Guidesi: Porterò in Ue voce manifattura lombarda, puntare su imprese non su ideologie

Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico della Lombardia, porterà il sistema manifatturiero della prima regione d’Italia a Bruxelles entro la fine di marzo, per chiedere un “cambio di rotta: meno ideologia, più incentivi, un maggiore ascolto dei territori e puntare su chi produce”. Se poi la Bce “tagliasse i tassi”, gli investimenti per una transizione sostenibile economicamente potrebbero accelerare. Guidesi è stato ospite del quarto #GeaTalk nella redazione milanese di GEA, dove ha affrontato tutti i temi critici che toccano il tessuto imprenditoriale lombardo, italiano ed europeo, in virtù anche delle sue cariche continentali. L’assessore lombardo è infatti vicepresidente dell’Automotive Regions Alliance che riunisce 35 regioni d’Europa impegnate nell’industria automobilistica e dal 1° gennaio 2025 ne diventerà presidente, inoltre da inizio 2024 ha assunto la presidenza dell’European Chemical Regions Network attiva nel settore chimico.

La transizione green e digitale ha un impatto molto importante dal punto di vista economico, ma la Lombardia è una regione molto avanti da questo punto di vista”, ha detto Guidesi, durante la diretta trasmessa su www.geagency.it, www.eunews.it e www.ilmessagero.it: “Noi siamo quella regione – ha aggiunto – che riciclava la plastica ancora prima che venisse indicata come obiettivo quindi godiamo di una capacità di anticipo dei tempi che continua a consentirci di vincere una competizione internazionale e arrivare primi“. Certo è che “ci sono situazioni con imprenditori con un’età media elevata che dicono: ‘Siamo disposti ad andare avanti con la nostra attività, ma se dobbiamo fare investimenti che non possono essere ammortizzati in futuro è evidente che preferiamo chiudere’. Alcuni settori – ha sottolineato – avranno un futuro se saranno sostenuti adesso negli investimenti perché gli obiettivi saranno raggiunti solo attraverso gli investimenti. L’alternativa è la deindustrializzazione, la desertificazione delle opportunità economiche. Per questo stiamo lavorando tanto a livello europeo perché ci siano il realismo e l’attenzione necessarie affinché le imprese vengano accompagnate nel raggiungimento degli obiettivi“.

Ad esempio “sull’automotive serve un cambio di rotta da parte della Commissione Europea che ha commesso un clamoroso errore facendo un assist economico nei confronti dei cinesi, rischiando di distruggere un comparto in cui l’Europa era leader. E’ un comparto fondamentale per la competitività, la crescita economica e il progresso. Siamo convinti – ha evidenziato Guidesi – che gli obbiettivi ambientali vanno raggiunti e possono essere raggiunti tutelando le nostre imprese. Abbiamo un 30% di aziende che non possono convertirsi e rischiano la chiusura, non possiamo permetterlo”. Se parliamo invece di chimica, “quella verde, va sottolineato – ha puntualizzato l’assessore lombardo – che il settore ha fatto passi incredibili dal punto di vista della sostenibilità. La chimica oggi darà un contributo decisivo alla transizione dal punto di vista ecologico. Senza chimica quegli obiettivi di sostenibilità non potremo raggiungerli… compone il 95% dei prodotti che vediamo. È un settore fondamentale sotto ogni aspetto e siamo protagonisti di questo settore, lo vogliamo essere anche dal punto di vista strategico a medio e lungo termine”.

Ci sono alcuni settori che hanno bisogno di notevoli investimenti” nell’ottica della transizione green, “serve un supporto pubblico e lo deve fare la Commissione europea perché non può definire gli obiettivi e poi non consentire gli investimenti per raggiungerli visto il costo del denaro, con la politica monetaria che a questo punto diventa uno dei tanti paradossi dell’Unione europea“, ha proseguito Guidesi. “La Bce deve tagliare i tassi per accelerare gli investimenti” e “se l’Europa vuole essere competitiva deve puntare su chi produce, il futuro dipende dalla manifattura e per questo ci candidiamo a essere interlocutore con l’Ue, come prima regione manifatturiera d’Italia. Per questo, entro marzo convocheremo il tavolo della competitività che si svolge per la prima volta a Bruxelles per certificare il nostro protagonismo e la richiesta di essere ascoltati“, ha concluso l’assessore allo Sviluppo economico lombardo.

L’Italia spaccata in due tra maltempo e incendi. Meloni: “Oggi la giornata più impegnativa”

Nubifragi al Nord, soprattutto fra Lombardia e Veneto, con danni ingenti, vittime e feriti. Temperature elevate, vento e incendi difficili da domare al Sud, in particolare in Sicilia dove a Palermo la situazione resta critica. Maltempo e roghi non danno tregua allo Stivale. “Sono stata finora al telefono con il ministro Musumeci, sapevamo che questa sarebbe stata la giornata più impegnativa. E’ previsto un cambio da stasera nella situazione del maltempo, ma produce una giornata estremamente impegnativa a Nord e a Sud”, sono le prime parole della mattinata della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che, in collegamento con Rtl 102.5, precisa come “abbiamo un combinato disposto di nubifragi al Nord, e la mia totale solidarietà va alla famiglia della ragazza morta nel Bresciano, colpita da un albero, con grandine e vento, e dall’altra una situazione al Sud dove si sommano temperature alte e vento, che rende impossibile l’utilizzo di canadair per la lotta agli incendi e rendono la situazione complessa”. Il Governo, spiega, era già “in allerta”: “La protezione civile è mobilitata, nessun vigile del fuoco è andato in vacanza, e questo va detto per ringraziare persone che sono a lavoro h24, con tutte le squadre allertate”. La situazione, al di là dell’emergenza, pone l’esecutivo davanti a una strategia di medio e lungo termine: la “priorità” è “la messa in sicurezza dei territori”.

NUBIFRAGIO IN LOMBARDIA: MORTA UNA SCOUT COLPITA DA UN ALBERO. Violento nubifragio nella notte a Milano che ha causato danni anche alla linea elettrica di Atm. Diversi punti della città e alcuni depositi Atm sono senza corrente, mentre gli alberi caduti e i detriti sulle strade bloccano i normali percorsi delle linee. Filobus e autobus hanno forti ritardi e deviazioni. Il servizio tram è fortemente ridotto perché è caduta la rete aerea in diverse zone. Tutte le metropolitane sono aperte e in normale servizio. I treni della M1 saltano la stazione di Inganni. Intanto Trenord comunica che il servizio ferroviario continua a subire modifiche, interruzioni e ritardi a causa del danni subiti dall’infrastruttura per la caduta di alberi.

