Sul termovalorizzatore di Roma è sfida aperta tra Pd e M5S

Sfida tra opposizioni sul termovalorizzatore di Roma. Gli ordini del giorno presentati da Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle al decreto sulla riorganizzazione della governance del Pnrr, che sostanzialmente chiedono di stoppare il progetto del Campidoglio, anche se ormai è in avanzata fase di avviamento. Una mossa che dalle parti del Pd non è stata presa certo bene. “Scopro dai giornali che nel Pnrr compare il tema del termovalorizzatore a Roma, che col Pnrr non c’entra nulla. Noi facciamo opposizione al governo Meloni, mi auguro che gli altri partiti di opposizione facciano lo stesso, perché se c’è qualcuno che si illude con un odg di provare a creare problemi ad altri partiti di opposizione, io penso che questa pratica non aiuti nessuno“, dice il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia. Che rincara la dose: “Troviamo inaccettabile aprire una discussione su un ordine del giorno che non c’entra nulla col provvedimento di cui si sta discutendo“.

La risposta di Giuseppe Conte non tarda. “Gualtieri, ministro dell’Economia del Conte 2, aveva sottoscritto con tutto il governo un programma che diceva no ai termovalorizzatori. Quindi è stata una ‘piroetta’, un capovolgimento a 360 gradi da parte del sindaco di Roma“, dice il presidente dei Cinquestelle. Che insiste: “Mi auguro recuperi la linearità che c’era prima di questa piroetta, confido che questa segreteria ce l’abbia la linearità, che voti con noi, anche se questo è un ordine del giorno rivolto al governo“. Anche Avs prova a “sgombrare il campo da qualunque equivoco: non c’è nessuno sgarbo fatto a Elly Schlein. C’è solo una questione di merito, l’inceneritore proposto da Gualtieri, che in campagna elettorale tra l’altro aveva detto cose diverse, porterà all’incenerimento 600mila tonnellate di rifiuti“, sottolinea il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Angelo Bonelli.

Il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, invece, è favorevole all’infrastruttura. E sul rischio che il suo partito si spacchi, risponde: “Mi auguro di no, i gruppi parlamentari hanno la loro autonomia, si sa come la penso io e come la pensa la gran parte del Pd“. La segretaria del Pd, Elly Schlein, intanto, non si esprime ma domani (mercoledì 19 aprile) terrà la prima conferenza stampa, al Nazareno, dal varo della nuova segreteria. Proprio nel giorno in cui si voterà sugli odg. Segno che la partita è aperta e i dem già studiano le contromosse.

Boom di riciclo di carta e cartone: 3,6 milioni di tonnellate nel 2021

Italiani, popolo di santi, di poeti e di grandi riciclatori. È il caso di dirlo, visto che nel 2021 il nostro Paese ha raccolto e avviato a riciclo più di 3,6 milioni di tonnellate di carta e cartone e che dal 2020 ha raggiunto e superato l’obiettivo Ue al 2030 dell’85% per il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici. Con enormi benefici per l’ambiente e l’economia circolare del Paese. Sulla scia di questi risultati e in occasione della Giornata mondiale del riciclo che si svolgerà il 18 marzo. il Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli imballaggi cellulosici (Comieco) celebra il comportamento virtuoso degli italiani e il loro impegno nella raccolta differenziata. Attraverso il Contascatole, un divertente tool online con il quale misurare il “peso” della propria raccolta di carta, si può stimare la quantità di scatole che si ottengono con il riciclo di 1 anno, in grado di eguagliare in altezza i più famosi monumenti del mondo una volta impilate.

Qualche esempio? Grazie alla raccolta settimanale di cartoni del latte, scatole di cereali e di brioche, in un anno ogni italiano contribuisce all’avvio a riciclo di tanta carta utile a produrre 37 scatole, la quantità giusta per superare l’altezza del David di Michelangelo, la famosa statua realizzata da Michelangelo Buonarroti all’inizio del ‘500 ed esposta nella Galleria dell’Accademia di Firenze. In pranzo, invece, diventa un’occasione per conferire nel contenitore della carta le confezioni di prodotti e vaschette gastronomiche: con quelle correttamente avviate a riciclo in un anno si supererebbe l’altezza della Sirenetta di Copenhagen, la celebre statua simbolo della capitale danese che raffigura la protagonista di una delle più famose fiabe di Hans Christian Andersen.

