Ucraina, commercio e terre rare: al via summit Ue-Africa in Angola. C’è anche Meloni

(Photo copyright: Palazzo Chigi)

I leader africani ed europei si riuniscono da oggi in Angola per approfondire le loro relazioni commerciali, discutere di migrazioni e minerali strategici, in occasione di un vertice in cui il piano americano per l’Ucraina sarà oggetto di nuove consultazioni tra gli europei. A margine del vertice e sulla scia di quello delle grandi economie del G20 tenutosi questo fine settimana in Sudafrica, infatti, i leader – tra cui la premier Giorgia Meloni – proseguiranno le loro consultazioni sul piano Usa.
Questa mattina è previsto un incontro sull’argomento a Luanda, su invito del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, per fare il punto sui colloqui in corso a Ginevra tra i responsabili americani, ucraini ed europei. Il vertice, settimo incontro di questo tipo, segna i 25 anni di relazioni tra l’Unione africana e l’Ue.

L’Europa rimane il principale partner commerciale dell’Africa: secondo Bruxelles, gli scambi di beni e servizi hanno raggiunto i 467 miliardi di euro nel 2023. Ma gli europei hanno subito delle battute d’arresto, talvolta alimentate dal risentimento verso il sanguinoso passato delle ex potenze coloniali e dalla concorrenza della Cina, i cui grandi progetti infrastrutturali sono ben accetti nel continente. La Russia, dal canto suo, ha approfittato della perdita di influenza della Francia nel suo ex feudo per diventare il partner di sicurezza di diversi paesi.

Anche gli Stati del Golfo e la Turchia hanno ampliato la loro presenza, offrendo alle nazioni africane maggiori opportunità commerciali e, di conseguenza, un maggiore potere negoziale nei confronti dell’Ue, spiega Geert Laporte dell’Ecdpm, un gruppo di riflessione europeo. “Non siamo più nella situazione in cui l’Europa era l’unico partner”, osserva. Le capitali dell’Ue devono ora proporre un’offerta “sufficientemente allettante da battere” la concorrenza.

Questo richiede investimenti in infrastrutture, energia e progetti industriali che generino occupazione e crescita economica in Africa, lontano dalla percezione talvolta negativa lasciata sul continente dai precedenti vertici: belle intenzioni ma pochi fatti concreti. E il Piano Mattei italiano, sposato dall’Ue, dovrebbe andare proprio in questa direzione.

“L’Africa non cerca nuove dichiarazioni, ma impegni credibili e realizzabili”, riassume il portavoce dell’UA, Nuur Mohamud Sheekh. I capi di Stato e di governo discuteranno dei mezzi per frenare l’immigrazione illegale verso l’Europa, un tema che negli ultimi anni ha alimentato il discorso e i guadagni elettorali di molti partiti di estrema destra nel Vecchio Continente.

All’ordine del giorno ci saranno anche le questioni di sicurezza e un’iniziativa diplomatica per dare all’Africa una voce più forte negli organismi di governance globale come il Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Banca mondiale. Si discuterà anche del rafforzamento degli scambi commerciali, in un contesto di dazi doganali imposti dagli Stati Uniti ai membri dei due blocchi. L’Ue dovrebbe offrire la propria esperienza per aiutare a sviluppare il commercio intracontinentale africano, che attualmente rappresenta solo un modesto 15% del commercio continentale totale, secondo i diplomatici intervistati dall’AFP. Cercherà inoltre di garantire l’approvvigionamento di minerali strategici necessari alla sua transizione ecologica e di ridurre la sua dipendenza dalla Cina per le terre rare essenziali per le tecnologie e i prodotti elettronici. Alcuni progetti saranno inclusi nel Global Gateway, un vasto piano infrastrutturale volto a contrastare la crescente influenza della Cina a livello mondiale. “La credibilità dell’Europa dipende ora dalla sua capacità di sostenere la realizzazione di progetti che creano valore in Africa, e non solo dalla visibilità per Bruxelles”, analizza Ikemesit Effiong, della società di consulenza SBM Intelligence in Nigeria.

 

Blitz di Meloni in Tunisia: con Saied dialogo su Piano Mattei, energia e agricoltura

(Photocredit: Palazzo Chigi)

Un blitz, andata e ritorno in giornata, quello di Giorgia Meloni in Tunisia. Anche i media scoprono a imbarco completato del viaggio diplomatico della premier, che vola a Cartagine per incontrare il presidente della Repubblica tunisina, Kais Saied.