Una ragazza di 16 anni è morta nella notte a Corteno Golgi, in Val Camonica, dopo che un albero è caduto sulla tenda. La giovane faceva parte di un gruppo scout sorpreso poco dopo le 4 da un violento temporale. Il gruppo aveva allestito il campo di tende in località Palù, non distante dal rifugio degli alpini. Il forte vento e le piogge intense hanno provocato la caduta di un albero che ha colpito una delle tende in cui stavano dormendo i giovani. Oltre alla vittima, altre tre ragazze sono rimaste ferite. Si tratta di una 15enne, di una 13enne e di una 12enne, tutte con traumi minori, portate in codice verde all’ospedale di Sondrio. Illesi gli altri 70 giovani scout, che sono stati evacuati e portati nella palestra di Corteno Golgi. Sul posto sono intervenuti l’elisoccorso, due ambulanze, i vigili del fuoco, il soccorso alpino e le forze dell’ordine.

Ai suoi familiari è stato espresso il cordoglio della giunta regionale, tramite le parole del presidente Attilio Fontana: “Nell’apprendere con grande tristezza della morte di una ragazza di soli 16 anni, colpita da un albero in un campo scout in Valcamonica, esprimo alla famiglia e ai suoi cari il cordoglio e la vicinanza di Regione Lombardia”. “Vigili del Fuoco e Protezione Civile continuano incessantemente a essere attivi su tutto il territorio per il gran numero di piante cadute, tetti scoperchiati e allagamenti. A loro il nostro più sentito ringraziamento”, aggiunge.

IN VENETO TEMPESTE E GRANDINE: FERITO UN 16ENNE. Nella notte fra lunedì e martedì in Veneto si sono scatenate una serie di tempeste. La grandine, con pezzi di ghiaccio grandi come mele, pesanti oltre i 150 grammi, ha distrutto tetti, automobili, impianti industriali e artigiani. In campagna ha azzerato coltivazioni, vigneti, frutteti e serre. E’ il presidente della Regione, Luca Zaia, a tracciare il bilancio: “Nel veronese abbiamo diversi feriti: un paziente in codice rosso (un ragazzo di 16 anni colpito da un ramo a Zimella), 7 in codice giallo, 27 in codice verde soccorsi dal SUEM, a cui vanno a sommarsi alcuni accesi autonomi presso i Pronto Soccorso”. Anche nel trevigiano si registrano alcuni feriti: a Treviso soccorsi con ambulanza 4 pazienti, tutti per ferita cranica lacero contusa da grandine; 2 pazienti soccorsi a Pieve di Soligo e 2 a Godega Sant’Urbano.

Le linee ferroviarie sono ora interrotte lungo la tratta fra Brescia e Padova: la mole di persone da trasportare è elevatissima, secondo le ferrovie non sarà possibile compensare con servizi bus per tutti i passeggeri. “Non si dica che si tratta di fenomeni estivi, da mettere in conto”, scrive Zaia, perché “siamo di fronte, per violenza e frequenza del maltempo, a qualcosa di fuori dal comune. Questa per la nostra terra è stata ancora una notte di passione”. “Lo Stato di Emergenza Regionale sarà aggiornato nelle prossime ore alla luce delle nuove perturbazioni. Servono ristori economici per i territori del Veneto colpiti: è quello che chiederemo allo Stato”, conclude.

VASTO INCENDIO A PALERMO: CHIUSO L’AEROPORTO. Un vasto incendio sta interessando dalla notte Palermo, alimentato dalle alte e temperature e dal vento. Chiuso l’aeroporto di Palermo per il rogo sviluppatosi sopra Cinisi e, a causa dello Scirocco, arrivato fino al perimetro dello scalo aereo. Chiusa anche l’autostrada A29 Alcamo-Trapani tra gli svincoli di Villagrazia di Carini e Cinisi, poi riaperta. Circolazione dei treni sospesa tra Palermo Notarbartolo e Punta Raisi. I treni Regionali possono registrare ritardi e subire limitazioni di percorso e cancellazioni. Le fiamme sono arrivate a minacciare l’ospedale Cervello, ma la situazione sembra ora essere sotto controllo. A Palermo 30 squadre di vigili del fuoco locali, supportati da rinforzi giunti dai comandi di Catania e Messina, sono al lavoro dalla notte. A Mondello, Sferracavallo, Barcarello, Capo Gallo, Monreale, San Martino delle Scale ci sono state evacuazioni preventive dalle case vicine ai fronti di fiamma, alcune di queste sono state coinvolte parzialmente dal fuoco.

Nella notte squadre schierate a protezione di alcune strutture nell’aeroporto di Punta Raisi. “La situazione in tutta la Sicilia è ancora difficilissima anche per le condizioni meteo che stanno complicando ulteriormente il lavoro di chi deve contrastare le fiamme. Sono stato per tutta la notte in costante contatto con il Corpo forestale, con la Protezione civile, con i Vigili del fuoco e la Prefettura per avere aggiornamenti in tempo reale. Dal capo dipartimento nazionale dei Vigili del fuoco, il prefetto Laura Lega, ho ottenuto l’impegno a far giungere in Sicilia ulteriori squadre provenienti da altre regioni in quanto quelle in servizio in Sicilia sono già tutte impegnate nei vari fronti di fuoco che interessano tutto il territorio“, spiega il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, che sta seguendo da vicino l’evolversi dell’emergenza incendi che sta interessando tutta l’Isola e che ha espresso il suo cordoglio per la donna morta perché i soccorsi non sono riusciti a raggiungerla a causa degli incendi che bloccavano l’accesso alla sua casa nella zona di San Martino delle Scale.

Nubifragio in Lombardia, donna muore schiacciata da un albero. Dirottato volo da Milano a Roma

(Photocredit: Comune di Canegrate)

E’ di una vittima e diversi il feriti il bilancio della violenta ondata di maltempo che si è abbattuta nel primo pomeriggio in Lombardia. Milano, Varese e Monza-Brianza sono state le province più colpite. Una donna di 58 anni è morta dopo essere rimasta schiacciata da un albero, caduto a causa del forte vento. E’ accaduto a Lissone, in provincia di Monza Brianza, intorno alle 15.40. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri, un’ambulanza e un’automedica, ma la donna è deceduta sul posto.

Centinaia le richieste di aiuto ai vigili del fuoco, anche per liberare diversi automobilisti intrappolati nelle loro auto in sottopassi allagati o travolti da alberi caduti.

Il maltempo che si è abbattuto soprattutto nella zona di Milano, Monza e del Varesotto, ha causato disagi anche alla circolazione aerea: il Volo Delta Air Lines DL185, partito da Milano Malpensa e diretto all’ aeroporto internazionale John F Kennedy (JFK) di New York è stato infatti dirottato su Roma Fiumicino dopo essersi imbattuto nel nubifragio dopo il decollo. Come ha comunicato la Delta Airlines l’aereo, “un Boeing 767-300ER ha dichiarato un’emergenza generale”. Il velivolo “ha subito alcuni danni durante il maltempo che sono in fase di revisione da parte del nostro team di manutenzione locale”. Nel frattempo, “il Volo è atterrato in sicurezza” a Roma “e i passeggeri sono sbarcati normalmente”.

