Arriva AppLI: l’assistente virtuale del Ministero per accompagnare i giovani Neet

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con l’INPS ha lanciato ‘AppLI’, il nuovo assistente virtuale sperimentale, nato per sostenere i giovani NEET – ossia coloro che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione – in un cammino personalizzato di orientamento, crescita professionale e inserimento occupazionale.

“AppLI è il primo sistema di intelligenza artificiale generativa multi-agente sviluppato da una Pubblica Amministrazione – sottolinea Fedele Santomauro, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabilicon l’ambizione di affrontare un fenomeno complesso come quello dei NEET utilizzando le tecnologie più avanzate a beneficio della collettività”.

Il nuovo assistente è accessibile ai cittadini italiani tra i 18 e i 35 anni, tramite SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE), attraverso il portale ufficiale del Ministero e si propone di offrire un accompagnamento su misura grazie a quattro funzioni principali: Ascolta e orienta: raccoglie interessi, competenze e obiettivi, suggerendo percorsi personalizzati; Allena: propone corsi, pillole formative e strumenti utili a colmare i gap di competenze; Avvicina al lavoro: segnala opportunità e servizi territoriali; Accompagna: invia promemoria e incoraggiamenti per trasformare i progetti in risultati concreti.

“AppLI – conclude Santomauro – è integrato nel Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL) ed il Ministero assicura che l’assistente è sviluppato nel pieno rispetto del GDPR e delle norme europee sull’intelligenza artificiale (AI Act)”.

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La politica di Trump sulle rinnovabili minaccia migliaia di imprese e penalizza Sud

Negli Stati Uniti l’occupazione nel settore dell’energia pulita è cresciuta 3 volte più velocemente rispetto all’economia nel suo complesso nel 2024, aggiungendo quasi 100.000 nuovi posti di lavoro e portando il numero totale di lavoratori nel settore green energy a 3,56 milioni. Tuttavia, a fronte dell’incertezza politica e di un rallentamento generale della crescita economica e delle assunzioni, l’anno scorso la crescita dei posti di lavoro nei settori green ha raggiunto il ritmo più lento dal 2020, creando circa 50.000 posti  in meno rispetto al 2023. E un’ulteriore spallata potrebbe arrivare dalle politiche dell’attuale amministrazione.

Secondo il decimo rapporto annuale ‘Clean Jobs America’ pubblicato da E2, oltre il 7% di tutti i nuovi posti di lavoro creati negli Stati Uniti e l’82% di tutti i nuovi posti di lavoro creati nel settore energetico lo scorso anno riguardavano professioni legate all’energia pulita. Nonostante questo rallentamento, i posti di lavoro nei settori del solare, dell’eolica, delle batterie, dell’efficienza, dello stoccaggio e delle reti e in altri sottosettori dell’energia pulita hanno continuato a crescere più rapidamente dell’economia in generale, rappresentando una quota sempre maggiore della forza lavoro complessiva degli Stati Uniti.

Gli analisti spiegano che sebbene non siano riflessi nei dati del 2024, le recenti azioni politiche del Congresso e dell’amministrazione Trump “hanno già causato ingenti perdite di posti di lavoro nel settore, e si prevede che ne seguiranno altre”. Alcune organizzazioni stimano che oltre 830.000 posti di lavoro potrebbero essere persi solo a causa delle modifiche alla politica energetica contenute nel One Big Beautiful Bill Act, firmato il 4 luglio.

Negli ultimi 5 anni, i settori dell’energia pulita e dei veicoli puliti hanno creato più di 520.000 posti di lavoro, con un incremento del 17%, superando di gran lunga l’aumento dell’occupazione nei settori dei combustibili fossili, dei veicoli a motore a benzina e diesel e nell’economia statunitense in generale. Il settore dell’energia pulita Usa naviga insomma nell’incertezza, scosso dalle recenti decisioni politiche federali di bloccare progetti, revocare crediti d’imposta, cancellare permessi e aggiungere nuova burocrazia normativa e ostacoli legali volti a ostacolare l’energia solare, eolica, i veicoli elettrici e altri settori.

