Kamala Harris più green di Biden ma con loro la produzione Usa di petrolio è da record

Dopo l’annuncio di Joe Biden di rinunciare alla candidatura alle presidenziali Usa e il suo endorsement a Kamala Harris come possibile sostituta alla guida dei Democratici, la stessa attuale vicepresidente ha dichiarato la sua intenzione di vincere la nomination. Diversi esponenti democratici, tra cui Bill e Hillary Clinton e il Congressional Black Caucus, si sono affrettati a sostenerla. Tuttavia, restano molte incognite. Potrebbero emergere degli sfidanti, portando a una Convention Dem contestata o mediata. Tra i nomi in lizza potrebbero esserci il governatore dell’Illinois, JB Pritzker, e quello del Kentucky, Andy Beshear. Ma anche dalla scelta del vicepresidente, nel tradizionale ticket che punta alla Casa Bianca, si potrà intuire quale sarà la politica in caso di vittoria alle elezioni di novembre. Uno dei temi chiave riguarda l’energia e il clima.

Trump ha ripetutamente promesso che sotto la sua futura amministrazione gli Stati Uniti “perforeranno, tesoro, perforeranno”. Il programma del Partito Repubblicano approvato dai delegati della convention il 15 luglio include un paragrafo sulla politica energetica, in cui si promette di “liberare l’energia americana eliminando le restrizioni alla produzione energetica americana”. E la scelta da parte di Trump del senatore repubblicano JD Vance dell’Ohio come suo compagno di corsa sembra in linea con gli obiettivi dell’ex presidente di invertire molte delle politiche energetiche e climatiche dell’amministrazione Biden.

I membri dell’American Petroleum Institute sostengono ampiamente l’agenda energetica di Trump, ha affermato il Ceo dell’Api, Mike Sommers, alla Republican National Convention del 15 luglio, secondo un rapporto di MarketWatch. Tuttavia, Sommers ha anche espresso alcune preoccupazioni sui piani di Trump di aumentare le tariffe sulle importazioni, che potrebbero avere un impatto sulle esportazioni di greggio e prodotti raffinati statunitensi.

Kamala Harris, in qualità di vicepresidente, ha invece spesso agito come portavoce dell’Inflation Reduction Act che ha spinto sulle rinnovabili e delle priorità climatiche dell’amministrazione Biden, sia in patria che all’estero. L’anno scorso ha sostituito il presidente al vertice sul clima Cop28, annunciando che gli Stati Uniti avrebbero contribuito con 3 miliardi di dollari a un fondo per gli aiuti climatici ai Paesi in via di sviluppo. Durante la sua campagna presidenziale del 2019, Harris aveva un’agenda climatica più ambiziosa di quella di Biden, proponendo una tassa sul carbonio e 10 trilioni di dollari di spesa pubblica e privata per il clima, oltre a impegnarsi a vietare il fracking, cioè la perforazione delle rocce a caccia di greggio o gas. Posizioni che avevano provocato attacchi repubblicani quando Biden la scelse come sua compagna di corsa.

Al Senato Harris aveva poi sponsorizzato progetti di legge sull’equità climatica e sostenuto la tribù Sioux di Standing Rock nel tentativo di chiudere l’oleodotto Dakota Access. Come procuratore generale della California, precedentemente, aveva intentato cause contro le società di combustibili fossili, perseguito una società di oleodotti per una perdita di petrolio e indagato sulla Exxon Mobil per “aver ingannato il pubblico sul cambiamento climatico”. Il suo impegno in materia di giustizia ambientale e la sua opposizione alle trivellazioni offshore e al fracking indicano insomma che, se diventasse presidente, potrebbe adottare un approccio più aggressivo di Biden contro l’industria petrolifera. Anche se in realtà, al di là dei proclami, durante l’amministrazione Biden-Harris la produzione di petrolio e gas ha raggiunto livelli record.

