Sostenibilità, le prime 5 province per numero di green jobs attivati: Milano in testa

La rilevazione 2023 contenuta nel Rapporto GreenItaly realizzato dalla Fondazione Symbola, da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne, evidenzia la marcata crescita delle attivazioni di green jobs. A livello provinciale, come si vede nell’infografica INTERATTIVA di GEA, Milano fa registrare il maggior numero di attivazioni green: 203.550 unità, +9,2% rispetto al 2022, pari al 10,6% del totale dei nuovi contratti green jobs su scala nazionale. Nelle prime quattro province (Milano, Roma, Napoli e Torino) sono concentrate il 25,9% delle nuove attivazioni green attese nel 2023 (24,9% nel 2022). In termini di incidenza dei nuovi contratti di green jobs sul totale dei nuovi contratti della provincia, i valori più elevati si registrano nelle province di Caltanissetta e Piacenza (50,9%), Lodi (47,9%) e Bergamo (45,1%).

Imprese, Benna (Cnpr): 10mila aziende italiane hanno introdotto intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale sta evolvendo rapidamente e promette prestazioni simili a quelle umane. Secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, ‘le macchine’ avranno un forte impatto sul mondo del lavoro: l’IA influenzerà fino al 40% dei posti di lavoro, con un incremento al 60% nelle economie più avanzate.

Se una metà delle professioni potrebbe trarre benefici, in termini di produttività, dall’introduzione dell’IA, l’altra metà riscontrerà una riduzione della domanda, con una conseguente riduzione dei salari o la scomparsa di alcune mansioni.

“Secondo il VI Rapporto dell’Osservatorio di 4.Manager, molte imprese italiane stanno cercando di integrare l’IA per ottimizzare i processi aziendali. Nel 2023 – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – circa 10mila aziende italiane hanno introdotto l’IA, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente”.

Il 48,1% delle imprese utilizza l’IA per migliorare la produzione, mentre il 40% la impiega in modo collaborativo, mantenendo comunque il contributo umano.

Nonostante l’IA stia mettendo in atto una vera e propria rivoluzione, il vero valore continua a risiedere nell’intelligenza umana. Difatti, solo il 23,8% delle imprese è realmente pronto a integrare l’IA nei propri processi.

Altro aspetto da non sottovalutare è la carenza di personale qualificato per ruoli come l’IA Integration Specialist, Chief Data Officer e IA Strategy Director. Questo divario di competenze – conclude Benna- è dovuto anche a un livello insufficiente di formazione, con il 46% della popolazione italiana che possiede competenze digitali di base”.

Caldo record, ammortizzatori sociali per i lavoratori

Il Decreto Agricoltura ha introdotto nuove disposizioni che facilitano l’accesso agli ammortizzatori sociali per i datori di lavoro agricoli e per alcune categorie del settore edile e lapideo, in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa a causa di eventi meteorologici avversi.

“La Cassa Integrazione Speciale Operai Agricoli, che sarà valida dal 14 luglio al 31 dicembre 2024, è destinata agli operai agricoli a tempo indeterminato – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – che hanno riscontrato una riduzione dell’attività pari almeno alla metà dell’orario giornaliero contrattualmente stabilito”.

Le domande vanno presentate entro 15 giorni dall’inizio dell’evento di sospensione o riduzione.

“La Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, valida dal 1° luglio al 31 dicembre 2024 – prosegue Benna – è destinata ai datori di lavori nei settori edile, lapideo e delle escavazioni che riscontrano una sospensione o riduzione dell’attività per eventi oggettivamente non evitabili (EONE)”.

Le domande vanno presentate entro la fine del mese successivo all’inizio dell’evento di sospensione o riduzione.

caldo record

Allarme Onu: “Numero impressionante lavoratori esposti a rischi per la salute legati al cambiamento climatico”

Un numero “sbalorditivo” di lavoratori è esposto a un cocktail tossico di rischi per la salute legati al cambiamento climatico e non è sufficientemente protetto dalle normative esistenti. E’ l’avvertimento che lancia l’Onu, spiegando che i cambiamenti climatici causati dalle attività umane stanno già avendo un grave impatto sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori di tutto il mondo, che spesso sono i primi a subire le conseguenze più dannose. I dati sono contenuti in un rapporto intitolato ‘Garantire la sicurezza e la salute sul lavoro nell’era dei cambiamenti climatici’ diffuso dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo).