Non solo le abitudini alimentari, ma soprattutto quelle di acquisto incidono fortemente sulla raccolta differenziata della carta. Con l’e-commerce ad affiancare i negozi tradizionali, le occasioni per fare compere si moltiplicano. Tanti acquisti, tante scatole e sacchetti in carta da gestire. Riciclando settimanalmente anche solo 3 sacchetti e 2 imballaggi di carta utilizzati per la spedizione, in un anno si ottengono 116 scatole: mettendole una sull’altra si supererebbe l’altezza di Castel Del Monte, il meraviglioso castello ottagonale fatto erigere in Puglia da Federico II.
Secondo il 27esimo Rapporto Annuale di Comieco, nel 2021 ogni italiano ha differenziato mediamente 60,8 kg di carta e cartone, record mai raggiunto prima. Tutta questa carta una volta riciclata permetterebbe la creazione di 170 scatole per ogni cittadino che, impilate, supererebbero facilmente il Cristo Redentore di Rio De Janeiro, la colossale statua che dall’alto dei suoi 38 metri domina la metropoli brasiliana.

 

Il Kenya cimitero del fast fashion occidentale

Dei quasi 900 milioni di vestiti usati spediti in Kenya nel 2021, un terzo contiene plastica e la sua qualità è così scadente che “viene immediatamente buttata via o bruciata“, generando inquinamento ambientale e rischi per la salute, avverte un rapporto della Changing Foundation. E questo, nonostante la Convenzione di Basilea vieti l’esportazione di rifiuti verso Paesi che non hanno adeguate capacità di ritrattamento, ricorda l’ong spiegando che di questi 900 milioni, 150 provengono dall’Unione Europea e dal Regno Unito, per lo più sotto forma di donazioni.

L’indagine dell’ong si basa in particolare sui dati doganali e di import-export, nonché sul lavoro sul campo svolto dall’organizzazione no-profit Wildlight e dall’associazione Clean Up Kenya, che hanno raccolto più di 80 interviste a commercianti kenioti e viaggiato nei siti chiave. “Questo diluvio di indumenti usati rappresenta una media di 17capi all’anno per keniano, di cui 8 inutilizzabili” perché danneggiati, sporchi o non adattati al clima o alla cultura locale, illustra l’indagine denominata ‘Trashion’, neologismo formato da ‘spazzatura’ e ‘moda’. “Gli impatti dell’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria sono notevoli“, secondo l’ong.

Le foto e i video allegati al rapporto mostrano la discarica a cielo aperto di Dandora, alla periferia di Nairobi, dove ogni giorno vengono scaricate “4.000 tonnellate” di rifiuti, tra cui “una percentuale significativa” di tessili da esportazione, secondo la Changing Markets Foundation. Ma anche le sponde del fiume Nairobi inquinate da rifiuti tessili, e le testimonianze di keniani che lavorano nel commercio dell’usato, raccontando i loro salari miseri e il rischio per la loro salute, in particolare l’inalazione dei fumi dei vestiti sintetici che bruciano. “I paesi occidentali stanno usando il commercio dell’usato come una valvola di sicurezza per far fronte all’enorme problema dei rifiuti del fast fashion“, ipotizza l’ong.

Quest’ultimo raccomanda in particolare l’uso di materiali non tossici e sostenibili e la creazione di settori con responsabilità estesa del produttore – che già esistono in Francia. Circa il 30% dei vestiti donati dai Paesi occidentali finisce nelle discariche o negli inceneritori dei Paesi del sud, secondo l’Hot or Cool Institute.

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Lollobrigida: Lotta a spreco cibo priorità governo. Post Covid italiani gettano meno

Ogni anno, in Italia, gettiamo in media 524 grammi di cibo a testa al mese, con un costo di filiera, dai campi alle tavole, che supera i 9 miliardi di euro. Tra gli alimenti più sprecati, la frutta fresca e il pane. Contrastare gli sprechi alimentari, favorendo la distribuzione degli eccessi a chi ne ha bisogno, è “uno degli obiettivi del Governo”, assicura il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. All’evento ‘Il nostro impegno quotidiano’ organizzato da ‘Grande Impero’ in occasione  della decima Giornata Nazionale di prevenzione allo spreco alimentare, il 5 febbraio.  Il ministro ‘provoca’ la grande distribuzione: “Chieda di comprare meno, ma meglio. Dobbiamo investire sulla qualità. Ci siamo assunti il compito di proteggerla – insiste – stiamo cercando di fare sistema con le altre nazioni per contrastare operazioni a grande impatto mediatico”.