“Questi attacchi alle politiche federali si verificano proprio mentre l’Ufficio di Statistica del Lavoro degli Stati Uniti afferma che le professioni in più rapida crescita in America sono i tecnici di manutenzione delle turbine eoliche e gli installatori di impianti solari fotovoltaici” spiega lo studio di E2, associazione di imprenditori e finanzieri con 100 miliardi di dollari di investimenti in portafoglio. I posti di lavoro nel settore delle energie pulite rappresentano ormai il 42% del totale nel settore energetico in America e il 2,3% della forza lavoro nazionale complessiva.

Attualmente, le persone impiegate in professioni legate alle energie pulite sono più numerose di quelle impiegate come infermieri, cassieri, camerieri e cameriere, o insegnanti di scuola materna, elementare e media. “Questi numeri dimostrano che questo era uno dei settori occupazionali più promettenti e promettenti del Paese alla fine del 2024 – ha affermato Bob Keefe, direttore esecutivo di E2 -. Ora la crescita dell’occupazione nel settore delle energie pulite è seriamente a rischio, e con essa, la nostra economia in generale”.

L’efficienza energetica rimane il settore principale per l’occupazione green Usa. Impiega quasi 2,4 milioni di lavoratori a livello nazionale dopo aver creato 91.000 posti di lavoro nel 2024. Seguono la generazione di energia rinnovabile (569.000 in totale, +9.000 nel 2024) e i veicoli a basse o zero emissioni dirette (398.000 in totale, -12.000 nel 2024). Nonostante un calo generalizzato dell’automotive, i posti di lavoro in quest’ultimo segmento sono infatti cresciuti del 52% dal 2020, creandone 137.000. “Ogni anno, i posti di lavoro nel settore dell’energia pulita diventano sempre più interconnessi e cruciali per la nostra economia nel suo complesso – ha affermato Michael Timberlake, direttore della Ricerca di E2 -. Questi posti di lavoro rappresentano ormai un punto fermo fondamentale per la forza lavoro del settore energetico americano. La solidità del mercato del lavoro statunitense e il futuro della nostra economia energetica sono ormai inscindibili dalla crescita dell’energia pulita”.

E2 rileva peraltro un paradosso politico-economico. Dal 2020 nessuna regione ha creato più posti di lavoro nel settore dell’energia pulita e a un ritmo più rapido del Sud: dal Texas alla Virginia, Stati che si sono rivelati cruciali per l’elezione di Trump nel 2024, le imprese hanno creato 41.000 posti di lavoro contro gli oltre 20mila della West Coast e del New England e i 13mila del Midwest. In totale, 17 Stati hanno visto la loro forza lavoro nel settore dell’energia pulita aumentare di almeno il 20% negli ultimi cinque anni.

Germania-Italia, stesso problema: manca la manodopera qualificata e aumentano i pensionamenti

Imprese tedesche e italiane a caccia di manodopera qualificata. Il comparto produttivo ne ha disperatamente bisogno: solo considerando le previsioni di Unioncamere su settembre, si scopre che le aziende italiane dichiarano difficoltà di reperimento per 259mila assunzioni programmate (45,6% del totale), confermando come causa prevalente la “mancanza di candidati” con una quota del 29,2%, mentre la “preparazione inadeguata” si attesta al 12,9%. A risentire maggiormente del mismatch sono le industrie metallurgiche e metallifere (67% dei profili ricercati dalle imprese è di difficile reperimento), le imprese delle costruzioni (63,5%) e le industrie del tessile, abbigliamento e calzature (56,4%); tra le figure più difficili da trovare sul mercato si evidenziano gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (79,8%), i fonditori, saldatori e montatori di carpenteria metallica (74,5%) e i fabbri ferrai costruttori di utensili (73,0%). Difficili da reperire anche i meccanici, montatori e riparatori (66,5%), i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (64,8%), i tecnici in campo ingegneristico (62,6%) e gli operatori della cura estetica (58,2%).

La ‘caccia’ ai lavoratori qualificati si estende però anche ai comparti ad alto valore tecnologico. Uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti con Anie Cofindustria e il contributo del Research Department di Intesa Sanpaolo, sottolinea che “le digital skill sono fondamentali per affrontare la doppia transizione”, eppure solo il 49% degli italiani possiede competenze digitali di base, contro una media Ocse del 71%. Gravi criticità anche nelle discipline Stem: solo 18,5 laureati ogni 1.000 giovani tra 20 e 29 anni (media Ue del 19,9%; in Francia al 35,3% e in Irlanda a 40,1%). Secondo l’indagine condotta da TEHA Group e dal Servizio Studi di Anie su un campione rappresentativo di aziende associate, la difficoltà di reperire figure professionali qualificate rappresenta oggi uno dei principali freni allo sviluppo del settore elettrotecnico ed elettronico.

