Ucraina, Guterres: “A Istanbul progressi sostanziali per grano”

Per la prima volta in tre mesi, Mosca e Kiev si incontrano a Istanbul per cercare di sbloccare le esportazioni di grano dai porti ucraini.

Le delegazioni militari dei due paesi si sono parlate per tre ore. Un “raggio di speranza“, secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, Antònio Guterres, che in tarda serata, rivolgendosi ai media, ha parlato di “progressi davvero sostanziali e fatto riferimento a un accordo formale che potrebbe arrivare presto anche se, ha precisato, “non ci siamo ancora“. Servirà un ulteriore lavoro tecnico.

Abbiamo assistito a un importante passo avanti per garantire l’esportazione sicura di prodotti alimentari ucraini attraverso il Mar Nero“, ha spiegato il capo dell’Onu. “Abbiamo un raggio di speranza per alleviare la sofferenza umana e la fame nel mondo. Un raggio di speranza per sostenere i Paesi in via di sviluppo e le persone più vulnerabili, un raggio di speranza per portare un po’ di necessaria stabilità al sistema alimentare globale“, ha scandito. Davanti alla “molta buona volontà” e all’ “impegno” dimostrati dalle parti, Guterres si è detto pronto a interrompere le sue imminenti vacanze per recarsi in Turchia e finalizzare l’accordo.

Circa 20 milioni di tonnellate di grano sono bloccate nei porti della regione di Odessa, nell’Ucraina meridionale, a causa dell’invasione russa iniziata il 24 febbraio, i colloqui di Istanbul avevano lo scopo di stabilire corridoi di navigazione sicuri per portarli fuori.

L’Ucraina è uno dei principali esportatori mondiali di grano e altri cereali, il tempo sta per scadere mentre l’aumento dei prezzi alimentari globali minaccia una nuova carestia, in particolare in Africa.

Secondo il Ministero della Difesa russo, Mosca “ha preparato e presentato una serie di proposte per una rapida risposta pratica al problema“. Martedì il Cremlino ha ribadito la richiesta di “controllo e perquisizione delle navi per evitare il contrabbando di armi e l’impegno di Kiev a non organizzare provocazioni“. La Russia chiede che l’Ucraina liberi i suoi porti, ipotesi che quest’ultima rifiuta di prendere in considerazione per paura di un assalto anfibio a città come Odessa.

Il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba, si è detto relativamente fiducioso sull’esito dell’incontro: “Siamo vicini a un accordo, ha dichiarato al quotidiano spagnolo El Pais. “Tutto dipende dalla Russia“, ha aggiunto, avanzando il sospetto che i russi stiano cercando di privare Kiev di entrate: “Sanno che se esportiamo, riceveremo fondi dai mercati internazionali e questo ci rafforzerà“.

La Turchia, membro della Nato e alleato di entrambe le parti, ha compiuto per mesi sforzi diplomatici per facilitare la ripresa delle consegne. I funzionari turchi hanno dichiarato di avere 20 navi da carico nel Mar Nero pronte per essere caricate rapidamente con il grano ucraino.

Il viaggio del Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ad Ankara, all’inizio di giugno, non ha portato ad alcun progresso sul tema, in assenza di una rappresentanza ucraina. Ma il Presidente russo Vladimir Putin e il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan si incontreranno il 19 luglio a Teheran a margine di un vertice sulla Siria, che potrebbe fornire il quadro per l’annuncio di un accordo.
Il capo di Stato turco ha svolto il ruolo di mediatore fin dall’inizio del conflitto, facendo attenzione, pur fornendo droni da combattimento all’Ucraina, a non offendere Mosca.

Bankitalia: Con guerra e stop gas russo rischio crescita zero

Nello scenario peggiore, in caso di escalation della guerra in Ucraina e di interruzione delle forniture di gas dalla Russia già da quest’estate, la crescita in Italia sarebbe nulla nel 2022 e si andrebbe in recessione di oltre 1 punto percentuale nel 2023. L’ipotesi è della Banca d’Italia, nelle proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana 2022-2024. L’inflazione al consumo subirebbe un’impennata dell’8% nel 2022, ma resterebbe alta anche nel 2023, vicina al 5,5 %, per scendere solo nel 2024.

Previsioni molto più rosee, ma riviste rispetto a quelle precedenti, nello scenario base. In questo caso Via Nazionale stima la crescita del Pil al 2,6% per quest’anno, all’1,6% nel 2023 e all’1,8% nel 2024. A gennaio la previsione era stata di una crescita del +3,8% nel 2022, del 2,5 nel 2023 e dell’1,7 nel 2024. Il quadro è fortemente condizionato dall’evoluzione della guerra in Ucraina, i cui sviluppi potrebbero avere effetti sull’economia nelle due direzioni opposte.

