Meloni a Tripoli: Libia priorità per Italia e Ue. Ita tornerà a collegare i due Paesi

Quarta missione a Tripoli per la premier, Giorgia Meloni, che questa volta sceglie di partecipare al Business Forum Italia-Libia, accompagnata dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso. La mission è rafforzare la cooperazione tra i due Paesi: una “scelta politica molto precisa del nostro governo“, spiega Meloni, che giura di considerare il rapporto con la Libia “una priorità per l’Italia e una priorità per l’Europa“.

Otto gli accordi che porta a casa, in settori chiave che rafforzeranno l’interscambio. “Oggi poniamo le basi per una fase nuova delle nostre relazioni, con la consapevolezza che sono nazioni amiche, che i nostri destini sono intrecciati e che siamo molto più legati di quello che noi ricordiamo“, scandisce Meloni dal palco del Forum. L’evento torna a svolgersi in Libia dopo oltre 10 anni, per una decisione presa, secondo quanto filtra da fonti italiane, dalla premier e dal primo ministro del Governo di Unità Nazionale libico, Abdulhameed Mohamed Dabaiba, nel corso del loro incontro di maggio a Tripoli.

Oltre 200 le aziende presenti all’incontro, con i ceo giunti a Tripoli da Roma con un volo charter messo a disposizione da Ita Airways. Ed è durante il suo intervento che Meloni annuncia “fiera” che la compagnia aerea italiana tornerà a collegare le due nazioni con voli diretti, a partire da gennaio 2025. “Sono anche fiera che l’Italia sia stata la prima nazione a cancellare il parere negativo sui viaggi d’affari in Libia“, rivendica la premier.

La giornata è scandita da plenarie dedicate al contesto economico e produttivo italiano e libico, tavoli settoriali per energia, pesca e agroindustria, sanità e farmaceutica e infrastrutture e design, con una sessione dedicata alla formazione universitaria e tecnica e incontri business to business. A margine del forum, i primi ministri si riuniscono in un bilaterale che si focalizza sulla gestione dei fenomeni migratori. Meloni, riportano le fonti, “sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi nel contrasto al traffico di esseri umani e, al contempo, di rafforzare la cooperazione con le Nazioni d’origine e di transito nel quadro del Processo di Roma e del Trans-Mediterranean Migration Forum di Tripoli dello scorso luglio“. Unanime è anche la volontà di collaborare con l’obiettivo di creare “partenariati egualitari con le nazioni africane” nella cornice dei progetti avviati dal Piano Mattei.

La premier italiana ribadisce il sostegno agli sforzi dell’Onu per il rilancio di un processo politico che porti alla riunificazione delle parti. “La mia presenza qui è anche per ribadire l’impegno governo italiano di essere al fianco della Libia e del suo popolo in una fase di ricostruzione”, dice la presidente del Consiglio, ricordando che per l’Italia, la Libia rappresenta “un partner economico di prima grandezza“. I dati parlano da soli: “Nel triennio 2020-2023 i flussi sono più che triplicati, passando da 2,6 a 9,1 miliardi di euro – chiosa -. Nel primo semestre del 2024 l’interscambio è aumentato ancora, l’Italia è il principale importatore della Libia, il terzo esportatore e il primo investitore in settore energetico”.

In ambito energetico, Libia e Italia sono già connesse dal gasdotto Greenstream, da cavi dati sottomarini, ma, assicura Meloni, “ci sono ottimi margini per costruire insieme nuove opportunità anche da questo punto di vista”, perché rafforzare le connessioni, osserva, “vuol dire anche assicurare un collegamento diretto tra le due nazioni che sia al servizio dei nostri cittadini e delle nostre imprese“.

La premier considera l’Italia la “porta privilegiata di accesso“, per la Libia, a uno dei più grandi mercati energetici del mondo, quello europeo, fatto da 500 milioni di consumatori. Un ponte naturale tra l’Europa, il Mediterraneo allargato, l’Africa e il Medio Oriente. Una doppia opportunità, per Roma: “Lavorare per diventare uno snodo per i flussi energetici, hub di produzione e distribuzione ed essere il perno di congiunzione e collegamento di nuove interconnessioni, che devono essere infrastrutturali ed economiche“. Tutte vocazioni a cui il governo dà voce anche attraverso il Piano Mattei per l’Africa.

