Via a prima fase test per rigassificatore Piombino. Pichetto: “Grande servizio per il Paese”

Quasi trecento metri ‘blu Tirreno’, per non rovinare il paesaggio, proprio come ha chiesto la soprintendenza delle belle arti. Golar Tundra, il rigassificatore di Piombino, ormeggia accanto alla nave metaniera greca Maran Gas Kalymnos sulla banchina Est della darsena Nord del porto. La metaniera è arrivata nella notte tra il 4 e il 5 maggio per il primo carico da 170mila metri cubi di gas naturale liquefatto da Damietta, in Egitto. Con questo carico, inizia oggi la prima fase di test del rigassificatore, che sarà operativo a fine maggio.

“Un grande servizio per il paese, come lo sarà la gemella che entrerà in funzione nel 2024 nel mare adriatico”, scandisce il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, arrivato a Piombino per l’avvio dei test. L’Autorizzazione integrata ambientale è già stata firmata e per il territorio, assicura, ci sarà il giusto riconoscimento, considerando che la nave resterà nel porto per tre anni. “Il governo mantiene tutti gli impegni assunti e negli impegni c’è il ripartire con la industrializzazione previa bonifica dell’area. È una grande area che deve avere un nuovo futuro”, afferma. Il nuovo sito per la Golar Tundra, dopo i 3 anni di Piombino, sarà comunicato entro il 26 giugno e, ribadisce Snam, sarà fuori dalla Toscana.

Con Pichetto, anche il Commissario straordinario per il rigassificatore e Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. “Siamo veramente contenti per come si è sviluppato tutto l’iter e ora il processo concreto di realizzazione di tutte le infrastrutture”, afferma Giani arrivando al porto. “Mi fanno veramente felice – dice – perché l’Italia avrà 5 miliardi di metri cubi in più all’anno. È un servizio che Piombino e la Toscana rendono al Paese, le cose sono andate esattamente come le avevamo programmate. Ora è il momento in cui si deve parlare, e lo faremo col ministro, delle compensazioni”.

La Maran Gas Kalymnos è entrata in porto con il supporto di 4 rimorchiatori e una manovra di circa due ore. Ma non ha impattato sul traffico del porto, assicura Snam, così come non impatteranno le altre metaniere che arriveranno per rifornire il rigassificatore, perché tutto avviene di notte, quando il traffico dei traghetti è ormai terminato. “L’arrivo del primo carico di gas ci consentirà di eseguire la fase di test e messa a punto dell’impianto e rappresenta un’altra tappa importante per dotare il Paese di un’infrastruttura fondamentale alla sicurezza e diversificazione degli approvvigionamenti”, spiega l’ad Stefano Venier. Riprova ne è il fatto che, rivela, “l’86% della capacità di ingresso già è stata venduta per 20 anni a più operatori, e nei prossimi tre anni la totalità”.

Il percorso è stato avviato 11 mesi fa, con l’acquisto della Golar Tundra, e da sei mesi Snam è al lavoro con 450 persone nei cantieri sulla terraferma e in banchina, impiegando 150 tra sub-contrattisti e fornitori, circa la metà toscani. “Un progetto complesso, innovativo ma non insolito – rivendica l’ad – per una realtà come Snam che da 80 anni garantisce le infrastrutture energetiche del Paese”.

Le operazioni di trasbordo del primo cargo di Gnl sono state effettuate da Eni, che ha acquisito capacità di rigassificazione a Piombino nell’ambito della strategia di diversificazione delle forniture di Gnl verso l’Italia attraverso il gas di propria produzione internazionale, facendo leva sulle relazioni con i Paesi produttori in cui opera, aumentando i volumi di gas disponibili da Algeria, Libia e Italia e incrementando i carichi di Gnl da Egitto, Congo, Qatar, Angola, Nigeria, Indonesia e Mozambico.