Un numero impressionante di lavoratori è già esposto ai rischi associati al cambiamento climatico sul posto di lavoro e queste cifre sono destinate a peggiorare“, sottolinea l’Ilo. Il caldo eccessivo è la minaccia più evidente. Secondo l’Ilo, quasi il 71% della forza lavoro globale, ovvero 2,4 miliardi di lavoratori, rischia di essere esposto al caldo eccessivo in qualche momento del proprio lavoro, spiega l’organizzazione, che basa le proprie stime sui dati del 2020. Vent’anni fa la percentuale era del 65,5%.

Oltre al caldo eccessivo, i lavoratori agricoli, i lavoratori stradali, i lavoratori edili e altri che svolgono lavori faticosi in climi caldi possono essere esposti a un cocktail di rischi, sottolinea il rapporto: raggi UV, inquinamento atmosferico, malattie trasmesse da vettori (come la malaria o la febbre dengue, la cui portata geografica è influenzata dal riscaldamento globale) e prodotti agrochimici. Anche le persone che lavorano in ambienti interni caldi o in spazi chiusi poco ventilati sono a rischio significativo. “I lavoratori sono tra i più esposti ai rischi associati al cambiamento climatico, eppure spesso non hanno altra scelta che continuare a lavorare, anche se le condizioni sono pericolose“, si legge nel rapporto.

Secondo l’Ilo, ogni anno si registrano quasi 23 milioni di incidenti sul lavoro attribuiti al caldo eccessivo, che costano circa 19.000 vite all’anno. Il rapporto “rileva che molti problemi di salute dei lavoratori sono stati collegati al cambiamento climatico, tra cui cancro, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie, disfunzioni renali e problemi di salute mentale“. Ad esempio, l’Ilo stima che 1,6 miliardi di lavoratori in tutto il mondo siano esposti ogni anno ai raggi ultravioletti del sole, con oltre 18.960 decessi legati al lavoro ogni anno per cancro alla pelle non melanoma.

È chiaro che i cambiamenti climatici stanno già creando ulteriori rischi significativi per la salute dei lavoratori“, ha dichiarato Manal Azzi, responsabile del team Salute e sicurezza sul lavoro dell’organizzazione, citata in un comunicato. “È essenziale prestare attenzione a questi avvertimenti. Le considerazioni sulla salute e la sicurezza sul lavoro devono essere parte integrante delle nostre risposte al cambiamento climatico, sia in termini di politiche che di azioni“, ha sottolineato. “Lavorare in un ambiente sano e sicuro è riconosciuto come uno dei principi e dei diritti fondamentali dell’OIL sul lavoro. Dobbiamo rispettare questo impegno nel contesto del cambiamento climatico, come in tutti gli altri aspetti del lavoro“, ha insistito Manal Azzi. L’Ilo ritiene che l’evoluzione e l’intensificazione dei rischi legati al cambiamento climatico potrebbero costringere i Paesi a rivalutare la legislazione esistente o a creare nuovi regolamenti e linee guida per garantire un’adeguata protezione dei lavoratori.

L’impronta di carbonio si dimezza con lo smart working, ma conta anche lo stile di vita

L’impronta di carbonio di un lavoratore in smart working può essere inferiore del 54% rispetto a chi, invece, lavora in sede, ma gli stili di vita e le modalità di lavoro giocano un ruolo essenziale nel determinare i benefici ambientali di questa forma di occupazione. Ad analizzare la questione – divenuta di grande attualità con la pandemia – è uno studio della Cornell University e di Microsoft, pubblicato nei Proceedings of the National Academy of Sciences. La ricerca rivela anche che i cosiddetti lavoratori ‘ibridi’ – cioè chi sta a casa da due a quattro giorni alla settimana – possono ridurre la loro impronta di carbonio dall’11% al 29%, mentre lo smart working un solo giorno alla settimana dà risultati più trascurabili, riducendo l’impronta di carbonio solo del 2%.

“Il lavoro a distanza non è a zero emissioni di carbonio e i benefici di quello ibrido non sono perfettamente lineari”, spiega l’autore dello studio, Fengqi You, professore di ingegneria dei sistemi energetici alla Cornell. “Tutti sanno che senza pendolarismo si risparmia sull’energia dei trasporti – dice – ma ci sono sempre gli effetti dello stile di vita e molti altri fattori”.

Secondo la ricerca, i principali elementi che contribuiscono all’impronta di carbonio dei lavoratori in sede e di quelli ibridi sono gli spostamenti e l’uso dell’energia in ufficio. Questo non sorprende i ricercatori che quantificano l’impatto dello smart working sull’ambiente, ma Cornell e Microsoft hanno utilizzato i dati di un sondaggio e la modellazione per incorporare fattori a volte trascurati nel calcolo dell’impronta di carbonio, tra cui l’uso di energia residenziale, la distanza e il modo di trasporto, l’uso di dispositivi di comunicazione, il numero di membri della famiglia e la configurazione dell’ufficio, come la condivisione dei posti e le dimensioni dell’edificio.