Il 75% delle imprese segnala una carenza significativa di competenze tecniche e specialistiche, in particolare per tecnici e operai specializzati, che nel 2023 hanno rappresentato l’85% delle nuove assunzioni previste. A mancare non è solo la quantità di candidati, ma spesso anche la qualità e l’adeguatezza dei profili disponibili. “Le conseguenze sono concrete – spiegano gli esperti – il 69% delle imprese ha dovuto rallentare o sospendere progetti strategici; il 29% ha subito la perdita di opportunità di mercato. Da segnalare anche che il 64% delle imprese teme per il futuro una crescente difficoltà nel trattenere i talenti. Il problema non è temporaneo: dal 2017 al 2023 le posizioni con difficoltà di reperimento sono passate dal 37% al 58%”. Da qui l’avvertimento: il trend rischia di diventare strutturale “se non si interviene con politiche mirate su formazione, orientamento e valorizzazione del lavoro tecnico”.

Una tendenza che peraltro condivide la Germania, uno dei principali partner commerciali dell’Italia. E che è anche più grave dato che a lanciare l’allarme è stato l’istituto nazionale di statistica (Destatis). Come per il Belpaese, a preoccupare è il turnover legato alla demografia. In 15 anni la generazione tedesca più numerosa andrà in pensione: circa 13,4 milioni di lavoratori entro il 2039 avranno superato l’età pensionabile legale di 67 anni. Ciò corrisponde a quasi un terzo (31%) di tutti i lavoratori disponibili sul mercato del lavoro nel 2024. “Le fasce d’età più giovani non saranno in grado di sostituire i baby boomer in termini di numeri”, avvisa Destatis. Per contrastare la futura carenza di manodopera, almeno nel breve termine, si discute sulla possibilità di trattenere maggiormente la generazione dei baby boomer nel mondo del lavoro o di riattivarla a questo scopo. Il tasso di occupazione tra i 55-64enni è già aumentato negli ultimi dieci anni: dal 65% del 2014 al 75% dell’anno scorso.

Un dilemma su cui si sono già espressi gli economisti, anche alla luce della crisi tedesca e dei dati sui disoccupati, oltre 3 milioni, ai massimi da 10 anni. “Il terzo anno di stagnazione economica in Germania, o addirittura di recessione, sta lasciando tracce sempre più evidenti sul mercato del lavoro. Le aziende ora stanno sempre più ridimensionando la pianificazione del personale e le grandi industrie, un tempo garanti di occupazione e crescita, stanno tagliando posti di lavoro” aveva spiegato il capo analista dell’Iw per il lavoro, Holger Schafer. Molti ora temono condizioni simili a quelle del 2005, con oltre 5 milioni di disoccupati e un rigido mercato del lavoro che paralizzava l’intera economia. “Ma le riforme del piano Hartz sono riuscite a smantellare queste strutture e ad aprire la strada a una nuova crescita. Ne stiamo ancora beneficiando oggi. Per questo motivo, non dobbiamo temere un ritorno alle condizioni dei primi anni 2000. Soprattutto perché la causa dei problemi odierni è la stagnazione economica, non lo stato generale del mercato del lavoro”. Ecco perchè un altro problema sta diventando sempre più urgente: entro quattro anni raggiungeranno l’età pensionabile circa 2 milioni di persone in più rispetto a quelle che entreranno nel mondo del lavoro. “Questo divario è quasi impossibile da colmare. Pertanto, il problema dominante nei prossimi anni sarà la carenza di manodopera”, ha confermato Schafer.

Lavoro, a luglio +0,9% di occupati rispetto a un anno fa. Meloni: “Numeri incoraggianti”

Cresce l’occupazione in Italia, cala la disoccupazione che scende al 6%. A dirlo è l’Istat, che nella rilevazione di luglio 2025 registra un aumento degli occupati su base annuale dello 0,9% (+218mila unità) e su base mensile dello 0,1% (+13mila unità).

