Caldo, Glovo fa marcia indietro sui bonus. Inps: Cig con 35 gradi, anche percepiti

Dopo la presa di posizione dei sindacati e la eco mediatica sul caso, Glovo fa marcia indietro e sospende i bonus per i rider che lavorano con le alte temperature. La proposta inviata ai propri collaboratori prevedeva il 2% per chi lavora con temperature tra i 32 e i 36 gradi, del 4% per temperature tra 36 e 40 gradi e dell’8% oltre i 40. Durante l’incontro con la Felsa Cisl, però, l’azienda accetta di spostare la discussione all’interno di un confronto sindacale che si svolgerà nei prossimi giorni e che, soprattutto, lascia ai lavoratori e alle lavoratrici la “possibilità di scegliere di lavorare” purché in “assoluta sicurezza”. Nel frattempo il dibattito politico prosegue, con le forze di opposizione che vogliono chiarimenti dal governo su quanto è accaduto.

“Abbiamo depositato un’interrogazione urgente dopo che Glovo ha annunciato l’introduzione di incentivi economici ai rider per lavorare anche a 40 gradi”, dice il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto. Ritenendo quella della piattaforma per le consegne “una scelta grave, che per un po’ di soldi in più rischia di mettere a rischio la vita delle persone che lavorano”. Anche i Cinquestelle si muovono sulla stessa direttrice, con un’altra interrogazione alla ministra del Lavoro, Marina Calderone. “Il bonus proposto da Glovo ai rider per incentivarli a lavorare durante le giornate da bollino rosso è indecente. Non si tratta di un sostegno, ma di una vergognosa monetizzazione del rischio”, attacca il senatore pentastellato, Orfeo Mazzella, che accusa l’esecutivo di essere “silente, dimostrando di essere disinteressato alle sorti dei lavoratori più fragili”.

La premier risponde indirettamente alle polemiche, nel videomessaggio inviato in occasione della presentazione della Relazione annuale dell’Inail: “La sicurezza sul lavoro non è mai un costo, magari superfluo che può essere tagliato. È un diritto di ogni lavoratore – sottolinea Giorgia Meloni -, un valore, un dovere che le istituzioni devono promuovere giorno dopo giorno. Il Governo farà sempre la propria parte in questa sfida perché è su temi e priorità come questa che si misura la civiltà di una nazione e quanto un popolo ha a cuore il proprio presente e il proprio futuro. Quindi grazie davvero a tutti e ovviamente vi auguro buon lavoro“. Dal governo anche Gilberto Pichetto Fratin interviene, spiegando che la possibilità di trasformare in strutturali dipende dall’equilibrio da settore a settore, perché “è impossibile generalizzarlo su tutti – spiega il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica -. E’ chiaro che si può anche avere meccanismi che diano una certa flessibilità o immediatezza dell’intervento quando si verificano queste situazioni“.

Alleanza verdi sinistra, invece, decide di mettere nel mirino direttamente il protocollo anti-caldo firmato ieri al ministero del Lavoro con le parti sociali. “Quando gli accordi territoriali lo recepiranno il caldo sarà finito”, punge Franco Mari. “Farlo a luglio è una cosa di cui dovrebbero vergognarsi anziché vantarsi Calderone, Sbarra e l’intera compagnia del governo Meloni”. Il testo, però, continua a ricevere feedback positive dal mondo produttivo.

