioni. Con il presidente Roberto Rustichelli che ha chiesto alla guardia di finanza la collaborazione al fine di acquisire la documentazione “inerente ai recenti controlli effettuati sui prezzi dei carburanti, con particolare riferimento alle violazioni accertate“. Documentazione richiesta “per valutare pratiche commerciali scorrette nei confronti dei consumatori e violazioni della concorrenza“.