Italia-Libia, Meloni a Tripoli per il Business Forum: accordi nei settori chiave

Il legame tra Roma e Tripoli si stringe. Domani Giorgia Meloni sarà al Business Forum Italia-Libia, organizzato dalla Camera di commercio paritetica. Al centro, alcuni settori chiave, dall’energia alla pesca e agroindustria, dalla sanità e farmaceutica alle infrastrutture e il design. Un focus a parte sarà dedicato all’università e alla formazione professionale.
I gruppi industriali saranno protagonisti della cooperazione bilaterale e le agenzie dei due Paesi saranno attive nel supporto all’internazionalizzazione delle imprese.

Dalla Libia l’Italia importa principalmente petrolio ed esporta materie prime industriali, apparecchiature meccaniche e prodotti agroalimentari. L’Italia anche nei primi sei mesi del 2024 si è confermata principale partner commerciale del Paese, primo paese di destinazione dell’export libico e terzo fornitore, con una quota di mercato prossima al 12%, in aumento rispetto al 2023.

Per questo, dalla missione del governo italiano a Tripoli nascerà un Memorandum of Understanding tra le Camere di commercio dei due Paesi, rappresentate da Unioncamere e dalla General Libyan Union of Chambers of Commerce, Industry and Agriculture. Lo scopo è principalmente quello di promuovere lo sviluppo delle piccole e medie imprese attraverso lo scambio di informazioni e delegazioni imprenditoriali; la diffusione di competenze tecniche, know-how e opportunità di formazione; lo sviluppo di progetti e di iniziative comuni. Una collaborazione che prevederà un programma di partnership e capacity building per avere un effetto moltiplicatore sulle imprese e sul sistema economico, con attività di formazione, training e diffusione di best practices.

A presidio delle attività, viene istituita una Task Force con tre rappresentanti per parte per gestire le attività previste dall’accordo. “Sono molti i settori produttivi nei quali la collaborazione tra il sistema camerale italiano e quello libico potrà risultare reciprocamente molto fruttuosa”, sottolinea il vice presidente vicario di Unioncamere, Antonio Paoletti. “Tra questi certamente quelli riguardanti il digitale, l’energia e la sostenibilità, l’istruzione e ricerca, le infrastrutture e il turismo”. “Il Business Forum Italia-Libia è una importante occasione di incontro tra le due comunità economiche”, osserva Nicola Colicchi, presidente della Camera di commercio Italo-Libica. “Alla sua organizzazione la Camera Italo-Libica ha lavorato attivamente, supportando e fornendo assistenza tecnica alle Autorità di entrambi i Paesi”.

Intanto, l’intesa si stringe anche a livello energetico. Eni e BP hanno ripreso le loro attività di esplorazione in Libia dopo aver interrotto le operazioni di perforazione nella regione onshore dal 2014. Repsol si prepara inoltre a riavviare le perforazioni nel bacino di Murzuq e OMV è pronta a iniziare le operazioni nel bacino di Sirte nelle prossime settimane, fa sapere la National Oil Corporation libica

Meloni in Libia rilancia Piano Mattei: Con Africa cooperazione strategica

Giorgia Meloni vola a Tripoli per il Trans-Mediterranean migration forum. La Libia chiede aiuto sui migranti e la premier approfitta del palco per rilanciare il Piano Mattei.

Per affrontare seriamente il problema, è convita, serve un “approccio a 360 gradi“, perché con l’Africa l’approccio predatorio “è sicuramente sbagliato“. Parte tutto da lì, spiega: “Il modo giusto di collaborare è una cooperazione tra pari, strategica“.

