Enel, nei primi nove mesi del 2023 utile netto 5 mld (+65,2%): “Risultati solidi”

Nei primi nove mesi del 2023 il Gruppo Enel consolida la propria posizione con “risultati solidi. Il Consiglio di amministrazione, presieduto da Paolo Scaroni, approva infatti il resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2023, oltre al prospetto contabile riferito alla stessa data e la relazione, da cui risulta che la situazione patrimoniale, economica e finanziaria della Società consente la distribuzione di un acconto sul dividendo per l’esercizio 2023 pari a 0,215 euro per azione, che verrà messo in pagamento a decorrere dal 24 gennaio 2024. Stando ai risultati, l’utile netto cresce del 65,2% arrivato a oltre 5 miliardi di euro: un aumento che riflette l’andamento positivo della gestione operativa ordinaria e la minore incidenza delle interessenze dei terzi sul risultato netto ordinario, che hanno più che compensato l’incremento degli oneri finanziari netti dovuto all’evoluzione dei tassi di interesse e all’aumento del debito medio del periodo, nonché il maggior onere fiscale da ricondurre ai migliori risultati.

L’Ebitda ordinario è 16,3 miliardi (+29,3%), mentre l’Ebitda 15,2 miliardi e l’Ebit 9,8 miliardi (+62,1%). I ricavi registrati sono 69.534 milioni di euro, in calo del 34,1%, attribuibile principalmente alla Generazione Termoelettrica e Trading per i minori volumi di energia prodotti in un regime di prezzi medi di vendita decrescenti – spiega Enel – in un contesto caratterizzato da una maggiore stabilità dei prezzi rispetto ai nove mesi del 2022, in particolare in Italia e Spagna, e per il differente perimetro di consolidamento, nonché ai Mercati Finali per le minori quantità vendute in un contesto di prezzi decrescenti e per la cessione, avvenuta nel 2022, di Celg Distribuição (Enel Goiás) in Brasile. Il decremento dei ricavi di Enel X è riferibile essenzialmente alla rilevazione, nel corso dei nove mesi del 2022, dei proventi derivanti dalla cessione parziale della partecipazione detenuta in Ufinet per 220 milioni di euro e dalla cessione di alcune partecipazioni di Enel X a Mooney Group per 67 milioni di euro, nonché ai minori ricavi registrati in Colombia e in Italia.

I ricavi di Enel Green Power, poi, risultano in aumento rispetto all’analogo periodo del 2022, prevalentemente per l’incremento delle quantità prodotte da fonte idroelettrica e solare in Italia, Spagna e America Latina e per i proventi per 98 milioni di euro derivanti dalle cessioni parziali delle partecipazioni detenute in alcune società, prevalentemente in Australia. La diminuzione dei ricavi per Enel Grids è principalmente riconducibile alla variazione di perimetro derivante dalla cessione, nel 2022, di alcune società in America Latina. Tali effetti sono stati sostanzialmente compensati dagli adeguamenti tariffari in Italia e in America Latina.

L’indebitamento finanziario netto è a 63.312 milioni di euro (60.068 milioni di euro a fine 2022, +5,4%), riconducibile principalmente ai positivi flussi di cassa generati dalla gestione operativa, dalla cessione di alcune società ritenute non più strategiche e dall’emissione di prestiti obbligazionari non convertibili subordinati ibridi perpetui, che hanno solo parzialmente compensato il fabbisogno generato dagli investimenti del periodo e il pagamento dei dividendi, nonché lo sfavorevole andamento dei tassi di cambio. Gli investimenti risultano 8,7 miliardi di euro (-5,9%), inoltre è stato deliberato un acconto sul dividendo 2023 pari a 0,215 euro per azione, in pagamento dal 24 gennaio 2024, in crescita del 7,5% rispetto all’acconto distribuito a gennaio 2023. Il Cda, peraltro, conferma la politica di acconto sui dividendi per l’esercizio 2023, prevista dal Piano Strategico 2023-2025. E ancora, alla luce della solida performance operativa registrata nei nove mesi del 2023, la guidance relativa all’esercizio 2023, fornita ai mercati finanziari in occasione della presentazione del Piano Strategico 2023-2025, è stata rivista al rialzo.

Le vendite di energia elettrica nei nove mesi del 2023, ancora, ammontano a 228,8 TWh, con un decremento di 13,5 TWh (-5,6%, -2% circa a parità di perimetro) rispetto all’analogo periodo dell’esercizio precedente. In particolare, si rilevano: (i) maggiori quantità vendute in Argentina (+0,6 TWh), Cile (+0,5 TWh), Perù (+0,3 TWh) e Colombia (+0,1 TWh) e (ii) minori quantità vendute in Italia (-7,7 TWh), Brasile (-5,6 TWh), Spagna (-0,6 TWh) e Romania (-1,2 TWh). Le vendite di gas naturale sono pari a 6,0 miliardi di metri cubi nei nove mesi del 2023, in diminuzione di 1,5 miliardi di metri cubi (-20,0%) rispetto all’analogo periodo dell’esercizio precedente. Nei nove mesi del 2023, la potenza efficiente installata netta totale del Gruppo Enel è pari a 82,9 GW, mentre l’energia netta prodotta è pari a 158,3 TWh.