Fra i possibili vice di Kamala, vanno ricordati il governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, anche lui ex procuratore generale dello stato, periodo durante il quale ha intrapreso azioni legali sul clima, inclusa una causa del 2018 contro l’amministrazione Trump per mancato controllo delle emissioni di metano. Il suo ufficio ha anche intentato accuse penali contro diverse società per crimini ambientali. Come governatore, Shapiro sostiene il “fracking responsabile” e ha proposto di sostituire l’adesione della Pennsylvania alla Regional Greenhouse Gas Initiative con un programma autonomo di tariffazione del carbonio. Ha anche chiesto alle società di servizi pubblici di acquistare la metà della loro elettricità da fonti prive di emissioni di carbonio entro il 2035.

Il segretario dei trasporti degli Stati Uniti, Pete Buttigieg, ha invece avuto un ruolo chiave nell’attuazione della legge bipartisan sulle infrastrutture del 2021 e ha frequentemente rappresentato l’amministrazione Biden nei dibattiti sull’agenda climatica. Ha sottolineato l’importanza del settore dei trasporti nella lotta al cambiamento climatico e il suo potenziale come soluzione. Tuttavia, ha ricevuto critiche per la sua gestione del deragliamento di un treno tossico a East Palestine, in Ohio, visitando il luogo solo dopo quasi tre settimane.

Crisi climatica ‘minaccia esistenziale’: Biden all’Onu esorta all’impegno globale

E’ stata l’estate più torrida della storia. E’ stata l’estate degli incendi boschivi e dei disastri naturali, tra temperature più alte di sempre, uragani e inondazioni record. E’ stata l’estate in cui gli effetti della crisi climatica si sono resi evidenti a tutti. Una vera “minaccia esistenziale” per tutta l’umanità. A dirlo è Joe Biden, presidente degli Stati Uniti (uno dei maggiori Paesi inquinatori insieme alla Cina), dal palco della 78esima Assemblea generale delle Nazioni Uniti, che si è aperta ieri a New York. “Fin dal primo giorno della mia amministrazione, gli Usa hanno trattato la crisi climatica come la minaccia esistenziale che rappresenta, non solo per noi, ma per tutta l’umanità”, ha detto Biden citando ondate di caldo da record negli Stati Uniti e in Cina, gli incendi in Nord America ed Europa meridionale, la siccità nel Corno d’Africa e la tragica alluvione in Libia. Nel loro insieme, “queste istantanee raccontano una storia urgente di ciò che ci aspetta se non riusciamo a ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili e iniziamo a rendere il nostro mondo a prova di clima”. Per questo, per Biden, è necessario aderire “tutti insieme” allo stesso impegno per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

Nei giorni scorsi, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, aveva avvertito più volte: “Siamo entrati nell’era dell’ebollizione globale” e “l’umanità è sulla sedia elettrica”. Per mercoledì 20 settembre ha convocato, sempre a New York, un summit sull’ambizione climatica, a margine dell’Assemblea Onu. Non si sa ancora chi vi parteciperà: Guterres, infatti, ha posto l’inedita condizione che solo i politici che porteranno soluzioni efficaci e concrete saranno ammessi sul palco. Per le Nazioni Unite questo vertice ‘parallelo’ rappresenta una “pietra miliare politica” per dimostrare la volontà collettiva di accelerare gli sforzi per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C. In un rapporto sul clima sempre dell’Onu, pubblicato questo mese, gli esperti internazionali prevedono che le emissioni di gas serra dovrebbero raggiungere il picco nel 2025 – seguito da un netto calo in seguito – se l’umanità si ponesse la finalità di limitare il riscaldamento globale, in conformità con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Questo fa seguito all’appello lanciato da Guterres ai Paesi – in particolare ai membri del G20 – affinché cooperino per accelerare l’azione per il clima. La lista delle cose da fare include la discussione su come passare dai combustibili fossili all’energia pulita, tagli rapidi alle emissioni e l’impegno ad agire su base scientifica. I tre pilastri fondamentali del vertice sono l’ambizione, la credibilità e l’attuazione. “Dobbiamo essere determinati ad affrontare la minaccia più immediata per il nostro futuro: il nostro pianeta surriscaldato. Le azioni stanno precipitando, il caos climatico sta battendo nuovi record, ma non possiamo permetterci lo stesso vecchio disco rotto di trovare capri espiatori e aspettare che altri si muovano per primi”, ha esordito Guterres in apertura dell’Assemblea Onu. “I paesi del G20 sono responsabili dell’80% delle emissioni di gas serra – ha aggiunto – Devono guidare“.