Il riferimento è a diverse battaglie che porta personalmente avanti in Europa, quella contro il Nutriscore, che “penalizza le eccellenze italiane“. Ma anche quella contro l’etichettatura sugli alcolici dell’Irlanda. Il documento congiunto Italia-Francia-Spagna contro l’iniziativa di Dublino che inserisce in etichetta indicazioni allarmistiche sulla salute anche per il vino, ha ottenuto l’adesione di 8 nazioni: “C’è un fronte in Europa che difende una produzione non in nome delle lobby, ma della qualità dei prodotti“, commenta Lollobrigida. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, sta attivando il confronto con la comunità scientifica per avvalorare la posizione di Roma con dati scientifici. Altra battaglia di Roma a Bruxelles è quella contro il cibo sintetico: “Quando si parla di prodotti sintetici di laboratorio il problema è non solo per i nostri imprenditori. Il pericolo che spesso sfugge – ricorda Lollobrigida – è che, con la standardizzazione a basso costo, chi ha potere d’acquisto, continuerà a mangiare bene, al contrario dei poveri che mangiano sempre peggio”. Lo spreco di cibo non è solo un problema etico, le sue conseguenze negative “hanno una forte ripercussione sul sistema economico, porta un avvilimento di tutta la filiera agro-alimentare con gravi conseguenze al Made in Italy“, ribadisce la Ceo di Grande Impero, Antonella Rizzato. Propone di lavorare su investimenti tecnologici come soluzione al problema.

Complici la crisi post covid e l’inflazione, però, qualcosa nelle abitudini degli italiani sta cambiando. Nell’ultimo anno, rileva l’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Campagna Spreco Zero, l’86% degli italiani si impegna a consumare tutto quello che cucina e a mangiare anche gli avanzi. Scatta l’effetto “nidificazione”: per 1 italiano su 3 (33%) diminuiscono drasticamente le colazioni, pranzi e per 4 italiani su 10 anche l’abitudine dalla cena al ristorante (42%). Diventano centrali i temi relativi alla sostenibilità alimentare (36%): il 35% del panel ha aumentato il consumo di legumi e derivati vegetali a scapito della carne e delle proteine animali, mentre il 29% ha aumentato l’acquisto di prodotti a km0. E nonostante l’aumento dei prezzi al consumo, la spesa alimentare è infatti quella che diminuisce meno (18%), dietro solo alle spese mediche (11%) e di cura alla persona (17%). E 1 italiano su 3 presta attenzione alla riduzione del consumo di carne (26%), crollano le grandi marche, in calo del 10% nell’interesse dei consumatori, salgono i brand delle catene di vendita. Stabile la soglia di acquisto online, piccolo aumento per il biologico (+ 14%), così come per gli acquisti nei negozi rionali (+14%)

Dal Mase ok a 160 progetti economia circolare per impianti di riciclo

Via libera dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica a un contributo per realizzare 160 progetti ‘faro’ di economia circolare. In tre decreti il dicastero individua la lista dei progetti che beneficeranno del contributo massimo previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in linea con la normativa sugli aiuti di Stato: si tratta di aziende che hanno proposto interventi volti ad adeguare impianti esistenti o a realizzarli ‘ex novo’.

Per la linea A, che promuove l’ammodernamento e la realizzazione di nuovi impianti per i rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), comprese pale di turbine eoliche e pannelli fotovoltaici, sono 67 i progetti finanziati. Settanta invece quelli selezionati per la linea B, riguardante l’impiantistica per la raccolta, logistica e riciclo dei rifiuti in carta e cartone. Ventitré, infine, i progetti che troveranno compimento attraverso la linea D, per l’infrastrutturazione della raccolta di frazioni tessili e la realizzazione di veri e propri hub del tessile.

E’ prevista invece nei prossimi giorni la pubblicazione del decreto di concessione dei contributi per gli operatori economici della linea C, per la realizzazione di impianti di riciclo della plastica, compreso il ‘marine litter’. Si completerà in questo modo l’elenco dei soggetti destinatari dei 600 milioni di euro (150 per ciascuna linea) che il Pnrr mette a disposizione nel settore del riciclo, che dovranno diventare realtà ed essere messi in funzione entro il primo semestre 2026.