Primo carico di Gnl a Piombino: al via il test sul rigassificatore. Ma per comitati è allarme sicurezza

E’ sempre più vicino l’avvio delle attività della Golar Tundra, arrivata a Piombino tra il 19 e il 20 marzo, che avrà il compito di trasformare il gas naturale liquido proveniente dall’Algeria, per poi immetterlo nelle pipeline che lo porteranno ai punti di stoccaggio e, da lì, nelle case degli italiani. Dopo l’arrivo di Kalymnos, la prima metaniera che avrà il compito di rifornire la nave rigassificatrice di Snam, si aprirà ufficialmente la fase di test. A fare gli onori di casa venerdì mattina ci saranno il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin e il governatore della Toscana, Eugenio Giani.

La Golar Tundra, costata 350 milioni di dollari (circa 330 milioni di euro) può operare sia come metaniera per il trasporto del gas naturale liquefatto, sia come Fsru. La nave, costruita nel 2015, ha una capacità di stoccaggio di circa 170mila metri cubi di gas naturale liquefatto e una capacità di rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi l’anno.

I diversi comitati di cittadini che da sempre si oppongono al progetto, sono sul piede di guerra e denunciano “condizioni tuttora di incertezza assoluta riguardante la sicurezza”. “Il gas arriverà – scrivono in una nota – e si comincerà a lavorarci per fare delle prove, come se le prove stesse non fossero potenzialmente pericolose. Senza neanche un piano di evacuazione, salvaguardati da 5 vigili del fuoco”. Chiedono, quindi, di attendere “come minimo le risposte e i chiarimenti” del Comitato tecnico regionale in merito al rapporto definitivo di sicurezza. Il Comitato salute pubblica Piombino si rivolge direttamente al ministro Pichetto: “perché viene a Piombino? Forse per Lei e per il Suo Governo è motivo di orgoglio essere riusciti a installare un impianto a rischio di incidente rilevante, in un arco temporale così breve?”.

Una richiesta condivisa anche da Alleanza Verdi Sinistra. Il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni ha presentato un’interrogazione parlamentare al governo, nella quale si chiede “uno stop cautelativo della fase di collaudo della nave rigassificatrice posizionata all’interno del porto della città di Piombino, in attesa di verificare che tutte le condizioni di sicurezza, con mezzi e personale adeguato, siano verificate dalle autorità nazionali e locali di prevenzione della sicurezza”.

Lo scorso 27 aprile si è svolta la conferenza dei servizi per la concessione dell’autorizzazione all’esercizio del rigassificatore e il Comune di Piombino ha confermato il proprio parere negativo. “Abbiamo ribadito e confermato la posizione di contrarietà del Comune a questo progetto, la cui sicurezza è dubbia ogni giorno di piùha detto Francesco Ferrari, sindaco di Piombino Così come molto dubbio è il percorso amministrativo che va dritto, purtroppo, verso l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto”.

Rigassificatore Snam è partito da Singapore: tra 100 giorni sarà in servizio a Piombino

Il rigassificatore Golar Tundra di Snam, costruito nel 2015, ha lasciato il cantiere di Keppel a Singapore e presto si dirigerà in Italia per iniziare a servire l’impianto di importazione di gas liquefatto a Piombino. A dare la notizia è stato il sito specializzato Lngprime.com. “Secondo i dati AIS forniti da VesselsValue, la Fsru (Floating Storage and Regasification Units, ndr) ha lasciato oggi il cantiere e si trova vicino al terminal di importazione di Gnl di Singapore sull’isola di Jurong. Keppel, CoolCo e Golar LNG hanno preparato l’unità presso il cantiere navale Keppel prima del suo lavoro a Piombino. Il rigassificatore, che ora ha anche il logo Snam, era stato acquistato lo scorso anno per 350 milioni di dollari come parte dei piani italiani – voluti dal governo Draghi – per sostituire il gasdotto russo e rafforzare la sicurezza energetica.

