Zuppi, l’uomo della ‘diplomazia parallela’ di Sant’Egidio a capo della Cei

Matteo Maria Zuppi (Italia), 69 anni – Arcivescovo di Bologna, presidente della Conferenza Episcopale Italiana ed esponente di spicco della Comunità di Sant’Egidio.

Il suo impegno per il clima e l’ambiente si fonda su una visione integrale che unisce ecologia, solidarietà e responsabilità collettiva. Nato a Roma l’11 ottobre 1955, è quinto dei sei figli di Enrico Zuppi, per oltre trent’anni direttore dell’Osservatore della Domenica, e di Carla Fumagalli, nipote del cardinale Carlo Confalonieri. Parroco prima di Palestrina, poi di Santa Maria in Trastevere, quindi a Torre Angela, ‘don Matteo’, come lo chiamano i romani, collabora con la comunità di Andrea Riccardi quasi dalla sua fondazione.

E’ stato creato cardinale da Papa Francesco il 5 ottobre 2019. Nel 1990, ha svolto il ruolo di mediatore nelle trattative tra il governo del Mozambico e il partito di Resistenza Nazionale Mozambicana che hanno portato, nel 1992, alla firma degli accordi di pace di Roma, che sancirono la fine delle ostilità. Da allora, continua a operare con la “diplomazia parallela” della Comunità di Sant’Egidio. Il 20 maggio 2023 papa Francesco lo ha incaricato di guidare la missione diplomatica della Santa Sede per allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina. La missione si è tradotta in cinque viaggi diplomatici a Kiev (5-6 giugno), Mosca (28-29 giugno), Washington (18 luglio), Pechino (13-15 settembre) e ancora Mosca (14-16 ottobre 2024).

Sul clima, Zuppi sottolinea con forza l’urgenza di una “conversione ecologica” che non può più essere considerata un’opzione facoltativa:Non è un optional, ma frutto della passione per l’uomo e per questa casa nella quale l’uomo può o non può vivere”, scandisce. In occasione del RemTech Expo, mette in guardia contro un’economia “predatoria” che antepone il consumo illimitato al buon senso e alla sostenibilità, evidenziando come tale approccio comprometta il futuro stesso dell’umanità. Al Festival francescano di Bologna, Zuppi mette in luce l’importanza di coinvolgere le nuove generazioni nella costruzione di un futuro sostenibile: “Coinvolgere i giovani nella scelta del futuro, del loro futuro, e aiutarli con le nostre scelte, che sia un futuro sostenibile, credo che sia il primo modo per amarli”, osserva, sottolineando anche il ruolo delle religioni nel promuovere la fraternità universale e la responsabilità condivisa nella cura del Creato. In occasione dell’Earth Day 2024 ad Ascoli, Zuppi lancia un monito sulla gravità della crisi ambientale: “Se il nostro Pianeta non è sostenibile, vuol dire che è insostenibile. Non vorrei che ci svegliamo soltanto quando andiamo a sbattere”, tuona, criticando l’inerzia delle istituzioni e la tendenza a rimandare le azioni necessarie, perché, avverte “ogni ritardo ha conseguenze drammatiche per l’intera umanità”.

Per l’arcivescovo di Bologna, la giustizia ambientale si lega a stretto giro a quella sociale. Denuncia più volte l’illusione che si debba scegliere tra lavoro e salute, sottolineando che entrambe sono essenziali: “Se l’ambiente viene distrutto non possiamo vivere, viviamo molto peggio e vivranno molto peggio quelli dopo di noi. Dobbiamo capire che non è facoltativo, ma è materia d’esame e d’impegno per tutti”.

Nel maggio 2024, Zuppi presenta un Vademecum per promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili:Tanto più le Cer saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale, tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi“, scandisce.

Il porporato definisce l’esortazione apostolica Laudate Deum una “campana di allarme” che richiama tutti alla responsabilità nella cura del Creato: “Non solo sottolinea le lentezze del sistema economico mondiale nell’affrontare la crisi ecologica, ma vuole diventare anche una ‘sveglia’, perché tutti insieme, nessuno escluso, ci assumiamo le nostre responsabilità per la cura del creato, dono del Padre Creatore”, afferma.