Molte le scoperte fatte dagli autori. Intanto, gli spostamenti non pendolari, come quelli per le attività sociali e ricreative, diventano più significativi con l’aumentare del numero di giorni di lavoro a distanza. Inoltre, condividere i posti a sedere in presenza può ridurre l’impronta di carbonio del 28%. E, ancora, i lavoratori ibridi tendono a spostarsi più lontano rispetto ai lavoratori in sede a causa delle differenze nelle scelte abitative. Gli effetti del lavoro remoto e ibrido sulle tecnologie di comunicazione, come l’uso di computer, telefono e internet, invece, hanno un impatto trascurabile sull’impronta di carbonio complessiva.

“Il lavoro remoto e ibrido mostra un grande potenziale di riduzione dell’impronta di carbonio, ma quali sono i comportamenti che le aziende e altri responsabili politici dovrebbero incoraggiare per massimizzare i benefici?”, dice Longqi Yang, principal applied research manager di Microsoft e autore dello studio. “I risultati suggeriscono che le organizzazioni dovrebbero dare priorità ai miglioramenti dello stile di vita e del luogo di lavoro”.

Secondo Yang, dallo studio emerge che le aziende e i responsabili politici dovrebbero concentrarsi anche sull‘incentivazione del trasporto pubblico rispetto all’auto, sull’eliminazione degli uffici per i lavoratori a distanza e sul miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici adibiti a ufficio. “A livello globale, ogni persona, ogni Paese e ogni settore ha questo tipo di opportunità con il lavoro a distanza. Come potrebbero i benefici combinati cambiare il mondo intero? Questo è un aspetto che vogliamo davvero approfondire”, dice Yanqiu Tao, dottorando e primo autore dello studio.

Lo studio si basa su un lavoro sostenuto dalla National Science Foundation e si è avvalso di dati provenienti da Microsoft, dall’American Time Use Survey, dal National Household Travel Survey e dal Residential Energy Consumption Survey.

Un piano europeo per mestieri ‘verdi’. Si inizia a ragionarne

Il 20 gennaio scorso, tre mesi e mezzo fa, su questa rubrica scrivevo: “Vorrei vedere un quadro di proposte ed interventi generali e, accanto ad ogni proposta legislativa per l’industria green, una proposta sul ‘lavoro green’ cioè sulle ricadute sociali e i possibili rimedi. Anche perché questo sì aiuterebbe i cittadini a condividere le scelte”.

Il 4 maggio una prima risposta è arrivata. È solo una proposta di “ragionamento”, ma viene da una fonte autorevole, il commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni, il quale parlando al Brussels Economic Forum ha auspicato proprio questa cosa. Si discuteva la questione del mercato del lavoro in questi mesi nell’Unione europea, e Gentiloni ha riconosciuto che “è evidente che è sotto pressione. Le attività tradizionali stanno riducendosi, le nuove politiche economiche ed industriali richiedono figure professionali nuove, spesso non ancora disponibili. Pensiamo, tanto per stare ad un dibattito recente, alla diffusione delle auto elettriche, che, obbligatorie o meno dal 2035, già nell’ultimo paio d’anni hanno visto un’impennata nelle vendite. Serviranno nuovi “meccanici”, nuovi tecnici per i sistemi di ricarica. Dunque professionalità spesso da creare quasi dal nulla.

Per affrontare queste esigenze, dice Gentiloni, “un meccanismo europeo di finanziamento per riqualifica professionale e nuove competenze sarebbe un argomento interessante su cui discutere nei prossimi mesi. Forse sarebbe stato meglio dire “da subito”, ma il concetto è comunque chiaro, e condivisibile. Il Commissario non parla di un nuovo Sure, il meccanismo europeo a sostegno dell’occupazione varato sulla scia della crisi prodotto dalla pandemia di COVID-19, perché “non sarebbe possibile date le situazioni attuali in cui ci troviamo”. Ma ipotizza un qualcosa che, aiutando le necessità dell’industria, vada anche incontro alla necessità dei lavoratori, nuovi e, si spera anche i vecchi, di avere un’occupazione.

L’aspetto della transizione lavorativa che discende dalla transizione climatica è infatti decisivo, sia dal punto di vista sociale sia da quello industriale. Non dimentichiamo che il cambiamento al quale si lavora è per le generazioni presenti, ma in particolare per le future. Dobbiamo, sin da ora dare la possibilità ai lavoratori di esserci. Un ambiente più sano avrebbe uno scarso impatto nella qualità delle vite se non fosse accompagnato da una società più sana.