Dopo la Coldiretti, anche la Cia-Agricoltori italiani lo ritiene “un passo importante per la salvaguardia dei lavoratori agricoli e la sostenibilità del comparto”. L’Inps, intanto, fornisce le indicazioni alle aziende per chiedere la cassa integrazione ordinaria con temperature elevate, spiegando che si può chiedere sia a fronte dell’ordinanza della pubblica autorità, per cause non imputabili all’impresa e ai lavoratori, sia quando le temperature risultino superiori a 35 gradi, anche con temperature “pari o inferiori a 35 gradi centigradi può determinare l’accoglimento della domanda di accesso alle prestazioni di integrazione salariale qualora si prenda in considerazione la valutazione della temperatura percepita, che è più elevata di quella reale”. In questo scenario continuano a muoversi anche le Regioni. Alla lista si aggiungono, infatti, la Basilicata e le Marche: l’ordinanza del governatore, Vito Bardi, prevede la sospensione delle attività lavorative nei cantieri edili nella fascia oraria compresa tra le 12.30 e le 16 nelle giornate in cui la mappa del rischio segnali un livello di rischio ‘alto’; mentre Francesco Acquaroli impone, fino al prossimo 31 agosto, lo stop alle attività lavorative all’aperto e in condizioni di esposizione prolungata al sole, nella fascia oraria 12.30-16, nei settori agricolo, florovivaistico e della logistica, oltre che nei cantieri edili e stradali. Tutti segnali che la situazione straordinaria è sotto la lente delle istituzioni, a qualunque latitudine.

Gadget digitali, salute mentale e una colazione pagata: Jakala punta sul benessere e sul green

Tecnologia, solidarietà, attenzione agli aspetti più umani e alla salute mentale: quattro temi con un solo obiettivo, quello di “restituire” qualcosa alle “persone” e agire quotidianamente per garantire “un forte impatto sociale”. Fare impresa oggi non basta più: serve andare oltre, “personalizzare” l’attenzione ai dipendenti all’interno di un contesto lavorativo e creare quelle piccole “rivoluzioni” capaci di portare fuori dalle sedi – magari diffuse in tutto il mondo – mentalità e valori decisamente ‘classe 2025’. Ne è certo Christian Guerrini, Hr Director di Jakala, player globale specializzato in dati, intelligenza artificiale ed esperienze personalizzate.

Christian Guerrini, Hr Director di Jakala

Ed ecco, allora, che diventa concreta la possibilità di conciliare lavoro e produttività con le due dimensioni – quella sociale e quella privata – che vivono i dipendenti. Anzi, i “jakalers”.  L’azienda – che ha il suo headquarter a Milano – ha scelto la strada della ‘cura’ attraverso iniziative per favorire il benessere fisico e mentale del team. Così, ad esempio grazie alla collaborazione con Unobravo, piattaforma di psicoterapia online, ciascuno ha la possibilità di usufruire di 5 sedute online, “estendibili anche ai relevant others”, spiega Guerrini, cioè a familiari, amici o parenti. Jakala ha lanciato anche ‘Your Time Back, “il programma che valorizza il tempo dei candidati offrendo, per ogni colloquio sostenuto, un voucher Unobravo con accesso gratuito a un numero equivalente di sedute psicologiche, da dedicare al proprio empowerment o benessere personale”, spiega il capo delle risorse umane. In sostanza, chi punta a lavorare per l’azienda, ma non viene assunto, riceverà un certo numero di ore da spendere sulla piattaforma.

Ancora in tema di salute, Jakala offre a tutti i collaboratori un abbonamento annuale a Carol, il servizio di assistenza medica digitale che consente di effettuare consulti e chat illimitati con un medico di fiducia, ricevere prescrizioni rapide e accedere a servizi estesi anche per cinque ‘other relevants’. Per l’azienda, tutto questo ha un ritorno in termini di “maggiore engagement e produttività, riduzione dell’assenteismo e dei costi sanitari, impatto positivo sugli Sdg”, cioè sostenibilità, persone, governance.  Non mancano anche i consulti dedicati alla prevenzione oncologica e i webinar dedicati all’alimentazione vegana e all’impatto che può avere sulla riduzione dell’impronta di CO2.