L’aumento su base annuale riguarda uomini, donne, i 25-34enni e chi ha almeno 50 anni, a fronte di una diminuzione nelle altre classi d’età. Il tasso di occupazione, in un anno, sale di 0,4 punti percentuali. Rispetto a luglio 2024, cala sia il numero di persone in cerca di lavoro (-6,9%, pari a -114mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -81mila). Su base mensile l’aumento coinvolge invece uomini, dipendenti (permanenti e a termine), 15-24enni e 35-49enni. Gli occupati invece diminuiscono tra le donne, gli autonomi e nelle altre classi d’età. Il tasso di occupazione sale al 62,8% (+0,1 punti). La crescita degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +30mila unità) interessa le donne, i 25-34enni e chi ha almeno 50 anni; tra gli uomini, i 15-24enni e i 35-49enni il numero di inattivi è invece in diminuzione. Il tasso di inattività sale al 33,2% (+0,1 punti). Anche confrontando il trimestre maggio-luglio 2025 con quello precedente (febbraio-aprile 2025) si osserva un incremento nel numero di occupati (+0,2%, pari a +51mila unità). Rispetto al trimestre precedente, crescono anche le persone in cerca di lavoro (+1,8%, pari a +28mila unità) e diminuiscono gli inattivi di 15-64 anni (-0,5%, pari a -67mila unità).

Numeri incoraggianti – scrive sui social la premier Giorgia Meloni – che confermano l’efficacia delle misure messe in campo dal governo e ci spingono a proseguire con determinazione su questa strada: più opportunità, più lavoro, più crescita per l’Italia“. La rilevazione Istat “conferma il trend positivo del mondo del lavoro in Italia”, aggiunge il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, che sottolinea il minimo storico raggiunto dal numero assoluto dei disoccupati e il calo degli inattivi, “due dati importanti perché, tendenzialmente, mostrano la prosecuzione di questo trend anche in futuro. La stragrande maggioranza di questi nuovi posti di lavoro sono a tempo indeterminato”.

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon apprezza invece il dato sulla disoccupazione, che scende al 6%, “il livello più basso da giugno 2007. Numeri che rappresentano una prospettiva concreta di fiducia per famiglie e giovani che guardano al futuro”. Segnali “incoraggianti che certificano la crescita dell’occupazione reale, sostenuta anche dalle misure messe in campo con la Zona Economica Speciale”, commenta il presidente nazionale della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese), Gino Sciotto, che chiede però ora di ampliare la Flat Tax fino a 150 mila euro e di liberare le piccole imprese “dal peso delle cartelle esattoriali, attraverso una rottamazione tombale”. “Consolidato un trend di crescita che permane da oltre 4 anni”, spiega invece l’Ufficio Studi di Confcommercio, che parla di dinamiche del lavoro “sostanzialmente stabili”. Tra le forze politiche invece ci si divide. Da una parte c’è la maggioranza, che lega i risultati Istat al lavoro svolto dal governo. “Mentre gli altri creavano debito e sussidi noi continuiamo ad incrementare l’occupazione dando stabilità all’economia italiana”, dice il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli. “Abbiamo archiviato la stagione di bonus e assistenzialismi, puntando su crescita, formazione, merito. Ora proseguiamo su questa strada”, aggiunge la deputata della Lega e vicepresidente della commissione Lavoro, Tiziana Nisini. Giorgio Mule’, deputato di Forza Italia, rimarca le differenze con l’opposizione: “Noi non vogliamo la patrimoniale, come vorrebbe Avs, noi non vogliamo l’esproprio delle case sfitte, come vorrebbe la sinistra estrema, noi non vogliamo il Reddito di cittadinanza, come vorrebbe il M5S: noi non vogliamo tutto questo. Siamo altro: oggi l’Istat dimostra che la strada da noi intrapresa è quella giusta e porta a risultati”. Per Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati, il lavoro “si crea non con gli slogan o con ricette del passato ma con pragmatismo e serietà, costruendo un’alleanza virtuosa tra istituzioni, lavoratori e mondo produttivo”.

L’opposizione non ci sta. “Giorgia Meloni si accorge dell’esistenza dell’Istat a giorni alterni – dice la senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva – due giorni fa neanche una parola sul carrello della spesa, salito del 3,5%, e sul pil stagnante”. “E’ finta occupazione” secondo il senatore e vicepresidente del M5S Mario Turco, coordinatore del Comitato economia lavoro impresa: “il presunto record di occupati è ‘drogato’ anche dalla stretta del Governo sulle uscite anticipate dal lavoro”.