Il Pnrr e la missione ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’

Il 30 aprile 2021 il governo italiano ha presentato alla Commissione europea il Pnrr, ovvero il Piano nazionale di ripresa e resilienza per proiettare il Paese fuori dalle sacche della pandemia e attuare una vera e propria strategia di rilancio. Il Piano ha alcuni obiettivi dichiarati e importanti per il futuro dell’Italia che dovranno essere completati – salvo eventuali revisioni sulle tempistiche, già annunciate dal Governo Meloni – entro il 2026.

LO STANZIAMENTO COMPLESSIVO. L’Unione europea ha stanziato complessivamente 672,5 miliardi, 191,5 dei quali sono stati assegnati all’Italia: 122,6 miliardi sotto forma di prestiti e 68,9 a fondo perduto, da ‘spendere’ attraverso 63 riforme e 134 investimenti. A questa cifra vanno sommati i fondi stanziati dal React-EU e dal Pnc (Piano nazionale investimenti complementari) per un totale di 235 miliardi.

IL PIANO NAZIONALE COMPLEMENTARE AL PNRR. L’Italia ha approvato un Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr, con una dotazione complessiva di circa 30,6 miliardi di euro dal 2021 al 2026, destinato a finanziare specifiche azioni che integrano e completano il Piano.

LE SEI MISSIONI. Il Pnrr si articola in 16 componenti, raggruppate in 6 missioni. Ogni missione ha ricevuto un finanziamento ad hoc: Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (40,29 miliardi), Rivoluzione verde e transizione ecologica (59,46 miliardi), Infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,40 miliardi), Istruzione e ricerca (30,88 miliardi), Inclusione e coesione (19,85 miliardi), Salute (15,63 miliardi).

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA. La seconda missione del Pnrr è la cosiddetta ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’ e, complessivamente rappresenta il 31,05% dell’importo totale del Piano. Il suo obiettivo è quello di traghettare l’economia e la società verso un territorio ‘green’, per rendere il sistema sostenibile e garantire comunque la competitività.

I FONDI PER LE COMPONENTI. La missione dedicata alla transizione ecologica si divide in quattro componenti, ciascuna delle quali ha ricevuto un preciso stanziamento di fondi nell’ambito del Pnrr, ma anche dal Fondo complementare e dal React EU. La componente più sostanziosa è la seconda, dedicata a ‘Transizione energetica e mobilità sostenibile’ con 23,78 miliardi di euro. Seguono la terza, ‘Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici’ con 15,36 miliardi di euro (a cui si aggiungono 6,56 miliardi del Fondo complementare), la quarta ‘Tutela del territorio e della risorsa idrica’ (15,05 miliardi di euro) e la prima ‘Agricoltura sostenibile ed economia circolare’ (5,27 miliardi).

QUALCHE ESEMPIO. I progetti previsti dalla Missione 2 sono tantissimi e riguardano interventi per l’agricoltura sostenibile e per migliorare la capacità di gestione dei rifiuti, programmi di investimento e ricerca per le fonti di energia rinnovabili, investimenti per lo sviluppo delle principali filiere industriali della transizione ecologica e la mobilità sostenibile. Prevede, inoltre, azioni per l’efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico e privato, iniziative per il contrasto al dissesto idrogeologico, per salvaguardare e promuovere la biodiversità del territorio e per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche. Rientrano nella Missione 2, ad esempio, i Parchi agrisolari (1,5 miliardi di euro), lo sviluppo del biometano (1,92 miliardi di euro), il rinnovo delle flotte di bus e treni verdi (3,36 miliardi), interventi per l’efficienza energetica dei Comuni (6 miliardi), misure per la gestione del rischio di alluvione (2,49 miliardi).

riciclo

Nel 2021 cresce la raccolta differenziata: è al 64%, ma il Sud è maglia nera

Ripresa del pendolarismo e ritorno del turismo in Italia, dopo la crisi pandemica, sono tra le principali cause dell’aumento della produzione di rifiuti urbani in Italia nel 2021, che si attestata a 29,6 milioni di tonnellate, facendo registrare un incremento del 2,3% rispetto al 2020, pari a 677 mila tonnellate. Un dato che aumenta soprattutto nei 16 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti, dove l’incremento tra 2020 e 2021 è ancora più alto (+2,8%) della media nazionale. La crescita, tuttavia, appare inferiore a quella del PIL e dei consumi delle famiglie (rispettivamente 6,7% e 5,3%). Questa la fotografia scattata dall’Ispra-Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale nel Rapporto rifiuti urbani, pubblicato oggi.

