Gli aiuti per le comunità energetiche non diventino un altro Superbonus

Quasi sei miliardi di aiuti, per la precisione 5,7, è l’ammontare della somma destinata alle Cer, le comunità energetiche rinnovabili, e all’autoconsumo diffuso. Nel dettaglio, 2,2 miliardi di fondi garantiti dal Pnrr per quelli che sono i contributi a fondo perduto e 3,5 miliardi di oneri per gli incentivi in tariffa. L’ok di Bruxelles è stato festeggiato con (legittima) soddisfazione dal ministro per l’Ambiente e la Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha parlato di “svolta” e di “nuova fase storica”, dalla sua vice Vannia Gava che ne ha sottolineato i benefici a livello ambientale, dagli operatori di settore che intravvedono l’alba di un radicale cambio di passo. Evviva, insomma, si può stappare champagne. Tempi tecnici: 90 giorni per presentare domanda di accesso ai fondi. Cin-cin e amen.

Assorbita la notizia, il giorno dopo montano le riflessioni. Agrodolci. In effetti si tratta di un passaggio importante che porta in dote molti quattrini. Sarebbe bello e utile, però, che questa opportunità non venisse sprecata o, peggio, gettata al vento in capo a una propensione distorsiva tipicamente italiana. Quella, ad esempio, che ha trasformato l’opportunità del Superbonus in una grande, enorme chance per farsi gli affari propri e mandare gambe all’aria i conti dello Stato. Che, come non si stanca di evidenziare l’Europa, non sono proprio in ordine. Se errare è umano, perseverare sarebbe diabolico: un altro Superbonus, che per praticità chiamiamo Greenbonus, non possiamo permettercelo. Nè a livello finanziario né a livello etico. E. noi siamo già recidivi con il Reddito di cittadinanza.

Così, siccome ci conosciamo, a questo punto conviene domandarsi se saremo tanto stolti, ingordi e – aggiungiamo – disonesti da lucrare anche sulle Cer, oppure se per una volta avremo la schiena abbastanza dritta da saper cogliere ‘in toto’ questa eventualità a molti zeri che fa bene al Paese sotto il profilo della salute (pubblica) e dell’economia. Le comunità energetiche, sia chiaro, non sono l’unica risposta alla crisi di approvvigionamenti fossili che sta contraddistinguendo gli ultimi anni e che ci fa tenere il fiato sospeso a ogni sussulto di petrolio e gas, ma una delle soluzioni praticabili per il presente e il futuro. Sintetizzando, per dirla all’americana, ‘it’s up to us’, cioè dipende da noi. Anche vigilare più e meglio (rispetto al Superbonus) dipende da noi.

rinnovabili

Via libera di Bruxelles a incentivo Comunità Energetiche Rinnovabili

La Commissione europea ha dato il via libera al decreto italiano di incentivazione alla diffusione dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. “Siamo di fronte a una svolta, a una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia”, commenta il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.

Ora le Comunità energetiche rinnovabili – spiega – potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Grazie alle Comunità energetiche, infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti FER”.

Per la sua unicità, il provvedimento italiano – aggiunge Pichetto – ha richiesto una forte attenzione della Commissione Europea, che ha comunque pienamente validato il modello italiano: oggi questo rappresenta dunque un apripista per altre esperienze nel Continente”. 

Il decreto italiano è incentrato su due misure: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto. La potenza finanziabile è pari a cinque Gigawatt complessivi, con un limite temporale a fine 2027.

È inoltre previsto per le Comunità realizzate nei Comuni sotto i 5.000 abitanti, un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili in relazione all’investimento effettuato per realizzare un nuovo impianto o per potenziarne uno esistente. Questa misura è finanziata con 2,2 miliardi dal PNRR, con l’obiettivo di realizzare una potenza complessiva di almeno 2 Gigawatt. Il contributo a fondo perduto potrà di essere cumulato con la tariffa incentivante entro limiti definiti.

I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse. Per le CER, i destinatari del provvedimento possono essere gruppi di cittadini, condomìni, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi. La potenza dei singoli impianti non può superare il Megawatt.

Passaggio iniziale per la realizzazione di una CER, dopo l’individuazione dell’area interessata alla costruzione dell’impianto e della cabina primaria, è l’atto costitutivo del sodalizio, che dovrà avere come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali.

Il soggetto gestore della misura è il GSE, che valuterà i requisiti di accesso ai benefici ed erogherà gli incentivi e che, su istanza dei soggetti interessati, potrà eventualmente verificare l’ammissibilità in via preliminare.

Presto in cdm Dl Energia: Scorie, liberalizzazione mercato elettrico, eolico offshore

Il Mase lavora a un Decreto sull’energia che sarà pronto a giorni e andrà presto in consiglio dei ministri. Un provvedimento a largo spettro, che riguarderà temi “storici“, spiega il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ma anche nodi recenti.

Prima tra tutte, l’annosa questione delle scorie nucleari, per la quale si prevede l’apertura ad auto-candidature da parte di diverse realtà che vorranno ospitare i depositi. “Il quadro è completamente cambiato rispetto a 40 anni fa, ora si può trovare una soluzione“, garantisce il ministro.