Fotovoltaico

L’agrivoltaico di Colfiorito dove si coltivano lenticchie e si producono rinnovabili

Lenticchie, zafferano e fotovoltaico. In Umbria, a Colfiorito, è stato avviato un progetto agrivoltaico, che combina queste particolari colture con l’energia rinnovabile. Accade presso l’azienda agricola La Valletta, dove è entrato in funzione il primo di cinque siti dimostrativi nell’ambito dell’iniziativa italiana ‘agrivoltaico Open Labs’ di Enel Green Power, che mira a creare laboratori a cielo aperto, distribuiti in tutta Italia, per testare, insieme a diversi partner scientifici, enti di ricerca, startup e aziende agricole, l’integrazione tra produzione di energia solare, agricoltura e salvaguardia della biodiversità.

L’impianto agrivoltaico di Colfiorito, con una potenza massima di 44kWp (kilowatt picco), ha una tecnologia sviluppata dalla start-up italiana Sentnet, con moduli fotovoltaici bifacciali che hanno una struttura fissa verticale, quindi a minimo ingombro, disposti in modo da non creare ombreggiamenti alle file di pannelli parallele. Questo tipo di tecnologia promuove un’integrazione massiva delle attività agricole con superficie coltivabile maggiore del 90%.

Tra i pannelli solari non solo si produce energia, ma crescono lenticchie e zafferano, prodotti perfettamente integrati con il business dell’azienda che si occupa di queste colture da anni, e ora lo fa insieme alla produzione di energia rinnovabile. L’impianto rispetta le esigenze delle singole colture, tutte le lavorazioni agricole sono effettuate con macchine standard. Il primo raccolto è arrivato ad agosto per le lenticchie e a ottobre ci sarà quello dello zafferano.

La tecnologia installata ha anche diversi vantaggi: rende semplice manutenzione e pulizia (per la posizione verticale), ma soprattutto beneficia della presenza di una rete di sensori per monitorare la produzione di energia, il microclima tra i filari dell’impianto, le condizioni del suolo ed il consumo di acqua, attraverso il ciclo fenologico delle colture selezionate, agevolando anche il dosaggio di fertilizzanti ed ottimizzando le fasi di lavorazione agricola, con un conseguente vantaggio diretto sulla produzione.

A Colfiorito la parola chiave è acqua. Sì, perché in questo impianto pilota, fondamentale è il risparmio idrico. L’acqua è un bene sempre più rischio a causa del suo uso eccessivo, dell’inquinamento e del riscaldamento climatico, ed è quindi necessario preservarla. Con l’agrivoltaico i pannelli solari creano un ombreggiamento del suolo, proteggendo le colture dai picchi di calore, ed evitando l’evaporazione dell’acqua: il risultato è un risparmio idrico che arriva fino al 20%. A Colfiorito il sistema, brevettato dalla startup Sentnet, utilizza dei convogliatori in acciaio, installati proprio sotto i pannelli, che raccolgono l’acqua, attraverso delle canalette, in vasche di raccolta dedicate. Acqua, che a sua volta, può essere usata per l’irrigazione delle colture.

Questa struttura di raccolta collegata all’impianto migliora anche le prestazioni del fotovoltaico, grazie alla rifrazione della radiazione solare sulla loro superficie, che si traduce in un aumento di produzione dell’impianto.

Asse Roma-Parigi-Berlino su estrazione, lavorazione e riciclo materie prime critiche

Asse Roma-Parigi-Berlino per l‘estrazione, la lavorazione e il riciclo delle materie prime critiche, il petrolio del futuro. Italia, Francia e Germania fanno da apripista in Europa e concordano di coordinare proposte, gruppi di lavoro del G7, posizioni sullo European Critical Raw Materials Act, per i nuovi negoziati all’interno del Consiglio e con il Parlamento europeo. Perché la guerra in Ucraina e la pandemia da Covid-19 hanno dimostrato quanto il Vecchio Continente dipenda da singoli Paesi, in particolare dalla Cina, per l’estrazione e la lavorazione delle materie prime.

Il trilaterale è a Berlino, tra il ministro dell’Economia e dell’Azione per il Clima tedesco Robert Habeck, il ministro dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità Industriale e Digitale francese, Bruno Le Maire, e il ministro italiano delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, insieme ai rappresentanti dell’industria dei tre Paesi per un confronto sull’approvvigionamento sicuro, sostenibile ed economico dei materiali. I settori industriali dei tre Paesi ne hanno bisogno, soprattutto per le tecnologie che facilitano le transizioni ecologica e digitale.

Vogliamo lavorare insieme per rendere la fornitura di materie prime per le nostre industrie più sostenibile e diversificata, per attuare misure di sicurezza economica in modo più efficace“, conferma Habeck. Per fornire un sostegno alle aziende, è stato creato un gruppo di lavoro “di alto livello“, fa sapere.