Nella zona industriale di Arconate, tetti scoperchiati, aziende danneggiate, auto distrutte. Lo storico gelso all’ingresso del paese è stato abbattuto dalla violentissima bomba d’acqua. Segnalati anche molti alberi divelti o pericolanti e pali telefonici e dell’energia elettrica caduti a terra. Una parte di via Gallarate è stata chiusa a causa del tetto pericolante di una palazzina che affaccia sulla strada. Alcune zone del paese sono ancora senza corrente. I tecnici Enel stanno lavorando per ripristinare la fornitura di energia.

Il comune di Canegrate è stato colpito, intorno alle 13.40, da una tromba d’aria accompagnata da grandine. Ingenti, spiega l’amministrazione, i danni agli edifici pubblici e privati. “Invitiamo i cittadini – dice il Comune – a non uscire di casa se non per serissimi motivi, in quanto la circolazione è estremamente difficoltosa e sono possibili altri eventi simili nelle prossime ore”. Alberi caduti e tetti scoperchiati anche a Busto Garofalo e a Legnano, dove diverse strade si sono trasformate in torrenti e diversi esercizi commerciali sono stati invasi dall’acqua.

Numerosi alberi caduti sulla rete ferroviaria hanno costretto Trenord a chiudere le stazioni di Monza e Gallarate. Ritardi e variazioni per i treni delle linee S7, S8, S11, Regionali per Sondrio e Bergamo e sulla rete Ferrovienord S1, S2, S3, S4, Regionali per Como Nord. A Milano città è rimasta chiusa per un paio d’ore la tratta della Metro 2 di Milano tra Vimodrone e e Cernusco e alcune strade sono state chiuse, anche a causa di alberi caduti che hanno danneggiato tratti della rete elettrica di alimentazione dei mezzi di Atm. Come riferisce l’Azienda trasporti milanesi, alcune linee dei mezzi di superficie sono state deviate. Inoltre, i tram 1, 12 e 31 sono stati sostituiti in diversi tratti da autobus.

Nelle prossime 24 ore, intanto, resta l’allerta arancione in in buona parte della Lombardia, ma anche in Veneto. La protezione civile, inoltre, ha emesso allerta gialla sull’intero territorio di Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Liguria, Toscana, Marche, su parte dell’Emilia-Romagna e sui restanti settori della Lombardia.

 

Attilio Fontana: “Chi ha progettato il Pnrr poteva destinare più fondi alla sanità”

Attilio Fontana è stato riconfermato alla guida della Regione Lombardia nelle ultime elezioni regionali di febbraio. Il presidente ha parlato con GEA di sanità, a pochi giorni dall’evento ‘Il nuovo approccio europeo alla salute e le ricadute per il sistema italiano‘, organizzato da Withub, con la direzione editoriale di GEA ed Eunews, che si svolgerà a Roma, presso l’Europa Experience David Sassoli, il prossimo 13 aprile.

Presidente, si fa un gran parlare di sanità pubblica a rischio, tra personale introvabile e bilanci risicati. Com’è la situazione per voi governatori?

“La situazione in Lombardia per quanto riguarda il personale è come quella delle altre regioni. Purtroppo siamo tutti vittime di programmazioni sbagliate fatte negli ultimi 10 anni dai Governi nazionali. Non è stato tenuto conto del fabbisogno sanitario della popolazione, tantomeno nelle specialità più richieste. Così abbiamo carenze di medici di medicina generale – ormai in maggior parte in età pensionabile – anestesisti, ortopedici e altre figure indispensabili per far funzionare al meglio il sistema. Senza contare poi la questione degli stipendi, troppo bassi e poco appetibili, che spingono molti professionisti ad andare all’estero. So che il ministro Schillaci ha già contezza di questi problemi e che intende prendere i primi provvedimenti per la loro soluzione”.

Dopo il Covid su cosa avete investito per superare le criticità che avevate sperimentato?

“Come già avevamo iniziato a fare prima della pandemia, siamo tornati a lavorare sulla gestione dei pazienti cronici – che sono quelli che assorbono il 70 per cento delle prestazioni sanitarie – e sul recupero delle liste d’attesa. Il Covid ha dimostrato che poco c’entrava la medicina territoriale. Purtroppo nella prima ondata, anche se avessimo avuto tanti medici sul territorio, i pazienti con fame d’aria avrebbero potuto essere curati solo in ospedale”.

Nel futuro assisteremo a una sanità d’eccellenza concentrata in pochi siti e tanti presidi di pronto soccorso nel territorio? Le case di comunità potranno funzionare?

“Il progetto è avere tanti presidi sul territorio – come Case e Ospedali di Comunità – che possano evitare il sovraffollamento dei pronto soccorso, non la loro moltiplicazione. Ma perché funzionino abbiamo bisogno della collaborazione dei medici di medicina generale. Soprattutto per i problemi che esponevo, legati alla carenza di personale. Si deve far gruppo e lavorare insieme – medici di base, specialisti ospedalieri e operatori sociali – per una vera presa in carico multidisciplinare del cittadino”.

Nel Pnrr la voce sanità è una delle meno ricche. Come mai, secondo lei, il Recovery nato dopo la crisi pandemica ha puntato meno su una voce che in Italia si è dimostrata più fragile del previsto, privilegiando altri settori?

“Dovrebbe chiederlo a chi lo ha progettato. Per me i soldi investiti in sanità sono sempre troppo pochi. E’ una spesa buona…”.

Durante la pandemia le Regioni hanno mostrato pregi e difetti della regionalizzazione della sanità. Sarebbe il momento di fare un tagliando a questo sistema che vige da decenni?

“Direi che il tagliando fatto durante la pandemia ha evidenziato proprio l’importanza del ruolo delle Regioni. E’ stato grazie a noi se sono state scritte le linee guida che hanno consentito pian piano la ripresa delle attività e sempre grazie alle Regioni se la campagna vaccinale è stata un successo“.

L’autonomia differenziata può aiutare a superare i problemi di bilancio e di reperimento personale?

“Assolutamente sì. Noi oggi riceviamo le risorse dal fondo sanitario nazionale che sono alloccate in cosiddetti ‘silos’ blindati che non ci consentono di destinarle negli ambiti che hanno più necessità. Così capita, per esempio, che abbiamo fondi sulla voce ‘infrastrutture’ in cui non abbiamo bisogno di investire, mentre ci mancano in quella relativa al ‘personale’. Ecco, con l’Autonomia, a parità di risorse ricevute, potremo essere liberi di investire dove abbiamo bisogno“.

Regionali, vincono Fontana in Lombardia e Rocca nel Lazio. E puntano (anche) sul green

Vittorie nette dei candidati di centrodestra alle elezioni regionali, ma affluenza in netto calo rispetto al 2018. Sono questi i dati che emergono dalle ultime consultazioni, che hanno visto Attilio Fontana guadagnarsi la riconferma in Lombardia con oltre il 54,67% delle preferenze (dati definitivi) e Francesco Rocca vincere la sfida con centrosinistra e Movimento 5 Stelle nel Lazio, con il 53,88% dei voti (dati non ancora definitivi).