Caldo, Glovo fa marcia indietro sui bonus. Inps: Cig con 35 gradi, anche percepiti

Dopo la presa di posizione dei sindacati e la eco mediatica sul caso, Glovo fa marcia indietro e sospende i bonus per i rider che lavorano con le alte temperature. La proposta inviata ai propri collaboratori prevedeva il 2% per chi lavora con temperature tra i 32 e i 36 gradi, del 4% per temperature tra 36 e 40 gradi e dell’8% oltre i 40. Durante l’incontro con la Felsa Cisl, però, l’azienda accetta di spostare la discussione all’interno di un confronto sindacale che si svolgerà nei prossimi giorni e che, soprattutto, lascia ai lavoratori e alle lavoratrici la “possibilità di scegliere di lavorare” purché in “assoluta sicurezza”. Nel frattempo il dibattito politico prosegue, con le forze di opposizione che vogliono chiarimenti dal governo su quanto è accaduto.

“Abbiamo depositato un’interrogazione urgente dopo che Glovo ha annunciato l’introduzione di incentivi economici ai rider per lavorare anche a 40 gradi”, dice il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto. Ritenendo quella della piattaforma per le consegne “una scelta grave, che per un po’ di soldi in più rischia di mettere a rischio la vita delle persone che lavorano”. Anche i Cinquestelle si muovono sulla stessa direttrice, con un’altra interrogazione alla ministra del Lavoro, Marina Calderone. “Il bonus proposto da Glovo ai rider per incentivarli a lavorare durante le giornate da bollino rosso è indecente. Non si tratta di un sostegno, ma di una vergognosa monetizzazione del rischio”, attacca il senatore pentastellato, Orfeo Mazzella, che accusa l’esecutivo di essere “silente, dimostrando di essere disinteressato alle sorti dei lavoratori più fragili”.

La premier risponde indirettamente alle polemiche, nel videomessaggio inviato in occasione della presentazione della Relazione annuale dell’Inail: “La sicurezza sul lavoro non è mai un costo, magari superfluo che può essere tagliato. È un diritto di ogni lavoratore – sottolinea Giorgia Meloni -, un valore, un dovere che le istituzioni devono promuovere giorno dopo giorno. Il Governo farà sempre la propria parte in questa sfida perché è su temi e priorità come questa che si misura la civiltà di una nazione e quanto un popolo ha a cuore il proprio presente e il proprio futuro. Quindi grazie davvero a tutti e ovviamente vi auguro buon lavoro“. Dal governo anche Gilberto Pichetto Fratin interviene, spiegando che la possibilità di trasformare in strutturali dipende dall’equilibrio da settore a settore, perché “è impossibile generalizzarlo su tutti – spiega il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica -. E’ chiaro che si può anche avere meccanismi che diano una certa flessibilità o immediatezza dell’intervento quando si verificano queste situazioni“.

Alleanza verdi sinistra, invece, decide di mettere nel mirino direttamente il protocollo anti-caldo firmato ieri al ministero del Lavoro con le parti sociali. “Quando gli accordi territoriali lo recepiranno il caldo sarà finito”, punge Franco Mari. “Farlo a luglio è una cosa di cui dovrebbero vergognarsi anziché vantarsi Calderone, Sbarra e l’intera compagnia del governo Meloni”. Il testo, però, continua a ricevere feedback positive dal mondo produttivo.

Dopo la Coldiretti, anche la Cia-Agricoltori italiani lo ritiene “un passo importante per la salvaguardia dei lavoratori agricoli e la sostenibilità del comparto”. L’Inps, intanto, fornisce le indicazioni alle aziende per chiedere la cassa integrazione ordinaria con temperature elevate, spiegando che si può chiedere sia a fronte dell’ordinanza della pubblica autorità, per cause non imputabili all’impresa e ai lavoratori, sia quando le temperature risultino superiori a 35 gradi, anche con temperature “pari o inferiori a 35 gradi centigradi può determinare l’accoglimento della domanda di accesso alle prestazioni di integrazione salariale qualora si prenda in considerazione la valutazione della temperatura percepita, che è più elevata di quella reale”. In questo scenario continuano a muoversi anche le Regioni. Alla lista si aggiungono, infatti, la Basilicata e le Marche: l’ordinanza del governatore, Vito Bardi, prevede la sospensione delle attività lavorative nei cantieri edili nella fascia oraria compresa tra le 12.30 e le 16 nelle giornate in cui la mappa del rischio segnali un livello di rischio ‘alto’; mentre Francesco Acquaroli impone, fino al prossimo 31 agosto, lo stop alle attività lavorative all’aperto e in condizioni di esposizione prolungata al sole, nella fascia oraria 12.30-16, nei settori agricolo, florovivaistico e della logistica, oltre che nei cantieri edili e stradali. Tutti segnali che la situazione straordinaria è sotto la lente delle istituzioni, a qualunque latitudine.