L’incontro di Berlino segna una fase nuova nella definizione della politica industriale europea, è convinto Urso. Consentirà di “affrontare le sfide della duplice transizione, al fine di garantire l’autonomia strategica dell’Ue“, afferma. I tre Paesi rappresentano una parte significativa dell’economia dell’Unione e hanno in molti settori “catene di valore condivise“, ricorda, convinto di poter “determinare il futuro della casa comune europea” con gli altri due partner.

La doppia trasformazione è impossibile “se non possiamo aiutare le nostre imprese ad accedere alle materie prime di cui hanno un forte bisogno“, fa eco Le Maire. “È molto importante definire azioni concrete su progetti strategici e sostegno congiunto, discutendo questioni come la realizzazione di scorte condivise e l’acquisto in comune“, osserva, fiducioso che la cooperazione “aprirà la strada a un’Europa verde e resiliente“.

Con il Raw Materials Act, l’Ue valuta l’estrazione e la lavorazione, i minerali e i metalli critici (litio, nichel, elementi delle terre rare, gallio, tungsteno) da cui dipendiamo per costruire qualsiasi apparecchiatura, dalle celle fotovoltaiche alle turbine eoliche e alle attrezzature elettroniche. La transizione verde e digitale determinerà una domanda esponenziale di questi materiali, mentre la scarsa offerta intensificherà la competizione globale. Ecco perché le materie critiche sono state elencate all’interno dei sei settori prioritari per ridurre le dipendenze strategiche dell’Ue.

Roma, Parigi e Berlino si impegnano ora a stabilire obiettivi di estrazione, lavorazione e riciclaggio, rafforzare le misure per promuovere il riutilizzo di materie prime strategiche e critiche in Europa, raggiungere ambiziosi criteri ambientali, sociali e di governance (Esg), estendere gli elenchi di Crm/Srm, in particolare per includere l’alluminio. “Ci auguriamo che venga inserito il polisilicio nella lista delle materie prime strategiche, per agevolare una rapida transizione energetica“, scandisce Flavio Cattaneo, Ceo del Gruppo Enel, a margine dell’incontro.

In Italia il Mimit e il Mase hanno predisposto un tavolo per mappare le miniere chiuse da 30 anni e che oggi si trovano nella quasi totalità in aree protette. “Abbiamo uno dei più grandi giacimenti di cobalto ma anche manganese, litio, rame – ricorda Urso -. Ci auguriamo ci sia una accelerazione delle procedure che ci possa consentire di aprire quei giacimenti. L’Italia può fare però ancora di più nel riciclo e riuso. E’ importante vi sia certezza giuridica e risorse significative dell’Ue“.

Per mettere in sicurezza l’intera filiera, dall’estrazione alla trasformazione e riciclaggio, i tre ministri hanno concordato di intensificare la loro collaborazione a livello di format, condividendo dati e criteri di supporto per investimenti congiunti in progetti strategici. La riunione di oggi dà il via a una serie di incontri trilaterali per rafforzare la cooperazione di Germania, Francia e Italia nelle aree economiche chiave. Il prossimo incontro trilaterale si terrà a ottobre in Italia sulle tecnologie digitali e un terzo si svolgerà più avanti in Francia sulle tecnologie green.

Maltempo, Enel riduce a 10mila le utenze senza elettricità in Emilia-Romagna

Enel si è attivata sin dalle prime ore dell’emergenza meteo che ha colpito l’Emilia Romagna. Il neo amministratore delegato Flavio Cattaneo ha immediatamente avviato i lavori di una task-force dedicata all’emergenza che sta operando in costante contatto con le istituzioni locali, le Prefetture e la Protezione Civile Regionale e Nazionale per il ripristino del servizio elettrico dei clienti interessati dall’interruzione.

Sei gli elicotteri per ispezionare le linee interessate dagli eventi e consentire il trasporto del personale e dei generatori, oltre 700 i tecnici in campo, 170 i gruppi elettrogeni e 9 power station per fornire alimentazione di emergenza. Uno sforzo che ha già consentito di rialimentare oltre 40mila utenze dall’inizio emergenza.

Il Gruppo Enel ha inoltre avviato una raccolta di fondi tra i dipendenti a favore delle popolazioni colpite dell’emergenza a cui l’azienda parteciperà con un ulteriore contributo dell’azienda e del top management, incluso l’amministratore delegato.

Allagamenti, esondazioni dei corsi d’acqua e frane hanno infatti danneggiato tratti di rete elettrica sul territorio regionale, causando interruzioni del servizio che in un primo momento hanno coinvolto oltre 50mila utenze. E-Distribuzione è in campo con oltre 700 tecnici tra personale dell’azienda e quello di imprese terze.

La task-force messa in campo dall’azienda sta intervenendo, nonostante il perdurare di condizioni impervie e di difficile viabilità rallentino tuttora le operazioni di ripristino, riattivando la fornitura per la gran parte delle utenze inizialmente coinvolte: nella serata del 19 maggio sono ridotte a 10mila le utenze disalimentate e gli interventi proseguiranno anche nel corso della notte.

Il Centro di Controllo di Bologna monitorando la situazione 24 ore su 24, eseguendo azioni da remoto e manovre in telecomando sulla rete elettrica e coordinando il dispiegamento delle squadre sul territorio, per continuar a rialimentare i clienti rimasti senza energia elettrica.