In uno scenario di base si assume che le tensioni associate alla guerra (che si ipotizza resti confinata all’Ucraina) proseguano per tutto il 2022, continuando a comportare il rialzo dei prezzi delle materie prime, mantenendo elevata l’incertezza e rallentando il commercio internazionale. In questo caso, però, “si esclude un’intensificazione delle ostilità tale da portare a una sospensione delle forniture di materie prime energetiche dalla Russia“. Dopo essere rimasto stagnante nel primo trimestre dell’anno, il Prodotto interno lordo si espanderebbe a ritmi modesti nel trimestre per il 2022, per poi rafforzarsi dall’anno prossimo. L’inflazione al consumo si collocherebbe al 6,2 per cento nella media di quest’anno, spinta dagli effetti del rincaro dei beni energetici e delle strozzature all’offerta; scenderebbe al 2,7 per cento nel 2023 e al 2,0 per cento nel 2024.

Un’intensificazione del conflitto avrebbe ripercussioni più pesanti. In uno scenario avverso, in cui si ipotizza un arresto delle forniture a partire dal trimestre estivo, solo parzialmente compensato per il nostro paese mediante altre fonti, si prevedono ricadute dirette, in particolare per le attività a più elevata intensità energetica, ulteriori forti rialzi nei prezzi delle materie prime, un più deciso rallentamento dell’export, un più forte deterioramento dei climi di fiducia e un aumento dell’incertezza. Sotto queste ipotesi, il Pil prodotto aumenterebbe in misura pressoché nulla in media d’anno nel 2022, si ridurrebbe di oltre 1 punto percentuale nel 2023 e tornerebbe a crescere nel 2024. L’inflazione al consumo subirebbe un netto aumento nel 2022, avvicinandosi all’8,0 per cento, e rimarrebbe elevata anche nel 2023, al 5,5 per cento, per scendere decisamente solo nel 2024.

Né l’uno, né l’altro scenario includono ulteriori misure di politica economica – precisa Bankitalia -, che potrebbero essere introdotte per mitigare le ricadute dell’inasprimento del conflitto sulle famiglie e le imprese“.

Di maio

Di Maio: “Con caro energia e materie prime la guerra incide su Pnrr”

La guerra in Ucraina incide negativamente anche sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il costo dell’energia e quello dei materiali, purtroppo, hanno effetti negativi sulla realizzazione di parte dei progetti del Piano. Così, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a margine del convegno dal titolo ‘Il Pnrr e i principali driver per un modello di sviluppo sostenibile’, affronta il legame guerra-Pnrr.

Le conseguenze del conflitto non si fermano a Mosca e Kiev, ma interessano il mondo intero. Per fare un esempio, spiega il ministro, “rischiamo che scoppino nuove guerre a migliaia di chilometri di distanza dall’Ucraina a causa del fatto che la Russia con le navi militari sta bloccando l’export di grano dai porti ucraini. L’Italia lavora a un’iniziativa che coinvolge tutti i Paesi del Mediterraneo e i nostri partner, e questa settimana terremo un importante evento di dialogo tra tutti gli Stati per trovare una soluzione che, per esempio, eviti una crisi alimentare che provochi maggiori flussi migratori verso il BelPaese“.

Intanto, sono stati mossi i primi passi per resistere alle inevitabili conseguenze della guerra. “Le nuove partnership con Qatar, il Congo, l’Algeria, l’Angola, l’Azerbaijan e il Mozambico ci permetteranno di diversificare sempre più le fonti di approvvigionamento, al momento importiamo il 40% del gas dalla Russia”, dichiara il responsabile della Farnesina. Alla dipendenza da Mosca, dunque, si arriverà, ma non senza oltrepassare alcuni ostacoli. Oggi, infatti, “siamo in grado di negoziare e quantità di gas con i Paesi esteri ma non siamo in grado di stipularne il prezzo perché come in Europa il prezzo del gas si determina al Ttf di Amsterdam, una sorta di borsa dove si decide il prezzo per tutto il Vecchio continente”.