Gadget digitali, salute mentale e una colazione pagata: Jakala punta sul benessere e sul green

Tecnologia, solidarietà, attenzione agli aspetti più umani e alla salute mentale: quattro temi con un solo obiettivo, quello di “restituire” qualcosa alle “persone” e agire quotidianamente per garantire “un forte impatto sociale”. Fare impresa oggi non basta più: serve andare oltre, “personalizzare” l’attenzione ai dipendenti all’interno di un contesto lavorativo e creare quelle piccole “rivoluzioni” capaci di portare fuori dalle sedi – magari diffuse in tutto il mondo – mentalità e valori decisamente ‘classe 2025’. Ne è certo Christian Guerrini, Hr Director di Jakala, player globale specializzato in dati, intelligenza artificiale ed esperienze personalizzate.

Christian Guerrini, Hr Director di Jakala

Ed ecco, allora, che diventa concreta la possibilità di conciliare lavoro e produttività con le due dimensioni – quella sociale e quella privata – che vivono i dipendenti. Anzi, i “jakalers”.  L’azienda – che ha il suo headquarter a Milano – ha scelto la strada della ‘cura’ attraverso iniziative per favorire il benessere fisico e mentale del team. Così, ad esempio grazie alla collaborazione con Unobravo, piattaforma di psicoterapia online, ciascuno ha la possibilità di usufruire di 5 sedute online, “estendibili anche ai relevant others”, spiega Guerrini, cioè a familiari, amici o parenti. Jakala ha lanciato anche ‘Your Time Back, “il programma che valorizza il tempo dei candidati offrendo, per ogni colloquio sostenuto, un voucher Unobravo con accesso gratuito a un numero equivalente di sedute psicologiche, da dedicare al proprio empowerment o benessere personale”, spiega il capo delle risorse umane. In sostanza, chi punta a lavorare per l’azienda, ma non viene assunto, riceverà un certo numero di ore da spendere sulla piattaforma.

Ancora in tema di salute, Jakala offre a tutti i collaboratori un abbonamento annuale a Carol, il servizio di assistenza medica digitale che consente di effettuare consulti e chat illimitati con un medico di fiducia, ricevere prescrizioni rapide e accedere a servizi estesi anche per cinque ‘other relevants’. Per l’azienda, tutto questo ha un ritorno in termini di “maggiore engagement e produttività, riduzione dell’assenteismo e dei costi sanitari, impatto positivo sugli Sdg”, cioè sostenibilità, persone, governance.  Non mancano anche i consulti dedicati alla prevenzione oncologica e i webinar dedicati all’alimentazione vegana e all’impatto che può avere sulla riduzione dell’impronta di CO2.

Sul fronte ambientale, spiega a GEA Christian Guerrini, c’è da sottolineare che Jakala “è plastic free, quindi niente bottigliette d’acqua ma solo distributori” da riempire con le borracce che, ormai da tempo, sono uno dei gadget preferiti dalle imprese. Forse troppo. “Gestiamo circa 30mila candidature all’anno e incontriamo 10mila studenti – dice l’Hr Director – e lasciare un gadget fisico a tutti avrebbe un grande impatto in termini di sostenibilità. Abbiamo quindi creato una piattaforma per digitalizzarlo”. E’ nata quindi l’iniziativa ‘For you’ : attraverso un QR code, le persone accedono a una survey che consente di ricevere un contenuto su misura – come abbonamenti musicali, sportivi o culturali – in base ai propri interessi. In alternativa, è possibile scegliere un contributo per il supporto psicologico o una donazione a progetti a impatto sociale in linea con gli SDGs. “Un progetto – afferma Guerrini – che coniuga personalizzazione, sostenibilità e attenzione alla persona”. Invece della borraccia, insomma, è possibile ricevere, ad esempio, 2 mesi di Now Tv o 1 mese di abbonamento alle palestre Virgin o, ancora, consegne gratuite di Glovo. Tutto personalizzato.