In altre parole, bisogna portare nel Continente investimenti, per evitare che la gente sia costretta a lasciare le proprie case in cerca di un futuro migliore e “risolvere i problemi di entrambi“. Un esempio? L’energia. Con l’invasione della Russia in Ucraina, tutta l’Europa ha risentito di una crisi senza precedenti, “ma ogni crisi nasconde anche un’opportunità“, osserva Meloni. Tutto quello che Roma ha fatto è stato porre le basi per diversificare le fonti, ma anche i fornitori. Così, l’asse strategico per l’Europa e per l’Italia in primis, data la sua posizione geografica, si sposta da Est a Sud, perché, sottolinea la presidente del Consiglio, “l’Africa è potenzialmente un grande produttore di energie“.

A Tripoli, Meloni viene accolta dal primo ministro del Governo di Unità Nazionale Abdulhameed Dabaiba. Con lei, c’è il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il Forum riunisce i Paesi dell’area Mediterranea, dell’Africa Subsahariana, la Commissione europea e le organizzazioni internazionali, “pienamente in linea con il metodo di lavoro che l’Italia ha adottato a partire dall’insediamento del Governo Meloni nel 2022, come dimostrano la Conferenza di Roma del luglio 2023 e il lancio del Piano Mattei”, conferma Piantedosi.

L’inquilino del Viminale ribadisce che è “essenziale passare da una cooperazione tattica tra singoli Paesi a un approccio regionale strategico“. L’obiettivo comune non è quello di “alleggerire la situazione migratoria dell’Italia o dell’Europa”, assicura, ma quello di “creare le condizioni per una riduzione di carattere regionale dei flussi illegali a beneficio di tutti i Paesi“. La presenza a Tripoli del vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas e il lancio lo scorso novembre a Bruxelles dell’Alleanza Globale per contrastare il traffico di migranti, osserva Piantedosi, “testimoniano che il contrasto ai trafficanti è uno dei terreni sui quali l’UE vuole impegnarsi, proprio perché soltanto attraverso una azione comune potremo sconfiggere la criminalità internazionale”.

Il tema sarà al centro del G7 dei Ministri dell’Interno che si terrà a Mirabella Eclano, dove il ministro ha invitato alcuni Paesi della sponda sud del Mediterraneo, proprio per sviluppare il dialogo strategico e per lanciare un Piano d’azione per il contrasto al traffico di esseri umani sulla base delle direttrici fornite dal G7 dei Primi Ministri lo scorso giugno. “Sarà sempre più utile – afferma – ragionare su nuovi modelli di partenariato per gestire i flussi illegali”.

Urso torna dalla Libia con accordo su energia, materie prime e rinnovabili

Photo credit: Mimit

 

Italia e Libia coopereranno anche su transizione ecologica e digitale. Dalla sua missione a Tripoli il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, torna con la sigla sulla dichiarazione congiunta con il ministro dell’Industria e dei Minerali del Governo di Unità nazionale dello Stato della Libia, Ahmed Ali Abouhisa, per promuovere iniziative di collaborazione economica e industriale nei campi dell’energia, delle materie prime critiche e della tecnologia green. “I nostri Paesi hanno numerosi punti di complementarità sul piano economico e industriale“, commenta il responsabile del Mimit. Spiegando che proprio per questo motivo “una cooperazione sempre più stretta rappresenta un valore aggiunto sia per l’Unione europea sia per il continente africano, così come prevede il Piano Mattei“.

L’accordo, infatti, prevede la facilitazione degli investimenti diretti e delle iniziative congiunte tra le imprese di Italia e Libia, attraverso lo scambio di informazioni e conoscenze nel campo della ricerca, dell’innovazione applicata all’industria manifatturiera e la formazione di nuove competenze. “I nostri Paesi hanno una storica cooperazione nel settore energetico che intendiamo rafforzare, soprattutto nell’energia rinnovabile e al suo trasporto attraverso i cavi di interconnessione tra i Paesi – continua Urso -. L’attenzione alle fonti rinnovabili emerge anche alla luce del fatto che l’Italia diventerà presto il primo produttore europeo di pannelli fotovoltaici di nuova generazione con lo stabilimento di 3Sun di Catania“. Il ministro, poi, parlando come ospite d’onore alla Conferenza internazionale per l’industria e la tecnologia di Tripoli, ha allargato gli orizzonti: “Tra i nostri Paesi c’è un fondamentale partenariato strategico che si può rafforzare nel settore del gas e del petrolio, ma ancora di più nel settore minerario e dell’energia rinnovabile in questa fase storica dell’Italia e dell’Europa, della Libia e del Mediterraneo“.