In Lombardia, secondo i dati ufficiali del ministero dell’Interno, l’esponente di centrodestra ha ottenuto 1.774.477 voti e 48 seggi. Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra si è fermato al 33,93% con 1.101.417 voti (23 seggi). Letizia Moratti, candidata del Terzo Polo, ha ottenuto 320.346 voti, cioè il 9,87% (7 seggi). Maria Ghidorzi di Unione Popolare, invece, l’1,53%, con 49.514 voti.

AFFLUENZA AI MINIMI STORICI. A suonare come un campanello d’allarme, però, sono i numeri relativi agli elettori che si sono recati alle urne: a livello nazionale sono il 40% degli aventi diritto, mentre 5 anni fa fu il 70,63. Andando nel dettaglio, è il Lazio a perdere maggiormente, con il 37,19 percento di elettori contro il 55,55 del 2018. Anche in Lombardia la riflessione è aperta, perché ai seggi è andato il 41,67% dei cittadini, mentre nella scorsa tornata fu il 73,11, oltre tre punti al di sopra del dato nazionale.

I PROGRAMMI PER L’AMBIENTE. Ora per i neo presidenti di Regione viene la parte ‘pratica’ del loro mandato: realizzare i programmi presentati in campagna elettorale. E sull’ambiente sono diversi gli obiettivi che si sono posti. A partire da Fontana, che avrà altri 5 anni a disposizione per realizzare il suo scopo: consolidare il ruolo della Lombardia nell’economia circolare con una raccolta differenziata, oggi al 73%, ma che conta di far arrivare “all’83% entro il 2030, con il 62% dei rifiuti urbani e l’85% dei rifiuti delle attività produttive che vengono avviati a recupero e la gran parte di questi effettivamente riciclati”. Inoltre, punta “da un lato alla produzione di energia pulita, con il fotovoltaico, scelto come tecnologia più adatta (e per questo obiettivo dovrà raddoppiare la capacità di produzione), dall’altro saranno le riduzioni di consumi, tramite una forte azione di efficientamento energetico”. Non solo, perché Fontana vuole che la sua regione diventi “competitiva anche con l’idrogeno verde”. Terzo fattore “il contenimento del consumo di suolo da cui dipende anche la sostenibilità alimentare, lo sviluppo del settore agricolo e l’assorbimento di Co2”.

Il governatore del Lazio, Francesco Rocca, invece, promette che “la transizione ecologica costituirà un punto fermo della mia amministrazione”. Nel suo programma ritiene “fondamentale chiudere il ciclo dei rifiuti”, anche tornando “a investire sulla raccolta differenziata spinta”, perché oggi i dati vedono la regione al 18esimo posto, “un disastro”. Inoltre, con un cambio di paradigma: “È necessario considerare i rifiuti come una materia prima e catturarli nelle migliori condizioni, affinché possano essere reimmessi nel circuito della produzione”. Ora che ha vinto le elezioni, dovrà tenere fede alla promessa: un “Piano di localizzazione del fotovoltaico e dell’eolico, per un virtuoso utilizzo delle energie rinnovabili, evitando scempi sul territorio”. Il suo intento è “utilizzare le aree industriali dismesse e di scarso valore. Penso anche l’eolico off-shore, con impianti realizzati senza interferire con il turismo da diporto e, categoricamente, col paesaggio marino”. Rocca sarà chiamato anche a mettere in sicurezza le coste laziali “una volta per tutte, e con velocità, salvaguardando il paesaggio e l’economia del mare con un’attenta pianificazione”, istituendo “una Cabina del Mare” con tutti i soggetti interessati. Per usare una frase molto in voga nel lessico politica, ora che le luci della campagna elettorale sono spente e le urne chiuse, è tempo di passare dalle parole ai fatti.

Regionali, affluenza al 29,7%: mai così bassa. I candidati puntano sul green

Seconda giornata al voto per Lombardia e Lazio, dove circa 15 milioni di cittadini sono chiamati a scegliere il proprio presidente di Regione per i prossimi cinque anni. Nei 1882 Comuni al voto, l’affluenza è crollata. Alle 23 di ieri sera (ultimo dato disponibile), era complessivamente al 29,7%, più bassa in Lazio (26,28%) e leggermente più alta in Lombardia (31,78%), a fronte del 70,63% della precedente tornata elettorale, nel 2018. I seggi chiuderanno alle 15.

GEA ha analizzato le parti green dei programmi elettorali dei candidati alle presidenze delle due Regioni. Che sono, per la Lombardia, il governatore uscente Attilio Fontana, sostenuto dalla coalizione di centrodestra, il candidato del centrosinistra (appoggiato anche dal M5S), Pierfrancesco Majorino, l’outsider, Letizia Moratti, che corre per il Terzo polo (Azione e Italia viva), e Mara Ghidorzi (Unione popolare). Nel Lazio, invece, la sfida è tra l’attuale assessore alla Sanità, Alessio D’Amato (Pd, Terzo polo, Alleanza verdi sinistra, Demos, +Europa e Psi), l’ex presidente della Croce rossa italiana, Francesco Rocca (Fratelli d’Italia, Lega, FI, Udc e Noi moderati), Donatella Bianchi (Movimento 5 Stelle) e Sonia Pecorilli (Pci).

LOMBARDIA – Fontana propone di consolidare il ruolo della Regione nell’economia circolare con una raccolta differenziata (oggi al 73%) che conta di far arrivare “all’83% entro il 2030, con il 62% dei rifiuti urbani e l’85% dei rifiuti delle attività produttive che vengono avviati a recupero e la gran parte di questi effettivamente riciclati”. Inoltre, punta “da un lato alla produzione di energia pulita, con il fotovoltaico, scelto come tecnologia più adatta (e per questo obiettivo dovrà raddoppiare la capacità di produzione), dall’altro saranno le riduzioni di consumi, tramite una forte azione di efficientamento energetico. Inoltre, dobbiamo diventare competitivi anche con l’idrogeno verde”. Terzo fattore “il contenimento del consumo di suolo da cui dipende anche la sostenibilità alimentare, lo sviluppo del settore agricolo e l’assorbimento di Co2”.

Majorino, invece, si pone l’obiettivo di “riqualificare 4mila abitazioni all’anno, portando così il tasso di edifici riqualificati in linea con gli obiettivi europei, adottando misure che puntano a ridurre le bollette e i costi energetici alle famiglie, al contempo creando nuovo lavoro, stabile e locale”, perché “la transizione energetica ed ecologica deve essere portata in primo luogo nelle case gestite da Aler”. Non solo, visto che il candidato di centrosinistra e M5S vuole “ripensare anche a una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili e sostenere le comunità energetiche promosse dai Comuni, favorendo in particolare quelle che affrontano il problema della povertà energetica”. Sulle infrastrutture, poi, “deve essere rilanciato il rapporto con Rfi per la revisione della rete infrastrutturale regionale e si dovrà imprimere un’accelerazione rispetto ai cantieri finanziati attraverso Pnrr”.

