Clima e aumento della popolazione spingono verso i ‘novel food’

Nessuna mancanza di rispetto per usi e costumi, nessun attacco a diete consolidate e tipiche. L’apertura a nuovi cibi, da produrre e mettere in commercio, non trova queste spiegazioni. Se la Commissione Europea ha dato il via libera a tarme della farina essiccate, locusta migratoria e farina di grillo il motivo è una problematica reale: l’aumento della domanda di cibo a fronte di una diminuzione delle rese agro-alimentari. Di questo si parlerà il prossimo 9 marzo all’interno dell’evento ‘L’evoluzione dell’agroalimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere’, organizzato a Roma da GEA ed Eunews, testate del gruppo Withub, all’interno del panel ‘New food: insetti e carni sintetiche, la nuova frontiera della sicurezza alimentare’

La questione non è nuova, tanto che già l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha acceso i riflettori su un problema che si pone nell’immediato e che sempre di più rischia di farsi strada. Innanzitutto c’è la questione della domanda. “La popolazione mondiale è raddoppiata negli ultimi 50 anni”, arrivando a 7,5 miliardi di persone, sottolinea l’Ocse. C’è dunque più richiesta di cibo. A questo si aggiunge il miglioramento economico di tutta una serie di Paesi, la cui popolazione, avendo adesso un più forte potere d’acquisto, ha iniziato a rivedere le sue abitudini alimentari portando sulla propria tavola pietanze prima al di fuori della propria portata.

Sul fronte dell’offerta pesa però il cambiamento climatico. “Le sfide che devono affrontare i settori dell’alimentazione, dell’agricoltura e della pesca aumenteranno con il cambiamento climatico”, avverte l’Ocse. Si stanno ormai consolidando tendenze frutto dei mutamenti in atto. “Le temperature medie globali stabiliscono nuovi record quasi ogni anno, mentre la pioggia è diventata meno affidabile”. Inoltre “gli eventi meteorologici estremi che distruggono i raccolti, come inondazioni, siccità e grandi tempeste, sono diventati più comuni”. Del resto la produzione agricola dipende dalla buona qualità del suolo e dell’acqua, insieme a condizioni meteorologiche prevedibili e una stagione sufficiente per la crescita di colture e raccolti. La questione climatica non riguarda solo la terra ferma. “Il cambiamento climatico sta alterando la produttività della pesca di cattura e la distribuzione degli stock ittici, rendendo meno sicuri i prelievi futuri”, avverte ancora l’Ocse.

In questo scenario di agricoltura tradizionale sempre più sotto stress, esplorare nuove risorse appare una via quasi obbligata per scongiurare il rischio di aggravare il problema della fame nel mondo.

Uomo e giovane, ecco l’identikit del ‘consumatore di insetti’

Uomo e giovane: è l’identikit del consumatore più propenso ad accogliere gli insetti edibili nella propria dieta. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Plos One e realizzato dalle Università di Pisa, Parma, Ghent in Belgio, Cornell negli Stati Uniti e Nanjing in Cina. La ricerca è stata condotta attraverso un sondaggio realizzato a febbraio e marzo 2022 su un campione di circa 3.000 persone dislocate in cinque diversi paesi (Belgio, Cina, Italia, Messico e Stati Uniti) con vari livelli di cultura gastronomica legata al consumo di insetti.

Dai risultati del sondaggio è emerso che il genere è il fattore principale che influenza il livello di accettazione, con il maggiore di rifiuto in Italia (circa 85% donne e 75% uomini) e il minore in paesi come Messico (circa 46% donne e 15% uomini) e Cina (circa 62% donne e 50% uomini) dove l’entomofagia è culturalmente più accettata. Nei paesi poi dove la predisposizione a includere gli insetti nella dieta è minore, ovvero Italia e Belgio, l’età più giovane è un fattore che predispone positivamente al consumo. Considerando infine tutti i cinque paesi, l’accettazione degli insetti trasformati, ad esempio nelle farine, è risultata sempre maggiore rispetto a quelli interi.

“Si tratta del primo studio che mette a paragone più paesi in continenti diversi – spiega Simone Mancini, ricercatore del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa – stiamo utilizzando i dati raccolti per ricerche e pubblicazioni ancora in corso, si tratta di materiale molto utile per chiunque si occupi di marketing in questo settore”.

“La maggiore propensione al consumo nella fascia di popolazione tra i 18 e i 41 anni rispetto agli over 42 potrebbe essere spiegata dalla curiosità dei più giovani verso il novel food e da una maggiore sensibilità rispetto ai temi legati alla sostenibilità alimentare – dice Mancini – in generale, per quanto riguarda il nostro paese, i risultati in parte confermano che gli italiani sono meno pronti a inserire questi novel food nella loro dieta, ma denota anche come altri paesi europei o occidentali abbiano già superato queste barriere e siano pronti a buttarsi sul mercato”.