Nell’accordo è prevista la cooperazione anche nel settore minerario, in particolare sull’approvvigionamento di materie prime critiche. Ragion per cui Roma è pronta “a mettere a disposizione il suo know-how ingegneristico e imprenditoriale per avviare sinergie che possano guardare ad accordi di collaborazione win-win, volti all’estrazione e alla lavorazione in Libia, a beneficio di entrambe le nazioni e in piena coerenza con la legge sulle materie prime critiche italiana che approderà tra poche settimane in Consiglio dei ministri“.

L’Italia, inoltre, sosterrà anche i progetti libici per la realizzazione delle interconnessioni con l’Europa per il trasporto di elettricità da fonti rinnovabili, di cui la nazione nordafricana ha necessità di sviluppare infrastrutture dedicate. Fattore che passa anche dallo sviluppo dell’economia digitale, e in questo senso “la Libia può essere anche un attore prioritario“. Inoltre, aggiunge Urso, “l’Italia nel suo ruolo di presidente di turno del G7 ha voluto dare particolare attenzione al continente africano. La trasformazione digitale è uno straordinario strumento per avvicinare l’Africa agli obiettivi di sviluppo sostenibile“.

Nel corso del colloquio bilaterale, Urso e Ali Abouhisa hanno toccato anche il tema della siderurgia, soffermandosi sui possibili investimenti delle imprese italiane in Libia e del trasferimento di competenze nella tecnologia digitale, anche attraverso l’AI Hub per lo sviluppo sostenibile in cooperazione con l’Undp, come indicato nella dichiarazione ministeriale del vertice G7 dei ministri dell’Industria, Tecnologia e Digitale del marzo scorso. Il responsabile del Mimit ricorda anche le prospettive italiane, perché il nostro Paese “sta diventando leader nella produzione mondiale di pannelli solari di ultima generazione“, grazie “alla fabbrica del gruppo Enel 3Sun Gigafactory in Sicilia, a Catania, che sarà la più grande fabbrica di pannelli solari d’Europa producendo pannelli fotovoltaici bifacciali ad altissima prestazione con una capacità produttiva di tre GW all’anno è una tecnologia d’avanguardia unica al mondo“.

Piano Mattei, missione di Urso in Libia. E Meloni torna mettere nel mirino il Green Deal

C’è un ponte che unisce l’Africa a Bruxelles. No, non è il Ponte sullo Stretto ma il Mediterraneo. E, soprattutto, lo strumento: quel Piano Mattei che il governo italiano porta avanti da quasi due anni e ora vorrebbe accelerare i tempi per arrivare a dama con la nuova composizione di Parlamento e Commissione Ue.

In quest’ottica va letto il viaggio diplomatico del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in Libia. Il responsabile del Mimit sarà infatti a Tripoli il 20 e 21 maggio per una visita ufficiale nel quadro del piano che ha come obiettivo quello di rafforzare la cooperazione con il Nord Africa in settori strategici, tra i quali l’energia e lo sviluppo di fonti rinnovabili per fare dell’Italia l’hub europeo degli approvvigionamenti.

Nell’agenda di Urso ci sono incontri bilaterali con il ministro dell’Economia e del Commercio, Mohamed Huej, ma anche con il responsabile dell’Industria e dei Minerali, Ahmed Abuhissa, infine con il ministro per le Comunicazioni e gli Affari Politici, Walid Al Lafi. Nel corso della sua missione, poi, avrà anche l’occasione di intervenire come oratore principale alla Conferenza Internazionale sull’industria e la tecnologia in Libia e partecipare alla 50esima edizione della Fiera internazionale di Tripoli, in cui sono presenti oltre 100 aziende italiane.