Prevost, il missionario agostiniano che mette d’accordo le due Americhe

Robert Francis Prevost (Stati Uniti), 69 anni – Prefetto del Dicastero per i Vescovi nel pontificato di Papa Francesco e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.

La sua formazione agostiniana e la lunga esperienza pastorale in Sud America hanno influenzato profondamente la sua visione ecclesiale e sociale, rendendolo un profilo apprezzato sia dagli Stati Uniti che dal Global South.  Il cardinale incarna una visione che unisce spiritualità, giustizia sociale e responsabilità ambientale, promuovendo un impegno concreto e condiviso per la cura della casa comune.

Nato a Chicago il 14 settembre 1955, è un agostiniano missionario laureato in Matematica e Filosofia, inviato in missione in Perù per diversi anni, prima di diventare provinciale della provincia agostiniana di Chicago nel 1999. Richiamato a Roma da Papa Francesco per ricoprire il ruolo delicatissimo di prefetto dei vescovi, è stato creato cardinale da Bergoglio il 30 settembre 2023.

Il porporato è un convinto sostenitore dell’ecologia integrale. Nel 2024, durante il seminario ‘Affrontare i problemi della crisi ambientale alla luce della Laudato si’ e della Laudate Deum‘, sottolinea la necessità di passare “dalle parole ai fatti”, basando la risposta alla crisi ambientale sulla Dottrina Sociale della Chiesa.

Per Prevost, il “dominio sulla natura”, affidato da Dio all’umanità, non deve trasformarsi in “tirannia”, ma deve essere vissuto come una “relazione di reciprocità” con l’ambiente.

Il prefetto mette anche in guardia dalle conseguenze dello sviluppo tecnologico incontrollato. Evidenzia l’importanza di un’economia umana che rispetti l’ambiente e promuova modelli circolari di produzione e consumo, opponendosi alla “cultura dello scarto”, ribadendo che l’economia dovrebbe migliorare, e non distruggere, il nostro mondo.

Prevost ricorda l’impegno concreto alla Santa Sede nella tutela dell’ambiente, dall’installazione del maxi-impianto fotovoltaico sul tetto dell’Aula Paolo VI alla transizione in atto verso veicoli totalmente elettrici in Vaticano. Azioni che, scandisce, “testimoniano la volontà della Chiesa di essere un modello di sostenibilità”.

Per il cardinale, una cooperazione globale deve essere alla base della lotta alla crisi climatica, con un ordine giuridico, politico ed economico che possa rafforzare il lavoro congiunto mondiale per “lo sviluppo di tutti i popoli in solidarietà”.

Tagle, dalle Filippine il prefetto che difende la Terra dalle lobby

Luis Antonio Gokim Tagle (Filippine), 67 anni – Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, è una delle voci più autorevoli nella Chiesa sull’ecologia integrale, promuovendo la tutela dell’ambiente come parte integrante della missione cristiana. E’ stato consacrato vescovo il 12 dicembre 2001 e creato cardinale da Papa Benedetto XVI il 24 novembre 2012. Arcivescovo di Manila dal 2011 al 2019, Tagle ha presieduto la Caritas Internationalis dal 2015 al 2023.

Il cardinale filippino ha promosso attivamente l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, sottolineando l’importanza di diffonderne il messaggio anche al di fuori della comunità cattolica. In un incontro con i vescovi indonesiani, nel 2015, ha considerato la Laudato Sì come “la coscienza morale della Chiesa cattolica su come comportarci con la Terra, un ambiente vivo per gli esseri umani, un dono di Dio che genera vita per tutte le persone”.

Ha inoltre esortato la comunità cattolica a diffondere il contenuto dell’enciclica a tutti, appellandosi a un “obbligo morale nei confronti delle prossime generazioni” perché “la Terra deve essere un dono per tutti e non solo per le lobby finanziarie”.