 

photo credit: Afp

Enel, l’assemblea approva la lista del Mef: Scaroni presidente

L’assemblea degli azionisti di Enel, che si preannunciava come una delle più turbolente, si risolve con molta più semplicità del previsto.

Gli azionisti tornano in presenza dopo tre anni, nell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il numero dei partecipanti è tutto sommato in linea con quello di sempre, il 65,003% del capitale sociale, in rappresentanza di 34 azionisti. Ma, per la prima volta, un fondo di minoranza, Covalis (1%), presenta una lista alternativa che trova l’appoggio del fondo petrolifero norvegese Norges e propone come presidente Marco Mazzucchelli. Anche Assogestioni (1,8%) però decide di presentarne una sua. Entrambe sono alternative a quella presentata dal ministero dell’Economia, che propone Paolo Scaroni come presidente e Flavio Cattaneo come amministratore delegato.

La lista del Mef incassa il 49,1% dei voti. Tutti e sei i suoi candidati entrano in consiglio: Fiammetta Salmoni, Scaroni, Cattaneo, Alessandro Zehenter, Johanna Arbib, Olga Cuccurullo. La lista 2, quella di Assogestioni, raccoglie il 43,49% delle preferenze e prende tre candidati: Dario Frigerio, Alessandra Stabilini e Mario Corsi. Nessuno spetta a Covalis, che prende soltanto il 6,9% dei voti presenti.

Votata la lista, l’elezione di Scaroni a presidente è un plebiscito: riceve il favore del 97,2% del capitale votante.

Non è la stagione dei gufi“, commenta a caldo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. “Raggiunto un ottimo risultato – rileva -, migliore rispetto a tre anni fa, non semplice e scontato, che premia la correttezza e non la scorrettezza”.

Quando parla dei ‘gufi’, pensa anche ai Radicali, che fuori dall’Auditorium protestano sin dal mattino. Scaroni presidente dell’Enel, tuonano, è un pericolo. Distribuiscono volantini: “Dopo essere stato il migliore alleato di Gazprom; dopo aver sostenuto il gasdotto russo ‘South Stream’, che avrebbe tagliato fuori l’Ucraina, contro il gasdotto europeo ‘Nabucco’; dopo aver portato il nostro Paese a quantitativi record di gas importato e quindi a un massimo di dipendenza politica da Mosca; oggi uno dei principali responsabili del suicidio energetico italiano è stato designato dal governo Meloni alla Presidenza dell’Enel“, scrivono. “Scaroni ha portato avanti una serie di iniziative che hanno avvicinato l’Italia alla Russia“, ribadisce ai giornalisti il segretario, Massimiliano Iervolino, prima dell’assemblea. “Scaroni porta l’Italia nelle mani della Russia – denuncia -. Abbiamo obiettivi europei e italiani, raggiungere 70 GW di energia da fonti rinnovabili al 2030. Devono essere raggiunti anche grazie all’Enel e con Scaroni l’obiettivo si allontana, con questo tipo di nomina si va in direzione opposta“.

In assemblea, Covalis spiega la scelta di presentare una lista indipendente. Una scelta “non ‘contro’, ma ‘per’“, scandisce Fabrizio Arossa. “Per incoraggiare un dibattito aperto e trasparente a tutti gli azionisti Enel, per quella che Covalis conviene siano le condizioni ideali per far fiorire ulteriormente il dna internazionale dell’azienda“. La loro è una proposta di un consiglio indipendente che “guarda al futuro con un focus sull’accelerazione energetica ispirata agli standard internazionali. Per questo motivo, oltre a tre candidati di nazionalità italiana indicati, ne sono stati indicati uno di nazionalità statunitense e due di nazionalità spagnola“. Nulla contro il governo Meloni, tiene a precisare: “Covalis ribadisce comunque la fiducia nel sistema e nelle istituzioni italiane”.

Commosso il saluto di Francesco Starace, che esce da amministratore delegato dopo tre mandati alla guida dell’azienda. “Nove anni bellissimi“, giura. “Tutte le crisi che abbiamo affrontato si sono tramutate in opportunità“. In Enel da 23 anni: “Le ho dato tanto e mi ha dato molto, non nascondo l’emozione“. Sulla strategia adottata, rivendica tutto e non rinnega nulla. Nonostante le “turbolenze” degli ultimi anni, dalla pandemia di Covid alla guerra russo-ucraina, passando per l’intensificarsi degli eventi climatici estremi, la capacità di risposta dell’azienda ha dimostrato “resilienza“, afferma, tanto che dalla presentazione del Piano Strategico 2023-2025, lo scorso novembre, il titolo ha guadagnato il 21,3%.

Tutto, nel mondo, urla all’importanza di un sistema energetico affidabile ed Enel, ribadisce Starace, ha “sempre operato con l’obiettivo di tutelare i clienti, non registrando extraprofitti, al contrario in alcune parti del mondo internalizzando effetti negativi”.

