Si apre il G20 a Bali: oggi incontro Biden-Xi, Zelensky in video, Putin grande assente

I capi di Stato e di governo delle maggiori economie mondiali si riuniscono domani e mercoledì, sull’isola indonesiana di Bali per il vertice del G20. Sullo sfondo, la guerra in Ucraina. I leader attesi:

JOE BIDEN – Il Presidente degli Stati Uniti arriva al vertice con l’obiettivo di riaffermare la leadership degli Stati Uniti e di riunire gli occidentali dietro gli sforzi di Washington per isolare la Russia in risposta alla guerra. Oggi ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping per la prima volta da quando è entrato alla Casa Bianca. Tra i due, una serie di questioni da discutere, dopo un aumento delle tensioni sul commercio, sui diritti umani nella provincia cinese dello Xinjiang e sullo status di Taiwan. L’assenza della Cina alla Cop27 ha pesato, l’impegno per il clima dei leader dei due più grandi Paesi inquinatori è un nodo da sciogliere.

XI JINPING – Il vertice del G20 è un gradito ritorno sul palcoscenico diplomatico per Xi Jinping, che inizia il suo terzo mandato a capo della seconda economia mondiale. Oltre all’incontro con la controparte americana, è previsto anche un incontro con il presidente francese Emmanuel Macron, meno di due settimane dopo aver accolto il cancelliere tedesco a Pechino.

SERGEI LAVROV – Il ministro degli Esteri russo guiderà la delegazione di Mosca dopo la decisione di Vladimir Putin di non partecipare a un vertice che lo avrebbe esposto a una valanga di critiche da parte delle sue controparti.Il Cremlino ha spiegato l’assenza di Vladimir Putin come una questione di agenda. A luglio, Sergei Lavrov ha abbandonato una riunione dei capi delle diplomazie del G20 dopo i pesanti attacchi sull’invasione dell’Ucraina.

VOLODYMYR ZELENSKI – Il presidente ucraino, il cui Paese non è membro del G20, parteciperà virtualmente al vertice su invito dell’Indonesia. Si prevede che chiederà alle grandi potenze di intensificare la loro risposta all’invasione del suo Paese da parte della Russia. I leader dell’UE – L’Italia sarà rappresentata dalla nuova premier Giorgia Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron parteciperà al vertice, così come il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel rafforzeranno la presenza europea.

RISHI SUNAK – Il Primo Ministro britannico, entrato a Downing Street a ottobre, parteciperà al suo primo G20 e avrà l’opportunità di incontrare diversi leader, tra cui Joe Biden. Narendra Modi – Il Primo Ministro dell’altro gigante asiatico, l’India, incontrerà molti leader, tra cui Biden, Macron e Sunak, il primo leader britannico di origine indiana. L’India assumerà la presidenza del G20 dall’Indonesia.

JOKO WIDODO – Il padrone di casa del vertice sull’Isola degli Dei incontrerà privatamente la maggior parte dei leader presenti in rappresentanza del Paese che presiede il G20 di quest’anno. Giacarta sperava di ri-orientare il vertice sulla cooperazione internazionale per favorire la ripresa economica dopo lo shock della pandemia da Covid. Ma l’offensiva russa in Ucraina di febbraio ha riportato l’attenzione su questioni geopolitiche e di sicurezza.

Resto del mondo – Canada, Australia e Giappone saranno rappresentati dai rispettivi primi ministri Justin Trudeau, Anthony Albanese e Fumio Kishida. Anche il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol sarà a Bali, nonostante le tensioni con la Corea del Nord. Il principe ereditario Mohammed bin Salmane rappresenterà l’Arabia Saudita. Anche il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyane, “MBZ”, il cui Paese non è membro del G20, parteciperà come ospite. Saranno presenti il leader turco Recep Tayyip Erdogan e il capo di Stato dell’unico Paese africano rappresentato al G20, il Sudafrica, Cyril Ramaphosa. Il Brasile sarà rappresentato dal ministro degli Esteri Carlos Franca, perché il presidente in carica Jair Bolsonaro ha deciso di non partecipare al viaggio dopo la sconfitta elettorale. Il Messico invierà il suo capo della diplomazia Marcelo Ebrard, mentre il presidente argentino Alberto Fernandez guiderà la delegazione da Buenos Aires. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres parteciperà come osservatore.