In queste ore, il ministero sta valutando la liberalizzazione del sistema del mercato elettrico, per dare respiro alle famiglie, “in un momento in cui non c’è certezza che il quadro geopolitico tenga, che quindi i prezzi possano essere previsti, perché l’energia per noi è ancora fortemente legata al gas, ci vuole cautela“, raccomanda Pichetto.

Si interviene poi sulle aree idonee per le rinnovabili, sull’eolico offshore, sulla possibilità di inserire delle grandi grandi piattaforme in mare aperto, fino a 50×50 chilometri, con valutazioni che, sostiene il ministro, “richiedono una scelta politica decisa da parte del governo”.

Altra partita è quella di una possibile proroga degli aiuti sulle bollette, in scadenza a settembre. Finirà in un provvedimento diverso, il “Decreto Economia”, riferisce: “Stiamo valutando come muoverci rispetto all’ultimo trimestre e rispetto alle condizioni di mercato. È possibile che ci siano, dipende però anche sempre dalla coperta”, afferma, lasciando intendere che lo spazio di manovra non sarà ampio.

Gli enti locali, intanto, attendono il decreto ministeriale attuativo per le comunità energetiche. Anche quello, sarà pronto a giorni, con alcune modifiche già concordate a luglio. Per informare i sindaci, Gse e Anci stanno preparando un vademecum. “L’obiettivo è dare informazioni ai comuni per inserire l’autoconsumo energetico nelle proprie prassi ma anche per colmare le asimmetrie informative tra amministrazioni e privati. Sulle comunità energetiche da tempo si è sviluppata un’aspettativa alta e la materia è complessa, per questo ci occupiamo di dare un contributo informativo ai sindaci”, chiarisce Carlo Maria Salvemini, sindaco di Lecce e delegato Anci all’energia.

C’è un’aspettativa enorme per i comuni e gli enti locali, ma anche per la Cei, che vuole investire in comunità energetiche, che consentono un grande risparmio”, conferma il presidente di Gse, Paolo Arrigoni. Ad oggi, sono state realizzate 85 configurazioni, di cui 64 di autoconsumo collettivo e 21 comunità energetiche rinnovabili. Nei prossimi 5 anni l’obiettivo stimato dal Mase è installare 7 Gw di rinnovabili. Con il prossimo decreto ministeriale ci sarà un ampliamento dell’attuale disciplina transitoria, sia sul perimetro territoriale, sia sulla platea (estesa a enti del terzo settore, di ricerca e religiosi), ma anche in termini di potenza del singolo impianto: si passa da 200 kW a un megawatt “I benefici sono evidenti, nel Paese c’è fermento, si attende la messa a terra di tutti gli strumenti, a partire dal decreto“, afferma Arrigoni. Gse dovrà gestire sia lo sportello per l’allocazione dei 2,2 miliardi previsti nel Pnrr per i comuni sotto i 5mila abitanti e che i calcoli per gli incentivi, il cui ammontare è da stabilire.

comunità energetiche

Milano promuove le prime 5 comunità energetiche solidali della città

Milano promuove le prime cinque comunità energetiche solidali della città. Nasceranno nei quartieri Bovisa, Città Studi, Ghisolfa, Chiaravalle e nell’area di Niguarda-Affori-Dergano.

Il Comune aderisce all’avviso pubblico aperto dalla Regione Lombardia e, se dichiarati ammissibili, i progetti accederanno alle misure di supporto finanziario regionale. Con le Cer più utenti collaborano per produrre, condividere, consumare e gestire l’energia autoprodotta da fonti rinnovabili e utilizzata principalmente per l’autoconsumo istantaneo. In questo caso, l’energia eccedente e gli incentivi saranno amplieranno l’offerta di servizi solidali a favore dei partecipanti alla Comunità.

Le comunità energetiche, come altre forme di autoconsumo diffuso, hanno un impatto immediato per il territorio: contribuiscono a ridurre i costi (ambientali ed economici) derivanti dall’uso di altre fonti energetiche fossili e inquinanti, ma anche a implementare la resilienza della rete.

Il Comune di Milano si è posto diversi obiettivi che vanno in direzione della decarbonizzazione, come il miglioramento della qualità dell’aria (il Piano Aria e Clima è stato varato a febbraio 2022) per incrementare l’utilizzo di energie ecosostenibili e rinnovabili.

Per le prime cinque Comunità energetiche solidali, il Comune avrà in carico gli immobili, di proprietà pubblica. Verrà indetta una procedura di manifestazione di interesse, non vincolante, per individuare altri soggetti interessati all’adesione alle Cers proposte a titolo sperimentale. L’amministrazione ha poi proposto linee di indirizzo per valorizzare altre possibilità, come l’autoconsumo individuale a distanza, che permette di utilizzare l’energia prodotta da un impianto in più edifici contemporaneamente, e il contrasto alla povertà energetica attraverso la promozione di gruppi di autoconsumatori collettivi.