Nel suo discorso di apertura, Guterres ha dipinto un quadro molto cupo di un “mondo sottosopra”, dove le tensioni geopolitiche “stanno peggiorando” e il riscaldamento globale “sta minando più direttamente il nostro futuro”. Simbolo di questa “serie” di crisi, l’alluvione di Derna in Libia,triste istantanea dello stato del nostro mondo, trascinato dal torrente di disuguaglianze e ingiustizie, e paralizzato di fronte alle sfide da raccogliere“. Le migliaia di persone che hanno perso la vita “sono state vittime di diversi flagelli. Vittime di anni di conflitto. Vittime del caos climatico. Vittime di leader, che, lì e altrove, non sono riusciti a trovare la via della pace”. Tra queste, emblematica è la guerra in Ucraina. Il presidente americano Biden ha invitato tutti i paesi a “opporsi all’aggressione russa”, perché “noi e Kiev vogliamo la pace, è solo la Russia a sbarrare il cammino”. Mosca “crede che il mondo si stancherà e lascerà che brutalizzi l’Ucraina senza conseguenze” ma “se permettiamo che l’Ucraina venga smembrata, l’indipendenza delle nazioni sarà ancora garantita? La risposta è no“, ha insistito tra gli applausi del pubblico.

Un anno fa il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj era stato eccezionalmente autorizzato a parlare tramite videomessaggio. Ieri era presente di persona, oggi parteciperà a una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza mentre domani sarà a Washington per essere accolto alla Casa Bianca, giovedì.

Prima volta all’Assemblea generale dell’Onu anche per la premier italiana Giorgia Meloni che ieri ha avuto un breve scambio con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e con la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola. L’intervento della presidente del Consiglio è in programma oggi alle 19 ora locale, l’una di notte in Italia. 

Meloni al G20: incontro con Biden. Guerra e sicurezza energetica sul tavolo

Atterra a Bali in serata, Giorgia Meloni. La sua seconda grande vetrina mondiale da premier, dopo quella della Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto e, prima ancora, un passaggio informale a Bruxelles con i vertici europei. Dopo la cerimonia di benvenuto sulla pista, con le danzatrici indonesiane, tira dritto in albergo, pronta a intervenire in apertura del G20. Il suo panel è dedicato a cibo, energia e sicurezza. Sono questi i nodi veri del vertice, strascichi dall’aggressione russa all’Ucraina.

Lo sanno tutti e, per tutti, complice anche l’assenza del presidente russo Vladimir Putin, è una corsa al bilaterale con il presidente americano Joe Biden.
Meloni lo incontra nel pomeriggio sull’isola degli Dei. Del faccia a faccia ha accennato la Casa Bianca: al centro ci saranno la Cina e, appunto, la guerra in Ucraina. Ovvero il supporto che Roma è disposta a dare a Kiev, continuando a isolare la Russia sul piano internazionale. Con gli Stati Uniti l’Italia ha bisogno di una sponda per non rischiare oltre sul piano dell’approvvigionamento energetico. Secondo quanto filtra da Palazzo Chigi, “Questo viaggio smentisce i detrattoti di Meloni e del governo. C’è grande attenzione verso l’Italia e non quell’isolamento che la sinistra sta raccontando. Tutti riconoscono invece all’Italia un ruolo fondamentale nello scacchiere internazionale”, è il ragionamento.