L’obiettivo è portare avanti il lavoro sul Piano Mattei, che va continuamente alimentato rafforzando le cooperazioni bilaterali. Con Tunisi il rapporto è più che buono, anzi “eccellente” come lo definisce Palazzo Chigi. Ragione in più per far leva sui Paesi amici per implementare i progetti connessi. I due leader, infatti, discutono proprio dello “stato di avanzamento delle progettualità per l’Africa, richiamando anche la dichiarazione congiunta sulle attività di cooperazione allo sviluppo firmata a gennaio”.

Nel bilaterale vengono toccati tutti i pilastri del Piano, a partire dai settori nevralgici come quello idrico, che è indissolubilmente collegato a doppio nodo con lo sviluppo dell’agricoltura. Al centro c’è soprattutto il progetto Tanit, che ha come obiettivo primario e principale quello di utilizzare le acque reflue per irrigare e, dunque, riportare in funzione terreni agricoli. In questo ambito ricopre grande importanza l’iniziativa che vedrà la nascita di un centro di formazione agricola a vocazione regionale, che servirà a fornire personale altamente qualificato per sviluppare il comparto, grazie anche all’expertise italiana.

Altro tema di fondamentale importanza è quello dell’energia. Il Piano Mattei, ha sempre spiegato Meloni, ha tra i suoi obiettivi finali quello di rendere il nostro Paese la porta d’accesso per gli approvvigionamenti europei. L’hub dell’energia continentale, per essere precisi. Nel dialogo con Saied, infatti, viene ribadita la necessità di proseguire la cooperazione tra i due Paesi, riconoscendo che Italia e Tunisia sono “snodi strategici per mettere in comunicazione il potenziale di produzione energetica dell’Africa e la domanda crescente dell’Europa”, mette in luce ancora Palazzo Chigi.

Uno dei progetti più importanti è quello dell’elettrodotto Elmed. Meloni ribadisce l’impegno di Roma per la realizzazione di questa infrastruttura strategica che occupa buona parte degli investimenti previsti dal piano pluriennale 2024-2028 di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione dell’energia elettrica nel nostro Paese. L’investimento è ingente, quasi 1 miliardo di euro, per circa 220 km di interconnessione tra l’approdo di Castelvetrano, in provincia di Trapani, e Mlaabi, nella penisola di Capo Bon, di cui la maggior parte sarà in cavo sottomarino: un collegamento in corrente continua da 600 MW, che raggiungerà una profondità massima di circa 800 metri lungo il Canale di Sicilia, per il trasporto di energia pulita prodotta da fonti rinnovabili in Tunisia.

Il faccia a faccia tra Meloni e Saied è servito anche a fare il punto “sull’eccellente cooperazione in materia migratoria” e “sull’impegno comune nel contrastare le reti criminali di trafficanti di esseri umani”, spiega ancora Palazzo Chigi. Aggiungendo che “allo stesso tempo promuovere vie legali di migrazione anche nel contesto del Processo di Roma”. Gli appuntamenti internazionali della premier, però, non sono esauriti. Perché venerdì in tarda mattinata volerà a Istanbul, dove è in agenda un incontro con il presidente della Repubblica di Turchia, Recep Erdogan. Un’altra occasione per portare avanti l’opera diplomatica per lo sviluppo dell’area mediterranea.

Meloni e von der Leyen a Roma per vertice su Piano Mattei e Global Gateway

Domani Giorgia Meloni vedrà Ursula von der Leyen a Roma. L’appuntamento è programmato, la premier e la presidente della Commissione europea co-presiederanno un vertice sul Piano Mattei e il Global Gateway per l’Africa. Ma è ragionevole pensare che le due leader faranno anche un punto sulle tensioni geopolitiche mondiali e sulla strategia da tenere nel caso in cui Donald Trump decidesse di entrare in guerra contro l’Iran, al fianco di Israele.

A Villa Pamphilj, Meloni e von der Leyen accoglieranno i leader dell’Unione Africana, dell’Angola, dello Zambia, della Repubblica Democratica del Congo, della Tanzania e i vertici delle Istituzioni finanziarie multilaterali, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Banca Africana di Sviluppo e l’Africa Finance Corporation.

Il passaggio servirà a consolidare la sinergia tra il piano italiano e quello europeo per il continente oltre Mediterraneo, per approfondire la rotta operativa e monitorare l’avanzamento delle iniziative comuni. Più volte infatti Meloni ha dichiarato di voler allargare il Piano Mattei, “europeizzarlo”, per potenziare la collaborazione con le iniziative internazionali che hanno un focus sull’Africa.