“Il rigassificatore di Piombino dovrebbe entrare in funzione entro maggio, ovvero a 6 mesi dall’autorizzazione. Ci sono 200 persone che lavorano 24 ore su 24 per raggiungere l’obiettivo”, spiegava il 19 gennaio scorso Stefano Venier, Ceo di Snam, durante la conferenza stampa di presentazione del piano strategico 2022-2026. E proprio quel giorno la Conferenza dei Servizi aveva concesso a Snam la famosa Aia, Autorizzazione integrata ambientale, per l’installazione del rigassificatore nel porto di Piombino, nonostante le battaglie e il parere contrario del sindaco della città toscana.

E’ dunque iniziato il conto alla rovescia per la messa in esercizio – più o meno fra 100 giorni – del primo dei due rigassificatori indicati dal governo Draghi come necessari per aumentare le forniture italiane, considerando il calo di flussi di gas russo via Tarvisio. La nave, che dovrà percorrere oltre 10mila km per giungere sulle coste toscane, ha una capacità di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto e di rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi l’anno. “Da sola – ricordava Venier – potrà contribuire a circa il 6,5% del fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione italiana a oltre il 25% della domanda”.

I rigassificatori galleggianti sono dei terminali in grado di stoccare e rigassificare il gas naturale. Si tratta di navi collocate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo, che ricevono il Gnl a una temperatura di -160°C da altre navi metaniere e lo rigassificano (ovvero lo portano allo stato gassoso) per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas. Snam possiede già il rigassificatore di Panigaglia (La Spezia), è uno degli azionisti di controllo (con il 49%) di Olt (il rigassificatore galleggiante al largo di Livorno) e ha una quota di circa il 7,5% di Adriatic LNG, l’impianto al largo delle coste polesane.

Nel 2024 dovrebbe inoltre entrare in vigore un altro “rigassificatore a Ravenna, a partire dal terzo trimestre. Sarà ancorato a un molo che deve essere ancora ristrutturato. Ci vuole più tempo rispetto a Piombino”, spiegava sempre Venier. “L’acquisizione della nave sarà invece completata entro settembre e costerà 400 milioni di euro”. Si tratta della BW Singapore, costruita nel 2015 come la Golar Tundra e, come la nave appena partita da Singapore, ha una capacità massima di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di Gnl e di rigassificazione continua per circa 5 miliardi di metri cubi. Snam infine ha firmato un accordo per convertire in metaniera la Golar Arctic dalla capacità di stoccaggio di 140mila metri cubi di gas, che sarà installata nei pressi dell’area portuale di Portovesme, in provincia di Cagliari.

Arriva l’autorizzazione ambientale per il rigassificatore di Piombino. Il sindaco: “Valutiamo se impugnare”

La Conferenza dei servizi sul rigassificatore di Piombino concede a Snam l’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, per l’installazione dell’impianto nel porto. Anche se il Comune ha espresso parere contrario, il Ruas e la Regione Toscana hanno invece espresso parere favorevole con prescrizioni.
Dovrebbe entrare in funzione entro maggio di quest’anno, ovvero a 6 mesi dall’autorizzazione. “Ci sono 200 persone che lavorano 24 ore su 24 per raggiungere l’obiettivo”, fa sapere Stefano Venier, Ceo di Snam. Ma il sindaco, Francesco Ferrari, non molla: “Tutte questioni profondamente legate alla sicurezza della città e dei cittadini che non possono continuare ad essere ignorate. Attendiamo l’udienza del Tar e, intanto, valuteremo con la Task force di legali e tecnici se impugnare anche questo ennesimo atto”, afferma.

Le argomentazioni del primo cittadino non cambiano: “Non c’è ancora chiarezza sulle molte criticità che abbiamo sollevato”, sostiene. Si discute di una nave sulla quale sono in corso, rileva, “significative opere che ne modificheranno sostanzialmente l’assetto”. Così, quella che rischia di arrivare a Piombino non sarà la nave che è stata studiata e valutata. Snam, denuncia Ferrari, “ha ammesso di non conoscere molti aspetti essenziali e che l’impianto non è ancora stato testato. Inoltre, si continua a non affrontare i temi degli incidenti rilevanti, dell’impatto dell’impianto sulla salute pubblica e dell’operatività del porto una volta installato il rigassificatore”.