In occasione del ‘Tempo del Creato’, Tagle ha ricordato l’importanza di considerarsi custodi della Terra, non suoi proprietari: “Molto spesso diventiamo proprietari, ci comportiamo da proprietari e dimentichiamo di essere custodi” , ha denunciato, sottolineando che il modo in cui ci occupiamo dell’ambiente riflette il nostro atteggiamento verso la vita e gli esseri umani, invitando a celebrare l’interconnessione nella famiglia del Creato e in quella umana, specialmente con i poveri.

Durante la ‘Giornata per il Creato’ nelle Filippine, Tagle ha esortato i fedeli a vivere una vita semplice e a proteggere la Terra: “Penso che parte della nostra missione, oggi e nei prossimi anni, sia quella di includere con più consapevolezza la cura del creato come parte della santità” . Per il prefetto, molte delle crisi ambientali attuali sarebbero evitabili se le persone fossero consapevoli delle conseguenze delle loro azioni. Tagle ha promosso la collaborazione interreligiosa per la tutela dell’ambiente, sottolineando l’importanza di coinvolgere tutte le persone di buona volontà: “È una celebrazione con un chiaro messaggio sociale ed ecologico poiché il modo con cui ci occupiamo del Creato dimostra il nostro atteggiamento nei confronti della vita e degli esseri umani”, ha detto, incoraggiando azioni quotidiane per ridurre la violenza, l’egoismo, lo sfruttamento, e per intensificare l’impegno per la protezione dei più deboli.

Ambongo, l’arcivescovo di Kinshasa che denuncia la “sfacciata predazione” della RDC

Fridolin Ambongo Besungu (Repubblica Democratica del Congo) , 65 anni – Frate minore Cappuccino e arcivescovo di Kinshasa dall’1 novembre 2018, il cardinale è una delle voci più autorevoli in Africa nella denuncia dello sfruttamento illegale delle risorse naturali e nella promozione di un approccio etico allo sviluppo.

E’ nato a Boto, nella diocesi di Molegbe, il 24 gennaio 1960 non lontano dal confine con la Repubblica Centrafricana, pochi mesi prima che terminasse la colonizzazione belga. Si è preparato al sacerdozio studiando filosofia a Bwamanda e teologia nell’Istituto Saint Eugène de Mazenod a Kinshasa, dal 1984 al 1988 ottenendo poi la licenza in teologia morale presso l’Accademia alfonsiana a Roma. Ambongo è stato consacrato vescovo il 6 marzo 2005 e creato cardinale da Papa Francesco il 5 ottobre del 2019.

E’ stato membro del C9, il consiglio dei 9 cardinali istituito da Bergoglio nel 2013, per aiutarlo nel governo della Chiesa e nella riforma della costituzione apostolica Pastor Bonus sull’assetto della Curia romana ed è presidente del Secam, il Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar. Il porporato ha più volte condannato la “sfacciata predazione” delle risorse della Repubblica Democratica del Congo da parte di multinazionali e Paesi confinanti, come il Ruanda, spesso con la complicità della comunità internazionale.

Nell’omelia della messa che ha celebrato per la pace nell’est della Rdc il 24 febbraio 2024, il cardinale ha affermato che la pace nella regione martoriata sarà raggiunta solo se i vicini del Paese smetteranno di “predare senza vergogna” le sue risorse naturali: “Aggressori e multinazionali hanno unito le forze per mettere le mani sulle ricchezze del Congo, a scapito e in disprezzo della dignità dei pacifici cittadini congolesi”, ha tuonato.