L’attenzione ai jakalers si concentra anche sui piccoli benefit. I dipendenti che lavorano in trasferta ricevono ‘Soldo’, una carta di debito aziendale personalizzata, pensata per eliminare le spese anticipate e semplificare la rendicontazione. Grazie a questa soluzione, tutte le transazioni saranno registrate automaticamente, evitando la necessità di compilare note spese manualmente e riducendo il tempo dedicato ai processi amministrativi. “Un aggiornamento – spiega il responsabile Hr – che non solo garantisce la conformità alle nuove normative, ma rende anche la gestione delle spese aziendali più trasparente ed efficiente”. La carta, però, diventa anche uno strumento con cui l’azienda fa sentire la propria vicinanza ai dipendenti: ad esempio, in occasione della nascita di un figlio, l’azienda “può ricaricarla con il costo di qualche pacco di pannolini”. E se la giornata è proprio brutta e manca quasi la voglia di alzarsi dal letto, sarà Jakala a offrire la colazione: grazie all’app riservata ai dipendenti è possibile, infatti, comunicare il proprio stato d’animo. Se è pessimo e riguarda questioni personali, dopo tre feedback negativi, arriva la ‘coccola’ sotto forma di cornetto e cappuccino. Se, invece, il malessere è legato a questioni lavorative, interviene Hr per tentare di risolverle.

 

Sostegno al reddito per le aree di crisi industriale complessa

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha annunciato l’emanazione del Decreto interministeriale n.989/2025, firmato insieme al Ministero dell’Economia e della Finanze, con cui stabilisce la ripartizione delle risorse destinate al sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e in mobilità in deroga, operanti nelle aree di crisi industriale complessa, come previsto dalla Legge di Bilancio 2025.

“Per il 2025 – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – il Governo ha stanziato 70 milioni di euro destinati al completamento dei piani di recupero occupazionale, di cui all’articolo 44, comma 11-bis del D.Lgs. n. 148/2015, da ripartire tra le Regioni”.

“Le imprese situate in aree di crisi industriale complessa potranno accedere al trattamento straordinario di integrazione salariale per un periodo massimo di 12 mesi per ciascun anno di riferimento. Possono accedere – prosegue Benna – le imprese che, avendo già beneficiato di altri trattamenti di CIGS, si trovano ora nell’impossibilità di ottenere ulteriori interventi ai sensi della normativa vigente”.

Per ottenere il sostegno, le imprese dovranno presentare un piano di recupero occupazionale, corredato da percorsi di politiche attive del lavoro concordati con la Regione, finalizzati al reinserimento lavorativo dei dipendenti.

La domanda di accesso deve essere compilata utilizzando l’apposito modulo disponibile nella sezione modulistica del Ministero del Lavoro e inviata, con gli allegati richiesti all’indirizzo PEC: Dgammortizzatorisociali.div3@pec.lavoro.gov.it. 

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Gli stipendi crescono più dei prezzi in Italia, resta divario con l’Europa

Nel 2024, l’Italia ha registrato un significativo aumento delle buste paga, con l’indice delle retribuzioni orarie in crescita del 3,1% rispetto all’anno precedente, secondo i dati diffusi dall’Istat. Questo miglioramento è stato particolarmente pronunciato nel comparto industriale (+4,6%) e nei servizi privati (+3,4%), con una performance meno favorevole per il settore pubblico, che ha visto una diminuzione significativa.

Un aumento, quello degli stipendi, che per la prima volta in tre anni, ha superato la salita del carovita, cresciuto dell’1% lo scorso anno. A dicembre tuttavia – sottolinea l’Istat – l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie ha registrato un incremento dello 0,1% rispetto a novembre, ma ha mostrato una diminuzione dello 0,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con una performance che è variata notevolmente tra i settori: l’industria ha visto un aumento del 4,8%, i servizi privati del 3,6%, mentre la pubblica amministrazione ha subito un calo del 14,1%, segno delle difficoltà legate al mancato rinnovo dei contratti.