Sul fronte ambientale, spiega a GEA Christian Guerrini, c’è da sottolineare che Jakala “è plastic free, quindi niente bottigliette d’acqua ma solo distributori” da riempire con le borracce che, ormai da tempo, sono uno dei gadget preferiti dalle imprese. Forse troppo. “Gestiamo circa 30mila candidature all’anno e incontriamo 10mila studenti – dice l’Hr Director – e lasciare un gadget fisico a tutti avrebbe un grande impatto in termini di sostenibilità. Abbiamo quindi creato una piattaforma per digitalizzarlo”. E’ nata quindi l’iniziativa ‘For you’ : attraverso un QR code, le persone accedono a una survey che consente di ricevere un contenuto su misura – come abbonamenti musicali, sportivi o culturali – in base ai propri interessi. In alternativa, è possibile scegliere un contributo per il supporto psicologico o una donazione a progetti a impatto sociale in linea con gli SDGs. “Un progetto – afferma Guerrini – che coniuga personalizzazione, sostenibilità e attenzione alla persona”. Invece della borraccia, insomma, è possibile ricevere, ad esempio, 2 mesi di Now Tv o 1 mese di abbonamento alle palestre Virgin o, ancora, consegne gratuite di Glovo. Tutto personalizzato.

L’attenzione ai jakalers si concentra anche sui piccoli benefit. I dipendenti che lavorano in trasferta ricevono ‘Soldo’, una carta di debito aziendale personalizzata, pensata per eliminare le spese anticipate e semplificare la rendicontazione. Grazie a questa soluzione, tutte le transazioni saranno registrate automaticamente, evitando la necessità di compilare note spese manualmente e riducendo il tempo dedicato ai processi amministrativi. “Un aggiornamento – spiega il responsabile Hr – che non solo garantisce la conformità alle nuove normative, ma rende anche la gestione delle spese aziendali più trasparente ed efficiente”. La carta, però, diventa anche uno strumento con cui l’azienda fa sentire la propria vicinanza ai dipendenti: ad esempio, in occasione della nascita di un figlio, l’azienda “può ricaricarla con il costo di qualche pacco di pannolini”. E se la giornata è proprio brutta e manca quasi la voglia di alzarsi dal letto, sarà Jakala a offrire la colazione: grazie all’app riservata ai dipendenti è possibile, infatti, comunicare il proprio stato d’animo. Se è pessimo e riguarda questioni personali, dopo tre feedback negativi, arriva la ‘coccola’ sotto forma di cornetto e cappuccino. Se, invece, il malessere è legato a questioni lavorative, interviene Hr per tentare di risolverle.

 

Sostegno al reddito per le aree di crisi industriale complessa

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha annunciato l’emanazione del Decreto interministeriale n.989/2025, firmato insieme al Ministero dell’Economia e della Finanze, con cui stabilisce la ripartizione delle risorse destinate al sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e in mobilità in deroga, operanti nelle aree di crisi industriale complessa, come previsto dalla Legge di Bilancio 2025.

“Per il 2025 – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – il Governo ha stanziato 70 milioni di euro destinati al completamento dei piani di recupero occupazionale, di cui all’articolo 44, comma 11-bis del D.Lgs. n. 148/2015, da ripartire tra le Regioni”.

“Le imprese situate in aree di crisi industriale complessa potranno accedere al trattamento straordinario di integrazione salariale per un periodo massimo di 12 mesi per ciascun anno di riferimento. Possono accedere – prosegue Benna – le imprese che, avendo già beneficiato di altri trattamenti di CIGS, si trovano ora nell’impossibilità di ottenere ulteriori interventi ai sensi della normativa vigente”.

Per ottenere il sostegno, le imprese dovranno presentare un piano di recupero occupazionale, corredato da percorsi di politiche attive del lavoro concordati con la Regione, finalizzati al reinserimento lavorativo dei dipendenti.

La domanda di accesso deve essere compilata utilizzando l’apposito modulo disponibile nella sezione modulistica del Ministero del Lavoro e inviata, con gli allegati richiesti all’indirizzo PEC: Dgammortizzatorisociali.div3@pec.lavoro.gov.it. 

Tags:

Gli stipendi crescono più dei prezzi in Italia, resta divario con l’Europa

Nel 2024, l’Italia ha registrato un significativo aumento delle buste paga, con l’indice delle retribuzioni orarie in crescita del 3,1% rispetto all’anno precedente, secondo i dati diffusi dall’Istat. Questo miglioramento è stato particolarmente pronunciato nel comparto industriale (+4,6%) e nei servizi privati (+3,4%), con una performance meno favorevole per il settore pubblico, che ha visto una diminuzione significativa.