Dopo Biden (incontro previsto per le 10.15 ora italiana) la presidente del Consiglio incontrerà però anche il presidente cinese Xi Jinping.

Alla vigilia dell’inizio dei lavori, a Bali Biden e Xi hanno già il loro faccia a faccia. Li accomuna la questione irrisolta del contributo che i leader dei Paesi più inquinanti del mondo hanno intenzione di dare all’abbattimento delle emissioni: Usa e Cina “devono lavorare insieme per affrontare le sfide transnazionali come il cambiamento climatico, la stabilità macroeconomica globale, compresa la riduzione del debito, la sicurezza sanitaria e la sicurezza alimentare globale, perché questo è ciò che la comunità internazionale si aspetta“, spiega il presidente americano dopo l’incontro, durato più di tre ore.

Tra gli incontri di Meloni in Indonesia, sono in agenda anche quello con l’indiano Narendra Modi, con il canadese Justin Trudeau, il turco Recep Tayyip Erdogan, il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, il presidente della Repubblica di Indonesia, Joko Widodo. Sullo sfondo, resta aperta la questione delle esportazioni di grano, perché tra sei giorni scade l’accordo con Putin sui corridoi sicuri e torna a bussare l’incubo della carestia in Africa.

Con lei, a Bali, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha già incontrato l’omologo saudita, Mohammed Al-Ja-daan, sempre in chiave energetica, e vedrà domani Kristalina Georgieva, direttore generale del Fondo monetario internazionale, oltre che il segretario al Tesoro Usa, Janet Louise Yellen.

Binde-Xi

Dialogo storico Biden-Xi al G20: verso ripresa colloqui su clima

Trovare aree di convergenza senza evitare gli argomenti più spinosi: è durato tre ore l’incontro tra il presidente americano Joe Biden e l’omologo cinese Xi Jinping alla vigilia del G20 di Bali, in Indonesia. Una stretta di mano storica (si è trattato infatti del primo faccia a faccia tra i due leader dall’elezione di Biden nel 2020) e una primordiale apertura sulla ripresa dei colloqui sul clima.

Dopo il mancato incontro alla Conferenza sul clima, la Cop27, in corso a Sharm el-Sheikh, Biden e Xi hanno cercato di allentare le tensioni tra Stati Uniti e Cina, i due Paesi più inquinanti del mondo. Al termine della Cop26 di Glasgow, Pechino e Washington si erano impegnate a collaborare dal punto di vista delle tecnologie innovative, quelle relative all’utilizzo di energie rinnovabili, del risparmio energetico, dei sistemi innovativi di accumulo. Sulle pratiche illegali di deforestazione, su politiche per l’istituzione di standard di riduzione delle emissioni, su politiche per la decarbonizzazione. Un dialogo interrotto sulla scia delle tensioni legate a Taiwan, soprattutto dopo la visita sull’isola della speaker della Camera, Nancy Pelosi. Ancora oggi, la questione dell’indipendenza o meno di Taiwan è stata definita “la linea rossa” delle relazioni tra Usa e Cina. Sul resto, i due leader hanno cercato di “prevenire che la competizione diventi qualcosa che anche solo si avvicini a un conflitto” tra Pechino e Washington, come ha detto Biden, che intende “mantenere aperte le linee di comunicazione” con Xi. Cina e Usa devono dunque “trovare la corretta direzione di sviluppo per le relazioni e promuovere il miglioramento delle relazioni“, ha precisato Xi.