Tra i progetti più imponenti, spicca il ‘Corridoio di Lobito’, infrastruttura ferroviaria da 830 chilometri, che collegherà Angola e Zambia tramite la Repubblica Democratica del Congo, che in prospettiva potrà essere estesa fino al porto di Dar es Salaam, in Tanzania. Il progetto – di cui si è già parlato lo scorso anno, nel corso del G7 sotto presidenza italiana a Borgo Egnazia – punta a creare un asse logistico regionale per il trasporto non solo di minerali strategici, ma anche di prodotti agricoli e input energetici, in un’ottica di sviluppo integrato.

In agenda anche il potenziamento dell’interconnessione digitale ‘Blue-Raman’ – che oggi prevede il collegamento tra India, Europa e Medio Oriente -, il sostegno alle filiere produttive agroalimentari del Continente africano e il rafforzamento delle catene di approvvigionamento. Il vertice è stato anticipato a livello tecnico lo scorso 27 marzo da un evento che si svolto a Roma e che ha riunito oltre 400 attori pubblici e privati italiani, africani ed europei, per definire priorità settoriali e piattaforme di investimento congiunte. Le intese maturate nel corso di questa iniziativa si tradurranno, a livello istituzionale in occasione del Vertice del 20 giugno, in accordi politici e finanziari multilaterali.

Piano Mattei, 20/6 vertice a Roma con leader africani. A lavoro su ferrovia Angola-Zambia

Sarà Roma ad ospitare il prossimo 20 giugno il vertice ‘The Mattei Plan for Africa and the Global Gateway: A common effort with the African Continent’, evento co-presieduto dalla presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

L’appuntamento rientra nel più ampio lavoro che il Governo italiano sta portando avanti per “europeizzare e internazionalizzare” sempre più il Piano Mattei, potenziando la collaborazione con le iniziative strategiche a livello europeo e internazionale che hanno un focus sull’Africa. Saranno proprio la premier Meloni e Von der Leyen ad accogliere a Villa Pamphilj i leader dell’Unione Africana. Presenti Angola, Zambia, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e i vertici delle istituzioni finanziarie multilaterali, dal Fondo Monetario Internazionale alla Banca Mondiale, passando per la Banca Africana di Sviluppo e l’Africa Finance Corporation. L’incontro è ritenuto di fondamentale importanza perché rappresenta un passaggio strategico per consolidare la sinergia tra il Piano Mattei per l’Africa promosso dall’Italia e il Global Gateway avviato dall’Unione europea e approfondire la rotta operativa per l’avanzamento delle iniziative comuni.

Molti i temi al centro del vertice. Tra quelli di maggior rilievo ci sono i lavori del Corridoio di Lobito, un’infrastruttura ferroviaria da 830 km che collegherà Angola e Zambia tramite la Repubblica Democratica del Congo, con prospettive di estensione fino al porto di Dar es Salaam, in Tanzania. Il progetto – che è stato oggetto dei lavori di una sessione nell’ambito del Vertice G7 sotto Presidenza italiana a Borgo Egnazia – punta a creare un asse logistico regionale per il trasporto non solo di minerali strategici, ma anche di prodotti agricoli e input energetici, in un’ottica di sviluppo integrato. Il programma non si esaurisce qui: in agenda c’è anche il potenziamento dell‘interconnessione digitale “Blue-Raman”, che oggi prevede il collegamento tra India, Europa e Medio Oriente, con un sostegno alle filiere produttive agroalimentari del Continente africano e il rafforzamento delle catene di approvvigionamento.

Il vertice di giugno è stato anticipato a livello tecnico già lo scorso 27 marzo da un evento che si è svolto sempre nella capitale italiana e che ha riunito oltre 400 attori pubblici e privati italiani, africani ed europei, per definire priorità settoriali e piattaforme di investimento congiunte. Le intese maturate nel corso di questa iniziativa si tradurranno, a livello istituzionale in occasione del vertice del 20 giugno, in accordi politici e finanziari multilaterali.

Nuove energie tra Europa e Africa. I progressi del Piano Mattei e il suo rapporto con la strategia Ue del Global gateway

Si è tenuta venerdì sera la seconda edizione di Connact Piano Mattei – Nuove energie tra Europa e Africa dal titolo ‘I progressi del Piano Mattei e il suo rapporto con la strategia UE del Global gateway’. L’incontro ha visto ambasciatori, ministri, segretari e rappresentanti istituzionali di numerosi Stati africani confrontarsi con le istituzioni italiane e con i rappresentanti di alcune delle principali aziende del nostro Paese per capire insieme come favorire gli investimenti e rafforzare le connessioni tra l’Italia e l’Africa. Il summit, organizzato da Fondazione Articolo 49, in collaborazione con l’Ambasciata del Regno del Marocco e con il Parlamento Europeo e patrocinato dal Mimit, ha avuto l’obiettivo di analizzare l’evoluzione del Piano Mattei e valutare il suo rapporto con la strategia UE del Global gateway.