La missione di Urso in Libia è in linea con il programma di iniziative diplomatiche avviata nello scorso mese di aprile, con il viaggio in Egitto e che proseguirà lunedì 27 maggio in Tunisia. Inoltre, arriva solo pochi giorni dopo la visita della premier, Giorgia Meloni, che era stata a Tripoli lo scorso 7 maggio per incontrare il primo ministro del governo di unità nazionale, Abdul Hamid Mohammed Dabaiba, e il presidente del Consiglio presidenziale libico, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi, per poi chiudere a Bengasi con il generale dell’Esercito nazionale arabo di Libia, Khalifa Belqasim Haftar.

A proposito della presidente del Consiglio, intervenendo a ‘Mattino 5‘, su Canale 5, Meloni è tornata a parlare di Transizione ecologica, facendo capire quali saranno i principi dell’azione che muoveranno l’azione del suo movimento politico nazionale, FdI, all’interno del gruppo europeo dei Conservatori. “Con la scusa della difesa dell’ambiente, abbiamo visto l’Ue che attaccava le nostre libertà. Ha preteso di dirci cosa mangiare, cosa guidare, se dovevamo efficientare le case e come lo dovevamo fare senza dire chi pagava, quali tecnologie le aziende potevano utilizzare“. Secondo Meloni c’è stata una “limitazione alla libertà delle persone su cui tornare indietro“. Perché, questo è il punto politico della premier, “l’Unione europea può dare gli obiettivi, ma i Paesi giudicano come conseguirli“.

Piano Mattei, Meloni in Libia: migranti, stabilità e intese su ricerca, salute, sport

Prosegue la messa a terra del Piano Mattei per l’Africa. Questa volta, Giorgia Meloni vola a in Libia: tappa prima Tripoli, per incontrare il primo ministro del Governo di Unità Nazionale, Abdul Hamid Mohammed Dabaiba, e il presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi. Poi la premier si sposta a Bengasi, per incontrare il generale dell’Esercito Nazionale Arabo di Libia, Khalifa Belqasim Haftar. Perché, spiegano fonti italiane, Roma “tiene a lavorare con tutti gli attori“.

Il tema chiave resta la gestione dei fenomeni migratori. “Si tratta di una cooperazione ormai consolidata che ha prodotto significativi risultati“, trapela. Meloni ritiene la Libia “un partner cruciale nel quadro del Processo di Roma che mira ad affrontare le cause profonde dei movimenti migratori“, viene ribadito. La presidente del Consiglio sollecita quindi un impegno libico all’interno dei gruppi di lavoro avviati e nelle prossime settimane verranno individuati i primi progetti concreti da attuare in Africa.

Gli incontri sono l’occasione per ribadire l’impegno dell’Italia per la stabilità della Libia, anche sostenendo gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite che dovranno condurre a elezioni presidenziali e parlamentari. Un impegno che si muove anche a livello internazionale, con i principali partner europei e atlantici, per promuovere un approccio “unitario e non divisivo” della comunità internazionale verso la Libia. In particolare, Meloni si impegna a rafforzare il dialogo tra Unione Europea e Libia, anche nel quadro del più ampio sforzo del Governo per un nuovo paradigma nei rapporti tra Ue e Nord Africa. A entrambe le parti, Meloni ribadisce l’importanza di far progredire il “processo politico”, preservando l’unità delle istituzioni, e di lavorare per “porre fine alla presenza di forze straniere” nel Paese.

Con Haftar, la premier discute anche della ricostruzione di Derna, colpita nel settembre 2023 da una alluvione devastante, ricordando l’impegno immediato dell’Italia, attraverso le forze armate, la protezione civile e gli aiuti umanitari, e sottolineando come il mondo imprenditoriale italiano possa “offrire competenze preziose” per l’attività di ricostruzione. Al centro, le iniziative italiane nel settore dell’agricoltura e della salute che interessano anche l’area della Cirenaica.