Ha inoltre criticato accordi internazionali che, a suo avviso, legittimano il saccheggio delle risorse congolesi, come quello tra l’Unione Europea e il Ruanda: “L’Unione Europea firma un accordo di cooperazione mineraria sostenibile con il Ruanda sulle risorse saccheggiate nella RDC. Non è questo un forte sostegno per l’aggressore?”, ha domandato. Già nel 2015, Ambongo sottolineava l’importanza delle energie rinnovabili per combattere i cambiamenti climatici: “Il futuro è questa energia rinnovabile, nello specifico i pannelli solari”, aveva commentato. Ha anche collaborato con il cardinale Christoph Schönborn per facilitare un incontro tra i ministri dell’ambiente di Germania e Congo, per discutere strategie per migliorare la qualità ambientale nei rispettivi Paesi. L’arcivescovo di Kinshasa unisce una profonda spiritualità francescana a un forte impegno sociale e politico. È critico verso le ingerenze occidentali che considera neocolonialiste e difende con forza la sovranità e la dignità del popolo congolese. La sua leadership è vista come un punto di riferimento per una Chiesa africana più autonoma e profetica.

Parolin, il Segretario di Stato che porta l’ecologia sul tavolo della diplomazia vaticana

Pietro Parolin (Italia), 70 anni – Segretario di Stato della Santa Sede dal 15 ottobre 2013, interpreta la visione di papa Francesco e porta l’ecologia integrale al centro dell’agenda diplomatica vaticana, unendo realismo politico e volontà di costruire ponti tra paesi, fedi e popoli.

Nato il 17 gennaio 1955 a Schiavon, in provincia di Vicenza, Parolin è stato ordinato sacerdote il 27 aprile 1980 e ha alle spalle decenni di diplomazia vaticana, con incarichi in Nigeria, Messico e nella Terza Loggia. Dal 2009 al 2013 è stato nunzio apostolico in Venezuela, poi creato cardinale da Papa Francesco il 22 febbraio 2014.

In occasione delle conferenze Onu sul clima, Parolin trasmette con forza l’urgenza di un cambiamento sistemico a tutela della Casa comune. Intervenendo al Climate Summit 2014 dell’Onu, evidenzia la necessità di una trasformazione nei modelli di sviluppo e negli stili di vita: “Si tratta, adesso, di consolidare una profonda e lungimirante reimpostazione dei modelli di sviluppo e degli stili di vita, per correggerne le numerose disfunzioni e distorsioni”. Sottolinea l’importanza di affrontare le sfide ambientali con un approccio etico e solidale: “Abbiamo bisogno di una risposta collettiva, responsabile e senza precedenti, volta a lavorare insieme per costruire la nostra casa comune”, sostiene in un videomessaggio in apertura del Climate Adaptation Summit 2021.

Durante le conferenze ambientali internazionali, il porporato prende spesso la parola, chiedendo giustizia climatica, transizione energetica equa e tutela dei popoli indigeni e dei giovani come protagonisti del cambiamento. “Non possiamo lasciare che i Paesi più vulnerabili paghino il prezzo più alto dell’inazione dei più ricchi“, denuncia durante la Cop26 di Glasgow, in Scozia, nel 2021. La diplomazia vaticana lavora anche dietro le quinte, favorendo il dialogo tra Stati e incoraggiando impegni più ambiziosi. Anche in questo caso, Parolin ha spesso incontrato leader politici e religiosi per favorire una convergenza sul clima: “Il cambiamento climatico è un’urgenza planetaria che deve unire, non dividere. Serve un’azione congiunta, solidale e responsabile“, afferma intervenendo alla Cop28 di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, nel 2023.

Il segretario di Stato promuove anche la collaborazione interreligiosa sul clima, come dimostra l’incontro del 2021 tra leader religiosi e scienziati in Vaticano, in vista della COP26. L’obiettivo era unire etica e scienza per promuovere azioni concrete. “Tutte le religioni possono contribuire a formare le coscienze in vista di una responsabilità comune verso la Terra”, si legge nella dichiarazione congiunta. Grande importanza viene attribuita all’educazione ambientale, soprattutto tra i giovani: “Solo tramite il riconoscimento del dono che ci è stato fatto ci verrà spontaneo prendercene cura e quindi passare dalla cultura dello scarto a una cultura della cura”, dice il cardinale durante la rassegna Cinema per il Creato il 23 marzo 2024.