Durante l’evento sono intervenuti Youssef Balla, Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia e Presidente del Comitato esecutivo del World Food Programme, Fessahazion Pietros Menghistu, Ambasciatore di Eritrea in Italia e Decano del Gruppo ambasciatori africani in Italia, Fabio Massimo Ballerini, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Consigliere per l’Africa sub-sahariana dell’Ufficio del Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio.

“L’italia è un ponte naturale tra l’Europa e il continente africano, non solo per la sua posizione strategica, ma anche come spazio di dialogo” ha detto l’ambasciatore Youssef Balla. “L’Africa – ha aggiunto – non è solo il continente di domani, ma di oggi, ha risorse inestimabili, una popolazione giovane e rappresenta un mercato in piena espansione”. “I rappresentanti degli Stati Africani hanno espresso le proprie aspettative per un partenariato basato sul mutuo rispetto, l’Africa si aspetta azioni concrete, investimenti sostenibili e un rapporto paritario”. “In questo contesto – ha detto Balla – il Piano Mattei appare come un barlume di speranza, ma per avere successo deve ascoltare l’Africa”. E ha concluso: “Il 20 giugno a Roma il vertice sul Piano Mattei sarà decisivo e oggi abbiamo l’opportunità di dare il nostro contributo: lavoriamo insieme per affrontare queste sfide”.

“Questa è un’importante opportunità di confronto e dialogo tra le nostre due realtà” ha sottolineato il decano degli ambasciatori africani, Fessahazion Pietros Menghistu. “Il Piano Mattei è una piattaforma di idee condivise, rappresenta un dialogo strutturato e quindi ha un carattere strategico e può essere un valido modello di cooperazione futura, non solo tra Italia e Africa, ma anche, attraverso l’Italia, tra l’Europa e l’Africa”. Anche l’ambasciatore Menghistu ha ricordato il ruolo dell’Italia “come ponte naturale verso l’Africa” e come l’Africa “grazie a risorse umane e materie prime ha un grande potenziale di sviluppo economico: è un continente destinato a ricoprire una rilevanza strategica sempre maggiore nel prossimo futuro”. E sul piano Mattei ha detto: “È un modello di rapporto nuovo con l’Africa caratterizzato da un approccio paritario e non predatorio, che mira alla promozione dello sviluppo economico dei Paesi africani, a una crescita comune e a un cammino verso un futuro migliore e condiviso tra Africa ed Europa”. Sull’Italia l’ambasciatore ha ricordato che “è uno dei principali partner commerciali per i Paesi africani” e ha aggiunto che l’Africa “è un’area di interesse strategico per l’Italia, in primis per la sicurezza energetica, l’emergenza migratoria, le infrastrutture e la sicurezza”. Ha concluso auspicando per il Piano un approccio “inclusivo e non selettivo”.

“Il Piano Mattei è un’iniziativa strategica di interesse nazionale che vuole essere duratura e proiettarsi nel futuro delle relazioni con il continente africano” ha detto Fabio Massimo Ballerini, Consigliere per l’Africa dell’Ufficio del Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio. “La parola d’ordine è concretezza ed è per questo che è importante lavorare su progetti molto precisi”. “Nell’ultima Cabina di regia presieduta dal Presidente del Consiglio Meloni – ha proseguito Ballerini – sono state esaminate le iniziative messe in campo ed è stato espresso apprezzamento sullo stato di avanzamento, così come apprezzamento viene espresso dalle autorità africane che incontriamo spesso nelle missioni”. Nel suo intervento il consigliere ha ricordato che la logica del Piano Mattei è incrementale “e potrà essere continuata in altri Paesi e nell’allargamento a nuovi progetti”. E Ballerini conclude ricordando l’istituzione di nuovi strumenti finanziari realizzati grazie alla collaborazione con la Banca Africana di Sviluppo, in particolare: “un fondo che mette a disposizione circa 150 milioni di euro e che ha un effetto leva: per ogni euro che l’Italia e gli altri partner internazionali investono sui progetti in Africa, la Banca si impegna a mettere lo stesso corrispettivo”.

L’evento è stato l’occasione per coinvolgere nel dibattito anche gli attori che oggi intrattengono relazioni con Paesi africani e che seguono con attenzione l’evoluzione del Piano Mattei. Al pomeriggio di lavori hanno partecipato 31 fra aziende e associazioni di categoria italiane, fra queste: Acea; Cassa Depositi e Prestiti; Chiesi Farmaceutici; Cia – Agricoltori Italiani; Coldiretti; Confagricoltura; Confcooperative; Cy4gate; Delegazione Di Confindustria Presso l’Unione Europea; Eff – European Food Forum; Elt Group; ENEA – Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile; Enel; Eni; Federlegnoarredo; FederPetroli Italia; Ferrero; Ferrovie Dello Stato Italiane; Fondazione Filiera Italia; Intesa Sanpaolo; Leonardo; Med-Or Italian Foundation; Pirelli; SIMEST; Terna; TIM.