La protesta francese contro la riforma delle pensioni: “Il progetto ignora la crisi climatica già in atto”

Mondo del lavoro, riforme e crisi climatica. La protesta che martedì ha paralizzato la Francia con migliaia di lavoratori in piazza per protestare contro la politica del Presidente transalpino Macron, ha evidenziato anche lo stretto rapporto che lega le politiche del lavoro al rispetto dell’ambiente e del pianeta. Le organizzazioni sociali e climatiche si sono unite alla marcia sotto la bandiera dell’Alleanza sociale e ambientale.

“Il progetto di riforma ignora la crisi climatica già in atto” a Parigi nel lungo corteo che si snoda lungo il centro della capitale il direttore di Greenpeace Francia Jean-François Julliard guida una delegazione dell’associazione ambientalista: “Il fatto che lavoriamo di più, sul scala settimanale, mensile o di una vita, equivale necessariamente a estrarre sempre più risorse naturali, a consumare sempre più energia, a mantenere questo sistema che ci ha portato a un’impasse climatica” dice Juillard. “Quindi, se vogliamo davvero lottare contro il cambiamento climatico e proteggere la biodiversità, dobbiamo anche mettere in discussione il nostro rapporto con il lavoro, mettere in discussione il posto del lavoro nelle nostre vite e nelle nostre società”.

Lo sciopero generale di martedì è stata la terza giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni voluta dal Governo del Presidente Emmanuel Macron: il nodo fondamentale è lo slittamento dell’età pensionabile minima. Questa verrà verrà fatta slittare di tre mesi l’anno, passando dai 62 attuali ai 64 nel 2030. Altro Un punto controverso della riforma è quello che riguarda la cancellazione dei regimi speciali di cui oggi beneficiano varo settori dell’Industria d’oltralpe. L’Eliseo e l’Esecutico francese sostengono che il sistema pensionistico vada incontro ad un prossimo collasso a causa dell’inevitabile invecchiamento della popolazione, che porterà il numero crescente di pensionati a non essere più sostenibile.

Bonus ‘caro bollette’ ai collaboratori sportivi

Erogazione del bonus ‘caro bollette’ ai collaboratori sportivi. Sport e Salute S.p.A. ha ricevuto da parte dell’INPS i dati necessari per definire la platea dei beneficiari del bonus una tantum di 200 euro, istituito dall’art.32, comma 12, secondo periodo, del D.L. n.50/2022.

La società ha inoltre fornito le indicazioni che occorre seguire per accedere alla piattaforma dove, ove necessario, è possibile modificare l’Iban comunicato in sede di domanda per le indennità Covid-19.

Qualora non venga effettuata la comunicazione di nuovi riferimenti bancari – evidenzia Paolo Longoni, consigliere d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – anche il pagamento verrà effettuato presso quelli precedentemente comunicati”.
L’art.19 del Dl Aiuti-ter ha previsto il riconoscimento di una somma di 150 euro, a titolo d’indennità una tantum, ai pensionati con reddito fino a 20 mila euro, nonché a percettori di prestazioni assistenziali, titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, dottorandi e assegnisti di ricerca, collaboratori sportivi, lavoratori stagionali, a tempo determinato e intermittenti, lavoratori domestici, lavoratori agricoli, lavoratori autonomi privi di partita IVA e nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza.
“Il comma 12 del citato articolo 19 – prosegue Longoni – prevede la suddetta indennità per i collaboratori sportivi che siano stati beneficiari di una delle indennità connesse all’emergenza Covid-19”.

L’erogazione del Bonus di 150 euro avverrà in un secondo momento, in seguito – come ha comunicato la Società, ad ulteriori procedure in corso di svolgimento da parte dell’INPS.

Papa

Papa a industriali: “La terra non reggerà impatto del capitalismo”

Cambiare il paradigma economico e fare di più, molto di più, per l’ambiente o “la terra non reggerà l’impatto del capitalismo. È la richiesta di Papa Francesco agli industriali italiani ricevuti in udienza, in Aula Paolo VI.

A una platea di circa 5mila industriali in giacca e cravatta, il papa ecologista domanda “creatività e innovazione“, salvaguardia del Creato come “obiettivo diretto e immediato“, per non lasciare alle prossime generazioni un Pianeta “troppo ferito, forse invivibile“.