Durante la crisi energetica, gli fa eco il presidente uscente Michele Crisostomo, l’Enel era “dal lato che ha subito, non cavalcato, la crisi, ma non ha mai mancato di proteggere famiglie e imprese con prezzi accessibili nonostante il contesto avverso. Un lavoro eccezionale“. Il gruppo si è sempre mosso per “l’indipendenza energetica” su due assi: “La decarbonizzazione e l’intensificazione dell’elettrificazione”, ricorda Starace. E’ così che la società, fa sapere, ha “garantito prezzi accessibili ai clienti nonostante l’estrema volatilità dei prezzi dell’anno scorso”. Sull’attenzione alle rinnovabili, Enel è stata “lungimirante e anche vorrei dire visionaria“, racconta l’ad uscente. “Ci abbiamo creduto molto, sappiamo che non è né la prima né l’ultima trasformazione industriale che abbiamo davanti, vediamo già i segni di quella che verrà dopo. Lo spirito critico che abbiamo ci ha permesso di affrontare con lucidità tutti i cambiamenti”.

Da Enel a Terna, fino all’hub sardo di Glencore per le batterie: Sud a centro transizione

A fine aprile l’amministratore delegato della Portovesme srl, Davide Garofalo, aveva inviato per conto di Glencore una lettera alla Regione Sardegna per annunciare lo stop alla fonderia di San Gavino e della produzione del settore piombo della stessa Portovesme srl. Nella missiva – riportava l’Unione Sarda – si leggeva che la decisione era stata presa “visto il perdurare delle condizioni che hanno determinato il drastico aumento dei costi energetici, a livello internazionale ed europeo, tale da incidere negativamente e direttamente sull’andamento produttivo della Portovesme srl“. Nella lettera si parlava poi della “necessità di modificare lo scenario produttivo della società“. Modifica che oggi è stata annunciata direttamente dalla multinazionale svizzera: Portovesme diventerà il primo impianto europeo di batterie riciclate per le auto elettriche. Una svolta che avrà bisogno di tempo. Se lo studio di fattibilità andrà in porto, l’impianto sarà operativo dal 2026-2027.

Tutto nasce dall’accordo tra Glencore, gigante svizzero delle materie prime, e la canadese Li-Cycle, industria leader nel recupero delle risorse di batterie agli ioni di litio, per studiare congiuntamente la fattibilità, e successivamente lo sviluppo, di un Hub a Portovesme per la produzione di materiali critici per le batterie, tra cui nichel, cobalto e litio dal contenuto di batterie riciclate. Il complesso metallurgico sardo, costituito da un impianto al piombo-zinco e idrometallurgico che ha iniziato ad operare nel 1929, è stato scelto perché “dispone di una serie di sostanziali infrastrutture esistenti, tra cui l’accesso a un porto, servizi pubblici, apparecchiature di lavorazione dell’industria idrometallurgica impianto e una forza lavoro esperta”, recita il comunicato congiunto dei due colossi industriali. Glencore e Li-Cycle prevedono anche di formare una joint venture al 50% che riutilizzerebbe parte dell’attuale complesso metallurgico di Glencore a Portovesme per creare il Portovesme Hub. Ciò consentirebbe un piano di sviluppo rapido ed efficiente in termini di costi. Il progetto prevede anche un finanziamento competitivo a lungo termine da parte di Glencore per finanziare la quota di investimento di Li-Cycle. Una volta operativo, l’hub dovrebbe avere una capacità di lavorazione di 50.000-70.000 tonnellate di massa nera all’anno, o l’equivalente di 36 GWh di batterie agli ioni di litio. La massa nera lavorata nell’hub dovrebbe essere fornita dalla crescente rete Spoke di Li-Cycle in Europa e attraverso la rete commerciale di Glencore.

La svolta in Sardegna in vista della transizione energetica si combina all’altro grande progetto, realizzato da Enel in Sicilia, ovvero la costruzione della Gigafactory 3Sun di Catania, che entro il 2024 sarà la più grande fabbrica di pannelli solari d’Europa, con una capacità produttiva di 3Gw all’anno. Il tutto all’interno di un contesto in evoluzione, incentrato sul cosiddetto Piano Mattei sposato dal governo, che prevede il Sud centro di gravità per l’afflusso e la produzione di energia. In questo senso anche Terna collegherà la Sicilia con la Sardegna e la penisola attraverso un doppio cavo sottomarino: un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo, il Tyrrhenian Link. Con circa 970 chilometri di lunghezza e 1000 MW di potenza si tratta di un’opera infrastrutturale di importanza internazionale, che migliorerà la capacità di scambio elettrico, favorirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’affidabilità della rete. Nel dettaglio il progetto complessivo prevede due tratte: quella Est dalla Sicilia alla penisola e la Ovest dalla Sicilia alla Sardegna.