Tajani in Egitto per energia, Mar Rosso e imprese: “Difenderemo commercio Suez”

photo credit: AFP

 

Tra le tensioni internazionali, continuano le missioni del governo sul Piano Mattei per l’Africa. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani vola in Egitto, Paese pilota del Piano, per incontrare il presidente della Repubblica, Abdel Fattah al-Sisi, e il suo omologo, Badr Abdelatty.

E’ la sua quinta visita nel Paese; l’ultima era stata il 2 dicembre, in occasione della Conferenza umanitaria internazionale per Gaza. “E’ una missione di pace per sostenere tutte le iniziative egiziane e arrivare a un cessate il fuoco duraturo”, fa sapere Tajani, ricordando che l’Italia appoggia anche la proposta egiziana e degli altri Paesi arabi di ricostruzione di Gaza ed è impegnata per tutelare il traffico marittimo attraverso Suez e il Mar Rosso. Il Cairo chiede a Teheran di esercitare un’influenza moderatrice sugli Houthi, preoccupato per gli attacchi contro le navi mercantili, che hanno conseguenze economiche pesanti: il mancato passaggio da Suez ha comportato perdite per 8 miliardi di dollari nel 2024. “Siamo un popolo di commercianti, abituato a esportare, il nostro export corrisponde al 40% del Pil, e siamo sempre e comunque portatori di pace, perché dove passano le merci non passano le armi”, scandisce il ministro.

Tajani propone di coinvolgere il Cairo nel progetto Imec, il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa, che attraverso infrastrutture dovrebbe dar vita a una via commerciale che si concluderà a Trieste: “Siamo convinti che l’Egitto debba essere parte integrante di questo progetto che deve portare benessere, in questa iniziativa che vogliamo realizzare in tempi rapidi”, afferma.

Tra le intese siglate tra Roma e il Cairo, c’è anche un memorandum per la creazione di un Centro italo-egiziano per l’impiego, per facilitare l’integrazione dei giovani, formati nelle scuole tecnico-professionali italiane in Egitto, sia nel mercato del lavoro locale che in quello italiano. Un’iniziativa strumentale, precisa la Farnesina, per “rispondere alle pressanti richieste di manodopera qualificata delle imprese italiane”, e che favorirà flussi migratori regolari e ordinati verso l’Italia. Il Centro, nell’ambito delle iniziative del Piano Mattei, sarà finanziato dal nuovo programma dell’Ue ‘Partenariato dei talenti’.

Per il ministero degli Esteri, l’Egitto è un partner con cui lavorare a livello regionale per affrontare le principali crisi in corso e favorire la stabilità nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. Tajani conferma l’impegno italiano a favore delle nuove autorità libanesi e il sostegno alla missione Unifil, esprimendo quindi soddisfazione per l’avvio dei negoziati tra Stati Uniti e Iran sul dossier nucleare.

Con la missione, vengono approfondite ulteriormente le relazioni bilaterali, a partire dal rafforzamento della cooperazione economica e nei settori dell’energia, delle infrastrutture, dell’agroalimentare e della chimica nel quadro del Piano d’azione per l’export italiano nei mercati extra-Ue voluto dal vicepremier. L’interscambio si è attestato a poco meno di 6 miliardi nel 2023 e nel 2024 si è registrato un calo a 5,2 miliardi (-12%), con esportazioni pari a 2,8 miliardi (-17%) e importazioni pari a 2,4 miliardi (-6,6%). Il saldo commerciale è stato positivo per 341 milioni. Nei primi undici mesi del 2024, l’Italia è stata settimo fornitore e primo cliente dell’Egitto, partner strategico per la diversificazione delle forniture energetiche, grazie anche alle scoperte di Eni che ha firmato un accordo per lo sfruttamento del gas a largo di Cipro, che sarà trattato da impianti in Egitto. “Ho ribadito l’intenzione dell’Italia di voler continuare ad investire in Egitto, rafforzare la nostra presenza economica con una crescente presenza di imprese“, assicura il ministro degli Esteri, annunciando la presentazione di un documento, un volume dell’ambasciata d’Italia dove si indicheranno tutte le opportunità per le imprese italiane nel Paese.