Al Nord, nel 2021 si sono prodotti 14.164.287 milioni di rifiuti, contro i 9.140.482 milioni del Sud e i 6.313.469 del Centro. La produzione pro-capite di rifiuti urbani per regione è stata di 516,8 chili al Nord, 537,7 al Centro e 460,9 al Sud. In media, ogni abitante ha prodotto 502,1 chili di rifiuti nel 2021: al primo posto l’Emilia Romagna con 640,7 chili, seguita dalla Valle d’Aosta con 601,9 chili; fanalino di coda il Molise, con 385,9 chili.

A fare da contraltare a questi dati, l’incremento della raccolta differenziata che cresce di un punto rispetto al 2020 e si attesta al 64%, passando da 18,2 milioni a quasi 19 milioni di tonnellate. Nel Nord, la raccolta complessiva si attesta a 10,1 milioni di tonnellate, nel Centro a circa 3,8 milioni di tonnellate e nel Sud a quasi 5,1 milioni di tonnellate. Tradotto in percentuali: 71% per le regioni settentrionali, 60,4% per quelle del Centro e 55,7% per le regioni del Mezzogiorno. La raccolta pro capite nazionale è di 321 chilogrammi per abitante per anno (aumentata di 13 kg per abitante rispetto al 2020), con valori di 367 chilogrammi per abitante nel Nord (+9 kg per abitante rispetto al 2020), 325 chilogrammi nel Centro (+15 kg) e 257 chilogrammi per abitante nel Sud (+20 kg).

A livello nazionale, la raccolta differenziata del vetro si attesta a quasi 2,3 milioni di tonnellate, in aumento rispetto al 2020 (+1,2%); la plastica continua a mostrare una crescita dei quantitativi raccolti, pari al 6,4%, per un totale di 1,7 milioni di tonnellate; il legno passa da 881 mila tonnellate a oltre 1 milione di tonnellate; il quantitativo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) raccolto in modo differenziato è pari a 290 mila tonnellate, facendo rilevare una crescita del 2,1% rispetto al 2020. Il raggruppamento cosiddetto 2 (elettrodomestici bianchi quali lavatrici, lavastoviglie, asciugatrici, forni elettrici) rappresenta il 26% dei RAEE complessivamente raccolti.

Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, a livello nazionale nel 2021 si registrano 126 discariche per rifiuti non pericolosi e pericolosi che hanno ricevuto rifiuti di origine urbana. Rispetto al 2020, il censimento ha evidenziato una situazione, nel complesso, stabile: 53 impianti nel Nord (contro i 54 del 2020), 28 nel Centro (due in più) e 45 al Sud (sei in meno rispetto all’anno precedente).
Nell’anno 2021, i quantitativi di rifiuti urbani complessivamente smaltiti in discarica ammontano a 5,6 milioni di tonnellate, pari al 19% del quantitativo dei rifiuti urbani prodotti a livello nazionale (circa 29,6 milioni di tonnellate).Il 26,1% del totale smaltito (circa 1,5 milioni di tonnellate) viene gestito negli impianti situati nel nord del Paese, il 30,5% (1,7 milioni di tonnellate) viene avviato a smaltimento negli impianti del Centro, e al Sud, infine, viene smaltito il 43,4% (2,4 milioni di tonnellate) del totale nazionale. Da evidenziare il caso della Campania dove l’anno scorso, a causa della chiusura di due impianti, si è assistito a un incremento – da 50 mila tonnellate a 54 mila tonnellate – dei rifiuti destinati alle discariche fuori dal territorio regionale. Mediamente, il costo pro capite per la gestione dei rifiuti urbani e similari è di 194,47 euro per abitante.