L’attivismo energetico in Italia in un certo senso è una risposta all’avanzata cinese sul fronte auto elettriche in Europa. Da un recente rapporto di Rhodium Group e Merics emerge che dal 2018, le aziende cinesi di batterie hanno annunciato investimenti per un valore di 17,5 miliardi di dollari nel Vecchio Continente. La produzione prevista dalle loro fabbriche europee potrebbe essere circa il 20 percento della capacità totale di produzione di batterie del continente entro il 2030. Finora, il più grande di questi investimenti (6,7 miliardi) si è concentrato sulla produzione di moduli e pacchi batteria, come l’impianto da 100 GWh di Catl in Ungheria, che una volta completato sarà il più grande d’Europa. Ma le aziende cinesi stanno anche osservando opportunità più a monte e a valle, continua il report. A monte, gli investitori di Pechino si stanno muovendo verso gli input della batteria. Nel 2022, CNGR Advanced Material e Finnish Minerals Group hanno annunciato l’intenzione di costituire una joint venture 60/40 per costruire un impianto per i materiali attivi del catodo precursore, che vengono utilizzati per produrre batterie agli ioni di litio. L’impianto ungherese di Semcorp da 184 milioni di euro produrrà film separatori per batterie agli ioni di litio. In Germania, Wuxi Lead Intelligent Equipment ha acquisito l’azienda di macchinari specializzata in bancarotta Ontec Automation pochi mesi dopo aver vinto un importante contratto per la fornitura di attrezzature al nuovo impianto di batterie Salzgitter della Volkswagen. Non c’è l’Italia per ora nei piani di produzione industriale in Europa della Cina. Ci sono però altri colossi industriali, occidentali.

Enel, se un fondo alle Cayman discute le nomine del governo

E’ una settimana molto importante per le Partecipate. Una settimane di Assemblee, da Poste a Leonardo e Terna, da Eni a Enel. Proprio quest’ultima, da giorni al centro di polemiche e lotte intestine, solleva alcune considerazioni dettate più che altro dal buonsenso.

Rewind, insomma conviene riavvolgere il nastro. Il governo, non senza travagli, ha deciso di cambiare governance e di non rinnovare il mandato a Francesco Starace. Sembrava che il sacrificio di un manager storico di Enel fosse a beneficio di Stefano Donnarumma, a sua volta ad di Terna, poi nel carosello delle nomine è saltato fuori il nome di Flavio Cattaneo per il ruolo di amministratore delegato e quello di Paolo Scaroni per la presidenza. A questo punto, però, si è scatenata una specie di ribellione da parte di alcuni fondi che hanno quote in Enel: nel mirino Scaroni, certo, ma non solo. Covalis (che vanta l’uno per cento) ha presentato una lista alternativa; il fondo petrolifero norvegese Norges ha detto che si accoderà e appoggerà il candidato di Covalis – nello specifico Marco Mazzucchelli; Assogestioni (1,8%) ha deciso anche lei di presentarsi in assemblea con una sua lista. Un trambusto, insomma, che sicuramente non rende felice il Mef.

Nel rispetto delle libertà di ciascuno, e quindi anche dei fondi, affiora però una stortura di carattere – come dire? – etico. Appare curioso che un fondo straniero, domiciliato alle isole Cayman (immaginiamo per beneficiare di una tassazione più lassa non per il clima decisamente gradevole, o forse per entrambi gli aspetti) con una minima partecipazione azionaria, possa interferire sulle scelte di un esecutivo. A prescindere, ovviamente, che le scelte possano essere giuste o sbagliate. Governo che, tra l’altro, è stato eletto dalla maggioranza degli italiani. Presentare una lista è democraticamente previsto, screditare le decisioni di un esecutivo assai meno. O no?

Enel a emissioni zero entro il 2040: la roadmap di decarbonizzazione

Zero emissioni di gas a effetto serra entro il 2040 con una roadmap che porterà l’Enel a eliminare tutte quelle climalteranti dirette e indirette, intraprendere una serie di azioni di contrasto al cambiamento climatico e promuovere la transizione per un’elettrificazione sostenibile.

L’azienda pubblica il suo ‘Zero Emissions Ambition Report’ che “descrive la scelta di Enel di fissare un obiettivo ambizioso rispetto all’originario target global ‘net zero’ per il 2050, sottolineando il nostro forte impegno verso un futuro sostenibile e decarbonizzato per tutti nel contesto della transizione energetica globale“, spiega Ernesto Ciorra, Head of Innovability del gruppo. Un documento che comprende anche tutte le iniziative che coinvolgono gli stakeholder di Enel e che, ribadisce, “evidenzia come la sostenibilità e la lotta al cambiamento climatico modellino le nostre decisioni strategiche e di business, in linea con l’esigenza di promuovere la transizione verso processi industriali più sostenibili, resilienti, neutrali dal punto di vista climatico e intrinsecamente meno rischiosi, coniugando equità e inclusività“.

La roadmap si basa su obiettivi specifici di riduzione dei gas serra validati dalla Science Based Target initiative (SBTi) nel dicembre 2022 e allineati alla limitazione del riscaldamento globale a 1,5ºC, che comprendono: la riduzione delle emissioni dirette derivanti dalla generazione di energia elettrica dell’80% nel 2030 e del 100% nel 2040; la riduzione delle emissioni dirette e indirette derivanti dalla vendita di energia del 78% nel 2030 e del 100% nel 2040; la riduzione delle emissioni indirette derivanti dalla vendita di gas nel mercato retail del 55% entro il 2030 e del 100% nel 2040.