Un aumento, quello degli stipendi, che per la prima volta in tre anni, ha superato la salita del carovita, cresciuto dell’1% lo scorso anno. A dicembre tuttavia – sottolinea l’Istat – l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie ha registrato un incremento dello 0,1% rispetto a novembre, ma ha mostrato una diminuzione dello 0,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con una performance che è variata notevolmente tra i settori: l’industria ha visto un aumento del 4,8%, i servizi privati del 3,6%, mentre la pubblica amministrazione ha subito un calo del 14,1%, segno delle difficoltà legate al mancato rinnovo dei contratti.

I settori con i maggiori aumenti tendenziali sono stati quello metalmeccanico (+6,4%), legno, carta e stampa (+5,3%) e alimentare (+5,1%). Nonostante questi aumenti, altri settori come l’edilizia, le farmacie private e le telecomunicazioni non hanno invece registrato incrementi significativi. Confesercenti ha sottolineato che, sebbene le retribuzioni siano tornate a crescere in termini reali, la dinamica dei redditi familiari in Italia rimane però inferiore rispetto ad altri grandi paesi europei.

Secondo l’associazione, tra il 2001 e il 2023, il reddito medio annuo pro-capite in Italia è cresciuto del 24,8%, un tasso significativamente inferiore rispetto alla Spagna (+35,9%), alla Francia (+56,3%) e alla Germania (+62,5%). Nel dettaglio, il reddito medio annuo in Italia è aumentato di 6.200 euro, contro gli 8.000 euro della Spagna, i 15.100 euro della Francia e i 17.800 euro della Germania. A causa di questi aumenti disomogenei, il reddito medio italiano, pari a 31.200 euro, è inferiore del 33% rispetto a quello tedesco (46.300 euro) e del 25,5% rispetto a quello francese (41.900 euro). E sebbene l’Italia mantenga un lieve vantaggio sulla Spagna (30.300 euro), il divario si è ridotto notevolmente, passando da 2.700 euro nel 2001 a solo 900 euro nel 2023. “A pesare negativamente sulla situazione è anche l’elevata incidenza del prelievo fiscale“, con Confesercenti che ha ribadito “l’urgenza di una riforma fiscale. Sebbene una riforma fosse attesa per correggere queste distorsioni, la sua attuazione è ancora in sospeso e ora è ulteriormente complicata dalle recenti revisioni del Pil“.

Sostenibilità, le prime 5 province per numero di green jobs attivati: Milano in testa

La rilevazione 2023 contenuta nel Rapporto GreenItaly realizzato dalla Fondazione Symbola, da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne, evidenzia la marcata crescita delle attivazioni di green jobs. A livello provinciale, come si vede nell’infografica INTERATTIVA di GEA, Milano fa registrare il maggior numero di attivazioni green: 203.550 unità, +9,2% rispetto al 2022, pari al 10,6% del totale dei nuovi contratti green jobs su scala nazionale. Nelle prime quattro province (Milano, Roma, Napoli e Torino) sono concentrate il 25,9% delle nuove attivazioni green attese nel 2023 (24,9% nel 2022). In termini di incidenza dei nuovi contratti di green jobs sul totale dei nuovi contratti della provincia, i valori più elevati si registrano nelle province di Caltanissetta e Piacenza (50,9%), Lodi (47,9%) e Bergamo (45,1%).

Imprese, Benna (Cnpr): 10mila aziende italiane hanno introdotto intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale sta evolvendo rapidamente e promette prestazioni simili a quelle umane. Secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, ‘le macchine’ avranno un forte impatto sul mondo del lavoro: l’IA influenzerà fino al 40% dei posti di lavoro, con un incremento al 60% nelle economie più avanzate.

Se una metà delle professioni potrebbe trarre benefici, in termini di produttività, dall’introduzione dell’IA, l’altra metà riscontrerà una riduzione della domanda, con una conseguente riduzione dei salari o la scomparsa di alcune mansioni.

“Secondo il VI Rapporto dell’Osservatorio di 4.Manager, molte imprese italiane stanno cercando di integrare l’IA per ottimizzare i processi aziendali. Nel 2023 – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – circa 10mila aziende italiane hanno introdotto l’IA, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente”.