Per l’Università di Pisa ha partecipato allo studio insieme a Simone Mancini anche la professoressa Roberta Moruzzo del Dipartimento di Scienze Veterinarie.

Larve insetti farina

Novel food, è dibattito acceso su vantaggi e sicurezza

Sulle tavole del futuro ci saranno sempre più spesso carni sintetiche e insetti. E dopo l’ok della Food and Drug Administration negli Stati Uniti per le bistecche ‘da laboratorio’ e il via libera dell’Unione europea all’utilizzo di nuovi insetti alimentari, questo momento sembra sempre più vicino. Le alzate di scudi non si sono fatte attendere. Coldiretti ha già lanciato l’allarme affermando che potrebbero essere introdotte a breve a livello europeo “le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue” per la carne sintetica, “mentre entro il primo semestre 2023 negli Usa potrebbero entrare in commercio i primi prodotti sintetici”.
“Cibo Frankenstein” lo definisce la Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti, che sostiene che la carne da laboratorio “non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato”. Insomma, ci sarebbe una “precisa strategia delle multinazionali che puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione”.

Non è andata meglio con gli insetti, con un dibattito acceso, anche a livello politico, dopo che Bruxelles ha approvato l’immissione sul mercato come nuovo alimento dell’Acheta domesticus, ovvero il grillo, sotto forma di polvere parzialmente sgrassata. Dal 26 gennaio, inoltre, possono essere commercializzate nell’Unione europea anche le larve del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus) congelate, in pasta ed essiccate, che si vanno ad aggiungere alle larve gialle della farina e alla locusta migratoria. Ma l’elenco è pronto ad allungarsi ancora, con altre otto domande in lista d’attesa. Oltre un italiano su due (il 54%), secondo un sondaggio di Coldiretti/Ixe, sarebbe contrario agli insetti in tavola, ma l’Ue prosegue il suo iter forte del regolamento sui “novel food” approvato nel 2018, ricordando che il procedimento prevede sia l’autorizzazione della Commissione europea sia quello dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare.

Ma quali sarebbero i vantaggi di questi nuovi cibi? Secondo il Wwf gli allevamenti sono responsabili del 14,5% delle emissioni di gas serra e quelli intensivi la causa principale delle pratiche di deforestazione nel mondo. Senza considerare che per un chilo di carne bovina servono in media 11.500 litri d’acqua, mentre per la stessa quantità di carne “da laboratorio” ci si muove tra i 367 e i 521 litri. Inoltre, quest’ultima metterebbe al sicuro dalle epidemie e impedirebbe l’uso di antibiotici sul bestiame, con effetti positivi anche sull’antibiotico-resistenza a livello umano.
Lo stesso vale per gli insetti, in grado di dare una risposta concreta all’aumento del costo delle proteine animali, riducendo in parallelo le emissioni e lo spreco alimentare. Oltre a essere estremamente proteici, con una quota di proteine che sfiora il 70%, quasi tre volte maggiore rispetto alla carne rossa. Un cibo per tutti, quindi, che unisce i vantaggi per l’alimentazione e quelli per l’ambiente. I grilli, ad esempio, emettono meno dello 0,1% delle emissioni di gas serra delle mucche per produrre la medesima quantità di proteine.

Gli insetti e le carne sintetiche saranno anche al centro di uno dei quattro panel del convegno “L’evoluzione dell’agroalimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere”, organizzato da Gea, Eunews – testate di Withub – e Fondazione Art. 49 in collaborazione con il Parlamento europeo e con il patrocinio della Commissione europea. L’appuntamento del 9 marzo a Roma, presso Europa Experience, darà la stura al ciclo di sei eventi Withub previsti per il 2023: un momento di scambio e confronto tra esponenti di primo piano delle istituzioni nazionali ed europee con esperti, operatori di settore, organizzazioni di categoria e portatori di interesse. Gli altri argomenti che saranno affrontati durante i panel del convegno saranno nutri-score e packaging, le avvertenze sanitarie sulle etichette degli alcolici; l’innovazione e il PNRR per l’agricoltura sostenibile.