I settori con i maggiori aumenti tendenziali sono stati quello metalmeccanico (+6,4%), legno, carta e stampa (+5,3%) e alimentare (+5,1%). Nonostante questi aumenti, altri settori come l’edilizia, le farmacie private e le telecomunicazioni non hanno invece registrato incrementi significativi. Confesercenti ha sottolineato che, sebbene le retribuzioni siano tornate a crescere in termini reali, la dinamica dei redditi familiari in Italia rimane però inferiore rispetto ad altri grandi paesi europei.

Secondo l’associazione, tra il 2001 e il 2023, il reddito medio annuo pro-capite in Italia è cresciuto del 24,8%, un tasso significativamente inferiore rispetto alla Spagna (+35,9%), alla Francia (+56,3%) e alla Germania (+62,5%). Nel dettaglio, il reddito medio annuo in Italia è aumentato di 6.200 euro, contro gli 8.000 euro della Spagna, i 15.100 euro della Francia e i 17.800 euro della Germania. A causa di questi aumenti disomogenei, il reddito medio italiano, pari a 31.200 euro, è inferiore del 33% rispetto a quello tedesco (46.300 euro) e del 25,5% rispetto a quello francese (41.900 euro). E sebbene l’Italia mantenga un lieve vantaggio sulla Spagna (30.300 euro), il divario si è ridotto notevolmente, passando da 2.700 euro nel 2001 a solo 900 euro nel 2023. “A pesare negativamente sulla situazione è anche l’elevata incidenza del prelievo fiscale“, con Confesercenti che ha ribadito “l’urgenza di una riforma fiscale. Sebbene una riforma fosse attesa per correggere queste distorsioni, la sua attuazione è ancora in sospeso e ora è ulteriormente complicata dalle recenti revisioni del Pil“.

Sostenibilità, le prime 5 province per numero di green jobs attivati: Milano in testa

La rilevazione 2023 contenuta nel Rapporto GreenItaly realizzato dalla Fondazione Symbola, da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne, evidenzia la marcata crescita delle attivazioni di green jobs. A livello provinciale, come si vede nell’infografica INTERATTIVA di GEA, Milano fa registrare il maggior numero di attivazioni green: 203.550 unità, +9,2% rispetto al 2022, pari al 10,6% del totale dei nuovi contratti green jobs su scala nazionale. Nelle prime quattro province (Milano, Roma, Napoli e Torino) sono concentrate il 25,9% delle nuove attivazioni green attese nel 2023 (24,9% nel 2022). In termini di incidenza dei nuovi contratti di green jobs sul totale dei nuovi contratti della provincia, i valori più elevati si registrano nelle province di Caltanissetta e Piacenza (50,9%), Lodi (47,9%) e Bergamo (45,1%).

Imprese, Benna (Cnpr): 10mila aziende italiane hanno introdotto intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale sta evolvendo rapidamente e promette prestazioni simili a quelle umane. Secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, ‘le macchine’ avranno un forte impatto sul mondo del lavoro: l’IA influenzerà fino al 40% dei posti di lavoro, con un incremento al 60% nelle economie più avanzate.

Se una metà delle professioni potrebbe trarre benefici, in termini di produttività, dall’introduzione dell’IA, l’altra metà riscontrerà una riduzione della domanda, con una conseguente riduzione dei salari o la scomparsa di alcune mansioni.

“Secondo il VI Rapporto dell’Osservatorio di 4.Manager, molte imprese italiane stanno cercando di integrare l’IA per ottimizzare i processi aziendali. Nel 2023 – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – circa 10mila aziende italiane hanno introdotto l’IA, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente”.

Il 48,1% delle imprese utilizza l’IA per migliorare la produzione, mentre il 40% la impiega in modo collaborativo, mantenendo comunque il contributo umano.

Nonostante l’IA stia mettendo in atto una vera e propria rivoluzione, il vero valore continua a risiedere nell’intelligenza umana. Difatti, solo il 23,8% delle imprese è realmente pronto a integrare l’IA nei propri processi.

Altro aspetto da non sottovalutare è la carenza di personale qualificato per ruoli come l’IA Integration Specialist, Chief Data Officer e IA Strategy Director. Questo divario di competenze – conclude Benna- è dovuto anche a un livello insufficiente di formazione, con il 46% della popolazione italiana che possiede competenze digitali di base”.