Il 48,1% delle imprese utilizza l’IA per migliorare la produzione, mentre il 40% la impiega in modo collaborativo, mantenendo comunque il contributo umano.

Nonostante l’IA stia mettendo in atto una vera e propria rivoluzione, il vero valore continua a risiedere nell’intelligenza umana. Difatti, solo il 23,8% delle imprese è realmente pronto a integrare l’IA nei propri processi.

Altro aspetto da non sottovalutare è la carenza di personale qualificato per ruoli come l’IA Integration Specialist, Chief Data Officer e IA Strategy Director. Questo divario di competenze – conclude Benna- è dovuto anche a un livello insufficiente di formazione, con il 46% della popolazione italiana che possiede competenze digitali di base”.

Caldo record, ammortizzatori sociali per i lavoratori

Il Decreto Agricoltura ha introdotto nuove disposizioni che facilitano l’accesso agli ammortizzatori sociali per i datori di lavoro agricoli e per alcune categorie del settore edile e lapideo, in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa a causa di eventi meteorologici avversi.

“La Cassa Integrazione Speciale Operai Agricoli, che sarà valida dal 14 luglio al 31 dicembre 2024, è destinata agli operai agricoli a tempo indeterminato – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – che hanno riscontrato una riduzione dell’attività pari almeno alla metà dell’orario giornaliero contrattualmente stabilito”.

Le domande vanno presentate entro 15 giorni dall’inizio dell’evento di sospensione o riduzione.

“La Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, valida dal 1° luglio al 31 dicembre 2024 – prosegue Benna – è destinata ai datori di lavori nei settori edile, lapideo e delle escavazioni che riscontrano una sospensione o riduzione dell’attività per eventi oggettivamente non evitabili (EONE)”.

Le domande vanno presentate entro la fine del mese successivo all’inizio dell’evento di sospensione o riduzione.

caldo record

Allarme Onu: “Numero impressionante lavoratori esposti a rischi per la salute legati al cambiamento climatico”

Un numero “sbalorditivo” di lavoratori è esposto a un cocktail tossico di rischi per la salute legati al cambiamento climatico e non è sufficientemente protetto dalle normative esistenti. E’ l’avvertimento che lancia l’Onu, spiegando che i cambiamenti climatici causati dalle attività umane stanno già avendo un grave impatto sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori di tutto il mondo, che spesso sono i primi a subire le conseguenze più dannose. I dati sono contenuti in un rapporto intitolato ‘Garantire la sicurezza e la salute sul lavoro nell’era dei cambiamenti climatici’ diffuso dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo).

Un numero impressionante di lavoratori è già esposto ai rischi associati al cambiamento climatico sul posto di lavoro e queste cifre sono destinate a peggiorare“, sottolinea l’Ilo. Il caldo eccessivo è la minaccia più evidente. Secondo l’Ilo, quasi il 71% della forza lavoro globale, ovvero 2,4 miliardi di lavoratori, rischia di essere esposto al caldo eccessivo in qualche momento del proprio lavoro, spiega l’organizzazione, che basa le proprie stime sui dati del 2020. Vent’anni fa la percentuale era del 65,5%.

Oltre al caldo eccessivo, i lavoratori agricoli, i lavoratori stradali, i lavoratori edili e altri che svolgono lavori faticosi in climi caldi possono essere esposti a un cocktail di rischi, sottolinea il rapporto: raggi UV, inquinamento atmosferico, malattie trasmesse da vettori (come la malaria o la febbre dengue, la cui portata geografica è influenzata dal riscaldamento globale) e prodotti agrochimici. Anche le persone che lavorano in ambienti interni caldi o in spazi chiusi poco ventilati sono a rischio significativo. “I lavoratori sono tra i più esposti ai rischi associati al cambiamento climatico, eppure spesso non hanno altra scelta che continuare a lavorare, anche se le condizioni sono pericolose“, si legge nel rapporto.