Parolin promuove anche un’economia che valorizzi la dignità umana e il lavoro, opponendosi alla cultura dello scarto: “L’ecologia integrale esige una concezione economica più ‘umana’, basata sui precetti di ‘custodire e coltivare’, nella quale il sistema economico possa migliorare – non distruggere – il nostro mondo”, ricorda.

Hollerich progressista europeo: “La crisi climatica uccide quanto una guerra”

Jean-Claude Hollerich (Lussemburgo), 66 anni – Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (Comece) e relatore generale del Sinodo sulla sinodalità, il cardinale gesuita è uno dei principali promotori della “conversione ecologica” nella Chiesa cattolica.

Durante il Sinodo per l’Amazzonia del 2019, lancia l’allarme sulla crisi ambientale: “Se il nostro pianeta viene distrutto, possiamo gridare quanto vogliamo su preti sposati o donne prete, ma non ci sarà più bisogno di preti. È il problema più importante e urgente”, denuncia, mentre sul tavolo dei vescovi tiene banco il tema dei viri probati. Hollerich evidenzia la necessità di un cambiamento personale tra i leader ecclesiastici: “Noi vescovi dobbiamo cambiare il nostro stile di vita. Se non riesco a cambiare il mio stile di vita – domanda -, come posso chiedere ai giovani di farlo?”.

Nato il 9 agosto 1958 a Differdange, in Lussemburgo, Hollerich vive per oltre 20 anni in Giappone, dove diventa professore e vice-rettore all’Università Sophia di Tokyo. Dal 2011 è arcivescovo di Lussemburgo e nel 2019 viene creato cardinale da Papa Francesco.

Nel 2018, come presidente della Comece, in vista della Cop28 Hollerich firma un appello congiunto dei presidenti delle Conferenze Episcopali continentali, esortando i leader politici a implementare con urgenza l’Accordo di Parigi: “Promuovendo i messaggi dell’enciclica Laudato Si’, i leader della Chiesa di tutto il mondo chiedono azioni ambiziose e immediate per affrontare e superare gli effetti devastanti della crisi climatica”, scandisce. L’appello include richieste specifiche, come mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C, un cambio di stili di vita perché diventino più sostenibili, il rispetto delle comunità indigene, la fine dell’era dei combustibili fossili e il passaggio alle energie rinnovabili, una riforma del settore agricolo per garantire cibo sano e accessibile. “Ci sono ideali oggi condivisi da gran parte della popolazione, come l’ecologia. È semplicemente una necessità per salvare l’umanità”, sostiene in un’intervista del 2024. E avverte che il cambiamento climatico, se non affrontato, “ucciderà tante persone quanto una guerra”.

Hollerich è considerato un ‘progressista’, un fervente sostenitore del processo sinodale. Ha più volte espresso la necessità di una Chiesa più accogliente verso tutti, inclusi i giovani e le persone Lgbtqi+.

Czerny il prefetto gesuita che difende i rifugiati climatici

Michael Czerny (Repubblica Ceca), 78 anni – Prefetto del dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Czerny sottolinea l’urgenza di azioni locali e politiche pubbliche efficaci per affrontare la crisi climatica, evidenziando le conseguenze dello sfruttamento della Terra.

Il cardinale incarna una visione profonda e concreta dell’ecologia integrale, per la quale il rispetto per l’ambiente è inscindibile dal rispetto per ogni persona, specialmente per i più vulnerabili.

Nato nel 1946 in Cecoslovacchia da una famiglia cattolica, Michael Czerny emigra in Canada con la madre e il fratello nel 1948, fuggendo dalle persecuzioni comuniste. Entra nella Compagnia di Gesù a 20 anni. Studia filosofia e teologia in Canada e negli Stati Uniti, fondando il Jesuit Centre for Social Faith and Justice a Toronto, impegnato su questioni sociali come la giustizia ambientale e i diritti umani. A Milano lavora a stretto contatto con il Cardinale Carlo Maria Martini e nel 2010 Papa Benedetto XVI lo chiama a Roma come sottosegretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Dal 2016, è uno dei sottosegretari della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, diretto personalmente da Papa Francesco. E’ Bergoglio a crearlo cardinale, il 5 ottobre 2019.