La società però è convinta che il progetto andrà in porto nei tempi. “La situazione del mercato del gas è abbastanza buona. Grazie a un clima mite nelle ultime settimane e grazie a tutte le iniziative che abbiamo messo a terra, ora ci sono 2,5 miliardi di metri cubi di gas in più negli stoccaggi. Potremmo arrivare a 4 miliardi di metri cubi di gas di scorta ad aprile”, sostiene Venier. Considera l’obiettivo di arrivare a riempire 11 miliardi di metri cubi di gas per il prossimo inverno “più fattibili” e il rigassificatore di Piombino “darà un contributo di 2,5 miliardi dalla prossima estate”. Con i due rigassificatori di Piombino e Ravenna, Snam prevede che l’Italia avrà nel 2025-2026 il “40% del proprio fabbisogno copribile con forniture di gas liquefatto”. Si partiva dal 20% scarso, “mi sembra già un importante step”.

Rigassificatore di Piombino, il Tar del Lazio respinge il ricorso del Comune

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Terza) ha respinto il ricorso promosso dal Comune di Piombino contro la decisione di installare un rigassificatore in porto. Il Tar, si legge nell’ordinanza, ha rilevato che “i paventati rischi per la pubblica incolumità correlati al rigassificatore risultano, allo stato, privi di attualità”, considerando che prima dell’avvio dell’esercizio dell’attività dovranno essere acquisiti il Rapporto di Sicurezza Definitivo e l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Inoltre, spiega il Tar, “non sono emerse sopravvenienze o criticità di rilievo in merito alla conduzione delle attività che dovranno continuare a svolgersi nel rispetto delle articolate prescrizioni e raccomandazioni rese dai competenti enti e confluite nell’Ordinanza Commissariale n° 140 del 25.10.2022”. Quindi, “non sussistono i presupposti per la concessione della misura cautelare”. L’iter che ha condotto all’adozione del provvedimento – cioè l’autorizzazione al rigassificatore di Piombino – “non ha dato evidenza di palesi anomalie nello sviluppo del procedimento né di incontrovertibili carenze istruttorie idonee a supportare, prima di addivenire alla completa delibazione del merito, la sospensione dei provvedimenti impugnati”. Insomma, per il Tar del Lazio non sussistono mancanze o anomalie nell’adozione del provvedimento e nemmeno pericoli per la salute pubblica tali da stoppare il via libera all’opera. Il tribunale ha fissato per l’8 marzo 2023 l’udienza pubblica per la trattazione di merito del ricorso.

 

 

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha affermato che “le sentenze non si commentano ma si rispettano. Così è anche per la decisione del Tar del Lazio che ha respinto la richiesta di sospensiva cautelare sul rigassificatore di Piombino. Grazie ai rigassificatori di Ravenna e Piombino il nostro Paese potrà contare su una quota consistente di gas, fondamentale per garantire la sicurezza energetica delle famiglie e delle imprese italiane”.

Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha dichiarato che “in questi giorni mi sono sentito molto supportato dal ministro dell’Ambiente e sarebbe opportuno che si potesse trovare un livello di dialogo anche con il sindaco di Piombino, perché l’interesse generale ci deve portare tutti verso la fase che ci condurrà all’ingresso del rigassificatore nel porto”. E ha aggiunto: “Non serve mettersi a fare la squadra che ha vinto a ha perso. No, qui ha vinto l’Italia”. Quei 5 miliardi di metri cubi di gas che arriveranno, ha spiegato il governatore toscano “sono la vittoria dell’Italia”.