Secondo l’Ilo, ogni anno si registrano quasi 23 milioni di incidenti sul lavoro attribuiti al caldo eccessivo, che costano circa 19.000 vite all’anno. Il rapporto “rileva che molti problemi di salute dei lavoratori sono stati collegati al cambiamento climatico, tra cui cancro, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie, disfunzioni renali e problemi di salute mentale“. Ad esempio, l’Ilo stima che 1,6 miliardi di lavoratori in tutto il mondo siano esposti ogni anno ai raggi ultravioletti del sole, con oltre 18.960 decessi legati al lavoro ogni anno per cancro alla pelle non melanoma.

È chiaro che i cambiamenti climatici stanno già creando ulteriori rischi significativi per la salute dei lavoratori“, ha dichiarato Manal Azzi, responsabile del team Salute e sicurezza sul lavoro dell’organizzazione, citata in un comunicato. “È essenziale prestare attenzione a questi avvertimenti. Le considerazioni sulla salute e la sicurezza sul lavoro devono essere parte integrante delle nostre risposte al cambiamento climatico, sia in termini di politiche che di azioni“, ha sottolineato. “Lavorare in un ambiente sano e sicuro è riconosciuto come uno dei principi e dei diritti fondamentali dell’OIL sul lavoro. Dobbiamo rispettare questo impegno nel contesto del cambiamento climatico, come in tutti gli altri aspetti del lavoro“, ha insistito Manal Azzi. L’Ilo ritiene che l’evoluzione e l’intensificazione dei rischi legati al cambiamento climatico potrebbero costringere i Paesi a rivalutare la legislazione esistente o a creare nuovi regolamenti e linee guida per garantire un’adeguata protezione dei lavoratori.

L’impronta di carbonio si dimezza con lo smart working, ma conta anche lo stile di vita

L’impronta di carbonio di un lavoratore in smart working può essere inferiore del 54% rispetto a chi, invece, lavora in sede, ma gli stili di vita e le modalità di lavoro giocano un ruolo essenziale nel determinare i benefici ambientali di questa forma di occupazione. Ad analizzare la questione – divenuta di grande attualità con la pandemia – è uno studio della Cornell University e di Microsoft, pubblicato nei Proceedings of the National Academy of Sciences. La ricerca rivela anche che i cosiddetti lavoratori ‘ibridi’ – cioè chi sta a casa da due a quattro giorni alla settimana – possono ridurre la loro impronta di carbonio dall’11% al 29%, mentre lo smart working un solo giorno alla settimana dà risultati più trascurabili, riducendo l’impronta di carbonio solo del 2%.

“Il lavoro a distanza non è a zero emissioni di carbonio e i benefici di quello ibrido non sono perfettamente lineari”, spiega l’autore dello studio, Fengqi You, professore di ingegneria dei sistemi energetici alla Cornell. “Tutti sanno che senza pendolarismo si risparmia sull’energia dei trasporti – dice – ma ci sono sempre gli effetti dello stile di vita e molti altri fattori”.

Secondo la ricerca, i principali elementi che contribuiscono all’impronta di carbonio dei lavoratori in sede e di quelli ibridi sono gli spostamenti e l’uso dell’energia in ufficio. Questo non sorprende i ricercatori che quantificano l’impatto dello smart working sull’ambiente, ma Cornell e Microsoft hanno utilizzato i dati di un sondaggio e la modellazione per incorporare fattori a volte trascurati nel calcolo dell’impronta di carbonio, tra cui l’uso di energia residenziale, la distanza e il modo di trasporto, l’uso di dispositivi di comunicazione, il numero di membri della famiglia e la configurazione dell’ufficio, come la condivisione dei posti e le dimensioni dell’edificio.

Molte le scoperte fatte dagli autori. Intanto, gli spostamenti non pendolari, come quelli per le attività sociali e ricreative, diventano più significativi con l’aumentare del numero di giorni di lavoro a distanza. Inoltre, condividere i posti a sedere in presenza può ridurre l’impronta di carbonio del 28%. E, ancora, i lavoratori ibridi tendono a spostarsi più lontano rispetto ai lavoratori in sede a causa delle differenze nelle scelte abitative. Gli effetti del lavoro remoto e ibrido sulle tecnologie di comunicazione, come l’uso di computer, telefono e internet, invece, hanno un impatto trascurabile sull’impronta di carbonio complessiva.