Punto di partenza sembra essere la ripresa della cooperazione sulla lotta al cambiamento climatico, definita una delle “sfide transnazionali” su cui collaborare, insieme a riduzione del debito, sicurezza sanitaria e sicurezza alimentare globale. “E’ quello che la comunità internazionale si aspetta”, ha ricordato Biden. Usa e Cina sono le due maggiori potenze globali, i leader lo sanno e lo rivendicano. Ricordando anche la loro responsabilità a difesa dell’ambiente. Biden e Xi hanno infatti concordato che “le squadre diplomatiche delle due parti manterranno una comunicazione strategica e condurranno consultazioni regolari“, che “i team finanziari dei due Paesi condurranno un dialogo e un coordinamento sulle politiche macroeconomiche, sulle questioni economiche e commerciali e su altre questioni” e che “collaboreranno per promuovere il successo” della Cop27.

Sullo sfondo la guerra in Ucraina, che sembra rappresentare un punto di contatto tra Cina e Stati Uniti, su posizioni tradizionalmente lontane rispetto all’invasione russa del Paese. Biden e Xi, sottolinea una nota della Casa Bianca, “hanno reiterato il loro accordo che una guerra nucleare non dovrebbe essere mai combattuta e che non si puo’ mai vincere e hanno sottolineato la loro opposizione all’uso, o alla minaccia dell’uso, di armi nucleari in Ucraina“. La Cina e’ “estremamente preoccupata” per la situazione in Ucraina, ha detto Xi, e rimane a favore della pace e della ripresa dei colloqui tra Mosca e Kiev.

Si apre il G20 a Bali: oggi incontro Biden-Xi, Zelensky in video, Putin grande assente

I capi di Stato e di governo delle maggiori economie mondiali si riuniscono domani e mercoledì, sull’isola indonesiana di Bali per il vertice del G20. Sullo sfondo, la guerra in Ucraina. I leader attesi:

JOE BIDEN – Il Presidente degli Stati Uniti arriva al vertice con l’obiettivo di riaffermare la leadership degli Stati Uniti e di riunire gli occidentali dietro gli sforzi di Washington per isolare la Russia in risposta alla guerra. Oggi ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping per la prima volta da quando è entrato alla Casa Bianca. Tra i due, una serie di questioni da discutere, dopo un aumento delle tensioni sul commercio, sui diritti umani nella provincia cinese dello Xinjiang e sullo status di Taiwan. L’assenza della Cina alla Cop27 ha pesato, l’impegno per il clima dei leader dei due più grandi Paesi inquinatori è un nodo da sciogliere.

XI JINPING – Il vertice del G20 è un gradito ritorno sul palcoscenico diplomatico per Xi Jinping, che inizia il suo terzo mandato a capo della seconda economia mondiale. Oltre all’incontro con la controparte americana, è previsto anche un incontro con il presidente francese Emmanuel Macron, meno di due settimane dopo aver accolto il cancelliere tedesco a Pechino.

SERGEI LAVROV – Il ministro degli Esteri russo guiderà la delegazione di Mosca dopo la decisione di Vladimir Putin di non partecipare a un vertice che lo avrebbe esposto a una valanga di critiche da parte delle sue controparti.Il Cremlino ha spiegato l’assenza di Vladimir Putin come una questione di agenda. A luglio, Sergei Lavrov ha abbandonato una riunione dei capi delle diplomazie del G20 dopo i pesanti attacchi sull’invasione dell’Ucraina.

VOLODYMYR ZELENSKI – Il presidente ucraino, il cui Paese non è membro del G20, parteciperà virtualmente al vertice su invito dell’Indonesia. Si prevede che chiederà alle grandi potenze di intensificare la loro risposta all’invasione del suo Paese da parte della Russia. I leader dell’UE – L’Italia sarà rappresentata dalla nuova premier Giorgia Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron parteciperà al vertice, così come il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel rafforzeranno la presenza europea.

RISHI SUNAK – Il Primo Ministro britannico, entrato a Downing Street a ottobre, parteciperà al suo primo G20 e avrà l’opportunità di incontrare diversi leader, tra cui Joe Biden. Narendra Modi – Il Primo Ministro dell’altro gigante asiatico, l’India, incontrerà molti leader, tra cui Biden, Macron e Sunak, il primo leader britannico di origine indiana. L’India assumerà la presidenza del G20 dall’Indonesia.