Anche Letizia Moratti, che è stata sindaca di Milano dal 2006 al 2011, oltre che vicepresidente e assessora al Welfare della giunta Fontana dal gennaio 2021 al novembre 2022, ha in programma “un’azione di accompagnamento e facilitazione per le Cer e centri di ricarica condivisi per il trasporto elettrico”. Ma anche un piano per la mobilità sostenibile, che a suo avviso “parte dalle rotaie e da un ritorno all’efficienza di Trenord, introducendo competizione e investendo nelle infrastrutture”. Per Moratti anche “la navigabilità dei fiumi può diventare un’importante alternativa al trasporto su gomma”.

LAZIO – Francesco Rocca è l’uomo su cui il centrodestra ripone le sue speranze di vittoria. Dalla sua ha la grande esperienza alla guida della Croce rossa italiana e per il Lazio promette che “la transizione ecologica costituirà un punto fermo della mia amministrazione”. Nel suo programma ritiene “fondamentale chiudere il ciclo dei rifiuti”, anche tornando “a investire sulla raccolta differenziata spinta”, perché oggi i dati vedono la regione al 18esimo posto, “un disastro”. Inoltre, con un cambio di paradigma: “È necessario considerare i rifiuti come una materia prima e catturarli nelle migliori condizioni, affinché possano essere reimmessi nel circuito della produzione”. Se vincesse le elezioni, la sua giunta approverebbe “un Piano di localizzazione del fotovoltaico e dell’eolico, per un virtuoso utilizzo delle energie rinnovabili, evitando scempi sul territorio”. Il suo intento è “utilizzare le aree industriali dismesse e di scarso valore. Penso anche l’eolico off-shore, con impianti realizzati senza interferire con il turismo da diporto e, categoricamente, col paesaggio marino”. Rocca vuole anche mettere in sicurezza le coste laziali, “una volta per tutte, e con velocità, salvaguardando il paesaggio e l’economia del mare con un’attenta pianificazione”, istituendo “una Cabina del Mare” con tutti i soggetti interessati.

A sfidarlo c’è Alessio D’Amato, che corre con il centrosinistra. Uno dei cavalli di battaglia della parte green del suo programma è la creazione di “100 Comunità energetiche per 100 comuni”, utilizzano i fondi del Pnrr a disposizione. Assicura che porterà avanti “le due transizioni, digitale e verde” e vuole dare una risposta “alla crisi ambientale e ai fenomeni connessi, come la siccità”. In campagna elettorale ha annunciato di voler istituire un nuovo assessorato all’Economia del Mare, “che per la nostra regione è molto importante: per la pesca, il turismo e il commercio”.

A contendere la Presidenza c’è anche Donatella Bianchi, giornalista e conduttrice di programmi di successo, come ‘Lineablu’ (Rai1). La candidata M5S punta a fare del Lazio “la prima Regione ad aprire un canale parallelo a quello nazionale di incentivi alla ristrutturazione in chiave green” con il Superbonus regionale. E’ contraria al termovalorizzatore di Roma, perché “il futuro non è bruciare tonnellate di rifiuti o trasformare il Lazio nella pattumiera d’Europa”, ma un ciclo dei rifiuti che tenda verso “l’economia circolare riducendo il consumo di materie prime”. E sull’energia conferma il suo no al nucleare “non ideologico”, ma guardando “a numeri e fatti”: “Lasciamo ad altri il populismo su questo tema”.

Fontana ci riprova in Lombardia: “Più economia circolare, solare e sostenibilità alimentare”

Attilio Fontana ci riprova. Il presidente della Regione Lombardia, domenica e lunedì alle elezioni, punta al bis. L’avvocato ex sindaco di Varese ed ex presidente del Consiglio Regionale lombardo è sostenuto da 5 liste: Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Moderati-Sgarbi e la civica che porta il nome del governatore. In questi cinque anni ha superato emergenza pandemica e crisi energetica, ciò nonostante – in base a numerosi osservatori nazionali e internazionali – la Lombardia ha aumentato la sua leadership in Europa.

Presidente, i prossimi 5 anni saranno decisivi per la transizione energetica ed ecologica. Ha tre progetti se rimanesse alla guida della Regione?

“Scegliendone tre, direi che prima di tutto Regione Lombardia deve continuare a essere un’eccellenza nell’economia circolare, dove siamo già a un ottimo livello, grazie a un sistema di gestione dei rifiuti molto efficiente, con una raccolta differenziata al 73% e programmato che arrivi all’83% entro il 2030; con il 62% dei rifiuti urbani e il 85% dei rifiuti delle attività produttive che vengono avviati a recupero e la gran parte di questi effettivamente riciclati. La seconda linea di interventi è legata da un lato alla produzione di energia pulita, con il fotovoltaico, scelto come tecnologia più adatta – e per questo obiettivo dovrà raddoppiare la capacità di produzione -, dall’altro saranno le riduzioni di consumi, tramite una forte azione di efficientamento energetico. Inoltre, dobbiamo diventare competitivi anche con l’idrogeno verde. Terzo il contenimento del consumo di suolo da cui dipende anche la sostenibilità alimentare, lo sviluppo del settore agricolo e l’assorbimento di CO2″.

L’aumento delle auto elettriche implica anche una trasformazione urbana e non solo di città e centri abitati. La Regione come può aiutare i Comuni?

“La parola chiave deve essere sostenibilità, sia ambientale, sia economico-sociale. Crediamo infatti che la transizione debba essere prima di tutto un processo da governare più che da subire. Negli anni scorsi abbiamo fatto la nostra parte con incentivi per l’acquisto di questi veicoli o con bandi per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica. I fatti dimostrano quindi la nostra propensione allo sviluppo di questo settore, ma con i suoi tempi, legati anche al potenziamento delle fonti rinnovabili capaci di alimentare i nuovi fabbisogni energetici. Nel frattempo, in attesa del potenziamento di queste reti, non possiamo nemmeno vietare l’endotermico al quale la nostra economia è fortemente legata e che può, con la ricerca sui combustibili sintetici e sui biocombustibili, rappresentare un’altra via verso la sostenibilità. Quello che possiamo fare è continuare a investire sull’efficientamento energetico e sulla possibilità di produrre energia in modo sostenibile e capillare anche nei Comuni più piccoli. Lo sviluppo di questo settore, come di tutta la nostra economia, non è slegato ai costi dell’energia, anche e soprattutto elettrica”.

Bollette alle stelle e imprese in difficoltà. Per usare meno gas e abbassare i costi della luce servono più rinnovabili. La Regione, attraverso le commissioni Via-Vas, è determinante nelle autorizzazioni. Come si possono accelerare?