A fronte di questo, sottolinea il responsabile della Farnesina, si è già discusso, ma si discuterà ancora, dell’adozione di un tetto massimo al prezzo del gas, un regolamento europeo che permetta a livello europeo di non andare oltre una certa soglia. Il fatto è che “in Italia il prezzo del gas è collegato a quello dell’energia elettrica, anche se non prodotto da gas. E’ un meccanismo di legame che esisteva tanti anni fa e che si basava sul principio di quando il gas aveva un prezzo abbastanza moderato, ma adesso le dinamiche non sono più così, quindi anche la produzione di energia elettrica da rinnovabili risente del prezzo del gas”, conclude Di Maio. La necessità del tetto massimo è impellente ed è una battaglia che deve vedere tutti uniti, al di là dei colori politici e dei livelli istituzionali, per arrivare a centrare l’obiettivo.

Ucraina, Mattarella: Effetti guerra globali, grave danno a crisi climatica

Quello scatenato dall’aggressione Russia in Ucrainanon è un conflitto con effetti soltanto nel territorio che ne è teatro, le conseguenze della guerra riguardano tutti. A cerchi concentrici le sofferenze si vanno allargando colpendo altri popoli e nazioni“. Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di saluto prima del Concerto al Quirinale eseguito dall’Orchestra del Teatro ‘La Fenice’, diretta dal Maestro Myung Whun Chung, in occasione della Festa della Repubblica, mentre in platea ad ascoltarlo ci sono le alte cariche, tra le quali il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Accanto alle vittime e alle devastazioni provocate sul terreno dello scontro – aggiunge -, la rottura determinata nelle relazioni internazionali si riverbererà sempre più sulla sicurezza alimentare per molti Paesi“.

Questo “reca grave danno al perseguimento degli obiettivi legati all’emergenza climatica“, avvisa il capo dello Stato. Che lancia un altro allarme: “Un conflitto come quello in corso ha, inevitabilmente, effetti globali“. Perché “intercetta e fa retrocedere il progresso della condizione dell’umanità, ci interpella tutti – sottolinea -. La comunità internazionale vede pesantemente messi in discussione i risultati faticosamente raggiunti negli ultimi decenni. Sembra l’avversarsi di scenari che vedono l’umanità protagonista della propria rovina. Con utilità e coraggio, occorre porre fine alle insensatezze della guerra e promuovere le ragioni della pace“.

Ucraina, telefonata Draghi-Zelensky: Sbloccare porti insieme

L’Italia prova a fare da ‘ponte’ tra Russia e Ucraina per arrivare almeno a una tregua che scongiuri una crisi alimentare dalle “proporzioni gigantesche. Soprattutto per i Paesi più poveri del mondo, Africa in testa. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, dopo aver aperto un canale di mediazione con Vladimir Putin, ha completato il giro di orientamento in un colloquio telefonico con Volodymyr Zelensky. L’obiettivo è sbloccare la partenza delle navi cariche di tonnellate di grano e materie prime ferme nei porti dell’Ucraina a causa del conflitto scatenato da Mosca. Secondo quanto riferisce Palazzo Chigi, il presidente ucraino ha espresso apprezzamento per l’impegno da parte del governo del nostro Paese, concordando con il presidente del Consiglio di proseguire il confronto sulle possibili soluzioni.

Via Twitter anche Zelensky conferma di aver discusso con Draghi sulle possibili soluzioni per “prevenire la crisi alimentare“. Aggiungendo un dettaglio, che assume un’importanza cruciale, a livello geopolitico: “Dobbiamo sbloccare i porti ucraini insieme“. Inoltre, il leader del governo di Kiev sottolinea un’altra criticità al premier italiano, assolutamente non secondaria: “Ho sollevato il problema dell’approvvigionamento di carburante“. Dunque, per far salpare le navi è indispensabile che si verifichino almeno 4 condizioni: che la Russia apra corridoi per la navigazione, le acque vengano sminate, Mosca garantisca il cessate il fuoco durante le operazioni dei dragamine, che arrivi il rifornimento necessario per le imbarcazioni. Ecco perché questi primissimi passi diplomatici aprono un piccolo spiraglio di luce, ma il quadro generale non consente ancora di separare in una soluzione a stretto giro.