Rispetto, infine, agli imballaggi secondari e terziari, al 31 dicembre 2021 risultano appartenere al sistema CONAI 579 piattaforme, di cui 299 al Nord, 103 al Centro e 177 al Sud. Complessivamente, 85 sono piattaforme monomateriale per la carta, 66 per la plastica, 343 per la frazione legnosa e 7 per l’acciaio. Tre piattaforme possono ricevere le frazioni carta-legno-plastica, le rimanenti 75 ricevono due tipologie di materiali (carta-legno, carta-plastica, legno-plastica, plastica-acciaio). Il 51,6% delle piattaforme è localizzato nel nord del Paese, seguito dal Sud con il 30,6% e dal Centro con il 17,8%. Il numero maggiore di piattaforme (97) si trova in Lombardia con il 32,4% delle piattaforme della macroarea geografica. Al Centro, il 46,6% delle piattaforme si trova nel Lazio (48), mentre al Sud, Sicilia e Campania hanno, rispettivamente, il 28,2% e 22,6% delle piattaforme della macroarea geografica.

L’Italia leader del riciclo rifiuti in Europa: è il Paese più virtuoso

E’ un primato tutto italiano quello sul riciclo di rifiuti. Dal 1997 – anno in cui è cominciata la riforma del settore – a oggi il nostro Paese ha fatto un enorme balzo in avanti, tanto da diventare il primo in Europa per la percentuale di rifiuti riciclati che, nel 2020, ha raggiunto il 72%. Un dato decisamente superiore alla media europea, che è appena del 52%, e che fa segnare un grande distacco anche dalla Germania (55%), dalla Spagna (49%), dalla Francia (48%) e dalla Polonia (27%). E’ quanto emerge dal Rapporto ‘Il Riciclo in Italia 2022’, realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e presentato in occasione della Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo.
Nel 1997 la raccolta differenziata dei rifiuti urbani era solo del 9,4% e l’80% della spazzatura finiva in discarica. I dati oggi sono decisamente positivi anche sul fronte dei rifiuti industriali: 25 anni fa se ne riciclava il 21% e il 33% era destinato alla discarica, mentre nel 2020 il recupero è salito al 70% e lo smaltimento in discarica è sceso al 6%. Anche per la gestione dei rifiuti d’imballaggio l’Italia è un’eccellenza europea, con più di 10,5 milioni di tonnellate avviate a riciclo, con un tasso pari al 73,3% nel 2021, superiore non solo al target europeo del 65% al 2025 ma, con 9 anni di anticipo, anche al target europeo del 70% al 2030.
Questo cambiamento nella gestione di rifiuti, spiega il rapporto, “ha alimentato la crescita dell’industria italiana del riciclo, diventata un comparto rilevante e strategico del sistema produttivo nazionale” che conta 4.800 imprese, 236.365 occupati, genera un valore aggiunto di 10,5 miliardi (aumentato del 31% dal 2010 al 2020) e che produce ingenti quantità di materiali riciclati. Si tratta di 12milioni e 287 mila tonnellate di metalli, in gran parte acciaio, di 5 milioni e 213 mila tonnellate di carta e cartone, di 2 milioni 287 mila tonnellate di pannelli di legno truciolare. E, ancora, di 2 milioni e 229 mila tonnellate di vetro riciclato, di un milione e 734 mila tonnellate di compost e 972 mila tonnellata di plastica riciclata. Nel complesso la produzione di materiale riciclato è aumentata del 13,3% tra il 2014 e il 2020.
Il settore del riciclo, pilastro fondamentale di un’economia circolare – spiega Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – è strategico per non sprecare risorse preziose, per non riempire il Paese di discariche, per recuperare materiali utili all’economia e ridurre le emissioni di gas serra”. Per questo, è il suo ragionamento, in un momento di congiuntura economica negativa “servono misure incisive per rafforzare la domanda di MPS, le materie prime seconde prodotte col riciclo e interventi strutturali per affrontare il forte aumento dei costi dell’energia che per l’industria del riciclo costituiscono la quota maggiore dei costi di produzione”.

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Progetto CleanAlp, sentieri montani alpini ripuliti dai rifiuti. Da marzo raccolti 90 chili

Quanto inquina la plastica in montagna? È la domanda che sta alla base del progetto CleanAlp, finanziato da The North Face Explore Fund attraverso Eoca_European Outdoor Conservation Association e realizzato da European Research Institute di Torino. Si tratta del primo al mondo a occuparsi di questa tematica. I dati vengono raccolti su un’area vasta – tutte le Alpi nord-occidentali italiane, ovvero tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta – con un lavoro capillare che si completerà a fine 2023: saranno 45-50 le escursioni al termine dei due anni; durante ogni escursione, aperta a tutti coloro che vogliano partecipare insieme ai coordinatori del progetto, vengono raccolti i rifiuti presenti su un sentiero alpino sempre diverso. Ogni ‘raccolto’ viene poi pesato e ogni singolo frammento raccolto viene censito, andando a comporre quello che sarà un quadro che ritrarrà la situazione e permetterà di lavorare sulla prevenzione. Ogni escursione, inoltre, è l’occasione per conoscere e ammirare luoghi e particolarità naturalistiche, culturali e antropologiche straordinarie, anche grazie alla presenza costante di guide escursionistiche ambientali.