Il momento non è semplice, ammette: “Anche il mondo dell’impresa sta soffrendo molto“, scandisce Francesco. Le imprese sono state piegate dalla pandemia prima e dalla guerra in Ucraina poi, “con la crisi energetica che ne sta derivando“: “In questa crisi soffre anche il buon imprenditore, che ha la responsabilità della sua azienda, dei posti di lavoro, che sente su di sé le incertezze e i rischi“.

Un allarme che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, conferma e rilancia: “Oggi, a procurarci grande preoccupazione non sono solo gli effetti della spaventosa guerra in corso in Ucraina, i costi dell’energia e la perdurante bassa occupazione nel nostro Paese, ma l’onda di smarrimento, sfiducia e sofferenza sociale che esprime una parte troppo vasta della società italiana“.

Il presidente degli industriali parla di un Paese “smarrito, diviso, ingiusto con troppi dei suoi figli e con lo sguardo schiacciato sui bisogni del presente“.

Ma il Pontefice assicura che un nuovo modello economico è in costruzione e che l’attenzione è tutta all’uomo, alla dignità, al tentativo di “dare una risposta, insieme a tutti gli altri attori della società, convinti che la direzione verso cui andare è quella di garantire il lavoro, che è certamente la questione chiave“.

Barbie

La prima Barbie ecosostenibile celebra la scienziata Jane Goodall

Dimenticatevi la Barbie in bikini, occupata soltanto a prendere il sole vicino a Ken. La bambola più conosciuta del mondo diventa ecosostenibile e si trasforma in una delle donne più straordinarie del mondo, l’etologa e ambientalista britannica Jane Goodall, 88 anni. La Mattel, infatti, ha annunciato l’arrivo nei negozi di una Barbie ispirata alla scienziata, che fa parte della serie ‘Ispiring Woman’ ed è realizzata con materiali carbon neutral, certificati da Climate Impact Partners, “che dimostra – spiega Lisa McKnight, Executive Vice President and Global Head of Barbie and Dolls di Mattel – il nostro impegno nella creazione di un futuro più sostenibile“. Quella di Goodall si unisce alla schiera di Barbie dedicata a grandi donne, come Eleanor Roosevelt, Ida B. Wells, Billie Jean King e Maya Angelou.

I bambini e le bambine, ha ricordato McKnight, “hanno bisogno di più modelli come la dottoressa Jane Goodall, perché immaginare di poter essere qualsiasi cosa è solo l’inizio: vederlo fa la differenza. Ci auguriamo che il nostro omaggio a una pioniera rivoluzionaria per le donne nella scienza ispirino i bambini a saperne di più sulle carriere green e su come possano proteggere il pianeta nonché a recitare storie di sostenibilità attraverso il gioco delle bambole“.

L’uscita della Barbie arriva quasi in contemporanea con la Giornata mondiale dello scimpanzé, che si svolge il 14 luglio, e in occasione del 62esimo anniversario del primo viaggio di Goodall nella foresta del Parco nazionale di Gombe, in Tanzania, che le ha rivoluzionato la vita. La scienziata britannica è una delle più grandi studiose del mondo di primati; fondatrice del Jane Goodall Institute, che si occupa di ricerca, di educazione e di conservazione, dal 2002 è messaggera di pace dell’Onu e nel 2011 è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Durante tutta la mia carriera – racconta Goodall – ho voluto aiutare i bambini a essere curiosi e ad esplorare il mondo che li circonda, proprio come ho fatto io quando ho viaggiato per la prima volta in Tanzania 62 anni fa. Sono entusiasta di collaborare con Barbie e incoraggiare i più piccoli a imparare dal loro ambiente e sentire che possono fare la differenza“. “Attraverso questa partnership – ha aggiunto – spero di ispirare la prossima generazione di eco-leader a unirsi a me nella protezione del nostro pianeta e ricordare loro che possono essere qualsiasi cosa, ovunque: sul campo, in laboratorio e al tavolo“.

In collaborazione con il Jane Goodall Institute, Barbie introduce anche il Career of the Year Eco-Leadership Team 2022, che comprende quattro ‘mestieri’ dedicati alla protezione del pianeta e alla promozione della sostenibilità in diversi modi. Questo set è progettato per incoraggiare i bambini a raccontare le proprie storie di sostenibilità e a saperne di più sulle future carriere con cui potrebbero non avere familiarità, tra cui Chief Sustainability Officer, Conservation Scientist, Renewable Energy Engineer e Environmental Advocate.

La Barbie si aggiunge a un elenco crescente di lanci che permetteranno a Mattel di raggiungere il 100% di materie plastiche riciclate, riciclabili o a base biologica in tutti i prodotti e imballaggi entro il 2030.

(Photo credits: Chris DELMAS / AFP)