Con lei, in Libia, tre ministri: Orazio Schillaci (Salute), Anna Maria Bernini (Università e Ricerca) e Andrea Abodi (Sport). Altrettante sono le dichiarazioni di intenti che i ministri siglano con i propri omologhi.

Sul fronte della salute, bambini libici gravemente malati sono stati e saranno curati in Italia per malattie molto gravi; un’iniziativa per 3,2 milioni di euro ha permesso di sostenere tre ospedali pediatrici in Libia; 3 milioni di euro sono stati stanziati per attività di formazione rivolte al personale libico nell’ottica di creare sostenibilità a medio termine. La dichiarazione di intenti adottata mira a far progredire la cooperazione, favorendo un maggiore accesso alle cure indifferibili in Italia, soprattutto per i malati in età pediatrica, organizzando missioni di medici in Libia e aumentando ulteriormente le offerte di formazione, in Italia come in Libia, rivolte al personale libico della salute.

Sempre nel quadro del Piano Mattei, la cooperazione bilaterale nella formazione superiore e nella ricerca scientifica sono elementi strategici nella creazione di sviluppo sostenibile nelle Nazioni partner. La dichiarazione di intenti adottata da Bernini con la controparte libica definisce con maggior precisione gli ambiti di cooperazione prioritaria in vista di future più dettagliate intese. Tra le attività individuate l’aumento della mobilità internazionale di studenti, ricercatori e docenti, anche sfruttando programmi come Erasmus+, e attività di ricerca congiunta in settori chiave per i due Paesi come le energie rinnovabili, l’agri-food, la blue economy, la valorizzazione del patrimonio culturale.

Sul versante dello sport e delle politiche giovanili, il ministro Abodi e i suoi omologhi hanno individuato come priorità la realizzazione e riqualificazione delle infrastrutture sportive di base nelle comunità libiche e lo sviluppo di programmi di volontariato e servizio per promuovere l’inclusione sociale giovanile. Attorno a queste priorità potranno quindi essere sviluppati dei progetti comuni, sfruttando anche le risorse del Piano Mattei.

Intanto, a Roma, domani alla Farnesina, il ministro degli Esteri Antonio Tajani apre il forum Confindustrie d’Africa, organizzato in collaborazione con Confindustria Assafrica & Mediterraneo e con il supporto di Agenzia Ice, e vedrà la partecipazione dei rappresentanti di 47 associazioni imprenditoriali africane, provenienti da 21 Paesi fra cui Senegal, Nigeria, Kenya, Niger e Costa d’Avorio, e degli esponenti delle omologhe associazioni italiane. Nel corso del Forum verrà illustrato il rafforzamento della rete del Sistema Italia in Africa, con le aperture degli uffici Ice a Dakar, Lagos e Nairobi, l’osservatorio Ice a Niamey e quello di prossima apertura ad Abidjan. Nel corso dell’evento, saranno firmati cinque protocolli di Intesa tra Cassa Depositi e Prestiti e le Banche Multilaterali di Sviluppo presenti al Forum, per individuare aree di possibile collaborazione in Paesi di interesse comune, identificare possibili progettualità da co-finanziare e promuovere incontri di match-making con controparti locali. “L’Africa, che presenta straordinarie opportunità di collaborazione in molteplici settori, è una priorità della politica estera italiana che ho voluto porre al centro della nostra Presidenza G7”, commenta Tajani, che conferma lo sforzo impresso dall’inizio del mandato per avviare una nuova fase del partenariato economico con il Continente.