Francesco Ferrari, sindaco di Piombino, ha dovuto adeguarsi alla sentenza del Tar: “Prendiamo atto – ha detto – della decisione del Tar di non concedere la sospensiva. Si tratta di una decisione parziale che interessa solo il provvedimento cautelare: ci aspetta comunque l’udienza di merito nella quale il Tribunale avrà modo di approfondire le tante e valide argomentazioni presentate dal Comune, cosa che non è stato possibile fare in questa prima fase di dibattimento sommario”. Ferrari ha poi ammesso: “Certamente ci auguravamo un altro risultato, ma siamo soddisfatti dall’urgenza che il Tar ha concesso alla trattazione del merito fissando l’udienza già per l’8 marzo 2023. Nella sentenza, il Tar esclude che ci sia un pericolo concreto e attuale visto che al momento il rigassificatore non è in funzione. Ciononostante, continueremo a vigilare e richiameremo gli enti preposti a un controllo attento e puntuale sul rispetto delle prescrizioni e ci riserviamo di valutare altre azioni contro il modo in cui Snam sta gestendo i cantieri già aperti”.

Berlusconi accelera sul decreto aiuti per famiglie e imprese: “Va fatto oggi stesso”

Vi sono misure immediate, da prendere domani stesso, per scongiurare l’emergenza, e misure strutturali per evitare di ritrovarci in futuro in situazioni come questa”. Il caro bollette è la grande preoccupazione di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, l’uomo che riesce a tenere insieme Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Intervistato da Gea, il Cavaliere sostiene che la misura immediata, “che già da diversi giorni stiamo chiedendo al Governo“, sia un decreto che protegga le famiglie e le imprese da aumenti insostenibili. “Questo significa che lo Stato si dovrà far carico almeno di una quota importante degli aumenti del gas, o direttamente, con risorse proprie, oppure con la previsione di strumenti innovativi di finanziamento a favore dei distributori di energia”, aggiunge. A medio termine, invece, “bisognerà realizzare tutti quegli impianti che la sinistra ha reso impossibili in questi anni, con la sua politica dei ‘no’: i rigassificatori, i termovalorizzatori, le energie rinnovabili, spesso bloccate con la scusa del paesaggio. E bisognerà far ripartire la ricerca sul nucleare pulito, fin qui irresponsabilmente abbandonata. Eppure è la strada che l’Europa ci indica per il futuro”.

In un momento storico delicatissimo per l’Italia e per l’Europa, ma anche per il mondo intero, Berlusconi cerca una via d’uscita. Quella immediata e sostanzialmente indolore porta ai rigassificatori: “Un telegiornale ha ritrovato le immagini e il mio intervento all’inaugurazione del rigassificatore di Rovigo, il più grande tuttora in servizio. Tredici anni fa anni fa, lo voglio ripetere 13 anni fa, avevo sottolineato l’importanza per il nostro Paese di realizzare rigassificatori per diversificare le fonti di approvvigionamento dell’energia, per diminuire la nostra dipendenza da un solo Paese, la Russia. Il problema è che dopo il mio governo non si è fatto quasi nulla”, attacca. Ma quella resta la strada anche se “le conseguenze di un’ideologia ambientalista vecchia, miope, senza prospettive, imposta dalla sinistra”, rischiano di zavorrare la ripresa del Paese secondo il punto di vista del Cavaliere. “I Verdi in Italia, a differenza di altri paesi europei, sono semplicemente il ‘partito del no’. Le paure irrazionali ci hanno condotto a questa situazione”, il secondo atto di accusa.

Oltre che sulla crisi energetica è sulla transizione ecologica che si sta sviluppando buona parte della campagna elettorale. “Difendere l’ambiente è davvero importante, è una delle grandi scommesse per il futuro dell’umanità, ma bisogna capire che progresso, tecnologia e ambiente sono alleati, non avversari”, sottolinea Berlusconi. Non per caso “i Paesi tecnologicamente più avanzati sono anche quelli che hanno ottenuto risultati migliori nella difesa dell’ambiente. I grandi inquinatori nel mondo contemporaneo sono i paesi come la Cina e l’India, che per ottenere bassi costi si servono di tecnologie inadeguate”, aggiunge con non poca preoccupazione.