Il rapporto descrive anche le tappe fondamentali che il Gruppo prevede di percorrere per raggiungere le zero emissioni entro il 2040: entro il 2025 le rinnovabili dovrebbero rappresentare circa il 75% della produzione totale di Enel; entro il 2027, Enel completerà la dismissione di tutte le sue centrali a carbone; entro il 2040, tutta la capacità installata sarà al 100% rinnovabile.

Enel avrà cessato le attività di generazione termoelettrica e di vendita di gas nel mercato retail e il 100% dell’elettricità venduta sarà prodotta da fonti rinnovabili. Il Piano strategico 2023-2025, annunciato da Enel lo scorso novembre, indica il percorso per raggiungere questi traguardi.

Il Gruppo investirà un totale di circa 37 miliardi di euro nei prossimi tre anni, principalmente per promuovere un’elettrificazione pulita e sostenibile. Di questi, 17 miliardi di euro saranno dedicati alle energie rinnovabili e 15 miliardi di euro alle reti. Di conseguenza, oltre il 94% degli investimenti sarà allineato agli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, soprattutto per il contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici.

Per sostenere la decarbonizzazione dell’economia globale, Enel collabora con diversi stakeholder e con 20 associazioni internazionali, tra cui il Global Compact delle Nazioni Unite (UNGC) e il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), per sostenere la mitigazione dei cambiamenti climatici. Per garantire una transizione giusta a tutti i suoi stakeholder, il Gruppo ha creato programmi di sviluppo di nuove capacità e competenze necessarie nel passaggio a un’economia decarbonizzata, coinvolgendo anche i fornitori nell’affrontare le sfide della transizione energetica e mette i clienti in condizione di convertire gradualmente all’elettricità i propri consumi energetici, consentendo anche l’accesso all’elettricità nelle aree più svantaggiate.

Descalzi resta a Eni, Cattaneo-Scaroni alla guida di Enel e Cingolani ad Leonardo

Non è stato facile, ma alla fine le forze di maggioranza una quadra sulle nomine dei nuovi board delle società partecipate la trovano.

Si parte dall’unica certezza che ha accompagnato queste settimane di discussione: Claudio Descalzi resta amministratore delegato di Eni. Per proseguire il lavoro di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, non solo per liberare l’Italia della dipendenza russa, ma soprattutto per costruire quel progetto che la premier, Giorgia Meloni, ha chiamato ‘Piano Mattei‘, che nelle intenzione di Palazzo Chigi dovrebbe trasformare l’Italia nell’hub di riferimento per l’Europa, facendo leva sulla posizione geografica (e geopolitica) del nostro Paese rispetto all’area del Mediterraneo.

Alla presidenza del Cane a sei zampe, invece, arriva Giuseppe Zafarana, in uscita dalla Guardia di finanza, dove ha svolto il ruolo di comandante generale. Il Mef, titolare del 4,34% del capitale e per il tramite della Cassa depositi e prestiti (partecipata all’82,77% dal Mef) di un ulteriore 25,76%, comunica, poi, che il nuovo collegio sindacale di Eni sarà composto dagli effettivi Giulio Palazzo, Andrea Parolini e Marcella Caradonna e dai supplenti Giulia de Martino e Riccardo Bonuccelli. L’assemblea degli azionisti di Eni è convocata per il 10 maggio prossimo.

La vera sorpresa di questa partita è Enel. Flavio Cattaneo è infatti il nuovo ad, mentre Paolo Scaroni torna, ma nel ruolo di presidente. In vista dell’assemblea degli azionisti (10 maggio prossimo), il ministero dell’Economia, titolare del 23,59% del capitale, indica per il Consiglio di amministrazione i consiglieri Alessandro Zehenter, Johanna Arbib Perugia, Fiammetta Salmoni e Olga Cuccurullo.

Confermate, invece, le indiscrezioni sul board di Leonardo, che avrà come ad l’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e come presidente Stefano Pontecorvo. Nella lista del Mef (titolare del 30,2% del capitale), per l’assemblea degli azionisti del 9 maggio, ci sono anche Elena Vasco, Enrica Giorgetti, Francesco Macrì, Trifone Altieri, Cristina Manara e Marcello Sala come consiglieri.

Nessuna ‘sorpresa’ nemmeno al timone di Poste Italiane, perché Matteo Del Fante resta amministratore delegato, ma con Silvia Rovere come presidente. Il dicastero di via XX Settembre, titolare del 29,26% del capitale e per il tramite di Cdp di un ulteriore 35%, nomina anche consiglieri Wanda Ternau, Matteo Petrella, Paolo Marchioni e Valentina Gemignani.

Le nomine dei nuovi vertici di Eni, Enel, Leonardo e Poste sono frutto di un attento percorso di valutazione delle competenze e non delle appartenenze. È un ottimo risultato del lavoro di squadra del governo“, commenta Meloni. Che ringrazia “chi ha servito l’Italia con passione in queste aziende“, mentre augura “ai prossimi amministratori buon lavoro. Il loro compito è quello di ottenere risultati economici solidi e duraturi nell’interesse della nazione che rappresentano in tutto il mondo“.