Kristalina Georgieva

L’Fmi guarda al G20: Crisi energetica Europa fa aumentare inflazione

Un peggioramento della crisi energetica in Europa danneggerebbe gravemente la crescita e farebbe aumentare l’inflazione. Un’inflazione elevata e prolungata potrebbe richiedere aumenti degli interessi più consistenti del previsto, un ulteriore inasprimento delle condizioni finanziarie globali e un aumento del rischio di crisi del debito sovrano per le economie vulnerabili. Eventi meteorologici sempre più gravi continuerebbero a danneggiare la crescita in tutto il mondo. Sono i dati snocciolati dal Fondo Monetario Internazionale nel rapporto stilato in vista del G20, che si terrà martedì 15 e mercoledì 16 novembre. Secondo l’Fmi, l’economia globale “si è indebolita a causa del materializzarsi dei rischi di ribasso” e tre fattori chiave pesano sulle prospettive di crescita globale: “L‘inflazione persistentemente elevata e su larga scala sta rendendo necessario un inasprimento della politica monetaria in molte delle principali economie; lo slancio della crescita in Cina rimane debole tra le intermittenti chiusure per pandemia e l’aggravarsi della crisi del mercato immobiliare; l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le relative sanzioni hanno contribuito a continue interruzioni degli approvvigionamenti, all’aumento dell’insicurezza alimentare e alle preoccupazioni per l’energia, in particolare in Europa a causa della forte riduzione delle forniture di gas russo“.

Il contenimento dell’inflazione è una priorità politica fondamentale, così come affrontare gli elevati livelli di debito proteggendo i gruppi più vulnerabili. La persistenza di molteplici shock globali dal lato dell’offerta richiede inoltre un orientamento politico più rigido per facilitare l’adeguamento alla nuova situazione mondiale”, spiega l’Fmi. Secondo il quale “la politica fiscale dovrà essere inasprita in molte economie per affrontare le vulnerabilità del debito ed evitare di contrastare gli sforzi della politica monetaria per ridurre l’inflazione. Il sostegno mirato ai gruppi vulnerabili che stanno lottando contro l’impennata dell’inflazione e dei prezzi dell’energia dovrebbe essere compensato da risparmi altrove. Una ripresa forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva richiede un’azione congiunta del G20”.

E siccome il G20 si svolgerà nel pieno dei lavori della Cop27, l’Fmi fa riferimento anche alla situazione climatica: “Una ripresa duratura richiede un’azione multilaterale su clima, debito, tassazione e preparazione alle pandemie. Un pacchetto di politiche efficaci è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici previsti dall’Accordo di Parigi. Inoltre, sono necessari maggiori progressi negli sforzi per affrontare gli elevati livelli di debito e gli alti costi di finanziamento in diverse economie vulnerabili dei mercati emergenti e a basso reddito, anche rafforzando il Quadro comune per il trattamento del debito del G20. L’attuazione dell’accordo sulla tassazione internazionale dovrebbe essere accelerata. L’azione multilaterale dovrebbe continuare a basarsi sui progressi compiuti in materia di preparazione alle pandemie”.

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Al G20 faccia a faccia Biden-Xi dopo il mancato incontro alla Cop27

È una storia che il presidente Joe Biden racconta in quasi ogni occasione: l’anno scorso, incontrando i suoi nuovi omologhi al suo primo vertice internazionale, li ha informati con orgoglio: “L’America è tornata”. Ed è con questo spirito che il leader americano arriva al G20 di Bali, in Indonesia, forte di aver arginato la marea rossa repubblicana nelle elezioni di midterm, e dopo aver illustrato i piani della sua amministrazione a difesa del clima alla Cop27 di Sharm el-Sheik.