L’uragano Daniel devasta la Libia: migliaia i morti e 10mila dispersi

Un “bilancio di vittime enorme” , anche se la certezza sul numero di quanti hanno perso la vita in Libia a causa della tempesta Daniel ancora non è possibile averla. Ousssama Ali, portavoce del Servizio di soccorso ed emergenza del governo di Tripoli riconosciuto a livello internazionale, si parla di “oltre 2.300 morti” e almeno 7mila feriti nella sola città di Derna, 150 secondo le forze di emergenza locali. Per il ministero degli Interni libico del governo della Cirenaica il numero delle vittime ha “superato 5.200 morti”. In una dichiarazione rilasciata alla Tv panaraba Al Jazeera il portavoce del ministero ha sostenuto che “l’assenza di mezzi avanzati per allertare i cittadini ha contribuito al disastro”. In generale, si tratta di un bilancio di vittime “enorme”. “Mi aspetto che il numero dei morti salga a 10.000”, aveva avvertito lunedì sera il ministro della Sanità di questo governo, Othman Abdeljalil, sottolineando che molti quartieri sono ancora inaccessibili. E, in base a un rapporto della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna rossa, ci sarebbero oltre 10mila dispersi. “I bisogni umanitari superano di gran lunga le capacità della Mezzaluna Rossa libica e persino le capacità del governo”, ha spiegato Tamer Ramadan, portavoce della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.

A Tripoli il primo ministro del Governo di unità nazionale, Abdul Hamid Dbeibah, ha decretato tre giorni di lutto, mentre da parte sua il premier Hammad ha annunciato due giorni festivi per tutti i settori dell’est del paese, ad eccezione dei servizi di sicurezza, sanitaria e di emergenza.

LA TEMPESTA ‘ESTREMA’. Descritta dagli esperti come “estrema in termini di quantità d’acqua caduta”, la tempesta ha colpito negli ultimi giorni anche Grecia, Turchia e Bulgaria. Ma cosa è accaduto in Libia? Domenica pomeriggio l’uragano si è abbattuto sull’area orientale del Paese, in particolare sulle città costiere di Jabal al-Akhdar e Bengasi, dove è stato imposto il coprifuoco e le scuole sono state chiuse. La regione era già stata colpita da piogge torrenziali per diversi giorni consecutivi.

L’est del Paese ospita i principali giacimenti e terminali petroliferi. La National Oil Company (NOC) ha dichiarato lo “stato di massima allerta” e ha sospeso i voli tra i siti di produzione, dove l’attività è stata drasticamente ridotta.

DERNA DISTRUTTA. Domenica sono state inviate squadre di soccorso a Derna, città che si trova a 900 km a est di Tripoli e a 300 km a est di Bengasi, già parzialmente distrutta durante i violenti scontri del 2018 tra le forze del maresciallo Khalifa Haftar, uomo forte della Libia orientale, e i gruppi islamisti radicali che controllavano la città. Con una popolazione di oltre 100.000 abitanti, la città costiera è attraversata da un wadi che sfocia nel Mediterraneo e che a causa della tempesta è straripato di circa cinquanta metri su ogni lato, spazzando via edifici e case sul suo percorso. A complicare la situazione a Derna è stato il crollo simultaneo di due dighe sul piccolo fiume Wadi che – stando a fonti locali citate dal The Libya Observer – ha “liberato oltre 33 milioni di metri cubi d’acqua che hanno generato devastanti inondazioni”: enormi colate di fango hanno distrutto ponti e spazzato via numerosi edifici. Secondo il racconto dei media locali, ancora oggi molti quartieri restano inaccessibili, mancano connessione internet e elettricità e la portata del disastro cresce di minuto in minuto. Si stima, che il 25 per cento della città sia completamente scomparso a causa delle alluvioni.

ATTIVATA PROTEZIONE CIVILE ITALIANA. La macchina della solidarietà internazionale si è già messa in moto. Come riferisce Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “ha appreso con dolore degli ingenti danni causati dall’uragano Daniel che ha colpito la parte est della Libia causando morte, feriti e distruzione”. Il nostro Paese ha attivato la Protezione civile “per poter assistere nel migliore dei modi la Libia colpita da questa emergenza” e una squadra è già in partenza, come riferisce il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Si tratta di un team composto da protezione civile, vigili del fuoco, personale del Comando operativo di vertice interforze e della Farnesina. In serata la premier ha sentito  il Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale libico Abdul Dabaiba e il il maresciallo Khalifa Haftar ribandendo a entrambi la disponibilità “a proseguire nelle attività di soccorso e aiuto”.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio al presidente del Consiglio presidenziale dello Stato della Libia,  Mohamed Younis Al-Menfi nel quale esprime “il profondo cordoglio dell’Italia tutta e mio personale”, a seguito delle inondazioni provocate dall’uragano Daniel. “Ai numerosi feriti e a quanti hanno subito pesanti perdite materiali auguriamo un pronto ristabilimento”, scrive il capo dello Stato.