“In Regione Lombardia abbiamo rafforzato la Commissione VIA e tutte le strutture tecniche di supporto, ma soprattutto abbiamo introdotto il Procedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR), che consente con un unico provvedimento di ottenere tutte le autorizzazioni regionali, provinciali e comunali per la realizzazione e l’esercizio degli impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili. E questo consente di accelerare i tempi medi, che per le vie statali sono fino a 18 mesi, mentre in Regione Lombardia sono al massimo di 7 mesi”.

Capitolo infrastrutture: nell’ultimo decennio sono nate grandi arterie autostradali, tuttavia l’alta velocità per, ad esempio, Venezia, va a rilento… Serviranno più trasporti su ferrovia piuttosto che su strada?

“Le infrastrutture della mobilità devono essere pensate per le necessità del futuro. Il nostro modo di muoversi sta già cambiando e lo farà sempre di più in futuro. Pensate anche solo a quali ricadute avranno tecnologie come la guida autonoma e i sistemi di condivisione dei veicoli. Per questo immaginiamo che la rete di trasporto ferroviaria sarà sempre più strategica nel collegare i territori, non solo per estendere le reti di trasporto urbano negli hinterland. Saranno quindi importanti interventi di potenziamento e ammodernamento della rete ferroviaria capaci di permetterci di raggiungere obiettivi di sostenibilità economica, sociale e ambientale”.

Il Po navigabile, i Navigli a Milano… secondo lei servono più investimenti per avviare progetti di trasporto fluviale?

“La rete di trasporti deve essere sempre più multimodale e, in Lombardia, le merci possono percorre anche le strade dell’acqua. Servono tuttavia poli logistici trimodali, in grado di smistare le produzioni lombarde su ferro acqua e gomma. Non sono nemmeno secondari accordi e intese con territori vicini per rendere navigabili alcune tratte tutto l’anno. È un sistema che riveste un’importanza strategica e non mancheremo di fare la nostra parte anche in questo settore pensando anche che la navigazione su fiumi e navigli, insieme a quella sui laghi, costituisce un elemento di attrattività turistica e fruizione sostenibile del nostro territorio”.

Pnrr. Che progetti ha in mente? Le Regioni non sono protagoniste nella cosiddetta messa a terra, ma non crede che dovrebbero diventare protagoniste nella regia dei progetti?

“Vero, le Regioni non giocano un ruolo di primo piano nella gestione dei fondi del Pnrr. C’è stato un confronto, ma nella gestione siamo comunque abbastanza esclusi. È una decisione che abbiamo cercato di contrastare anche in sede di Conferenza delle Regioni. Nella ripartizione delle competenze, è indubbio che l’ente più vicino al cittadino è quello che più è in grado di rispondere ai bisogni dei territori. Non per niente è costante il nostro confronto con i Comuni: modello che avremmo potuto replicare con successo anche con il Pnrr”.

Sostenibilità. La manifattura lombarda è la prima in Europa. E’ possibile aiutare le imprese verso minori risparmi energetici e, allo stesso tempo, mantenere una leadership mondiale o europea? Secondo lei non c’è rischio deindustrializzazione?

“Abbiamo visto negli ultimi anni come la competitività delle nostre imprese sia stata messa a rischio dai costi dell’energia. Ricordo che Regione Lombardia è stata la prima a lanciare l’allarme su questi costi e insieme a tutti gli stakeholder lombardi è stato predisposto un manifesto, con proposte concrete, inviato all’allora governo Draghi e all’Europa. È infatti un problema che richiede interventi su vasta scala. Noi possiamo tuttavia continuare a mettere a disposizione risorse per l’efficientamento energetico e continuare a favorire le nuove fonti di energia. Il nostro Paese sconta già la carenza di alcune materie prime, per non perdere posizioni dobbiamo essere capaci di spingere almeno sulla produzione di energia. Nel breve termine resta importante continuare a intervenire a livello centrale con risorse per calmierare i prezzi, così come ha fatto anche il governo Meloni”.

Pierfrancesco Majorino - lombardia

Majorino: Lombardia green con il più grande piano per lavori verdi e rilancio comunità energetiche

Una Lombardia più ‘green’ per garantire salute e benessere ai cittadini. Investire in una transizione ecologica giusta per creare più posti di lavori, stabili e di qualità (circa 300mila nel 2030). E poi, efficientamento energetico nelle case popolari, superamento degli impianti di incenerimento più obsoleti per raggiungere l’obiettivo di ‘rifiuti zero’, razionalizzazione della gestione dei trasporti fluviali e dei laghi. Il tutto creando un assessorato ad hoc, dedicato all’ambiente, alla crisi climatica e alla transizione ecologica. Pierfrancesco Majorino ha le idee chiare su come vuole cambiare la regione se verrà eletto alla presidenza della Lombardia. Classe 1975, forte dell’esperienza prima nell’amministrazione comunale di Milano e poi a Bruxelles come parlamentare, si candida alle regionali del 12 e 13 febbraio per il centrosinistra (sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle). A GEA ha illustrato il suo programma ‘green’.

I prossimi 5 anni saranno decisivi per la transizione energetica ed ecologica. Nel suo programma ci sono 24 proposte sul tema: quali le più urgenti da attuare nei cosiddetti primi 100 giorni nel caso fosse eletto presidente di Regione Lombardia? Su cosa è necessario puntare?
È necessario puntare sul lancio di un programma di Green Industry che guarda alla creazione di 300.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030. Sarà il più importante piano occupazionale per lavori verdi e di qualità mai realizzato in Italia. Perché la transizione energetica ed ecologica non sono un freno, ma al contrario un’autentica opportunità di sviluppo economico e occupazionale. La transizione energetica ed ecologica deve essere portata in primo luogo nelle case gestite da ALER. Aldilà dello scandalo dei 15.000 alloggi vuoti e non assegnati penso che l’edilizia popolare possa e debba essere un autentico volano per l’efficienza energetica e la drastica riduzione delle emissioni climalteranti. Intendiamo riqualificare 4000 abitazioni all’anno portando così il tasso di edifici riqualificati in linea con gli obiettivi europei, adottando misure che puntano a ridurre le bollette e i costi energetici alle famiglie, al contempo creando nuovo lavoro, stabile e locale.

L’aumento delle auto elettriche implica anche una trasformazione urbana e non solo di città e centri abitati. La Regione come può aiutare i Comuni?
Penso sia necessario un tavolo di concertazione. I territori devono essere ascoltati e accompagnati in questa transizione. Insieme si possono trovare le soluzioni più coerenti e migliori. I fondi europei per migliorare radicalmente l’offerta infrastrutturale necessaria e per farlo nel rispetto delle esigenze territoriali esistono, vanno usati al meglio. Anche in questo caso si tratta di un’enorme opportunità occupazionale che va però accompagnata con forti misure di formazione e riqualificazione delle competenze.