I temi internazionali sul piatto sono scottanti, dalla guerra in Ucraina al contenimento della Corea del Nord dopo un nuovo test missilistico, e le aspettative sono alte: lunedì è infatti previsto il primo faccia a faccia tra Biden e il presidente cinese Xi Jinping, a margine del G20. I due, dall’inizio della pandemia da Covid, si sono parlati al telefono più volte ma il loro primo incontro ufficiale avviene in un momento in cui le relazione cino-americane sono particolarmente tese. I temi di attrito sono numerosi: il commercio, il trattamento dei musulmani uiguri o anche lo status dell’isola di Taiwan, stretto alleato di Washington, su cui Pechino ne ha rivendicato il controllo. I rapporti hanno raggiunto il minimo storico soprattutto dopo la visita della speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi sull’isola, ad agosto.

Biden ha dunque intenzione di capire quale sia la “linea rossa” di Xi, sperando di costruire una base per le relazioni future tra i due Paesi. Ma non ha intenzione di sorvolare sulle preoccupazioni Usa rispetto ai dossier Taiwan e diritti umani. Mercoledì il presidente Usa ha fatto sapere di aver già messo in chiaro con Xi che sta “cercando la competizione, non il conflitto”, affermando che discuterà di Taiwan rimanendo fermo sul fatto che la posizione degli Stati Uniti sull’isola “non è cambiata per niente rispetto all’inizio”. Dal canto suo, la Cina “ha sempre sostenuto la convivenza con gli Stati Uniti, difendendo fermamente la propria sovranità, sicurezza e interessi di sviluppo”, ha affermato Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Affari esteri cinese. Xi aveva invitato più volte Biden a “non giocare col fuoco” ed è probabile che tale messaggio sarà ribadito nell’incontro di lunedi’, a maggior ragione dopo aver dichiarato, in apertura del Congresso che lo ha incoronato per la terza volta, che la Cina è pronta a usare la forza per imporre la propria sovranità sull’isola.

Pesa poi la questione ucraina, con il governo Biden che ha preso nota della “importante” opposizione da parte di Pechino all’utilizzo di armi nucleari nel conflitto ma che non intende cedere sugli aiuti statunitensi a Kiev ribadendo che qualsiasi compromesso territoriale tra i due paesi spetta all’Ucraina. Obiettivo è poi quello di cercare di isolare sempre di più la Russia, approfittando dell’assenza di Vladimir Putin “per impegni interni”, come confermato dal Cremlino. Con il ritiro delle forze russe da Kherson, gli Stati Uniti appaiono oggi più convinti della possibilità’ di avviare un negoziato, come dichiarato in questi giorni alla “Cnn” dal capo di Stato maggiore congiunte delle forze armate, generale Mark Milley. Biden potrebbe tornare a chiedere a Xi di usare l’influenza cinese per convincere la Russia a trattare.

Sul tavolo vi sarà poi la questione dei test missilistici della Corea del Nord, che gli Stati Uniti considerano una crescente minaccia all’Asia orientale, Washington è intenzionata a chiedere a Pechino di fare pressioni sul leader nordcoreano Kim Jong-Un per cessare questo tipo di attività e iniziare colloqui sulla denuclearizzazione.

 

(Photo credits: AHMAD GHARABLI / AFP)

Il sindaco di Varsavia avverte: Guerra ed energia mettono a rischio la Cop27

“Il contesto internazionale piuttosto teso attorno al quale si sta svolgendo la Cop27 potrebbe essere un ostacolo al raggiungimento di grandi traguardi , ma non dobbiamo scendere a compromessi sulla nostra ambizione”. Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia, riconosce come l’agenda politica verde possa essere rimodellata a causa di uno scenario generale radicalmente cambiato. Già così, ammette nell’intervista rilasciata a GEA, “c’è il rischio che l’attuale crisi energetica globale ostacoli l’attuazione del patto per il clima di Glasgow, che è l’insieme delle azioni concordate alla COP26 lo scorso anno”. Se è così, appare molto difficile ottenere un nuovo, migliore, accordo, il messaggio che arriva dal membro della commissione Ambiente del Comitato europeo delle regioni.

GUERRA E CRISI ENERGETICA. Trzaskowski farà parte della delegazione del Comitato a Sharm-el-Sheik, dove promette di farsi sentire.Useremo la nostra voce”, per richiamare l’attenzione di comuni e regioni, ma soprattutto per tenere alta l’attenzione. La governance climatica globale e negoziati internazionali che ne derivano “sono piuttosto fragili” poiché legati da una parte a “dinamiche complesse” e dall’altra a “una varietà di fattori” di relazioni internazionali e geopolitica. “La guerra in Ucraina , la crisi energetica e l’elevata inflazione non hanno altro che esacerbato tale fragilità”, e questi rinnovati fattori “potrebbero sicuramente rendere la COP27 più impegnativa di qualsiasi altra recente Cop”, ammette Trzaskowski.