Czerny vede nella cura del Creato una dimensione essenziale della fede cristiana, strettamente collegata ai temi della giustizia sociale e della dignità dei migranti e dei poveri. “La crisi climatica è una crisi umanitaria. È la terra stessa che geme, ed è l’umanità più vulnerabile che soffre”, denuncia durante una conferenza a Roma nel 2019.

Il prefetto è tra i promotori dell’applicazione concreta della Laudato si’, l’enciclica di Papa Francesco, soprattutto nell’ambito della migrazione climatica. “Quando parliamo di rifugiati climatici, non stiamo parlando del futuro: stiamo parlando di una realtà già presente”, osserva un’intervista ad America Magazine nel 2020. Czerny richiama spesso alla necessità di una conversione ecologica personale e comunitaria, invitando tutti a un cambiamento concreto di stile di vita. “Non basta aggiustare il sistema. Dobbiamo cambiare mentalità, abbandonare l’idea che la natura sia una merce”, esorta durante una tavola rotonda nel 2021.

Czerny integra l’ecologia nella visione della giustizia integrale. Nella presentazione del Documento sul Sinodo per l’Amazzonia, nel 2019, ricorda che l’Amazzonia non è solo una regione geografica: “è un banco di prova per la sopravvivenza del nostro pianeta”. Durante il Sinodo insiste sull’ingiustizia subita per la devastazione dell’ambiente dai popoli indigeni, “i primi custodi del creato”. Il cardinale ceco è molto impegnato nella promozione del Piano d’Azione Laudato si’, che invita parrocchie, scuole, aziende e famiglie a cambiare radicalmente i propri modelli di consumo e produzione. “Non si tratta solo di salvare la natura. Si tratta di salvare la nostra umanità”, scandisce nel 2022 durante una conferenza.

Papa Francesco, l’ambientalista venuto dalla fine del mondo

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Dal 13 marzo 2013, il Papa argentino “venuto dalla fine del mondo” ha regnato per dodici anni. Ha rovesciato la piramide ecclesiastica, portato al centro le periferie, aperto tante strade non battute, deviato da alcuni percorsi. Di certo, si può dire che Papa Francesco sia stato il più potente attivista ambientalista dei giorni nostri. A partire dalla scelta del nome, che già comunicava una volontà di riformare la Chiesa, spogliarla per quanto possibile, ‘uscire’ da Roma come fece il Santo d’Assisi, che con il Sultano Malik al-Kāmil iniziò il dialogo islamo-cristiano. “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco da Assisi”, ha spiegato. “Uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato”. Nell’ultimo decennio, Jorge Mario Bergoglio ha introdotto l’ecocidio come crimine contro l’umanità e progettato di introdurre l’eco-peccato nel catechismo della Chiesa cattolica. Sua è la prima enciclica sulla cura del Creato, seguita, otto anni dopo, da una esortazione apostolica ecologica. Suo il primo Sinodo per l’Amazzonia.

Sua l’idea di convocare in Vaticano un summit delle big oil con i vertici di Eni, Chevron, Conoco, Exxon, Bp e Blackrock, per riflettere sul futuro del Pianeta. E poi gli incontri con Greta Thunberg e Bono Vox. Se Francesco è il Papa delle ‘prime volte’, tante, tantissime di queste riguardano l’ambiente.  Nessuno poteva dirsi stupito, quando nel 2015 annunciò un’enciclica ambientale. Nella lettera, pubblicata il 24 maggio, Francesco metteva in evidenza come i cambiamenti climatici costituiscano una delle principali sfide per l’umanità, parlava della necessità di modificare stili di vita senza cedere al paradigma tecnocratico, chiedeva di considerare l’acqua potabile bene comune e diritto inalienabile per tutti. Invitava a provvedere con urgenza a politiche in grado di limitare l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti, sviluppando invece energia da fonti rinnovabili. Cinque anni dopo, un sinodo pan-amazzonico a Roma, il cui lavoro è riassunto nell’esortazione apostolica Querida Amazonia. Qui Bergoglio riporta sogni e speranze per il polmone verde del mondo, in cui “ecologia sociale, culturale e naturale si fondono in tutt’uno”. E’ l’esempio perfetto della sua ecologia integrale.