 Bollette alle stelle e imprese in difficoltà. Per usare meno gas ed abbassare i costi della luce servono più rinnovabili. La Regione, attraverso le commissioni Via-Vas, è determinante nelle autorizzazioni. Come si possono accelerare?
L’unica via è la sburocratizzazione, che intendo introdurre il più possibile. Ma credo sia importante ripensare anche a una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili e sostenere le comunità energetiche promosse dai Comuni, favorendo in particolare quelle che affrontano il problema della povertà energetica. L’impegno delle comunità energetiche permette infatti di avere sul territorio numerosi benefici sia dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale.

Capitolo infrastrutture: nell’ultimo decennio sono nate grandi arterie autostradali, tuttavia l’alta velocità per, ad esempio, Venezia, va a rilento… Serviranno più trasporti su ferrovia piuttosto che su strada?
Si. Deve essere rilanciato il rapporto con Rfi per la revisione della rete infrastrutturale regionale e si dovrà imprimere un’accelerazione rispetto ai cantieri finanziati attraverso Pnrr. Ove possibile, penso alla Brianza, è necessario estendere il percorso delle metropolitane. In alcune aree, in particolare al sud della Lombardia, è necessario uno sviluppo infrastrutturale che in questi anni è venuto a mancare. I collegamenti del trasporto pubblico locale su ferro dovranno essere potenziati, ma anche quelli su gomma (aiutando i comuni a dotarsi di mezzi a basse o zero emissioni) all’interno delle aree interne non raggiunte dalla ferrovia. In alcuni ambiti vi è una qualità di servizi per nulla all’altezza. Trenord sarà ribaltata nella sua gestione. Intendo introdurre la gratuità per gli under25 nel trasporto pubblico locale come anche a favore di chi si muove per motivi di cura. Nei confronti degli under25 ritengo questa una misura che vuole favorire la cultura del mezzo pubblico.

Il Po navigabile, i Navigli a Milano… secondo lei servono più investimenti per avviare progetti di trasporto fluviale?
Ad oggi è stata molto trascurata la mobilità dolce e la navigazione turistica. Non è stata posta un’attenzione particolare a questo comparto senza promuovere progetti di rilancio, lasciando soli gli enti locali nella gestione dei pochi investimenti fatti grazie all’utilizzo di risorse europee. Intendo promuovere una regionalizzazione della gestione del trasporto sui laghi lombardi. Il trasporto fluviale merita maggiore attenzione rispetto al passato.

Pnrr. Che progetti ha in mente? Le Regioni non sono protagoniste nella cosiddetta messa a terra, ma non crede che dovrebbero diventare protagoniste nella regia dei progetti?
Ho fortemente criticato la gestione da parte di Regione Lombardia a guida Fontana del PNRR. Sono occasioni fondamentali che non possiamo perdere e buttare nel cestino. Per questo intendo promuovere un super assessorato destinato al Pnrr e ai finanziamenti comunitari. Perché spesso ci dimentichiamo che a livello di Unione Europea vi sono fondi a cui possiamo attingere attraverso progettualità. Gli uffici di Regione Lombardia a Bruxelles ad oggi sono stati sottoutilizzati. Inconcepibile.

Sostenibilità. La manifattura lombarda è la prima in Europa. È possibile aiutare le imprese verso minori risparmi energetici e, allo stesso tempo, mantenere una leadership mondiale o europea?
Sì, intendo farlo trasformando l’Assessorato all’Ambiente in Assessorato all’Ambiente, Crisi Climatica e Transizione Ecologica con il mandato di rivedere tutte le pianificazioni di settore definendo obiettivi più stringenti di quelli attuali. Intendo promuovere una nuova strategia di intervento sulle rinnovabili che orienti nuovi investimenti sul solare puntando sullo sfruttamento di spazi già antropizzati, cominciando dai tetti piatti (superfici commerciali e abitative) e incentivando la partecipazione dei privati seguendo l’esempio della Francia che ha messo l’obbligo di installazione di pensiline fotovoltaiche in tutti i parcheggi con più di 80 posti auto.

Secondo lei non c’è rischio deindustrializzazione?
Come già ho detto non vedo alcun rischio di deindustrializzazione dalla sostenibilità. Al contrario vedo solo nuove opportunità di crescita e sviluppo per le imprese esistenti e per altre innovative che possono nascere e svilupparsi anche attraverso il taglio per i primi 3 anni dell’IRAP che vogliamo introdurre.

Letizia Moratti: Comunità energetiche e più treni per una Lombardia sostenibile

Letizia Moratti, milanese, ha un curriculum lunghissimo: è stata presidente Rai, ministra dell’Istruzione, sindaca di Milano, presidente di Ubi Banca e vicepresidente della Regione Lombardia fino a pochi mesi fa nella giunta di Attilio Fontana. Ora si candida alla guida della Lombardia alle prossime elezioni regionali del 12-13 febbraio per il cosiddetto Terzo Polo (Azione e Italia Viva) più civiche. Nel suo programma propone, tra le altre cose, di “potenziare l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dell’agricoltura, per aumentare la produttività e ridurre le emissioni, con una migliore gestione della risorsa acqua, l’utilizzo dei residui di allevamento per la produzione di biogas e incentivi per gli allevamenti estensivi”. Ma anche di “intervenire su Trenord liberalizzando il servizio e adottare misure per colmare i gap infrastrutturali con le province meno collegate”, oltre che “avviare un programma per la piantumazione di alberi in aree urbane e periurbane” e “stimolare e incentivare l’apertura di impianti in grado di trattare i rifiuti e di recuperarli sia come materia che come energia”.

Presidente Moratti, i prossimi 5 anni saranno decisivi per la transizione energetica ed ecologica. Ha tre progetti se diventasse presidente della Regione Lombardia?
Voglio attivare un’azione di accompagnamento e di facilitazione per le Comunità Energetiche e centri di ricarica condivisi per il trasporto elettrico, inoltre ritengo necessaria una riorganizzazione di orari, luoghi e tempi dei servizi con l’ausilio del supporto digitale tanto per l’infomobilità, che per la domotica pubblica e il monitoraggio delle risorse pubbliche. La transizione energetica è un passaggio fondamentale, un obiettivo e un’occasione per modernizzare il nostro sistema, per renderlo più sostenibile e anche più resiliente: energeticamente indipendente. Non possiamo fallire. Le istituzioni devono farsi promotrici e aiutare tutte le realtà e cittadini in questo snodo fondamentale”.

L’aumento delle auto elettriche implica anche una trasformazione urbana e non solo di città e centri abitati. La Regione come può aiutare i Comuni?
Le competenze regionali possono intervenire nei processi di pianificazione urbanistica tenendo conto della relazione tra la allocazione di funzioni, gli orari e l’energia. Si dovrebbe intervenire anche per aiutare i comuni, soprattutto quelli più piccoli, a realizzare una rete di punti di distribuzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”.