Meloni, le bollette e la soglia (alta) di allerta sul gas

In tre ore di contraddittorio con la stampa parlamentare italiana, Giorgia Meloni non ha risposto solo a una domanda: quella sulle bollette, che in Italia incidono il 30% in più rispetto ad altri Paesi d’Europa. Non ha risposto perché – citiamo – pochi secondi non sarebbero stati sufficienti per affrontare un tema delicatissimo, che va a impattare su famiglie e imprese, che sta impegnando il governo, che non è di facile e immediata soluzione. Non è stata una fuga dalla realtà, quella della premier, semmai la certificazione di uno status precario in cui versa non solo l’Italia ma l’intera Ue dopo la chiusura del gasdotto che collega la Russia all’Europa attraverso l’Ucraina. Ue le cui scorte – per la cronaca – sono scese a quota 69%: insomma bene ma non benissimo.

Il prezzo del gas è in ribasso rispetto ai 50 euro al megawattora dei primi giorni dell’anno, eppure resta alta la soglia di allerta perché – come disse la stessa presidente del Consiglio alla Cop 29 di Baku – di gas dovremo ancora campare almeno per i prossimi dieci anni. Meloni sa che a questa situazione dovrà mettere mano probabilmente non adesso, con il cuscinetto degli stoccaggi a rendere ‘sicuro’ l’inverno, quanto invece in primavera quando dovremo di nuovo ‘riempire i serbatoi’. Lì, se i prezzi saranno ancora elevati, si dovranno fare i conti della spesa ed è chiaro che, se la quotazione (vittima di speculazioni) non dovesse calare, saranno dolori. L’inquilina più illustre di palazzo Chigi sa perfettamente che le famiglie e le imprese, in particolare le hard to abate, chiederanno conto della situazione: da un lato c’è la sopravvivenza, dall’altro la tutela della competitività. E’ ovvio che l’Italia da sola non può fare nulla ed è altrettanto chiaro che tocca all’Unione europea muoversi anche con una certa rapidità e non con i consueti ritmi lenti. Vedremo…

Meloni non ha avuto l’occasione di parlare di rinnovabili e nucleare, che a ben guardare sono le soluzioni più accreditate per scongiurare la dipendenza dal gas in arrivo dall’Algeria, dall’Azerbaijan, dalla Libia e (rigassificato) dagli Stati Uniti. Sulla Libia – soprattutto dopo la caduta di Assad in Siria – la premier si è detta “molto concentrata” e ha ammesso che “la presenza russa in Africa è un tema che pongo da due anni ai miei partner”. Africa che sta a cuore a Meloni per lo sviluppo del Piano Mattei di cui in conferenza ha fatto giusto un accenno: in teoria molto passa dall’attuazione di un progetto ambizioso che potrebbe davvero rappresentare un’importante soluzione.

A margine di Meloni, delle sue risposte e della crisi energetica ci sono i litigi per il rigassificatore di Piombino che la Toscana non vuole più e che la Liguria non intende parcheggiare a Vado Ligure. Bisticci italici che non tengono in considerazione la gravità della situazione.

Meloni a Tripoli: Libia priorità per Italia e Ue. Ita tornerà a collegare i due Paesi

Quarta missione a Tripoli per la premier, Giorgia Meloni, che questa volta sceglie di partecipare al Business Forum Italia-Libia, accompagnata dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso. La mission è rafforzare la cooperazione tra i due Paesi: una “scelta politica molto precisa del nostro governo“, spiega Meloni, che giura di considerare il rapporto con la Libia “una priorità per l’Italia e una priorità per l’Europa“.

Otto gli accordi che porta a casa, in settori chiave che rafforzeranno l’interscambio. “Oggi poniamo le basi per una fase nuova delle nostre relazioni, con la consapevolezza che sono nazioni amiche, che i nostri destini sono intrecciati e che siamo molto più legati di quello che noi ricordiamo“, scandisce Meloni dal palco del Forum. L’evento torna a svolgersi in Libia dopo oltre 10 anni, per una decisione presa, secondo quanto filtra da fonti italiane, dalla premier e dal primo ministro del Governo di Unità Nazionale libico, Abdulhameed Mohamed Dabaiba, nel corso del loro incontro di maggio a Tripoli.

Oltre 200 le aziende presenti all’incontro, con i ceo giunti a Tripoli da Roma con un volo charter messo a disposizione da Ita Airways. Ed è durante il suo intervento che Meloni annuncia “fiera” che la compagnia aerea italiana tornerà a collegare le due nazioni con voli diretti, a partire da gennaio 2025. “Sono anche fiera che l’Italia sia stata la prima nazione a cancellare il parere negativo sui viaggi d’affari in Libia“, rivendica la premier.