JOKO WIDODO – Il padrone di casa del vertice sull’Isola degli Dei incontrerà privatamente la maggior parte dei leader presenti in rappresentanza del Paese che presiede il G20 di quest’anno. Giacarta sperava di ri-orientare il vertice sulla cooperazione internazionale per favorire la ripresa economica dopo lo shock della pandemia da Covid. Ma l’offensiva russa in Ucraina di febbraio ha riportato l’attenzione su questioni geopolitiche e di sicurezza.

Resto del mondo – Canada, Australia e Giappone saranno rappresentati dai rispettivi primi ministri Justin Trudeau, Anthony Albanese e Fumio Kishida. Anche il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol sarà a Bali, nonostante le tensioni con la Corea del Nord. Il principe ereditario Mohammed bin Salmane rappresenterà l’Arabia Saudita. Anche il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyane, “MBZ”, il cui Paese non è membro del G20, parteciperà come ospite. Saranno presenti il leader turco Recep Tayyip Erdogan e il capo di Stato dell’unico Paese africano rappresentato al G20, il Sudafrica, Cyril Ramaphosa. Il Brasile sarà rappresentato dal ministro degli Esteri Carlos Franca, perché il presidente in carica Jair Bolsonaro ha deciso di non partecipare al viaggio dopo la sconfitta elettorale. Il Messico invierà il suo capo della diplomazia Marcelo Ebrard, mentre il presidente argentino Alberto Fernandez guiderà la delegazione da Buenos Aires. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres parteciperà come osservatore.

Iran

Iran contro nuove sanzioni Usa: “Risposta sarà ferma e immediata”

Teheran critica duramente gli Stati Uniti dopo l’annuncio di nuove sanzioni sul petrolio iraniano, promettendo di rispondere alle misure mentre i colloqui tra i due Paesi sull’accordo nucleare iraniano si sono arenati per mesi. L’amministrazione Biden “continua a prendere iniziative infruttuose e distruttive anche in un momento in cui sono in corso sforzi per riprendere i negoziati per rilanciare l’accordo sul nucleare iraniano“, ha dichiarato in un comunicato il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanani.

Proprio ieri Washington ha annunciato misure punitive contro “sei entità che facilitano le transazioni illecite legate al petrolio iraniano“, ha fatto sapere il Segretario di Stato americano, Antony Blinken. I colloqui tra l’Iran e le principali potenze, tra cui gli Stati Uniti, per rilanciare l’accordo internazionale del 2015 sul programma nucleare iraniano sono in stallo da marzo, dopo oltre un anno di discussioni. Inoltre, il 26 luglio scorso, il capo diplomatico dell’Unione europea e coordinatore dell’accordo sul nucleare iraniano, Josep Borrell, ha presentato una bozza di compromesso e ha invitato le parti coinvolte nei colloqui ad accettarla per evitare una “crisi pericolosa.

Kanani ha comunque accusato l’amministrazione Biden di “continuare e persino espandere” le politiche “fallimentari” del suo predecessore, Donald Trump. All’inizio del 2021, il presidente democratico Joe Biden aveva scommesso su negoziati rapidi per ‘resuscitare’ l’accordo del 2015, dal quale gli Stati Uniti si erano ritirati sotto il predecessore repubblicano. Washington ha quindi reimposto le sanzioni, dopo le quali Teheran si è gradualmente svincolata dai suoi obblighi.

La “risposta” della Repubblica islamica alle sanzioni sarà “ferma e immediata e l’Iran “prenderà tutte le misure necessarie per neutralizzare i possibili effetti negativi” sul “commercio del Paese“, ha promesso Kanani. Ieri l’Iran ha espresso “ottimismo” sulla ripresa dei colloqui nucleari dopo l’esame della bozza di compromesso di Borrell.

(photo credits: ATTA KENARE / AFP)