Bollette alle stelle e imprese in difficoltà. Per usare meno gas ed abbassare i costi della luce servono più rinnovabili. La Regione, attraverso le commissioni Via-Vas, è determinante nelle autorizzazioni. Come si possono accelerare?
Ci sono semplificazioni normative, da coordinare con quelle già approvate dal governo Draghi e ci sono azioni di accompagnamento e di informazione che la Regione può mettere in campo, sia per gli attori del sistema produttivo che per le amministrazioni comunali e i condomini. Occorre, inoltre, uno sforzo per rendere organi parte del Titolo Quinto della Costituzione, come la Città Metropolitana e le Province, pienamente in grado di prerogative e personale per il coordinamento di aree vaste e delle reti che le definiscono, per avere una burocrazia più snella. Inoltre un fattore determinante è la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione su cui il nostro Paese è in ritardo e per questo non deve farsi sfuggire l’occasione del Pnrr”.

Pnrr… Che progetti ha in mente? Le Regioni non sono protagoniste nella cosiddetta messa a terra, ma non crede che dovrebbero diventare protagoniste anche nella regia dei progetti?
Le Regioni possono intervenire sul piano della programmazione come su quello normativo e della attivazione di reti di condivisione, per creare una condizione amministrativa abilitante e con la verifica di Rendicontazione, l’accountability europea. Sicuramente la Regione deve essere vicina ai comuni, soprattutto i piccoli comuni che non hanno al loro interno le competenze tecniche necessarie per progettare e portare a buon fine importanti interventi”.

Capitolo infrastrutture: nell’ultimo decennio sono nate grandi arterie autostradali, tuttavia l’alta velocità per Venezia, ad esempio, va a rilento… Serviranno più trasporti su ferrovia piuttosto che su strada?
 “Il trasporto su rotaia ha un minore consumo di suolo, di energia e di incidentalità, nonché minori emissioni in atmosfera, a parità di persone/merci trasportate. È la scelta strategica che a metà anni ’90 portò la Regione Lombardia a progettare l’Alta Velocità integrata con il Servizio Ferroviario Regionale. La mobilità sostenibile parte dalle rotaie e da un ritorno all’efficienza di Trenord introducendo competizione e investendo nelle infrastrutture. Il supporto digitale per l’infomobilità e l’organizzazione degli orari dei servizi e degli uffici, nonché l’uso intelligente dello smart working, sono altri elementi, così come lo sviluppo del car sharing e bike sharing. Fra l’altro Milano è stata la prima città italiana, e una delle prime in Europa, a introdurre il bike sharing nel 2008, durante il mio mandato”.

Il Po navigabile, i Navigli a Milano… secondo lei servono più investimenti per avviare progetti di trasporto fluviale?
Occorre una progettazione delle reti d’acqua e delle loro connessioni con la stessa visione di regimazione delle acque, sia per la navigazione che per l’agricoltura, che ebbero i Cistercensi, Leonardo e gli ingegneri come Meda. La navigabilità dei fiumi può diventare un’importante alternativa al trasporto su gomma e aiutarci nel contrasto all’emergenza climatica. Per essere realmente efficaci i porti fluviali devono, però, connettersi al resto della rete. Penso ai porti di Cremona e di Mantova e alle loro potenzialità di diventare degli importanti snodi intermodali fluviale-ferroviario, per la regione”.

Sostenibilità. La manifattura lombarda è la prima in Europa. E’ possibile aiutare le imprese verso minori risparmi energetici e, allo stesso tempo, mantenere una leadership mondiale o europea? Secondo lei non c’è rischio deindustrializzazione?
La Lombardia con 10 milioni di abitanti è la seconda regione europea per popolazione alle spalle della regione di Parigi, Ile-de-France (12.3 milioni di abitanti), che però ha un Pil quasi doppio di quello lombardo. Il tessuto produttivo è sicuramente molto forte, però negli ultimi 10 anni, la Lombardia ha ottenuto una performance poco soddisfacente rispetto ai principali concorrenti europei. Tra le cause da annoverare, sicuramente, il basso livello di investimento nella ricerca e nell’innovazione, l’1,34% del pil, mentre le regioni leader viaggiano sopra il 3-4 %. Continuando di questo passo, il divario non solo non si restringe, ma si amplia e allora rischiamo sì un processo di deindustrializzazione. L’innovazione di processo e di prodotto sono componenti cruciali della capacità competitiva delle imprese. La questione energetica è una parte essenziale di una innovazione qualitativa. Qui la regione può intervenire anche sul piano della formazione per adeguare le competenze”.

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L’Italia ha sete. Le Regioni chiedono lo stato di emergenza, Cirio: “Situazione drammatica”

Una situazione drammatica, mai così grave negli ultimi anni. È il quadro che, in piena emergenza siccità, restituiscono i presidenti delle Regioni del Nord Italia. Lo fa il governatore del Piemonte Alberto Cirio, che chiede “risorse economiche per i nostri agricoltori” e che “il Governo prenda in mano la questione sotto forma di emergenza nazionale. Per evitare che questa situazione torni a replicarsi in futuro, il Pnrr deve essere declinato in modo che gli agricoltori possano costruire piccoli invasi consortili“. E lo fa il collega della Lombardia, Attilio Fontana, che al termine della riunione tra la Conferenza delle Regioni e il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, parla di “una situazione eccezionale, di una gravità che non si era mai verificata in questi anni“. Intanto la Protezione Civile sta lavorando sui parametri tecnici per andare incontro alle richieste di stato di emergenza.

Da una parte c’è l’esigenza di non dover razionare l’acqua per uso domestico, dall’altra quella di sostenere e risarcire gli agricoltori danneggiati dalla siccità. Senza dimenticare il funzionamento delle centrali idroelettriche, messe a grave rischio dalla mancanza di flussi. Per quanto riguarda l’agricoltura, già in mattinata il ministro Patuanelli aveva parlato della necessità di “fare un percorso di avvicinamento all’obbligo assicurativo” per il settore. E annunciato una riunione con il Mite e la Protezione civile per fare il punto sulla situazione. In ogni caso, secondo il ministro, “lo stato di emergenza e lo stato di calamità dovranno lavorare insieme” per “portare l’acqua dove serve con la Protezione civile” e per avviarne la razionalizzazionecioè per modificare le modalità degli usi domestici, agricoli e nelle centrali idroelettriche“. Lo stato di calamità, invece, “consente di superare i limiti della norma 102 per intervenire sui danni“.

Intanto, l’Autorità Distrettuale del fiume Po continua a lanciare l’allarme sul cuneo salino nel Delta del Po, che ha raggiunto i 21 km. “Il livello del fiume è così basso – spiega il segretario generale Meuccio Berselliche consente all’Adriatico in alta marea di penetrare e cambiare le caratteristiche della falda che da acqua dolce diventa salmastra“. L’acqua salmastra, afferma, “diventa inutilizzabile per le colture. C’è quindi un danno ambientale e un danno economico“. Una situazione drammatica, appunto, dove lo stato di emergenza e calamità sembrano avvicinarsi ogni giorno di più.