Resta ora da sciogliere il nodo di Terna. L’attuale ad, Stefano Donnarumma, per mesi dato in procinto di assumere la guida di Enel, al momento non si muove. Anche se i rumors indicano che al suo posto, nella società che gestisce la rete di trasmissione nazionale dell’energia, potrebbe arrivare Giuseppina Di Foggia, oggi ceo e vice presidente di Nokia Italia. Sarebbe la prima donna a capo di una società partecipata, un primato che Giorgia Meloni pare proprio voglia realizzare nella sua esperienza da presidente del Consiglio.

Augusto Raggi e Mario Magaldi - Enel

Rinnovabili, da Enel X-Magaldi batterie a sabbia: ad alte temperature si risparmia gas

Un accumulo per energie rinnovabili che con sabbia e acciaio restituisce calore ad alte temperature, fino a 400 gradi. Così il gruppo Magaldi, con il supporto di Enel X, punta a decarbonizzare i processi industriali nel mondo, risparmiando il consumo di gas.

Il sistema si chiama Mgtes (Magaldi Green Thermal Energy Storage), realizzato nello stabilimento di Magaldi Power nell’Area di Sviluppo Industriale (ASI) di Buccino, in provincia di Salerno.
L’innovazione e la sostenibilità sono leve strategiche della decarbonizzazione”, spiega Francesco Venturini, responsabile di Enel X. Una conferma, osserva, arriva proprio dal sistema Mgtes, che “fa compiere un passo in avanti al settore degli accumuli, potendo garantire grande efficienza anche per i processi industriali che richiedono temperature elevate; il tutto grazie a una tecnologia italiana, a sua volta sostenuta da una filiera italiana, i cui eccezionali risultati aprono la strada a promettenti opportunità di sviluppo anche all’estero”.

Per Mario Magaldi, Cavaliere del lavoro e Presidente Gruppo Magaldi, la partnership con Enel X è “un passo importante, coerente al percorso dell’azienda, da più di 90 anni costantemente orientata all’innovazione e allo sviluppo di soluzioni affidabili e sostenibili per le industrie”. La tecnologia Mgtes, in particolare, offre una risposta immediata all’esigenza di sostituzione del gas. “L’Italia ha risorse e competenze per svolgere un ruolo di rilievo nella filiera delle batterie nello stoccaggio energetico, fattore abilitante nella produzione di energie rinnovabili in continuo, contribuendo così a rendere stabile e sicuro l’intero sistema”, assicura.

Tecnicamente, la tecnologia è basata su un letto di sabbia fluidizzato (“batterie di sabbia”) che permette di immagazzinare energia da fonti rinnovabili e rilasciarla sotto forma di vapore ad alta temperatura (tra 120° e 400°), ma in futuro potrà arrivare anche a mille. È coperta da brevetto mondiale, consentirà a Enel X di fornire energia termica in forma di vapore alle temperature e pressioni desiderate ai propri clienti industriali, riducendo il consumo di gas e stabilizzando il prezzo dell’energia termica. Il primo caso applicativo vedrà la fornitura di energia termica verde per soddisfare i bisogni energetici dell’industria alimentare IGI, fornitore del Gruppo Ferrero, con sede nell’ASI di Buccino. Il progetto prevede la costruzione di un impianto fotovoltaico da 5 Megawatt e di un impianto Mgtes da 125 tonnellate con capacità di accumulo pari a 13 MWh termici giornalieri. L’impianto entrerà in funzione nella seconda parte del 2024, e si prevede che porterà a una riduzione dei consumi pari al 20% dei consumi totali di IGI e risparmi di Co2 fino a 1.000 tonnellate all’anno, sostituiti da energia rinnovabile disponibile tutto il giorno.

“Risolve il problema dell’intermittenza facendo accumulo. Consente di trasformare energia elettrica verde e rilasciare vapore di notte”, scandisce Massimiliano Masi (General Managel di Magaldi Middle East). “L’aspetto del costo – riflette – è fondamentale, ma se guardiamo al costo ambientale di chi produce energia a carbone, è altissimo. Negli ultimi due anni abbiamo capito di poter fare a meno del gas, sostituendolo man mano con le energie rinnovabili, costruendo macchine intelligenti, per prendere energia quando costa poco e rilasciarla quando serve”, spiega. Per Augusto Raggi, responsabile di Enel X Italia, Magaldi “sta facendo la storia”: “Enel non si muove se la soluzione tecnologica non è di assoluta eccellenza e questa lo è perché cambia il paradigma – sostiene -. Noi lavoriamo su processi industriali dove le temperature sono più basse, fino a 85 gradi. Ma sui settori dove la temperatura è oltre 100 gradi, serve il vapore: mancava qualcosa. Oggi grazie a questo sistema si può fare a meno del gas lavorando sulle rinnovabili”.

Quello che fa Enel X è valutare quali sono le necessità del cliente, fa sapere Fabio Tentori (capo dell’Innovazione di Enel X): “In questo momento il cliente vuole energia termica, a minor costo, efficiente e pulita. Poi individuiamo trend, azienda e facciamo il match. Tutto quello che facciamo deve chiaramente essere sostenibile”.