Nel 2018, ha convocato i più grandi petrolieri tra le Mura Leonine, per parlare di impatto climatico, ruolo delle rinnovabili, rischi legati alle modifiche dell’ecosistema. Il suo grido in difesa dell’ambiente è salito anche dal Palazzo di Vetro dell’Onu: “La crisi ecologica, insieme alla distruzione di buona parte della biodiversità, può mettere in pericolo l’esistenza stessa della specie umana“, aveva avvertito denunciando le “nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere“, che impongono, aveva detto, “una severa riflessione sull’uomo“.

Il 4 ottobre 2023, nel giorno di San Francesco, il ‘seguito’ della Laudato Si’, l’esortazione ‘Lodate Dio‘. Un ‘aggiornamento’ necessario perché, aveva spiegato, “con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura“. Più volte, nei 73 punti dell’esortazione, torna lo spettro del punto di rottura. Più volte la certezza che questa crisi climatica colpisca tutti democraticamente, ma a partire dai più fragili. Più volte la denuncia all’irresponsabilità dei negazionisti, anche all’interno della Chiesa. In questi anni bui per l’Europa e il mondo, a più riprese Francesco è tornato ad appellarsi contro la “follia della guerra” che può portare a una nuova catastrofe nucleare. L’uso delle armi nucleari, così come il loro semplice possesso, aveva avvertito, è “immorale”.

Il disarmo è per il Papa un “obiettivo impegnativo e lungimirante” specialmente in un momento in cui l’umanità si trova a un “bivio”. Subito dopo la sua elezione in Conclave, ancora per la prima volta nella storia, prima di presentarsi alla Loggia di san Pietro, Bergoglio aveva pregato nella Cappella Paolina, punto d’avvio della processione dei cardinali verso la clausura della Sistina. Una preghiera solitaria, come quella di San Francesco al Crocifisso di San Damiano. Nella scelta del nome e della sua missione, avrà pensato alle parole che il Santo rivelò di aver sentito dall’alto: “Francesco, và e ripara la mia Casa“.

Addio a Papa Francesco, da mercoledì la salma nella Basilica di San Pietro

Papa Francesco si è spento, all’età di 88 anni, alle 7.35 di questa mattina negli appartamenti di Casa Santa Marta. Ad annunciarlo “con profondo dolore” è il camerlengo, il cardinale Kevin Farrell, con una nota diffusa alle 9.56 del mattino. “Il vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa“, ha scandito, ricordando che il Pontefice “Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati”.

Nel pomeriggio, il corpo viene portato nella cappella di Santa Marta in Vaticano, secondo quanto prevede l’Ordo exsequiarum Romani Pontificis, dove alle 20 il camerlengo presiederà il rito della constatazione della morte e della deposizione della salma nella bara. Per conoscere le cause della morte, bisognerà attendere la fine del rito. Il decano del Collegio Cardinalizio, Giovanni Battista Re, i familiari del Romano Pontefice, il direttore e il vice direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano, si troveranno per le 19.45 nella Cappella della Domus.

La traslazione della salma nella Basilica Vaticana per l’omaggio di tutti i fedeli potrebbe avvenire mercoledì mattina, 23 aprile. Le modalità, così come altre informazioni, come la data dei funerali, saranno stabilite e comunicate domani, dopo la prima Congregazione dei Cardinali, la prima riunione tecnica con i cardinali presenti.