Altro tema caldo nell’ambito della tematica novel food è quello della sicurezza di questi nuovi alimenti. Per quanto riguarda la carne sintetica, oltre ai vantaggi certificati da numerosi studi scientifici, è interessante notare come Animal Equality Italia, Animal Law Italia, CIWF Italia, Essere Animali, LAV e LNDC Animal Protection abbiano diffuso un comunicato congiunto in cui vengono smontate le tesi relative alla scarsa salubrità proposte da Coldiretti. “Se Coldiretti vuole davvero parlare di inquinamento, lo faccia senza trascurare l’enorme impatto dell’allevamento di animali. E in riferimento all’espressione ‘cellule impazzite’, riferita alle cellule staminali di origine animale utilizzate per produrre carne coltivata, dobbiamo ricordare che questi procedimenti di coltura cellulare sono utilizzati dalla comunità scientifica da decenni”, si legge nella nota. E ancora: “Quali sarebbero i rischi per la salute umana? Perché per noi sono molto più evidenti quelli relativi all’allevamento intensivo, in cui vi è un uso sistematico di farmaci, fattore che spiana la strada ai superbatteri e all’antibiotico-resistenza. Rischio che per la carne in vitro non sussiste”. Quindi, concludono le associazioni, “la carne coltivata potrebbe rappresentare un’alternativa per tutti coloro che non si vogliono nutrire della sofferenza di altre creature senzienti e non vogliono arrecare danni all’ambiente”.

D’altro canto, sul fronte degli insetti c’è da segnalare che la ventina di categorie alimentari (dai biscotti alle zuppe, passando per pane e cioccolata) in cui è presente la larva del verme della farina minore devono presentare un’etichetta che segnala, su indicazione dell’Esfa, come il consumo non sia consigliabile ai minori di 18 anni, così come il fatto che siano possibili reazioni in soggetti allergici ai crostacei e agli acari della polvere.
Insomma, pro e contro su ciò che finirà sulle tavole dei consumatori, a dimostrazione di come, sui cibi del futuro, il dibattito sia destinato a rimanere aperto ancora a lungo.

Larve insetti farina

Vermi e grilli nel piatto: 54% italiani contrari a insetti. Filiera Italia: Non è sostenibilità

Anche le  larve di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) entrano nel novero dei nuovi alimenti. Dopo la locusta migratoria e il grillo domestico, un quarto insetto si aggiunge alla lista dei nuovi alimenti autorizzati dall’Ue: dal 26 gennaio infatti potranno essere commercializzate nell’Unione le larve del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus) congelate, in pasta, essiccate. L’autorizzazione, proposta dalla Commissione europea e approvata dagli Stati Ue, arriva dopo l’ok dato a partire dalla fine del 2021 prima alle larve gialle della farina, poi alla locusta migratoria e da ultimo ai grilli. Tutti in forma congelata, essiccata o in polvere. E, a quanto si apprende, altre otto domande sono in lista d’attesa. In tutti i casi, le norme Ue sui cosiddetti ‘novel food’ includono requisiti specifici di etichettatura per quanto riguarda l’allergenicità poiché le proteine da insetti possono causare reazioni soprattutto nei soggetti già allergici a crostacei, acari della polvere e, in alcuni casi, ai molluschi.

Nonostante la levata di scudi di molti in Italia, Bruxelles continua a vedere gli insetti, e le proteine alternative in generale, come una risposta all’aumento del costo delle proteine animali, del loro impatto ambientale, dell’insicurezza alimentare, della crescita della popolazione e della corrispondente, crescente domanda di proteine tra le classi medie. Inoltre, come ricordano dalla Commissione europea, l’allevamento di insetti potrebbe contribuire anche a ridurre le emissioni di gas serra e lo spreco alimentare. Ciononostante, l’accelerazione sugli insetti a tavola non sembra interessare i consumatori europei e soprattutto gli italiani che, per la grande maggioranza, non li porterebbero mai in tavola, considerandoli estranei alla cultura alimentare nazionale: il 54% è infatti contrario agli insetti a tavola, mentre è indifferente il 24%, favorevole il 16% e non risponde il 6%, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè. Una corretta alimentazione, infatti, non può prescindere dalla realtà produttiva e culturale locale nei Paesi del terzo mondo come in quelli sviluppati, sostiene la Coldiretti, e a questo principio non possono sfuggire neanche bruchi, coleotteri, formiche o cavallette a scopo alimentare che, anche se iperproteici, sono molto lontani dalla realtà culinaria nazionale italiana ed europea. Si tratta, comunque, di alimenti che hanno ricevuto l’autorizzazione dall’Efsa, l’autorità alimentare Europea che però, precisa la Coldiretti, nel suo parere scientifico ha rilevato che il consumo di questi insetti può causare reazioni allergiche nelle persone allergiche ai crostacei e agli acari della polvere.

E da Filiera Italia è arrivato anche l’appello a non confondere il consumo di insetti con la sostenibilità. “Nessuno vuole vietare un bel piatto di insetti a chi lo desidera ma non si racconti la barzelletta della sostenibilità – spiega Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia – questo oggi in un momento in cui la nostra produzione rischia di essere smantellata in nome di una sostenibilità ideologica che vorrebbe trasformare i nostri terreni agricoli in giardini improduttivi. Si difenda piuttosto il modello italiano, esempio di sostenibilità a livello mondiale, in grado di vincere la sfida di produrre il cibo necessario a rispondere a un fabbisogno crescente impattando sempre meno“.