L’ambientalismo e il rispetto per la natura sono da sempre uno dei principi cardine del nostro movimento. Del resto mi piace ricordare che io, quando ho iniziato la mia carriera di costruttore, ho ideato città giardino, dove il verde era protagonista, che ancora oggi sono studiate come modello da architetti di tutto il mondo”, ricorda Berlusconi non senza un filo di malcelato orgoglio. Sono i progetti “astratti” quelli che considera pericolosi: “Quando parlo di idee astratte penso per esempio allo stop alle auto a benzina e diesel a partire dal 2035, votato purtroppo dal Parlamento Europeo. Questo è un esempio di quello che non si dovrebbe fare, perché da un lato non è realistico, dall’altro condanna a morte un settore importantissimo come l’industria automobilistica europea, che perde anche ogni incentivo ad investire in tecnologie meno inquinanti. L’effetto paradossale sarà quello di peggiorare, non di migliorare, la tutela ambientale”.

Chiara Appendino

Appendino (M5S): “Superbonus fino al 2027 per fronteggiare la crisi energetica”

Contro il nucleareche c’è oggi e che è stato bocciato da due referendum” e contro le trivellazioni in Adriatico “che continuano a impattare sul nostro ambiente e sono figlie di 10-15 anni di ritardo sulle rinnovabili”. Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, candidata alle prossime elezioni con il Movimento 5 Stelle, parte proprio dal programma ‘Cuore e coraggio per cambiare l’Italia di domani’ per dare un senso, il suo senso, alla campagna politica. “Il 25 settembre si vota, il 26 ho l’inserimento al nido di mio figlio”, racconta.

SUPERBONUS

Meno di tre settimane al voto, con l’ansia della crisi energetica da tenere sotto controllo: “Sarà sicuramente un autunno difficile, bisogna intervenire subito a supporto delle famiglie e delle imprese, non solo quelle energivore, anche per quelle che operano nella ristorazione e per i bar che vedono bollette quintuplicare”, il grido di dolore dell’ex sindaca. “A fianco a questo bisogna ragionare con un’ottica di interventi che riducano i consumi: ci sono le nostre abitudini quotidiane e e serve un intervento massiccio per un minor consumo da parte degli edifici. Qui si inserisce il tema superbonus che noi vogliamo prolungare fino al 2027. Il superbonus non solo impatta sulle bollette nella misura di 500 euro all’anno ma impatta anche sulle riduzioni di C02”, sottolinea con decisione.

ENERGY RECOVERY FUND SI

Il tema dell’energia, segnatamente del gas, sta condizionando la campagna elettorale. Il tetto al prezzo del gas ormai viene ‘masticato’ anche dall’Europa di Ursula von der Leyen: “Il Movimento chiede da febbraio un Energy Recovery fund”, dice Appendino. “Va bene il price cap, ma io aggiungo anche una revisione del mercato del gas e dell’elettrico e una politica di acquisto comune per andare a ridurre il più possibile la dipendenza dalla Russia e rendere l’Europa più forte e meno ricattabile”, sottolinea. Trivellare no, a nessuna condizione, anche se nell’Alto Adriatico la Croazia ha già cominciato a bucare il sottosuolo: “Non è che se il nostro vicino di casa distrugge qualcosa anche noi siamo autorizzati a distruggere. C’è un tema a monte, che le trivellazioni continuano a impattare sul nostro ambiente. Ci sono delle alternative più valide. Parliamo di trivelle perché paghiamo un ritardo di 10-15 anni rispetto all’incapacità di andare a investire sulle rinnovabili”.

RIGASSIFICATORI FORSE

La soluzione più gettonata è quella dei rigassificatori, malgrado Appendino anche su questo abbia delle puntualizzazioni da fare: “Dobbiamo scindere, in realtà tra rigassificatori fissi e temporanei. Su quelli fissi siamo contrari perché è una tecnologia vecchia che impatta dal punto di vista ambientale, Per i temporanei la situazione è diversa: stiamo vivendo una crisi senza precedenti e quindi utilizzare in modo temporaneo delle fonti di approvvigionamento ci sta”. Ma a Piombino si litiga: “Non mi sorprende che ci sia tanto malessere”, evidenzia l’ex sindaca. “Questa decisione va accompagnata e non calata dall’alto”, aggiunge ancora.