La giornata è scandita da plenarie dedicate al contesto economico e produttivo italiano e libico, tavoli settoriali per energia, pesca e agroindustria, sanità e farmaceutica e infrastrutture e design, con una sessione dedicata alla formazione universitaria e tecnica e incontri business to business. A margine del forum, i primi ministri si riuniscono in un bilaterale che si focalizza sulla gestione dei fenomeni migratori. Meloni, riportano le fonti, “sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi nel contrasto al traffico di esseri umani e, al contempo, di rafforzare la cooperazione con le Nazioni d’origine e di transito nel quadro del Processo di Roma e del Trans-Mediterranean Migration Forum di Tripoli dello scorso luglio“. Unanime è anche la volontà di collaborare con l’obiettivo di creare “partenariati egualitari con le nazioni africane” nella cornice dei progetti avviati dal Piano Mattei.

La premier italiana ribadisce il sostegno agli sforzi dell’Onu per il rilancio di un processo politico che porti alla riunificazione delle parti. “La mia presenza qui è anche per ribadire l’impegno governo italiano di essere al fianco della Libia e del suo popolo in una fase di ricostruzione”, dice la presidente del Consiglio, ricordando che per l’Italia, la Libia rappresenta “un partner economico di prima grandezza“. I dati parlano da soli: “Nel triennio 2020-2023 i flussi sono più che triplicati, passando da 2,6 a 9,1 miliardi di euro – chiosa -. Nel primo semestre del 2024 l’interscambio è aumentato ancora, l’Italia è il principale importatore della Libia, il terzo esportatore e il primo investitore in settore energetico”.

In ambito energetico, Libia e Italia sono già connesse dal gasdotto Greenstream, da cavi dati sottomarini, ma, assicura Meloni, “ci sono ottimi margini per costruire insieme nuove opportunità anche da questo punto di vista”, perché rafforzare le connessioni, osserva, “vuol dire anche assicurare un collegamento diretto tra le due nazioni che sia al servizio dei nostri cittadini e delle nostre imprese“.

La premier considera l’Italia la “porta privilegiata di accesso“, per la Libia, a uno dei più grandi mercati energetici del mondo, quello europeo, fatto da 500 milioni di consumatori. Un ponte naturale tra l’Europa, il Mediterraneo allargato, l’Africa e il Medio Oriente. Una doppia opportunità, per Roma: “Lavorare per diventare uno snodo per i flussi energetici, hub di produzione e distribuzione ed essere il perno di congiunzione e collegamento di nuove interconnessioni, che devono essere infrastrutturali ed economiche“. Tutte vocazioni a cui il governo dà voce anche attraverso il Piano Mattei per l’Africa.

Piano Mattei, Urso in missione in Kenya: Ia, digitale e spazio sul tavolo

Spazio, digitale e intelligenza artificiale sul tavolo della missione di Adolfo Urso in Kenya. Prosegue la missione del ministro delle Imprese e del Made in Italy a Nairobi, per sviluppare il Piano Mattei per l’Africa.

Un programma in cui la transizione digitale riveste “grande rilevanza“, spiega Urso al presidente dell’Assemblea Nazionale, Moses Wetang’ula. Il Kenya potrà giocare nell’intera regione, assicura, “un ruolo da protagonista nello sviluppo di investimenti abilitanti l’intelligenza artificiale“, anche attraverso il progetto dell’AI Hub for Sustainable Development. Urso rilancia l’importanza del Gruppo di amicizia parlamentare tra Italia e Kenya e manifesta disponibilità a sviluppare una cooperazione, a partire dall’esperienza italiana, su come valorizzare il Made in Kenya.

Dopo Wetang’ula, il ministro incontra il ministro della Difesa keniota, Soipan Tuya, in vista della visita, prevista per domani, al Centro Spaziale ‘Luigi Broglio’ di Malindi, ricordando l’esperienza ormai più che sessantennale in materia, che “testimonia l’importanza di relazioni strategiche”, sottolinea. Con lui, in visita ufficiale, ci sono l’ambasciatore Roberto Natali, il presidente dell’Asi, Teodoro Valente, il consigliere militare del presidente del Consiglio e segretario del comitato interministeriale sullo Spazio, Franco Federici. Non manca una rappresentanza di grandi imprese italiane del settore aerospaziale (l’ad di Avio, Giulio Ranzo, il direttore del settore spazio di Leonardo, Massimo Claudio Comparini, l’ad di Telespazio, Gabriele Pieralli, e il delegato per l’Aerospazio di Confindustria, Giorgio Marsiaj).