Alle 19.30, l’arciprete della Basilica di San Pietro, il cardinale Mauro Gambetti, guiderà un rosario in piazza per i fedeli presenti a Roma, numerosi per le festività di Pasqua e per il Giubileo in corso, che prosegue. Domenica si terrà come previsto la messa per il Giubileo degli Adolescenti, ma viene sospesa la canonizzazione del Beato Carlo Acutis, il ragazzo morto all’età di 15 anni a Milano nel 2006 per una leucemia fulminante e che sarebbe dovuto essere proclamato Santo in quella occasione. Al comando temporaneo della Chiesa, ci sono Farrell e Re.

Quando si aprirà il Conclave, sarà poi il collegio elettorale a prendere le decisioni più importanti, in attesa dell’elezione del nuovo vescovo di Roma. Modificando l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, Francesco ha già stabilito che verrà seppellito non in Vaticano ma nella basilica di Santa Maria Maggiore. Nello stesso documento Bergoglio ha anche semplificato il rito delle esequie, dopo le quali partiranno i ‘novendiali’, le messe in suffragio del Papa celebrate per nove giorni consecutivi. Il Conclave viene convocato dalle congregazioni generali dei cardinali in un periodo che si colloca tra i 15 e i 20 giorni dopo la morte del Pontefice e l’inizio della sede vacante, ma, con una modifica normativa che venne introdotta da Benedetto XVI, se i cardinali elettori sono già arrivati a Roma, si può derogare a questa previsione e iniziare le elezioni prima.

Vaticano, lo Stato Città sarà alimentato con maxi impianto agrivoltaico a S.M.Galeria

Dopo la Laudato Si’ e la Laudate Deum, Francesco pubblica il motu proprio ‘Fratello Sole‘. Il Papa dispone che un grande impianto agrivoltaico, all’interno della zona extraterritoriale di Santa Maria di Galeria, assicuri non soltanto l’alimentazione elettrica della stazione radio, ma anche “il completo sostentamento energetico dello Stato della Città del Vaticano“.

Occorre operare una transizione verso un modello di sviluppo sostenibile che riduca le emissioni di gas serra in atmosfera, ponendosi l’obiettivo della neutralità climatica”, spiega Francesco nella lettera apostolica, ricordando che “l’umanità dispone dei mezzi tecnologici necessari ad affrontare questa trasformazione ambientale e le sue perniciose conseguenze etiche, sociali, economiche e politiche e, tra questi, l’energia solare ricopre un ruolo fondamentale“.

Il 24 maggio 2015, con l’Enciclica Laudato Si’, ha invitato l’umanità intera a “prendere coscienza della necessità di apportare cambiamenti ai propri stili di vita, di produzione e di consumo”, per contrastare il riscaldamento globale che vede, tra le sue principali cause, l’uso dei combustibili fossili. Il 6 luglio 2022 l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Onu ha depositato presso il Segretariato Generale lo strumento con il Vaticano accede alla Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.

Con tale strumento ho inteso contribuire agli sforzi di tutti gli Stati per offrire, in conformità con le rispettive responsabilità e capacità, una risposta adeguata alle sfide poste all’umanità e alla nostra casa comune dal cambiamento climatico”, scandisce Jorge Mario Bergoglio.

Per realizzare il maxi-impianto, in deroga alla normativa vigente e senza richiedere autorizzazioni, il Papa nomina Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato Città, e Giordano Piccinotti, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, commissari straordinari con “piena capacità di compiere i necessari atti di ordinaria e straordinaria amministrazione“. Per il mantenimento dei privilegi di extraterritorialità garantiti sull’area (in forza dell’Accordo fra la Santa Sede e l’Italia) per gli impianti Radio-Vaticani a Santa Maria di Galeria e a Castel Romano dell’8 ottobre 1951, Francesco stabilisce che i Commissari Straordinari possano comunicare all’Autorità italiana la sistemazione di strutture e sedi di enti facenti capo alla Santa Sede e al Governatorato della Città del Vaticano. “Dispongo, infine – si legge nella lettera -, che la Segreteria di Stato agevoli ogni richiesta dei Commissari Straordinari e si adoperi per garantire che in quel territorio nulla si perda di quanto sin qui disponibile per la Sede Apostolica“.