NUCLEARE NO

Per ultimo ma non di minore importanza il nodo del nucleare. “C’è confusione, argomenta Appendino. “Se ci fermiamo sul nucleare che oggi esiste, ci sono stati due referendum che hanno detto no. Se mi chiedete la mia posizione sul nucleare oggi è assolutamente contraria. Sento molto spesso forze politiche che parlano di nucleare pulito. Ma non esiste ancora. Ci sono aziende che stanno facendo ricerche e ci vanno almeno dieci anni. Chi dice di fare una centrale pulita sta mischiando le cose”, chiude l’ex sindaca.

Rigassificatore

In Italia raggiunto 80% di stoccaggi gas, centrati gli obiettivi Ue

Riserve sotterranee di gas piene all’80% della capacità. L’Italia ha raggiunto con due mesi di anticipo il target richiesto dall’Unione europea di riempire gli stoccaggi di gas (almeno) all’80% della propria capacità entro il primo novembre 2022, per arrivare poi al 90% a partire dall’inverno 2023. L’obiettivo? Prepararsi a livello nazionale a uno scenario di completa interruzione delle forniture di gas da parte della Russia, tenendo piene le riserve e presentando misure di risparmio della domanda. Lo scenario è ormai più che realistico date le tensioni con Mosca per la guerra in Ucraina.

Ad annunciare il raggiungimento del target è stato il premier Mario Draghi dal palco del Meeting di Rimini, assicurando che il Paese “è in linea con l’obiettivo di raggiungere il 90% entro ottobre”. Il governo – ha riferito il premier ormai dimissionario – ha già predisposto i necessari piani di risparmio del gas, con intensità (dei tagli) crescente a seconda della quantità di gas che potrebbe venire eventualmente a mancare. L’annuncio di Draghi ha anticipato i numeri che compariranno domani sulla piattaforma indipendente europea (Gas Infrastructure Europe – AGSI+) che certifica il dato con due giorni di ritardo e segna oggi i livelli ancora al 79,92% della capacità di riempimento. A livello complessivo in Unione europea il livello di riempimento è pari al 77,74%.

A livello comunitario Italia e Germania – che sono i principali importatori di gas in Ue – sono anche i Paesi insieme a Francia, Paesi Bassi e Austria a concentrare la maggior parte della capacità di stoccaggio in tutta l’Unione europea. L’Italia ha una capacità di riempimento di 197,7 terawattora (TWh), in Ue seconda solo alla Germania (245,3 TWh). Non tutti gli Stati membri Ue dispongono di impianti di stoccaggio del gas, sono 18 su 27 i Paesi a disporne: Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna e Svezia e rappresentano circa il 27 per cento del consumo annuale di gas dell’UE.

Un terzo degli Stati membri (Irlanda, Lussemburgo, Slovenia, Grecia, Cipro, Lituania e Finlandia) non dispone di proprie capacità di stoccaggio e dovrà fare affidamento sulle strutture degli altri, in caso di chiusura dei rubinetti del gas da parte di Mosca. Il gruppo europeo di coordinamento sul gas (che fa capo alla Commissione Europea) sta lavorando per rafforzare la cooperazione regionale tra Stati membri attraverso delle task force, con Bruxelles che continua a esortare i governi a siglare accordi di solidarietà bilaterale in vista di tagli improvvisi alle forniture da parte del Cremlino (al momento in Ue ce ne sono solo sei, di cui uno tra Italia e Slovenia).

parco eolico

Rigassificatori, fotovoltaico, parchi eolici: c’è (sempre) chi dice no

Tutti non vogliono ovviamente passare l’inverno al freddo. Tutti vogliono accelerare la transizione energetica. Tutti si riempiono la bocca di Pnrr. Però… in giro per l’Italia si segnalano numerose proteste (nei confronti di nuovi impianti) e contraddizioni che, in questa fase pre-elettorale, sarà difficile risolvere. Da settimane è in corso una accesa discussione intorno a 13 progetti di parchi eolici off-shore nel mare della Sardegna, circa 700 pale alte 300 metri in grado di fornire una potenza energetica complessiva da quasi diecimila megawatt. Amministratori, ambientalisti, cittadini… un fronte trasversale non vuole diventare “terra di conquista” di presunti speculatori.