Possibili forme di cooperazione sull’intelligenza artificiale e in campo digitale sono anche il focus del bilaterale con la ministra dell’Informazione, Margaret Ndung’u. “Il Kenya è il Paese che ha maggiormente risposto al programma pilota di accelerazione per startup africane ‘AI Hub for Africa‘”, ricorda Urso. Si tratta della prima applicazione pratica delle conclusioni della ministeriale G7 a Verona di marzo scorso: 117 candidature, da parte di altrettante startup keniane, per iniziative nel campo dell’Ia che comporteranno riflessi positivi sulle aree prioritarie del Piano Mattei per l’Africa, tra cui l’agricoltura sostenibile, l’istruzione e la formazione e l’azione per il clima. Il governo del Kenya è tra quelli invitati alla seconda ministeriale G7 Industria e Innovazione Tecnologica, in programma a Roma il prossimo 10 ottobre.

Tra gli incontri istituzionali del ministro, anche quello con il responsabile degli Investimenti, del Commercio e delle Industrie, Salim Mvurya. La comunità imprenditoriale italiana nel Paese africano “è vasta“, ricorda Urso, e “ben integrata nel tessuto economico-sociale keniano“. Nell’ambito del Piano Mattei, Roma valuta collaborazioni con Nairobi su nuovi settori, ulteriori a quello dello spazio per il quale quest’anno ricorrono i primi 60 anni di cooperazione tra i due Paesi, tra cui la produzione di biocarburanti o l’approvvigionamento delle materie prime critiche necessarie alla duplice transizione, ecologia e digitale.

Onu, Meloni: Riforma equa. Ripensare a cooperazione tra Paesi, come nel Piano Mattei

Intelligenza artificiale, Piano Mattei, riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu: dal palco del Vertice del Futuro di New York, Giorgia Meloni spiega le sue priorità al mondo.
La premier italiana sostiene la riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dopo l’accelerazione impressa dagli Usa, ricordando che in tempo di crisi nessuno Stato può governare da solo. Bene quindi il multilateralismo, ma Meloni ricorda che ogni organizzazione è efficace se le sue regole sono “giuste e condivise“. La revisione della governance non può quindi prescindere dai principi di “eguaglianza, democraticità, rappresentatività”. In altre parole, la riforma per l’Italia ha un senso se “viene fatta per tutti e non solamente per alcuni“.

No dunque a Paesi di serie A e di serie B, ribadisce Meloni, invitando a pensare in modo nuovo alla cooperazione tra le nazioni. Porta l’esempio del Piano Mattei per l’Africa, pensato, scandisce, per cooperare con le nazioni africane attraverso un approccio che non è “né paternalistico né caritatevole né predatorio, ma basato sul rispetto e sul diritto per ciascuno di poter competere ad armi pari“. Ecco la ricetta di Roma per promuovere lo sviluppo di un continente “troppo spesso sottovalutato”, insiste, per costruirne la stabilità e garantire “finalmente un diritto che fino ad oggi è stato negato a troppi giovani, che è il diritto a non dover emigrare“.

Parlando di sviluppo, la presidente del Consiglio si sofferma sulle nuove frontiere del progresso tecnologico, a partire dall’intelligenza artificiale generativa, un fenomeno sul quale confessa di temere che “non si abbia ancora sufficiente consapevolezza“. Meloni si raccomanda di sorvegliare che questo moltiplicatore non venga usato per “divaricare ulteriormente gli equilibri globali”: “La politica deve garantire che l’intelligenza artificiale rimanga controllata dall’uomo e mantenga l’uomo al centro”, scandisce.

In serata, la premier partecipa alla cerimonia di consegna del ‘Global Citizen Award’ dell’Atlantic council, venendo premiata “per il suo ruolo pionieristico di prima donna capo di Governo in Italia, il suo forte sostegno all’Unione Europea e all’alleanza transatlantica nonché per la sua presidenza del G7 nel 2024“. A consegnarle il riconoscimento è Elon Musk, amministratore delegato, tra gli altri, di Testa, SpaceX e cofondatore di OpenAI. Una scelta che, secondo alcuni avrebbe causato dei malumori all’interno dell’Atlantic Council.

Ieri, la premier ha tenuto una serie di bilaterali con esponenti del settore dell’innovazione, dal gruppo Google-Alphabet, Sundar Pichai, a Motorola, Greg Brown, e con Open AI, Sam Altman. Anche con loro, Meloni ha parlato di sviluppo tecnologico e informatico globale, riferendosi agli sviluppi dell’Ia. Sul tavolo anche i piani di investimento dei diversi gruppi in Italia e le iniziative da adottare per incrementare la competitività italiana nei settori a più alta tecnologia, in particolare facendo leva sull’alta formazione e sulla ricerca.