Oltretutto, Mosca continua a rimbalzare le accuse sui mancati approvvigionamenti. Putin, riferisce il Cremlino in una nota, “sottolinea che i tentativi di incolpare la Russia per le difficoltà nel fornire prodotti agricoli ai mercati mondiali sono infondati“. Anzi, in una telefonata con il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, invita gli ucraini a “sminare i porti il ​​prima possibile per far passare le navi bloccate“. Sottolineando che le sue forze armate “aprono due corridoi marittimi umanitari ogni giorno dalle 8 alle 19, ora di Mosca“. Proprio nella capitale russa potrebbe andare in visita il segretario della Lega, Matteo Salvini, che applaude l’iniziativa di Draghi. Fonti del Carroccio spiegano che è “una possibilità”, anche se non c’è nulla di programmato e definitivo. Del resto, è lo stesso ex ministro dell’Interno a dirlo pubblicamente: “Per pace, vita e lavoro vale tutto“. Non sul viaggio in Russia, ma almeno sul premier è d’accordo anche l’altro Matteo, Renzi: “Ha fatto bene a cercare l’accordo di Putin e Zelensky sul grano ucraino. Vediamo se riusciremo a sbloccare almeno le navi pronte alla partenza“, scrive nella Enews il leader di Iv. Perché, avverte, “la crisi alimentare in arrivo è devastante, ogni sforzo diplomatico per ridurne gli effetti è saggio e lungimirante. Bravo Draghi“.

La situazione impone comunque prudenza. Come dimostrano i tweet del presidente ucraino dopo il colloquio con il capo del governo italiano: “Ci aspettiamo ulteriore supporto per la difesa dai nostri partner“. Il premier, fa sapere Palazzo Chigi, ha assicurato il sostegno del governo italiano in coordinamento con il resto dell’Unione europea. La strada verso il dialogo e la pace, dunque, è ancora lunga.

L’Ucraina preoccupa l’Onu: Effetti devastanti su sviluppo sostenibile

Le conseguenze del conflitto in Ucraina non riguardano soltanto il forte aumento dei prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti e una pericolosa volatilità finanziaria, ma sono strettamente collegate a un rapido disinvestimento nello sviluppo sostenibile su scala globale. L’allarme arriva arriva dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD), che nel report ‘The impact on trade and development of the war in Ukraine’ evidenzia come la guerra rischia di avere effetti devastanti sull’economia dei Paesi in via di sviluppo e di quelli meno sviluppati. Questi shock all’economia mondiale, spiega Rebeca Grynspan, segretaria generale dell’UNCTAD “minacciano i guadagni ottenuti nella ripresa dalla pandemia di Covid-19 e bloccano il percorso verso lo sviluppo sostenibile”.

CIBO E COMBUSTIBILI. In particolare, la preoccupazione maggiore riguarda il settore delle materie prime, soprattutto cibo e combustibili. L’Ucraina e la Russia sono attori fondamentali nei mercati agroalimentari globali, rappresentando il 53% del commercio mondiale di olio di girasole e semi e il 27% di quello di grano. L’attuale conflitto è particolarmente allarmante per i Paesi in via di sviluppo: 26 Stati africani importano più di un terzo del loro grano dai due Paesi in guerra; per 17 di loro, la quota è oltre la metà. “L’aumento dei prezzi di cibo e carburante influenzerà i Paesi più vulnerabili, mettendo sotto pressione le famiglie più povere che spendono la maggior parte del loro reddito per il cibo, provocando difficoltà e fame”, afferma Grynspan.

RISCHIO DISORDINI CIVILI. Secondo quanto emerge dal report, il rischio di disordini civili, carenza di cibo e recessioni indotte dall’inflazione è reale. Ciò diventa ancora più evidente a causa della fragilità dell’economia globale dovuta alla pandemia. “Gli effetti a lungo termine dell’aumento dei prezzi alimentari sono difficili da prevedere”, afferma il rapporto, “ma un’analisi UNCTAD sui dati storici fa luce su alcune possibili tendenze preoccupanti”. I cicli delle materie prime agroalimentari, ad esempio, hanno coinciso con importanti eventi politici, come le rivolte per il cibo del 2007-2008 e la Primavera araba del 2011.

PREZZI DEI TRASPORTI. Le misure restrittive sullo spazio aereo, l’incertezza degli appaltatori e le preoccupazioni per la sicurezza stanno complicando tutte le rotte commerciali che attraversano la Russia e l’Ucraina. I due Paesi sono una componente geografica chiave dell’Eurasian Land Bridge, la “nuova via della seta”. Nel 2021, 1,5 milioni di container di merci sono stati spediti tramite rotaie dalla Cina all’Europa. Se le merci attualmente trasportate in questo modo venissero aggiunte alla domanda di trasporto marittimo Asia-Europa, il traffico su una rotta già congestionata aumenterebbe dal 5% all’8%. “A causa dei maggiori costi del carburante e degli sforzi di reindirizzamento, ci si può aspettare che l’impatto della guerra in Ucraina porti a tariffe di trasporto ancora più elevate”, afferma il rapporto. Questi aumenti avrebbero un impatto significativo sulle economie e sulle famiglie del mondo intero.