IL CORDOGLIO DEL PAPA. “Sua santità Papa Francesco ha espresso con profonda tristezza la notizia dell’immensa perdita di vite umane e della distruzione causata dalle inondazioni nella parte orientale della Libia, e assicura le sue preghiere per le anime dei defunti e per tutti coloro che ne piangono la perdita”, si legge, invece, nel telegramma di cordoglio per le vittime delle forti inondazioni in Libia, inviato – a nome del Santo Padre Francesco – dal Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, al Nunzio Apostolico in Libia, S.E. Mons. Savio Hon Tai-Fai.

UE PRONTA A FORNIRE SOSTEGNO. Anche Bruxelles è pronta a fornire supporto al Paese. “Inviamo le nostre più sincere condoglianze, a nome dell’Ue, al popolo libico e alle famiglie delle vittime. L’Ue è pronta ad aiutare le persone colpite da questa calamità”, dice il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, seguito da Josep Borrell, alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, secondo cui “l’Ue segue da vicino la situazione ed è pronta a fornire il proprio sostegno”. Solidarietà anche dalla Germania: “Le notizie sulle gravi inondazioni in Libia sono scioccanti. Siamo al fianco delle Nazioni Unite e ai partner per gli aiuti possibili”, annuncia su X il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.

Gas, accordo Italia-Libia da 8 miliardi. Meloni: “Passaggio storico”

Tenuto nascosto per motivi di sicurezza, il viaggio in Libia di Giorgia Meloni – accompagnata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello dell’interno Matteo Piantedosi – si è materializzato in un gelido sabato di fine gennaio, pochi giorni dopo la missione in Algeria. Al centro di questo viaggio il tema energetico e la volontà di accelerare i tempi per fare diventare l’Italia l’hub energetico del Mediterraneo. A tripoli, infatti, la premier ha consolidato una partnership che, in concreto, poterà all’Italia circa 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Si tratta di un’intesa che è stata sottoscritta dall’Eni e dalla Noc (National Oil Corporation), ufficializzata da un comunicato della stessa Eni: “L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e l’amministratore delegato della National Oil Corporation (Noc), Farhat Bengdara, hanno siglato oggi un accordo per avviare lo sviluppo delle ‘Strutture A&E’, un progetto strategico volto ad aumentare la produzione di gas per rifornire il mercato interno libico, oltre a garantire l’esportazione di volumi in Europa. L’accordo è stato firmato alla presenza del Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, e del primo ministro del governo di unità nazionale libico, Abdul Hamid Al-Dbeibah”.

L’accordo con la Libia, oltre che in chiave hub Mediterraneo, va inquadrato nella strategia della diversificazione dei fornitori energetici e dell’indipendenza dalla Russia. Ci vorranno circa tre anni perché le estrazioni di gas dal sito a 140 chilometri da Tripoli possano diventare ‘concrete’ ma l’intesa ha durata venticinquennale e quindi a lungo spettro: interessa due pozzi di gas off shore, chiamati rispettivamente “Struttura A” e “Struttura E”, scoperti nel 1970. Era dal 2000 che Italia e Libia non sviluppavano un progetto insieme e questo legame contribuirà alla stabilizzazione del Paese che faticosamente sta cercando un equilibrio dopo la scomparsa del colonnello Gheddafi avvenuta nel 2011.

La presidente del Consiglio ha definito questo accordo “storico” e consentirà di “diversificare le fonti energetiche, lavorare sulla sostenibilità, garantire energia ai libici e maggiori flussi all’Europa”. Per Meloni “La Libia è un partner fondamentale, che può contare sull’Italia nel processo di stabilizzazione politica, per il sostegno all’economia, per le infrastrutture. Una cooperazione a 360 gradi tra due nazioni che da sempre sono amiche”.