“Il lavoro remoto e ibrido mostra un grande potenziale di riduzione dell’impronta di carbonio, ma quali sono i comportamenti che le aziende e altri responsabili politici dovrebbero incoraggiare per massimizzare i benefici?”, dice Longqi Yang, principal applied research manager di Microsoft e autore dello studio. “I risultati suggeriscono che le organizzazioni dovrebbero dare priorità ai miglioramenti dello stile di vita e del luogo di lavoro”.

Secondo Yang, dallo studio emerge che le aziende e i responsabili politici dovrebbero concentrarsi anche sull‘incentivazione del trasporto pubblico rispetto all’auto, sull’eliminazione degli uffici per i lavoratori a distanza e sul miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici adibiti a ufficio. “A livello globale, ogni persona, ogni Paese e ogni settore ha questo tipo di opportunità con il lavoro a distanza. Come potrebbero i benefici combinati cambiare il mondo intero? Questo è un aspetto che vogliamo davvero approfondire”, dice Yanqiu Tao, dottorando e primo autore dello studio.

Lo studio si basa su un lavoro sostenuto dalla National Science Foundation e si è avvalso di dati provenienti da Microsoft, dall’American Time Use Survey, dal National Household Travel Survey e dal Residential Energy Consumption Survey.

Un piano europeo per mestieri ‘verdi’. Si inizia a ragionarne

Il 20 gennaio scorso, tre mesi e mezzo fa, su questa rubrica scrivevo: “Vorrei vedere un quadro di proposte ed interventi generali e, accanto ad ogni proposta legislativa per l’industria green, una proposta sul ‘lavoro green’ cioè sulle ricadute sociali e i possibili rimedi. Anche perché questo sì aiuterebbe i cittadini a condividere le scelte”.

Il 4 maggio una prima risposta è arrivata. È solo una proposta di “ragionamento”, ma viene da una fonte autorevole, il commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni, il quale parlando al Brussels Economic Forum ha auspicato proprio questa cosa. Si discuteva la questione del mercato del lavoro in questi mesi nell’Unione europea, e Gentiloni ha riconosciuto che “è evidente che è sotto pressione. Le attività tradizionali stanno riducendosi, le nuove politiche economiche ed industriali richiedono figure professionali nuove, spesso non ancora disponibili. Pensiamo, tanto per stare ad un dibattito recente, alla diffusione delle auto elettriche, che, obbligatorie o meno dal 2035, già nell’ultimo paio d’anni hanno visto un’impennata nelle vendite. Serviranno nuovi “meccanici”, nuovi tecnici per i sistemi di ricarica. Dunque professionalità spesso da creare quasi dal nulla.

Per affrontare queste esigenze, dice Gentiloni, “un meccanismo europeo di finanziamento per riqualifica professionale e nuove competenze sarebbe un argomento interessante su cui discutere nei prossimi mesi. Forse sarebbe stato meglio dire “da subito”, ma il concetto è comunque chiaro, e condivisibile. Il Commissario non parla di un nuovo Sure, il meccanismo europeo a sostegno dell’occupazione varato sulla scia della crisi prodotto dalla pandemia di COVID-19, perché “non sarebbe possibile date le situazioni attuali in cui ci troviamo”. Ma ipotizza un qualcosa che, aiutando le necessità dell’industria, vada anche incontro alla necessità dei lavoratori, nuovi e, si spera anche i vecchi, di avere un’occupazione.

L’aspetto della transizione lavorativa che discende dalla transizione climatica è infatti decisivo, sia dal punto di vista sociale sia da quello industriale. Non dimentichiamo che il cambiamento al quale si lavora è per le generazioni presenti, ma in particolare per le future. Dobbiamo, sin da ora dare la possibilità ai lavoratori di esserci. Un ambiente più sano avrebbe uno scarso impatto nella qualità delle vite se non fosse accompagnato da una società più sana.