“NON C’E’ TEMPO DA PERDERE”. Allo stesso tempo va tenuto il punto, e ribadito che “nessuno di questi aspetti sta sminuendo l’emergenza climatica in cui viviamo”. Il problema c’è e va affrontato. “Non c’è tempo da perdere, non possiamo permetterci il lusso di tornare sui nostri impegni nonostante le circostanze difficili”. Per l’esponente del Ppe al Comitato delle regioni, “accelerare la transizione energetica è l’unico modo per ridurre bollette energetiche e affrontare la povertà energetica nel lungo periodo”. Per l’Unione europea, scandisce, l’unica sovranità energetica possibile è un sistema energetico rinnovabile, decentralizzato e interconnesso”.

G20 E COP27 A PARI PASSO. Ben venga dunque anche il summit del G20 a Bali, visto più come un’opportunità che come motivo per non avere leader attorno al tavolo di Sharm-el-Sheik. La riunione di Bali (15-16 novembre), “svolgendosi poco prima della chiusura dei negoziati della COP27, ritengo possa essere utile per trovare compromessi politici dell’ultimo minuto tra leader in termini di impegni sul clima, finanziamento e avanzamento dell’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili”, vale a dire “alcuni degli elementi negoziali più difficili che abbiamo sul tavolo in questo momento”. Per il sindaco di Varsavia, comunque, al di là della presenza fisica a Sharm El Sheikh o a Bali, è importante capire che le agende del G20 e della COP27 vanno di pari passo, avanzano in parallelo e cercano sinergie”. Un qualcosa da non dimenticare, visto che “la collaborazione inclusiva e multi-livello tra locale, regionale e nazionale, anche tra Paesi sviluppati ed economie emergenti di tutto il mondo, è la soluzione per affrontare l’emergenza climatica in cui viviamo”.

CRISI CLIMATICA COLPISCE ANCHE A LIVELLO LOCALE. Il Comitato europeo delle regioni linea politica e contributi li ha chiari. Innanzitutto la posizione dell’istituzione comunitaria è che “mentre ci adoperiamo per garantire l’approvvigionamento energetico e proteggere i nostri cittadini dai prezzi elevati dell’energia, non possiamo perdere di vista la crisi climatica”. Da qui la determinazione di rilanciare il ruolo degli enti locali. Perché se il cambiamento climatico avviene a livello globale, lo stesso “colpisce prima a livello locale”. Il messaggio di Trzaskowski è lo stesso che a Bruxelles ripetono da anni: “Autorità locali, che attuano le politiche climatiche, devono essere formalmente coinvolte nella progettazione di quelle stesse politiche”. Sono gli amministratori locali, ricorda, i responsabili dell’attuazione del 90 per cento delle misure di adattamento climatico, del 70 per cento delle azioni di mitigazione climatica e il coordinamento del 50 per cento degli investimenti pubblici e del 30 per cento della spesa pubblica.

IL RUOLO FONDAMENTALE DELLE REGIONI. Ora, il Comitato delle Regioni è Unione europea, ma pure Nazioni Unite. Il Comitato è “un membro attivo” del Local Governments and Municipal Authorities Constituency (Lgma), il gruppo Onu di enti locali e regionali che rappresenta la voce dei governi subnazionali di tutto il mondo. La voglia è quella di incidere “sia come membri della delegazione dell’UE che del collegio elettorale della Lgma”, rileva il sindaco di Varsavia. Il Comitato delle regioni dunque fa rete mondiale. Ecco perché sul tavolo della Cop27 ci sarà anche la richiesta di “un riconoscimento formale del ruolo fondamentale dei governi subnazionali nell’accelerare una giusta transizione climatica” nel quadro normativo della Convenzione quadro dell’Onu per i cambiamenti climatici (Unfccc). Attenzione all’ambiente e rivoluzione sostenibile partono dai territori, e i territori sono decisi a giocare la partita salva-clima.