Dalla Sardegna, prendendo il traghetto, possiamo fermarci a Civitavecchia dove, pochi mesi fa, è andata in onda una vera e propria rivolta contro la riconversione a gas di una centrale Enel. Alla fine la società partecipata dal governo ha dovuto cedere. In compenso, tornando all’eolico off-shore, proprio ieri Roberta Lombardi (M5S), assessora alla Transizione ecologica e Trasformazione digitale della Regione Lazio, ha benedetto un progetto di 270 megawatt, composto da “27 pale di imponenti dimensioni. Noi abbiamo come obiettivo non solo l’installazione del parco eolico ma di far diventare Civitavecchia a partire dal porto, un polo produttivo manufatturiero del settore eolico del Mediterraneo. Vogliamo farne un’eccellenza del nostro territorio, un distretto delle energie rinnovabili“. E se qualcuno si lamenta? “Penso – ha spiegato la Lombardi – che quando apriamo la bolletta ogni mese, è il caso che cominciamo a uscire dalla sindrome Nimby”.

Da Civitavecchia risaliamo in un altro porto: Piombino. Area dove dovrà sorgere uno dei due rigassificatori-chiave per aumentare l’indipendenza italiana dal gas russo. Nelle ultime settimane si sono registrate numerose proteste contro il progetto. In mezzo a dirigere il traffico delle diatribe il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, nominato da Draghi proprio commissario al rigassificatore. Il presidente ieri commentava “favorevolmente la presa di posizione del ministro Cingolani rispetto alla necessità per la sicurezza e l’interesse nazionale di procedere nel senso che abbiamo concordato e formalizzato”. I 30 enti chiamati a esprimere un parere tecnico sul progetto “già lavorano sul materiale fornito da Snam con l’istanza del 29 giugno” e il decreto prevede il rilascio dell’autorizzazione entro 120 giorni. “Io – ha concluso Giani – sono pronto a poterla rilasciare entro il 29 ottobre. Nel frattempo lavoro sul memorandum, ovvero sui punti a favore di Piombino su cui il governo nella riunione con il ministro Cingolani e Gelmini ci ha accettato, anche se con la necessità di approfondirli“. Deciderà comunque il prossimo governo.

Da Piombino a Ravenna, dove entro un anno dovrebbe entrare in funzione un altro rigassificatore. Anche qui, come in Toscana, è stato nominato commissario all’opera il governatore, Stefano Bonaccini, che da settimane ripete un mantra: “L’impianto va fatto senza se e senza ma”. Non la pensano così alcuni suoi alleati in maggioranza a Bologna, i Verdi, i quali hanno fatto sapere che scenderanno in piazza contro il rigassificatore a fianco di Legambiente, Fridays for Future e del Coordinamento ravennate.

Scendendo lungo l’Adriatico, concludiamo il giro d’Italia delle proteste in Molise, dove la Coldiretti Giovani ha raccolto 1.100 firme che consegnerà all’assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, nell’ambito della petizione “Sì all’energia rinnovabile senza il consumo di suolo agricolo”. L’iniziativa, promossa dall’organizzazione su tutto il territorio nazionale, è finalizzata a spingere il fotovoltaico ecosostenibile sui tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole. “Come giovani agricoltori – spiegano – sosteniamo e promuoviamo ogni giorno l’innovazione tecnologica sostenibile ma, destinando i suoli agricoli al fotovoltaico, a breve non ci saranno più terreni da coltivare accelerando così la perdita di biodiversità unica del nostro Paese“.

(Photo credits: FRED TANNEAU / AFP)