Le 21 escursioni realizzate da marzo fino a novembre hanno fornito un quadro parziale della situazione: 90,115 kg di rifiuti raccolti su 198,6 km di sentieri percorsi in 13 diverse valli, 11.070 i metri di dislivello affrontati complessivamente, 337 i volontari-partecipanti. L’inquinamento da plastica è normalmente associato al mare e alle aree urbane, pochissimo si è indagato sulle aree montane: generalmente si ritiene che queste siano esenti. Sbagliando. In base alle esperienze maturate in ogni habitat del Pianeta, dall’Artico al Mediterraneo ai fiumi, European Research Institute ha pensato che fosse il momento di passare a un’azione di sistema anche per le Alpi, già duramente colpite dal cambiamento climatico. Ecco perché ha promosso il progetto ‘Stop the Alps becoming plastic mountains’ nel 2021, che ha prodotto una importante ricerca sulle microplastiche nella neve su un’area vasta e lungo l’intera stagione invernale. Durante lo svolgimento di questo progetto è stata anche raccolta una media di mezzo chilo di rifiuti di plastica per ogni chilometro lungo 197 km di sentieri in alta montagna.

Da questa esperienza è nato il progetto CleanAlp che, oltre all’azione su diversi livelli come sensibilizzazione, educazione, formazione e prevenzione, agisce sulla ricerca documentando la tipologia e i marchi degli oggetti (laddove riconoscibili) dispersi in ambiente alpino. Lo scopo del progetto CleanAlp è quello di salvaguardare l’habitat alpino di bassa, media e alta quota, uno degli ultimi ambienti parzialmente incontaminati dell’Europa meridionale, straordinariamente prezioso per tutta l’area, dal punto di vista ecologico, culturale, sanitario, economico. Le persone hanno visto e vedranno e toccheranno la quantità di rifiuti presenti anche nei luoghi più selvaggi delle Alpi nord-occidentali: questa esperienza personale, concreta e reale sarà un fattore chiave per un cambiamento di vita. Inoltre, svilupperemo la conoscenza del problema dell’inquinamento da plastica e la possibile prevenzione da parte dei professionisti della montagna e del turismo, dei giovani e degli appassionati di outdoor.

Sostenibilità in Germania: stoviglie di porcellana nei vagoni ristorante dei treni della Deutsche Bahn

Dal primo gennaio 2023, i passeggeri della compagnia ferroviaria tedesca Deutsche Bahn potranno bere il caffè acquistato a bordo dei treni e consumare i pasti in stoviglie di porcellana o vetro, per una maggiore “sostenibilità”.
L’obiettivo, come spiega l’azienda in un comunicato, “è di ridurre i rifiuti sostituendo le stoviglie monouso in plastica o cartone”. Bicchieri, piatti e ciotole “riutilizzabili” saranno “gratuiti, senza deposito, e disponibili su richiesta per tutti gli ordini” sui treni a lunga percorrenza.

Deutsche Bahn è dunque in linea con le nuove norme entrate in vigore il primo gennaio di quest’anno in Germania e che obbligano ristoranti, pub e caffè a offrire i loro prodotti da asporto in confezioni riutilizzabili; gli imballaggi monouso non saranno vietati, ma dovrà essere offerta una variante riutilizzabile senza costi aggiuntivi. Da marzo 2022, il vettore offre già “il 50% di piatti vegetariani o vegani e il 100% di prodotti biologici”, spiega nel comunicato Michael Peterson, direttore del trasporto passeggeri dell’azienda. E ricorda che “Deutsche Bahn sta accelerando la sua transizione ecologica nella ristorazione a bordo”.
Più in generale, Deutsche Bahn, la più grande consumatrice di energia della Germania, si è posta l’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2040. Secondo un portavoce, attualmente il 62% del traffico ferroviario gestito dalla società è alimentato da energie rinnovabili.